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Vite da Cantiere
Di Fabrizio (del 20/12/2005 @ 14:55:15, in lavoro, visitato 4465 volte)
Un argomento già trattato in un vecchio post, che mischiava cantieri, campi di calcio e campi sosta.

Vite da Cantiere.
Nuovi schiavi e caporali a Milano e in Lombardia nel Millennio della globalizzazione.
di Luigi Lusenti e Paolo Pinardi
Contributi di don Luigi Ciotti, Franco De Alessandri, Guglielmo Epifani e Franco Martini
Edizioni Comedit 2000 - euro 13,00

E’ la nuova pubblicazione di Comedit 2000, la piccola casa editrice milanese che fa dell’indagine sociale e della conoscenza del territorio il presupposto della propria militanza.
Insieme agli amici dell’Arci e di Libera e della rivista il ponte della Lombardia, promotori della Carovana Antimafie, e ai sindacalisti della Fillea Cgil della Lombardia si è voluto approfondire e far conoscere all’intera città la realtà del cantiere edile, paradigma nel suo sfruttamento e nella sua precarizzazione del lavoro di oggi e della società globalizzata.

In alcune piazze di Milano alle sei del mattino era possibile incrociare decine se non centinaia
di ragazzi e adulti marocchini o egiziani, rumeni o albanesi, in attesa del caporale che dopo veloce contrattazione smistava il suo carico umano in uno dei tanti cantieri della nostra città e regione; ora, dopo diverse denunce e iniziative sopratutto dei sindacalisti e della Carovana Antimafie, il mercato delle braccia è diventato più sotterraneo, ma non meno efficace.
Del resto questo dell’edilizia è uno dei pochi settori trainanti di questa economia in declino: grandi infrastrutture come la Tav o la nuova Fiera, il recupero delle aree dismesse come il Portello o l’Innocenti, i piccole e medi cantieri di una politica urbanistica milanese e lombarda a dir poco sfrenata per cui si costruisce dappertutto sotto (i box) e sopra (mansarde); l’importante è dar fiato alla bolla speculativa del mattone, poi si vedrà.

E allora perchè stupirsi se delle persone, spesso senza permesso di soggiorno, vengono reclutati a 3 euro all’ora con il caporale che spesso ne trattiene più della metà, se nei nostri cantieri si raggiungono percentuali di lavoro nero pari al 40% e in alcuni casi oltre la metà; buona parte di questa città rischia di essere un cantiere precarizzato che oggi c’è e domani non si sa: i giovani dei call center, i lavoratori dei centri commerciali e di molti servizi o agenzie, le migliaia di co.co.co e dei nuovi rapporti di lavoro della legge 30 perfino tantissime partite Iva.
Perchè stupirsi se dei ragazzi vengono sbattuti nei cantieri, senza formazione e senza nessuna misura di sicurezza: siamo il paese con la più alta percentuale di incidenti sul lavoro; situazioni assurde come il simulare incidenti stradali o risse tra marocchini, quando si verificano gravi e spesso mortali infortuni nei cantieri periferici, sono meno rari di quel che si pensa; in quelli più grandi e importanti si ha la fortuna di un immediato soccorso e di un commento sui giornali del giorno dopo.

Queste vite da cantiere sono raccontate nel libro; il mercato delle braccia, l’infiltrazione delle varie mafie è documentato da semplici lavoratori, sindacalisti, magistrati e associazioni.
Le classi dirigenti, i ceti politici di Milano e Lombardia nelle varie consultazioni elettorali, primarie comprese, farebbero bene ad interrogarsi del perchè siamo giunti a questo punto e se non è il caso di fermarsi e invertire la rotta.
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