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La redazione
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\\ Mahalla : VAI : lavoro (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 27/02/2006 @ 09:49:53, in lavoro, visitato 2706 volte)

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Roma Cisti - Roma pulita”: raccolta rifiuti ingombranti: Il 1 novembre 2005 è decollato il progetto di raccolta di materiali ferrosi e rifiuti ingombranti che vede 8 Rom impegnati. Il progetto consiste nella raccolta di rifiuti ingombranti (elettrodomestici, televisioni e affini) da parte di operai Rom della cooperativa Phralipè solitamente abbandonati a fianco dei cassonetti della spazzatura o in discariche abusive per conferirli alle isole ecologiche dell’AMA sul territorio in cui si opera. Il Progetto si articola nei Municipi Roma IV, V, VII e XII. Il Progetto nasce dallo “Sportello di segretariato sociale per l’avviamento al lavoro delle comunità Rom, Sinti e Camminanti” che lavora alla sua buona riuscita e ad un suo allargamento anche sul territorio provinciale e regionale.

continua su Romano Lil

La testimonianza di un operaio del progetto “Roma pulita”: Sevko Ahmetovic è operaio-autista della cooperativa sociale Phralipè – Fraternità impiegato nella raccolta rifiuti ingombranti per conto dell’AMA (Azienda Municipale Ambiente di Roma). Il progetto di lavoro è partito il 1 novembre 2005 con la cooperativa che ha 9 soci lavoratori (di cui 8 Rom). Sevko lavora part-time (18 ore la settimana) ed ha otto figli. Quella che segue è la sua testimonianza, di vita e di lavoro.

continua su Archivio Romano Lil

2454601

 
Di Fabrizio (del 25/02/2006 @ 23:44:28, in lavoro, visitato 2861 volte)

Dietro le quinte: l'intervista sullo sportello sindacale è avvenuta sabato 18, proprio mentre tra gli immigrati, compresi quei Rom rumeni, esplodeva la notizia delle richieste di permesso di lavoro da ritirarsi in posta. L'argomento non riguardava l'intervista, ma se ne era parlato lo stesso, del passaparola tra gli immigrati, della stranezza di un “quasi condono” prima delle elezioni, delle code in posta, piuttosto che del tradurre i moduli dal burocratese all'italiano (e se il caso anche in rumeno). Un bilancio sulla prima settimana (prevedibile) nella newsletter di

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Il dramma dei kit

Moduli venduti al mercato nero: prezzi fino a 250 euro

La denuncia dei sindacati: "Tante le segnalazioni"

MILANO - Fino a 100 euro pagati per il kit per la domanda di assunzione di lavoratori extracomunitari: secondo la Camera del lavoro di Milano, in città si è creato un vero e proprio bagarinaggio e i moduli, consegnati gratuitamente in posta, ma difficili da reperire per l'alto numero di richieste, vengono venduti per le strade.

"Se c'é anche allegato un contratto - afferma il sindacato - di lavoro, ovviamente falso, il prezzo raggiunge i 10 mila euro". La Cgil sottolinea inoltre che, per mancanza di informazione, spesso gli immigrati credono di trovarsi di fronte ad una sanatoria e non hanno ben chiaro che non tutte le domande verranno accettate.

"I posti a disposizione, stabiliti dal Ministero, sono 170 mila - spiega Graziella Carnieri della Camera del Lavoro - Perché allora distribuire così tanti kit, creando aspettative inutili?". La risposta starebbe, sempre secondo il sindacato, negli introiti che lo Stato e Poste Italiane riceverebbero se tutti i moduli ritirati venissero poi effettivamente spediti.

"La tariffa per la riconsegna di ogni busta, già prestampata sulla busta stessa è di 5,70 euro. Ogni domanda, dovrà inoltre contenere una marca da bollo di 14,62 euro - spiega Carnieri -. Se venissero riconsegnate le 900 mila domande fino ad ora distribuite ci sarebbe un introito complessivo di 5 milioni di euro per le Poste e di oltre 13 milioni di euro per lo Stato".

Anche l'Anolf Cisl di Pesaro denuncia un mercato illegale dei moduli distribuiti gratuitamente dagli uffici postali.

Secondo il sindacato i kit verrebbero venduti a prezzi fra i 30 e i 250 euro ciascuno. A lanciare l'allarme è stato Gianluigi Storti, responsabile territoriale. Secondo la sua testimonianza, all' Anolf sarebbero già arrivate "una decina di segnalazioni in tal senso".

Non solo: sembra che dietro un compenso di 400 euro, alcuni professionisti si offrano di compilare la domanda con la promessa di un' assunzione sicura.

(24 febbraio 2006)

Stefano Camilloni

 
Di Fabrizio (del 23/02/2006 @ 10:02:09, in lavoro, visitato 6749 volte)

Sabato pomeriggio. Un’altra volta nella “terra di nessuno” che è il campo di via Triboniano. Oggi se possibile è ancora più desolante delle altre volte. Nella zona dove sono i Khorakhané i lavori sono in corso da più di quattro mesi, e il “campo” non è niente di più che una distesa piatta di fango, con tre bagni chimici (ammesso che siano tutti funzionanti) e una decina di roulottes. Nient’altro. Eppure, conosco molte facce, sono a Milano da almeno 15 anni (25 anni, mi dicono; i giovani sono tutti nati in Italia), sono in regola con i documenti e si trovano nella stessa situazione di chi sia appena arrivato in città.

Per giunta, piove e fa freddo, ci stiamo riparando sotto il portellone di un furgone giallo.

Riparandoci come si può, sono in compagnia di Ernesto Rossi di Aven Amentza e di Giovanni Fugazza, funzionario sindacale della FILLEA-CGIL. Il tettuccio giallo è lo stato dell’arte di un esperienza unica: uno SPORTELLO SINDACALE all’interno di un campo sosta. Giovanni e un ragazzo guardano un libro con l’elenco dei corsi professionali, il ragazzo è tentato dalla carriera di cuoco. Tiene il libro con sé, per studiarlo meglio. Dietro di lui, la solita processione di gente carica di domande.

Più tardi in un bar, Giovanni mi spiega meglio cosa sta succedendo:


Da quanto esiste questo sportello e com’è nato?

E’ funzionante dalla fine di aprile 2005. Lo scopo di Aven Amentza, già al momento della sua fondazione, era di occuparsi anche dei problemi del lavoro della comunità. Già a maggio 2004, quando l’associazione non era ancora nata, c’erano stati incontri in Camera del Lavoro tra Corrado Mandreoli (responsabile delle politiche sociali) e alcuni tra i futuri soci. In realtà era stato pensato come un’assemblea, in cui CdL avrebbe parlato del suo appoggio ad Aven Amentza e dei problemi del lavoro in cantiere (retribuzioni, sicurezza, incidenti, ecc.).

Diciamo che c’era interesse reciproco, ma mancava la fase operativa vera e propria.

Alla festa di Liberazione del luglio 2004, c’era uno stand che riuniva varie associazioni. Io rappresentavo lo Spazio Giovani Autogestito di Arese, poco distanti erano presenti Ernesto, Mario Abbiezzi e alcuni Rom del campo. Si è cominciato a parlare assieme, io che ero già funzionario sindacale ero molto interessato a quello che mi raccontavano del loro mondo del lavoro.

Si è discusso e ci siamo conosciuti meglio, così ho deciso di passare una giornata al loro campo. Mi ha accompagnato Marco Di Girolamo, il mio segretario responsabile, che ancora meno di me conosceva questa realtà ed è rimasto segnato da ciò che ha visto.

Ci siamo consultati coi soci dell’associazione e i capifamiglia, lì ho proposto di occuparmi io direttamente di uno sportello sindacale, aperto al campo di sabato.


Qualcuno del campo aveva già avuto esperienze sindacali?

Non mi risulta. In Romania non erano sindacalizzati, la stessa situazione ricorre anche con i Rumeni che incontro nei cantieri.

Dicevo prima che il mio responsabile, Marco Di Girolamo, non conosceva niente della realtà dei campi. Mi ricordo la sorpresa nei suoi occhi a scoprire quanti Rom lavoravano nei cantieri o in proprio, e che molti di loro avevano già in tasca la tessera della FILLEA o della CGIL (e che la cosa dell’essere o meno tesserati, fosse a conoscenza degli altri Rom).

In questo periodo, altri 20 si sono iscritti.


Com’è organizzata l’attività?

Di norma mi reco al campo una volta a settimana, di sabato. Raccolgo le richieste di chiarimenti, porto i documenti necessari, si parla e si discute. Adesso c’è maggior fiducia reciproca e durante la settimana mi chiamano, anche solo per fare il punto della situazione. La gran parte di loro lavora nell’edilizia e i cantieri sono sparsi a macchia di leopardo per tutta la provincia. Capita di incontrarsi anche durante i miei giri settimanali tra i cantieri o di programmare gli appuntamenti fuori dal campo.

Poi tutte le sere dalle 17.00 alle 19.00, chi ha bisogno può raggiungermi in Camera del Lavoro al Giambellino o a Corsico, per chi ha la macchina.


Quali sono le richieste ricorrenti?

Il controllo delle buste paghe; i pagamenti della Cassa Edile, che di norma arriva a 6 mesi dalla prestazione lavorativa.

Le infrazioni dei datori di lavoro riguardano soprattutto la differenza di retribuzione oraria, oppure alcune voci mancanti.

Soprattutto, richieste personali. Io cerco di affrontare i discorsi in maniera collettiva.

Di solito, anche se ci vuole il suo tempo, riusciamo a tutelare i diritti del lavoratore, tranne nei casi dove l’impresa, che magari lavorava in subappalto, letteralmente sparisce.


Ti ricordi qualche storia in particolare?

Quella volta che ero in giro per cantieri e Bebe mi ha salutato. Io non l’avevo riconosciuto. Ci sentiamo spesso anche per telefono, adesso.

I vigili intervenuti al campo, per rimediare alla solita fognatura intasata e la loro faccia a scoprire che lì c’era uno sportello sindacale.

Quando venne la televisione e vennero montate le postazioni al campo (gli episodi ripresi in “Miracolo alla Scala”). Purtroppo, tra chi vide la trasmissione, c’era uno che faceva lavorare un Rom di Triboniano e che si ricordò di aver visto il nome di quella via sul permesso di soggiorno. Poco dopo, lo licenziò, dicendo che c’era poco lavoro. Gli presentò una lettera da firmare e lui ci credette. Scoprì più tardi, dai suoi ex compagni, che invece la ditta stava lavorando a pieno regime.

Ma non tutti i padroni sono così. C’è anche chi viene al campo ad informarsi sulle condizioni della famiglia, o viene invitato alle feste e ai matrimoni.


Che difficoltà hai trovato in quest’esperienza?

La prima, come avrai notato, è la mancanza di uno spazio fisico. Quando piove come oggi, ci ripariamo sotto la tettoia del furgone, altrimenti si gira tra le roulottes. Ma questo è comunque uno dei tanti particolari di una situazione ambientale del campo, che è come se non ci esistesse.

Con la lingua ci intendiamo. La maggior parte di loro parlano italiano e io capisco il serbo-croato e il rumeno, per attività di volontariato che ho svolto allo Spazio Giovani e anche nei Balcani.

Nonostante questo, rimane sempre il dubbio di fraintendersi. Io intendo quel che faccio come un prolungamento della mia attività di sindacalista e anche di volontario, e certi valori non li posso rinnegare. Data la loro situazione, loro vedono lo sportello come un puro mezzo per recuperare soldi, col rischio da parte mia di creare aspettative che magari saranno disattese.

C’è una realtà con cui fare i conti, qui nel campo e anche fuori. Per me il sindacato è lotta, solidarietà, parlare chiaro. Per loro il lavoro è una continua sfida a rincorrere il sogno delle scarpe alla moda o della macchina potente. Due culture che si scontrano e si incontrano continuamente.

A parte le questioni culturali, si tratta di esigenze primarie: vivere (o sopravvivere) e in quelle condizioni costa: luce e riscaldamento vogliono dire litri di gasolio al giorno. Secondo, mandare soldi a casa, e ne partono parecchi (secondo le possibilità). Poi, sempre secondo possibilità: il macchinone, solitamente di seconda mano, affronta anche diversi viaggi all’anno Milano-Romania con diversi passeggeri e un gran carico. Con la 500 si può fare, ma è più difficile e meno rapido, quindi più costoso.


Avremo un delegato sindacale in via Triboniano?

Lo spero, magari tra qualche giovane. Ma i tempi non sono ancora maturi e sarebbe sbagliato forzarli in questo senso.


A Roma funziona da un anno uno sportello cittadino per Rom Sinti e Camminanti (LINK). Dopo un anno ha fornito nuove opportunità di lavoro. Lo vedresti bene a Milano?

Ce ne fossero! Tra l’altro, ci sono anche Rom che non lavorano come dipendenti, ma hanno ditte individuali, soprattutto nell’edilizia o nel commercio al minuto, e uno sportello simile farebbe molto per loro.

L’unico rischio che vedo nell’esperienza di Roma, è il creare percorsi differenziati di lavoro, come il mercato dei soli Rom. Non so, forse può avere un valore turistico o folkloristico, ma vedrei meglio la possibilità di esporre nei mercati rionali.


Quali saranno i prossimi passi da compiere?

Anche se sembra che quello che si fa passi inosservato nell’indifferenza, le famiglie osservano, valutano, come ricordavo prima, crescono gli associati al sindacato.

Così, tempo fa mi ha convocato la mia responsabile, per farmi la stessa domanda tua.

Giunti a questo punto, abbiamo la necessità, come campo e come sindacato, di collegare le diverse risorse e affrontare in maniera coordinata le questioni dell’INPS, degli assegni familiari, delle vertenze, dell’immigrazioni.

E poi di disporre di una sede più stabile e dotata di servizi, mantenendo comunque l’attività nei cantieri e nel campo.

So che queste risorse ci sono, quindi stavo soltanto chiedendo la conferma di quest’impegno, che per buona parte ricade sulle mie spalle.

E stiamo ancora aspettando una risposta.


contatti: Aven Amentza - area documenti

Lettura consigliata: Vite da Cantiere

 
Di Fabrizio (del 21/02/2006 @ 10:49:28, in lavoro, visitato 5551 volte)
email
Presentazione delle attività

La cooperativa “Laci Buti due” nasce nel 1999 ad opera di un gruppo di residenti rom del campo nomadi comunale di via Idro 62 supportati da un ristretto gruppo di operatori sociali che hanno accompagnato lo sviluppo della cooperativa in una prospettiva di emancipazione, autonomia e corretta integrazione sociale della popolazione rom residente al campo. L’impegno dei soci della cooperativa è stato finalizzato alla ricerca di risposte reali al bisogno di lavoro.
Questo impegno si è tradotto, inizialmente, in un percorso di analisi e confronto tra i soci del “lavoro” come “bisogno”; si è rinforzata una maggiore consapevolezza nei soci del bene “lavoro” quale strumento di crescita e sviluppo della propria famiglia e della comunità, di integrazione con la cultura non Rom, di prefigurazione del proprio futuro non più vincolato al ricorso ad espedienti, questua, od anche ad attività illegali.
Si è così costituito un processo che ha generato fiducia nella possibilità di individuare ambiti e attività lavorative con reali prospettive di sviluppo e valorizzanti della specificità culturale.
L’area lavorativa individuata è rivolta alla manutenzione di aree verdi e alla coltivazione florovivaistica, la scelta è stata favorita dal possesso di competenze professionali pregresse e dalle caratteristiche dell’attività professionale particolarmente adatte quali una attività all’aria aperta e a contatto con l’ambiente naturale.
Al fine di implementare le competenze professionali esistenti un gruppo numerosi di soci della cooperativa ha partecipato nel 1999 al corso del Fondo Sociale Europeo promosso dal Settore Servizi Sociali del Comune di Milano Ufficio Nomadi e gestito dal Centro di Formazione Professionale Enaip per “Manutentori di aree verdi”.
Nello stesso anno il Settore parchi e Giardini ha stipulato con la cooperativa un contratto di fornitura di piante, fiori e arbusti a seguito di iniziativa promossa dal Comune di Milano al fine di sostenere, mediante l’affidamento di contratti per la fornitura nel campo del verde, realtà operanti per il recupero di persone svantaggiate; la nostra cooperativa è stata individuata a seguito dell’utilizzo dei dati forniti e delle verifiche effettuate dal Settore Servizi Sociali Formazione Lavoro, Area Handicap e Area Giovani e Adulti.
L’opportunità accordata alla cooperativa ha sostenuto la motivazione all’impegno dei soci Rom ed all’investimento nell’acquisto di una serra di 270 mq, delle esigue risorse economiche pur di concretizzare delle reali e stabili possibilità occupazionali, inoltre ha prodotto un forte incentivo verso corrette forme di integrazione sociale favorendo la costruzione di relazioni significative con parti attive e sane della società, contrastando il fenomeno della coesione con realtà marginali e a rischio di devianza. Il positivo e graduale incremento delle attività di lavoro ha sostenuto la possibilità di dotarsi di mezzi e strumenti per elevare efficienza e professionalità nell’espletamento dei lavori assunti.

Tutto ciò ha portato la Cooperativa a sviluppare ulteriormente i propri contatti, nel 2001 è entrata a far parte del “Consorzio Cascina Sofia” un insieme di Cooperative sociali impegnate nel settore del verde. Nello stesso anno la Zona 2 ha concesso un piccolo finanziamento per acquistare alcuni macchinari; nel 2002 dopo il primo contratto stipulato con il Comune di Milano si è deciso di acquistare due camion e ulteriori macchinari.
Attualmente queste sono i principali servizi che offre la Cooperativa:
  • Manutenzione delle aree verdi (taglio dell’erba e delle siepi)
  • Potatura piante alto fusto
  • Pulizia di arree urbane
  • Sgombero cantine e magazzini
  • Creazione recinzioni
Attualmente la Cooperativa vanta due responsabili, tre capo squadra e 12 soci lavoratori, inoltre in caso di neccessità si collabora con le Cooperative iscritte al Consorzio Cascina Sofia, il presidente e il vice presidente sono naturalmente di etnia Rom.
Ciò nonostante è ancora necessario il sostegno di questa Amministrazione per il consolidamento delle prospettive lavorative e l’ampliamento dei lavori anche nel settore privato, dove per ora la “diffidenza” nei confronti dei Rom è ancora molto forte e radicata.

Cod. Fisc. / Part.IVA 13244160159 CCIAA n. 1341326
 
Di Fabrizio (del 11/01/2006 @ 10:31:54, in lavoro, visitato 2384 volte)

Da Radio Praha

Nuovo sistema di controllo per raccogliere dati sulla comunità rom

[05-01-2006] By Rob Cameron

Ascolta: 16kb/s ~ 32kb/s 


La Repubblica Ceca conta una vasta minoranza rom, che vive ai margini della società. Ma è sempre stato problematico calcolare le stime su questa minoranza, come problematiche sono sempre state le misure governative per affrontare la loro marginalità sociale. In settimana il governo ha annunciato una serie di piani per compilare schemi anonimi che possano rendere il quadro della situazione. Rob Cameron ha chiesto il perché di questo schema a Czeslaw Walek, capo del Consiglio Governativo per le Tematiche Rom.


"Vorrei dire, che la risposta è ovvia: per controllare quanto abbiano effetto le misure che il governo sta sviluppando per aiutare quelle fasce di Rom socialmente escluse, per controllare come vengono spesi i soldi in questo campo e sapere se ci sono effettivi miglioramenti nelle comunità interessate.”

Quindi, per fare un esempio, se qualcuno con l'aspetto apparentemente rom, si presenta all'Ufficio di Collocamento per cercare lavoro, lì troverà un incaricato che metterà una croce sulla casella “Rom”. Funziona così?

"Assolutamente no! Le uniche informazioni le raccoglieremo per scopi sociologici. Dipende dal tipo di ricerca, di solito si svolgono tramite questionari o interviste di massa. I dati dell'Ufficio Statistico sono ufficiali, dal censimento. Le informazioni provenienti da altre istituzioni, come i ministeri, sono soprattutto riguardo schemi e piani di lavoro.”

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Czeslaw Walek, photo: www.romea.cz

Ciononostante, durante l'ultimo censimento soltanto in 11.000 si sono dichiarati Rom, mentre è appurato che nel paese ce ne sono 200/300.000. Non avrete problemi nel raccogliere informazioni dettagliate?

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"Direi di sì, è per questo che vogliamo combinare queste tre diverse ricerche. Se mi basassi sui soli dati dell'Ufficio Statistico, è chiaro che non sarebbero sufficienti. Quindi li leggiamo in aggiunta alle ricerche sociologiche, che verranno svolte a livello nazionale.”

Qualcuno vedrà con ostilità un simile schema, forte dei ricordi di uno spiacevole passato, come la raccolta di dati sugli Ebrei nell'anteguerra.

"Sì, può essere, ma il fatto è che abbiamo bisogno di monitorare l'efficacia delle misure e delle somme spese per la comunità rom, questa è la prima cosa. Secondariamente, se svolgeremo una buona campagna informativa, soprattutto tra i Rom, per spiegare cosa stiamo facendo, credo che causeremo meno controversie di quanto si potrebbe ritenere.”



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Di Fabrizio (del 28/12/2005 @ 10:36:12, in lavoro, visitato 2130 volte)

"Le voci sulla nostra integrazione sono largamente esagerate"

Di: Deyan Kolev - fonte Bulgarian_Roma


Un terzo dei Rom non ha esperienza lavorativa, intendo non ha mai lavorato con contratto a tempo indeterminato. Questi alcuni dei risultati di una ricerca condotta dal Centro Amalipe sui dati dell'Agenzia per le analisi sociali, l'UNPD e la Banca Mondiale. Il 66,1% dei Rom che non hanno mai avuto un lavoro sono donne. Sono dati "shoccanti" se comparati a tutti i rapporti sulle iniziative governative "di successo" per l'integrazione dei Rom e l'uguaglianza di genere.


Cosa significa? parafrasando Mark Twain, che le voci sull'integrazione dei Rom sono state largamente esagerate. Questi dati, riportati con alcuni errori da diversi giornali, necessitano di alcuni chiarimenti.


Per iniziare, la maggior parte di questo terzo di Rom che non ha mai avuto un lavoro sicuro, vuole lavorare legalmente! La stesa ricerca mostra che il 90% dei Rom preferisce un lavoro permanente al vivere di assistenza sociale.. Quindi non è serio motivare l'alta percentuale di Rom disoccupati con la semplice poca voglia di lavorare o "pigrizia innata". Sono spiegazioni facili, ben accette all'orecchio di un vasto pubblico, in ogni caso non riflettono la realtà e la ricerca lo dimostra chiaramente. Nella cultura patriarcale rom il lavoro e la diligenza sono valori esattamente come nella cultura patriarcale bulgara: non potrebbe essere differentemente, visto che i Rom si sono sempre guadagnati da vivere nei secoli con lavori tradizionalmente artigiani, spesso i più duri e più sporchi.


Secondo: la mancanza di scolarizzazione non può essere l'unico fattore motivante di una così alta percentuale di mancanza di esperienza lavorativa. Senza dubbio, la scuola è un fattore importante (non è una coincidenza che il 64% di chi non ha mai trovato lavoro no ha terminato l'8° grado!), ma questo non è il solo dato rilevante. Ancora più sorprendente il secondo fattore: più del 98% di questo gruppo ha meno di 39 anni! E' la generazione entrata in età lavorativa dopo i cambiamenti del 1989.  I Rom "del periodo socialista" senza lavoro, sono soltanto l'1,6%. Insomma, la società bulgara democratica del XXI secolo, esclude di più di quella totalitaria del XX secolo! Le ragioni possono essere...

Terzo: la disoccupazione è un chiaro sintomo del gap di sviluppo tra le diverse regioni e i differenti tipi di insediamento - un problema che non ha basi etniche. Circa l'80% dei Rom disoccupati vive in villaggi e piccole città. La liquidazione dell'agricoltura cooperativa socialista dove molti di loro erano occupati, li ha lasciati senza altri sbocchi nel mercato del lavoro. Le stesse ragioni valgono anche per i Bulgari delle medesime aree (non nella stessa percentuale). La transizione ha completato ciò che già si sta va sviluppando nell'ultimo periodo del comunismo: la marginalizzazione dei villaggi e dei piccoli insediamenti dalla vita economica reale.

Last but not least, occorre grande attenzione alla discrepanza di genere nell'impiego tra i Rom. Due terzi tra la i Rom mai attivi sono donne. Una ragione risiede nel conservatorismo della comunità e nel ruolo che tradizionalmente viene riservato alle donne. E' un problema che non va sottaciuto, magari rifugiandosi nella strenua difesa della tradizione. Se la tradizione è quella che preserva il senso della comunità, deve comunque adattarsi all'attualità, senza arrestare lo sviluppo di quel 56% di comunità che è costituito da donne.

Se un terzo dei Rom non ha accesso al mercato del lavoro, non è un problema della sola comunità. I numeri stupiscono perché mpostrano sembra ombra di dubbio che la Bulgaria è percorsa da buchi neri di cosmica ineguaglianza tra i differenti gruppi sociali, etnici, persino generazionali. Chiudere gli occhi è un modo per cadere dentro questi stessi buchi.


“AMALIPE”

CENTER FOR INTERETHNIC DIALOGUE AND TOLERANCE

Mailing Address: Veliko Turnovo, p.o.box. 113

Tel: 0888/681-134; e-mail: deyan_kolev@yahoo.com, amalipe@mail.bg

 
Di Fabrizio (del 20/12/2005 @ 14:55:15, in lavoro, visitato 4466 volte)
Un argomento già trattato in un vecchio post, che mischiava cantieri, campi di calcio e campi sosta.

Vite da Cantiere.
Nuovi schiavi e caporali a Milano e in Lombardia nel Millennio della globalizzazione.
di Luigi Lusenti e Paolo Pinardi
Contributi di don Luigi Ciotti, Franco De Alessandri, Guglielmo Epifani e Franco Martini
Edizioni Comedit 2000 - euro 13,00

E’ la nuova pubblicazione di Comedit 2000, la piccola casa editrice milanese che fa dell’indagine sociale e della conoscenza del territorio il presupposto della propria militanza.
Insieme agli amici dell’Arci e di Libera e della rivista il ponte della Lombardia, promotori della Carovana Antimafie, e ai sindacalisti della Fillea Cgil della Lombardia si è voluto approfondire e far conoscere all’intera città la realtà del cantiere edile, paradigma nel suo sfruttamento e nella sua precarizzazione del lavoro di oggi e della società globalizzata.

In alcune piazze di Milano alle sei del mattino era possibile incrociare decine se non centinaia
di ragazzi e adulti marocchini o egiziani, rumeni o albanesi, in attesa del caporale che dopo veloce contrattazione smistava il suo carico umano in uno dei tanti cantieri della nostra città e regione; ora, dopo diverse denunce e iniziative sopratutto dei sindacalisti e della Carovana Antimafie, il mercato delle braccia è diventato più sotterraneo, ma non meno efficace.
Del resto questo dell’edilizia è uno dei pochi settori trainanti di questa economia in declino: grandi infrastrutture come la Tav o la nuova Fiera, il recupero delle aree dismesse come il Portello o l’Innocenti, i piccole e medi cantieri di una politica urbanistica milanese e lombarda a dir poco sfrenata per cui si costruisce dappertutto sotto (i box) e sopra (mansarde); l’importante è dar fiato alla bolla speculativa del mattone, poi si vedrà.

E allora perchè stupirsi se delle persone, spesso senza permesso di soggiorno, vengono reclutati a 3 euro all’ora con il caporale che spesso ne trattiene più della metà, se nei nostri cantieri si raggiungono percentuali di lavoro nero pari al 40% e in alcuni casi oltre la metà; buona parte di questa città rischia di essere un cantiere precarizzato che oggi c’è e domani non si sa: i giovani dei call center, i lavoratori dei centri commerciali e di molti servizi o agenzie, le migliaia di co.co.co e dei nuovi rapporti di lavoro della legge 30 perfino tantissime partite Iva.
Perchè stupirsi se dei ragazzi vengono sbattuti nei cantieri, senza formazione e senza nessuna misura di sicurezza: siamo il paese con la più alta percentuale di incidenti sul lavoro; situazioni assurde come il simulare incidenti stradali o risse tra marocchini, quando si verificano gravi e spesso mortali infortuni nei cantieri periferici, sono meno rari di quel che si pensa; in quelli più grandi e importanti si ha la fortuna di un immediato soccorso e di un commento sui giornali del giorno dopo.

Queste vite da cantiere sono raccontate nel libro; il mercato delle braccia, l’infiltrazione delle varie mafie è documentato da semplici lavoratori, sindacalisti, magistrati e associazioni.
Le classi dirigenti, i ceti politici di Milano e Lombardia nelle varie consultazioni elettorali, primarie comprese, farebbero bene ad interrogarsi del perchè siamo giunti a questo punto e se non è il caso di fermarsi e invertire la rotta.
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Di Fabrizio (del 18/12/2005 @ 11:58:32, in lavoro, visitato 1678 volte)
DROBETA-TURNU SEVERIN - L'Agenzia Distrettuale per il Lavoro e l'Impiego (AJOFM) della provincia di Mehedinti (Romania meridionale) ha dato inizio il 2 dicembre scorso a un programma di monitoraggio sui Rom senza lavoro. Nelle 10 comunità presenti nella provincia, che conterebbe 16.000 persone secondo stime non ufficiali,  gli impiegati dell'agenzia valuteranno il loro status sociale e li coinvolgeranno in corsi di formazione a seconda delle richieste degli operatori economici locali.

"Secondo i dati forniti dai municipi dell'area, il 35% dei Rom è in cerca di lavoro. Alcuni sindaci hanno richiesto sussidi che permetterebbero di creare da subito 180 posti di lavoro, ma questo rimane insuffiuciente rispetto alla domanda di Mehedinti", secondo il direttore di AJOFM, Gheorghe Clement. L'agenzia ha intanto individuato 100 posti vacanti o intende assegnarli tramite 12 corsi brevi di formazione.

Fonte: Romanian_Roma
 
Di Fabrizio (del 02/12/2005 @ 15:11:35, in lavoro, visitato 2192 volte)
GALATI - Circa una ventina di mediatrici sanitarie di origine rom, in otto località nel distretto di Galati, hanno preso parte ad un corso di formazione sui metodi contraccettivi, organizzato dal Dipartimento di Sanità Pubblica (DSP).
L'azione coinvolge anche i volontari della Croce Rossa nelle scuole superiori di "Sf.Maria", "Emil Racovita" e "Dimitrie Cuclin" di Galati.

Fonte: Romanian_Roma
 
Di Fabrizio (del 30/11/2005 @ 05:06:42, in lavoro, visitato 3037 volte)
MIERCUREA CIUC - L'associazione etnoculturale "Concordia" della città di Balan, congiuntamente al municipio e al Gruppo Comunitario di Iniziativa dell'Etnia Rom, ha ottenuto un finanziamento Phare per la formazione professionale. Per sette mesi, 15 Rom tra i 18 e i 50 anni di età, frequenteranno un corso teorico-pratico per muratori e carpentieri. Nel periodo di formazione, lavoreranno come pre-salariati all'edificazione di un polo industriale a Miercurea Ciuc.

Gli studenti verranno seguiti dall'Agenzia per l'Impiego di Harghita, perché alla fine del corso possano trovare un impiego. Robert Kovacs, di "Concordia", dice che i 15 Rom sono stati cooptati perché erano senza fonte di reddito e senza sbocchi professionali, causa la mancanza di formazione e le discrfiminazione nel mondo del lavoro. Il costo del progetto sarà di 15.000 Euro

Fonte: Romanian_Roma
 
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