Skathéroism: i (finti) nomadi dello skateScritto il 07 maggio 2009 da Simone.
Jean è un diciassettene che fa skate. Stanco di doversi accontentare di
periferie e skate park, decide insieme ai suoi amici di andarsene dalla
metropoli ed iniziare a vivere da nomade ed in un certo senso di seguire le orme
della sua famiglia. Dopotutto Jean è nato in una roulotte, che ora ha deciso di
risistemare, tappezzandola con le foto dei suoi avi, zingari e giostrai, e con
quelle scattate sopra alle tavole da skate.
Sarebbe una bellissima storia, se non fosse che è falsa.
E’ comunque una bellissima storia, visto che è lo spunto per una mostra
itinerante (e non poteva essere che così) del fotografo torinese Raoul Gilioli,
che ha creato Jean per fargli fare da narratore al suo racconto per immagini che
fonde tradizioni gitane, skate culture e soprattutto una riflessione sulle
nostre città e la ghettizzazione del diverso (skater o zingaro).
Insieme alla foto, la mostra si porta dietro anche rampe, roulottes vintage
(pure una dove far benedire la propria tavola dalla madonna gitana) e
strombettante musica zingara.
Sponsorizzata da DC, Skathéroism fa la sua prima tappa a Torino, per poi passare
a Milano, Genova, Roma e Napoli.
Skathéroism
dal 7 al 21 maggio 2009
@ Associazione Culturare Azimut
via S.Agostino 30, Torino
(vedi
mappa)
Prossime tappe:
11 giugno @ P4 Temporary Gallery, Milano
4 settembre @ Urban Star, Roma
18 settembre @ Compagnia Unica, Genova
22 ottobre @ Rising Mutiny, Napoli
Di Fabrizio (del 08/05/2009 @ 09:06:51, in media, visitato 6392 volte)
Segnalazione di Tahar Lamri: articolo su
Internazionale dell'8 maggio (versione cartacea)
Fabrizio Casavola tiene subito a precisare: "non sono un Rom e non faccio
parte di nessuna redazione". La storia comincia nell’89: un rom chiede aiuto per
prepararsi all’esame di guida. Le lezioni si svolgono in un bar o in roulottes
affollati di bambini, nel campo di via Idro a Milano. I due diventano venti e i
venti formano una classe. Da qui nasce, nel 1995, l’idea di un giornale "Il
vento e il cuore". "Il tutto cominciò in maniera molto provvisoria: un
vecchio computer 386 e casa mia che accoglieva i due redattori del
campo-sosta (nessuno dei vicini ha mai avuto niente da dire). Usare un computer
da parte di chi a malapena sa leggere e scrivere, può sembrare un azzardo, ma
quel giornale divenne un importante strumento di aggregazione. Man mano anche
gli altri componenti dei campi partecipavano alla raccolta delle notizie, a
piegare le pagine fotocopiate, a farsi fotografare, a chiedere quando sarebbe
uscito il prossimo numero. Arrivarono col tempo i contributi di altri campi, di
Rom di passaggio... Le pagine, da 4, dovettero passare ad 8." 400 copie, ogni
copia letta da più persone, con "corrispondenti-lettori-sostenitori" a Ferrara,
Torino, Chieti, Francia e Spagna. Due anni dopo, per mancanza di fondi, il
giornale viene chiuso. Fabrizio apre una pagina web (sivola.net/rom.htm)
e racconta questa storia, arrivano tanti messaggi e si crea quasi spontaneamente
un gruppo di discussione (http://it.groups.yahoo.com/group/arcobaleno_a_foggia/).
Nel 2005 nasce il blog Mahalla (...). Da allora si sono moltiplicate le pagine
su Internet, quella importante della Federazione Rom e Sinti (http://comitatoromsinti.blogspot.com/2008/06/la-federazione-rome-sinti-insieme.html)
, SucarDrom (http://sucardrom.blogspot.com/),
Bjoco (http://web.tiscalinet.it/bjoco/indice.html)
sulle iniziative culturali.
Un’altra bella storia di voci intrecciate è quella del periodico italo-arabo
Al-Jarida (aljarida.it/)
fondato a Milano nel 2008 da un’associazione di studenti italiani e arabi,
distribuito gratuitamente in 5.000 copie "nelle zone densamente popolate da
arabi, perlopiù egiziani e marocchini, e italiani, nelle scuole di italiano per
stranieri, nelle librerie universitarie (facoltà linguistiche), associazioni di
volontariato che si occupano di assistenza legale e medica per stranieri e in un
ampio numero di esercizi commerciali arabi" dichiara Marco Sergi della redazione
del giornale. "Le stampe dei primi 5 numeri sono state finanziate in parte dalla
Provincia di Milano (assessorato pace e cooperazione) e in parte dalla
fondazione Cariplo. Tutti i collaboratori sono volontari e la cerchia di persone
interessate va aumentando di giorno in giorno. Il gruppo fisso è formato da
ragazzi e ragazze italiani, libanesi, egiziani e libici mentre altri ragazzi
marocchini e palestinesi ci aiutano con consulenze e traduzioni.".
Di Fabrizio (del 08/05/2009 @ 08:57:34, in conflitti, visitato 1631 volte)
(Soltanto
ieri scrivevo che
la Repubblica Ceca sarà rappresentata al concorso Eurovisione da un gruppo Rom.
Il leader del gruppo, in una
dichiarazione riportata il 3 maggio, diceva quanto fosse assurdo che questo
avvenisse nel momento in cui i Rom cechi sono oggetto dei più virulenti attacchi
razzisti)
Il 18 aprile 2009, sono state lanciate bottiglie molotov contro l'abitazione
di Robert Kudrik nel villaggio di Vítkov. Robert viveva con la sua compagna,
quattro bambini e altri tre membri della famiglia. Il fuoco ha distrutto la loro
casa e seriamente ferito i genitori. La bambina di due anni, Natálka, è in coma
con bruciature che coprono l'80% del suo corpo.
In alcune aree della Repubblica Ceca si sono intensificati gli attacchi
violenti dei gruppi di estrema destra contro la comunità romanì. Un numero
crescente di marce e dichiarazioni di alcuni gruppi cechi di estrema destra
includono incitamento alla discriminazione, ostilità o violenza contro la
comunità romanì. Molti Rom nel paese dicono di temere per le proprie vite.
I Rom nella Repubblica Ceca affrontano la più alta proporzione di
discriminazione in Europa. Sperimentano discriminazione sul lavoro, nell'accesso
all'istruzione, alla casa ed alla sanità.
In solidarietà con le 3.000 persone che hanno marciato per le strade della
Repubblica Ceca per protestare contro il neo-nazismo ed il razzismo in un evento
intitolato "Ne abbiamo Abbastanza", e con oltre 300.000 Rom sotto attacco nel
paese; i firmatari dicono no alla crescente ondata di estremismo nella
Repubblica Ceca ed in Europa.
Di Fabrizio (del 08/05/2009 @ 00:23:30, in scuola, visitato 1914 volte)
Ultim'ora: ricevo da Marco Brazzoduro
Le cronache recenti dimostrano che le problematiche legate alla società
multietnica ci toccano da vicino ed evidenziano contraddizioni e conflittualità.
Il rischio della discriminazione non può essere ricondotto all’assurdità di
fatti privati, ma è una questione di interesse sociale che riguarda la scuola e
la società tutta.
La globalizzazione e un’Europa a 27 Paesi sono una condizione storica
irreversibile, che ci pone davanti a un bivio: cogliere l’occasione per
l’apertura, il confronto tra diversità, con la prospettiva di un
arricchimento reciproco o, viceversa, chiuderci nelle paure e difenderci dal
cambiamento.
Come già emerso in altri contesti europei di più antica tradizione migratoria,
il rischio di formazione di sacche di emarginazione e di conflittualità è legato
alle condizioni e alle opportunità di promozione sociale che la società e le sue
istituzioni, in primis la scuola, offrono per garantire la qualità
dell’integrazione e la qualità della convivenza tra persone appartenenti a
culture diverse. In ogni luogo educativo, la costruzione dell’identità e lo
strutturarsi dei processi di inter-azione sono i presupposti per promuovere
conoscenza e scambio tra le diverse lingue e culture.
In coerenza con un’idea di società accogliente e inclusiva e di una scuola
intesa come laboratorio sociale che educa alla convivenza, alla cittadinanza
attiva e alla solidarietà, il Movimento di Cooperazione Educativa,
l’ARCI Solidarietà e RUOTALIBERA Intercultura
propongono il Convegno: “InControCorrente, Oltre la paura, contro ogni
discriminazione, per la dignità e la parità dei diritti”.
Convegno nazionale InControCorrente
Oltre la paura, contro ogni discriminazione, per la dignità e la parità dei
diritti Roma, 8 e 9 maggio 2009
Con il contributo di Con il patrocinio di
Movimento di Cooperazione Educativa Per informazioni rivolgersi a: Maria Cristina Martin MCE - Via dei Sabelli 119, Roma -
Tel. 065744228 – 3384620822 - Mail:
cristimartin@alice.it
Ore 15,00/19,00 Palazzo Valentini, Sala Del Consiglio Provinciale Via IV
Novembre 119/a
I Sessione: Discriminazioni e dintorni La sessione intende fornire strumenti utili alla definizione dei diritti
dei minori e proporre elementi di analisi e riflessione su quanto sta accadendo
nel nostro Paese in merito al rischio di discriminazione di intere fasce sociali
Introduce e coordina: Diana Cesarin, MCE
Saluti delle autorità: Nicola Zingaretti, Presidente della Provincia di Roma Claudio Cecchini, Assessore alle Politiche Sociali, Famiglia e Rapporti
Istituzionali della Provincia di Roma Massimiliano Smeriglio, Assessore alle Politiche del Lavoro e Formazione
della Provincia di Roma
Interventi di: Paolo Beni, Presidente nazionale dell’ARCI Massimiliano Fiorucci, Docente di Metodologia dell’Educazione
Interculturale dell’Università Roma Tre Ferdinando Imposimato, Presidente aggiunto onorario della Corte di
Cassazione Dijana Pavlovic, attivista rom, federazione “Rom e Sinti insieme” Gennaro Schettino, Direttore di Metropoli, “La Repubblica” Alexian Santino Spinelli, Docente di lingua e cultura romanì presso
l’Università di Trieste
Ore 21.00 – Centro Anziani di Villa Gordiani Via Prenestina Giovanna Marini & il corso di modi del canto contadino della Scuola
Popolare di Musica di Testaccio Alexian Santino Spinelli e il suo gruppo di musica rom
Sabato 9 maggio
Ore 9,00/11,00 Istituto Comprensivo Virgilio, Via Giulia 38
II Sessione: Workshop su esperienze di inte(g)razione a scuola La sessione vuole offrire il racconto e la riflessione del gruppo su
esperienze realizzate a scuola e nel territorio, attraverso l’utilizzo di
materiali strutturati o multimediali a)“Il mantello di Arlecchino”. Gioco di educazione interculturale, a cura di
Orietta Busatto, MCE
b)“Una comunità narrativa on line”. Educare alla reciprocità attraverso internet
e le fiabe, a cura di Silvia Salvadori e Shi Xue Fen, Ruotalibera
c)“La Città in Gioco”. L'inter-azione attraverso l’attività ludica, a cura di
Ugo Pugliese, dirigente Ludoteca di Napoli, MCE
d)“Diritti al campo”, a cura di Catia Mancini e Alessia Rocco, Arci Solidarietà
e)“Sei più. Seconde generazioni: seconde a nessuno”. Mediazione
linguistico–culturale a scuola, a cura di L. Dauki, MCE
f)“Il mondo attraverso le fiabe” A cura di Marika Vischi, Arci Bari
Ore 11,15/13,15
III Sessione: Scuola e associazionismo contro le discriminazioni La sessione intende presentare un quadro di riferimento metodologico e
didattico per l’attività educativa nel campo dei diritti Introduce e coordina: Sergio Giovagnoli, ARCI Solidarietà
Sono previsti interventi di: Domenico Canciani, segretario nazionale del Movimento di Cooperazione
Educativa Patrizia Lucattini: responsabile formazione di RuotaLibera Tatiana Occhipinti e Riccardo Casentino, studenti della Facoltà di
Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre Renzo Zuccherini, dirigente scolastico, Punto Arlecchino,Perugia
Movimento di Cooperazione Educativa
Associazione professionale di insegnanti È soggetto qualificato per la formazione ai sensi del D.M. 177/2000
confermato con D.M. 57/2005
"Punti di approdo": un convegno venerdì 8 maggio al cinema Monviso per
illustrare le attività presenti e future per la popolazione zingara IL PROGETTO DEL COMUNE DI CUNEO PER L'INTEGRAZIONE DEI "SINTI": DALLA
ISTRUZIONE ALLA FORMAZIONE FINO ALL'INSERIMENTO LAVORATIVO
Rivivere le esperienze di un progetto innovativo, apprendere le metodologie,
rilanciare verso il futuro l'impegno per l'integrazione: questi gli intenti del
convegno "Punti di Approdo" in programma venerdì 8 maggio dalle 8,30 nel cinema
Monviso a Cuneo.
"Punti di Approdo" è il progetto voluto dal Comune di Cuneo per l'integrazione
della popolazione Sinti. Un progetto che ha visto nascere una rete d'intervento,
coordinata dal Comune insieme al Consorzio Il Mosaico, che ha raccolto le
energie e le professionalità di vari enti, come il Consorzio Socio Assistenziale
del Cuneese, le Cooperative Sociali Momo, Emmanuele e Oasi, l’Istituto
Comprensivo OltreStura, l’Agenzia di Formazione Agenform, il Centro per
l’impiego. Un progetto che ha realizzato laboratori di integrazione
multiculturale per i piccoli delle scuole elementari, percorsi di educazione con
i laboratori multimediali per gli alunni della scuola media, corsi di
orientamento al mondo del lavoro e inserimenti in azienda per gli adulti.
Finanziato da Regione Piemonte, Comune di Cuneo e Consorzio Il Mosaico, il
progetto Punti di Approdo si è avvalso dei fondi della legge 26 del 1993
"Interventi a favore della Popolazione Zingara" ed è stato concepito ed
organizzato intorno alla popolazione Sinti cuneese per poi ampliare le sue
prospettive affrontando nelle scuole i concetti di "diversità" ed "integrazione"
in modo completo ed innovativo.
La scelta del Cinema Monviso come luogo del convegno permetterà di apprezzare al
meglio i filmati ideati e realizzati dagli alunni delle tre classi della scuola
media dell'Istituto Comprensivo OltreStura attorno al concetto di integrazione.
Nel corso della mattinata è previsto l’intervento della professoressa Gobbo
dell'Università di Torino che affronterà le problematiche teoriche e le buone
prassi dell'integrazione interculturale; inoltre saranno chiamati a portare il
loro contributo di esperienza i diversi attori coinvolti nel progetto.
Il campo Rom di Ponticelli devastato dai raid incendiari nel maggio 2008
Il 7 maggio prossimo verrà celebrato il processo in Corte d’Appello relativo
ad A.V., la quindicenne rom accusata di aver rapito una neonata a Ponticelli, lo
scorso maggio. A.V. ha voluto scrivere una lettera aperta al Capo dello Stato.
Il 10 maggio 2008, la piccola rom viene arrestata a Ponticelli, Napoli, dalla
polizia, mentre una folla inferocita l’ha accerchiata e si è scagliata contro di
lei. Il tentativo di linciaggio è stato innescato dalle urla di una giovane
madre che accusa la ragazzina di aver cercato di rapire la figlia neonata. A.V.
viene portata a Nisida, dove tuttora – dopo 10 mesi di carcere preventivo e
il primo grado di giudizio che l’ha condannata a 3 anni e 8 mesi – si trova.
Appena dopo l’arresto di A.V., gruppi di abitanti di Ponticelli attaccano i
campi rom con spranghe e taniche di benzina col pretesto dichiarato di
“vendicare” il rapimento della neonata.
L’udienza presso la Corte d’Appello di Napoli ci sembra un occasione per
riflettere sulla drammatica vicenda, per interrogarci sulla potenza che gli
stereotipi hanno sulla realtà, su come siamo oppressi dal crescente e sempre più
violento razzismo.
La vicenda è complessa e include certamente anche la volgarità e la
scorrettezza dei media, che hanno dato subito per certa ed assodata la
colpevolezza della ragazzina, e hanno addirittura continuato a trasmettere
ossessivamente la notizia mentre bande di gente armata di spranghe e molotov
assaltava i campi rom con all’interno bambini, donne ed anziani, costringendoli
a fuggire.
La disumana ferocia con cui sono state devastate le povere baracche dove
vivevano i rom è il frutto di una politica che, con le sue scelte
vergognosamente razziste, esaspera senza ritegno le più riprovevoli pulsioni
xenofobe, alimenta a proprio uso e consumo una incessante guerra tra poveri e
innesca l’inaridimento crescente di valori fondanti la cultura del nostro paese,
come la solidarietà, la tutela dei più deboli e l’aspirazione alla giustizia
sociale.
In questa situazione, è nostra opinione che il processo ad A.V. avrebbe
dovuto essere condotto con il massimo dell’impegno, dell’approfondimento e della
trasparenza, con la coscienza dell’importanza e del significato delle decisioni
che si andavano ad assumere. Noi denunciamo che tutto ciò non si è verificato e
che, al contrario, vi è stato un accanimento giudiziario.
L’avvocato della ragazzina, convinto della sua innocenza e del fatto che il
racconto dell’accusatrice e unica testimone presentasse delle incongruenze, ha
cercato di impostare un’analisi più approfondita, ma nessuno dei nodi sollevati
è stato preso in considerazione.
La sentenza di primo grado si è chiusa con una condanna a tre anni e otto
mesi per sequestro di persona consumato con l’aggravante della minorata difesa
della persona offesa. Se la sentenza fosse confermata in appello, sarebbe il
primo ed unico caso in Italia di un tale tipo di reato da parte di un rom.
Noi riteniamo che l’asprezza della pena rivela la precisa volontà di
infliggere una condanna esemplare, cioè ispirata non alla reale concretezza
delle prove, ma invischiata di questo clima da caccia alle streghe.
Denunciamo che, anche se paradossalmente la ragazzina fosse colpevole, gravi
e inaccettabili sono le violazioni dei diritti fondamentali che ha subito
durante il processo, tra cui la mancata traduzione degli atti nella lingua di
origine e il rifiuto di concedere il patrocinio a spese dello Stato. E’
inaccettabile, poi e soprattutto, che il Tribunale non abbia voluto concedere
nessuna chance formativa e rieducativa ad una minore non accompagnata e, per
altro, incensurata.
Il rifiuto da parte del Tribunale di concedere misure alternative alla
carcerazione è stato motivato col fatto che non c’è stata alcuna confessione da
parte della minore, che infatti si è sempre professata innocente pur sapendo
che, se avesse ammesso la responsabilità, sarebbe uscita dal carcere e affidata
ai servizi sociali.
Purtroppo, è molto frequente che gli stranieri, consapevoli del clima di
pesante pregiudizio che nel nostro paese dilaga, preferiscono addossarsi colpe
che non hanno per ottenere sconti di pena. A.V., pur conscia di ciò, ha scelto
di continuare ad affermare la propria innocenza. Almeno questo dovrebbe indurci
a riflettere.
Aspettiamo con fiducia la decisione della Corte d’Appello di Napoli.
La Repubblica Ceca prenderà parte al Concorso Canoro Eurovisione 2009, che si
terrà a Mosca, dal 12 al 16 maggio 2009.
I
Gipsy.cz, che in precedenza aveva preso parte alle finali nazionali ceche
sia nel 2007 che nel 2008, sono stati scelti dalla Česká televize (ČT) per
rappresentare il paese a Mosca.
"Aven Romale" (Venite Zingari), è la canzone [...] che verrà presentata [testo
e video]
Uno dei più grandi talenti apparsi nella Repubblica Ceca durante gli
ultimi decenni fa l'impressione di una rivelazione. Il rapper Radosvav "Zingaro"
Banga si è unito ad un elite di una squadra zigana guidata dal violinista
Vojta Lavička, e - con la nonchalance ed l'eleganza dei leggendari
direttori d'orchestra zingari -mixa un esplosivo medley di rap, musica zingara,
etno, funky e pop, che - a parte una necessaria porzione di sana aggressività -
non manca di humour, un distaccato punto di vista, ed ironia.
un incontro sul "Porrajmós". Dalla persecuzione nazifascista alle
attuali politiche anti-rom (con presentazione del doppio DVD "A forza di
essere vento"). Relatore: Paolo Finzi, redattore della rivista
anarchica "A"
Di Sucar Drom (del 06/05/2009 @ 11:42:25, in blog, visitato 1635 volte)
Giugliano (NA), nessun megacampo
"Con il no dell’Assise all’ordine del giorno sulla proposta della Prefettura
sulla questione rom c’è il rischio di perdere finanziamenti per milioni di
euro". A parlare è Mimmo Di Gennaro, presidente dell’O...
Milano, un ceto politico immaturo
Le sbarre sui Bastioni, alla Rotonda della Besana, per estirpare un pezzo di
rumorosa movida. Le cancellate sotto il cavalcavia Bacula, sigillato dopo lo
sgombero della favela. Le barriere attorno al Duomo e a Cordusio, all...
San Vittore di Cesena, il punk rock gitano dei Firewater
Al Vidia Club di San Vittore, in via Nazionale 1130, questa sera la musica senza
genere nata in un garage di New York. E' un mix di musica indiana,
balcanica, messicana, pop e punk quella che invaderà il Vidia clu...
Ungheria, migliaia di persone al funerale di Jeno Koka
Nel cuore dell'Europa centro-orientale tornano episodi e paure di altri tempi,
che evocano fasi oscure della storia, in cui discriminazioni e persecuzioni
contro le minoranza - etniche o religiose - erano la re...
Mola di Bari, Moni Ovadia in “Senza confini: Ebrei e Zingari”
Venerdì 1 maggio alle ore 21.00 al Teatro Van Westerhout di Mola di Bari, per la
stagione dedicata alle “Lingue del Sud” curata dal Centro Diaghilev in
collaborazione con il Comune di Mola – Assessorato al...
Milano, abusi edilizi: l'ipocrisia razzista del potere
Mentre il Vice Sindaco di Milano e il Presidente della Provincia di Milano fanno
a gara per chiedere la demolizione delle case ai Rom, scoppia in sordina un
nuovo caso tangenti a Milano. Cosa è successo? Il Tribunale di Milano ha
rinviato a giudizio 19 p...
La difesa della razza
Alcuni brani tratti dalla rivista "La difesa della razza" a cui collaborava
anche Giorgio Almirante. "Esiste un punto di spiccata analogia fra la loro vita
e quella degli ebrei, in quanto ebrei e zingari rappresentano gli unici gruppi
etnici costituiti senza espressione alcuna di vita agricola c...
Milano, piano anti-rom fra traslochi ed espulsioni
Il Comune vuole ridurre del 30 per cento le presenze dei Rom e dei Sinti in
città e portarne il numero dai 1.200 censiti a 800: i campi saranno smantellati
o ristrutturati, si of...
Perugia, una lite è sfociata in tragedia
Una lite è sfociata in tragedia la sera del 2 maggio. Sono stati arrestati a
Vicenza i responsabile della morte di un 14enne di origine rom e di suo
padre,...
Premio Ischia, vota anche tu per Step1
Per il trentennale del Premio la Fondazione Giuseppe Valentino ha istituito il
Premio Ischia dedicato al mondo del giornalismo partecipato. Da una preselezione
di 10 blog - scelti in base alle notizie più rilevanti che sono state prodotte
...
Bolzano, concerto per l'Abruzzo
Le associazioni Nevo Drom e U Giaven invitano tutti al concerto di beneficenza
“per le vittime del terremoto in Abruzzo” che si terrà domenica 17 maggio 2009,
dalle ore 20.30, presso il teatro Cri...
Ddl sicurezza, salta la norma sui presidi spia
La maggioranza torna sui suoi passi, dopo la lettera del presidente della Camera
Gianfranco Fini, e riformula la norma sui "presidi-spia", ammettendo
l'iscrizione dei figli di immigrati clandestini a scuola e ritornando alla...
Papini, lolite e meditazione zen...
In realtà sarei tentata da una pagina bianca, un vuoto profondo per fingermi
solo per stanotte fuori dal presente. Potrei fissarla a lungo e provare con un
OOOMMM prolungato, convinto, a sgombrare la mente, creare uno spazio libero e
dormire ...
(foto tratta da "Romà anni 80 e 90 Selargius Cagliari")
Roger Bastide, nel volume "Ethnologie Général, EncycIopedie de la Pléiade",
dice che ogni rito "... è un ricominciare ciò che è accaduto nei tempi
primordiali, ma non è una semplice commemorazione, abolisce il tempo profano per
fare penetrare l'uomo nell'eternità. Il mito rivive, il tempo mistico viene
restaurato, ridi viene presente, con tutta la sua forza attiva. Cosicché tutte
le feste, tutte le cerimonie, non sono altro che il ricominciare di ciò che è
accaduto... La natura e la storia vengono rigenerate mentre sono reintegrate in
questo "illo tempore ", che in effetti ha fondato all'inizio del mondo sia la
natura che la storia".
Il rivivere di questo mito, la restaurazione di questo tempo mistico, esplode
con incommensurabile vitalità quando i Roma cagliaritani festeggiano alcune
ricorrenze di carattere religioso, delle quali la più importante e la più
sentita è certamente la Festa di Primavera, che si svolge il 6 Maggio e che
viene anche chiamata Gurgevdan, cioé Festa di San Giorgio.
È parere di alcuni ziganologi che gli Zingari festeggino le ricorrenze in
qualche modo assimilate dalle popolazioni cristiane e islamiche che hanno
incontrato lungo la strada dall'India.
Di questa assimilazione sarebbero un esempio i festeggiamenti più noti tra
gli Zingari di fede cristiana, quelli cioè relativi al pellegrinaggio che ogni
anno essi fanno sino al Santuario di Saintes-Maries-de-la-Mer, in Camargue, dove
la leggenda vuole che nel 40 d.c. fossero approdate tre donne, insieme a San
Lazzaro resuscitato, a Massimino e a Sidone, su una barca abbandonata in alto
mare dagli Ebrei.
Delle tre donne, le cui reliquie sarebbero state riportate alla luce da Re
Renato di Provenza nel 1448, gli Zingari ne venerano in particolare una, Santa
Sara l'Egiziana, la santa di pelle nera che essi hanno adottato come loro
patrona e che dicono fosse della loro stessa razza.
Secondo il De Foletier è probabile che questo culto abbia avuto inizio solo
in tempi non troppo remoti e grazie all'identificazione in una santa che come
loro era "Kalé", cioè di pelle scura.
Nel caso del Gurgevdan invece le origini sono probabilmente assai più lontane
nel tempo e se assimilazioni vi sono state è altrettanto probabile che esse si
siano innestate alla perfezione su ricorrenze ancora più antiche.
Il San Giorgio, la Festa di Primavera, come cadenza temporale, si collega ad
un periodo che per gli Zingari ha un'importanza fondamentale: viene a morire
l'inverno e la Primavera dà inizio ad un nuovo ciclo vitale, le tenebre vengono
sostituite dalla Luce, cessa il sonno della natura che si risveglia nella sua
nuova esistenza.
Può essere un fatto casuale, o da ricollegarsi ad altre usanze rituali, ma
appare opportuno ricordare che anche nel Peloponneso, e parliamo di più di
seicento anni fa, gli Zingari del Feudo degli Acingani, nel mese di Maggio, si
recavano in festante corteo sino alla residenza del feudatario e qui, tra balli
e canti, rizzavano l'Albero di Maggio.
E sono proprio l'albero e l'acqua, come vedremo più avanti, i simboli
primordiali della vita, che ritornano con puntualità nelle celebrazioni della
Festa di Primavera e in quella, per gli Zingari cristiani, del San Giorgio Verde
(altra ricorrenza che si svolge in primavera).
Nel San Giorgio Verde un ragazzo viene "vestito" con rami e foglie di salice,
quasi a diventare un albero vivente il cui compito sarà quello di esorcizzare,
tra le altre cose, i corsi d'acqua.
Nel Gurgevdan invece i corsi d'acqua e gli alberi trovano una diversa
collocazione. Prima di descrivere nei particolari lo svolgersi della festa
occorre dire due parole sulla figura di San Giorgio, che nella mistica cristiana
è il simbolo della lotta del bene contro il male e di cui si sa, ma con poca
certezza, che potrebbe essere stato un guerriero martire a Lydda, in Palestina,
sotto l'impero di Diocleziano.
Ma San Giorgio è un santo particolare anche per un altro motivo: egli è
l'unico riconosciuto tale sia dai cattolici, sia dagli ortodossi e sia dai
musulmani. Viene festeggiato anche nella ex-Jugoslavia e più in generale in
tutti i Balcani. Nel Kosovo, il 6 Maggio di ogni anno, i pellegrini si recano
alla Roccia di Drahovco, luogo in cui, secondo le leggende locali, San Giorgio
arrestò il proprio cavallo sul finire di una dura battaglia. Perito ed assetato
venne salvato dall' animale, il quale, battendo gli zoccoli su una grande roccia
nera, ne fece sgorgare l'acqua che lo dissetò.
Nei Campi di Cagliari i preparativi per la ricorrenza cominciano solitamente
alcuni giorni prima. Tutte le famiglie, anche quelle più povere nelle quali di
norma i pasti non sono certo abbondanti, si sono costrette al risparmio perché
per il giorno della festa niente venga a mancare.
Gli uomini hanno provveduto per tempo ad ordinare una o più pecore, il piatto
più importante dei banchetti, presso i pastori che pascolano le greggi nelle
campagne circostanti la città.
La mattina presto, appena sorge il sole, le donne, gli uomini e i bambini più
grandi, preparano i fuochi. Mentre il Campo prende vita e il fumo dei fuochi si
confonde con la bruma, tutti si scambiano i saluti augurali: un abbraccio e un
bacio sulle labbra ripetuto alcune volte.
Poi, mentre le auto sono state agghindate con fiori e pezze di tessuto
colorato, ci si prepara ad un breve viaggio: la sua meta è un corso d'acqua, un
fiumiciattolo, sito ad una ventina di chilometri dalla città. Quando la carovana
di auto giunge sul posto è ancora molto presto e le acque del piccolo fiume sono
molto fredde.
Nonostante questo tutti fanno in modo di bagnarsi almeno le gambe; per alcuni
minuti, tra grida di gioia e grandi risate, si cammina o si corre nell'acqua,
poi ci si avvicina agli alberi che cingono le rive del fiume e ognuno prende
alcuni ramoscelli.
Anche i ramoscelli vengono immersi nell'acqua.
Prima di andar via si effettua un brindisi e si scambiano altri saluti
augurali. Rientrati al Campo i ramoscelli vengono offerti a quelli che non hanno
potuto recarsi al fiume (gli anziani, i malati, le donne rimaste a custodire i
bambini più piccoli) e altri vengono posti sulla porta di ogni baracca. L'intera
mattinata verrà poi trascorsa nei preparativi per la festa vera e propria, che
comincerà nelle prime ore del pomeriggio.
Le pecore vengono uccise, appese sui pali o sui rami degli alberi e
accuratamente scuoiate. Poi, ripulite, vengono infilzate su lunghi pali e
lasciate un paio d'ore ad asciugare al sole.
Sulla tarda mattinata gli uomini, che hanno già preparato i tappeti di brace,
sistemano le pecore sui fuochi e ne curano la cottura, girando ogni tanto i pali
per far sì che essa sia ben uniforme. Nel pomeriggio, quando anche gli ospiti
gagé sono ormai arrivati al Campo, si dà inizio alla festa.
Non si tratta, in questo caso, di un unico grande banchetto: ogni famiglia
prepara nella sua baracca il proprio personale pranzo, che viene sistemato o su
lunghi tavoli o su grandi piatti circolari chiamati Tevsie e direttamente
poggiati sui tappeti: la pecora arrosto, E Bakri, riveste un significato
particolare. Il suo sacrificio, secondo i Roma più anziani, ricorda l'episodio
di Abramo e Isacco presente nel Vecchio Testamento ed in qualche modo funge da
ringraziamento per le grazie ricevute. Se queste vengono ritenute
particolarmente importanti allora il Kurbano (il sacrificio), assume un
significato più solenne e con la carne della pecora viene cucinata la Shastimace,
il cibo della guarigione.
Esso viene poi offerto a tutte le famiglie del Campo perché ognuno possa
partecipare alla gioia del ringraziamento.
Il fatto che ogni famiglia abbia preparato il suo tavolo imbandito non
significa affatto che la festa venga celebrata in forma privata.
Infatti, mentre tra le baracche cominciano a risuonare le musiche slave
emesse ad altissimo volume dagli altoparlanti, l'intero gruppo si muove compatto
e dà inizio ad un'interminabile teoria di visite che lo porterà, di baracca in
baracca, a rendere reciproco omaggio a tutte le famiglie del Campo.
Sulla porta di ogni baracca tutti vengono accolti dal capo-famiglia, al quale
entrando si rivolge il saluto "Bahatalò givé" (felice giornata) e dal quale si
riceve l'augurio "The avé sasto taj bahatalò" (vieni salvo e fortunato).
Il capofamiglia porge poi ad ognuno dei nuovi arrivati un bicchierino di
liquore, che viene bevuto tutto d'un fiato prima di accomodarsi sui tappeti.
Poi, incrociando le gambe, ci si siede e si fa veramente festa.
Rispetto alla povertà dei pasti di ogni giorno la quantità di cibo messa in
mostra appare addirittura spropositata. Oltre alla pecora arrosto, che a volte
viene presentata ripiena con patate e riso, vengono offerti altri piatti tipici,
come la Pita, un torti no a base di farina, uova e formaggio, o la Sarma, un
involtino di foglie di cavolo verde con un ripieno di riso, cipolle, salsa di
pomodoro e altre spezie. Altri piatti che veramente vale la pena di assaggiare
sono il Suguko, una salsiccia di carne bovina, i Peré Paprike, peperoni scottati
al fuoco e poi infarciti con carne macinata, spezie e riso, e la Baklava, un
dolce a sfoglia i cui ingredienti sono farina, zucchero, strutto, noci e uva
passa. Nel corso di ogni visita tutti badano bene a non esagerare: si assaggia
qualcosa per rendere omaggio alla famiglia ma non si dimentica che si è attesi
da altre visite e da altri banchetti: tanti quante sono le baracche del Campo.
Più di un vero e proprio pasto si tratta insomma di una forma di convivialità
che si esprime nei canti, nelle chiacchiere, nelle risate, nella gioia di
un'intensità rara a trovarsi e che traspare con forza dai visi segnati da rughe
precoci.
È in questo momento che l'ospite gagé, frastornato e reso partecipe della
stessa gioia, capisce con quanta forza gli Zingari vivono la propria vita oltre
tutte le difficoltà alle quali sono sottoposti nella quotidianità.
Tra una visita ad una famiglia e ad un' altra, ma a volte anche durante i
banchetti, si svolgono i Celipé: uomini e donne, gli uni vestiti spesso di
bianco e le altre coi loro migliori e più sgargianti abiti, danzano il Kolo
(molto simile al Su Ballu Tundu sardo) o l'Ingra Indja. A volte, ma solo per
pochi intimi, viene ballato un ballo che ricorda la danza del ventre turca e che
appare di rara bellezza e plasticità di movimenti.
Così la festa va avanti per ore e ore sino al tramonto del sole.
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