02/02/2010 - Il 25 novembre 2009 Thomas Hammarberg, Commissario per i Diritti
Umani, ha scritto una lettera alla Cancelliera tedesca Angela Merkel, in cui
chiede di fermare con urgenza la deportazione dei rifugiati Rom verso il Kosovo.
Ieri in un seminario a Stoccolma, Thomas Hammarberg ha informato di aver
ricevuto una risposta dal governo tedesco, che gli intimano di non rendere
pubblica (cosa tra l'altro impossibile secondo le leggi svedesi). Invece, ha
raccontato al pubblico sul contenuto della risposta. La Germania sta insistendo
nella sua politica di deportazione dei rifugiati verso il Kosovo. Nella
risposta dicono che intendono deportare 2.500 rifugiati Rom all'anno, sino a
quando tutti 10.000 avranno lasciato la Germania. E' tutto estremamente
spaventoso. Thomas Hammarberg mi ha detto che intende visitare nuovamente il
Kosovo nelle prossime settimane. Dopo, intende scrivere a tutti i governi
europei (Svezia compresa) che intendono deportare rifugiati Rom verso il Kosovo
per chiedere loro di fermarsi.
[...]
Irka Cederberg Journalist
Davidshallsgatan 25 A S-21145 Malmö Sweden
Tel +46-40-232402
mobil +4670-6368817
(clicca sull'immagine per vederla
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il futuro dell’area attualmente occupata dal Campo Rom Casilino 900 è un
enigma: la versione ufficiale dice che diventerà parte del PARCO di
Centocelle, altre voci dicono che sarà un PARCHEGGIO a servizio della
linea C della metro, di certo c’è che, con il trasferimento del campo, la
comunità Rom viene PARCHEGGIATA altrove, senza conoscere il suo futuro
quello che segue è la testimonianza degli ultimi giorni del campo raccontata
dagli studenti della Facoltà di Architettura di Roma Tre
Roma, 19 gennaio 2010. L’amministrazione comunale dopo un anno di
trattative con i rappresentanti della comunità e il Coordinamento Rom a Roma
comincia lo sgombero del Casilino 900, dando così il via al Piano Nomadi. Il
trasferimento del campo più grande d’Europa è proposto come esemplare, un
modello da seguire per superare una volta per tutte la “questione Rom”, non solo
nella capitale ma in Italia.
Ma ciò a cui stiamo assistendo non è la realizzazione di quelle promesse con cui
l'amministrazione è riuscita ad ottenere la collaborazione dei Rom un anno fa:
all'orizzonte non si vedono case, né a Roma né nelle provincie intorno, non c'è
il nuovo campo in cui trasferire l'intera comunità senza smembrarla, un campo
che sarebbe dovuto essere costruito dai Rom stessi, e che avrebbe dovuto avere
aree dove fare il mercatino, spazi di incontro per la comunità, depositi per i
materiali ferrosi, laboratori artigianali. Non si vedono né le cooperative né i
progetti per l'inserimento lavorativo né i nuovi documenti di identità, in mano
hanno solo delle strisciette di carta con la richieste di asilo umanitario, dopo
essere scappati dalle guerre e aver vissuto quaranta anni in Italia. Dopo un
anno la sensazione è che Rom siano lentamente scivolati in una trappola, la
solita trappola, quella del campo, del container e dell’invisibilità.
Le famiglie del Casilino 900 verranno divise secondo la loro nazionalità, in
quattro campi: via di Salone, via Gordiani, via Candoni e Camping Roman River.
Accettano di trasferirsi senza opporsi, assistono alla demolizione delle loro
case, vanno via senza alcuna garanzia sul proprio futuro. Oggi è iniziata la
fine di Casilino 900, ma non della “questione Rom”, dell’annoso problema dei
campi, che non si risolverà certo ammassando persone negli attuali campi già
pieni, né creandone altri, sempre più periferici e sorvegliati.
Gli studenti della Facoltà di Architettura di Roma Tre raccontano la storia
dello sgombero, attraverso le storie di chi ha lasciato o sta per lasciare il
campo e attraverso gli oggetti che è stato costretto a lasciarsi dietro. Storie
che nessuno ascolta, oggetti strappati alle grinfie di una ruspa. Storie ed
oggetti di persone a cui stanno portando via la casa e il luogo in cui sono
cresciuti in cambio di un futuro incerto, di cui non sanno quasi nulla, fatto di
scatole di latta chiuse in recinti sorvegliati. Il nostro lavoro vuole
raccogliere e proporre delle alternative, dimostrare che un’altra via è
possibile ed è pure più conveniente, per i Rom e per tutti: l’autocostruzione,
fuori da altri ghetti, oltre i recinti dei campi, verso un futuro in cui Rom e
Gagè possano cominciare a conoscersi e a superare i reciproci pregiudizi, verso
un'altra città da inventare insieme.
Questo blog intende avviare un Osservatorio per il Monitoraggio del
Trasferimento del Casilino 900. Invitiamo tutti i cittadini e le associazioni
che in questi anni sono stati vicini al campo a partecipare scrivendo a
casilino900@googlegroups.com
E' passato un anno dal febbraio 2009, quando la bidonville rrom sotto il
ponte autostradale di Gazela, a Belgrado, fu vittima di un terribile incendio.
Il sindaco approfittò dell'occasione per espellerne tutti gli abitanti. In
aprile, vennero abbattuti i baraccamenti illegali del Blocco 67, a Nuova
Belgrado. Il sindaco continua le sue operazioni di "pulizia sociale",
ma i Rrom cacciati in provincia muoiono di fame e di freddo. Reportage a Vranje. Par
Goran Antić
Vista del vecchio campo rrom di Gazela
Il solo accesso all'accampamento improvvisato di Vranje, 350 chilometri a
sud di Belgrado, è un percorso fangoso che sale per la collina. Gli stessi
abitanti hanno scavato dei percorsi nella terra per arrivare ai loro ripari.
La casa dove alloggiano Nasser Kamberi, 38 anni, sua moglie ed i loro tre
bambini, due ragazze ed un ragazzo, è tipica: pareti nude senza intonaco, un
tetto di lamiera coperto di plastica. I suoi bambini poco vestiti corrono nella
neve del mese di gennaio, mentre i loro vestiti di ricambio, vecchi e strappati,
si asciugano su una corda stesa.
"I bambini non possono andare a scuola in questa maniera, hanno vergogna di
essere sporchi e malvestiti. Prima, a Belgrado, andavano a scuola. Qui, non
hanno niente, né quaderni, né libri, né matite," spiega Irinka, la moglie di
Nasser.
La vita era dura a Belgrado nell'accampamento illegale stabilito sotto il
ponte di Gazela, ma la comunità si organizzava, faceva piccoli lavori,
raccoglieva vecchi cartoni, faceva la selezione dei rifiuti per il riciclaggio.
Invece, a Vranje, non c'è nulla da fare. "Non c'è lavoro. I nostri bambini
crepano di fame e viviamo di carità," racconta Nasser.
Le autorità di Belgrado hanno giustificato la pulizia dell'accampamento con
la necessità di fare piazza pulita per la ricostruzione del ponte, che farà
parte del famoso corridoio 10, che attraversa la capitale serba.
La decisione di spostare i Rrom è stata presa nel 2007, quando la Banca
Europea per lo Sviluppo e la Ricostruzione (BERD), ha dato il suo benestare per
assegnare i fondi per la ricostruzione del ponte alla condizione di spostare la
gente che vi viveva sotto.
I Rrom sono stati ripartiti in diversi luoghi in provincia, secondo i loro
vecchi indirizzi di residenza, con la promessa che le autorità locali li
accogliessero in condizioni rispettabili.
I Rrom si sono lamentati delle loro condizioni presso le autorità serbe
Quanti si trovano a Vranje si sono lagnati presso il Ministero del Lavoro
e gli Affari Sociali, denunciando le loro attuali condizioni di vita. La sola
risposta che hanno ricevuto è stato che gli enti locali erano responsabili e
dovevano occuparsi di loro.
l comune di Vranje sostiene di aver ricevuto più famiglie di quante aspettava
e che non aveva fondi per occuparsi di tutti.
La famiglia di Dino Kamberović che conta tre persone fa parte di questi nuovi
arrivi. Ha ricevuto un'assegnazione di realloggiamento da parte del governo di
140.000 dinari (circa 1500 euro), ma il denaro è scomparso molto rapidamente.
"Il denaro è finito in un batter d'occhio. Non avevamo più nulla ed avevamo
bisogno di tutto. Ho speso denaro per mangiare, per gli abiti, per il
riscaldamento e per il materiale scolastico di mio figlio di 10 anni", spiega
Dino che non ha lavoro e la cui famiglia deve sopravvivere con gli aiuti sociali
di 15.000 dinari al mese (circa 160 euro).
Miroslav Iljazović e le sei persone che compongono la sua famiglia vivono
affianco, in una baracca senza finestre con un uno tetto in lamiera. Ha ricevuto
soltanto 31.000 dinari (circa 300 euro) d'aiuto sociale in quest'ultimi sei
mesi, e tutto è stato speso per comperare da mangiare.
È la stessa cosa per Velija Kamberović. Di 20 anni soltanto, è già il padre
di quattro bambini che si appendono alle sue gambe e chiedono di mangiare.
"Mangiamo una volta al giorno ed è magra. È duro per noi perché non abbiamo
l'acqua corrente; i bambini si lavano una volta al mese".
A Vranje, sono arrivate persone due volte di più rispetto a ciò che era
previsto
I Rrom si sono lamentati più volte della loro situazione presso gli enti
locali ed il Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali, ma nessuno ha prestato
attenzione alla loro sorte. Il ministero li rinvia ai sindaci, ma lì non
ottengono più attenzione. L'ultima volta che una delegazione è andato dal
sindaco di Vranje, le guardie di sicurezza li hanno gettati fuori.
Branimir Stojancić incaricato degli affari sociali del sindaco di Vranje,
ripete che ci sono più persone che sono arrivate per essere rialloggiate che non
c'erano persone iscritte. "Avevamo una lista di 13 famiglie, e ne sono arrivate
29. Ci sono 16 famiglie che non erano iscritte e non possiamo aiutare tutta
questa gente".
Le autorità provano a conservare un legame con questi nuovi arrivi. Il giorno
di Vasilica, la festa celebrata da tutti i Rrom in occasione del nuovo anno
ortodosso, il 13 gennaio, gli eletti locali hanno offerto cognac ai residenti
del campo rrom di Gornja Čaršija.
Naser Kamberi non ha proprio apprezzato questo regalo. "Non abbiamo nulla da
mangiare ed il sindaco ha denaro per offrirci cognac! Non ho bisogno di cognac,
ho bisogno di prodotti alimentari, di abiti e di libri per i miei bambini!
Avrebbero almeno potuto dare un pacco di Natale ai bambini".
A Belgrado, la ricostruzione del ponte Gazela non è ancora cominciata. I
lavori potrebbero iniziare in primavera.
Allego un video con sottotitoli in inglese, trasmesso
dalla rete serba RTS
Gagi è residente nel nuovo insediamento rom. Qui risiedono i Rom che per
decisione dell'Assemblea Cittadina di Belgrado, cinque mesi prima, li spostò
dall'insalubre accampamento posto nelle adiacenze del ponte "Gazela". Guardando
le riprese della squadra della Radio Televisione Serba - RTS che diverse volte
registrava pellicole, a Gagi è cresciuto il desiderio di girare un film sui suoi
vicini ed amici.
Gagi si fece prestare una videocamera ed andò a filmare. Però i vicini erano
molto più propensi a parlare quando la videocamera era spenta, rispetto a quando
Gagi con la videocamera accesa li interrogava sulla loro vita ed i problemi che
affrontavano. Si può respirare l'atmosfera nell'insediamento attraverso le sue
conversazioni con i vicini. Nelle parti dove non vengono date le risposte
concrete, secondo il giudizio di Gagi, è lui stesso che si pone di fronte alla
videocamera, spiegando lui stesso più dettagli della situazione.
Era intenzione di Gagi che il film fosse visto da qualcuno di RTS perché
venisse trasmesso in TV. Spera che Milutin, il direttore film di RTS, lo aiuti.
Milutin, [...] segue Gagi riprendendolo a su a volta nei sui sforzi di
registrare la vita del suo nuovo insediamento. Storia ruvida su Gagi, le sue
ambizioni, sui Rom ed i loro problemi, intervallata da diverse situazioni
comiche [...]
Di Sucar Drom (del 06/02/2010 @ 09:38:56, in blog, visitato 1641 volte)
Roma, iniziata la demolizione del Casilino 900
Al via la demolizione del Casilino 900: alle dieci di questa mattina, la prima
baracca è stata abbattuta da una ruspa. Dopo il trasferimento di lunedì dei 120
rom da via Salone al "campo" di Castelnuovo di Porto, è partita l'operazione di
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Roma, piano rom: Sant'Egidio sbatte la porta
Trasferiti contro la loro volontà e minacciati. Il "piano nomadi" è appena
partito e, dopo le proteste di ieri in via Salone e gli abbattimenti delle prime
baracche del Casilino 900 di oggi, si registra una clamorosa rottura. Il sindaco
Gianni Alemanno plaude soddisfatto alla realizzazione di un ...
Roma, Najo Adzovic: data storica ma rimangono perplessità e paure
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Roma, la chiusura del Casilino 900? Uno spot elettorale
Situazione molto particolare si è creata a Roma con l’attuazione del cosiddetto
“piano nomadi”, strutturato dal Comune e dalla Prefettura. Il primo dato che
emerge è che i Rom non sono stati fatti partecipi di quanto stava succedendo,
con il risultato che permangono paure e diffidenze. Ma non solo perché si è
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Mantova, Porrajmos - Binario 1
Numerose sono le iniziative per il Giorno della Memoria, organizzate nella
Provincia di Mantova. Come ogni anno l’associazione Sucar Drom, l’Istituto di
Cultura Sinta e le Comunità sinte e rom mantovane invitano tutti alla
commemorazione del P...
Di nuovo Il Giorno della Memoria tra pogrom e violenze contro i Rom e i Sinti
Di nuovo Il Giorno della Memoria sarà celebrato in tutta l’Italia e in tutto il
Mondo. Il 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa abbatteva i cancelli di Auschwitz
ponendo fine alla persecuzione su base razziale subita da Sinti, Rom ed Ebrei in
Germania, in Italia e nei P...
Torino, una brutta storia
Sola, con padre e fratelli in galera, con una figlia di appena quattro anni e
senza un soldo in tasca. Anna (nome di fantasia), giovane madre rom di 22 anni,
ha chiesto aiuto a un caro amico di famiglia, un quarantenne italiano residente
a Moncalieri. Lui l’ha aiutata, le ha prestato del denaro...
Mantova, il discorso del Sindaco per Il Giorno della Memoria
Mercoledì 27 gennaio si sono tenuti al Bibiena il consiglio comunale e
provinciale congiunti al Bibiena. L’appuntamento era dedicato alla Giornata
della Memoria. Hanno parlato il professor Stefano Levi Della Torre, docente del
Politecni...
Guidizzolo (MN), strumentalizzazioni e xenofobia
La questione “Sinti a Birbesi” è deflagrata in maniera violenta in questi giorni
nel peggior modo. Qualcuno sia nel cento-destra che nel cento-sinistra ha voluto
strumentalizzare in chiave elettorale la volontà di persone serie e per bene, le
famig...
Brescia, un progetto abitativo a rischio
La questione “Sinti a Birbesi” si è infiammata sempre di più tra
strumentalizzazioni politiche e paure della gente amplificate da agitatori senza
scrupoli. Attualmente nel Comune di Brescia è in atto lo scontro intestino tra
il Pdl e la Lega Nord (insieme al governo d...
Milano, ennesimo sgombero nell'indifferenza e nel cinismo
Sgomberato a Milano un insediamento abusivo in via Rogoredo, sotto i ponti della
Tangenziale Est. Il blitz è scattato alle 7.30 di ieri mattina ed erano presenti
anche la Croce rossa e un medico della polizia locale che ha effettuato alcune
visite durante l'operazione. Sono stati allontanati 90 r...
Andrea Riccardi: "Roma troppo dura con i poveri"
«A Roma c´è tanta durezza e poca sensibilità verso i più deboli. In questi anni
sono aumentate le persone morte per strada e questo è un fatto rivelatore». La
denuncia sociale è del fondatore della Comunità di Sant´Egidio Andrea Riccardi
ieri al termine della messa ...
Brescia, un dramma frutto dell'ignoranza
Un dramma nel dramma sta scuotendo Brescia e la comunità Rom rumena. Una
ragazzina di quattordici anni si è spostata con un ventiduenne, sieropositivo
dall’età di cinque anni dopo una trasfusione a Bucarest. La Procura l'altro ieri
ha arrestato il giovane, muratore di 22 ann...
Guidizzolo (MN), il Consiglio comunale vara una norma antiSinti
Il pubblico è quello dei grandi eventi. Sono usciti di casa, i guidizzolesi, con
il sapore del caffè ancora in bocca e i piumini infilati di corsa sopra le
felpe. Che non è il voto al bilancio, che verrà approvato a maggioranza, ad aver
attirato decine di persone alla riunione del consig...
Guidizzolo (MN), una pagina nera per Mantova
Nel Consiglio comunale di Guidizzolo si è consumata una delle pagine più tristi
della nostra provincia. In sintesi con una decisone lampo sono state modificate
le norme urbanistiche per impedire a quattro famiglie di poter risiedere nella
frazione di Birbesi, in un terreno ch...
Di Fabrizio (del 06/02/2010 @ 09:01:49, in media, visitato 1598 volte)
In questi giorni ho rischiato la solita indigestione di
notizie e buone parole sulla Giornata della Memoria. Non sarebbe male (anzi,
credo che il suo scopo sia proprio questo) che questa Memoria si spalmasse su
tutto l'anno e non su di una settimana. Riporto l'articolo che segue, perché
dopo molte parole giuste e altrettanta retorica, mi sembra una descrizione
sintetica e asciutta (un buon bigino, insomma) di cosa successe
Quello che è successo 65 anni fa è ben noto alla memoria collettiva, nonostante
ciò penso sia bene ricordarlo ai più giovani e a chi poca memoria storica.
La data simbolica scelta è quella del 27 gennaio, perché proprio quel giorno,
nel 1945, le truppe sovietiche dell'Armata Rossa arrivarono presso la città
polacca di Auschwitz, scoprendo il campo di concentramento e liberandone i
pochi superstiti.
Ad Auschwitz, come negli innumerevoli altri campi di concentramento e di
sterminio creati dalla Germania nazista, erano stati commessi crimini di
incredibile efferatezza.
Tra il 1939 e il 1945 si consumò in Europa la più grande tragedia della storia,
nota col nome di Shoa, cioè lo sterminio del popolo ebreo e, non solo.
Tredici milioni di uomini vennero ridotti in cenere, uccisi, massacrati,
di questi, 6 milioni erano ebrei provenienti dall’Europa centro orientale, dalla
Francia, dall’Olanda e dall’Italia, gli altri 7 milioni furono definiti dai
nazisti untermenschen, cioè dei sottouomini: rom e sinti, più comunemente detti
zingari, disabili, prostitute, alcolisti, omosessuali, malati di mente,
categorie non omologabili alla visione del nazifascismo.
Queste categorie incarnano l’idea di alterità, diversi da tutto ciò che è l’idea
di buono. Intollerabile per la cultura nazifascista.
Il nazifascismo si basa su un elemento fondamentale:disuguaglianza tra gli
uomini, dimostrata con pretese scientifiche.
Gli ebrei sono coloro che hanno rifiutato il Cristo, che non vogliono accettare
la verità, hanno una coscienza attiva.
Mentre per gli zingari si tratta di a-sociali, perché non vivono secondo i
criteri della cultura dominante, hanno un’idea altra di come si vive, sono
pacifici, hanno valori di maggiore libertà, spregiudicatezza, e apertura nei
confronti della vita.
Ancora oggi i rom sono indifesi e pochi sanno che lo status di vittime di
nazifascismo non è stato ancora loro riconosciuto.
Quindi i crimini tremendi di violenza, di odio, non furono commessi solo contro
il popolo ebraico e gli altri popoli e categorie “diverse”, ma in un certo senso
contro tutta l’umanità, perché l’olocausto è stata la sconfitta dell’uomo e
della sua intelligenza, giacchè usò il suo sapere per scopi criminali,
tramutando quelle conquiste scientifiche e tecnologiche, di cui l’Europa era
allora protagonista indiscussa, in strumenti per annichilire e distruggere
intere popolazioni.
E’ bene non dimenticare che anche la concezione del fascismo in Italia è stata
razzista, basti pensare alle leggi del 1938 in difesa della razza italiana, che
causarono l’espulsione di tutti gli ebrei dalle scuole e dagli uffici pubblici.
A guerra finita quando il mondo “si svegliò” si domandò com’era stato possibile
quel crimine così violento e soprattutto quali comportamenti e azioni mettere in
atto per scongiurare che accadesse di nuovo.
Dalla consapevolezza dei crimini di cui il nazismo si era macchiato nacque nel
1948 la Dichiarazione universale dei diritti umani, promulgata dalle Nazioni
Unite con lo scopo di riconoscere a livello internazionale i diritti
inalienabili di tutti gli uomini in ogni nazione.
Su questa giornata sono stati scritti libri, articoli, e per me scrivere con la
mia piccola penna significa far rivivere la mia memoria storica, perché sono
convinta che la memoria serva per il passato, ma anche per il presente per
costruire il futuro, un futuro migliore.
La multinazionale francese viene accusata di comportamenti razzisti e di
discriminazione dei disabili. Dopo un tam-tam in Rete, è costretta a modificare
il sito ufficiale in cui invitava i clienti a segnalare eventuali nomadi vicino
ai punti vendita. E intanto alle cassiere viene imposto di andare in bagno solo
a una volta ogni quattro ore
Ad accorgersene è stato un
blogger milanese, che - lo dice lui stesso - «non ci voleva credere». E
invece era vero: tra i possibili disservizi che la catena di grandi magazzini
Carrefour invitava a segnalare, c'era anche l'eventuale «presenza di nomadi» nei
pressi dei loro punti vendita. Il tutto nel sito ufficiale (italiano)
dell'azienda francese, presente con più di diecimila negozi in una trentina di
paesi (65 ipermercati solo nel nostro Paese).
Il blogger che ha scoperto la vicenda ci ha riso (amaramente) su, suggerendo di
aggiungere anche la possibilità di «segnalare l'eventuale presenza di ebrei, di
omosessuali, di cinesi, di marocchini, giusto per non lasciare fuori nessuna
categoria da discriminare». Ma, ironie a parte, la "tendina razzista" presente
nel sito di Carrefour ha rapidamente fatto il giro della Rete, con inevitabili
proposte di boicottaggio.
E così - seppur non ripresa da nessun giornale o canale televisivo - la
questione dev'essere arrivata sul tavolo di qualche manager italiano, che ha
rapidamente impartito l'ordine di far sparire la scritta razzista. E così è
stato: dopo meno di 24 ore dalla prima segnalazione in rete, il sito era stato
modificato.
Una grande vittoria per i blog, dunque, che con il loro tam-tam hanno costretto
una multinazionale a tornare sui suoi passi.? Forse, ma una vittoria solo a
metà, perchè Carrefour ha sì cancellato l'opzione razzista, ma zitta zitta,
senza dirlo a nessuno. Nessun comunicato di scuse, nessuna ammissione di
responsabilità. Il contrario esatto della trasparenza che oggi i consumatori
-che sono anche cittadini - chiedono sempre di più a tutte le aziende.
Non è la prima volta che Carrefour impatta nella forza della rete, dopo una
pessima figura; qualche tempo fa la madre di un bambino disabile denunciò
sul suo blog le umiliazioni subite dal figlio nel corso di un'animazione
dell'azienda. In quell'occasione la Carrefour
fu costretta a scusarsi pubblicamente, cosa che questa volta non ha
(ancora?) fatto.
La stessa Carrefour è recentemente salita agli onori delle cronache per aver
imposto alle proprie cassiere di andare in bagno non più spesso si una volta
ogni quattro ore (LEGGI).
Due anni fa la stessa azienda aveva scatenato le proteste dei sindacati
per aver sospeso i pulmini di trasporto dei dipendenti disabili nella sede
di Paderno Dugnano, ritenendo il servizio «economicamente svantaggioso e non
indispensabile».
Nel settembre scorso i grandi magazzini finirono al centro di
un altro scandalo perché sui banconi venivano vendute bottiglie di alcolici
con le effigi di Hitler.
A completare l'opera,
l'azienda
ha appena disdetto unilateralmente il contratto integrativo con i suoi
dipendenti. Il Tutto mentre l'azienda
festeggia in borsa un ottimo risultato di vendite e un aumento dei ricavi (LEGGI).
Insomma, Carrefour incassa ma non sembra curare molto la sua reputazione in
termini di responsabilità sociale, pur essendo uno dei gruppi più grandi e
potenti del mondo. O forse proprio per questo.
(04 febbraio 2010)
Zingari e Viaggianti possono spesso essere descritti nei libri per bambini, ma
raramente si scrive di loro. Ma Hilda Brazil ha messo la penna sulla carta per
trovare questo libro ed il risultato sta facendo strabiliare i genitori. Il suo
libro Romany Johnny Joe racconta di come rospi e rane residenti a Toadville si
stiano preparando per una prova di forza dove il detentore Romany Johnny Joe
difende il suo titolo. Ma quest'anno deve affrontare il sindaco di Toadville, un
rospo effettivamente molto grande, sir Burty Marshland.
Hilda lavora per il servizio della giustizia infantile del Consiglio della
Contea del Surrey e si è dedicata a sfidare i pregiudizi che affrontano i
giovani Zingari e Viaggianti. "Non ho avuto una grande istruzione," dice, "ma
questo non significa che non avevo una grande immaginazione. Con l'aiuto di un
computer e di un correttore ortografico ho provato che chiunque può produrre un
libro."
Pubblicato da Athena Press, il libro è un saggio racconto su come uno
sfavorito può affrontare un avversario più potente. Corredato da illustrazioni
che i bambini possono colorare, sta attirando genitori dalla Gran Bretagna e
dall'Australia sul sito
Amazon.com. Un acquirente soddisfatto, O.J Barwick ha scritto:
"E' una storia affascinante dove lo sfavorito vince contro tutti i
pronostici! Progettato per bambini dai sei ai dieci anni, si rivolge a tutti
quanti pensano che la sorte sia contro di loro. E' anche un libro scritto da una
Romanichal che conosce l'arte diraccontare le storie, con riferimento alla
passata vita rurale ed alle tradizioni. Puntualizza con garbo gli errori del
pregiudizio e della discriminazione. Sarebbe indicato per le scuole primarie che
hanno bambini Viaggianti e per quelle che non ne hanno!
Come ieri sera a Zelig Enrico Brignano ha sparato a zero sui rom.
Non è stato scherzoso, né gentile, né tantomeno riguardoso nei confronti dei rom
di tutta Italia.
Dobbiamo fare qualcosa!!
Se comincia a passare il messaggio, attraverso la satira, che "gli zingari ladri
vogliono prendere dall'Italia per portare altrove" dove andiamo a finire?
IL Caso in un locale vicino al campo nomadi della martora «Due euro per un caffè, se sei rom»
Per tutti gli altri solo 75 centesimi Conto con sovrapprezzo per una nomade in un bar a Tor Cervara: costa caro
così ve ne andate da un'altra parte
Lo scontrino del caffè: due euro (Brogi)
ROMA - Via di Tor Cervara, un bar. Siamo nella periferia est di Roma, tra
Tiburtina e Collatina, vicino al Raccordo anulare. Ma anche nei pressi
dell’ufficio immigrazione della questura di Roma e del quartier generale della
Guardia di Finanza. Vicino c’è infine un campo nomadi, quello della Martora. In
fila alla cassa, per un caffè. Costa 75 centesimi, annuncia la tabella in mostra
alle spalle della giovane cassiera italiana. Diamo un euro, in cambio di uno
scontrino e di 25 centesimi di resto.
CONTO DIVERSO - Poi tocca a una nomade. Chiede un caffè anche lei. «Due euro», è
la risposta. «Ma come?», protesta la donna. «Ieri costava un euro e cinquanta.
Oggi due?». Imperturbabile la cassiera ribatte: «Sono due euro». La direttiva
deve essere molto netta. Caffè a due euro. La nomade paga, lo scontrino indica
come voce dell’acquisto la categoria «varie». Accanto ci sono due agenti, stanno
acquistando cartelle del Superenalotto alla vicina cassa, sono indaffarati,
forse non sentono. Eppure la nomade ha protestato alzando un po’ la voce.
Il bar in via di Tor Cervara (Brogi)
IL SOVRAPPREZZO - Va avanti così da tempo. Finora era un euro e mezzo, oggi
(mercoledì 3 febbraio) è addirittura scattato un ulteriore sovrapprezzo. La
banconista addetta alla macchina del caffè è una giovane rumena, alla nomade
rumena come lei (ma rom) serve il caffè richiesto in un bicchierino di plastica.
Tutto avviene in silenzio ora. Non è la prima volta che succede. La nomade
lavora come operatrice di una cooperativa per la scolarizzazione dei bambini
rom. Se ne va via col suo bicchierino di plastica in mano e lo scontrino che
registra il prezzo del caffè probabilmente più caro d’Italia.
LA SPIEGAZIONE - Una volta fuori la nomade spiega: «Un giorno me l’hanno anche
detto chiaro e tondo, il caffè costa caro perché così ve ne andate da qualche
altra parte…». Sono appena passate le 15,12, dice lo scontrino, e in via di Tor
Cervara si è ripetuta una scena che i rom considerano abituale. Tra gli
operatori della cooperativa la vicenda infatti è più che nota, sono state fatte
anche segnalazioni a quanto riferiscono alle forze dell’ordine, i controlli si
sarebbero arenati di fronte al fatto che ogni esercente fa quello che vuole.
Questo il succo degli interventi effettuati. Però, ricordano gli operatori della
cooperativa in cui è ingaggiata anche la nomade, la tabella dei prezzi esposta
dovrebbe pur contare qualcosa…
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