Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Da
www.romaworld. ro
Damian Draghici è nato in una famiglia Rom di musicisti da cinque
generazioni. Lasciò la Romania prima dell'89, e la sua carriera musicale conta
due decadi. Una laurea cum laude al prestigioso Berklee Music College negli
Stati Uniti, ha suonato, negli anni, con grandi musicisti mondiali come pure
alla London Symphonic Orchestra. Ha vinto il Grammy award e rilasciato 17 albums.
Tornato in Romania, ha fondato la band "Damian & Brothers. Filarmonika Romanes",
applaudita dal pubblico in Italia, Irlanda, Gran Bretagna, Belgio e Austria,
nel quadro di un progetto del Ministero degli Esteri dedicato alla diversità
culturale. Ambasciatore dei pari diritti, Damian Draghici tenta di capire le
ragioni dell'ondata di razzismo che ha preso di bersaglio il popolo Rom, ma
anche quello che ognuno di noi può fare per accettare la diversità.
[img]
"Molta gente ama la cultura Rom, ma non ama i Rom"
European Rom: Cosa intendi raggiungere, come ambasciatore per i pari
diritti?
Damian Draghici: Faccio quello che ho sempre fatto, cioè tentare di cambiare
la percezione della gente attraverso la musica. Ma penso che non sia
sufficiente, perché c'è un paradosso. Ho capito che la gente ama molto la
cultura Rom. Ci sono due soap opere rumene, centrate sui Rom, che hanno un
pubblico molto vasto. La musica zingara è molto popolare. Ma come può succedere,
che anche se molta gente ama questa cultura, disprezzano i Rom? Questo non lo
capisco. Molta gente nel nostro paese, inclusi i politici, non vogliono
riconoscere i Rom, vederli come uguali e, prima di tutto, come Rumeni. Non c'è
un passaporto che riporta "zingaro/Rom", ma Rumeno. Di conseguenza, dovunque,
nella Commissione Europea, nel Parlamento, nella Corte Europea dei Diritti
Umani, saranno rappresentati o difesi come Rumeni. Non sono rappresentati come
una categoria separata. Così come si può essere orgogliosi di essere musicisti
Rom in Romania - come Fanica Luca, Grigoras Dinicu, Ion Voicu e molti, molti
altri, così devono ammettere di essere pari cittadini di Romania.
European Rom: Come spiegheresti la situazione degli ultimi giorni, sia in
Italia che in Romania, dove i Rom sembrano essere gli unici da colpevolizzare?
Damian Draghici: Io penso che il razzismo non dovrebbe esistere. Se un
individuo commette un reato, questo non ha niente a che fare con l'etnia.
Stereotipiamo quando incolpiamo di un atto sull'etnia o la classe sociale della
rispettiva persona. E' un chiaro atto di discriminazione che non ha senso nel
2007, in un'Europa di cui adesso d'altronde siamo parte. Questo modo di pensare
non aveva senso cinquant'anni fa, figuriamoci ora.
European Rom: Perché il primo impulso è di dare la colpa all'etnia?
Damian Draghici: E' perché la gente usa molto gli stereotipi. Si può passare
facilmente dalla discriminazione all'odio razziale, sono lo stesso tipo di
attitudine. Si può educare qualcuno quando la conoscenza storica è interessata,
puoi insegnare qualcosa di nuovo. Ma per cambiare il sentimento, bisogna
comprendere che siamo tutti gli stessi. I rom non sono differenti dagli altri.
Siamo tutti gli stessi. Negli Stati Uniti, la gente è istruita a rispettare il
prossimo, sono istruiti alle differenze, ed a mostrare simpatia verso le altre
persone. Perché è solo l'istruzione che guida alla comprensione tra i popoli. Io
non enso che la situazione nel nostro paese potrà cambiare facilmente. Non penso
che un anno sarà sufficiente a risolvere questo problema. Si tratta di educare
una nazione intera.
European Rom: Cosa pensi di dovrebbe fare per fermare il razzismo?
Damian Draghici: L'unica cosa che possiamo fare, secondo me, è promuovere i
valori culturali e determinare la gente a a vedere che gli altri sono, infatti,
come loro. E far sì che la gente capisca i propri problemi reali.
European Rom: Tu quale ruolo, come persona istruita, dovresti prendere? La
cultura può superare le barriere della discriminazione?
Damian Draghici: Sto cercando di fare quel che posso. Ciò che sto facendo
attraverso la mia attività professionale, come ambasciatore per i pari diritti e
come uomo, un essere umano,è far comprendere gli altri che anche noi siamo
esseri umani, come loro, ed abbiamo gli stessi problemi del resto dei Rumeni. E
che siamo soltanto un popolo che vive assieme, vive accanto. Spero che così io,
ma anche altri Rom, saremo in grado di cambiare la percezione negativa dei Rom e
fare che la gente ci accetti.
European Rom: Quanto ci vorrà?
Damian Draghici: Non posso saperlo. Se tutto va come spero e se riuscirò a
girare un film sulla cultura Rom, spero che questo avrà un significativo effetto
internazionalmente, e penso che cambierà qualcosa della percezione negativa.
Scritto da Ana Dinescu - 03 febbraio 2008
Casa della Cultura via
Borgogna 3,
domenica 10 febbraio 2008
ore 16.00
PER LA MEMORIA
Shoah e Porrajmos: due
volti dello sterminio razziale
ore 16.00: proiezione
estratto dal dvd a forza di essere vento (lo sterminio nazista degli
Zingari), autori vari, edito dalla rivista “A”
ore 16.15: testimonianze
di MIRKO BEZZECCHI e NEDO FIANO
ore 17.00: dialogo
teatrale Due voci, lo stesso orrore: Barbara–zingara, Sara–ebrea
tratto dalle testimonianze di una ragazza Ebrea e una ragazza Rom con Dijana
Pavlovic nel ruolo di Barbara e con Tatiana Olear nel ruolo di Sara
con accompagnamento
musicale di Marta Pistocchi–violino e Jovica Jovic-fisarmonica
saranno presenti DARIO
FO e MONI OVADIA.
Casa della Cultura,
Comunità Ebraica di Milano, Comitato Rom e Sinti insieme
Ricevo e porto a conoscenza
La Società Cooperativa "La Bazzarra", desidera richiamare la Vostra
attenzione su un evento interamente dedicato al popolo Rom che si aprirà
prossimamente a Napoli.
"La Bazzarra", nata dall’esigenza di creare sul territorio vesuviano un centro
polivalente attraverso cui i giovani e i meno giovani potessero avvicinarsi al
mondo dell’arte, della musica e del teatro in modo diretto ed attivo, promuove
da anni un’opera di sensibilizzazione culturale attraverso una serie di
iniziative atte a favorire il dialogo e l’incontro fra le culture, nonché
l’avvicinamento al sociale, creando eventi non convenzionali e soprattutto
originali ed innovativi.
Tra questi il "Festival Ethnos" che, giunto ormai alla tredicesima
edizione, è tra i festival di musica etnica più importanti d’Italia ed ha
portato sul territorio vesuviano, grandi artisti internazionali; il DiVino
Jazz Festival, inserito tra i nove festival jazz della provincia di Napoli;
i numerosi concerti che figurano nelle Notti Bianche napoletane; il Capodanno
2007 a Piazza del Plebiscito a Napoli e molto altro ancora.
Quest’anno, con la collaborazione della Dott.ssa Isadora D’Aimmo, Assessore alla
Pace e all’Immigrazione della Provincia di Napoli, organizziamo la prima
edizione de "Lo Sguardo degli altri": una rassegna tematica dedicata ogni anno
ad una etnia diversa. Attraverso film, documentari, concerti, conferenze e
mostre vogliamo raccontare la sofferenza umana di popoli vittime del razzismo,
delle guerre e delle violenze culturali, fisiche e psicologiche.
Questa prima edizione che si terrà nell’ultima settimana di Febbraio 2008 (dal
25 Febbraio al 2 Marzo) a Napoli, è dedicata al popolo Rom, un popolo che nel
suo viaggio dall’India del nord all’Europa dell’est, ha lasciato tracce
culturali di grande importanza, ma purtroppo, altrettante tracce negative sono
presenti nei preconcetti e nei pregiudizi dei cittadini italiani. Con questa
iniziativa vogliamo ribaltare il punto d’osservazione, portare al centro la loro
cultura, la bellezza degli sguardi, la loro profondità, i loro occhi, le
meravigliose musiche e danze balcaniche: creare dunque, un virtuale centro di
cultura in cui per una settimana, ai margini siano gli altri.
Il programma, non ancora definitivo, prevederà la partecipazione di gruppi
musicali quali Romano Drom, Kocani Orkestar, Alexian Group e Acquaragia Drom;
una rassegna cinematografica dedicata ai film di Toni Gatlif e di Emir Kusturica,
incontri e dibattiti a cui sarà probabilmente presente proprio lo stesso
Kusturica, una mostra (pannelli, foto ed installazioni), dedicata all’arte e
alla cultura dei Rom; un progetto fotografico che abbraccerà la realtà a noi più
vicina: i Rom di Napoli.
A tal fine, nell’ottica di una collaborazione con strutture e associazioni che
operano con e per i Rom, si chiede una partecipazione alla nostra iniziativa con
eventuali proposte di collaborazione; le proposte possono riguardare, sia
aspetti artistici da inserire nel programma, come la tematica del teatro, delle
favole e delle leggende collegate alla cultura Rom, nonché dell’artigianato,
magari con il coinvolgimento diretto di artisti e artigiani Rom, mostre di foto
e altro, che tematiche sociali e culturali, da trattare con esperti che possono
intervenire in conferenze ed incontri con le altre realtà presenti sul
territorio italiano.
In attesa, dunque di un Vostro gentile riscontro, porgo i più cordiali saluti.
Ilaria Borriello
Cooperativa La Bazzarra
Via Cimaglia 60, Torre del Greco (Na)
Tel/fax 0818823978
info@labazzarra.com
La Comunità rom di via Candoni, il Municipio Roma XV e Arci Solidarietà
Lazio, in occasione della giornata della memoria ed in concomitanza con la
giornata globale di azione del Forum Sociale Mondiale, promuovono
l’iniziativa:
UN GIORNO DI ORDINARIA MEMORIA
PAROLE, TRADIZIONI E MUSICA
26 gennaio 2008
Presso il Campo rom di via L. Candoni
Programma (provvisorio)
16.00 – 18.30 Parole e memoria
Benvenuto della Comunità rom
Introduce: Gianni Paris – Presidente Municipio Roma XV
Coordina : Sergio Giovagnoli – Presidente Arci Solidarietà Lazio
Sono invitati ad intervenire:
- Salvatore Buonadonna - Senatore
- Paolo Ciani – Comunità di Sant’Egidio
- Maria Coscia – Ass. Politiche educative e scolastiche del Comune di Roma
- Franca Eckert Coen – Ass. alla Multietnicità del Comune di Roma
- Erri De Luca – Scrittore
- Paolo Ferrero – Ministro della Solidarietà Sociale
- Donatella Linguiti – Sottosegretaria di Stato per i Diritti e le Pari Opport.
- Giovanni Maria Flick - Giurista
- Victor Majar – Scrittore
- Fabrizio Marrazzo – Presidente Arcigay Roma
- Raffaela Milano – Ass. Politiche sociali del Comune di Roma
- Bruno Morelli – Artista rom
- Carlo Mosca – Prefetto di Roma
- Giovanni Palombarini – Giudice
- Annamaria Rivera – Docente di etnologia all’Università di Bari
- Marisa Rodano – Partigiana
19.00 – 20.30 Tradizioni e memoria
Aperitivo-cena con degustazione di piatti tipici della cucina rom
20.30 - 22.30 Musica e memoria
Esibizione del gruppo musicale del campo rom di via L. Candoni
Concerto dei Têtes de Bois
Presso il campo rom di via L. Candoni verrà allestita la mostra fotografica
Immagini per aiutare la verità e l’amore a vincere - ricordare la Risiera di S.
Sabba di Trieste. Percorso fotografico di Walter Slatich
Segreteria organizzativa evento: 06.41793112 fax 06.4515875 – Mariangela De
Blasi 3481314342 – Valentina Roversi 3481523222
MERCOLEDI 16 GENNAIO ORE 21
CENTRO CIVICO GIORGIELLA P:zza Giovanni XXIII Corsico (Milano)
"PORRAJAMOS-LA DEPORTAZIONE DELLA COMUNITA' ROM IN ITALIA NEI CAMPI DI
STERMINIO"
Accompagnamento musicale di Iovic Iovica , Rom Khanjarja.
Presentazione filmato con la partecipazione di Maurizio Pagani OPERA NOMADI
MILANO.
ANPI CORSICO
Da
Czech_Roma
Gipsy.cz è esploso nella
scena musicale ceca ed i confini tra world music, musica zingara, pop e hip hop
sono stati travalicati per la prima volta quest'anno.
Radoslav Banga, detto Gipsy, è nato a Praga dove ha vissuto per strada
dall''età di 13 anni, entrando in contatto con l'hip hop ed il rap. Dopo
aver lavorato con bande locali come Syndrom Snopp, ha sviluppato uno stile
personale di Romano hip-hop, combinando ritmi e linguaggi con la musica degli
ottoni dei Balcani. Insieme al "primas" (violin maestro) Vojta Lavicka (ex: Alom,
Deep Sweden..), e due giovani fratelli: Petr Surmaj (fisarmonica) & Jan Surmaj
(bassi) è arrivato all'innovazione di Gipsy.cz. Ha collaborato e suonato con
molti rinomati artisti. Ha suonato ospite della Boban Markovic Orkestar, diviso
il palco con i GZA, suonato nei principali festival cechi, al Carnevale delle
Culture di Berlino e in diversi concerti al Berlin's Kaffee Burger. Inoltre, è
ospite regolare di Radio Multikulti/Funkhaus Europa.
Leggi il resto su
Oikotime
da
Stradanove
COLUM MCCANN È NATO A DUBLINO NEL 1965 MA VIVE DA ANNI A NEW York. E’
autore de “I figli del buio”. “La legge del fiume”, “La sua danza” (sul grande
ballerino Nureyev). Abbiamo parlato con lui del suo ultimo libro, “Zoli”, e
della vita e della cultura dei rom.
La prima riflessione che facciamo, dopo aver letto il suo libro, è che
l’ignoranza genera il pregiudizio- sappiamo molto poco del mondo dei rom. E
tuttavia che cosa c’è in comune tra il mondo che Lei rappresenta e gli zingari
che vediamo chiedere l’elemosina sui treni della metropolitana, che ci
infastidiscono finché non diamo loro dei soldi?
Osservazione fantastica - è vero, succede anche a me, sono stato nelle stazioni
della metropolitana, sui treni, e mi sono sentito innervosito da questi zingari
che ti assillano. Che rapporto c’è tra di loro e la storia di Zoli? C’è un salto
significativo da fare, ma dobbiamo capire che cosa c’è dietro quegli occhi, la
storia profonda che c’è dietro di loro. Ho iniziato a capire qualcosa di questo
dieci anni fa, quando sono sceso nelle gallerie della metropolitana di New York
per scrivere il romanzo “I figli del buio”. Pensavo che la gente senza tetto
fosse così per sempre. Pensavo che fossero nati senza casa, non mi ero mai fatto
tante domande. E invece non è vero, c’è una storia profonda dietro di loro.
Se vogliamo che il mondo sia un posto migliore in cui vivere, dobbiamo cercare
di capire la storia dei bambini che chiedono l’elemosina sul treno. La loro
storia è quella di Zoli. Anche io ero pieno di pregiudizi: quando sono andato a
fare ricerche in Slovacchia, ho nascosto passaporto e soldi, temevo di essere
derubato. Alla fin fine ero io che cercavo di derubarli, chiedendo loro della
loro storia. Certo, una sola vicenda, quella di Zoli, non rappresenta quella di
tutti. I rom sono dai 10 ai 12 milioni - ce ne sono 2 milioni in Romania,
300.000 in Francia. E’ un numero straordinario. Vengo da un paese, l’Irlanda,
dove ci sono 5 milioni di abitanti- gli zingari sono due volte tanto. Non ci
sono romanzi che rappresentino l’Irlanda nella sua interezza, forse l’”Ulisse”
ma, citando Stephen Dedalus, “me ne andrò da qui e foggerò nella fucina della
mia anima la consapevolezza non creata della mia gente.” Chiunque può pensare
che un romanzo rappresenti un paese, ma non è possibile. Dobbiamo essere aperti
a molte storie. Dobbiamo chiederci perché odiamo i rom. Io sono un romanziere,
il mio compito è quello di fare delle domande e forse con il mio romanzo i
lettori guarderanno i modo diverso gli accattoni sulla metropolitana. Almeno lo
spero.
Rom, zingari, gitani: qual è la parola giusta da usare? E sono divisi in
gruppi, hanno tradizioni diverse secondo il luogo di provenienza?
La parola giusta è “rom” e significa “una persona”, “roma” vuol dire “la
gente”, “romany” è l’aggettivo e indica anche la loro lingua. Sono le parole che
usano loro per riferirsi a se stessi. Le altre due parole, zingaro e gitano,
sono dei peggiorativi. Originariamente venivano tutti dall’India e hanno avuto
sorti diverse, alcuni sono diventati nomadi, altri no. I rom italiani risalgono
al secolo VI e non sono nomadi, vivono nelle case, sono italiani. All’interno
della comunità rom ci sono tante differenze quante ce ne sono negli altri
popoli, sono solo molto più poveri di altri. E sono moltissime le persone note
che avevano origini rom: Pablo Picasso e Charlie Chaplin, Yul Brynner e Rita
Hayworth.
Come ha iniziato ad interessarsi ai rom? E’ stato dapprima un interesse
generico e poi è venuto a sapere della poetessa polacca Papusza che è in parte
dietro il personaggio di Zoli?
No, non avevo alcun interesse per i rom, proprio nessuno. Ed ero ignorante per
quello che li riguardava. Avevo impiegato quattro anni a scrivere il romanzo su
Nureyev, avevo fatto molte ricerche, sulle guerre in Russia, sull’essere un
ballerino gay - per me era stato uno sforzo ginnico dell’immaginazione ed ero
stanco. Volevo andare a casa e scrivere un romanzo facile. Poi mi è venuta tra
le mani la foto della poetessa Papusza: era molto bella, la sua era una storia
interessante…Ero spaventato da quello che mi si prospettava eppure sentivo che
dovevo farlo. Solo dopo è diventata una faccenda di coscienza sociale.
Che cosa c’è di vero e che cosa c’è di fittizio nel personaggio di Zoli?
E’ vero l’essenziale, che fosse rom, che fosse una poetessa, che fosse
famosa e che fu esiliata dal suo popolo. Il resto naturalmente è fittizio.
A Zoli sembra inevitabile sia il donare la sua musica perché tutti la
conoscano, sia accettare la punizione della sua gente- perché?
Direi che si tratta dell’accettazione del destino, qualunque forma esso
prenda. I rom sono fatalisti. E lei fu bandita dalla sua gente perché era una
profetessa: aveva capito che la storia deve essere scritta.
E’ in parte Lei stesso il personaggio di Stephen Swann, metà irlandese e metà
slovacco, attratto dal mondo rom e innamorato di Zoli?
Sì, è in parte me stesso. Per quello è metà irlandese, volevo capirlo. Swann
non sa del tutto chi è- decisamente sì, Swann è in parte me stesso.
Che cosa c’era dietro la politica comunista di integrare gli zingari in una
società ordinata?
Dietro lo sforzo per l’integrazione c’è il profondo idealismo comunista.
Dimentichiamo spesso che, pur essendo un sistema che ha avuto un fallimento così
spettacolare, pur avendo la responsabilità di così tante morti, alle sue origini
aveva una spinta di forte idealismo. Così attraverso gli zingari, vittime da
sempre, volevano mostrare il valore del socialismo. E’ stato un po’ come il
movimento di rivalutazione orgogliosa “Nero è bello” negli anni ‘70 in America.
Gli zingari, a loro volta, si sentivano valorizzati- anche oggi sono molti
quelli che hanno nostalgia del comunismo: avevano un lavoro, assistenza medica,
c’era un grosso tentativo di integrazione. Purtroppo poi finirono per
distruggerli, come tutti gli altri sistemi. Ma all’inizio ai rom sembrava il
meglio che potesse loro capitare.
Quello che nel libro non è chiaro è di che cosa vivessero.
La comunità di Zoli era formata da musicisti ambulanti e vivevano di quello,
della loro musica. Gli altri facevano lavoretti qua e là, quello che capitava,
dove capitava. Vivevano di quello che la gente dava loro.
Li descrive come una comunità molto chiusa: come è riuscito a farsi accettare
e riuscire a parlare con loro?
Nella situazione moderna, in Slovacchia, sono abituati a parlare con
estranei, poliziotti, assistenti sociali, medici. Dapprima pensavano fossi uno
di loro. Ad un livello più semplice il fatto è che sono andato là e ho dormito
con loro, nelle baracche: sono rimasti molto sorpresi che qualcuno volesse
fermarsi a dormire con loro. Quanto tempo ho passato con loro? Un totale di
circa due mesi, in genere circa quattro giorni con ogni gruppo, in Slovacchia e
Ungheria.
E’ recente la notizia della sterilizzazione di donne rom che hanno dato
l’autorizzazione sotto gli effetti dell’anestesia: dopo gli sforzi per
l’integrazione come si considera questa violazione dei diritti umani?
Viviamo in un mondo complicato: in Svizzera portavano via i bambini ai genitori
rom, in Slovacchia li inserivano nelle scuole per ritardati. Il processo di
integrazione è fallito, per la loro ignoranza, per la nostra ignoranza, per
incapacità di fare e rispondere a delle domande, per inabilità ad essere
empatici. Accade in tutta l’Europa di oggi. La parola che i rom usano per
l’Olocausto è porraimos. Loro dicono che porraimos prosegue ancora oggi per
loro- ed è finito nel 1945!
Che cosa ha apprezzato di più nella comunità rom?
La loro socievolezza, la facilità con cui offrono amicizia, la loro
curiosità che li porta a fare tante domande. Quello che è necessario è che
imparino a dire la loro storia in una maniera che abbia rilievo.
Secondo Lei, qual è il futuro della lingua rom, delle loro tradizioni, della
loro musica?
Penso che la loro cultura diventerà più forte con le nuove iniziative, con
le università in cui si fanno ricerche e si insegna la lingua e la cultura rom:
ce n’è una a Trieste, una nel Texas…La lingua è difficile, sarà un lavoro lungo,
ma come si fa a dire? Negli anni ‘50 sembrava impossibile che si arrivasse ad
accettare i gay. Forse tra venti o trent’anni saranno in molti a vantarsi di
essere per tre quarti rom!
Makfax, Strasburgo, 21.11.2007 08:40 - E' stato presentato mercoledì un compact disc con la versione
romanes dell'inno europeo, iniziativa promossa dalla folk singer
Esma Redzepova.
L'edizione musicale è parte della campagna di sensibilizzazione "Dosta!"(Basta)
organizzata dal Consiglio d'Europa. La parola rom "Dosta!" intende porre fine ai
pregiudizi portando più vicini i cittadini europei Rom e non-Rom.
Si stimano in 10 milioni i Rom in Europa, sparsi in quasi tutti gli stati. In
alcune aree dell'Europa centrale ed orientale rappresentano oltre il 5% della
popolazione.
Co-finanziato dalla Commissione Europea, il progetto include programmi
formativi per Rom e governi a sostegno dei diritti dei Rom, e la campagna di
testimonianza "Dosta!" che promuove un'immagine positiva dei cittadini rom
contro gli stereotipi ed i pregiudizi comuni. Il programma Uguali Diritti e
Trattamento per i Rom nell'Europa del Sud Est, lanciato nel 2006, si rivolge a
Macedonia, Albania, Bosnia Herzegovina, Montenegro e Serbia.
Da
Macedonian_Roma
Nina Stoffers - Skopje - 14.11.2007 Sono le 5 del mattino. Un imam
chiama alla preghiera. La sua voce attraverso gli altoparlanti. I cani iniziano
a vagabondare ed il sole dorato si arrampica da dietro le colline di Shuto
Orizari. Un anziano fuma e tossisce. Ci sono poche persone in giro a quest'ora.
Le otto, Abraham si stropiccia gli occhi mentre sua sorella si alza per andare a
lavoro. E' fortunata. Ha 19 anni e lavora come donna delle pulizie per una
famiglia macedone.
A Shuto Orizari circa il 90% dei Rom sono disoccupati. Molti trovano lavoro
nel settore informale, nel commercio e nell'industria delle costruzioni. Ma sono
in pochi di fronte all'alto numero di disoccupati e a quanti lavorano nel
mercato nero che caratterizza Shuto Orizari. Shutka,come è conosciuto questo
sobborgo della capitale macedone Skopje, è il più grande insediamento Rom con
70.000 abitanti. Ci sono un sindaco Rom, due stazioni TV, scuole e due
parlamentari Rom che siedono in Parlamento. Per una volta, i Rom qui non sono
una minoranza.
Rom gangsta rap
Abraham e sua sorella vivono con i genitori e tre fratelli minori in due
piccole stanze. Alle 11 Abraham si alza.Di fronte allo specchio si pettina e si
mette le sue lenti a contatto blu. Quindi va al computer e visto che è
festa può dedicarsi al suo hobby: la musica. E' insolito a Shutka che qualcuno
ascolti il "rap". Abraham si autodefinisce un "gangsta rapper". Ha scritto
e mixato da cinque anni. Non adopera i tipici strumenti rom come il clarinetto e
il violino, ma il computer. Canta solo in inglese - non in romanes, così da
poter essere ascoltato fuori da Shutka.
Nel centro, nella "strada della nuova vita", i commercianti ambulanti hanno
esposto i loro banchi. Accanto ai pomodori, melanzane e meloni ci sono prodotti
di imitazione in vendita a basso costo. Su banchi di vendita improvvisati, copie
pirata di musica araba, bulgara e persino indiana. Ci sono macchine Daimler con
targa straniera e rachitiche Lada. Ci sono 39° e l'aria luccica dal caldo e
dalla polvere. Si sente il forte odore di carne bruciata e dei gas di scarico
delle macchine.
Bus verso un altro mondo
Nel frattempo Abraham ha remixato le sue canzoni e predo l'autobus che di
solito prende per andare a scuola. La strada collega due moschee che distano
l'un l'altra meno di 300 metri. Le moschee sono quasi terminate e all'interno
hanno i tappeti, mentre all'esterno i minareti sono quasi conclusi e gli
altoparlanti chiamano i fedeli alla preghiera cinque volte al giorno. I richiamo
sono in albanese ed in arabo, non in romanes. La situazione tra Rom e Albanesi è
tesa. Abraham non vuole scendere da solo dall'autobus.
Nel contempo sta percorrendo un pacifico sobborgo ad est della città. Molti
Albanesi vivono qui, non sono tanti come i Rom. Abraham sta per incontrare la
coppia rom Ljatif e Fatime Demir, per chiedere loro quando potrà usare il loro
studio musicale per registrare le sue canzoni. Nel 1998 hanno creato
l'associazione culturale "Darhia" (Radici), che fornisce uno spazio creativo ai
giovani rom. Una donna energica di circa 50 anni apre la porta con gesti di
benvenuto. Fatime Demir spiega che c'è un'orchestra di mandolini molto popolare
che attrae i bambini macedoni. Fatime sente che il suo lavoro aiuta a rafforzare
i legami inter-etnici.
Stupido zingaro
I diritti delle minoranze e la discriminazione nella vita di ogni giorno sono
i temi che Abraham rappa nelle sue canzoni. Particolarmente sul suo primo anno
di scuola quando con altri ragazzi rom sedeva per lo più in fondo alla classe
Quando faceva errori in macedone era rimproverato come "stupido zingaro". Se
parlava bene il macedone, invece veniva chiamato gagio da Rom, la parola che
loro usano per non-Rom. Attraverso la musica Abraham chiede riconoscimento e
rispetto, ma lui è un'eccezione. La maggior parte dei gruppi etnici resta
isolata nei propri spazi.
Funded by the 'Erinnerung, Verantwortung und Zukunft' foundation
This article was first published in the German journalist network N-ost
ATTENZIONE!
Grande novità per tutto il popolo turbo balcanico
amanti di sonorità orientali
danzatrici e danzatori
appassionati e incuriositi
Venerdì 16 Novembre 2007 ore 21:30 Le Pecore Pub MUZIKANTI in concerto
Milano: Musica rom balcanica Jovica Jovic - fisarmonica Marta Pistocchi - violino Davide Marzagalli - sax soprano e darbouka Dal 16 novembre, un nuovo appuntamento al pub Le Pecore: ogni venerdì sera, i Muzikanti accoglieranno il pubblico con la loro travolgente musica. Per ballare, cantare e divertirsi insieme, accostando culture e tradizioni differenti.
Ingresso libero. Le Pecore via fiori chiari 21 Milano tel. 02875386 www.lepecore.com
|