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La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 19/12/2009 @ 09:13:11, in musica e parole, visitato 2014 volte)

Gianluca Giunchiglia - LUNGO LA FERROVIA - Edizioni Erasmo - 128pp. 9,50 E. www.edizionierasmo.eu

In mezzo ai capitoli del romanzo breve “Lungo la ferrovia” corrono le storie di due incontri. Il primo - reale - è quello tra Gianluca Giunchiglia, pisano di nascita ma livornese d'adozione, psicopedagogista in servizio presso l'Istituto scientifico Fondazione “Stella Maris” di Calambrone (Pisa), e il bambino rom che la sua struttura gli ha affidato tempo fa; il secondo – intensamente immaginato – è quello che intreccia i destini di Gioni e Miluna, undicenni, due piccoli rom cui la fantasia del Giunchiglia scrittore ha affidato il ruolo di protagonisti nel libro che segna il suo esordio nel campo della narrativa.

Dal primo incontro, si sviluppa il secondo. Dentro l'invenzione letteraria che insegue questi adolescenti attraverso le tantissime gamme della loro penetrante, solare, inquieta vitalità, ci sono le impressioni, i ricordi, le riflessioni di un “gagé” (termine che i rom usano per indicare noi italiani) che viene invitato dalla famiglia di un piccolo zingaro all'interno di un “campo”. Capitò un 6 maggio, si festeggiava S. Giorgio. L'incontro si svolse «dentro un container adibito a casa – scrive l'autore in una nota – dove questa famiglia vive. Era il primo giorno della loro festa e grandi e piccini erano ben tenuti e vestiti con gli abiti più belli che avevano. Mi hanno accolto con dolcezza, omaggiandomi delle pietanze tipiche della loro cultura […] Pure le regole dell'igiene erano rispettate, gli alimenti cucinati in contenitori usa e getta con posate di plastica. All'esterno, nel “campo”, non vi erano immondizie sparse attorno, contrariamente a quello che si può immaginare. Solo che vivono con un sistema fognario danneggiato e mal funzionante che crea pozzanghere di acque nere a cielo aperto. Le atmosfere però sono invidiabili; le musiche, il contatto con la terra, sono tipiche di quel popolo, così molto attento alla natura...».

Luci e ombre. Le stesse che colorano i gesti, le parole di Gioni e Miluna. Ecco perché la fantasia e la realtà risultano, tra queste pagine, sorprendentemente sincrone, empatiche, parallele come le verghe del binario che appare nella foto di copertina. Anche le luci e le ombre di quest'esistenza di frontiera osservata con gli occhi dell'adolescenza corrono in parallelo. Ciò che affiora in superficie è una penombra cangiante pronta in qualsiasi momento a diventare sereno come anche a trasformarsi in tempesta; una specie di tramonto dalla luce sorprendentemente nitida che consente di osservare tutto con chiarezza, anche le contraddizioni, anche il doloroso attrito di bene e male, legalità e illegalità, integrazione ed emarginazione, cultura e degrado. Giunchiglia sintetizza (e spiega) questa realtà dalla valenza ossimorica con un verso di Holderlin: “Là dove c'è pericolo, cresce ciò che salva”.

Pubblicato in marzo da Media Print Editore, subito dopo ristampato per i tipi delle Edizioni Erasmo, “Lungo la ferrovia” si è aggiudicato menzioni speciali al Premio Internazionale “S. Margherita Ligure – Franco Delpino”, al Premio “Emozioni d'inchiostro” di Reggio Calabria, al Premio letterario “Viareggio Carnevale”. A novembre è stato premiato da Alexian Santino Spinelli, ambasciatore dell’arte e della cultura Romanì nel mondo e professore all’Università di Chieti, per il secondo posto al Premio artistico Internazionale “Amico rom”, sezione opere edite di narrativa.

Il libro è stato presentato al settembre pedagogico del Comune di Livorno e diverse scuole secondarie di primo grado lo stanno adottando per i progetti sull’intercultura.

Andrea Lanini (Giornalista)


“Lungo la ferrovia” è un romanzo breve, di facile lettura, scritto da un pedagogista che ama la poesia, tanto da vincere dei premi. Un romanzo si sa è una rappresentazione (fantastica) della realtà, l’immaginazione di eventi che accadono nella mente dell’autore che li ha vissuti in altra forma e che li ha approfonditi e analizzati in vari aspetti; cioè esso è un ideazione che riporta però dei fatti conosciuti a fondo, dentro le loro dinamiche interattive che poi, con l’ausilio della creatività, si trasformano in un’invenzione. Non faccio una recensione all’opera letteraria, non sarei adatto. Ho letto il romanzo con una visione pedagogica e traggo solo qualche considerazione.

L’argomento trattato è un tema d’indubbia attualità sociale e politica: il problema rom che, pur esistendo da sempre, in questo periodo storico è sviscerato dai media continuamente più nel male che nel bene, con ricadute che considero importanti sul piano culturale. Ciò che mi ha colpito nel racconto non è tanto il rapporto dei due protagonisti (Gioni e Miluna), la loro storia e la loro amicizia, quanto le relazioni dei contesti in cui essa si sviluppa. I contesti sono rappresentati dal gruppo dei pari, dalla scuola e dagli adulti che in essa vi lavorano, dal “campo” rom, dalla comunità vicina al “campo” rom. In questi contesti l’autore descrive una fitta rete di interazioni fatte da accettazione e rifiuti. Non emerge nessun tentativo d’integrazione nel suo significato pieno, forse un atteggiamento di questo tipo lo si ritrova nell’autista dello scuolabus, che però ha un ruolo marginale per poter diventare la figura di riferimento per l’integrazione.

I due ragazzi protagonisti, come tutti i ragazzi della loro età, sono in una fase di costruzione della propria identità personale e sociale, per cui hanno bisogno sperimentare ruoli, realizzare esperienze mediante l’incontro con l’ “altro”, di seguire esempi e modelli. Essi manifestano bene questi bisogni nel corso della loro vita quotidiana e nel rispetto delle differenze di genere: Gioni li esprime con molta più energia di Miluna e, proprio per le differenze individuali, reagisce con la fuga a quello che percepisce come rifiuto. L’esempio, il modello buono, il riferimento educativo è il nonno (nemmeno il padre) che è l’unico ad esprimergli un progetto di vita, è colui che stimola il nipote a compiere la programmazione del suo futuro. Ma è una figura sola, che sta nel “campo” rom (e questo non è un caso!) e con un debole aggancio (la signora amica) nella comunità sociale. Poco per un processo evolutivo, per un cambiamento sociale.

Il romanzo descrive una realtà vera che una società civile come la nostra, democratica, che si basa sul principio della non discriminazione, non può più trascurare e rimandare oltre.

L’autore con questo suo primo romanzo offre molti spunti di riflessione e ci spinge ad avviare un progetto serio verso l’integrazione delle culture.

Giuseppe Rulli (Pedagogista)

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Di Fabrizio (del 18/12/2009 @ 09:33:13, in Europa, visitato 2051 volte)

Da British_Roma

La più nota compagnia di sicurezza antizigana, responsabile di innumerevoli sgomberi brutali, comunica che sta per partire una delle più vaste operazioni di "pulizia" mai intrapresa contro la comunità viaggiante in Bretagna.

Constant & Co., che ha ottenuto decine di milioni di euro nello sgombero degli Zingari dalla loro stessa terra, in maniera dura e quasi illegale, ha vinto la gara d'appalto per demolire Dale Farm (QUI il dossier, ndr), che ospita 500 Viaggianti nei pressi di Crays Hill, Essex.

Il lavoro, di tre milioni di euro, dovrebbe comprendere la rimozione, ed in alcuni casi la demolizione, di chalet e case mobili, e la cacciata fisica di 100 famiglie, bambini, anziani ed infermi inclusi, che dovranno lasciare il distretto, impoveriti e senza un posto dove andare a vivere legalmente.

Il dieci dicembre oltre venticinque persone, tra cui componenti dei gruppi antifascisti e della chiesa cattolica, hanno manifestato davanti al Basildon Centre, dove si era riunita la giunta comunale per decidere sull'evento.

Portavano dei cartelli, su cui era scritto: CONSTANT & CO SONO DELINQUENTI RAZZISTI, FERMATE LE VIOLENZE DEGLI UFFICIALI GIUDIZIARI e BASTA ALLA PULIZIA ETNICA.

Una seconda ditta, Shergroup, si è vista rifiutata, anche se un consigliere aveva detto che la compagnia era maggiormente pronta a rispettare gli standard riguardo i bambini e le persone vulnerabili, come pure le conformità UE su salute e norme di sicurezza.

Un portavoce per Dale Farm ha detto in seguito che assieme alle loro case ed alla frequenza scolastica dei bambini, le famiglie stanno per perdere il loro club giovanile unico nel genere e la cappella di San Cristoforo.

"Questa è pulizia etnica," ha detto una madre. "Ma il consiglio comunale sta tentando di camuffare questo fatto con un sacco di discorsi politicamente corretti."

A causa dell'alto costo del lavoro, Basildon è stata costretta a ricorrere al Giornale ufficiale dell'Unione Europea. Nel suo annuncio il consiglio municipale dichiarava che l'offerta vincente doveva "dimostrare un impegno nel sostenere i principi di eguaglianza e di differenza nella legislazione ed essere sensibili e responsabile ai bisogni delle persone."

Però, Basildon si era espressa in favore al reingaggio di Constant, una società che il consiglio comunale aveva già impiegato per numerosi piccoli sgomberi. I critici dicono che sono stati condotti in spregio alle norme UE sulla salute e la sicurezza, e hanno portato alla distruzione di una gran quantità di proprietà private.

Il suolo superficiale è stato distrutto ed il terreno circondato da alti valli di terra. La maggior parte del suolo è ora inondato da acqua contaminata degli scarichi distrutti, costituendo una fonte di inquinamento per bambini e adulti che continuano a vivere nei paraggi, in attesa di ulteriori incursioni di Costant.

Carovane in fiamme

Un film prodotto per la Dale Farm Housing Association mostra carovane in fiamme ed ufficiali giudiziari che minacciano bambini terrorizzati. Una compagnia che noleggia attrezzature ha interrotto il suo contratto con Constant, a causa del suo approccio brutale. Riferendosi allo sgombero di Twin Oaks, Justice Collins ha detto presso l'Alta Corte che dopo aver visto il video che mostra Constant all'opera, considera inaccettabile la condotta dei suoi dipendenti, che porterebbe inevitabilmente a traumi e lesioni.

"Il consiglio deve riconsiderare l'uso di questa compagnia," ha dichiarato Justice Collins. Ha anche notato che la polizia ha mancato di frenare gli eccessi dei dipendenti di Constant. Collins ha aggiunto che nel caso di malati gravi e delle esigenze dei bambini, lo sgombero sarebbe sproporzionato.

Anche se il diritto di sgombero è stato sostenuto sinora, le condizioni che ha ricordato sono state adottate in una complessa decisione della Corte d'Appello all'inizio dell'anno.

Come richiesto dall'Atto di Libertà d'Informazione di fornire copie della Valutazione obbligatoria del Rischio, riguardo gli sgomberi di Hovefields e Dale Farm, Basildon ha ammesso che tale valutazione non è stata preparata.

Jean Sheridan, madre di Dale Farm di tre gemelli, è piena di paura dei traumi che gli ufficiali giudiziari potrebbero causare ai suoi bambini. Spera che prima che Constant inizi ad operare, lei possa portare il caso al Tribunale Europeo dei Diritti Umani.

"Non abbiamo nessun altro posto dove andare ed i miei figli hanno bisogno di cure mediche," dice Jean. "Sono nati prematuramente e sono stati fortunati. Come potranno sopravvivere al terrore che porterà Constant?"

La Commissione GB sull'Infanzia ha chiesto a Basildon cosa intende fare per salvaguardare i bambini come quei gemelli, durante la demolizione e quale sistemazione alternativa verrà offerta loro. Non è stata ricevuta nessuna risposta soddisfacente.

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Di Fabrizio (del 17/12/2009 @ 20:41:29, in Regole, visitato 1434 volte)

AGI News

(AGI) Venezia 17 dic. - "Adesso qualcuno capira' quale disastro sarebbe un presidente leghista nel Veneto". Cosi' il consigliere regionale veneto Igino Michieletto (Partito Democratico) commenta il trasferimento del prefetto di Venezia Michele Lepri Gallerano. "Grazie al ministro Maroni trasformatosi in ministro di ferro - spiega Michieletto - il prefetto di Venezia viene cacciato per non aver seguito il diktat di chi voleva impedire, contro ogni buon senso e ogni regola di convivenza civile, il trasferimento dei Sinti negli alloggi preparati dal Comune di Venezia. Chi, dopo l'arrivo della signora Zaccariotto alla presidenza della Provincia di Venezia, non avesse ancora compreso pienamente in cosa consiste l'uso leghista del potere, ora e' servito". Secondo Michieletto "l'ingresso degli esponenti del Carroccio nei ruoli-guida delle istituzioni finisce per trasformarle nel braccio armato dei settori piu' xenofobi di un governo impegnato nella guerra senza quartiere a ogni pratica di umanita'". "C'e' da augurarsi - prosegue il vicepresidente dei consiglieri Pd a palazzo Ferro-Fini - che basti questo come esempio per capire cosa significhera' per il Veneto avere un presidente leghista: nessuno sforzo deve quindi essere trascurato nella costruzione di un vasto fronte che permetta, alle prossime elezioni, di fermare la marcia delle truppe di Bossi in una regione tradizionalmente libera e ricca di sensibilita' umanitaria come il nostro Veneto. Qui non ci sono bandierine e piccoli interessi da difendere - conclude Michieletto - ma valori di liberta', di diritto e di umanita', di sensibilita' cristiana, da riaffermare con forza". (AGI) Cli/Ve/Pgi

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Di Fabrizio (del 17/12/2009 @ 09:39:53, in Europa, visitato 1638 volte)

Comunicato Stampa Venerdì 18 dicembre, prima Marcia della Pace della Vrancea

Ferrara (Italia) – Panciu (Vrancea, Romania), 16/12/2009. Venerdì 18 dicembre, in un freddo inverno romeno, sarà una data decisamente importante per tante realtà sociali: alle 12.30, infatti, a Focsani, prenderà il via la Prima Marcia della Pace della Vrancea, regione della Moldavia romena a nord di Bucarest.

La Marcia rientra nel quadro della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza. Non essendo riusciti nell’intento di organizzare un vero e proprio braccio romeno della marcia, transitata un mese e mezzo fa non molto lontano (Budapest e Praga), si è deciso di costruire dal basso la Prima Marcia della Pace della Vrancea, una delle zone meno ricche del paese. Grazie all’impegno dell’Associazione Rom pentru Rom di Panciu, quindi, si riuscirà a compiere un piccolo tragitto a Focsani, la città più grande e importante della zona. Nella marcia sono coinvolte anche alcune istituzioni locali: Prefettura, Regione, Comune di Focsani, Provveditorato agli Studi, tutti hanno aderito a questo evento che rappresenta una assoluta novità per una regione normalmente non molto attenta a certe tematiche

La giornata inizierà al Teatro Municipale di Focsani, dove in occasione della Giornata Internazionale delle Minoranze è stato organizzato uno spettacolo cui parteciperanno delegazioni di quasi tutte le scuole della regione. Fra gli invitati anche un gruppo di bambine e ragazzi del Centro “Pinochio” di Panciu, struttura gestita da Rom pentru Rom con il sostegno di IBO Italia, che si esibirà con un numero di giocoleria. Al termine della manifestazione, la Marcia partirà in direzione del Provveditorato agli Studi. Un tragitto di circa due chilometri, simbolico, che coinvolgerà alcune centinaia di persone e darà modo di aprire un confronto pubblico su tematiche come diritti umani, inclusione sociale, discriminazione, non violenza cercando di aggregare tutti coloro che incontrerà nel proprio percorso.

Non sarà certo una manifestazione come quelle cui siamo abituati nelle grandi città europee, con serpentoni di persone che cantano, ballano e urlano slogan, ma un timido inizio di presa di coscienza da parte di un microcosmo associativo, scolastico e istituzionale. Diverse sono, infatti, le associazioni presenti sul territorio romeno, spesso piccole realtà di paese o di provincia che singolarmente portano avanti i propri validi progetti con serietà e convinzione. La Marcia vuole essere un inizio di percorso comune, unità di intenti, collaborazione fra realtà che operano nel sociale, aperto anche a quelle istituzioni, ancora poche purtroppo, più sensibili a certe tematiche.

L’Associazione Rom pentru Rom ed i volontari di IBO Italia, hanno svolto un ruolo fondamentale nell’accensione di questa prima scintilla: la speranza è che altri raccolgano il messaggio e che in futuro si possano moltiplicare le occasioni di confronto e collaborazione, facendo diventare la marcia un appuntamento fisso nel calendario del paese.

Nel gruppo di chi attende con impazienza venerdì vanno sicuramente citati i bambini e i ragazzi della Rom pentru Rom: insieme a una delegazione del Liceo Ioan Slavici di Panciu e allo staff delle ONG parteciperanno alla marcia.. Adita, Ionut, Andreea e Oana sventoleranno con allegria le bandierine della marcia che hanno pitturato per l’occasione. Per molti di loro sarà la prima volta fuori da Panciu, dato che Focsani si trova a circa 20 km. Uno spostamento che forse nella nostra società in continuo movimento non sarebbe nemmeno considerato “viaggio”, un’occasione irripetibile invece per questi ragazzini che sono cittadini di un’Europa da rincorrere ancora per parecchio tempo.
 
Giacomo Locci - IBO Italia
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Di Fabrizio (del 16/12/2009 @ 09:21:53, in Italia, visitato 1731 volte)

Libero News

Bologna, 14 dic. - (Adnkronos) - "Da alcune settimane e' entrato in funzione il piano freddo, l'iniziativa del Comune che ha permesso di trovare un ricovero notturno a tutti i fissi senza dimora bolognesi, e i cui primi risultati sono positivi". E' quanto spiega l'assessore ai Servizi Sociali del Comune di Bologna, Luisa Lazzaroni, nel giorno della prima nevicata della stagione che stamattina ha imbiancato il capoluogo emiliano con un sottile strato candido. "Nessuno deve dormire in strada o in situazioni di fortuna da cui, come avvenuto in passato, possono scaturire drammi" prosegue Lazzaroni che sottolinea come, oltre al piano antifreddo, il Comune abbia gia' deciso di "affiancare due provvedimenti straordinari".

"Il primo - specifica l'assessore - riguarda un'attivita' di controllo nei campi nomadi e nelle strade di Bologna affinche' nessuna persona passi la notte al freddo o in baracche riscaldate con fiamme libere e cosi' a rischio incendio. Non ci dovranno piu' essere casi Florin, in queste notti i servizi sociali controlleranno la citta' ed in particolar modo i luoghi abitualmente frequentati dagli homeless per assicurarsi che tutti usufruiscano dei posti letto gia' attrezzati o per accompagnarci chi fosse ancora in strada".

"Il Comune e' pronto anche in caso di ulteriore peggioramento delle condizioni atmosferiche" garantisce ancora Lazzaroni, ricordando che e' stata "gia' allestita una struttura in centro in cui offrire anche un riparo diurno ai senza fissa dimora in caso di necessita'". "La tempestivita' dell'azione dell'amministrazione - conclude l'assessore - e' la miglior conferma del reale impegno della giunta a sostegno dei piu' deboli".

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Di Fabrizio (del 15/12/2009 @ 09:17:33, in casa, visitato 1964 volte)

Da Czech_Roma

Kobylé nad Vidnavkou, 12.12.2009, 16:04, (ROMEA/Šumperský a jesenický deník) - I Rom di Kobylé nad Vidnavkou stanno riparando un edificio residenziale in rovina, con l'assistenza del consiglio comunale e della Società dei Rom di Moravia (Společenství Romů na Moravě). Da 35 anni l'edificio non aveva acqua corrente. Le donne andavano a prendere l'acqua al fiume, o più recentemente ad un pozzo riaperto, che in precedenza era adoperato come discarica. Riporta il giornale Šumperský a jesenický deník che i residenti in passato avevano rivenduto l'impianto idraulico.

Gli uomini che vivono lì, ora passano il tempo libero tra mattoni, malta e tubature. "Per noi è un gran cambiamento. Soprattutto per i bambini. Ci saranno acqua corrente ed i servizi," riporta il giornale le parole di Anna Oračková. Le donne che lì vivono dovevano trasportare diversi secchi d'acqua ogni giorno ed erano a rischio continuo di epidemie.

La ricostruzione è il risultato della gran mole di lavoro del consiglio cittadino e degli operatori sociali della Società dei Rom di Moravia. Un anno fa, la famiglia Goga, proprietaria dell'edificio, persero un membro della famiglia in un incidente stradale. Quando Milena Kamená, sindaca (indipendente) di Kobylé nad Vidnavkou, venne coinvolta nella questione dell'eredità, suggerì di portare le medievali condizioni di vita all'epoca moderna.

"Ho detto che sarebbe stata la loro prima ed ultima possibilità di migliorare la proprietà, ed ho chiesto se volevano spendere una parte del denaro per riparare l'edificio. È triste che la morte del padre della famiglia sia la fonte di questa inaspettata possibilità, ma hanno avuto l'opportunità di ristrutturare," ha detto la sindaco al giornale.

La vedova ed i figli del defunto spenderanno 200.000 CZK per le riparazioni, una pari cifra è stata donata alla famiglia da un'associazione civica che vuole rimanere anonima. "Sono stato il primo ad essere d'accordo. Approvo di spendere il denaro per le riparazioni. Ci siamo incaricati noi dei lavori," dice orgogliosamente Gustav Goga.

"E' stata un'idea eccellente. Il nostro intento era di portarvi l'acqua corrente. Sono contento che siano stati trovati i fondi," ha detto a Deník Rudolf Dubovan, della Società dei Rom di Moravia.

Dubovan sta aiutando le famiglie a trasformare la costruzione in una residenza adeguata. "L'acqua è già collegata. Ci saranno due bagni, uno al pianterreno e l'altro al primo piano," ha detto Dubovan. Il forno per il pane è stato rimosso per potere costruire un bagno. Sarà anche spostato lo scarico del bagno precedente, dove veniva fatta scorrere l'acqua raccolta esternamente. "Costruiremo una pergola. Ci sarà un altro scarico corrente. Costruiremo anche un camino, così non ci sarà rischio di incendi ed installeremo nuovi pavimenti. Cos'altro? Vedremo cosa possono permettersi."

L'edificio, posto vicino alla ferrovia, ospitava due famiglie. Dopo che i primi occupanti se ne andarono, i Rom occuparono l'edificio e gradualmente lo svuotarono di ogni suppellettile di valore. Lo stato, che in origine ne deteneva la proprietà, la vendette infine alla famiglia Goga al prezzo simbolico di una corona. L'operatore sul campo Rudolf Dubovan ha lavorato negli ultimi due anni con le famiglie che vivono lì. L'allacciamento dell'acqua è il più grande successo della loro collaborazione.

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Di Fabrizio (del 14/12/2009 @ 17:40:08, in Italia, visitato 1747 volte)

Venerdì 18 dicembre, dalle 17.00 alle 21.00, in via Frisi 6 a Milano

Vendita straordinaria dei lavori del Laboratorio di cucito del Campo Rom di Rho!

Se dovete prendere ancora qualche pensierino, è l'occasione giusta:
Cristina vi aspetta con i lavori di cucito delle ragazze del campo di via Sesia di Rho

Dopo il successo alla Grande festa balcanica, ci sono ancora:
- gonne
- sacchetti lavanda x cassetti
- sacchetti anticervicale
- grembiuli
- portatorte
- borse!

Fate un doppio regalo: a chi volete voi e alle alle nostre ragazze!

Inoltrate e condividete!
GRAZIE!

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Di Sucar Drom (del 13/12/2009 @ 09:52:26, in blog, visitato 1740 volte)

Venezia, consegnate alle famiglie sinte le nuove abitazioni
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Torino, Rom Città Aperta
Si rinnova la collaborazione del Sottodiciotto con il Centro Nazionale di Documentazione e Analisi per l’Infanzia e l’Adolescenza (CNDA), il più importante osservatorio italiano sul mondo dei minori, attraverso l’iniziativa “...

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Arriva una mappa del mondo attraverso i sogni dei bambini. Un giro del globo in trecento notti, in trecento pensieri più reali del vero, raccontati da chi non ha ancora dieci anni e un'immaginazione scapigliata che in un grattacielo della periferia romana o in una capanna del Senegal rend...

Milano, leggere Tettamanzi prima di criticarlo
Il discorso alla città di Milano tenuto dal cardinale Dionigi Tettamanzi alla vigilia di Sant'Ambrogio ha suscitato, quest'anno, un vespaio di polemiche che non è facile placare. Sono note (e prevedibili) soprattutto le reazioni di parte leghista, anche se alcuni esponenti del Carrocci...

Cosenza, premiato l'artista Bruno Morelli
Il 29 ottobre al Teatro Rendano l’artista Bruno Morelli ha ricevuto a il Premio Carical per la Cultura Mediterranea istituito dalla Fondazione CARICAL. L’importante premio è stato assegnato a Bruno Morelli nell’ambito della sezione creatività. L’Istituto di Cultura Sinta si complimenta con Fo...

Emergenza civiltà
Qualche sera fa sono stato invitato a introdurre un libro di pedagogia interculturale. L’incontro procedeva senza grossi scossoni e la platea applaudiva e annuiva soddisfatta alle tesi espresse. Verso la fine della serata ho chiesto all’autrice di parlarci di un paragrafo del suo libro ...

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Di Fabrizio (del 13/12/2009 @ 09:23:40, in conflitti, visitato 1760 volte)

Segnalazione di Tommaso Vitale

11/12/2009 - L'INTERNAMENTO DEI ROM E DEI SINTI IN ITALIA DAL '40 AL '43 Mercoledì alle 11 Convegno alla Sala del Mappamondo. Introduce Lupi. Diretta webtv

In occasione del settantunesimo anniversario della promulgazione delle leggi antiebraiche e razziali, mercoledì 16 dicembre alle 11, presso la Sala del Mappamondo di Palazzo Montecitorio, si terrà il convegno "L'internamento dei Rom e dei Sinti in Italia dal '40 al '43". Aprirà i lavori, il Vicepresidente della Camera dei deputati, Maurizio Lupi. Seguiranno gli interventi di Nazzareno Guarnieri, Presidente della Federazione Romanì, Radames Gabrielli, Presidente della Federazione Rom e Sinti Insieme, Luca Bravi, Professore presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Firenze. Durante l'iniziativa, sono inoltre previste, una testimonianza di Malena Halilovic, giovane ragazza rom, la proiezione di un video e la lettura della poesia "Deportazione", del sinto Vittorio Mayer Pasquale. L'evento sarà trasmesso in diretta sulla webtv di Montecitorio.

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Di Fabrizio (del 12/12/2009 @ 09:26:19, in Europa, visitato 2041 volte)

Draganesti Olt da CITYROM Una ricerca per la soluzione dei problemi abitativi delle popolazioni emarginate

«Hanno costruito tutte queste case dall’Italia. Hanno fatto i soldi in Italia. Anch’io ho comprato la casa». Maria abita a Draganesti, un paese di dodicimila abitanti nella regione dell’Oltenia, in Romania. Ha cinquanta anni, tre figli e sette nipoti ed è separata dal marito. Coi soldi che ha guadagnato in Italia ha comperato una casa per il figlio maggiore. È costata undicimila euro. «Ho lavorato da una donna: lavavo, stiravo – dice in un buon italiano –. Ho fatto anche la badante. Abitavo nella baracca. Mio figlio Michele quando siamo arrivati aveva sette anni, è andato scuola per quattro anni. Una famiglia italiana mi aiutava. Lo portavano in macchina a scuola e lo andavano a prendere. Dormiva da loro tutta la settimana e la domenica mattina lo riportavano in baracca. Ma i nostri parenti erano invidiosi e hanno detto che quelli si approfittavano del bambino. Continuavano a dirlo e allora ho denunciato la famiglia italiana. Ma poi ho ritirato la denuncia e abbiamo fatto pace. Sono tornata qui perché sono ammalata. Depressione. Mio marito mi ha mandato via e vivo da mio figlio maggiore. L’Italia mi ha distrutto. Tante famiglie sono diventate ricche e tante si sono rovinate. Solo chi ruba e fa cose brutte ha la casa grande, ha tutto…».

Ogni tanto Maria torna in Italia. Resta a Milano un mese dormendo in una baracca in un campo abusivo. Con l’elemosina guadagna circa trecento euro. Porta i soldi a casa e quando finiscono riparte. È quello che fa la maggior parte dei milletrecento rom che vivono a Draganesti (più del dieci per cento della popolazione del paese). Viaggiano con un piccolo bus guidato da uno degli abitanti, che per cinquanta euro assicura il collegamento con Milano e trasporta anche pacchi e lettere. Qualcuno ha ottenuto un container nel campo comunale di via Triboniano ma in genere i rom di Draganesti a Milano abitano nelle “baracchine”, insediamenti abusivi che costituiscono una sorta di doppio milanese del loro villaggio romeno. Sono loro che per anni hanno resistito a una serie di sgomberi sotto il ponte di Bacula, nel quartiere della Bovisa, alla periferia nord di Milano, ricostruendo ogni volta le baracchine. Dopo l’ultimo sgombero e la messa in sicurezza dell’area da parte del comune, si sono trasferiti in una zona abbandonata nel quartiere Lambrate.
Flora è tornata a Draganesti dopo l’ultimo sgombero, il marito è rimasto a Milano. «Vasile chiede l’elemosina e poi mi manda i soldi. Li porta qui un amico con la macchina. Io sto qui perchè i bambini vanno a scuola. Per ognuno di loro il governo mi dà un sussidio di circa dieci euro al mese. Una volta sola li ho portati per due mesi in Italia». A Milano Flora viveva col marito in una baracca sotto il cavalcavia Bacula, costruita da loro stessi con assi di legno recuperate dai cantieri e teloni di pvc. Misurava due metri per tre e c’era spazio per un materasso e una stufa a legna. Si affacciava in uno spiazzo tra le baracche dove gli abitanti del villaggio si riunivano per chiacchierare, cucinare sulla griglia e mangiare insieme. A Draganesti Flora vive lungo la strada che conduce al centro del paese, sui cui lati sorgono case monofamiliari abitate da cittadini di etnia rom e non solo. Alcune sono piccole, costituite da un’unica stanza fatta di mattoni di terra a vista. Altre sono più grandi, con i tetti decorati con lamiera intagliata e un corridoio d’ingresso illuminato da ampie finestre. Altre ancora sono nuove o in costruzione, molto più grandi, dai colori vivacissimi, con torri, archi e cortili chiusi da cancellate. A Draganesti non ci sono fogne e i servizi per la maggior parte sono costituiti da una baracca in un angolo del cortile. Pochissime case hanno l’acqua corrente mentre la maggior parte ha il pozzo in cortile.

La casa di Flora è stata dipinta recentemente di un arancione molto acceso e ha gli infissi bianchi. «L’abbiamo ampliata due anni fa, con i soldi dell’elemosina. Abbiamo unito le due vecchie stanze e ne abbiamo aggiunto un’altra», racconta. La cucina è un piccolo edificio giallo indipendente, situato nell’ampio cortile pavimentato. Sul retro si trovano un recinto con polli e oche e la baracca di legno della latrina. Le stanze sono accoglienti, ciascuna con un grande letto-sofà e tappeti colorati alle pareti. La stanza più grande è riscaldata da un’antica stufa a legna in ceramica.
Poco lontano dalla casa di Flora abita Monica. Anche a Milano, sotto il cavalcavia, Flora e Monica erano vicine di casa. Monica ha diciannove anni ed è tornata da poco in Romania per partorire. Il bambino, nato otto giorni fa, l’ha chiamato Armani. Il padre del bimbo e il cognato di Monica sono ancora a Milano. Monica abita con il padre, la madre, il fratello di sedici anni e la sorellina di sette in una casetta fatiscente che confina col cortile di una delle case più grandi e vistose del paese. Anche questa appartiene a loro, l’ha costruita il padre di Monica. Ma la casa è quasi vuota. Le sei ampie stanze hanno l’aspetto intatto, così come il bagno piastrellato con vasca e doccia. Una stanza funziona da guardaroba ed è piena di abiti tradizionali femminili. «Non posso dormire nella casa nuova – dice la mamma di Monica –, non sono abituata. Non so quando ci andremo. Adesso viviamo tutti insieme nella casa piccola».

Luciano ha ventiquattro anni. Lui una casa non ce l’ha. Abita dalla sorella che al momento è a Milano. Fino a un mese fa anche lui era in Italia, con la moglie e il figlio che ora ha un anno e mezzo. Era in regola, con la carta d’identità italiana. «A Milano – dice – lavoravo per una ditta di materassi. Ho anche il fatto il muratore. Ho distribuito volantini. Tre anni di lavoro e sono riuscito a comprare solo un pezzo di terreno. È costato quattromila euro. Voglio costruirci la casa. La faccio con la terra perché non ho i soldi per i mattoni. Il terreno è largo sette metri e lungo cento, ci voglio coltivare la verza, il pomodoro… Qui lavoro per una famiglia rom, faccio trasporti con il loro carretto a cavallo. Mi danno venti euro al mese. Anche mia moglie lavora due o tre ore al giorno in casa loro. Ci sono anche i rom ricchi a Draganesti. C’è il più ricco della Romania che ha quindici case, tutte uguali. Negli anni Novanta è stato in Italia, in Germania, ha girato tutta l’Europa. Non si sa che lavoro fa, non si può chiederglielo… Dall’Italia sono andato via perchè gli assistenti sociali hanno preso mio figlio. Hanno detto che io e mia moglie facevamo accattonaggio. Allora ho preso mio figlio e sono andato via. In Italia non torno senza un lavoro».

Luciano a Draganesti sembra un’eccezione. Le scenografiche case di chi torna dall’Italia con i soldi spiccano nel paesaggio agricolo depresso dell’Oltenia e costituiscono un miraggio a cui è difficile resistere. I rom di Draganesti vanno avanti e indietro da Milano a caccia di soldi, da ottenere con il lavoro, l’accattonaggio o le attività illecite. D’altronde a Draganesti il lavoro non c’è e quel poco è pagato malissimo. Un operaio in fabbrica guadagna duecento euro e in questa zona la fabbrica è una sola. Produce vestiti e vi lavorano duecento donne. Solo tre sono rom. (sp/…)

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