Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 05/05/2007 @ 10:19:27, in scuola, visitato 2181 volte)
Da
Roma_Daily_News
"Romani Project" presso l'Università di Manchester è orgogliosa di annunciare
l'uscita del DVD-ROM: "The Romani Languages - An Interactive Journey".
Il DVD segue la storia del linguaggio dalla antica India verso
l'Europa, attraverso i vari dialetti e gli sforzi di standardizzazione. I
test e le parti narrate sono in 18 lingue europee, incluso il romani. Sono
accompagnati da giochi interattivi, mappe, illustrazioni e file video.
Il DVD-ROM è visibile online, e si può scaricare dal sito Romani Project:
http://www.llc.manchester.ac.uk/Research/Projects/romani/ seguendo le
istruzioni presenti.
Si possono anche richiedere diverse copie stampate del DVD-ROM, senza spese
aggiuntive, tramite Romani Project. Batsa spedire una mail con soggetto 'DVD
order' a
romani@manchester.ac.uk aggiungendo il vostro indirizzo postale completo nel
corpo del messaggio.
Yaron Matras
Di Fabrizio (del 04/05/2007 @ 11:25:49, in scuola, visitato 3733 volte)
Rom, i precari fra i banchi
Amano la scuola, ma le condizioni disagiate e la paura di essere sgomberati da un giorno all'altro rendono difficile lo studio. E alle medie, quando il peso della diversità si fa insopportabile, c'è il più alto tasso di dispersione scolastica. Così l'integrazione, che passa attraverso l'istruzione, diventa un miraggio
di Marianna Russo
Pagano soprattutto le ragazze, costrette a indossare gonne lunghe mentre le loro coetanee sfoggiano jeans a vita bassa e top sbarazzini. Senza dimenticare il pregiudizio dei genitori italiani che non vogliono i rom in classe con i propri figli: li considerano violenti e svogliati, un "freno" al regolare svolgimento dei programmi scolastici Vivono in baracche di lamiera, tra fango e ratti. In condizioni igieniche al limite della tolleranza, se si ammalano non hanno diritto all’assistenza sanitaria. Ciononostante i bambini rom arrivati dalla Romania negli ultimi anni, amano andare a scuola e studiare. Ma non è facile mantenere un buon rendimento scolastico ed essere presenti in classe tutti i giorni, se a casa devi dividere una capanna con altre dieci persone. A Bologna sono circa un centinaio i bambini rom che frequentano le scuole, di cui almeno 80 sono rumeni. La frequenza è abbastanza alta nella scuola materna, regolare alle elementari e via via diminuisce nelle medie. «E' lì che si incominciano a notare le differenze» spiega la professoressa Antonia Dattilo, presidente dell'Opera Nomadi a Bologna. E'un'organizzazione nazionale che si occupa di mediare tra le istituzioni e il mondo dei rom per garantire loro i diritti fondamentali. «Alle scuole medie, i ragazzini iniziano la loro vita sociale – continua la professoressa – si incontrano dopo la scuola, escono insieme. A quel punto per i rom non è più facile integrarsi. Non possono invitare i compagni a casa né tanto meno spendere i soldi per i divertimenti adolescenziali. Inoltre i libri delle scuole medie sono tanti e costano. Poi vengono cambiati ogni anno per cui non si possono comprare usati ne passarseli tra fratello più grande e più piccolo. Poi si aggiunge un forte problema culturale. Le ragazzine, con l'inizio della pubertà, sono considerate donne e come tali hanno l’obbligo di vestirsi nella maniera tradizionale rom: gonne lunghe, grossi orecchini pendenti, zeppe e capelli che coprono la schiena. Con questo passaggio si sentono troppo diverse dalle loro coetanee che indossano jeans a vita bassa e toppini striminziti. Sentendosi inadeguate preferiscono lasciare la scuola». Ora l'Opera Nomadi a Bologna sta cercando di convincere la famiglie rom a far portare alle ragazzine jeans e maglietta, in modo che possano almeno completare la scuola dell'obbligo. Ma non è l'unico problema. Se un minimo si riesce a fare per quelli alloggiati in campi nomadi autorizzati, dove ci sono almeno i servizi essenziali, molto poco è possibile fare per quei bambini che vivono nella baraccopoli sul Lungoreno o nei campi abusivi. Su loro pende la spada di Damocle dello sgombero. «Prima di Natale - racconta la Dattilo – incontrai le famiglie che erano state appena sgomberate dal Lungoreno. Mi colpì quanto i bambini fossero rammaricati di lasciare la loro scuola. Nella fretta dello sgombero le loro mamme non erano riuscite a salvare dalle ruspe i loro zainetti con quaderni e libri». Gli “abusivi” sono per lo più rumeni. Sono aumentati negli ultimi anni in proporzione con l’aumento degli immigrati da questo Paese. In Romania erano stanziali da generazioni, ma sempre odiati ed emarginati dalla società. Lì i bambini erano abituati a frequentare la scuola. «Oltretutto la scuola rumena è molto più severa di quella italiana.- dice ancora la professoressa - A loro piace frequentare la scuola qui perché in confronto la trovano più semplice. Se si riesce ad integrarli nelle classi, diventano degli allievi modello. Potrei portarne molti esempi fra i miei studenti». Questo è un altro pregiudizio che l'Opera Nomadi si impegna ad abbattere. Dei 15 interventi di mediazione effettuati quest'anno nelle scuole bolognesi, quasi la metà riguarda genitori italiani che non accettano la convivenza dei loro figli con bambini rom nella scuola. Pensano che questi piccoli siano svogliati, aggressivi e ladruncoli. E che la loro presenza possa danneggiare i loro figli nell'apprendimento e rallentarli nello svolgimento del programma scolastico. «E' evidente che ci sono dei problemi di integrazione, ma non dipendono da loro. Gli ultimi arrivati non parlano italiano e vivono in condizioni di abbrutimento totale. Riusciamo a farli studiare il pomeriggio solo se c’è il tempo pieno. Una volta che tornano a casa non è più possibile seguirli e non si può pretendere che studino tra i topi e la spazzatura. E' già tanto se vengono a scuola con una certa frequenza. Per loro anche una giornata di pioggia può diventare un ostacolo insormontabile. Le baracche si riempiono d’acqua e non possono venire a scuola con i vestiti inzuppati. I loro papà vivono di lavoro nero nell’edilizia,senza tutele e ogni giorno possono rimanere senza lavoro e quando succede a loro non resta l’alternativa che fare l’elemosina per poter vivere». La scuola è per questi bambini l'unica salvezza per poter emanciparsi, ma non possono farlo se non cambiano le loro condizioni di vita. Oggi inoltre i rumeni come cittadini europei non possono essere ricacciati e sono ancora tanti quelli che continuano ad arrivare accampandosi alla meglio nella speranza di una vita migliore. Ma fin quando continuano a vivere nei campi nomadi è difficile. «Il campo nomade è un concetto superato.- dichiara ancora Antonia Dattilo - Non sono nomadi da millenni. E’ ovvio che non si può dare una casa a tutti. Il percorso in questo senso è ancora lungo. Intanto l’Emilia Romagna si è impegnata a non costruirne più. In alternativa verranno costruite delle microaree per singole famiglie dotate di casette in cemento e servizi essenziali. Non si può garantire loro l’istruzione se non gli si da prima una vita più dignitosa»
ARTICOLI COLLEGATI
Il "prof" rom salvato da una maestra Santino Spinelli, 43 anni, ha ottenuto due lauree a Bologna e oggi insegna lingua e letteratura romanì all'Università di Trieste. Storia di un rom che è riuscito ad emanciparsi grazie alla scuola: «Tanti amici fuggivano dai banchi, io ho avuto un'insegnante che mi ha fatto amare lo studio»
La Saffi multietnica non piace La scuola media del quartiere San Donato ha la più alta percentuale di stranieri: uno ogni due alunni. L'insegnamento, assicura la preside Maria Amigoni, è rimasto di qualità. Ma gli italiani non si fidano e cambiano istituto: «Lo scambio interculturale funziona poco»
La scheda: chi sono i rom
Di Fabrizio (del 28/04/2007 @ 09:56:15, in scuola, visitato 2900 volte)
Da
Mundo_Gitano
Córdoba
Per la prima volta, le famiglie gitane ricevono educazione formale
Provengono da diversi quartieri della città ed hanno tra i 10 e i 65 anni.
Impareranno a leggere e scrivere attraverso un'iniziativa dell'OnG Amor por los
Marginados y Olvidados (AMO), e potranno anche insegnare il loro idioma
originario ai cordobesi che lo desiderano. Le classi si troveranno due volte la
settimana nel barrio Villa El Libertador, nella casa della famiglia Traico, una
delle più tradizionali di Córdoba.
Yanina Soria ysoria@lmcordoba. com.ar
La lavagna, i gessi, i quaderni, le matite e la maestra. E' tutto pronto.
Arrivano poco a poco nella piccola scuola improvvisata in casa della
famiglia Traico a Villa El Libertador.
Anche se provengono da quartieri distinti della città di Córdoba e hanno tra
i 10 e i 65 anni, tutti perseguono lo stesso obiettivo: imparare a leggere e
scrivere in castigliano.
Qualcuno è agitato e ha molte aspettative, alle 15 in punto si siedono
davanti alla lavagna per iniziare la classe che durerà due ore.
Con volontà e pazienza la maestra inizia con le basi: l'abbecedario ed i
numeri. Pochi minuti dopo, dall'altro lato della sala, Claudia di 51 anni, non
può evitare di sentirsi emozionata di mostrare alla sua "signorina" - così viene
chiamata la docente - che riuscì a scrivere il suo nome da sola.
Si tratta di un'esperienza unica per la comunità gitana di Córdoba, per la
prima volta distinte generazioni hanno avuto accesso al sistema educativo.
Per anni le famiglie gitane tradizionaliste hanno considerato la scuola un
buono strumento, ma non imprescindibile per il futuro dei loro figli.
Storicamente, si intendeva la scuola come totalmente aliena dai valori gitani
tradizionali e, nel contempo, non trovava fiducia nella sua funzionalità.
Ora per iniziativa dell'OnG Amor por los Marginados y Olvidados (AMO) e di
fronte all'interesse manifestato dagli stessi membri della comunità, i gitani
potranno alfabetizzarsi, senza distinzione per l'età o il sesso. Il progetto
messo in moto giovedì scorso, è avallato da un programma del Ministero
dell'Educazione e si basa sullo scambio culturale, per cui oltre che imparare il
castigliano, potranno insegnare l'ungherese - la loro lingua d'origine - ai
cordobesi che lo desiderano.
"Per questa comunità, il fatto che i loro bambini apprendano e che le donne
possano uscire dalle loro case per assistere alle classi, è qualcosa di molto
importante perché rompe con la tradizione che le ha sempre relegate in casa. Il
non sapere leggere e scrivere è per loro un grande svantaggio, di fronte ad una
società che si basa sulla preminenza del linguaggio scritto", dice Lita Hobre,
titolare di AMO.
Un cambio per l'integrazione
Nella comunità gitana, da vari anni, si registrano dei cambiamenti come parte
di un processo di adattamento alla società cordobese attuale. L'educazione è una
delle aree dove maggiormente si sentono queste trasformazioni.
"Non sono mai a scuola, perché i miei genitori non ci credevano. I miei figli
hanno frequentato solo per pochi anni. Ora, sentiamo tutti la necessità di
imparare e mi sento felice che possiamo studiare assieme, accompagnati dai
gitani di altri punti della città. Così potrò leggere libri e soprattutto,
scrivere la mia storia", ha detto Mónica Traico, la padrona di casa.
Gli adulti non hanno mai frequentato la scuola, i bambini lo hanno fatto sino
ai 10/11 anni. Soprattutto per le donne questa è una vera sfida, un "passo verso
il progresso del popolo gitano".
Vestita nel costume tradizionale e col foulard che caratterizza le donne
sposate, la donna ha aggiunto che molti e diversi fattori incisero negli anni,
riguardo al cambio di mentalità sull'istruzione.
Alcuni degli aspetti che esemplificano l'accelerata trasformazione sono il
passare dalla vita nelle tende a quella nelle case, e con ciò l'accesso ai
servizi pubblici come l'acqua, il gas e l'energia elettrica, la convivenza
vicinale con chi non appartiene alla comunità, la stabilità nel quartiere e
l'accesso alla salute pubblica.
Un'altra meta raggiunta ottenuta da queste nuove strutture sociali è stato il
contatto con individui alieni al loro popolo, mentre prima era una cosa
considerata rischiosa per la possibile perdita di identità che ciò implicava.
Donne, lavoro e tradizione
Così come gli uomini della comunità si dedicano esclusivamente ad attività
come il commercio e la compravendita di veicoli, anche le donne hanno un ruolo
definito che le lega alla gestione della casa.
"Noi siamo incaricate di tutto ciò che ha a che vedere con la casa: il pasto,
la pulizia, e naturalmente i figli. Possiamo uscire per la spesa, però alle otto
(di sera) dobbiamo essere a casa", spiega Mónica Traico, membro di una delle
famiglie gitane di Córdoba più tradizionaliste.
Senza dubbio, col proposito di rompere con gli stereotipi ed ottenere
un'uscita lavorale, le gitane di Córdoba assieme alla AMO sviluppano un progetto
micro-imprenditoriale.
"Si tratta di un progetto verso l'inclusione sociale sostenibile [...]. E' un
passo verso l'ingresso formale della donna gitana nel mondo del lavoro" dice Carlos Camargo,
membro dell'associazione.
Tramite questa iniziativa, le gitane potranno disegnare e confezionare
vestiti ad un prezzo più basso di quello dei negozi di moda.
"Inizieremo con alcune macchine da cucina, che ci stanno insegnando ad
adoperare. Poi al posto di portare i modelli dalla modista, lo realizzeremo noi
stesse in casa. [...] Ci costeranno la metà", dice Rosa Traico, che condivide la
casa di Villa El Libertador con nuove persone, tra cui tutta la famiglia di suo
fratello.
Così il micro-impiego significa una forma degna di affrontare la
discriminazione.
Per Monica "Le donne che uscirono in strada a cercare lavoro, non trovarono
niente. Vedono come sei vestita e ti ricacciano. Questo progetto significa una
sfida e un buon veicolo di inserimento".
Di Fabrizio (del 26/04/2007 @ 09:37:43, in scuola, visitato 2937 volte)
- progetto di attività didattica e animativa rivolta ai bambini del campo
rom di via Triboniano a Milano
- intervento volto a contrastare la dispersione scolastica
Il campo di via Triboniano:
Si trova nella zona 8 di Milano. Dal 1999 sono iniziati degli insediamenti di
Rom provenienti dalla Romania e a novembre del 2001 c'è stato il riconoscimento
come campo comunale. Oltre ai Rom rumeni si sono aggiunti Rom provenienti dalla
Bosnia Erzegovina.
I soggetti proponenti:
Associazione Oltre il campo, in collaborazione con l'associazione Aven
Amentza - Unione Rom e Sinti
Motivazioni:
Tra i portatori di diverse culture, i meno integrati nella società italiana
sono senza dubbio gli appartenenti al popolo Rom. Una delle cause che
maggiormente contribuisce all'esclusione dei Rom dalla società maggioritaria è
la scarsa scolarizzazione e l'alta percentuale di abbandono scolastico, tanto
che essi spesso non possono ottenere permessi e licenze necessari all'avvio di
attività commerciali a causa della mancanza dei titoli di studio obbligatori.
Se ciò è vero per i Rom italiani, la situazione si complica ulteriormente per
i Rom provenienti da altri stati, perché alle difficoltà già riscontrate si
aggiungono le barriere linguistiche.
La situazione di disagio ed emarginazione si riflette in primo luogo sui
bambini, costantemente esclusi dal mondo col quale entrano in contatto, tramite
la televisione e i racconti dei compagni a scuola, ma che nella realtà è loro
negato, obbligandoli a restare ai margini..
Il disagio più grande cui i bambini sono sottoposti è legato all'istruzione.
Ci siamo interrogati sul loro rapporto con la scuola, sull'attrazione che questa
riesce ad esercitare, sulle prospettive che offre e sulle reali capacità che
essa ha di accogliere.
Troppo spesso le strutture scolastiche sono inadeguate per comprendere i
bisogni di bambini abituati a confrontarsi quotidianamente con l'emarginazione,
la povertà, la violenza. A causa della mancanza di strumenti necessari per
rapportarsi a bambini provenienti da culture diverse dalla nostra. Vorremmo
quindi sopperire in parte a questa mancanza procurando noi per gli insegnanti
bibliografie, dispense e libri scolastici usati in Romania e in Bosnia. Questo
per sopperire in parte anche alla perdita della cultura d'origine dei bambini,
che vivono la condizione dell'emigrante, nell'incertezza della loro permanenza
in Italia.
Obiettivo generale:
Interazione con la cultura maggioritaria ed espressività.
Strategia di intervento:
Considerando la diversità come un arricchimento e questo progetto come una
possibilità di scambio e di avvicinamento reciproco vogliamo coinvolgere altre
persone integrando una diversità che la nostra società, così diversa dalla loro,
fatica ad accettare e non vive come una ricchezza ma come una minaccia ai propri
valori e stili di vita.
Doposcuola: risulta indispensabile intervenire sui bambini del campo
di via Triboniano, tutti stranieri, che in massima parte frequentano le scuole
pubbliche presenti sul territorio, fornendo un supporto didattico per
l'apprendimento della lingua italiana, lo svolgimento dei compiti assegnati a
scuola ed il ripasso degli argomenti che presentano maggiori difficoltà.
Per realizzare questo riteniamo utile strutturare un luogo di incontro e di
attività che li stimoli ad esprimersi e a sfogare tutta la loro creatività,
esternare i loro sogni, desideri, problemi, mettersi in gioco in prima persona
attraverso laboratori ed attività espressive. Presupposto fondamentale è proprio
quello di coinvolgere i bambini rendendoli protagonisti assoluti.
Queste idee sono finalizzate alla crescita della motivazione nello studio, al
piacere di costruire qualcosa insieme agli altri, al sostegno delle proprie
capacità relazionali, all'abbattimento delle inibizioni e all'abitudine
progressiva allo studio impegnativo.
L'attività espressiva, nel momento stesso in cui riesce a "far star bene"
l'individuo, è fonte di benessere, sia a livello individuale che collettivo.
Risulta pertanto essere la migliore prevenzione del disagio.
Animazione: gioco come mezzo per imparare a rapportarsi, a creare
qualcosa insieme, sottostando a regole uguali per tutti, deve per vincere è
necessario lo sforzo e la collaborazione di ogni singolo individuo, dove ognuno
abbia un proprio ruolo.
Le "regole del gioco" implicano consapevolezza non solo delle regole a cui
sottostare ma anche dei diritti che ci competono.
Potenziare la dimensione del gruppo inteso come risorsa per la crescita
personale, per il sostegno reciproco e per la valorizzazione delle capacità
individuali, nella realizzazione di un risultato comune.
Conclusione:
Per far prendere coscienza anche ad altri di questi nostri scomodi "vicini di
casa" verrà allestita una mostra fotografica sulle attività al campo, dove
saranno esposti anche lavori dai bambini, notizie ed informazioni sulla cultura
rom.
Inoltre si prevede la distribuzione di materiale informativo e
l'organizzazione di incontri di conoscenza.
www.iorom.altervista.org
AAA Cercasi:
animatori, giocolieri, clown
e chiunque abbia voglia di aiutarci ad organizzare dei
pomeriggi di gioco con i bambini del campo rom di via Triboniano a Milano
iorom@libero.it
Di Fabrizio (del 18/04/2007 @ 09:00:06, in scuola, visitato 1965 volte)
Lo lancia il Ministero della Pubblica istruzione. Scadenza il 15 maggio
2007
Quali sono le buone pratiche di comunicazione fra le famiglie straniere e il
mondo della scuola? L'ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del
Ministero della Pubblica istruzione lancia un concorso per le scuole, il
concorso "La famiglia interculturale" che mira a valorizzare e promuovere
tutti quei progetti in supporto del miglioramento della comunicazione e della
interazione tra le famiglie di studenti italiane e quelle di origine straniera.
L'obiettivo è quello di fare emergere a livello nazionale ogni iniziativa di
dialogo e conoscenza reciproca, al fine di promuovere l'integrazione sociale tra
le famiglie italiane, straniere, rom, sinti e di altre minoranze
etnico-linguistiche.
Il concorso è rivolto alle scuole elementari, medie e superiori in Italia.
Insegnanti e studenti potranno presentare proposte e progetti focalizzati sul
campo dell'educazione interculturale. Saranno prese in considerazione anche
proposte progettuali che mirino al coinvolgimento e la comunicazione
interculturale tra italiani e stranieri, realizzate anche al di fuori del
contesto scolastico.
Sono previsti 9 premi di 2.000,00 ciascuno. Le migliori proposte potranno essere
integrate in una pubblicazione dell'UNAR sulla prevenzione della discriminazione
razziale in ambito educativo.
Tutte le proposte progettuali dovranno pervenire presso la sede dell'UNAR entro
il 15 maggio 2007.
Leggi il bando qui.
Per maggiori informazioni:
UNAR - Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali
Largo Chigi, 19 - 00187 Roma
tel 06.67792267- fax06.67792272
e-mail:
antidiscriminazioni@pariopportunita.gov.it
Di Fabrizio (del 12/04/2007 @ 10:08:34, in scuola, visitato 2189 volte)
Su Roma_andfriends una tabella vocabolario, che confronta alcuni termini comuni in sanscrito, romanes ed inglese
Di Fabrizio (del 22/03/2007 @ 09:49:28, in scuola, visitato 1905 volte)
Da
Mundo_Gitano
Por: Silvia Torralba
Lavorare in rete per dar voce alle donne gitane e promuovere il loro
accesso alla scolarità, dalla scuola sino all'università. E' l'obiettivo per cui
sette anni fa nacque Drom Kotar, un'entità delle donne gitane di Barcellona.
08/03/2007, Circa poco più di un mese fa, l'Università di Lleida ha
ospitato l'ultima edizione dell'Incontro
delle Studenti Gitane che, dal 2002, è promosso dall'associazione
Drom Kotar Mestipen.
In tutti questi anni, l'entità ha organizzato quest'iniziativa in nove occasioni
con l'idea di fomentare la partecipazione di bimbe e donne gitane che sono nel
processo di formazione e scambiare esperienze per lottare contro l'assenteismo
scolastico.
L'obiettivo è "conoscere le cause dell'abbandono prematuro" della scuola,
conoscere le alternative per superare questa problematica e, nel contempo,
mostrare come molte giovani e donne gitane "stanno arrivando lontano o vogliono
farlo" studiando all'università e lavorando per la loro comunità [...].
Negli Incontri delle Studenti Gitane partecipano ragazze e donne che stanno
formando entità sociali in tutta la Catalogna,maestri ed associazioni di
quartiere, sempre sotto la coordinazione di Drom Kotar.
Questa organizzazione si formò nel barrio de la Mina a Barcellona più di
sette anni fa al fine di riunire donne di differente età, gitane e no, per
superare situazioni di esclusione di genere e precedenza, far conoscere alla
società il lavoro che molte donne gitane attive realizzano per la loro comunità
e promuovere l'accesso alla scolarizzazione ed alla formazione di bambine ed
adulte.
Per questo, Drom Kotar ha predisposto spazi di dialogo, come gli incontri tra
studentesse ragazze ed adulte e la Commissione delle Madri. Attraverso quest'ultimo
spazio, che funziona da vari mesi, le donne gitane arrivano alle famiglie per
sensibilizzarle sull'importanza dell'educazione per il futuro dei loro figli, e
lavorare passo a passo con le loro scuole per formare il corpo insegnante con
metodologie di intervento sulla storia e la cultura del popolo gitano.
Formarsi per aumentare la partecipazione
Oltre a lavorare per aprire spazi di dialogo e promuovere la scolarizzazione,
Drom Kotar appoggia processi di formazione occupazionale per aumentare
l'inclusione socio-lavorale. In questa maniera, donne gitane di oltre 45 anni si
sono formate per lavorare come controllore nelle mense scolari, nella pausa e
nel tempo libero.
Questo tipo di formazione, segnalano da Drom Kotar, permette alle donne di
sviluppare abilità e, soprattutto, presuppone "includere le voci gitane,
attraverso le donne, dentro la scuola, nei centri civici, centri giovanili,
ecc." per superare situazioni come l'abbandono scolastico e la mancanza di
partecipazione, e generare referenti positivi.
A tutto questo, si aggiunge anche l'iniziativa Educa Rom, che si coordina con
altre associazioni di gitani di paesi come Romania, Ungheria e Francia.
L'idea
Non è altro che lavorare in maniera coordinata per promuovere l'accesso alla
scolarità di gitane adulte nel territorio europeo e, mediante educatrici ed
istituzioni di appoggio, sensibilizzare la popolazione sulla storia e la cultura
gitana e registrare i contributi realizzate dalle organizzazioni gitane.
Io cosa posso fare?
Quanti vogliono collaborare con la Commissione delle Madri
dell'associazione Drom Kotar Mestipen possono scrivere a
ARROBA@dromkotar.org
Il 2 e 3 aprile si svolgerà a Valencia il Congresso Nazionale delle Donne
Gitane organizzato dalla Federazione Autonoma delle Donne Gitane della
Comunità Valenciana. Se desiderate informazioni o volete partecipare, potete
domandare all'associazione
Drom Kotar
Mestipen.
COPYRIGHT © 1999-2006 Fundación Hemera
Todos los derechos son reservados
Di Fabrizio (del 20/03/2007 @ 09:41:21, in scuola, visitato 1594 volte)
Da
Roma_Francais
L'Alta autorità di lotta contro le discriminazioni e per le pari opportunità
(HALDE) ha giudicato discriminatorio il rifiuto del sindaco (UMP) di Béziers di
iscrivere 14 bambini rom in una scuola della città all'inizio del 2006.
"Questa misura che, nella sua motivazione, è rivolta solo ai bambini rom
residenti sul territorio del comune," [...] è discriminatoria, afferma HALDE
nella sua decisione datata del 12 febbraio 2007, ma che soltanto ora è stata
resa pubblica.
L'istanza fa riferimento ai motivi adottati dal sindaco e portata a
conoscenza dell'HALDE il 9 novembre 2006, dove segnalava che "I rifiuti di
iscrizione sono motivati da un problema di domiciliazione delle famiglie di
questi bambini sul territorio comunale, poiché queste risiederebbero attualmente
su una zona del territorio comunale per niente edificabile poiché fortemente
inondabile".
Ragionando sul proprio ruolo di sindaco incaricato, non solo di far
rispettare i regolamenti edilizi "ma soprattutto di garantire la sicurezza
pubblica", Raymond Couderc invoca "il rischio corso da queste famiglie a causa
del loro luogo di sosta", per giustificare non di potere "adottare alcuna misura
tale da incoraggiare la perpetuazione della loro residenza".
La sua decisione si fonda dunque soltanto sui rischi legati alla sosta delle
famiglie, subordinando il diritto dei bambini all'educazione al fatto che i loro
genitori non possano stazionare in zona pericolosa, si stupisce HALDE nella sua
decisione.
"Le regole riguardanti l'iscrizione a scuola e quelle relative all'urbanismo
ed alla sicurezza pubblica sono chiaramente distinte" ricorda,
qualificando questa situazione come "abuso di potere".
Il sindaco si è finalmente conformato all'obbligo di scolarizzare i 14
bambini, sottolinea tuttavia HALDE, poiché due famiglie hanno depositato una
procedura per direttissima-sospensione, il 1 settembre 2006, presso il tribunale
amministrativo di Montpellier. Il quale ha risposto, in settembre ed in
novembre, con tre ordinanze sospendendo le decisioni di rifiuto d'istruzione,
confermate successivamente dal Consiglio di Stato.
L'Alta autorità presenterà le sue osservazioni, dinanzi allo stesso tribunale
amministrativo, in occasione dell'esame in fondo alle richieste in annullamento,
la cui data non è ancora fissata.
Di Fabrizio (del 21/02/2007 @ 10:04:14, in scuola, visitato 1645 volte)
Da
British_Roma
www.cambridge-
news.co.uk
Un TEENAGER della comunità zingara di Huntingdon ha giocato un ruolo chiave
nell'aiutare a disegnare una nuova politica per i servizi infantili nello
Cambridgeshire.
Billy Smith, studente tredicenne della Hinchingbrooke School, ha dato
suggerimenti per il piano progettato dal Cambridgeshire Children and Young
People's Strategic Partnership, e i suoi appunti figurano anche nel documento
finale.
Il piano è formulato per migliorare la vita dei giovani e delle loro
famiglie.
Include misure per ridurre il numero di bambini feriti negli incidenti
stradali, migliorare la stima di loro stessi, affrontare il bullismo, aumentare
la partecipazione nello sport, presso le comunità viaggianti, del Bangladesh e
del Pakistan [...]
Billy, che è orgoglioso della sua origine Romani, dice di essersi divertito
nel prendere parte al progetto, specialmente nel fornire il punto di vista della
sua gente.
Dice "Ho intervistato alcuni consiglieri comunali e fornito schizzi e disegni
e lavorato al manuale - The Big Plan."
Billy, che è nato nell'Essex e ha girato tutta la regione, da circa 10 anni
abita in un appartamento.
"In realtà, preferisco viaggiare, ma non puoi fermarti da nessuna parte, e
quando lo fai [...] litighi con la gente, così devi spostarti," dice. "C'è del
bene e del male in ognuno. I Viaggianti non sono tutti cattivi."
Dice Coun Shona Johnstone membro dell'assessorato per l'infanzia e per i
giovani del Cambridgeshire:
"I bambini, i giovani e le loro famiglie sono nel cuore del piano che hanno
prodotto. Quanto ci hanno detto è stato vitale nel pianificare le nostre
priorità. Il contributo di Billy e della comunità viaggiante è stato di
particolare valore"
Coun Johnstone dice che il progetto consiste nell'assicurare ai bambini e
alle loro famiglie di ricevere servizi più veloci e più effettivi, dove vivono e
a scuola e col supporto del Governo.
Il piano, indirizzato ai comuni, alla polizia, ai servizi primari, [...] alle
scuole e alle organizzazioni di volontariato, è stato realizzato [...] grazie
alla collaborazione attiva di 1850 giovani.
Di Fabrizio (del 19/02/2007 @ 10:22:46, in scuola, visitato 1630 volte)
Da
British_Roma
The Times timesonline.co.uk 13
febbraio 2007
[...] Michael Zimmermann è stato il primo storico tedesco ad accendere un
riflettore feroce e da studioso sullo sterminio hitleriano dei Sinti e dei Rom
nelle camere a gas e nei campi di concentramento. La sua attenzione non è mai
diminuita da quando pubblicò nel 1996 il suo studio finale Rassenutopie Und
Genozid: Die Nationalsozialistis che Lösung der Zigeuner Frage (Utopia
Razziale e Genocidio: La Soluzione Nazionalsocialista della Questione Zingara).
Nel scriverlo, Zimmerman ha dovuto ordinare montagne di dati delle SS e altri
documenti ufficiali che erano rimasti intoccati dagli storici accademici per
oltre mezzo secolo. Ed è grandemente dovuto al suo lavoro il fatto che il
memoriale su quel genocidio sia ora in preparazione all'interno del Cancello di
Brandeburgo a Berlino.
Ha affrontato il soggetto quando, in una ricerca postdottorale da studente,
divenne parte di un gruppo di studio all'Università di Heidelberg, guidato da
tre professori che intendeva scavare nella storia della persecuzione dei Sinti e
dei Rom, sino allora negata dagli accademici. Fu allora la partenza di una
missione ventennale in cui Zimmerman ha messo la sua passione, la sua energia e
il suo notevole talento di storico contemporaneo e gli diede una reputazione
mondiale.
Ma questo non fu l'unico campo in cui diede un segno durevole. Fu Renano per
nascita e si interessò sulla spettacolare crescita dell'area della Ruhr come uno
dei principali centri europei del carbone e delle miniere e patria di
un'industria del ferro e dell'acciaio. Fu membro di un gruppo pioneristico che
pubblicò il lavoro sulla rapida nascita delle industrie della Ruhr, Die
Erfindung des Ruhrgebiets. Arbeit und Alltag um 1900 (L'Invenzione dell'Area
della Ruhr, Lavoro e Vita Quotidiana attorno al 1900). Da solo o in
collaborazione con altri pubblicò lavori sulla storia orale, principalmente
raccolta negli anni del declino di quelle industrie, come anche una serie di
studi sulla routine quotidiana e la qualità di vita dei minatori, dei lavoratori
del ferro e dell'acciaio.
Siccome il suo cuore apparteneva ai perseguitati, fece sua la storia della
comunità ebraica di Essen, "capitale" della Ruhr, e per otto anni tenne un
appuntamento unico come storico ufficiale presso la Vecchia Sinagoga della
città.
Con un così solido e pioneristico lavoro, la sorpresa sulla carriera di
Zimmerman è forse che non sia riuscito ad atterrare in alcun importante
appuntamento accademico. Per gli ultimi 12 anni della sua vita, la sua fonte di
reddito principale era un impiego nella formazione e nel reparto culturale del
consiglio della città di Essen.
Vinse una qualificazione postdottorale, conosciuta come "Abilitazione" e
limitata principalmente al mondo accademico di lingua tedesca, dall'antica
università di Jena per il suo lavoro accademico sui Sinti e Rom. Per molti
studenti, l'Abilitazione è il passaporto al professorato ma Zimmemrman era
troppo individualista per un lavoro di squadra, e così si accontentò di un posto
non-stipendiato di lettore nel dipartimento di storia moderna all'Università di
Jena e nell'Università della Ruhr di Bochum. Dal 2003 era anche "professore
ospite" all'Istituto di Storia Contemporanea di Vienna.
Gli sopravvive la sua compagna da tempo, Yvonne.
Michael Zimmermann, storico, nacque il 17 novembre 1951. A 55 anni, è
morto di cancro il 20 gennaio 2007
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