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L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.

Wim Wenders
-

\\ Mahalla : VAI : conflitti (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 06/04/2006 @ 10:40:34, in conflitti, visitato 3211 volte)

Ustiben report: By Grattan Puxon

All'alba del Giorno della Nazione Rom, il Forum UK incontrerà il vice primo Ministro per dire che ormai la Bretagna è allineata al resto d'Europa nel trattamento riservato a Nomadi e Viaggianti. Ma se l'Unione Europa sembra voler mettere freno alla politica degli sgomberi, il nostro Governo lascia massima autonomia ai Comuni nel "ripulire dagli Zingari" i loro territori.

"Abbiamo impiegato un anno a Strasburgo nel tracciare le linee-guida," dice Cliff Codona, presidente del Forum. "Ma il lavoro svolto è stato ignorato nel nostro paese. Vogliamo la fine delle pulizie etniche e il raggiungimento dei primi risultati positivi."

Secondo Codona, quattro anni di incontri e colloqui con l'Ufficio di Presidenza dei Ministri non hanno portato alcun progresso. Dopo 40 anni di campagne per i diritti umani, i 350.000 Travellers e Romanichals in Bretagna si trovano di fronte a odio e razzismo senza precedenti.

Il messaggio inequivocabile per le famiglie le cui case sono state distrutte settimana scorsa dal comune di Basildon è "non tornerete". Una esplicita dichiarazione di volontà di pulizia etnica, secondo Richard Sheridan, membro della delegazione di Dale Farm, la più grande comunità di Viaggianti in UK.

Continua chiedendo il controllo delle ditte private che i comuni hanno impiegato per distruggere centinaia di abitazioni. Stanno infrangendo ogni regola di sicurezza e mettendo a rischio la vita di vecchi e bambini. Tra le compagnie che si sono distinte in questa poco onorevole classifica: Constant & Co, con sede a Bedford e specializzata in sgomberi anti-Rom; H.E.Services; e Terranova,una compagnia di macchinari edili a noleggio. Le loro azioni sono state filmate in numerose azioni recenti di sgombero.

"Di questo passo, potrebbe scapparci il morto, se il comune di Basildon non controllerà il comportamento di queste compagnie- Il Governo deve assumersi le sue responsabilità per il precipitare della crisi."

Kay Beard, rappresentante UK nell'European Roma and Travellers Forum, dice che l'Ufficio di Presidenza non ha incluso nelle sue linee guida alcun accenno alle regole su sicurezza e sanità. Nel contempo, quando i nomadi richiedono l'applicazione dei permessi di sosta, se li vedono regolarmente negare dal razzismo delle autorità.

"E' gente che aveva messo insieme i soldi per comperarsi un piccolo pezzo di terra, dove non essere sgomberata di continuo", prosegue. "L'unico crimine che hanno commesso è di provare a bastare a se stessi".

Per terminare, chiede che sia favorito lo scambio di terreni quando i permessi di sosta vengano negati.


E' ANCORA POSSIBILE FIRMARE LA PETIZIONE LANCIATA DAL COMITATO per DALE FARM & INTERNACIONAL ALLIANCE OF INHABITANTS:


Infine, per chi è in GB questo fine settimana:

The Petition will be presented during RED WHEELS AGAINST RACISM

A Festival for "8 April", celebrated by Romanies and Travellers around the globe as Roma Nation Day and promoted by the UK Gypsies, Travellers and Roma Forum


LAINDON COMMUNITY CENTRE
Aston Road, Laindon, Essex
close to Laindon railway station and the A127

Starts 2.30 pm on Saturday, 8 April

main feature

A TRAVELLER IN PROGRESS
A play by Michael Collins, depicting his own childhood and the forty years of the Travellers' campaigning for civil rights, from the stand at Cherry Orchard Camp, in Dublin,
to today's siege of Dale Farm....

Also ATCH, a short film by Jake Bowers

>>>cut out this ticket and present on entry (print more if needed):

RED WHEELS FESTIVAL


A TRAVELLER IN PROGRESS
By Michael Collins


Laindon Community Centre - Saturday 8 April 2.30

Complimentary Ticket

Admit One


 
Di Fabrizio (del 23/03/2006 @ 11:14:17, in conflitti, visitato 1993 volte)
Segnalo da Radio Indymedia:

Eugenetica in Europa tra le due guerre e oltre - Caccia agli Zingari in Svizzera

audio: MP3 at 25.1 mebibytes          (download torrent)

Nel maggio del 1999, il Parlamento svedese ha deciso di indennizzare le vittime della politica di sterilizzazione forzata condotta in questo paese dal 1934 al1975. A partire dal periodo compreso fra le due guerre, in tutta Europa, sotto la pressione di una "nuova scienza", l'eugenetica, e nel quadro di un'inquietante febbre nazionalista, si attuano politiche di eliminazione o di controllo dei "devianti sociali" e degli stranieri. La Germania nazista le porterà al parossismo, ma esse furono attuate, sotto altre forme, anche dal governo elevetico nei riguardi degli zingari.

 
Di Fabrizio (del 21/03/2006 @ 10:34:09, in conflitti, visitato 2375 volte)

Dal Kosovo, due documenti (AVVISO di lettura lunga e complicata):

  • la riflessione di Rand Engel, coordinatore dei volontari per la ricostruzione in Kosovo
  • la lettera aperta di Brahim MUSIĆ, Rom della diaspora e presidente dell'associazione Ternikano Berno

Sviluppi della diaspora della Mahalla di Mitrovica

Tema: Il nodo irrisolto della Diaspora nelle decisioni sulla Mahalla dei Rom può causare il ritiro dei dispersi interni (IDP) dalla partecipazione e dalla presa delle decisioni, e questo può danneggiare seriamente tutta la comunità. Le loro necessità sono da risolvere subito.

Retroscena del caso:
Il ritorno nella Mahalla di Mitrovica è stato tentato praticamente ogni anno, a partire dal 2000. Gli sforzi precedenti non hanno mai ottenuto risultati concreti e c'è a possibilità che nel 2006 si arrivi ad un risultato. La comunità internazionale e le municipalità procedono sulla base degli accordi siglati il 18 aprile 2005, che però non sono mai stati approvati dai rappresentanti IDP dei campi attorno a Mitrovica o dai residenti della ex Mahalla. Si registra un'iniziativa dei rappresentanti degli IDP, che richiede di essere ammessi ai tavoli negoziali che trattano il ritorno.

Proposta che è attualmente dibattuta seriamente dal "Gruppo Direttivo" - il comitato interagenzia responsabile del progetto di ritorno nella Mahalla. Il Gruppo Direttivo si è diviso tra chi ritiene la proposta 1) facilmente accettabile, 2) valida se ci fossero futuri negoziati, 3) quasi impossibile.

Nell'ultimo incontro del 3 marzo i rappresentanti degli IDP hanno espresso la loro insoddisfazione per:

  • l'inattività del comune all'interno del Gruppo Direttivo. Il comune avrebbe un ruolo attivo da assumere su diversi punti chiave, ma la mancata partecipazione induce gli IDP a credere di essere abbandonati a se stessi;
  • non si tiene conto degli interessi degli ex residenti della mahalla, la maggior parte dei quali è oggi dispersa in altre nazioni. La loro preoccupazione è che tutta l'area venga riconvertita ad altri scopi oppure abbandonata e che gli ex residenti siano obbligati ad accettare condizioni vessatorie per il loro ritorno.

Ci sono preoccupazioni temporali: la ricostruzione nell'area dovrebbe partire il 1 aprile. Inoltre, i finanziatori si ritroveranno a convegno a Mitrovica il 27 marzo. Per questo continuano gli incontri tra il Comitato Direttivo e i rappresentanti dei RAE (Rom, Askali ed Egizi) che attualmente sono sparsi nei campi profughi.

In ogni caso, la ricostruzione partirà con o senza un accordo in tal senso. Nel 2006 il programma prevede circa 57 case su terreno privato e due appartamenti su terreno municipale accanto all'istituto di agricoltura.

Le urgenze:
I rappresentanti degli IDP al momento possono ricercare un accordo ragionevole per quelli che sono dispersi nei campi profughi interni. Non hanno alcun mandato e mancano di rapporto con la comunità della diaspora. Dati i tempi pressanti, si trovano di fronte due scenari:

  • se riuscissero ad ottenere un accordo congiunto col comune e il Gruppo Direttivo, molte delle loro richieste del 18 aprile 2005 verrebbero incorporate nel piano d'azione. Tra queste, contratto d'affitto per gli abitanti della mahalla con scadenza a 99 anni, riconsegna delle case agli ex abitanti anche in assenza di documenti originali. La cooperazione tra finanziatori e comune assicurerebbe eque condizioni di ritorno.
  • in mancanza di accordo, i finanziatori della ricostruzione sarebbero comunque tenuti a provvedere alla ricostruzione, ma non ci sarebbero garanzie per gli ex abitanti della mahalla. Le ipotesi più probabili sarebbero che il comune assegnasse queste case a nuovi proprietari, piuttosto che divisioni e tensioni nella comunità per poter ritornare alle case originali.

Presupposti:

  • questo è il migliore anno per avere progressi nella mahalla;
  • molti finanziatori sono stanchi di dover continuamente cambiare i piani esistenti ed hanno perso la fiducia nel fatto che le cose possano migliorare. Credono che non riusciranno mai raggiungere un accordo coi rappresentanti degli IDP;
  • alcuni finanziatori minacciano di ritirare i loro soldi se non vedranno significativi processi;
  • molti di quanti vivono la diaspora e che provengono dalla mahalla, comprendono la tragedia di vivere in campi per profughi interni, e sono pronti ad accettare qualsiasi ragionevole accordo che permetta di fare ritorno nella mahalla;
  • altri viceversa hanno interesse nel bloccare ogni accordo, perché questo accelererebbe la loro espulsione dai paesi dell'Europa occidentale;
  • non c'è tempo ulteriore. L'accordo va siglato entro questo mese;
  • i componenti della diaspora sono vari, dispersi e i loro interessi non sempre coincidono. Il problema è come rappresentarli unitariamente ed in modo appropriato.

Interessi della diaspora contro interessi degli IDP
Si stima che sino al 1999 vivessero 8.000 persone nella mahalla di Mitrovica. Poco meno di 700 sono nei campi IDP in Kosovo. Il resto sono dispersi, buona parte in Serbia e Montenegro, e molti di più nei paesi dell'Europa occidentale. Tra loro ci sono interessi divergenti. I 700 nei campi IDP vivono in condizioni deplorevoli e hanno una fortissima necessità di migliorare la loro condizione. Possono anche accettare il compromesso di andare a vivere in case in affitto, pur di no restare nei campi. I compromessi non sono mai desiderabili: si può pensare che siano un ricatto, ma verrebbero accettati, anche al costo di perdere la proprietà della loro casa.

Il popolo della diaspora ha meno ragioni per cedere a compromessi. Vivono più o meno sicuramente altrove. Molti probabilmente non hanno intenzione di ritornare a Mitrovica - almeno nei prossimi anni. Vedono qualsiasi compromesso come una violazione dei loro diritti umani fondamentali (diritto al ritorno, alla proprietà, minaccia di rimpatrio forzato).

Soluzioni proposte:

  • IDP: i loro rappresentanti hanno chiesto che i Rom della diaspora nominino propri rappresentanti, in tempo utile per la chiusura dei colloqui preliminari.
  • Diaspora: Brahim Music suggerisce la formazione di una commissione che coinvolga le OnG dei diversi paesi. Un primo incontro si è già tenuto a Bruxelles ed un altro si terrà entro fine mese a Vienna. E' un'opzione che comprende la partecipazione di un ampio spettro della diaspora, ma che necessita di tempi più lunghi.
  • Gruppo Direttivo: da parte loro vorrebbero dividere la trattativa tra il settore est e quello ovest della mahalla, senza intervenire nel settore ovest finché non sia risolta la questione della rappresentanza della diaspora. La proposta può essere accettata anche dai rappresentanti degli IDP - che però chiedono: 1) una presa di posizione dai Rom della diaspora, 2) la presa d'atto da parte di questi ultimi che nel frattempo si inizierà ad operare nel settore est, 3) la comprensione dei diversi attori (istituzioni, comunità internazionale, finanziatori) e l'impegno che la mahalla potrà ritornare ai legittimi abitanti.

Se fosse possibile da parte dei componenti della diaspora, di promuovere una visita non ufficiale di una propria delegazione, questo sarebbe di grande aiuto. Si potrebbe anche organizzare una conferenza telefonica a cui prendano parte componenti della diaspora.

Questioni irrisolte:

  1. Chi parlerà a nome della diaspora? Quanto e come potrà dirsi rappresentativo?
  2. Se il Gruppo Direttivo ed assieme gli altri soggetti locali ed internazionali coinvolti, garantissero di non intervenire nel settore ovest della mahalla sino al coinvolgimento di una delegazione della diaspora, questo sarà sufficiente perché nel frattempo i Rom delle comunità all'estero avvallino il ruolo di mediatore sin qui assunto dai rappresentanti degli IDP?
  3. La diaspora potrà accettare che nel frattempo inizi la ricostruzione nel settore est? Questo non li porterà viceversa ad appellarsi all'accordo del 18 aprile 2005?

Attualmente, i piani approvati prevedono la ricostruzione delle case distrutte a tutti gli ex residenti, indipendentemente dalla dimensione delle case, o che fossero in affitto o di proprietà. I Rom confinati nei campi sono disposti ad accettare di ottenere casa anche in località  e condizione diversa dalla loro provenienza. Non è una soluzione ottimale, ma il Gruppo Direttivo ritiene che questo compromesso potrebbe smuovere le resistenze del comune.

Conclusioni:
Il tempo a disposizione è quasi scaduto. Certo, sarebbero stati invece necessari mesi per lavorare a questa fase, ma non è così. I finanziatori e gli amministratori (UNMIK, OnG, comune) mostrano sempre più la loro impazienza, ma anche per gli IDP è così. Il ruolo della diaspora verrà tenuto in conto, se si dimostrerà capace di accelerare il processo di ritorno.

Rand Engel
Balkan Sunflowers


Da: Ing. Brahim MUSIĆ
President of the NGO «Ternikano Berno»

Clichy-sous-Bois

FRANCE

To: Mrs. Laurie WISEBERG Minority Rights Adviser & Executive Officer for Return to Roma Mahalla Project

Mrs. Els de GROEN, MEP

Mrs. Anastasia CRICKLEY, Special Representative of OSCE Chairmanship

Mr. Yves DOUTRIAUX, Ambassador of France at OSCE

Mr. Nicolae GHEORGHE, OSCE/ODIHR Adviser on Roma and Sinti Issues

Mr. Rudko KAWCZYNSKI, President of ERTF

Mr. Bashkim IBISHI, President of ERTF’s Kosovo Commission

Mr. Rand ENGEL, Coordinator Volunteers for Social Reconstruction

Signore e Signori

Come Rom di Mitrovica, che vive in Francia da oltre tre decadi, sono profondamente preoccupato per gli ultimi sviluppi nella mia città. La Rromani Mahlàva, lo storico quartiere dove vivevano oltre 8.000 Rrom, Askali e Balcano-Egizi, è stato svuotato dai suoi abitanti da oltre sei anni. La maggior parte di loro è in esilio nell'Europa occidentale. Circa 700, i meno fortunati, dal 1999 sono confinati nei capi della parte settentrionale della città, in un'area altamente pericolosa, causa l'inquinamento da metallo di tutta la zona. Sono tutti fatti a voi noti, per cui il mio scopo non è di informarvi, ma piuttosto portare la vostra attenzione sui rischi attuali. In realtà, la disastrosa situazione di questi 700 IDP è stata internazionalmente discussa, - più come si trattasse di uno "scoop", mentre i rischi erano già noti sei anni fa, - ed ora il dibattito si sta accelerando, avviandosi verso la confusione totale. Nella fretta di spostare gli IDP dall'area contaminata, sono apparse due opzioni: a) una caserma dismessa, inappropriata perché posta sulla stessa area contaminata, b) il ritorno nella Mahlàva. Proprio su quest'ultima ipotesi vertono le mie osservazioni:

Sin dal 2002, diverse OnG rromani con sede in Francia, hanno proposto una serie progetti per assicurare, in fasi diverse, un ritorno sicuro e sostenibile dei rifugiati e degli IDP del Kosovo. E' la nostra personale esperienza che insegna come spesso, il ritorno debba essere preparato e guidato, incluso quei rari casi, - come la Francia - dove i richiedenti asilo Rrom dal Kosovo sono stati garantiti dallo status di rifugiati. In molti farebbero ritorno volontariamente,. Nondimeno, nessuno dei loro progetti ha ottenuto l'attenzione dei finanziatori.

Con la crisi della contaminazione ambientale a Mitrovica nord, il tema del rimpatrio ha invaso la discussione. Ma se agissimo nel senso sbagliato? Cioè, l'inquinamento dei campi profughi è una questione prettamente umanitaria, e come tale dev'essere affrontare ed urgentemente risolta. invece, il rimpatrio e "la ricostruzione della Mahlàva" sono più un processo politico, da affrontare in fasi differenti e senza precipitazione, pena il fallimento e probabili conflitti. Per questo, occorre definire cosa sta accadendo a Mitrovica. La mia opinione - condivisa da tutti i Rrom con cui mi sono consultato - l'intero processo altro non sarebbe che una soluzione d'emergenza per i 700 IDP che sono in pericolo di vita. Riguarda esclusivamente la rilocazione di queste famiglie, senza dover dipendere da quelle che fossero le loro precedenti proprietà o la ricostruzione della Mahlàva nel suo complesso (prego notare che il 90% degli ex abitanti è rifugiata all'estero e quindi non coinvolta).

Per quanto le famiglie che vivono nei campi per IDP si trovino in una situazione senza via di scampo, non hanno ritenuto di prendere una posizione netta sul piano di rilocazione proposto, perché sanno di non poter decidere a nome dei loro ex-vicini e di potersi trovare nella situazione di ledere i diritti ed interessi di questi ultimi. Preoccupazione comprensibile e condivisibile, che trova d'accordo anche i rifugiati di Mitrovica che appartengono alla diaspora, che si sentono esclusi dal processo di "ricostruzione della Mahlàva", e nel contempo sono a rischio imminente di rimpatrio forzato, quando questo non sia già avvenuto come nel caso della Germania.

Alcune tra la parti in causa nel processo di ricostruzione, richiedono il coinvolgimento della diaspora tramite uno o più rappresentanti. Con tutto il rispetto per quello che si chiama processo di autorappresentazione politica - che non sempre si è mostrato efficace - penso che questa strada sia inappropriata. Progetti ed interessi delle singole famiglie sono diversi. Talvolta variano tra gli stessi componenti di un gruppo familiare. In queste condizioni, non è possibile arrivare ad una rappresentanza univoca. Questa forma di coinvolgimento, d'altro canto, è in contrasto col diritto alla scelta libera e cosciente dei rifugiati, come riconosciuta dalle leggi e dalle norme internazionali. Per questo, diverse OnG, esperti ed attivisti rromani hanno proposto la creazione di una Commissione che indaghi sui diritti di proprietà e sui piani riguardanti ogni singola famiglia che ha abbandonato Mitrovica dall'inizio del conflitto. Ciò permetterebbe il disegno di un piano urbano ed eviterebbe futuri conflitti sulle proprietà. E' un metodo che trova d'accordo gli IDP e la diaspora, perché assicurerebbe una soluzione a lungo termine. Ancora, non abbiamo ottenuto nessuna risposta dall'UNMIK. Siamo coscienti che la nostra proposta prenderà più tempo, ma è l'unica su cui si può fondare la ricostruzione del quartiere rromani di Mitrovica. Tra le varie ragioni, ne elenco tre:

  1. Prima che inizi la ricostruzione, è necessario identificare ogni possibile reclamo sull'area che verrà edificata. I documenti del catasto di Mitrovica sono incompleti e gli ex residenti (che siano in possesso di documenti che comprovino il loro status o viceversa ne siano sprovvisti) non sarebbero rintracciabili stramite una ricerca sul campo o incrociando i dati a disposizione.
  2. La Mahlàva si è progressivamente sviluppata nel corso dei secoli, senza seguire alcun piano urbano. Di questo c'è invece bisogno ora, quando se ne affronta la ricostruzione. Ragione ulteriore per coinvolgere gli ex residenti nelle scelte che competeranno le unità abitative e le infrastrutture.
  3. Il ritorno dev'essere affrontato come un processo globale. Soddisfare esclusivamente il  bisogno di alloggio, non è sufficiente per programmare un ritorno sostenibile, se non è accompagnato da misure che riguardino l'occupazione, i servizi sociali, la scuola ecc. Nel passato , molti Rrom della Mahlàva campavano di piccole e medie attività commerciali. Come ricordavo in precedenza, gli IDP confinati nella parte nord della città, tornerebbero in una situazione di estrema deprivazione sociale, economica e sanitaria, e non sarebbero in grado da soli si assicurare al quartiere il necessario dinamismo economico. Per questo, l'ipotesi più probabile è che sarebbero obbligati a rivendere le loro case. Un piano globale e ragionato, inclusa l'opzione del ritorno degli ex residenti in esilio, darebbe maggior sicurezza sia in termini economici che di atmosfera generale.

Le attuali pressioni, in vista della conferenza indetta dai finanziatori il 27 marzo, non devono farci ulteriori fretta per una soluzione in tempi brevi. Certamente, è necessario raccogliere quanto necessario per finanziare la ricostruzione, ma ragionando in semplici termini economici, ogni investimento deve prevedere la successiva redditività. Colgo l'occasione per ricordare che il prezzo delle case nel quartiere è praticamente il doppio di quanto si vorrebbe stanziare. Siamo perfettamente consci che attualmente c'è un'incompatibilità tra una soluzione emergenziale per gli IDP e quella più a lungo termine della ricostruzione. Ma questi due nodi estremi non possono essere separati. Dobbiamo per forza proseguire secondo una logica che preveda tempi diversi: prima gli IDP e poi i rifugiati che sceglieranno il ritorno. Più breve sarà il tempo che intercorre tra queste due fasi, più avremo la certezza di un ritorno sostenibile. Per tutte queste ragioni, caldeggio la Commissione che abbiamo proposto, a fronte di un esplicito mandato e che entri in funzione prima che la ricostruzione abbia inizio. Le ragioni sono tanto pratiche quanto politiche. Quanto qui proposto no solo raccoglie il parere favorevole dei diretti interessati -  gli stessi Rrom - ma assicura anche l'esperienza e la pratica maturata da me e dai miei colleghi. Per questo, chiediamo il vostro appoggio istituzionale finanziario.

Siamo naturalmente disponibili al dialogo e a fornire tutte i chiarimenti e le spiegazioni necessarie.

Brahim MUSIĆ
 
Di Fabrizio (del 02/03/2006 @ 08:34:09, in conflitti, visitato 1792 volte)

La scorsa settimana il Senato ha discusso sulla richiesta del Presidente Traian Basescu, perché i Rom fossero riconosciuti tra le vittime dell'Olocausto avvenuto durante la II guerra mondiale. [...] La legge rumena, già approvata in passato attraverso diverse polemiche, definiva l'Olocausto come la "Persecuzione sistematica ed annichilimento operata dallo stato, degli Ebrei Europei, condotta dalla Germania nazista e dai suoi alleati e collaborazionisti tra il 1933 e il 1945", ignorando i Rom e le complicità del loro alleato rumeno durante la II guerra mondiale, sia attraverso i corpi statali che le milizie paramilitari della Guardia di Ferro.

L'appello compilato da intellettuali e OnG era stato recepito lo scorso autunno dal Presidente Basescu, che si era impegnato a presentarlo al Senato. Non senza polemiche: ancora nel 2003 l'ex Presidente Ion Iliescu aveva affermato che non c'era stata alcuna persecuzione in territorio rumeno. (altre notizie)

Fonte: Romanian_Roma

 
Di Fabrizio (del 28/02/2006 @ 18:08:02, in conflitti, visitato 2705 volte)

GIRCA (Gypsy International Compensation and Recognition Action) comunica che la Corte di Giustizia di Ginevra ha richiesto la prescrizione della causa intentata contro l'IBM, per complicità con lo sterminio operato dai nazisti nei confronti di Ebrei, Rom e altre minoranze. La causa era stata formalizzata nel dicembre 2004. Un'altra ricostruzione dei fatti è disponibile su Webmasterpoint e su Ticinonline.

La Corte di Ginevra ritiene di non poter giudicare in merito, perché i crimini contro l'umanità sono entrati a far parte del diritto svizzero solo nel 1981, e quindi nulla possa essere imputato alla filiale svizzera di IBM per quanto commise sino al 1945.

GIRCA presenterà un nuovo ricorso al Tribunale Federale entro i prossimi 30 giorni.

Pour GIRCA
Me Henri-Philippe Sambuc, advocat
legal@itip.ch
0041 79 202 19 52
0041 22 343 80 12 (fax)

 
Di Fabrizio (del 24/02/2006 @ 12:00:43, in conflitti, visitato 1731 volte)

articolo intero su: Deutsche Welle - (segnalazione precedente)

RIASSUNTO

Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha ripetutamente definito il massacro di sei milioni di ebrei durante il nazismo come un “mito”. [...] Non tutti i musulmani condividono le vedute.

Il giornalista Mohammed Salim Abdullah, della Fondazione Archivi Islamici di Germania, è fermamente convinto che questo punto di vista sia oltraggioso.

Gli Archivi Islamici furono fondati in Germania nel 1927, sono la più antica testimonianza in tal senso. L'istituto venne distrutto durante la II guerra mondiale e poi ricostruito. Abdullah descrive il proprio lavoro nella fondazione come di documentazione storica.

“Pubblichiamo 40-50 pagine di studio ogni anno sulla storia dell'Islam in Germania” continua. “Incoraggiamo il dialogo tra le ragioni, proprio come insegna il Corano. [...] Cerchiamo anche di aiutare le minoranze perseguitate”.

[...]

“Per la prima volta da sempre, Il Consiglio Centrale dei Sinti e dei Rom ci ha invitati a pregare con loro. Ci hanno offerto l'onore di commemorare le decine di migliaia di musulmani uccisi ad Auschwitz dai nazisti”

 
Di Fabrizio (del 21/02/2006 @ 09:06:08, in conflitti, visitato 1973 volte)

da: Karin Waringo

Secondo un articolo dell'Utrinski Vesnik del 15 febbraio, la Macedonia si starebbe accordando con le autorità in Kosovo per “facilitare il ritorno di 2.000 rifugiati”. Il giornale cita il ministro macedone per il Lavoro e le Politiche Sociali, che avrebbe concordato l'iniziativa durante la precedente visita di una delegazione dal Kosovo in Macedonia.

Statistche UNHCR indicherebbero in 2.144 i rifugiati, la maggior parte Rom, Askhali ed Egizi dal Kosovo. La Macedonia è stata recentemente criticata dalla Commissione EU per il disinteresse mostrato verso questo tema e perché è stato garantito asilo solo a un piccolissimo numero di rifugiati.

La maggior parte di loro è “sotto protezione temporanea”, una condizione soggetta a regolare rinnovo. Dall'estate scorsa la Corte Suprema nega il rinnovo di quanti ne facciano domanda.

Secondo il Ministro per il Lavoro e le Politiche Sociali, la decisione negativa riguarda 477 persone, e il Ministro degli Interni ha dato assicurazione all'UNHCR che i rimpatri forzati non avverranno “finché non ci sarà un miglioramento della situazione”.

Le attuali pressioni per un ritorno in Kosovo, sembrano collegate alla fine del mandato UNHCR in Macedonia, che così sposterebbe al governo la responsabilità per i rifugiati. “Il governo deve affrontare questo tema nel contesto dell'integrazione europea” dice a Utrinski Vesnik Catherine Walker, capo dell'UNHCR a Skopje. Aggiunge che la sua organizzazione è convinta che la situazione dei rifugiati sia da risolvere congiuntamente alla questione dello status della regione. “Speriamo che i rifugiati possano fare ritorno, in quanto la volontà del governo del Kosovo è anche parte del negoziato”.

Rif: Ipocrisie europee, carri armati e altre storie in Macedonia 2005

 
Di Fabrizio (del 14/02/2006 @ 09:41:26, in conflitti, visitato 3111 volte)

Premessa: una delle mie difficoltà ricorrenti, è l'immagine associata alla parola “Zingari”. Nelle discussioni, nei ragionamenti, si passa dall'estremo del “ladro, rapitore di bambini” a quello della “povera vittima, un po' tonta” ... alla fine, anche le persone di mentalità più aperta, quelli che “vorrei tanto aiutarli, ma devono collaborare” mi fanno cadere i ...sentimenti con le loro lodi a dei poveracci che sanno suonare magnificamente il violino.

Premesso che conosco tra Rom e Sinti, sia gente povera (ma povera sul serio!) che fior di musicisti; quanti pensate che siano? Cosa sapete degli altri che sono la maggioranza, se non il sentito dire?

Leggevo di recente un commento su ImmagineAfrica: ad un convegno di un oratore africano si diceva: “Che tipo, che simpatico! Però è intelligente!!”... come se l'intelligenza non fosse un dato scontato (sto parlando dell'oratore africano e non di Calderoli, se non si fosse capito). Tra gente di origine nomade e no, i rapporti sono ancora più primitivi: si vive a fianco a fianco da secoli, ci si incrocia, si vede l'altro, ma neanche ci si parla o tantomeno si da ascolto all'altro. Insomma, non si è neanche sfiorati dal dubbio che l'altro possa avere qualcosa da dire o condividere.

Questi i ragionamenti che facevo mentre leggevo lo scambio di opinioni su Allgypsies tra Zafar, un gajo del Pakistan, e Mengro, capocantiere della Florida di origine romanì. L'argomento è di quelli trattati in un mare di blog, e trovo affascinate come Mengro usi tutti gli stereotipi che ci fanno paura della sua origine (sentirsi emigrati a vita, non appartenere ad una patria, la diffidenza verso l'autorità, un diverso codice linguistico e morale) per dare un senso compiuto e positivo al suo discorso. Facendo patrimonio della propria differenza.

Ciao Zafar,

Anche se non sei Rom, viene dalla stessa parte del mondo da dove arrivarono i nostri antenati: il Pakistan. Parli una lingua che è vicina al romanès. Abbiamo un DNA e tratti genetici simili.

Citavi un articolo sulla guerra in Iran (QUI, in inglese ndr), che non è un tema specifico del nostro gruppo, e che però da una descrizione accurata di dove tutti siamo diretti.

Probabilmente si arriverà ad una guerra con l'Iran ed inoltre, visto che sei Americano di discendenza pakistana, entrambi perderemo nel contempo la “libertà” della nostra nazione. I fascisti sembra che abbiano quasi completato il cambio di gestione. Hanno “tarato” le macchine elettorali (Dibold) così non avrà più importanza come potremo esprimerci col voto. Hanno il possesso del Congresso, perché gli stessi banchieri internazionali che muovono Bush, controllano virtualmente anche il Congresso. La Corte Suprema è ormai complice. I media sono proprietà degli stessi banchieri. Sono tutti quelli che investono in “fondi elettorali”, non come noi che ci restano i “fondi comuni”.

Poi ci sono quelli non possono o non vogliono votare, e il loro voto finisce appannaggio di quei “fondi elettorali”, perché la cosiddetta democrazia US si è ridotta a comperare e pagare i voti.

Cosa potrà fare uno dei nostri ragazzi zingari? Nascondersi, suppongo, mischiarsi agli altri e sperare per il meglio. Cos'altro fare? Lo sapevi che un gran numero di persone dell'amministrazione US ha simpatie per i nazisti? Prescot, il padre di Bush, durante la guerra riciclò i fondi di Hitler, soltanto che poi quei fondi vennero congelati per altri 10 anni. Se l'avessimo fatto tu o io, ci avrebbero sparato. Il padre di Karl Rove (ndr.) era un nazista e suo nonno, che di nome allora faceva Roverer, costruì Buchenwald. Suo padre fabbricava lo Zyklon B che gassò i nostri antenati. E quanto altro si potrebbe scoprire!

Dopo la guerra, molti nazisti riparono qui e offritrono i loro servigi in cambio di una nuova identità e documenti personali. C'è da sorprendersi: i nazisti stanno terminando ora il loro lavoro, dopo essersi tramutati in American neo-cons/Republicans. Tempi spaventosi, amico mio.

Un'altra cosa che accomuna fascisti ed estremisti di destra è di cercare capri espiatori per giustificare le loro azioni. Durante la II guerra mondiale identificarono i pubblici colpevoli negli Ebrei, continuando poi con gli Avventisti del 7° giorno, gli omosessuali, Zingari, Massoni e tanti altri. Hitler ha rappresentato quello che la mitologia di Thule e il compositore Wagner intendevano per eroe. Ed è vivo tuttora.

Adesso l'America fondamentalista e neo-con/Republicans ha fatto dei musulmani nel loro complesso il nuovo terrore ovvero, i capri espiatori di oggi. E chi sarà il prossimo? Le pulizie etniche hanno un grande fascino sulle masse. Così mi chiedo, i prossimi saranno quelli con la pelle scura? Gli Asiatici? Gli Zingari? I Nativi Americani? Non lo so, ma so che questo può succedere ancora e che... non c'è niente di nuovo sotto il sole.

La solita vecchia storia con un nome diverso.

Abbi cura di te,

Mengro, the Road Scholar

 
Di Fabrizio (del 22/01/2006 @ 01:38:24, in conflitti, visitato 1973 volte)

The Associated Press - Martedì 17 gennaio 2006

WASHINGTON (AP) – Martedì la Corte Suprema ha rifiutato di bloccare le cause intentate a nome di migliaia di zingari, serbi e ed ebrei, che esigono dalla Banca Vaticana i soldi che i fiancheggiatori del nazismo avrebbero rubato loro durante la II guerra mondiali.

Gli avvocati della Banca Vaticana, braccio finanziario della Chiesa Cattolica, hanno sostenuto che i tribunali americani non dovrebbero occuparsi dei reclami.

“La risoluzione giudiziaria della querela causerebbe un potenziale imbarazzo, perché in contraddizione con la precedente politica dell'esecutivo, che ha sempre affrontato le richieste relative alla II guerra mondiale con la diplomazia invece che con la controversia” hanno detto ai giudici.

La nona Corte d'Appello degli Stati Uniti, nel 1999 ha consentito che il caso fosse portato avanti. La giudice Margaret McKeown, ha scritto per la corte d'appello che i sopravvissuti “affrontano una strada in salita nel continuare i loro reclami” perché i documenti sono vecchi di decenni e potrebbero “essere invalidati per cause procedurali e giurisdizionali”.

The cases are Order of Friars Minor v. Alperin, 05-326, and Istituto Per Le Opere Di Religione v. Alperin, 05-539.

 
Di Daniele (del 11/01/2006 @ 16:25:34, in conflitti, visitato 2104 volte)
9 gennaio 2006

Aggiornamenti sulla vicenda del campo Rom contaminato in Kosovo-Metohija (Serbia e Montenegro), arrivano da Reuters AlertNet e dal Times di Londra.
Le circa 125 famiglie Rom rifiutano di lasciare il campo contaminato da piombo dove vivono da sei anni. Secondo Skender Gushani, un rappresentante della comunità, il sito dove dovrebbero collocarsi temporaneamente, prima della ricostruzione delle loro case, è a soli trenta metri da dove vivono. Bensì , loro vorrebbero tornare nelle loro case a Pristina e a Kosovska Mitrovica, dove vivevano sei anni fa, quando i terroristi albanesi kosovari hanno raso al suolo le loro case.
I rappresentanti delle comunità Rom dicono che accettando un'altra soluzione temporanea, significherebbe solo altri ulteriori ritardi per il ritorno alle loro case originarie."Ci siamo mossi abbastanza da un campo all'altro", dice Elizabeta Bajrami, "le Nazioni Unite dicono che rimarremo lì solo per sei mesi, ma noi non ci crediamo".
Nel Kosovo-Metohija, dall'entrata delle Nazioni Unite (giugno 1999), i terroristi albanesi kosovari hanno distrutto più di 7000 abitazioni di famiglie Rom, additandoli come collaboratori dei Serbi.La burocrazia e la generale inerzia delle Nazioni Unite e dell' O.N.U. nel Kosovo, hanno rallentato il piano di ricostruzione, ora appena iniziato.
Purtroppo le trattative rimangono sospese.
 
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