Di Fabrizio (del 02/11/2008 @ 12:40:25, in media, visitato 2008 volte)
Ricevo da Dijana Pavlovic
Aria di elezioni a stelle e strisce a "Glob, l'Osceno del Villaggio", il
programma condotto da Enrico Bertolino, dedicato alla comunicazione e ai suoi
linguaggi, in onda domenica 2 alle 23.30 su Raitre. Alla vigilia delle
presidenziali americane si parla con Eugenio Finardi - nella sua veste di
cantante, ma soprattutto di "elettore" americano - dell'appoggio dato dagli
artisti ad Obama e McCain. Anche il consueto video di "Blob", inoltre, e'
dedicato alle elezioni statunitensi.
Gianfranco Fini, interpretato da Ubaldo Pantani, interviene ancora a "Glob" con
il suo nuovo ruolo di "comunicatore". E poi, ai Fichi d'India il compito di
parlare di comicita' infantile, di cosa fa ridere i bambini, mentre "Che fine
hanno fatto i Rom?" e' la domanda alla quale - sul filo dell'ironia - risponde
l'attrice e cabarettista Dijana Pavlovic. Torna, infine Lucia Vasini che, in
coppia con Enrico Bertolino, risponde alla domande "esistenziali" sollevate
dagli scritti di Francesco Alberoni.
20/10/2008 - Secondo un comunicato stampa, questo mese inizierà una campagna
di informazione pubblica sulla vita dei Rom in Romania, con lo scopo di ridurre
i preconcetti su questa comunità, sotto il nome di "Conosci i Rom prima di
giudicarli".
La campagna è organizzata assieme al Dipartimento per le Relazioni
Interetniche e l'Agenzia Nazionale per i Rom - Governo di Romania.
La campagna di informazione consiste nella produzione di cinque cortometraggi
che saranno presentati e discussi da personalità pubbliche Rom e no in programmi
TV sui canali nazionali.
La campagna include anche la produzione e la messa in onda di spot radio/TV
che riporteranno lo slogan della campagna - "Conosci i Rom prima di giudicarli"
all'attenzione pubblica. Gli spot diventeranno l'introduzione ai programmi dove
verranno presentati e discussi i cortometraggi.
La campagna intende far crescere la consapevolezza nel pubblico generale
(specialmente i giovani) e tra le autorità pubbliche locali riguardo alla
storia, la specificità locale, come pure sui vari problemi affrontati dalla
minoranza Rom in Romania.
Di Fabrizio (del 23/10/2008 @ 16:04:32, in media, visitato 4464 volte)
Ricevo da Giada Giovanile una gentile richiesta a diffondere
il testo pubblicato martedì 21 ottobre sul blog di Gad Lerner:
Gli ebrei, i rom e il signor Siegel Martedì, 21 Ottobre 2008
Giovedì 27 settembre 2007. Leo Siegel, conduttore di "Radio Padania
Libera", reagisce così, nel suo Filo Diretto, alla mia trasmissione della sera
prima, intitolata: "Rom, un popolo di troppo".
Questa è la prima volta in vita mia che faccio una querela, non certo per
limitare la libertà d'espressione di "Radio Padania Libera" ma per richiamarla
all'insegnamento storico: dalle parole dell'odio, si passa purtroppo quasi
sempre ai fatti. Leo Siegel è stato rinviato a giudizio per diffamazione a mezzo
stampa, aggravata da finalità di odio razziale nei confronti della comunità rom.
L'udienza preliminare è fissata il 20 novembre prossimo. Questa è la
trascrizione del Filo Diretto, eseguita su richiesta del Pm: un documento su cui
riflettere.
Il testo è molto lungo e sgrammaticato (ma si tratta della trascrizione di
una trasmissione radio), io l'ho letto tutto. Chi vuole lo trova su
www.gadlerner.it Per saperne di più,
Google
Di Fabrizio (del 21/10/2008 @ 09:17:34, in media, visitato 1889 volte)
Da
Roma_Francais, di questo film ne avevo parlato già
settimana scorsa, e visto che mi sembra interessante, torno sull'argomento
Télérama.frKarim Dridi : "Vorrei si prendesse coscienza della miseria
dei Gitani"
LE FIL CINéMA - Il campo descritto nel suo film esiste davvero. Invece, la
maggior parte degli autori recitano il loro proprio ruolo. Karim Dridi
("Bye-bye", "Pigalle") torna sui luoghi delle riprese di "Khamsa", nelle sale da
mercoledì, la storia di un piccolo gitano marsigliese di 11 anni lasciato a se
stesso.
Come ha scoperto il campo gitano dove si svolge Khamsa? Grazie al mio amico Sofiane Mammeri, uno degli attori di Bye-Bye. Ero
attonito: mi credevo nel Brasile, in una favela. Ho deciso di farne un film dopo
aver condiviso il quotidiano dei gitani: dormire in una roulotte, bere birre,
andare in spiaggia coi bambini… Niente fognature, né elettricità, ratti grandi
come gatti... Trecento persone vivono così.
Lei ha girato con i giovani del campo. Qual'erano le vostre relazioni? Marco Cortes, l'interprete principale, non è del campo: è un piccolo gitano
sedentarizzato. Va a scuola, beneficia di una struttura familiare forte. I
bambini del campo, sono per la maggior parte de-scolarizzati, considerati come
selvaggi, come recidivi. Ma sono stati capaci di partecipare sino alla fine ad
un film, col rigore che questo implica. Di più, hanno dovuto accettare il
sostegno scolastico imposto dalla
Ddass durante
le riprese. Qualcuno ha ripreso la voglia di studiare. Per me, è la migliore
delle ricompense, meglio che una Palma d'oro.
Ha l'impressione di aver firmato un film impegnato? Non dissocio la politica dal cinema. Vorrei che i miei concittadini
prendessero coscienza della miseria di questa gente, Francesi come loro, e da
generazioni. Dei bambini subiscono questa ingiustizia dalla nascita. Ecco perché
il mio film ha una dimensione tragica, ma ho avuto cura di mostrare anche la
parte luminosa dei bambini, anche quando commettono dei furtarelli. Il potere
vorrebbe punire i minori severamente quanto i maggiorenni. E' abominevole. Tempo
fa, avevo un progetto di film sugli stabilimenti penitenziari per minori. Ecco,
il campo di Khamsa è una prigione a cielo aperto.
Propos recueillis par Cécile Mury
Télérama n° 3065
Di Fabrizio (del 15/10/2008 @ 22:13:10, in media, visitato 1644 volte)
La prima mi arriva da Marco Brazzoduro:
*Domani la fine della schedatura nei campi rom a Radio Popolare Roma*
Domani giovedì 16 ottobre 2008 Radio Popolare Roma dedicherà la puntata
settimanale della trasmissione /Interferenze rom/ alla conclusione del
censimento nei campi della Capitale. Com'è andata la schedatura partita il 22
luglio scorso? Come la giudicano a cose fatte i rom che vivono nei campi
"censiti"? Ma soprattutto: che succederà ora negli insediamenti abusivi - e
non - della Capitale? Dalle 11.30 in studio e al telefono interverranno i
portavoce delle comunità rom, la Croce Rossa, il Campidoglio, l'Arci, le
associazioni e i movimenti che si battono per i diritti dei rom. Sarà possibile
intervenire in diretta chiamando il
numero 06-82003666.
*La fine della schedatura su Radio Popolare Roma
Giovedì 16 ottobre 2008, alle 11.30
sui 103.3 FM oppure in streaming su
www.radiopopolareroma.it
La seconda riguarda un video-concorso promosso
dall'International Alliance of Inhabitants:
Videoconcorso Giornate Mondiali Sfratti Zero 2008!
Tema: Le violazioni del diritto alla casa (in particolare gli sfratti) Durata: Sezione A (tecnica libera): massimo 3 minuti (con qualsiasi tecnica) Sezione B (documentari): massimo 8 minuti (nel caso di documentari o
storie con interviste)
Le durate sono intese COMPRESI titoli di testa e di coda Sezione Extra (fuori formato): video più lunghi. E' possibile mandare
anche un video pertinente al tema, anche se non ricade nelle categorie A e B. In
questo caso non è previsto l'inserimento nel sito, né la pubblicazione in DVD.
E' tuttavia possibile mandare un trailer che ricada nelle categorie temporali
ammesse. Leggi attentamente le linee guida! Grazie in solidarietà!
La International Alliance of Inhabitants è una rete globale di
associazioni e movimenti sociali di abitanti, inquilini, centri sociali,
cooperative, senzatetto.
L'obbiettivo è la costruzione di un altro mondo possibile partendo dal diritto
alla casa e alla città senza frontiere.
Di Fabrizio (del 15/10/2008 @ 08:51:34, in media, visitato 2445 volte)
Aspettando che esca in Italia il film di questo regista, da
noi poco conosciuto, tenetelo a mente. Leggevo la recensione e lo paragonavo ai tanti film di Truffaut sull'infanzia (i Quattrocento colpi, in particolare),
mentre per motivi etnici ricorda Toni Gatlif. Da
Roma_Francais
Khamsa di Karim Dridi, nelle sale francesi da mercoledì [scorso] è un
film senza fronzoli sull'infanzia delinquenziale di un eroe che ne traduce tutta
l'emergenza. Intervista senza peli sulla lingua col cineasta franco-tunisino.
Mercoledì 8 ottobre 2008, par Falila Gbadamassi -
Marco, alias Khamsa, è scappato dalla sua famiglia d'accoglienza per rendere
visita a sua nonna malata. Ritrova il campo dei Gitani dove è nato, 11 anni fa a
Marsiglia, e la banda dei suoi amici: il cugino Tony, nano ma fortemente
protettivo, e Coyote. Se il primo ha deciso di guadagnarsi da vivere con i
combattimenti dei galli, Coyote s'è specializzato nei piccoli furti che
organizza con Rachitique, un piccol Arabo. Khamsa presto raggiunge il trio di
piccoli delinquenti per ingannare la noia e la tristezza di un ragazzo che non
ha più alcun riparo familiare. Lasciato a se stesso, Khamsa si da i mezzi per
sopravvivere. In un vero campo di Gitani, Karim Dridi filma da vicino questa
volontà incrollabile ma contrastata dalla precarietà. Lontani da essere vittime
consenzienti, questi ragazzi che recitano quasi il loro essere personaggi, si
battono con collera e frenesia contro il rullo compressore della delinquenza. Karim Dridi
non edulcora mai la realtà, anche se ne sublima la proiezione filmando in campo
d'azione. Il cineasta se ne fa eco. Consegna così una pellicola forte e
avvincente su un aspetto, incarnato da un giovane Marc Cortes sottile ed
ispirato, dell'infanzia in emergenza.
All'inizio, lei voleva fare un film sulla delinquenza. Come ha fatto
questo progetto a scivolare verso la narrazione del quotidiano di Marco, questo
ragazzo meticcio gitano-arabo che ritrova dopo una fuga il campo dei gitani
dov'è nato? Avevo voglia di parlare nel modo in cui la delinquenza si fabbrica, di come
nasce. C'è gente nel nostro paese, non ne citerò il nome ma si riconosce, che
pensa che la delinquenza è culturale, comportamentale, o genetica. Per queste
persone, si nasce delinquenti all'età di 3 anni, si possono anche fare dei test
per determinare se il bambino è delinquente o no. E' molto pericoloso. Questo
tipo di asinerie non è lontano da altre, come quella di pensare che una razza è
superiore all'altra. Questi pregiudizi sono fondamentalmente legati ad un
pensiero coloniale che, malgrado tutto, oggi sopravvive ancora. Per tornare alla
delinquenza, è fabbricata dal contesto socio-economico in cui vivono i bambini.
Il mio film lo prova.
Perché ha fatto di Marco, soprannominato Khamsa nel film, un meticcio? Nella mia testa è sempre stato un meticcio. Ma l'avevo pensato metà
maghrebino e metà francese, come me. Non avevo affatto l'intenzione di fare un
film sui gitani. E' stato il mio amico, Sofiane Mammeri, il mio giovane attore
in Bye-Bye, che all'epoca aveva l'età di questi ragazzi che recitano in Khamsa,
che mi ha parlato del campo dei Gitani. Poi, sono tornato a Marsiglia con
l'intenzione di girare un film ed ho parlato del mio progetto a Sofiane, che mi
ha detto: "ti voglio presentare dei ragazzi formidabili". Così ho incontrato
Tony, il piccolo nano, e Coyote. Ero allucinato davanti alla loro energia, la
loro lingua, la loro parlantina, la loro potenza visuale. Ma sono rimasto
scioccato per il contesto sociale in cui vivevano. Mi dicevo che non era
possibile nella seconda città più grande di Francia, in una delle più grandi
città d'Europa, che ci fosse una miseria così nera subita da dei Francesi. Non
sono degli esiliati, immigrati venuti dalla Romania o sans-papiers. Il film
parla di cittadini francesi da almeno 400 anni. Il padre di Nicolas Sarkozy è
Ungherese.
La sua ibridazione è tanto più simbolica perché i Gitani ed i "capretti",
è così che i primi soprannominano gli Arabi, non si amano molto in questa parte
della città? I poveri si accapigliano spesso tra loro e gli altri aspettano che si
massacrino.
Lo dice nel suo blog. Su Khamsa, la problematica di lavorare con ragazzi
l'ha sfidata molto. Mi hanno fatto osservare che in tutto il film o quasi, ci sono dei ragazzi.
Dopo aver visto Los Olvidados di Luis Buñuel, Pixote:
A Lei do Mais Fraco d'Hector Babenco, sono colpito dalla potenza cinematografica
dei bambini. Un bambino, è l'innocenza, anche se gioca molto, non lo fa con i
sentimenti e le sensazioni. Avevo voglia di lavorare con esseri molto puri,
anche deboli, i più poveri di fronte alla vita. Khamsa è uscito dal ventre di
sua madre da 11 anni e cerca il suo posto in una società che non lo vuole. E'
drammatico, ma il dramma è il carburante dei film, dei romanzi, delle grandi
opere. Ci sono due tipi di cinema. C'è chi ama quelli che divertono per
dimenticare la loro condizione terrena e chi vuole scoprire un'altra realtà.
Scoprire un'altra realtà, è quello che propone Khamsa. Alcuni giornalisti, non
molti, mi hanno detto che il film non è ottimista. Confondono la realtà in cui
vivono con la rappresentazione che guardano. La rappresentazione è una proposta,
si presume descriva, testimoni una realtà il cui scopo è toccare lo spettatore.
E' la funzione del cinema e dell'arte. In Francia, questa è la prima buona
notizia, si possono girare dei film come Khamsa, finanziato un mese prima
dell'elezione di Sarkozy. Spero che in futuro sia ancora possibile.
Marco porta molto bene questa ambivalenza - sofferenza e innocenza - sulla
sua faccia adorabile. Cosa l'ha decisa a conferire questo ruolo a Marc Cortes,
che non era la sua prima scelta? Era un altro ragazzo che doveva interpretare Marco, ma commise una gran
bestialità e il giudice gli ha impedito di partecipare al film. Dunque ho dovuto
rivoluzionare il casting ed ho incontrato Marco. Gli piace il calcio e diverrà
sicuramente un giocatore professionista, se non sceglierà di diventare attore.
Ho anche scoperto che sapeva cantare il flamenco. Cantava a cappella ed ho avuto
i brividi. Questo piccolo ragazzo è capace di interpretare la collera, la forza,
la tenerezza, il dolore, le emozioni più varie. Si vede bene nel film. E' capace
di una grande violenza come di tenerezza. E' quello di cui avevo bisogno. Marco
è formidabile. Khamsa è stato la scoperta di un grande attore. L'altra buona
notizia di questo film, è che si scopre che questi ragazzi che si ritiene
perduti, con cui si pensa non ci sia niente da fare, sono capaci di consegnare
una prestazione notevole ed notata, visto il numero d'interviste. Si assiste
così all'emergere di un attore come Marco che viene dagli ambienti più
svantaggiati di Francia. Se questo non è ottimismo, non so cosa sia.
Lei ha racconti su tutti questi ragazzi. Come si comportano e come
reagiscono al film? Marco si comporta bene. Ha la chance che manca al suo personaggio, cioè
avere dei genitori ed una struttura familiare molto solida. Va a scuola, gioca a
calcio in un club semi professionale. E' molto inquadrato. Gli altri sono sempre
nel campo ed il guaio è che non c'è niente da fare.
Nella vita reale vivono di piccoli furti? Quelli che vivono nel campo, no. Possono aver avuto esperienze simili nel
passato. Ma oggi, come nel film, non hanno intenzione di farlo. Aspirano, come
tutti, ad una vita normale.
Alla fine, questi giovani non recitano il loro personaggio, recitano un
ruolo? Per Marco, al 99% è un ruolo. La sola cosa che ha in comune con Khamsa, è
l'essere gitano. Quello che interpreta Rachitique, Mehdi Laribi nella vita, l'ha
già fatto. Anche Mehdi ha molto talento, ma vive in una città molto povera. La
delinquenza è paragonabile ad un mulinello che ti aspira verso il fondo. La sola
soluzione, è estrarre i ragazzi dal fiume e metterli altrove. Cosa che è molto
difficile da fare.
Lei ha passato due anni a lavorare sulla delinquenza infantile per fare
questo film. Cos'ha imparato? A livello della delinquenza stessa, non ho imparato niente. Ho solo
dimostrato quello che già sapevo con la mia arma, il cinema. Ma ho scoperto una
minoranza, i Gitani, gli Zigani, i Rom, la Gens du voyage. Chiamateli come
volete. Persone, che appartengono da diversi secoli alla nostra società
francese, e che mettono in evidenza un problema che si pone a noi democratici
europei. Siamo capaci di integrare queste minoranze senza disintegrarle? Voglio
dire accettare l'altro con la sua cultura, accettare che queste minoranze
integrino il tessuto repubblicano apportando un di più alla Francia. Quando
vince la squadra francese, che è composta da Arabi, da Neri che vincono, tutta
la Francia scende a festeggiare per strada. Questo dev'essere possibile anche
quando si tratta di scienziati, cineasti, scrittori, sindaci. In Francia, si
deve poter accettare l'altro quando vuol vivere sul suolo francese e si piega
alle regole della Repubblica. "Tutti aspirano alla felicità" diceva
Houellebecq. Vale per i Neri, gli Arabi ed i Gitani.
Perché le interessa tanto il problema dell'immigrazione? Molto semplicemente perché sono meticcio franco-tunisino. Dopo Bye Bye, ho
battuto sullo stesso discorso. Credo in una Francia meticcia e meticciata, che
integra tutte le minoranze per fare un cemento repubblicano, democratico
francese. E' l'opposto di una corrente di pensiero, non tanto vecchia, che stima
la razza bianca superiore alla razza nera, per esempio. E' intollerabile. Ho in
progetto di fare un film con dei protagonisti di origine africana, perché c'è un
problema vero in Francia. Dove sono i Neri in Francia? Son passati 15 anni da
quando ho girato Bye Bye e c'era lo stesso problema per i Magrebini. Oggi ci
sono Sami
Bouajila, Roschdy Zem... (attori franco-magrebini, per chi non vuole cercare
su Google ndr). Lavorano e si ha l'impressione che il problema per i
Magrebini sia a posto. Può essere. Per quanto riguarda i Neri, è molto difficile
citare un film francese con attori neri. Questo vuol dire che non hanno il
diritto di raccontare le loro storie? Molto semplicemente, il pensiero coloniale
non esiste più nella vecchia maniera, ma esiste ancora.
Quali sono i progetti che abbondano nel suo spirito, che sembra in
costante ebollizione? Lavoro ad un progetto relativo all'esposizione coloniale del 1930, dove sono
stati rinchiusi dei Kanachi. Amerei anche girare in Etiopia perché la musica
etiopica mi tocca parecchio, ed è un paese dove l'Islam e la cristianità
coesistono pacificamente. Non si sa per quanto tempo durerà ancora. Ugualmente
lavoro a Le Dernier vol di
Lancaster con Marion Cottillard e Guillaume Canet. L'azione del film si
svilupperà nel Sahara del 1930.
L'immigrazione, i rapporti intercomunitari, conviene se diciamo che lei fa
un cinema sociale? No, perché è riduttivo. Ho fatto anche un blog con altri cineasti su questo
tema. Bisogna fare attenzione con il termine "sociale". Quando Catherine Deneuve
gira un film in 400 m2 sulla XVIe, non si dice che fa cinema sociale. Tuttavia,
lo è. Film sociale significa film sui poveri? Preferisco che si dica che faccio
film sui deboli, gli esclusi, i marginali. E' vero, sono soggetti che mi
attirano. Lascio ad altri il compito di fare dei film sulla pena di essere
ricchi: a ciascuno il suo sociale. L'ingiustizia è un motore artistico e
drammatico molto forte per me.
I delinquenti, i borseggiatori, c'erano già in Pigalle. I suoi personaggi
sono sempre su un filo. Ho scritto una pellicola sui borseggiatori con Simon
Abkarian, che incarna il padre di Marco in Khamsa. In Khamsa, va tutto liscio
finché non gira male. Avrei voluto essere un funambolo o un musicista. Essere al
limite di resistere o di cadere tra le spine, dalla bellezza alla vita. Nel
contempo, va a finire male per tutti. La morte ci attende. La vita è una
tragedia.
Qualche parola su di lei. Come cineasta lei è così precoce come i suoi
personaggi? Ho cominciato a filmare che avevo 12 anni, l'età di Marco. Avevo voglia di
fare delle foto e mia madre m'ha offerto un apparecchio fotografico. Ho trovato
che non si muovevano. Quindi mia madre a 12 anni m'ha regalato una cinepresa, da
allora non ho smesso di fare film.
Khamsa de Karim Dridi
Avec Marc Cortes, Raymond Adam, Tony Fourmann, Mehdi Laribi
Durée : 1h 48min.
Sono una Sinti Francese che controlla ogni giorno "Google alerts, rom/rrom/tsiganes/gypsies/gitans,
etc," per conoscere cosa succede nelle nostre comunità. Vi giro un ritaglio
della stampa che è un terribile esempio di razzismo e forte pregiudizio contro
il nostro popolo.
Una francese di sessant'anni è andata alla polizia per denunciare un
tentativo di violenza sessuale nella strada della sua città.
Ha urlato, l'uomo è scappato, non le è stata usata violenza, ma il giornale
ha scritto "non c'erano testimoni, la polizia non ha una descrizione
dell'aggressore, ma dovrebbe essere uno Zingaro..."
Grazie! Quando c'è un tentato crimine, il colpevole dovrebbe essere uno
Zingaro...
Dal campo nomadi di vicolo Savini ad attrice di successo. Una giovane rom
sarà protagonista di un film e cooprotagonista di una fiction televisiva che
andrà in onda su Rai Uno a marzo (dal titolo "Butta la luna 2") e prima attrice,
nel film "Il prossimo tuo", che verrà presentato al festival del cinema di
Roma.
È la coronazione di un sogno che aveva sin da bambina di una ragazza rom di
etnia bosniaca, sedicenne, di nome Romana Hadzovic Merlin Romina, quarta di otto
figli di una delle famiglie rom più numerose, in città da oltre trent'anni.
«Tutti dovrebbero conoscere in disagio e il degrado in cui si vive in un campo
nomadi, a volte lì dentro si fanno scelte sbagliate imposte dalla situazione che
si vive. Non sarei mai arrivata - racconta commossa Romina - a raggiungere
questo traguardo, se i miei genitori non mi avessero mandato a scuola con i miei
fratelli e se non avessero rifiutato, dopo lo sgombero di vicolo Savini, di
farci vivere dentro un altro campo nomadi».
Soddisfazione anche dal regista della fiction, Vittorio Sindoni, che ha visto
recitare Romina con l’ex saltatrice di colore Fiona May e con Nino Frassica in
una serie televisiva dove si mescolano problemi legati a difficili convivenze
legati a diverse culture con una capacità di integrarsi anche in situazioni non
semplici come quelle che nascono con l’amore. (Emilio Orlando)
Lashi Vita - Con la ricerca e l'ammirazione per le storie sconosciute,
Mundi Romani, una
serie di documentari co-prodotti dalla Fondazione Romedia e dalla
Televisione ungherese Duna,
esplora l'incredibile mondo dei Rom dal Kosovo alla Spagna, attraverso Romania,
Francia, Macedonia o Israele. Il 14° episodio della serie fu girato ad agosto e
settembre 2008 in Italia, dove nel novembre 2007 l'uccisione di una donna
italiana da parte di un immigrato Rom scatenò un'ondata senza precedenti di
discorsi anti-Rom, politiche xenofobe e violenze razziali, che riportavano ai
giorni più bui della storia europea.
Come racconta Katalin Bársony, le autorità ed i soggetti delle loro
politiche, attivisti dei diritti umani, figure chiave religiose e gente
ordinaria, il giovane e il vecchio condividono le loro storie e opinioni mentre
la squadra di Mundi Romani viaggia dall'esplosiva atmosfera di Napoli verso
l'Italia settentrionale passando da Roma. Riusciamo a sentire i racconti
personali di quanti dovettero lasciare l'ex Jugoslavia per sopravvivere alla
guerra, come pure quei cittadini UE che fuggono dalla miseria che la vita in
Romania offre alla sua minoranza Rom, e le testimonianze dei Rom e Sinti
italiani, che hanno vissuto in Italia per almeno cinque secoli.
Tre comunità. Tre storie differenti. E' l'isolamento e la paura che rende i
loro destini così simili. Per le autorità italiane, per i media italiani e per
la maggioranza degli italiani, i nostri protagonisti non hanno storie, nomi,
facce. Sono stranieri da controllare, espellere, ripulire dall'Italia. Ma,
l'Italia è la loro casa.
Una situazione esplosiva in cui la legislazione UE sui diritti umani sembra
essere diventata irrilevante. In cui la libertà d'informazione è in pericolo,
come quando la troupe televisiva è stata fermata a Roma dalla Polizia. In cui
una mutua paura sembra aver catturato un'intera nazione. Questo documentario
girato in una delle più antiche e grandi democrazie d'Europa, solleva serie
domande sul significato di democrazia e sul ruolo della legge e sulle fragili
basi in cui giacciono la civiltà e l'Unione Europea.
Editor in Chief, Reporter: Katalin Bársony
Photographer: Csaba Farkas, András Néder
Sound Engineer: István Perger
Editor: Péter Kohut
Producer: Judit Ordódy
Expert: Ágnes Daróczi, Marion Kurucz
Directed by Katalin Bársony
Di Sucar Drom (del 30/09/2008 @ 14:54:26, in media, visitato 1825 volte)
Le famiglie Campos e Rossetto, dopo l'ennesimo rinvio del processo per direttissima contro i loro congiunti, hanno pregato che sia attuato il silenzio stampa. Da questo momento sucardrom chiede a tutti gli organi di stampa di non intervenire.
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