Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 08/06/2009 @ 09:18:13, in casa, visitato 1655 volte)

Da L'espresso LOCAL

Favaro. Il villaggio di via Vallenari sarà concluso entro luglio. Già costruiti 33 moduli su 38. Niente gas per ragioni di sicurezza

FAVARO. Il nuovo villaggio sinti di via Vallenari a Favaro diventa realtà. Nonostante il terrapieno che corre lungo l'area di cantiere realizzato per proteggere dalla strada i nuovi inquilini, è impossibile non scorgere le casette allestite all'interno e oramai ultimate. I moduli abitativi sono in tutto 38, ne sono stati completati 33. La direzione lavori ha già dovuto vedersela con una donna senza casa con tre bimbi, che aveva deciso di «occupare» un'abitazione del villaggio. Le casette che accoglieranno i sinti definitivamente entro settembre sono state dipinte di un colore di un rosa-arancio tenue.
Ieri mattina l'assessore ai Lavori pubblici Laura Fincato si è recata in sopralluogo al cantiere accompagnata dal direttore Vincenzo Tallon e dai responsabili della Cmc Prefabbricati. L'entrata è in via Vallenari, si percorre una strada ampia con tanto di marciapiede che sarà asfaltata a giorni.

Allacciamenti. Si arriva alla zona dove sono state sistemate due cabine con tanto di contatori, tutti e 38, quelli dell'acqua e dell'Enel. I futuri inquilini per avere l'acqua dovranno fare richiesta di apertura, come qualsiasi altro cittadino. Altra questione è quella del gas, che per una scelta progettuale e di sicurezza non è previsto. Per cucinare i sinti utilizzeranno i fornelli elettrici e pagheranno per quanto spendono. Attualmente il Comune ha affittato un depuratore per due anni. I pozzetti sono predisposti, gli allacciamenti fognari sono invece legati ai lavori di Veneto Strade all'incrocio con via Martiri e sono attesi al massimo entro un anno. Poco distante in linea d'aria c'è l'elettrodotto, ma anche in questo caso sono state effettuate le rilevazioni per assicurarsi che non ci sia pericolo per la salute. Sopra ogni modulo abitativo verrà installato un pannello solare dimensionato per fornire acqua calda sufficiente per l'uso sanitario: stoviglie e igiene personale. Altra cosa il riscaldamento: non essendoci gas, anche in questo caso gli abitanti dovranno ingegnarsi con una stufa elettrica.

Casa tipo. Ogni modulo è composto di due abitazioni, ciascuna di 42 metri quadri con entrata propria. Entrando ci si trova direttamente nel soggiorno-angolo cottura, poi si raggiunge il disimpegno e sulla sinistra il bagno con doccia, tazza e bidè: le piastrelle sono color beige. In fondo c'è la camera da letto, sufficientemente ampia con una finestra. Il solaio - precisano i tecnici - è fatto a sandwich: laterizio, pannello isolante e di nuovo cemento in proporzioni eguali (in tutto 18 centimetri). Non c'è pericolo pertanto di morire dal caldo d'estate o surgelarsi in inverno. L'altezza è di 2,70 metri.
Lunedì 15 inizierà la costruzione delle ultime 4 casette, il 22 giugno si asfalterà tutto. Per ultimi saranno installati i pannelli solari. A fianco ad ogni abitazione c'è lo spazio per la roulotte. C'è pure un bacino di espansione (che può contenere 622 metri cubi di acqua) per rispettare l'invarianza idraulica. Opere aggiuntive. «Non è il villaggio del Bengodi - spiega la Fincato - ma è molto più che dignitoso. Noi diamo ai cittadini sinti i mezzi e un'opportunità di miglioramento della qualità della vita, poi si tratta di regolamentarne la convivenza». Entro luglio, il villaggio sarà completato.

 
Di Fabrizio (del 28/05/2009 @ 09:18:38, in casa, visitato 2703 volte)

Da Roma_Francais (delle demolizioni in Russia se ne è scritto QUI, QUI, QUI, QUI, QUI e QUI)

Il reporter di FRANCE 24 è andato in Russia per incontrare gli zingari. Considerati cittadini di seconda classe, sono vittime di numerose discriminazioni.
Il rapporto è stato filmato a Chudovo, a sud di San Pietroburgo.

venerdì 22 maggio 2009, By FRANCE 24 (text) / Ilhame TAOUFIQI (video) LINK

FRANCE 24 si è incontrata con gli zingari di Chudovo, una città situata circa 100 km. a  sud di San Pietroburgo. La comunità di 2.000 individui si è insidiata là nel 1986, subito dopo il disastro di Chernobyl, ma senza permessi scritti.

Per 20 anni, le autorità locali non si sono preoccupate della loro presenza, ma col collasso dell'Unione Sovietica ogni cosa è cambiata. Ora il terreno dev'essere registrato e occorre pagare. Nella primavera del 2007, poliziotti e soldati hanno agito per demolire le case degli zingari. Oggi, sembrano nuovamente sotto minaccia.

Dal 2005, l'amministrazione ha irrigidito le leggi sull'occupazione delle terre. Per esempio, ha ordinato la demolizione di uno dei campi zingari installato a pochi metri da una fabbrica d'asfalto chiusa cinque anni fa, per ragioni di salute pubblica. Ma le case dei Russi situate 50 metri più in là non sono minacciate [di demolizione].

La prossima primavera, gli Zingari dovranno spostarsi. Pagando 4.000 rubli per registrare il terreno, avranno il permesso di installarsi in un terreno paludoso schiacciato tra l'autostrada e la ferrovia, con nessuna scuola vicina. Qui, la gente è piuttosto ostile. "Conosciamo molto bene cosa fanno. Rubano la legna per il fuoco, causano problemi dappertutto," dichiara la decana del villaggio, che intende inviare una petizione a Mosca contro gli zingari e dice che farà tutto il possibile per fermare il trasferimento.

La comunità zingara non è trattata meglio dalle autorità locali. L'amministrazione rurale si rifiuta di registrarli. Così perdono l'accesso all'assistenza sanitaria, tutti gli aiuti familiari e quindi ogni esistenza legale.

La città di Chudovo non è un caso isolato. Dal 2006, mezzo milione di zingari russi sono stati vittime di espulsioni forzate. Nonostante la condanna dei gruppi dei Diritti Umani e un ammonimento dell'ONU, la Federazione Russa sinora non ha fatto niente per risolvere il problema.

 
Di Fabrizio (del 22/05/2009 @ 09:49:13, in casa, visitato 1719 volte)

Il Messaggero.it

ROMA (21 maggio) - È stato arrestato dagli agenti della polizia municipale lo zingaro Sinti, di origine italiana, Pietro Setrow, di 38 anni, che stamani, nel tentativo di opporsi alla demolizione della villa abusiva in costruzione a Fontana Candida e di proprietà della sua famiglia, ha minacciato di suicidarsi.

Per bloccare l'uomo dal portare a termine gesti estremi, uno degli agenti diretti dal comandante Antonio Di Maggio, è rimasto ferito. L'uomo dovrà rispondere di aggressione e lesioni a pubblico ufficiale.

«Hanno colpito noi perché siamo zingari. Qui tutti hanno costruito in modo abusivo, tutti hanno pagato qualcuno, anche chi oggi è qui ad abbattere la nostra casa, anche i vigili urbani, perché non vedesse. Non abbiamo più pagato e ci hanno colpiti». È lo sfogo di uno dei componenti la numerosa famiglia di sinti italiani. La villa abbattuta avrebbe dovuto «ospitare una trentina di persone del clan». Gli zingari hanno spiegato di avere comprato il terreno in quella zona «perchè ci avevano detto che si poteva costruire abusivamente e, infatti, tutti sono abusivi».

La villa di circa 300 metri quadrati e del valore di circa 900 mila euro, era già stata sequestrata tre volte. L'edificio era stato poi dissequestrato per l'abbattimento alcuni giorni fa dal pm Assunta Cocomello della procura di Roma.

 
Di Fabrizio (del 16/05/2009 @ 12:50:30, in casa, visitato 1515 volte)

In Italia, soltanto il 5% delle popolazioni Rom/Sinti/Caminanti persegue ancora uno stile di vita nomade. Il resto è stanziale, e molti dei nuovi arrivati dalla ex Jugoslavia e dalla Romania, vivevano precedentemente in case. Nonostante ciò, continua il fraintendimento di chiamarli "nomadi", quando il loro migrare è dovuto soprattutto ai continui sgomberi. Il termine esatto, sarebbe "sfollati".

Ma mentre loro sarebbero contenti di trovare una casa o una qualsiasi sistemazione stabile e sicura (e anche di pagarne i costi), c'è chi riscopre il nomadismo:

Da Affaritaliani.it Segnali/ Contro la crisi, diventa fulltimer: un camper come casa, ti sposti dove vuoi e... niente bollette Sabato 16.05.2009 02:55 di David Migliori

La protagonista di un libro che leggo spesso ai miei bimbi è una zebra insoddisfatta della propria abitazione. Va ad abitare in una casetta in mezzo alla giungla ma non sopporta i vicini chiassosi, si trasferisce nel deserto ma soffoca dal caldo, costruisce una casa in riva al mare ma si ritrova con l’acqua sul pavimento. Dopo tanto penare, alla fine trova la soluzione che fa per lei: una casa su ruote da spostare comodamente dove gli pare a seconda delle “voglie”…

Una vita in un camper
Zingari, zigani, gitani, nomadi… chissà se a loro piacerebbe essere definiti così. Ma, di fatto, hanno scelto uno stile di vita errante che li accomuna alle popolazioni che della fissa dimora hanno sempre preferito fare a meno.
Negli Usa non sono pochi quelli che, una volta lasciato il lavoro, decidono di andare a vivere in camper e di spostarsi nelle zone più calde nei mesi più freddi dell’anno, magari svernando in campeggi appositamente attrezzati per loro. Il portale per tutti questi viaggiatori del nuovo millennio è Trailer Life Directory

In Europa la cosa è ancora poco diffusa, ma qualcuno incomincia a parlare anche dalle nostre parti di fulltimers, persone che hanno venduto tutti i loro beni e li hanno investiti in un camper.
In Spagna, nella zona di San Juan, una cinquantina di chilometri a sud di Cartagena, è facile imbattersi in centinaia di Fulltimers che parcheggiano nei pressi delle spiagge di quella località. E poi, nei mesi più freddi, si trasferiscono un po’ più a sud e passano l’inverno in Marocco per tornare a nord con l’arrivo del caldo. Nulla di nuovo, molti animali fanno lo stesso.
A differenza delle altre specie, l’uomo deve però fare i conti con il problema dei soldi.
E di soldi ne servono parecchi per acquistare un camper, anche se nulla a che vedere con i costi stratosferici di una “comune” abitazione di cemento e mattoni. Un bel camper nuovo costa più di 30mila euro, ma se si vuole averne uno di grandi dimensioni, di quelli, per intenderci, al cui interno è possibile parcheggiare una piccola vettura come una Smart, bisogna prepararsi a spendere anche 150mila euro.

Ma poi non ci saranno molti motivi per rimpiangere le comodità di casa. Dimenticate le vecchie roulotte e le scomodità del passato, oggi tutto punta al confort. I nuovi camper sono pensati per la comodità e per chi ormai non è disposto a rinunciare alle tecnologie. Le case viaggianti hanno antenne paraboliche e satellitari, sono predisposte per tv al plasma, computer e internet; hanno cucina e bagno, doccia (ovviamente con acqua calda), frigorifero a gas, riscaldamento, pannelli solari e l’elenco potrebbe continuare...

I nuovi nomadi più estremi sono poco stanziali e si fermano nelle piazzole che trovano di loro gradimento, ma la maggioranza è meno estrema e si appoggia a campeggi dove è possibile stazionare in cambio di 100 o 200 ero al mese. Il vantaggio di questa soluzione è di poter avere comunque una base fisica che offre una serie di servizi comuni a chi ha scelto uno stile di vita simile e un luogo dove ricevere comunicazioni: è vero che nell’era di internet poco resta delle vecchie comunicazioni cartacee via posta, ma non tutto è ancora automatizzato, basta pensare alle multe… E guidando un camper una delle massime preoccupazioni è proprio quella di prendere una multa e di vedersi pian piano decurtare i punti dalla patente…

Se a chi ha fatto questa scelta si chiedono le ragioni della propria soddisfazione, di solito si ottengono due generi di risposta. La prima è economica. Basta affitto se si esclude il campeggio, basta ici, basta un’infinità di altre tasse a cui siamo sottoposti e un grande risparmio su tutto il resto, dall’elettricità al gas…
L’altra ragione di soddisfazione è invece filosofico-esistenziale. Chi ha scelto uno stile di vita nomade e ne è contento, si sente finalmente libero da una serie di cose e situazioni a cui noi persone normali e stanziali siamo costretti. Liberi anche da tanti oggetti di uso quotidiano che in un camper, per quanto spazioso, non ci possono stare, cose di cui prima non potevano fare a meno e di cui oggi non sentono più la mancanza…

 
Di Fabrizio (del 09/05/2009 @ 09:14:13, in casa, visitato 1972 volte)

Da British_Roma (i link sotto riportati sono in inglese, in formato .doc. QUI i post precedenti sulla vicenda di Dale Farm)

AdvocacyNet
Bollettino Notizie 181 - 29 aprile 2009

DALE FARM: ZONA PROTETTA DALL'ONU?

Basildon, GB: Un comitato delle Nazioni Unite chiede al Consiglio Distrettuale di Basildon di congelare i suoi piani di spianare la più grande comunità viaggiante di Bretagna, presso Dale Farm nell'Inghilterra sudorientale.

Yves Cabannes, Presidente del Gruppo Consultivo sugli Sgomberi Forzati, ha visitato Dale Farm settimana scorsa (23 aprile), e ha detto ai residenti che non dovrebbero essere obbligati a negoziare con Consiglio, fintanto che sono minacciati di sgombero.

"Vi abbiamo sentito dire che volete restare qui dove siete," ha detto Cabennes (sopra in foto con i residenti), che è anche professore all'University College di Londra. "In ciò vi appoggiamo."

Circa 90 famiglie a Dale Farm stanno per perdere le loro case dopo la decisione di gennaio della Corte d'Appello che permette di procedere allo sgombero. La decisione rovescia quella precedente del maggio 2008 da parte dell'Alta Corte che ordinava al Consiglio di trovare una terra alternativa per i Viaggianti. E' seguito un appello finale della Camera dei Lord.

Il Progetto Consultivo (AP) ha appoggiato i Viaggianti da quando hanno ricevuto l'ordine di sgombero a giugno 2005 ed ha spedito due Mediatori di Pace a fare volontariato a Dale Farm.

L'intervento ONU è avvenuto a seguito della prima discussione faccia-a-faccia tra il leader del Consiglio di Basildon, Malcom Buckley, ed i residenti di Dale Farm. Buckley, dimessosi da allora, inizialmente era per un incontro al chiuso con sette residenti. Ma i membri del Consiglio sull'Uguaglianza Razziale dell'Essex, il servizio Pompieri e Soccorso dell'Essex ed il gruppo ONU, insistevano per partecipare pure loro.

In totale, 20 residenti di Dale Farm hanno espresso paure per la sicurezza dei loro bambini, degli anziani e dei malati nel caso di uno sgombero. In seguito, Cabannes li ha assicurati che il rapporto del suo comitato al governo britannico si esprimerà contro lo sgombero. Ha detto che la GB ha firmato un accordo internazionale che si oppone fortemente agli sgomberi forzati.

Cabannes ha anche lodato i residenti di Dale Farm per la loro resistenza, e li ha elogiati come un esempio per tutti i Rom che stanno combattendo l'antiziganismo in Europa.

I Viaggianti sono definiti come un distinto gruppo etnico dalla legge britannica e per molto tempo sono stati oggetto di discriminazione in GB. La crisi di Dale Farm è scoppiata nel giugno 2005, quando il Consiglio ha ordinato ai Viaggianti di andarsene perché vivevano sul terreno della Cintura Verde che è protetta dai regolamenti ambientali. Il Consiglio ha emesso un secondo ordine di sgombero nel 2007.

Dopo l'ultima decisione della Corte d'Appello, il Consiglio ha promesso che alle famiglie verranno dati 28 giorni di anticipo prima di ogni sgombero. Col ritiro di Buckley, molto dipenderà ora dal Consigliere Tony Ball, che si prevede succederà a Buckley entro la fine di maggio.

Gli avvocati sperano che la crisi finanziaria persuaderà il Consiglio a considerare di dare i permessi di costruzione a tutti i Viaggianti che possiedono un terreno a Dale Farm. Entrambe i due giudizi del tribunale concordano che i Viaggianti non possono diventare dei senza casa, ma trovare un nuovo alloggio a tutte le 90 famiglie potrebbe essere costoso.

In caso di sgombero, le chiese locali hanno offerto riparo ai bambini ed agli altri Viaggianti vulnerabili. Lord Eric Avebury, membro della Camera dei Lord, ha anche organizzato per il 14 maggio un incontro in Parlamento, per riassumere ai potenziali osservatori dei gruppi dei diritti umani  e dell'ONU il loro  ruolo in caso di uno sgombero.

 
Di Fabrizio (del 05/05/2009 @ 14:26:33, in casa, visitato 1642 volte)

Segnalazione di Ernesto Rossi

Popica onlus

Venerdì 1 maggio 2009, circa 60 rom romeni tra uomini, donne e bambini, dell'insediamento romano di via di Centocelle, hanno deciso di partecipare al corteo della MayDay con un proprio spezzone aperto da uno striscione sul quale era scritto: "SIAMO ROM, NON SIAMO NOMADI VOGLIAMO LA CASA. I Rom e le Romnì di via di 100celle". Durante il percorso della manifestazione, nella quale si rivendicava casa e reddito per tutti e tutte, la comunità ha anche diffuso un volantino nel quale veniva illustrata la propria volontà di uscire allo scoperto e a rivendicare i propri diritti. Noi di POPICA ONLUS, da sempre vicini alla comunità di via di Centocelle, esprimiamo il nostro totale apprezzamento per l'iniziativa dei Rom e delle Romni, coi quali quotidianamente collaboriamo. In particolare con questo comunicato vogliamo segnalare all'opinione pubblica che quest'importantissima iniziativa cancella il luogo comune dei Rom "geneticamente" predisposti a vivere in baracche senza luce né acqua o nei cosiddetti campi nomadi. E mostra inoltre come in alcune comunità Rom stia nascendo un genuino e fondamentale movimento per la rivendicazione dei diritti. Noi di POPICA ONLUS continueremo ad essere al fianco di questa comunità che sta smettendo di aver paura, cominciando un nuovo cammino sul quale ci troveranno compagni di viaggio

 
Di Fabrizio (del 29/04/2009 @ 09:26:27, in casa, visitato 1821 volte)

Da reterom

a cura di Elise Melot

Savorengo Ker è una casa che è stata costruita durante l'estate 2008 al campo rom Casilino 900. Savorengo Ker è la storia dell'incontro tra i Rom del campo e un gruppo di architetti dell'università Roma Tre e dell'associazione Stalker, che insieme l'hanno costruita. Questa storia è raccontata qui. Ascolta il reportage

 
Di Fabrizio (del 16/04/2009 @ 09:39:08, in casa, visitato 1899 volte)

Ricevo da Tommaso Vitale

23 Aprile 2009
via Ampère, 2 Milano - MM2 fermata PIOLA, tram 23

EMERGENZA ROM?
Esperienze di ricerca su alcune baraccopoli italiane ed europee
Mentre nel campo della ricerca sociale si affinano e si diffondono esperienze e metodi per indagare i complessi fenomeni associati al disagio abitativo delle popolazioni Rom, il dibattito sulle politiche, in Italia e in particolar modo a Milano, segnala lo scarto tra le misure securitarie e repressive promosse dalle istituzioni e le istanze per un intervento ispirato ai principi dell’integrazione sostenuto insieme da studiosi, ricercatori e operatori del sociale. A partire dalla presentazione di alcune esperienze di ricerca, il seminario intende offrire uno spazio di riflessione su questi temi per stimolare un approccio diverso da quello dettato dalle logiche dell'emergenza

Prima Parte - AULA U.2 Le condizioni abitative dei Rom nella ricerca sociale

ore 9.30 introduzione
Anna Nufrio, Politecnico di Milano
Antonio Tosi, Politecnico di Milano

ore 10.00 presentazione
Il progetto EU - ROMA Una ricerca europea sulle condizioni abitative dei Rom in Italia, Grecia, Romania e Regno Unito
Pietro Nunziante, Istituto Superiore di Design di Napoli
Alexander Valentino, Laboratorio Architettura Nomade

ore 11.30 dibattito Fare ricerca nelle baraccopoli: esperienze e metodi a confronto coordina: Federica Verona
Antonio Tosi, Politecnico di Milano
Paolo Cottino, Politecnico di Milano
Pietro Nunziante, Istituto Superiore di Design di Napoli
Alexander Valentino, Laboratorio Architettura Nomade
Anna Rita Calabrò, Università di Pavia
Giovanni Semi, Università degli Studi di Milano
Giovanni La Varra, Politecnico di Milano

Seconda Parte - AULA GAMMA Dalla ricerca alle politiche per gli insediamenti Rom

ore 14.30 presentazione "Favelas di Lombardia: la seconda indagine sugli insediamenti Rom e Sinti" Una ricerca dell’Osservatorio regionale per l’integrazione e la multietnicità
Maurizio Ambrosini, Università degli Studi di Milano
Antonio Tosi, Politecnico di Milano
Paolo Cottino, Politecnico di Milano

ore 16.00 dibattito L’intervento nei campi a Milano: discriminazione o politiche dell’abitare? coordina: Gloria Pessina
Livio Neri, referente Lombardia ASGI - Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione
Tommaso Vitale, Università Statale Milano Bicocca
Maurizio Pagani, Opera Nomadi Milano
Massimo Mapelli, Casa della Carità, Milano
Marco Trezzi, Caritas Ambrosiana

ore 17.00 proiezione Il film: "Via San Dionigi, 93: storia di un campo rom" (2007)
Introduzione a cura dei registi
Tonino Curagi e Anna Gorio

a cura di
Anna Nufrio
Antonio Tosi e Paolo Cottino

con la collaborazione di
Giovanni La Varra
Valentina Gurgo

coordinamento
Gloria Pessina gloria.pessina@gmail.com

DiAP Dipartimento di Architettura e Pianificazione
Politecnico di Milano
via Bonardi 3
20133 Milano - Italia

Laboratorio di Cooperazione allo Sviluppo

Il volume "Favelas di Lombardia" è scaricabile dal sito: www.ismu.org/orim

 
Di Fabrizio (del 13/04/2009 @ 09:55:36, in casa, visitato 1716 volte)

Ricevo da Tom Welschen

Gipsy Roma quarter Sulukule: a part of human history (2009)
 in inglese e in turco, durata 27'22"

Niente... 1000 anni di storia zingara spazzati via in 1-2 ore. "Chi se ne importa... sono solo zingari che non fanno profitto per i business men e le autorità. Quindi,perché dovremmo rispettare questi Rom?" Questo il senso del trattamento di gente non così obbediente da parte delle autorità turche. Qualcosa rimarrà... non tutto è andato perso [vedere anche http://sulukulegunlugu.blogspot.com/ (in turco ndr)]. Ma il modo in cui le autorità trattano la gente di Sulukule è sintomatico di ciò che aspetta a tutti quanti non siano profittevoli ed obbedienti... E' tempo di attaccare insieme e far sapere alle autorità che non obbediremo più... faranno meglio a nascondersi...

 
Di Fabrizio (del 10/04/2009 @ 09:40:50, in casa, visitato 1659 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

http://www.youtube.com/user/pravonanaseljetv

Oggi (4 aprile ndr), le organizzazioni rom ed i loro alleati a Belgrado, stanno organizzando una dimostrazione in risposta alla demolizione degli alloggi della comunità rom nel Blocco 67, situato a Nuova Belgrado. La violenta e sorprendente mossa di distruggere le case e l'intera comunità è stata organizzata dalle autorità della Città di Belgrado, col supporto del sindaco Dragan Djilas. C'è bisogno della vostra solidarietà!

Venerdì mattina (3 aprile), è iniziato lo sgombero violento e forzato delle famiglie rom che vivono nel Blocco 67. I residenti di questa comunità dicono che la demolizione è iniziata improvvisamente alle sei di mattina, guidata da un ampio schieramento della polizia e di forze speciali. La brutalità della polizia si è mostrata nell'evacuazione di emergenza di due donne della comunità. Le proprietà ed i beni sono stati lasciati sotto le rovine. Una parte della comunità sta ora passando la notte di fronte al Consiglio Cittadino. Sono senza abiti pesanti, coperte, cibo e medicine (molti le hanno dovute abbandonare). I residenti dicono che durante la giornata giovano non identificati su motociclette li hanno provocati ed hanno installato la paura nella comunità.

Nel contempo, non è stata assicurata alcuna alternativa alloggiativa dal governo della città, e nessuno si prende cura delle loro esigenze. Il Sindaco Djilas ha annunciato che è "necessario che siano rimossi dall'area cosicché possiamo costruire un nuovo viale necessario per lo sviluppo della città, e tenere gli eventi pianificati per il futuro." Ha anche minacciato di impiegare le forze di polizia per rimuovere qualsiasi protestante che intendesse bloccare le strade. Queste azioni sono state precedute da una campagna sui mezzi di informazione che giustificavano l'espulsione dei Rom che vivevano a Nuova Belgrado, sotto considerazioni di "sicurezza" e "immagine cittadina" in vista delle Universiadi 2009. Attraverso le sue dichiarazioni, il Sindaco Dragan Djias ha contribuito alla relazione fascista contro i cittadini rom e giustificato la distruzione delle loro case. Come alternativa il comune suggerisce un muro attorno alla comunità cosicché "non vengano viste le deformità cittadine durante l'Universiade."

Questo significa che l'Universiade sarà pagata con vite umane se necessario?

I nostri concittadini che sono stati lasciati senza casa sono determinati a combattere per i loro diritti, il loro diritto alla vita, alla libertà, alla casa e al lavoro.

Oggi (sabato) alle 13 è stata organizzata una protesta contro il brutale comportamento con cui il governo di Belgrado preferisce risolvere i problemi della città. Appoggiate la gente che è stata buttata per strada in questa maniera violenta. Dobbiamo alzarci in solidarietà con i Rom di Belgrado, non dobbiamo permettere che le loro case siano distrutte, che siano costruiti muri fascisti e che la gente sia rinchiusa nei ghetti!


Chiediamo solidarietà internazionale per coordinare queste azioni (traduco il testo sotto elencato in italiano, al link Roma_ex_Yugoslavia trovate quello in inglese, se preferite ndr):

VI PREGHIAMO CONTATTARE I SEGUENTI: (1) Ufficio del Sindaco della Città di Belgrado; (2) Ufficio del Presidente della Repubblica di Serbia; (3) Ufficio Centrale della Federazione Sportiva Universitaria (che organizza l'Universiade a Belgrado); (4) La vostra più vicina ambasciata o consolato serbo.

(1) Mayor's Office:

E-mail: natasa.golubovic@beogradsg.org.yu
Head of Office, tel: 3246-764, 3229-787
tel: 3247-424, tel/fax: 3344-675
Natasa Golubović
esperta indipendente associata in affari internazionali

Spettabile Sindaco Dragan Djilas:

Le scrivo per esprimere il mio oltraggio sulla recente espulsione razzista di 50 famiglie dalla comunità rom del Blocco 67, vicino a Belvil a Nuova Belgrado.

Chiedo che il vostro governo prenda tutte le misure necessarie per fornire la restituzione ai residenti della comunità e prevenire ogni ulteriore espulsione di famiglie rom o la loro ulteriore esclusione sociale.

Belgrado non può aspettarsi di riqualificarsi agli occhi del mondo ospitando le Universiadi o i contesti dell'Eurovisione, mentre continua a negare i diritti fondamentali alla casa, impiego, vita e sicurezza dei suoi residenti, particolarmente i più vulnerabili e socialmente esclusi.

Io chiedo che il vostro governo risponda ed incontri i propri obblighi di fronte a numerose convenzioni internazionali e lavori per assicurare i diritti dei residenti rom invece di schierare le forze di polizia per sopprimerli ed ingaggiarli nella "pulizia sociale."

Distinti saluti,


(2) Presidente della Repubblica di Serbia:

GENERAL SECRETARIAT OF THE PRESIDENT OF THE REPUBLIC OF SERBIA
Andricev venac 1, 11000 Beograd, Serbia
tel: +381 (0)11 3632-007, 3632-136
e-mail: kontakt.predsednik@predsednik.rs
www.predsednik.rs

Spettabile Presidente Boris Tadic:

Le scrivo per esprimere il mio oltraggio sulla recente espulsione razzista di 50 famiglie dalla comunità rom del Blocco 67, vicino a Belvil a Nuova Belgrado.

Imploro il vostro governo perché prenda tutte le misure necessarie per sanzionare le Autorità della Città di Belgrado ed assicurare che forniscano restituzione ai residenti di questa comunità rom e lavorino per prevenire ogni ulteriore espulsione di famiglie rom o la loro ulteriore esclusione sociale in Serbia.

Belgrado non può aspettarsi di riqualificarsi agli occhi del mondo ospitando le Universiadi o i contesti dell'Eurovisione, mentre continua a negare i diritti fondamentali alla casa, impiego, vita e sicurezza dei suoi residenti, particolarmente i più vulnerabili e socialmente esclusi.

Io chiedo che il vostro governo risponda ed incontri i propri obblighi di fronte a numerose convenzioni internazionali e lavori per assicurare i diritti dei residenti rom invece di schierare le forze di polizia per sopprimerli ed ingaggiarli nella "pulizia sociale."

Distinti saluti,

 

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