Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 04/11/2008 @ 09:11:58, in scuola, visitato 2224 volte)
Da
Roma_Daily_News
Ustiben report By Grattan Puxon
La decisione di demolire il
Centro di San Cristoforo, nel villaggio di Dale Farm nel sud est inglese, è
stata revocata - provvisoriamente.
Apparentemente ciò è dovuto a restrizioni finanziare: il leader conservatore
Malcolm Buckley ha annunciato che il comune di Basildon non contesterà il
controllo giurisdizionale nel voto del consiglio all'inizio del mese per
prendere un'azione diretta contro la scuola ed il centro comunitario.
Tuttavia, i procuratori legali si indirizzano ai costi che l'operazione
comporterebbe per Basildon. Molto più dei quattro milioni di euro stanziati per
perseguire le politiche anti-zigane. E' già stato speso più di un milione di
euro.
"Questo è il nostro terzo Centro di San Cristoforo," ha detto Richard
Sheridan, presidente del Consiglio Zingaro, riferendosi ai due precedenti
intitolati al santo patrono dei viaggianti. [...]
ALLE RADICI DEI DIRITTI CIVILI
I primi giorni del movimento per i diritti civili dei Viaggianti, collegati
intimamente alle prime campagne per i diritti civili nell'Irlanda del Nord, sono
attualmente al centro di una mostra fotografica nella capitale irlandese. Viene
mostrato il Centro di San Cristoforo, nella versione 1 e 2, costruito in un
accampamento di fortuna vicino a Ballyfermot.
L'artista Sean Lynch illustra come la costruzione del secondo Centro di San
Cristoforo nell'insediamento di Cherry Orchard, dove i Viaggianti costruirono il
loro primo insediamento negli anni '60, era connesso alle riprese di Dublino del
film di John Le Carre La Spia Che Venne Dal Freddo.
Poco dopo l'apertura del secondo Centro di San Cristoforo il 4 gennaio 1965,
appena dopo che la Dublin Corporation aveva bruciato il primo, parte del film
replica il Muro di Berlino trasportato a Cherry Orchad e incorporato
nell'edificio.
Nonostante l'apparenza provvisoria, la scuola era un'innovazione. Per la
prima volta in Irlanda, qui venne adottato il sistema Montessori per aiutare i
bambini meno fortunati. Il suo essere a Cherry Orchad, voluto da Joe Donohue,
Larry Ward e da Johnny Connors, incorporò nel lungo periodo la scuola Montessori
in un campo municipale.
Oggi la richiesta di innovazione viene ripetuta a Dale Farm, dove i
Viaggianti ancora una volta si mobilitano per i loro diritti. Grazie
all'iniziativa del pioniere dell'istruzione, prof.
Stephen Heppell dell'Università Anglia Rankin, il terzo San Cristoforo intende
col prossimo anno iniziare dei corsi di computer, adattati alla cultura del
Viaggianti.
Sfortunatamente, Malcolm Buckley non ha ancora accettato l'idea che Basildon
potrebbe ottenere dei meriti permettendo che questa scuola fiorisca nel suo
distretto. Mira ancora alla sua distruzione, anche se la struttura è stata
finanziata dal Consiglio della Contea dell'Essex ed appartenga al Governo.
L'11 novembre un comitato del Consiglio Distretuale di Basildon riconsidererà
formalmente le opzioni riguardo Dale Farm. Ma Buckley ha già detto alla stampa
locale che dopo il pronunciamento della Corte d'Appello del 5 dicembre prossimo,
il consiglio si aspetta di essere in grado di eliminare tutte le installazioni
non autorizzate, compreso San Cristoforo.
************ *********
PROTEST RALLY OUTSIDE
BASILDON CENTRE - STOP
DESTRUCTION OF SAINT
CHRISTOPHER' S
7 pm 11 November 2008
For details email: dale.farm@btinternet.com
or phone 01206 523528
Di Fabrizio (del 03/11/2008 @ 13:29:55, in blog, visitato 2281 volte)
Dal blog di
Luciano Muhlbauer:
Vi ricordate del rogo di Opera? Era la vigilia di Natale del 2006 e un
nutrito gruppo di cittadini operesi, guidato e incitato dal leghista Ettore
Fusco e da altri esponenti della Lega e di An, aveva dato alle fiamme le tende
della protezione civile, destinate ad ospitare fino a primavera le famiglie
rom precedentemente sgomberati dalle baracche di via Ripamonti, nel comune
di Milano. Le tende sarebbero poi state rimontate, ma l’assedio, con tanto di
insulti e minacce quotidiane, continuò fino all’inizio di febbraio, quando i rom
e la Casa della Carità gettarono la spugna e se ne andarono.
Opera fu una sconfitta per la democrazia e la decenza e una vittoria politica
per le destre e gli xenofobi. Anzi, fu una sorta di fatto costituente, destinato
a fare scuola. Da allora in poi si registrò un crescendo di azioni simili, un
po’ dappertutto in Lombardia e successivamente anche oltre. E uno dei principali
protagonisti della vicenda capitalizzò la vittoria fino in fondo: nell’aprile
del 2008 Ettore Fusco è stato eletto Sindaco di Opera.
Aver permesso a Lega e An -con qualche occasionale appoggio operativo di
militanti neofascisti- di averla vinta, significò sdoganare e legittimare azioni
razziste e violente contro i rom. Lo stesso comportamento delle autorità
preposte alla tutela dell’ordine pubblico fu allora arrendevole, per usare un
eufemismo. In sostanza rimasero a guardare. E la medesima tolleranza sarebbe poi
stata usata anche dal magistrato, che infatti nel febbraio scorso assolse Ettore
Fusco dall’accusa di “istigazione a delinquere”.
Sembrava tutto chiuso, finito, nel peggior modo possibile. Cioè, a Opera non
era successo nulla, non ci sono responsabilità, né colpevoli. O meglio, gli
unici colpevoli sono quelli che la violenza non l’hanno mai usata: le famiglie
rom, prima sgomberati dalla baraccopoli milanese, poi assediati, minacciati e
cacciati da Opera.
Invece no, la vicenda non è ancora chiusa. Infatti, venerdì 31 ottobre la
Corte di Cassazione ha depositato la sentenza con la quale accoglie il ricorso
della Procura di Milano, annullando l’assoluzione e disponendo un nuovo processo
per “istigazione a delinquere” contro il Sindaco di Opera, Ettore Fusco.
Una buona notizia, comunque vada a finire, perché vuol dire che è rimasto ancora
qualcuno che ritiene i roghi razzisti contro persone indifese, con l’unico fine
di garantire un tornaconto politico e personale a qualcuno, non compatibili con
lo stato di diritto e la democrazia.
Di Fabrizio (del 03/11/2008 @ 13:04:54, in Italia, visitato 1554 volte)
Se ne era parlato
QUI settimana scorsa. Da
quiBrescia.it
di Elisabetta Reguitti E' diventata un caso politico nazionale la vicenda, sollevata il 7 ottobre da
quiBrescia.it (leggi
l'articolo), dei cinque fratellini sinti di nazionalità italiana ai quali il
sindaco leghista di Chiari, il senatore Sandro Mazzatorta (leggi
l'intervista), nega la residenza. Il parlamentare Furio Colombo del Pd,
infatti, ha scelto di accendere i riflettori su una vicenda umana che si è
consumata nel buio dell'indifferenza, sotto la copertura dell'applicazione delle
norme, raccontandola sulle pagine de l'Unità dopo che su
quiBrescia.it aveva sollevato numerosi commenti. Una grande discussione che
in qualche momento aveva anche scoperchiato il pentolone della coscienza civile
e umana dei lettori del nostro giornale.
Ma Colombo mercoledì 29 ottobre aveva portato la vicenda anche
all'attenzione della Camera dei Deputati. E, sul giornale di riferimento del suo
partito, domenica scorsa, ha stigmatizzato il comportamento dell'amministrazione
di Chiari nei confronti di questa famiglia (i bambini vanno dall'anno ai 14
anni) che fino al 2004 era regolarmente residente in un'area sulla quale la
precedente giunta aveva costruito (con finanziamento regionale di 150 mila euro)
alcune casette prefabbricate.
"Sto per raccontare una storia. Potrebbe essere un'invenzione
per creare un po' di emozione", scrive su l'Unità Furio Colombo, "e
invece è vera. Potrebbe essere la testimonianza di qualcosa che purtroppo è
avvenuto, ma che per fortuna è finito. Invece continua".
"Gli stessi fatti sono stati narrati e denunciati da me alla Camera dei deputati
il giorno 29 ottobre", prosegue Colombo, "mentre si discuteva di turismo e
campeggi e di come tener distinti i campeggi dai campi nomadi. Urla e boati dei
deputati della Lega, ma nessun intervento, nessun tentativo di chiarimento e
smentita".
"Soltanto un'ora più tardi", riferisce il parlamentare del Pd,
"il deputato leghista D'Amico è venuto in aula e ha chiesto la parola per
spiegare che la famiglia di due adulti e cinque bambini di cui uno neonato era
stata colta dai vigili in sosta vietata e che quel nucleo familiare era
socialmente pericoloso. Un dato di vita di questa famiglia italiana che deve
essere sfuggito ai volontari della Caritas che non li hanno mai abbandonati".
Due intere pagine del giornale sono state dunque dedicate alla
storia di Cristina, Michele, Lucia, Anastasia e del piccolo Mattia.
E l'articolo di Colombo di chiude con una frase significativa: "Questi bambini
sono italiani esclusi da tutto per mano del potere estraneo della Lega per
l'indipendenza della Padania. Il nostro impegno civile è non dimenticare questa
vicenda e questi nomi".
Di Fabrizio (del 03/11/2008 @ 08:49:27, in media, visitato 2039 volte)
Ricevo da Valery Novoselsky
Open Society Institute (OSI) e l'Archivio OSA annunciano Chachipe Youth, un
concorso internazionale di fotografia per giovani di età compresa tra i 12 e i
25 anni. Il concorso segue quello tenuto nel 2007. (Chachipe significa verità,
realtà o diritto in romanes).
Chachipe Youth invita i giovani ad adoperare la fotografia per presentare
come vedono i Rom e le loro vite. Il concorso ha tre categorie: "La Mia Strada,
il Mio Quartiere","La Mia Vita Variopinta" e "Cosa c'è di Sbagliato?" Una giuria
internazionale consegnerà un premio di 1.000 €u ai vincitori nei tre gruppi di
età: dai 12 ai 15 anni, dai 16 ai 19 anni e dai 20 ai 25 anni per ognuna
categoria.
Le foto inviate al concorso devono essere state prese dall'inizio del 2005 in
uno o più dei paesi partecipanti al Decennio dell'Inclusione Rom (http://www.romadecade.org):
Albania, Bulgaria, Bosnia Erzegovina, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Macedonia,
Montenegro, Romania, Serbia, Slovacchia e Spagna.
Chachipe Youth è un concorso fotografico online. Le foto possono
essere inviate a
http://photo.romadecade.org/, dove si può trovare le regole del concorso,
dal 30 ottobre al 15 dicembre 2008. I risultati del concorso verranno pubblicati
a gennaio 2009.
Una selezione delle migliori foto inviate a Chachipe Youth verrà
esibita nella Galleria Centrale di Budapest all'inizio del 2009. Durante il
2009, OSI e e l'Archivio OSA intendono anche mostrare questa selezione dei
lavori in altri paesi partecipanti al Decennio dell'Inclusione Rom.
Ulteriori informazioni:
Melinda Jusztin
E-mail: photo@romadecade.org
Tel: +36-30-250-2635
Di Fabrizio (del 03/11/2008 @ 08:47:01, in Italia, visitato 1546 volte)
Ricevo da Agostino Rota Martir
Il nuovo villaggio Rom è lì che cresce lentamente, silenzioso ed indifferente
a quanto succede ai Rom in questi giorni.
Visto dai Rom che abitano a soli pochi metri, oggi appare come una minaccia
incombente su di loro, la causa di tanta paura mai vista fin'ora: due realtà
così vicine e legate tra loro, ma mai così distanti ed opposte.
Il villaggio ancora senza vita, freddo mentre la comunità Rom di Coltano vive
momenti di disperazione e di paura, perché si sente abbandonata a se stessa, con
un futuro insicuro ed incerto.
In un mese ci sono stati ben tre controlli da parte della Questura di
Pisa, con decreti di espulsioni, prese di impronte e foto, accompagnamenti ai
Centri di identificazione e espulsioni: non un controllo, bensì tre,
praticamente uno ogni 10 giorni! E ogni volta con 5, 7 vittime che si aggiungono
alla lista, colpevoli solo di essere Rom e di abitare a Pisa da 10 o 15 anni da
irregolari, perché ottenere un Permesso di Soggiorno e mantenerlo è un miraggio,
un impresa a volte impossibile. Ci tocca vivere nella paura pensando a chi
toccherà al prossimo controllo... come pedine manovrate da misteriosi giocatori
in una battaglia navale, che sanno di dover essere sacrificate per la "vittoria
finale", una vittoria che ora fa paura!
Solo a Pisa avvengono questi continui controlli e con sgomberi di accampamenti
Rom, in nessuna altra città italiana i Rom sono minacciati con questa intensità,
nell'indifferenza totale, nemmeno nei comuni amministrati dalla Lega!
Complimenti sig. Sindaco per il disprezzo che mostra per la vita di questi suoi
cittadini!
Tutto questo avviene nel massimo silenzio della cittadinanza, come il silenzio
del villaggio vicino, vite parallele che sembrano ignorarsi vicendevolmente:
corpi estranei l'uno all'altro.
Da questa parte la vita è espulsa per fare spazio al nuovo villaggio, una vita
controllata in continuazione, setacciata, minacciata.. in silenzio, nessuna
notizia sui giornali, nessuna presa di posizione, nessun richiamo, nessuna
associazione che osi affacciarsi per vedere o per capire cosa stia succedendo.
Il comune di Pisa finge di non sapere, operatori sordi che alzano le spalle di
fronte al grido di rabbia e disperazione dei parenti che hanno avuto genitori,
figli espulsi: non spetta loro richiamare l'operato della Questura, il loro
compito per ora è quello di aspettare, silenziosamente che tutto finisca per poi
assegnare ai pochi fortunati superstiti le cosi dette "case minime" del
villaggio (ora si chiamano così), per poi forse, chiamare a raccolta stampa e TV
per raccontare a voce alta il successo del villaggio.
Meglio lasciare estirpare silenziosamente le vite di troppo (esuberi), la colpa
si sa, mica è nostra: noi ci stiamo dando da fare per integrare e si sa, a tutto
c'è un prezzo da pagare.
Mentre le piazze italiane si riempiono di manifestanti, grida alte di protesta
contro i tagli alla scuola pubblica, le preoccupazioni per la crisi finanziaria
mondiale..contemporaneamente la scure delle espulsioni dei Rom Pisani lavora
celermente in un silenzio assordante e surreale!
Nessuno sente il bisogno di alzare la voce per far conoscere il proprio sdegno,
per dire basta in nome della civiltà e per la difesa dei diritti umani di cui
sono portatori anche i Rom, nonostante tutto: tuttavia è preoccupante questo
silenzio Pisano che grida il decadimento della coscienza civile ed umana.
Intanto è ormai prossimo il Convegno: "Pisa città della Pace e per i diritti
umani" alla sua terza edizione, ma riuscirà a rompere questa cappa di silenzio
complice?
Con la paura che ci stringe il cuore osserviamo il villaggio che lentamente
avanza... domani ci sarà un altro controllo della Questura? A chi toccherà
piangere?
Don Agostino Rota Martir
Campo nomadi di Coltano (PI)
2 Novembre 2008
Di Fabrizio (del 02/11/2008 @ 12:40:25, in media, visitato 2005 volte)
Ricevo da Dijana Pavlovic
Aria di elezioni a stelle e strisce a "Glob, l'Osceno del Villaggio", il
programma condotto da Enrico Bertolino, dedicato alla comunicazione e ai suoi
linguaggi, in onda domenica 2 alle 23.30 su Raitre. Alla vigilia delle
presidenziali americane si parla con Eugenio Finardi - nella sua veste di
cantante, ma soprattutto di "elettore" americano - dell'appoggio dato dagli
artisti ad Obama e McCain. Anche il consueto video di "Blob", inoltre, e'
dedicato alle elezioni statunitensi.
Gianfranco Fini, interpretato da Ubaldo Pantani, interviene ancora a "Glob" con
il suo nuovo ruolo di "comunicatore". E poi, ai Fichi d'India il compito di
parlare di comicita' infantile, di cosa fa ridere i bambini, mentre "Che fine
hanno fatto i Rom?" e' la domanda alla quale - sul filo dell'ironia - risponde
l'attrice e cabarettista Dijana Pavlovic. Torna, infine Lucia Vasini che, in
coppia con Enrico Bertolino, risponde alla domande "esistenziali" sollevate
dagli scritti di Francesco Alberoni.
Di Fabrizio (del 02/11/2008 @ 12:33:51, in Italia, visitato 2360 volte)
La notizia è riportata anche da
Coopofficina
Un giovane rom massacrato di botte da tre inquilini nordafricani nel
residence del Comune in via Vincenzo Tineo a Tor Tre Teste
Da Il Messaggero del 1 novembre 2008, abbiamo appreso questa gravissima notizia
in un articolo di Mara Azzarelli che riportiamo più sotto. Nei giorni
precedenti, alcune famiglie del palazzo bruciato di via Leonardi a Cinecittà est
sfollate ed inviate presso lo stesso residence del Comune di via Vincenzo Tineo
a Tor Tre Teste, hanno rifiutato di rimanere lì a causa dell'ambiente che vi
hanno trovato. Chi comanda in via Tineo? Cosa succede in via Tineo? Lo chiediamo
al Comune e al Municipio.
«Ve ne dovete andare. Noi qui gli zingari non ce li vogliamo». Per fare in modo
che il messaggio fosse più chiaro ancora lo hanno massacrato di botte. In tre lo
hanno picchiato e minacciato con un coltello fino a lasciarlo privo di sensi sul
pianerottolo di casa. E’ successo la sera di giovedì 30 ottobre 2008 in un
residence di Tor Tre Teste. La vittima del pestaggio è un giovane rom. I suoi
aggressori: altri stranieri. Nordafricani.
Il ragazzo, R.J. vent’anni fra qualche giorno, si era trasferito nel quartiere
alla periferia di Roma con la famiglia - spostandosi da Ostia dove aveva vissuto
per dieci anni - dopo che il Comune gli aveva assegnato un alloggio in un
residence di via Vincenzo Tineo. Qui vivono altre famiglie di immigrati ma
evidentemente non tutti gli ospiti sono graditi allo stesso modo. A quanto pare
tra un’assegnazione e l’altra del Comune ci sono loro, altri inquilini, di altre
nazionalità, che decidono chi entra e chi invece deve rimanere fuori dallo
stabile. Già la settimana scorsa (sabato25 ottobre) quando la famiglia di
nomadi, di origine slava ma trapiantata in Italia da una ventina di anni, era
entrata nel residence c’erano state delle minacce. Sempre gli stessi
nordafricani avevano picchiato il giovane. ”Qui dentro gli zingari non ci devono
stare” gli avevano detto. E’ così che la famiglia di rom, abbandonato il
residence, si è vista costretta a chiedere aiuto al municipio di Ostia.
«Abbiamo provato a spiegare - racconta il padre del ragazzo aggredito - quello
che era successo e che lì non ci facevano rimanere. C’è stato detto che potevamo
stare tranquilli, che le cose si sarebbero risolte. Siamo tornati indietro ma se
la sono presa ancora una volta con mio figlio massacrandolo di botte».
Quando l’altra sera i tre stranieri hanno visto il ragazzo rientrare con i
fratelli e la madre nel residence lo hanno rincorso e picchiato, rompendogli il
setto nasale e minacciandolo con un coltello. A poco sono serviti i pianti dei
fratellini più piccoli come i tentativi del giovane rom di far valere i suoi
diritti e di spiegare le sue buone intenzioni. «Abbiamo vissuto a Ostia per
dieci anni - riprende il padre della vittima che fa l’operaio in un cantiere
navale del litorale romano - Mio figlio fa l’elettricista, io e mia moglie
lavoriamo dalla mattina alla sera». «Ci sono persone e persone - dice con un
filo di voce - Noi siamo gente onesta e quella casa l’aspettavamo da anni.
Adesso però in quel residence abbiamo paura di tornare. Se torniamo a Tor Tre
Teste mio figlio l’ammazzano». Per il momento, però, la famiglia è di nuovo
ospite da amici all’interno dell’ala occupata dell’ex colonia Vittorio Emanuele
a Ostia dove ha vissuto fino a prima dell’assegnazione.
Il 9 novembre nella zona archeologica di Sesto San Giovanni (MI), al
ristorante "Il Maglio"
in via Granelli 1, alle ore 18:00, verrà presentato il dossier "Mamma li
zingari!".
L'evento è stato organizzato dalla rivista
Confronti, che ha pubblicato il dossier.
Sul dossier hanno scritto anche Franca Di Lecce, Alessia Passarelli, Rocco
Luigi Mangiavillano ed Emiliano Laurenzi. Le foto che illustrano le pagine
interne sono di Rocco Luigi Mangiavillano.
Il dossier documenta la cultura Rom e le persecuzioni di cui lo stato
italiano si sta rendendo responsabile verso una minoranza che in Europa conta
quasi 15 milioni di persone.
Alla presentazione saranno presenti, tra gli altri, Moni
Ovadia, Dijana Pavlovic e Santino Spinelli.
Di Fabrizio (del 01/11/2008 @ 16:09:59, in Regole, visitato 1532 volte)
Da
Virgilio Notizie
Roma, 31 ott. (Apcom) - Con l'accusa di istigazione a delinquere l'attuale
sindaco leghista di Opera, in provincia di Milano, Ettore Fusco, dovrà
nuovamente essere giudicato dal gup del capoluogo lombardo che il 14 febbraio
scorso lo aveva prosciolto. Il verdetto favorevole è stato annullato con rinvio
dai giudici della prima sezione penale che hanno accolto le "obiezioni"
sollevate dalla procura della Repubblica. L'accusa contestata dai pm ambrosiani
si riferisce all'invito ad occupare il locale campo nomadi che Fusco, quando era
consigliere di opposizione al comune di Opera nel dicembre 2007 (sic 2006), rivolse al
pubblico che seguiva la seduta del consiglio comunale.
La sera stessa ci furono degli scontri e il campo, destinato ad ospitare
famiglie rom che erano state sfrattate da un'altra area, venne invaso dalla
cittadinanza che distrusse le tende allestite dalla Protezione civile.
All'udienza preliminare di febbraio scorso il giudice, accogliendo le tesi della
difesa, prosciolse Ettore Fusco affermando che "le azioni che aveva proposto non
erano violente ma avevano il solo scopo di tutelare gli interessi dei
cittadini". La zona sulla quale era stata realizzata la tendopoli infatti era
stata in precedenza destinata alla Croce Rossa. Contro il "non luogo a
procedere" deciso dal gup la procura ha presentato ricorso in Cassazione.
La sentenza 40684 depositata oggi annulla il proscioglimento e invita il
giudice a verificare, con una nuova udienza preliminare, "quale forza
suggestiva" potessero avere "le frasi pronunciate da Fusco". A questo proposito
i magistrati sottolineano che il reato di istigazione a delinquere si riferisce
"a quelle condotte che rappresentano azioni concrete che possono indurre altri a
commettere fatti delittuosi". In sostanza, secondo la Cassazione, non è
importante quale fosse l'intento dell'attuale sindaco se le sue parole
inducevano, di fatto, la cittadinanza a compiere azioni contro la legge. Una
decisione che ha "scavalcato" anche le conclusioni del sostituto procuratore
generale della Cassazione, Mauro Iacoviello, che invece aveva chiesto la
conferma del proscioglimento.
Da
Roma_in_Americas
Il discorso di Hedina Sijercic a nome della Comunità Rom di Toronto, a
Zagabria - VII Congresso Mondiale dei Rom
Fratelli, sorelle e amici dell'Unione Romani Internazionale,
Vi siamo grati per questa opportunità di condividere ciò che noi Rom stiamo
facendo dall'altra parte dell'oceano. Dato che il Centro Comunitario Rom (RCC)
di Toronto è l'unico rappresentante della più vasta popolazione romanì arrivata
in Canada da tutta Europa, è la nostra sincera speranza di diventare
partecipanti attivi in conferenze, tavole rotonde, progetti di ricerca,
programmi ed opportunità educative di cui beneficiano molte delle organizzazioni
europee rappresentate nell'Unione Romani Internazionale.
La nostra presentazione odierna sarà in tre parti. Nelle prime due, offriremo
una breve storia del nostro Centro ed uno sguardo ai suoi compiti attuali. Dato
che entrambe possono essere letti come qualcosa di successo o celebrativo,
speriamo che sia la porzione finale a diventare il centro della discussione: le
nostre sfide ed i possibili insuccessi. Siamo qui oggi per iniziare la nostra
conversazione: come può la vostra esperienza nel contesto europeo renderci
capaci di indirizzare al meglio i bisogni ed i desideri della nostra, esistente
e prossima, comunità Romanì in Canada?
Gina Csanyi Mark Reczkiewicz - Co- President Co-President
I. Contesto Storico del RCC
Il Centro Comunitario Rom è un'organizzazione senza fine di lucro rivolta a
promuovere gli interessi e ad indirizzare i bisogni del popolo Romanì in Canada.
Quotidianamente, siamo coinvolti con Rom nati in Canada, Rom ex-Europei che sono
ora cittadini canadesi ed un numero crescente di rifugiati ed immigrati Rom
dall'Europa Centrale ed Orientale, arrivati per cercare rifugio in Canada nella
speranza di una vita libera dalla discriminazione e dalla persecuzione.
Il Centro Comunitario Rom è nato nel settembre 1997, dopo l'arrivo inatteso
di oltre 3.000 Rom cechi rifugiati in Canada.
Fu la prima volta nella storia dell'immigrazione canadese che un gran numero
di Rom richiedevano lo status di "Rifugiati" - dichiarandosi come Rom in fuga
dalle persecuzioni a causa della loro identità etnica. Antecedentemente la
caduta dei regimi comunisti nell'ex blocco sovietico, i rifugiati romanì che
arrivavano in Canada si identificavano sempre con la loro nazionalità di origine
in fuga dal comunismo. L'etnia romanì non era menzionata. Con l'arrivo dei
chiedenti asilo Rom cechi, altri Rom arrivarono da Ungheria, Romania, Bulgaria,
Polonia, Bosnia, Macedonia. Kosovo, Serbia ed altri paesi dell'Europa orientale,
dove i Rom affrontavano persecuzioni e discriminazione sistematica.
Il Centro Comunitario Rom iniziò a servire entrambe le esigenze di questo
nuovo gruppo etno-specifico di Rom cechi rifugiati, come pure tutti i Rom che
vivevano nell'area della Grande Toronto. Abbiamo creato la prima e unica
organizzazione romanì funzionante in Canada, dove assistiamo i rifugiati Rom da
tutta Europa sin quando si integrano nella società canadese. Abbiamo imparato
molto sull'immigrazione e sullo stabilirsi dei rifugiati, da quando abbiamo
iniziato il nostro lavoro nell'autunno del 1997.
Quella che segue è una breve cronologia e commentario sulle richieste d'asilo
dei Rom cechi ed ungheresi in Canada dal momento della nostra fondazione.
(1997 – 2008)
1996 – 1998
Circa 3.5000 Rom ungheresi arrivarono a Toronto. A dicembre 1997, quando il
Canada impose restrizioni ai visti dalla Repubblica Ceca, c'erano nell'area di
Toronto circa 5.000 Rom cechi richiedenti asilo. Tra il 1996 ed il 1998, il 90%
dei Rom cechi ed il 70% di quelli ungheresi vennero accettati come rifugiati.
Quasi tutti i Rom cechi vennero accettati dal Canada tra il 1997 ed il 1999,
per l'enorme evidenza che lo stato ceco non era in grado e/o non voleva
proteggere i Rom contro gli attacchi dei neonazisti e degli skinhead, con
pestaggi ed uccisioni. Il Tavolo sull'Immigrazione ed i Rifugiati (IRB) contò su un
concetto usato raramente di "discriminazione sistematica", per cui i richiedenti
non dovevano provare di aver personalmente sofferto serie istanze di
persecuzione. Tutti loro dovevano provare la loro identità Rom, e vennero
accettati perché "gli effetti cumulativi della discriminazione giungevano alla
persecuzione." (Ron Lee, pag. 17)
Questo approccio non venne applicato ai casi dei Rom ungheresi, dove ogni
richiedente doveva provare la propria personale persecuzione, per essere
accettato.
21 gennaio 1999, Caso Chiave:
Con l'aumentare del numero dei Rom ungheresi, e le voci di oltre 15.000 in
arrivo, il Tavolo sull'Immigrazione ed i Rifugiati organizzò un processo senza
precedenti per valutare i termini in Ungheria. Un comitato consistente in tre
ufficiali governativi ungheresi e due del Tavolo sull'Immigrazione ed i
Rifugiati rilasciò un rapporto il 21 gennaio 1999, che portava all'impatto
negativo per tutte le rimanenti e future richieste dei rifugiati Rom ungheresi.
Il comitato "investigativo" concludeva che i Rom in Ungheria non erano oggetto
di razzismo e discriminazione istituzionale.
Così, con quella decisione del 1999 il Tavolo sull'Immigrazione ed i
Rifugiati rifiutò la richiesta d'asilo di due famiglie e determinò che le
condizioni per i Rom in Ungheria non arrivavano alla persecuzione. Per quanto
fosse ingiusto, questo divenne un "caso chiave", il precedente per tutti gli
altri casi a seguire. La creazione di un "Caso Chiave" il 21 gennaio 1999, non
aveva precedenti nella storia canadese e portò infine ad una drammatica
diminuzione del tasso di accettazione per i Rom ungheresi, dal 70% nel 1998
all'8% nel periodo tra aprile e settembre 1999.
1999 – 2001
Nel 2001. gli Ungheresi erano il gruppo più grande tra i richiedenti asilo
con destinazione Canada, 3.895 casi per circa 10.000 individui. Come risultato,
nel dicembre 2001 il Canada impose il visto dall'Ungheria. Nel giugno 2002 entrò
in vigore la Nuova Legge sull'Immigrazione. Non veniva permessa una seconda
richiesta di asilo. Dato che l'appello al "Caso Chiave" è permesso dalla Corte
Federale, il tasso di accettazione dei Rom ungheresi salì dal 16% nel primo
quarto del 2000, al 45% nel secondo e terzo quarto, per scendere gradualmente
all'11% nel 2003.
2002 - 2005
Includendo le partenze volontarie, dal 1996 soltanto il 15% dei Rom ungheresi
hanno ottenuto lo status di rifugiati in Canada. Dei 15.000 Rom arrivati dal
1996, solo circa 3.000 rimanevano alla fine del 2005. Molte famiglie con figli
nati in Canada sono tornate in Ungheria. Tragicamente, in alcune circostanze,
alcune famiglie che avevano avuto sottratti i loro figli, messi sotto tutela del
governo, sono state costrette a ripartire senza di loro.
2006
Grande successo! Grazie all'assistenza legale ed alle dimostrazioni guidate
dal Centro Comunitario Rom, la Corte d'Appello dell'Ontario nel gennaio 2006
rovesciò la decisione del "Caso Chiave". La Corte Federale disse che quel caso
era mal elaborato e disegnato all'unico scopo di limitare il numero di Rom
ungheresi accettati come rifugiati in Canada e deprimere nuove richieste dai Rom
di Ungheria. La Corte d'Appello decise che la creazione, conduzione ed
esecuzione del Caso Chiave era istituzionalmente rivolta contro i Rom ungheresi.
Grazie alle obiezioni ed ai ripetuti appelli della Comunità Rom e dei suoi
avvocati, si è impedito al Tavolo dei Rifugiati dal condurre altri Casi Chiave
che avrebbero similarmente limitato l'accettazione di altri gruppi di rifugiati
"indesiderati" da varie regioni del mondo. Sfortunatamente, questo lungo lavoro
con esito positivo non aiutò tutti quei Rom ungheresi deportati nei 6 anni
precedenti.
2007 - 2008
Nel novembre 2007, sotto la pressione dei paesi dell'Europa Occidentale, il
Canada decise di cancellare l'obbligo di visto per i turisti dei nuovi paesi
dell'Unione Europea. In Canada iniziarono ad arrivare nuovi rifugiati Rom
dall'Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia.
Nel 2008, i Rom cechi sono il gruppo più vasto -ad agosto 2008, ci sono circa
500 Cechi richiedenti asilo. 50 vengono dall'Ungheria, 60 dalla Slovacchia e 100
dalla Polonia.
Le nostre statistiche più aggiornate mostrano che ad agosto 2008, di 500
Cechi richiedenti asilo, sinora 17 sono stati accettati e 3 rifiutati. Sono
tassi ragionevoli, ma stiamo ancora aspettando il risultato finale. I tassi di
accettazione per gli altri paesi sono stati circa del 50%.
II. Oggi, al Centro Comunitario Rom
Speriamo che continui l'alto tasso di accettazione dei Rom cechi, nonostante
gli sforzi di quel governo nel convincere il Canada che i Rom sono soltanto
rifugiati economici in cerca di una vita più facile, piuttosto che una minoranza
perseguitata sistematicamente. Se continuerà questo trend, si potrà convincere
la Repubblica Ceca ad adottare nuove misure che migliorino la vita dei loro Rom.
Uno dei giudici canadesi è stato sincero senza mezzi termini quando recentemente
ha detto: "Nella Repubblica Ceca i Rom hanno così tante forme di
discriminazione, da arrivare alla persecuzione."
Tuttavia, i Rom accettati in Canada negli ultimi 10 anni vi si sono stabiliti
con successo. Gli uomini lavorano soprattutto nelle costruzioni e nel restauro
delle case. Ci sono anche Rom nel mondo degli affari ed in molti si sono
comperati la casa. Circa il 10% dipende ancora dall'assistenza sociale ed un
altro5% riceve pensioni di invalidità.
Così anche il Centro è cambiato. Abbiamo iniziato operando soprattutto nelle
aree dell'insediamento dei rifugiati e della pubblica istruzione/consapevolezza,
più tardi abbiamo ampliato le nostre attività attraverso programmi culturali ed
artistici, come pure con programmi rivolti ai giovani e alle donne. Abbiamo
dovuto adattarci ad una crescente comunità di Rom rifugiati che parlavano lingue
diverse, con grande differenza di bisogni, ed anche i Rom canadesi che si erano
stabiliti da tempo. L'assistenza all'insediamento ed all'immigrazione sono
attualmente lo scopo principale della nostra organizzazione. I Rom possono
ottenere assistenza nei campi dell'insediamento e dell'immigrazione, traduzione
e compilazione dei documenti, abbiamo dispense ed altro materiale scritto,
inoltre offriamo consulenza, riferimenti agli avvocati competenti, ecc.
Il Programma di Istruzione Pubblica e Consapevolezza è parte del nostro
lavoro di consulenza ed è rivolto tanto ai Rom stessi, che ai Canadesi in
generale. Siamo anche serviti come fonte di informazione sui Rom, fornendo
informazioni ed oratori per seminari, laboratori ed incontri, principalmente per
informare insegnanti, lavoratori sociali o squadre di aiuto, sui costumi, la
storia dei Rom e le circostanze che li hanno fatti fuggire.
Realizzazioni di successo del Centro Comunitario Rom
Una delle realizzazioni di maggior successo, come menzionato in precedenza,
fu quando il Centro Comunitario Rom riuscì a cambiare la sistematica
discriminazione verso i Rom da parte del Tavolo sull'Immigrazione ed i
Rifugiati.
Un altro successo fu la nostra campagna "Chiamateci Rom, non Zingari". Fu
una grande vittoria quando convincemmo la stampa ed i media canadesi ad usare il
termine Rom invece di Zingari. Ronald Lee, Direttore del RCC, condusse questa
campagna, parlandone e scrivendone pubblicamente.
Inoltre, durante i nostri primi due anni, buona parte del nostro programma fu
pubblicato dal nostro trimestrale, Romano Lil, scritto soprattutto per i Rom, ma
disponibile anche per i Canadesi, dato che era scritto tanto in romanès che in
inglese. La rivista raccolse molti commenti positivi. Hedina Sijercic non è
stata soltanto la creatrice di Romano Lil, ma anche la sua prima giornalista,
scrittrice e redattrice.
In aggiunta, Romane Mirikle, pubblicato da RCC, fu il primo libro canadese di
poesia romanì,e caratterizzo scrittori di tutto il Canada. Romane Mirikle fu
concepito e redatto da Hedina Sijercic.
Nel 2005, "Romano Drom" fu un simposio ed un festival culturale presentato
dal RCC in collaborazione all'Università di Toronto. Il simposio ebbe una
partecipazione internazionale con inclusa un'esibizione artistica e musicale
Rom. Fu un momento d'orgoglio per la Comunità Rom, ed un'opportunità per
istruire il pubblico canadese sul nostro popolo e sui magnifici aspetti della
nostra cultura.
Il Centro Comunitario Rom ha anche presentato con orgoglio progetti
artistici e presentazioni culturali, come "Loki Gili". "Loki Gili" era un
progetto artistico di donne e giovani Rom, e fu supportato dal Consiglio Arti
Canadesi e dell'Ontario. Furono creati due bei murales ed esposti nel Municipio
di Toronto nell'aprile 2005, ed in gallerie d'arte a Toronto ed Hamilton dal
2006 al 2007. Ancora una volta ritornarono nel Municipio di Toronto nel febbraio
2008 per la Mostra della Settimana dei Diritti del Rifugiato, organizzata da Gina Csanyi, co-presidente
del Centro Comunitario Rom. Comprendeva anche l'esposizione di foto in bianco e
nero della comunità Rom di Toronto, fatte dai bambini Rom all'interno del
progetto Loki Gili.
Più recentemente il Centro Comunitario Rom fu onorato di far parte di "Shukar
Lulugi", un progetto artistico che coinvolgeva ragazze rifugiate e donne
della nostra comunità e di altre parti del mondo. Il progetto iniziò nel 2007 e
fu completato nel 2008. Il risultato finale furono dipinti, poemi e fotografie,
con un catalogo sul progetto, i partecipanti e l'arte. Nel catalogo c'erano due
poesie di Hedina Sijercic. L'esposizione "Shukar
Lulugi" fu accolta con calore dal pubblico canadese e raccolse opinioni
favorevoli nei giornali locali di Toronto. Un membro del Centro Comunitario Rom, Lynn Hutchinson,
fu direttrice artistica di entrambe i progetti.
III Sfide Continuate... UNITA' nella Comunità
Le nostre preoccupazioni possono essere largamente definirsi in due aree
correlate: quella della comunità e quella della politica e del potere.
L'area dove non abbiamo avuto grandi successi è stata nel creare solidarietà
duratura tra i Rom di differenti paesi o gruppi linguistici. Abbiamo avuto
grandi difficoltà nell'organizzare un'efficace pressione politica, specialmente
quando volevamo che più Rom ungheresi ottenessero asilo in Canada.
Allo stesso modo, è stata una sfida incoraggiare i vari gruppi di Rom a
partecipare ad alcuni dei nostri programmi ed eventi. Quando lo fanno, spesso ci
sono reclami sul gruppo linguistico che noi incoraggeremmo di più. Per esempio,
lo scorso 8 aprile, celebrazione del Giorno Internazionale dei Rom, i Rom
ungheresi erano seduti da una parte della stanza e quelli cechi da un'altra. I
Rom ungheresi erano crescentemente delusi per il fatto che quella sera suonavano
soltanto i Rom cechi. Apparentemente, gli ungheresi non erano troppo felici del
fatto.
Un'altra sfida è portare la comunità rom al nostro centro una volta che si
sono stanziati a Toronto. Quando il processo di insediamento è competato, molti
Rom non richiedono più i nostri servizi, e così non si sforzano di restare uniti
alla comunità.
Inoltre, un'altra questione di attrito è stata la leadership e le ideologie
spesso differenti che contrappongono i membri più tradizionalisti della comunità
da quelli più giovani e moderni. Sfortunatamente, questo spesso si trasforma in
opposizione non solo politica, ma anche culturale ed intellettuale.
Un'altra sfida per il Centro Comunitario è la distruttiva tendenza contro le
donne che ha rialzato la testa negli anni, con serie conseguenze per RCC ed il
suo lavoro. Spesso i componenti maschili della comunità, come pure alcuni membri
del Direttivo, sono molto patriarcali nel loro atteggiamento e credenze, così
trovano spesso difficile condividere il potere con le donne, spesso le
zittiscono. Il Centro ha perso molte grandi donne che avevano cercato di
migliorare la comunità, a causa di abusi verbali ed emotivi a cui sono spesso
state assoggettate. La leadership attuale consiste ora in due co-presidenti - un
uomo e una donna che hanno molto chiaro che la discriminazione di genere, il
mancato rispetto o gli abusi di ogni tipo non saranno tollerati nel Centro.
Attualmente, abbiamo a che fare con una serie di comunità molto piccole e
scollegate, divise per linee nazionali e refrattarie ai rapporti sociali e
culturali, incluso le identità di classe, d'istruzione, di genere e di
generazione, come pure le identità linguistiche e religiose. Questo necessita
che la nostra direzione sia capace di parlare ai diversi segmenti che compongono
il mosaico della comunità Romani canadese.
Arriviamo ad oggi con l'intento di invitare ad un dialogo di grandi
proporzioni: siamo, dopotutto, un popolo globale in questo mondo globalizzato.
Ci aspettiamo di imparare molto da quanti di voi nel contesto europeo i cui
punti di vista e pratiche convergono con i nostri più di quanto si possa
pensare.
Grazie
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