Favaro. Il villaggio di via Vallenari sarà concluso entro luglio. Già
costruiti 33 moduli su 38. Niente gas per ragioni di sicurezza
FAVARO. Il nuovo villaggio sinti di via Vallenari a Favaro diventa realtà.
Nonostante il terrapieno che corre lungo l'area di cantiere realizzato per
proteggere dalla strada i nuovi inquilini, è impossibile non scorgere le casette
allestite all'interno e oramai ultimate. I moduli abitativi sono in tutto 38, ne
sono stati completati 33. La direzione lavori ha già dovuto vedersela con una
donna senza casa con tre bimbi, che aveva deciso di «occupare» un'abitazione del
villaggio. Le casette che accoglieranno i sinti definitivamente entro
settembre sono state dipinte di un colore di un rosa-arancio tenue.
Ieri mattina l'assessore ai Lavori pubblici Laura Fincato si è recata in
sopralluogo al cantiere accompagnata dal direttore Vincenzo Tallon e dai
responsabili della Cmc Prefabbricati. L'entrata è in via Vallenari, si percorre
una strada ampia con tanto di marciapiede che sarà asfaltata a giorni.
Allacciamenti. Si arriva alla zona dove sono state sistemate due cabine
con tanto di contatori, tutti e 38, quelli dell'acqua e dell'Enel. I futuri
inquilini per avere l'acqua dovranno fare richiesta di apertura, come qualsiasi
altro cittadino. Altra questione è quella del gas, che per una scelta
progettuale e di sicurezza non è previsto. Per cucinare i sinti utilizzeranno i
fornelli elettrici e pagheranno per quanto spendono. Attualmente il Comune ha
affittato un depuratore per due anni. I pozzetti sono predisposti, gli
allacciamenti fognari sono invece legati ai lavori di Veneto Strade all'incrocio
con via Martiri e sono attesi al massimo entro un anno. Poco distante in linea
d'aria c'è l'elettrodotto, ma anche in questo caso sono state effettuate le
rilevazioni per assicurarsi che non ci sia pericolo per la salute. Sopra ogni
modulo abitativo verrà installato un pannello solare dimensionato per fornire
acqua calda sufficiente per l'uso sanitario: stoviglie e igiene personale. Altra
cosa il riscaldamento: non essendoci gas, anche in questo caso gli abitanti
dovranno ingegnarsi con una stufa elettrica.
Casa tipo. Ogni modulo è composto di due abitazioni, ciascuna di 42 metri
quadri con entrata propria. Entrando ci si trova direttamente nel
soggiorno-angolo cottura, poi si raggiunge il disimpegno e sulla sinistra il
bagno con doccia, tazza e bidè: le piastrelle sono color beige. In fondo c'è la
camera da letto, sufficientemente ampia con una finestra. Il solaio - precisano
i tecnici - è fatto a sandwich: laterizio, pannello isolante e di nuovo cemento
in proporzioni eguali (in tutto 18 centimetri). Non c'è pericolo pertanto di
morire dal caldo d'estate o surgelarsi in inverno. L'altezza è di 2,70 metri.
Lunedì 15 inizierà la costruzione delle ultime 4 casette, il 22 giugno si
asfalterà tutto. Per ultimi saranno installati i pannelli solari. A fianco ad
ogni abitazione c'è lo spazio per la roulotte. C'è pure un bacino di espansione
(che può contenere 622 metri cubi di acqua) per rispettare l'invarianza
idraulica. Opere aggiuntive. «Non è il villaggio del Bengodi - spiega la Fincato
- ma è molto più che dignitoso. Noi diamo ai cittadini sinti i mezzi e
un'opportunità di miglioramento della qualità della vita, poi si tratta di
regolamentarne la convivenza». Entro luglio, il villaggio sarà completato.
Il reporter di FRANCE 24 è andato in Russia per incontrare gli zingari.
Considerati cittadini di seconda classe, sono vittime di numerose
discriminazioni.
Il rapporto è stato filmato a Chudovo, a sud di San Pietroburgo.
venerdì 22 maggio 2009, By FRANCE 24 (text) / Ilhame TAOUFIQI (video)
LINK
FRANCE 24 si è incontrata con gli zingari di Chudovo, una città situata circa
100 km. a sud di San Pietroburgo. La comunità di 2.000 individui si è
insidiata là nel 1986, subito dopo il disastro di Chernobyl, ma senza permessi
scritti.
Per 20 anni, le autorità locali non si sono preoccupate della loro presenza,
ma col collasso dell'Unione Sovietica ogni cosa è cambiata. Ora il terreno dev'essere
registrato e occorre pagare. Nella primavera del 2007, poliziotti e soldati
hanno agito per demolire le case degli zingari. Oggi, sembrano nuovamente sotto
minaccia.
Dal 2005, l'amministrazione ha irrigidito le leggi sull'occupazione delle
terre. Per esempio, ha ordinato la demolizione di uno dei campi zingari
installato a pochi metri da una fabbrica d'asfalto chiusa cinque anni fa, per
ragioni di salute pubblica. Ma le case dei Russi situate 50 metri più in là non
sono minacciate [di demolizione].
La prossima primavera, gli Zingari dovranno spostarsi. Pagando 4.000
rubli per registrare il terreno, avranno il permesso di installarsi in un
terreno paludoso schiacciato tra l'autostrada e la ferrovia, con nessuna scuola
vicina. Qui, la gente è piuttosto ostile. "Conosciamo molto bene cosa fanno.
Rubano la legna per il fuoco, causano problemi dappertutto," dichiara la decana
del villaggio, che intende inviare una petizione a Mosca contro gli zingari e
dice che farà tutto il possibile per fermare il trasferimento.
La comunità zingara non è trattata meglio dalle autorità locali.
L'amministrazione rurale si rifiuta di registrarli. Così perdono l'accesso
all'assistenza sanitaria, tutti gli aiuti familiari e quindi ogni esistenza
legale.
La città di Chudovo non è un caso isolato. Dal 2006, mezzo milione di zingari
russi sono stati vittime di espulsioni forzate. Nonostante la condanna dei
gruppi dei Diritti Umani e un ammonimento dell'ONU, la Federazione Russa sinora
non ha fatto niente per risolvere il problema.
ROMA (21 maggio) - È stato arrestato dagli agenti della polizia municipale lo
zingaro Sinti, di origine italiana, Pietro Setrow, di 38 anni, che stamani, nel
tentativo di opporsi alla demolizione della villa abusiva in costruzione a
Fontana Candida e di proprietà della sua famiglia, ha minacciato di suicidarsi.
Per bloccare l'uomo dal portare a termine gesti estremi, uno degli agenti
diretti dal comandante Antonio Di Maggio, è rimasto ferito. L'uomo dovrà
rispondere di aggressione e lesioni a pubblico ufficiale.
«Hanno colpito noi perché siamo zingari. Qui tutti hanno costruito in modo
abusivo, tutti hanno pagato qualcuno, anche chi oggi è qui ad abbattere la
nostra casa, anche i vigili urbani, perché non vedesse. Non abbiamo più pagato e
ci hanno colpiti». È lo sfogo di uno dei componenti la numerosa famiglia di
sinti italiani. La villa abbattuta avrebbe dovuto «ospitare una trentina di
persone del clan». Gli zingari hanno spiegato di avere comprato il terreno in
quella zona «perchè ci avevano detto che si poteva costruire abusivamente e,
infatti, tutti sono abusivi».
La villa di circa 300 metri quadrati e del valore di circa 900 mila euro, era
già stata sequestrata tre volte. L'edificio era stato poi dissequestrato per
l'abbattimento alcuni giorni fa dal pm Assunta Cocomello della procura di Roma.
Di Fabrizio (del 16/05/2009 @ 12:50:30, in casa, visitato 1515 volte)
In Italia, soltanto il 5% delle popolazioni Rom/Sinti/Caminanti
persegue ancora uno stile di vita nomade. Il resto è stanziale, e molti dei
nuovi arrivati dalla ex Jugoslavia e dalla Romania, vivevano precedentemente in
case. Nonostante ciò, continua il fraintendimento di chiamarli "nomadi", quando
il loro migrare è dovuto soprattutto ai continui sgomberi. Il termine esatto,
sarebbe "sfollati".
Ma mentre loro sarebbero contenti di trovare una casa o una
qualsiasi sistemazione stabile e sicura (e anche di pagarne i costi), c'è chi
riscopre il nomadismo:
Da
Affaritaliani.itSegnali/ Contro la crisi, diventa fulltimer:
un camper come casa, ti sposti dove vuoi e... niente bollette Sabato
16.05.2009 02:55 di David Migliori
La protagonista di un libro che leggo spesso ai miei bimbi è una zebra
insoddisfatta della propria abitazione. Va ad abitare in una casetta in mezzo
alla giungla ma non sopporta i vicini chiassosi, si trasferisce nel deserto ma
soffoca dal caldo, costruisce una casa in riva al mare ma si ritrova con l’acqua
sul pavimento. Dopo tanto penare, alla fine trova la soluzione che fa per lei:
una casa su ruote da spostare comodamente dove gli pare a seconda delle
“voglie”…
Una vita in un camper Zingari, zigani, gitani, nomadi… chissà se a loro piacerebbe essere definiti
così. Ma, di fatto, hanno scelto uno stile di vita errante che li accomuna alle
popolazioni che della fissa dimora hanno sempre preferito fare a meno. Negli Usa non sono pochi quelli che, una volta lasciato il lavoro, decidono
di andare a vivere in camper e di spostarsi nelle zone più calde nei mesi più
freddi dell’anno, magari svernando in campeggi appositamente attrezzati per
loro. Il portale per tutti questi viaggiatori del nuovo millennio è
Trailer Life
Directory
In Europa la cosa è ancora poco diffusa, ma qualcuno incomincia a parlare
anche dalle nostre parti di fulltimers, persone che hanno venduto
tutti i loro beni e li hanno investiti in un camper.
In Spagna, nella zona di San Juan, una cinquantina di chilometri a sud di
Cartagena, è facile imbattersi in centinaia di Fulltimers che parcheggiano nei
pressi delle spiagge di quella località. E poi, nei mesi più freddi, si
trasferiscono un po’ più a sud e passano l’inverno in Marocco per tornare a nord
con l’arrivo del caldo. Nulla di nuovo, molti animali fanno lo stesso.
A differenza delle altre specie, l’uomo deve però fare i conti con il problema
dei soldi. E di soldi ne servono parecchi per acquistare un camper, anche se nulla a
che vedere con i costi stratosferici di una “comune” abitazione di cemento e
mattoni. Un bel camper nuovo costa più di 30mila euro, ma se si vuole averne uno
di grandi dimensioni, di quelli, per intenderci, al cui interno è possibile
parcheggiare una piccola vettura come una Smart, bisogna prepararsi a spendere
anche 150mila euro.
Ma poi non ci saranno molti motivi per rimpiangere le comodità di casa.
Dimenticate le vecchie roulotte e le scomodità del passato, oggi tutto punta al
confort. I nuovi camper sono pensati per la comodità e per chi ormai non
è disposto a rinunciare alle tecnologie. Le case viaggianti hanno antenne
paraboliche e satellitari, sono predisposte per tv al plasma, computer e
internet; hanno cucina e bagno, doccia (ovviamente con acqua calda), frigorifero
a gas, riscaldamento, pannelli solari e l’elenco potrebbe continuare...
I nuovi nomadi più estremi sono poco stanziali e si fermano nelle piazzole
che trovano di loro gradimento, ma la maggioranza è meno estrema e si
appoggia a campeggi dove è possibile stazionare in cambio di 100 o 200 ero al
mese. Il vantaggio di questa soluzione è di poter avere comunque una base fisica
che offre una serie di servizi comuni a chi ha scelto uno stile di vita simile e
un luogo dove ricevere comunicazioni: è vero che nell’era di internet poco resta
delle vecchie comunicazioni cartacee via posta, ma non tutto è ancora
automatizzato, basta pensare alle multe… E guidando un camper una delle massime
preoccupazioni è proprio quella di prendere una multa e di vedersi pian piano
decurtare i punti dalla patente…
Se a chi ha fatto questa scelta si chiedono le ragioni della propria
soddisfazione, di solito si ottengono due generi di risposta. La prima è
economica. Basta affitto se si esclude il campeggio, basta ici, basta
un’infinità di altre tasse a cui siamo sottoposti e un grande risparmio su tutto
il resto, dall’elettricità al gas…
L’altra ragione di soddisfazione è invece filosofico-esistenziale. Chi ha scelto
uno stile di vita nomade e ne è contento, si sente finalmente libero da una
serie di cose e situazioni a cui noi persone normali e stanziali siamo costretti.
Liberi anche da tanti oggetti di uso quotidiano che in un camper, per quanto
spazioso, non ci possono stare, cose di cui prima non potevano fare a meno e di
cui oggi non sentono più la mancanza…
Di Fabrizio (del 09/05/2009 @ 09:14:13, in casa, visitato 1972 volte)
Da
British_Roma (i link sotto riportati sono in inglese, in formato .doc.
QUI i post precedenti sulla vicenda di Dale Farm)
AdvocacyNet
Bollettino Notizie 181 - 29 aprile 2009
DALE FARM: ZONA PROTETTA DALL'ONU?
Basildon, GB: Un comitato delle Nazioni Unite chiede al Consiglio
Distrettuale di Basildon di congelare i suoi piani di spianare la più grande
comunità viaggiante di Bretagna, presso Dale Farm nell'Inghilterra sudorientale.
Yves Cabannes, Presidente del Gruppo Consultivo sugli Sgomberi Forzati, ha
visitato Dale Farm settimana scorsa (23 aprile), e ha detto ai residenti che non
dovrebbero essere obbligati a negoziare con Consiglio, fintanto che sono
minacciati di sgombero.
"Vi abbiamo sentito dire che volete restare qui dove siete," ha detto
Cabennes (sopra in foto con i residenti), che è anche professore all'University
College di Londra. "In ciò vi appoggiamo."
Circa 90 famiglie a Dale Farm stanno per perdere le loro case dopo la
decisione
di gennaio della Corte d'Appello che permette di procedere allo sgombero. La
decisione rovescia quella precedente del
maggio 2008 da parte dell'Alta Corte
che ordinava al Consiglio di trovare una terra alternativa per i Viaggianti. E'
seguito un appello finale della Camera dei Lord.
Il Progetto Consultivo (AP) ha appoggiato i Viaggianti da quando hanno
ricevuto l'ordine di sgombero a giugno 2005 ed ha spedito due Mediatori di Pace
a fare volontariato a Dale Farm.
L'intervento ONU è avvenuto a seguito della prima discussione faccia-a-faccia
tra il leader del Consiglio di Basildon, Malcom Buckley, ed i residenti di Dale
Farm. Buckley, dimessosi da allora, inizialmente era per un incontro al chiuso
con sette residenti. Ma i membri del Consiglio sull'Uguaglianza Razziale dell'Essex,
il servizio Pompieri e Soccorso dell'Essex ed il gruppo ONU, insistevano per
partecipare pure loro.
In totale, 20 residenti di Dale Farm hanno espresso paure per la sicurezza
dei loro bambini, degli anziani e dei malati nel caso di uno sgombero. In
seguito, Cabannes li ha assicurati che il rapporto del suo comitato al governo
britannico si esprimerà contro lo sgombero. Ha detto che la GB ha firmato un
accordo internazionale che si oppone fortemente agli sgomberi forzati.
Cabannes ha anche lodato i residenti di Dale Farm per la loro resistenza, e
li ha elogiati come un esempio per tutti i Rom che stanno combattendo l'antiziganismo
in Europa.
I Viaggianti sono definiti come un distinto gruppo etnico dalla legge
britannica e per molto tempo sono stati oggetto di discriminazione in GB. La
crisi di Dale Farm è scoppiata nel giugno 2005, quando il Consiglio ha ordinato
ai Viaggianti di andarsene perché vivevano sul terreno della Cintura Verde che è
protetta dai regolamenti ambientali. Il Consiglio ha emesso un secondo ordine di
sgombero nel 2007.
Dopo l'ultima decisione della Corte d'Appello, il Consiglio ha promesso che
alle famiglie verranno dati 28 giorni di anticipo prima di ogni sgombero. Col
ritiro di Buckley, molto dipenderà ora dal Consigliere Tony Ball, che si prevede
succederà a Buckley entro la fine di maggio.
Gli avvocati sperano che la crisi finanziaria persuaderà il Consiglio a
considerare di dare i permessi di costruzione a tutti i Viaggianti che
possiedono un terreno a Dale Farm. Entrambe i due giudizi del tribunale
concordano che i Viaggianti non possono diventare dei senza casa, ma trovare un
nuovo alloggio a tutte le 90 famiglie potrebbe essere costoso.
In caso di sgombero, le chiese locali hanno offerto riparo ai bambini ed agli
altri Viaggianti vulnerabili. Lord Eric Avebury, membro della Camera dei Lord,
ha anche organizzato per il 14 maggio un incontro in Parlamento, per riassumere
ai potenziali osservatori dei gruppi dei diritti umani e dell'ONU il loro
ruolo in caso di uno sgombero.
Venerdì 1 maggio 2009, circa 60 rom romeni tra
uomini, donne e bambini, dell'insediamento romano di via di Centocelle, hanno
deciso di partecipare al corteo della MayDay con un proprio spezzone aperto da
uno striscione sul quale era scritto: "SIAMO ROM, NON SIAMO NOMADI VOGLIAMO
LA CASA. I Rom e le Romnì di via di 100celle". Durante il percorso della
manifestazione, nella quale si rivendicava casa e reddito per tutti e tutte, la
comunità ha anche diffuso un volantino nel quale veniva illustrata la propria
volontà di uscire allo scoperto e a rivendicare i propri diritti. Noi di
POPICA ONLUS, da sempre vicini alla comunità di via di Centocelle, esprimiamo il
nostro totale apprezzamento per l'iniziativa dei Rom e delle Romni, coi quali
quotidianamente collaboriamo. In particolare con questo comunicato vogliamo
segnalare all'opinione pubblica che quest'importantissima iniziativa cancella il
luogo comune dei Rom "geneticamente" predisposti a vivere in baracche senza luce
né acqua o nei cosiddetti campi nomadi. E mostra inoltre come in alcune comunità
Rom stia nascendo un genuino e fondamentale movimento per la rivendicazione dei
diritti. Noi di POPICA ONLUS continueremo ad essere al fianco di questa comunità
che sta smettendo di aver paura, cominciando un nuovo cammino sul quale ci
troveranno compagni di viaggio
Savorengo Ker è una casa che è stata costruita durante l'estate 2008 al
campo rom Casilino 900. Savorengo Ker è la storia dell'incontro tra i Rom del
campo e un gruppo di architetti dell'università Roma Tre e dell'associazione
Stalker, che insieme l'hanno costruita. Questa storia è raccontata qui.
Ascolta il
reportage
Di Fabrizio (del 16/04/2009 @ 09:39:08, in casa, visitato 1899 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
23 Aprile 2009 via Ampère, 2 Milano - MM2 fermata PIOLA, tram 23
EMERGENZA ROM? Esperienze di ricerca su alcune baraccopoli italiane ed europee Mentre nel campo della ricerca sociale si affinano e si diffondono
esperienze e metodi per indagare i complessi fenomeni associati al disagio
abitativo delle popolazioni Rom, il dibattito sulle politiche, in Italia e in
particolar modo a Milano, segnala lo scarto tra le misure securitarie e
repressive promosse dalle istituzioni e le istanze per un intervento ispirato ai
principi dell’integrazione sostenuto insieme da studiosi, ricercatori e
operatori del sociale. A partire dalla presentazione di alcune esperienze di
ricerca, il seminario intende offrire uno spazio di riflessione su questi temi
per stimolare un approccio diverso da quello dettato dalle logiche
dell'emergenza
Prima Parte - AULA U.2 Le condizioni abitative dei Rom nella ricerca
sociale
ore 9.30 introduzione Anna Nufrio, Politecnico di Milano Antonio Tosi, Politecnico di Milano
ore 10.00 presentazione Il progetto EU - ROMA Una ricerca europea sulle condizioni abitative
dei Rom in Italia, Grecia, Romania e Regno Unito Pietro Nunziante, Istituto Superiore di Design di Napoli Alexander Valentino, Laboratorio Architettura Nomade
ore 11.30 dibattito Fare ricerca nelle baraccopoli: esperienze e metodi
a confronto coordina: Federica Verona Antonio Tosi, Politecnico di Milano Paolo Cottino, Politecnico di Milano Pietro Nunziante, Istituto Superiore di Design di Napoli Alexander Valentino, Laboratorio Architettura Nomade Anna Rita Calabrò, Università di Pavia Giovanni Semi, Università degli Studi di Milano Giovanni La Varra, Politecnico di Milano
Seconda Parte - AULA GAMMA Dalla ricerca alle politiche per gli
insediamenti Rom
ore 14.30 presentazione "Favelas di Lombardia: la seconda indagine sugli
insediamenti Rom e Sinti"Una ricerca dell’Osservatorio regionale per
l’integrazione e la multietnicità Maurizio Ambrosini, Università degli Studi di Milano Antonio Tosi, Politecnico di Milano Paolo Cottino, Politecnico di Milano
ore 16.00 dibattito L’intervento nei campi a Milano: discriminazione o
politiche dell’abitare? coordina: Gloria Pessina Livio Neri, referente Lombardia ASGI - Associazione Studi Giuridici
sull’Immigrazione Tommaso Vitale, Università Statale Milano Bicocca Maurizio Pagani, Opera Nomadi Milano Massimo Mapelli, Casa della Carità, Milano Marco Trezzi, Caritas Ambrosiana
ore 17.00 proiezione Il film: "Via San Dionigi, 93: storia di un campo
rom" (2007)
Introduzione a cura dei registi Tonino Curagi e Anna Gorio
a cura di
Anna Nufrio
Antonio Tosi e Paolo Cottino
con la collaborazione di
Giovanni La Varra
Valentina Gurgo
Niente... 1000 anni di storia zingara spazzati via in 1-2 ore. "Chi se ne
importa... sono solo zingari che non fanno profitto per i business men e
le autorità. Quindi,perché dovremmo rispettare questi Rom?" Questo il senso del
trattamento di gente non così obbediente da parte delle autorità turche.
Qualcosa rimarrà... non tutto è andato perso [vedere anche
http://sulukulegunlugu.blogspot.com/(in turco ndr)]. Ma il modo in cui le autorità trattano la gente di
Sulukule è sintomatico di ciò che aspetta a tutti quanti non siano
profittevoli ed obbedienti... E' tempo di attaccare insieme e far sapere alle
autorità che non obbediremo più... faranno meglio a nascondersi...
Oggi (4 aprile ndr), le organizzazioni rom ed i loro alleati a Belgrado,
stanno organizzando una dimostrazione in risposta alla demolizione degli alloggi
della comunità rom nel Blocco 67, situato a Nuova Belgrado. La violenta e
sorprendente mossa di distruggere le case e l'intera comunità è stata
organizzata dalle autorità della Città di Belgrado, col supporto del sindaco
Dragan Djilas. C'è bisogno della vostra solidarietà!
Venerdì mattina (3 aprile), è iniziato lo sgombero violento e forzato delle
famiglie rom che vivono nel Blocco 67. I residenti di questa comunità dicono che
la demolizione è iniziata improvvisamente alle sei di mattina, guidata da un
ampio schieramento della polizia e di forze speciali. La brutalità della
polizia si è mostrata nell'evacuazione di emergenza di due donne della comunità.
Le proprietà ed i beni sono stati lasciati sotto le rovine. Una parte della
comunità sta ora passando la notte di fronte al Consiglio Cittadino. Sono senza
abiti pesanti, coperte, cibo e medicine (molti le hanno dovute abbandonare). I
residenti dicono che durante la giornata giovano non identificati su
motociclette li hanno provocati ed hanno installato la paura nella comunità.
Nel contempo, non è stata assicurata alcuna alternativa alloggiativa dal
governo della città, e nessuno si prende cura delle loro esigenze. Il Sindaco
Djilas ha annunciato che è "necessario che siano rimossi dall'area cosicché
possiamo costruire un nuovo viale necessario per lo sviluppo della città, e
tenere gli eventi pianificati per il futuro." Ha anche minacciato di impiegare
le forze di polizia per rimuovere qualsiasi protestante che intendesse bloccare
le strade. Queste azioni sono state precedute da una campagna sui mezzi di
informazione che giustificavano l'espulsione dei Rom che vivevano a Nuova
Belgrado, sotto considerazioni di "sicurezza" e "immagine cittadina" in vista
delle Universiadi 2009. Attraverso le sue dichiarazioni, il Sindaco Dragan Djias
ha contribuito alla relazione fascista contro i cittadini rom e giustificato la
distruzione delle loro case. Come alternativa il comune suggerisce un muro
attorno alla comunità cosicché "non vengano viste le deformità cittadine durante
l'Universiade."
Questo significa che l'Universiade sarà pagata con vite umane se necessario?
I nostri concittadini che sono stati lasciati senza casa sono determinati a
combattere per i loro diritti, il loro diritto alla vita, alla libertà, alla
casa e al lavoro.
Oggi (sabato) alle 13 è stata organizzata una protesta contro il brutale
comportamento con cui il governo di Belgrado preferisce risolvere i problemi
della città. Appoggiate la gente che è stata buttata per strada in questa
maniera violenta. Dobbiamo alzarci in solidarietà con i Rom di Belgrado, non
dobbiamo permettere che le loro case siano distrutte, che siano costruiti muri
fascisti e che la gente sia rinchiusa nei ghetti!
Chiediamo solidarietà internazionale per coordinare queste azioni (traduco il
testo sotto elencato in italiano, al link
Roma_ex_Yugoslavia trovate quello in inglese, se preferite ndr):
VI PREGHIAMO CONTATTARE I SEGUENTI: (1) Ufficio del Sindaco della Città di
Belgrado; (2) Ufficio del Presidente della Repubblica di Serbia; (3) Ufficio
Centrale della Federazione Sportiva Universitaria (che organizza l'Universiade a
Belgrado); (4) La vostra più vicina ambasciata o consolato serbo.
(1) Mayor's Office:
E-mail: natasa.golubovic@beogradsg.org.yu
Head of Office, tel: 3246-764, 3229-787
tel: 3247-424, tel/fax: 3344-675
Natasa Golubović
esperta
indipendente associata in affari internazionali
Spettabile Sindaco Dragan Djilas:
Le scrivo per esprimere il mio oltraggio sulla recente espulsione razzista di
50 famiglie dalla comunità rom del Blocco 67, vicino a Belvil a Nuova Belgrado.
Chiedo che il vostro governo prenda tutte le misure necessarie per fornire la
restituzione ai residenti della comunità e prevenire ogni ulteriore espulsione
di famiglie rom o la loro ulteriore esclusione sociale.
Belgrado non può aspettarsi di riqualificarsi agli occhi del mondo ospitando
le Universiadi o i contesti dell'Eurovisione, mentre continua a negare i diritti
fondamentali alla casa, impiego, vita e sicurezza dei suoi residenti,
particolarmente i più vulnerabili e socialmente esclusi.
Io chiedo che il vostro governo risponda ed incontri i propri obblighi di
fronte a numerose convenzioni internazionali e lavori per assicurare i diritti
dei residenti rom invece di schierare le forze di polizia per sopprimerli ed
ingaggiarli nella "pulizia sociale."
Distinti saluti,
(2) Presidente della Repubblica di Serbia:
GENERAL SECRETARIAT OF THE
PRESIDENT OF THE REPUBLIC OF SERBIA
Andricev venac 1, 11000 Beograd, Serbia
tel: +381 (0)11 3632-007, 3632-136
e-mail: kontakt.predsednik@predsednik.rs www.predsednik.rs
Spettabile Presidente Boris Tadic:
Le scrivo per esprimere il mio oltraggio sulla recente espulsione razzista di 50
famiglie dalla comunità rom del Blocco 67, vicino a Belvil a Nuova Belgrado.
Imploro il vostro governo perché prenda tutte le misure necessarie per
sanzionare le Autorità della Città di Belgrado ed assicurare che forniscano
restituzione ai residenti di questa comunità rom e lavorino per prevenire ogni
ulteriore espulsione di famiglie rom o la loro ulteriore esclusione sociale in
Serbia.
Belgrado non può aspettarsi di riqualificarsi agli occhi del mondo ospitando
le Universiadi o i contesti dell'Eurovisione, mentre continua a negare i diritti
fondamentali alla casa, impiego, vita e sicurezza dei suoi residenti,
particolarmente i più vulnerabili e socialmente esclusi.
Io chiedo che il vostro governo risponda ed incontri i propri obblighi di
fronte a numerose convenzioni internazionali e lavori per assicurare i diritti
dei residenti rom invece di schierare le forze di polizia per sopprimerli ed
ingaggiarli nella "pulizia sociale."
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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