Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Da
Roma_und_Sinti
[...] Discorso di Zoni Weisz presentato nel palazzo del Reichstag il 26 gennaio
2011 (vedi
QUI ndr), in occasione del giorno internazionale di commemorazione
dell'Olocausto:
Egregi
Signor Presidente del Bundestag -
Signora Cancelliere Federale -
Signor Presidente della Corte Costituzionale Federale -
Illustri membri del Bundestag e del Bundesrat -
Eccellenze, distinti ospiti, cari amici -
che io oggi, nel Giorno della Memoria delle vittime del
nazionalsocialismo, qui nel Parlamento tedesco parli a Voi, rappresenta per me
un privilegio speciale ed un grande onore.
Insieme a Voi per ricordare in questo posto gli orrori del periodo nazista,
una esperienza significativa per me personalmente, ma anche per tutta la
comunità dei Sinti e dei Rom.
Qui oggi, sento come il segno del riconoscimento delle lesioni a noi inflitte
durante il periodo della sofferenza del nazionalsocialismo.
Oggi ricordiamo i 500.000 Sinti e Rom vittime del genocidio nazista,
ricordiamo le vittime della Shoa, lo sterminio di sei milioni di Ebrei, e
ricorderemo tutte le altre vittime del regime nazista.
E' stato un insensato omicidio su base industriale, di persone inermi ed
innocenti, ideato da nazisti fanatici, criminali che hanno trovato
legittimazione nelle loro leggi razziali.
Sinti e Rom sono stati perseguitati dopo l'introduzione delle leggi razziali
nel 1935, proprio come gli ebrei. Ebrei e "zingari" vennero definiti "razza
aliena" e privati di ogni diritto. Vennero esclusi dalla vita pubblica.
Alla base c'era una strategia precisa.
Una strategia che vorrei definire come "tattica del salame". Una
fetta dopo
l'altra, che si concluse in una serie di misure:
Identificare, raggruppare, isolare, derubare, sfruttare, deportare ed
infine uccidere.
I nazisti non lasciarono dubbi: via gli "zingari", via gli Ebrei, entrambi
considerati come un pericolo.
Ciò che sarebbe accaduto ai Sinti e ai Rom, come agli Ebrei, era chiaro.
Immediatamente dopo la presa del potere di Hitler nel 1933, in poco tempo
venne distrutto lo Stato di diritto democratico. Vennero incarcerati gli
oppositori politici ed anche i Sinti e i Rom da quel momento vennero deportati
nei primi campi di concentramento.
L'antisemitismo
e l'antiziganismo nella Germania nazista non possono essere passati inosservati
a nessuno, men che meno alla politica, che li realizzò concretamente attraverso
persecuzioni e misure legislative antigiudaiche e antizigane.
Per i Giochi Olimpici nel 1936, Berlino doveva diventare "zigeunerfrei", libera
dagli zingari. Sinti e Rom vennero trasportati e rinchiusi in un campo di
internamento, nel sobborgo berlinese di Marzahn, dove dovettero vivere in
condizioni disumane.
Nel 1936 venne fondato qui a Berlino, sotto la direzione del dottor Robert Ritter,
il Centro di Ricerca sull'Igiene Razziale. Qui la gente veniva fotografata, i
volti ed il corpo misurati e venivano impostate tutte le caratteristiche
razziali.
Nel 1938 Heinrich Himmler, capo delle SS, incaricò quel Centro di Ricerca di
registrare tutti i Sinti e i Rom del Reich.
Il dottor Richter ed i suoi collaboratori scrissero 24.000 cosiddette
"relazioni" - erano il preparativo per il genocidio dei Sinti e dei Rom.
Nella rivista dell'Associazione Medica nazionalsocialista, scriveva il dottor
Kurt Hannemann nel 1938, cito: "Ratti, cimici e pulci sono anche fenomeni
naturali, come ebrei e zingari [...] Tutta la vita è una battaglia. Dobbiamo
perciò sradicare tutti questi parassiti".
Questo tipo di argomenti contribuiva all'atmosfera prevalente e procurava
alla legittimazione dei nazisti, ed infine all'omicidio su vasta scala dei
cosiddetti "sottouomini".
Xenofobia, paura degli estranei e degli stranieri, ci sono sempre state. Per
i Sinti e i Rom la persecuzione e l'esclusione non erano una novità. Per secoli
siamo stati perseguitati ed esclusi. I pogrom erano comuni. Spesso perciò non
avevamo alcuna possibilità di costruire una vita normale, di andare a scuola e
di intraprendere una carriera normale. Molti di noi venivano spinti ai margini
della società.
A differenza degli Ebrei, che venivano gasati al loro arrivo nei campi di
sterminio, subito dopo la selezione, occorre specificare che Sinti e Rom ad
Auschwitz Birkenau venivano internati in gruppi familiari nel cosiddetto "campo
nomadi" (Zigeunerlager).
Dopo la rivolta nel campo nomadi del maggio 1944, quasi tutti gli uomini vennero
spostati e segregati in altri campi di concentramento.
Mio padre, mio zio ed altri membri della famiglia vennero trasportati verso
Mittelbau-Dora, dove erano ai lavori forzati nell'industria delle armi, nelle
circostanze più terribili. Sono morti lì. "Sterminio attraverso il lavoro".
Le condizioni nel "campo nomadi" erano inimmaginabili. Fame, freddo e
malattie infettive reclamavano il loro tributo ogni giorno.
Mi sento di ringraziare tutte le madri, anche la mia, che si sono prese cura
dei figli e si sono tolte il cibo di bocca per tenerli in vita.
In alcuni casi, dovevano scoprire che sui loro figli erano stati effettuati i
più raccapriccianti esperimenti medici.
Oggi a fatica possiamo farci un'idea della sofferenza inimmaginabile di
queste persone.
Nella notte tra il 2 e il 3 agosto, i restanti 2.900 bambini, donne e anziani
dello "Zigeunerlager" vennero gassati, tra di loro mia madre, le mie
due sorelle e mio fratello.
Signore e signori, il genocidio di Sinti e Rom è ancora quello che chiamo
"l'Olocausto dimenticato". Un Olocausto dimenticato perché non appare nei media.
Mi chiedo perché sia così.
Le cause sono fondamentali per l'attenzione che viene data, o è importante la
sofferenza di un singolo individuo?
In questi ultimi anni ho sentito decine di discorsi commemorativi, in cui i
relatori in nessun modo hanno ricordato il destino dei Sinti e dei Rom.
Mezzo milione di Sinti e Rom - uomini, donne e bambini - vennero sterminati
durante l'Olocausto. La società non ha imparato nulla o quasi da ciò, altrimenti
oggi si occuperebbe responsabilmente di noi.
Pertanto, dobbiamo continuare a riferire in continuazione in merito
all'Olocausto.
Sono impegnato nell'associazione olandese dei Sinti e dei Rom e membro del
comitato nazionale ed internazionale di Auschwitz. Spesso parlo nelle scuole, ed
è un mio dovere verso tutti i morti della mia famiglia, per contribuire a
garantire che questo non venga dimenticato.
Sinti e Rom non si sono organizzati dopo la guerra e pertanto non hanno avuto
voce. Per questo motivo non siamo stati ascoltati. Ci sono voluti settant'anni,
per avere un'auto-organizzazione ed alzare la voce per trovare udienza.
Un'eccezione è stata la protesta durante la Pasqua nel 1980.
Fu allora che un gruppo di Sinti reduci dal campo di concentramento di Dachau,
come protesta contro i metodi di raccolta dati sui Sinti e Rom da parte della
magistratura e della polizia, iniziarono uno sciopero della fame.
Incredibilmente, questi dati si basavano su documenti del nazismo, realizzati in
parte anche da ex SS.
Questo sciopero della fame finì sui media, è vero per la Germania, ma anche
oltre i confini, portando ad una maggiore comprensione degli orrori inflitti al
nostro popolo durante la dominazione nazista.
Signore e signori, il 17 marzo 1982 per la comunità dei Sinti e dei Rom è una
data storica. Quel giorno l'allora cancelliere federale
Helmut Schmidt ricevette una delegazione del Consiglio Centrale dei Sinti e Rom
Tedeschi guidata dal suo presidente Romani Rose. Il cancelliere intraprese un
passo molto importante nel diritto internazionale, riconoscendo il crimine di
genocidio commesso dai nazisti contro Sinti e Rom, celebrato sulla base del
concetto di "razza". Affermazione confermata nuovamente dal suo successore,
Helmut Kohl, nel novembre 1985.
Con l'apertura ad Heidelberg della mostra permanente sull'Olocausto dei Sinti
e dei Rom, nel 1997 l'ex presidente federale Roman Herzog disse anche lui che il
genocidio dei Sinti e dei Rom, come quello degli Ebrei, era stato commesso per
gli stessi motivi razziali.
Circa 12 milioni, i Sinti e i Rom sono probabilmente la più grande minoranza
d'Europa. Le nostre radici affondano nell'antica India. La nostra lingua, il
romanès, è legata al sanscrito antico. Dall'inizio del XV secolo la presenza di
Sinti e Rom è riportata in gran parte d'Europa.
Contrariamente a molti stereotipi, la nostra gente era parte della società
nel territorio in cui viveva e lavorava. Hanno dato un contributo positivo alla
cultura della loro terra.
Mi è stato chiesto di raccontare la mia storia personale e con essa quella di
tutti gli altri Sinti e Rom perseguitati e assassinati dal regime nazista.
Signore e signori, noi eravamo una famiglia felice, rispettabile e
rispettata. Mio padre era musicista, inoltre costruiva e vendeva strumenti
musicali. Suonava nell'orchestra di famiglia e aveva ingaggi in diverse città
olandesi. Nel 1943 i nazisti iniziarono la deportazione di massa degli Ebrei dai
Paesi Bassi verso Auschwitz ed altri lager. A quel tempo avevamo affittato un
negozio a Zutpen, dove mio padre riparava e vendeva strumenti musicali.
Durante l'occupazione dei Paesi Bassi i nazisti hanno portato tutti i tipi di
misure che dovevano ostacolare la vita dei Sinti e dei Rom.
Queste misure restrittive segnarono l'inizio della persecuzione e della
deportazione dei Sinti e dei Rom dai Paesi Bassi.
In quel periodo in Germania e negli altri territori occupati dai nazisti, la
deportazione dei Sinti e dei Rom era già in pieno svolgimento.
Il 16 maggio 1944, signore e signori, fu il giorno peggiore nella storia dei
Sinti e dei Rom olandesi. I nazisti avevano ordinato, che in una razzia di massa
gli "zingari" olandesi venissero concentrati nel campo di transito di Westerbork
- in attesa della loro deportazione verso Auschwitz. Vennero coadiuvati dalla
polizia olandese. Con l'arrivo a Westerbork, i Sinti e i Rom vennero
immediatamente sistemati nelle baracche punitive e rasati.
La mattina del rastrellamento non ero in casa. Ero andato a dormire da mia zia, che
con la sua famiglia era nascosta in un piccolo villaggio. La sensazione
attraverso cui si passa quando si viene a sapere che tuo padre, tua madre, le
tue sorelle e tuo fratello sono stati presi dai nazisti, è indescrivibile. Si è
colti da paura, disperazione e panico. Siamo dovuto passare in clandestinità il
più rapidamente possibile.
Abbiamo raccolto qualche vestito, preso il cibo che c'era e siamo andati nei
boschi a nasconderci con i contadini. Un gruppetto di nove persone. Le nostre
incertezze e paure sono durate tre giorni. Dopo tre giorni e notti di ansia,
anche noi siamo stati arrestati e trasportati al campo di transito di Westerbork,
in cui è stata raccolta tutta la nostra famiglia.
Il 19 maggio fu il giorno in cui partì da Westerbork il cosiddetto "Zigeunertransport".
Signore e signori, il caso ha voluto che questo trasporto da Westerbork sia
stato l'unico di cui sono state effettuate delle riprese.
Forse conoscete l'immagine di una ragazza in piedi tra le porte del vagone.
La ragazza indossava un cappello, probabilmente perché si vergognava della sua
testa rasata. Questa immagine per molti anni è stata quella della persecuzione
degli Ebrei, fino a quando un giornalista olandese, Ad Wagenaar, ha scoperto che
la ragazza non era ebrea ma una Sintezza, una ragazza sinti di nome Settela Steinbach.
Questo "Zigeunertransport" era già partito. Non siamo arrivati in
tempo per essere caricati.
Così siamo stati portati alla stazione più vicina, a 30 km. di distanza, dove
siamo stati riuniti agli altri Sinti, Rom ed Ebrei, per essere deportati ad Auschwitz.
Aspettammo sulla banchina quando è arrivato il treno. C'erano in giro soldati e
polizia, ci prendevano a calci e gridavano: "Schnell, schnell, salite!"
Vidi subito dov'era la nostra famiglia. Mio padre, davanti alle sbarre del
carro bestiame, aveva appeso il cappotto blu di mia sorella, lo riconobbi
subito. Era un cappotto di morbida stoffa blu. Quando chiudo gli occhi, ancora
oggi, sento la morbidezza del cappotto di mia sorella. Anche noi andavamo ad
Auschwitz con quel trasporto.
Signore e signori, in alcuni casi la realtà supera la fantasia. Con l'aiuto
di un poliziotto "buono", probabilmente un membro della Resistenza, siamo
riusciti ad evitare la deportazione. In precedenza ci aveva ordinato "Vi do un
segno, poi correte per la vita."
Qui c'era il treno per Auschwitz: i carri bestiami e dentro tutta la mia
famiglia.
Sull'altro lato della pedana c'era un normale treno passeggeri. Quando il
poliziotto si tolse il cappello, siamo corsi e in tutto questo casino siamo
saltati sul treno passeggeri in partenza.
L'ultima immagine che ho visto davanti a me, fu il treno per Auschwitz che si
allontanava dall'altra banchina.
In quel momento vidi il treno partire. Mio padre, disperato, dal carro
bestiame gridò a mia zia: "Moezla, prenditi cura dei miei ragazzi". Fu l'ultima
volta che vidi i miei cari.
Questa immagine mi bruciò per sempre nella retina. Ero solo. Come bambino di
sette anni avevo perso tutto e caddi in uno stato di prostrazione
incommensurabilmente profondo.
Dopo questa fuga incredibile, seguirono periodi di disagio e paura nella
clandestinità. Paura da affrontare giorno per giorno.
Nascosto nei boschi, dai contadini, in vecchie fabbriche ed infine coi miei
nonni - fino al momento della Liberazione da parte degli Alleati nella primavera
del 1945.
Dopo la Liberazione, venne l'incertezza. Forse era ancora peggio della paura
durante la guerra. La mia famiglia era ancora viva, sarebbe tornata?
Erano stati tutti uccisi nei campi di concentramento nazisti. Mio padre, mia
madre, le mie sorelle, mio fratello piccolo e 21 membri della famiglia.
Dopo la Liberazione, nessuno si occupò del destino dei Sinti e dei Rom o
offrì loro aiuto.
Le autorità non fecero nulla. Come in seguito disse il governo olandese,
cito: "La cura, se esistette, fu fredda e distante".
L'impatto della II guerra mondiale si avverte chiaramente ancora oggi sulla
nostra comunità. Le nostre seconde e persino terze generazioni sentono il peso
di quel passato.
Siamo stati lasciati al nostro destino. Si è ripetuta una storia secolare di
stigmatizzazione, emarginazione ed esclusione.
Dopo la guerra Sinti e Rom hanno dovuto cercare di ricostruire le loro vite.
Molti avevano perso tutti i loro averi. I sopravvissuti ai lager nazisti
tornarono quindi nello rispettive comunità.
Lentamente si tornava alla vita, si potevano acquistare strumenti musicali ed
effettuare scambi.
Signore e signori, già in giovane età avevo capito che solo l'istruzione e lo
sviluppo sono la strada per un futuro migliore. Dopo le elementari ho studiato
orticoltura, floricoltura ed architettura del paesaggio, come pure storia
dell'arte. Tutto tramite corsi speciali e serali.
Nel 1962 ho aperto il mio negozio di fiori ad Amsterdam e poco dopo fondai
una compagnia per mostre ed eventi.
Il tutto col grande sostegno di mia moglie, che mi ha regalato anche due
figli meravigliosi.
Ho lavorato per quattro generazioni della famiglia reale. Tra le altre cose,
ho progettato la cerimonia d'incoronazione della regina Beatrice e le
decorazioni floreali per il matrimonio del principe ereditario Willem Alexander.
Nel corso degli anni ho progettato numerose mostre ed esportato negli USA, in
Canada e nei principali paesi europei che commercializzano piante e fiori
olandesi.
Come riconoscimento ed apprezzamento del mio lavoro per l'industria dei fiori
olandesi e pure del mio impegno per i Sinti e i Rom dei Paesi Bassi, nel 2002 ho
avuto l'onore di ricevere dalli mani della regina Beatrice la carica di
ufficiale dell'ordine di Orange-Nassau.
Oggi ricordiamo gli orrori del periodo nazista, ma consentitemi di parlare un
poco della situazione odierna in Europa dei Sinti e dei Rom, la mia gente.
In molti territori siamo il più antico gruppo minoritario. E' disumano come
veniamo trattati, soprattutto in molti paesi dell'Est Europa, ad esempio in
Romania e Bulgaria. La stragrande maggioranza non ha alcuna possibilità, non ha
lavoro, nessuna istruzione e sopravvive senza un'adeguata assistenza sanitaria.
L'aspettativa di vita di queste persone è notevolmente inferiore a quella dei
"normali" cittadini. Discriminazione, stigmatizzazione ed esclusione sono la
norma.
In Ungheria è tornata l'estrema destra con le sue nere divise a molestare ed
attaccare Ebrei, Sinti e Rom. I neonazisti hanno ucciso dei Rom, tra cui un
bambino di cinque anni. Ci sono nuovamente pub e ristoranti che inalberano
cartelli "Proibito agli zingari".
La storia si ripete. Questi paesi sono da poco entrati nella Comunità
Europea, si auto-descrivono come acculturati.
Non meraviglia che negli ultimi anni, soprattutto i Rom sono venuti a cercare
in Europa occidentale una vita ed un futuro migliore per i propri figli.
In alcuni paesi dell'Europa occidentale, come l'Italia e la Francia, siamo
nuovamente discriminati, emarginati e viviamo nei ghetti in condizioni disumane.
Saranno nuovamente espulsi dal paese e deportati in patria. Tuttavia, queste
persone sono residenti in paesi appartenenti alla Comunità Europea.
La Commissione Europea si è espressa nella persona della sua vicepresidente Viviane Reding,
con parole chiare contro questo stato di cose inaccettabile. Spero che i governi
ascoltino il suo appello.
Siamo Europei e quindi dobbiamo avere gli stessi diritti di tutti gli altri
cittadini, con le stesse possibilità che vengono riconosciute ad ogni europeo.
Non può e non deve essere che un popolo, che è stato discriminato attraverso
i secoli, continui oggi, nel XXI secolo, ad essere ancora escluso, e privato di
ogni possibilità di essere onesto ed aspirare ad un futuro migliore.
Signore e signori, vorrei concludere esprimendo la speranza che i nostri
cari non siano morti invano. Dobbiamo ricordarli in futuro, dobbiamo continuare
a proclamare il messaggio di convivenza pacifica e costruire un mondo migliore -
cosicché i nostri figli possano vivere in pace e sicurezza.
Vi ringrazio.
Da
Czech_Roma
Un racconto sul razzismo ceco
Prague, 6.3.2011 16:50, Slávek Pařenica, translated by Gwendolyn Albert
Cari lettori,
Grazie per la pazienza che dedicherete alla lettura di questa storia. E' una
storia reale su persone reali. Soltanto i nomi dei luoghi e delle persone sono
stati cambiati. Non comprendiamo quante storie simili si sviluppino
costantemente attorno a noi.
La maggior parte della gente non è cattiva. Non vorrebbe far del male a
nessuno - almeno non intenzionalmente. Come tutti sanno, la strada per l'inferno
è pavimentata di buone intenzioni. Stiamo tutti vivendo le nostre vite. Per la
maggior parte facciamo del nostro meglio per vivere come ci è possibile, e non
siamo abbastanza consapevoli di come siamo collegati agli altri, di come una
parola può migliorare o peggiorare la vita di qualcuno. Una parola pronunciata,
oppure no, ed una vita umana può puntare in una direzione completamente
differente.
La nostra storia inizia in un negozio di alimentari in una città di
provincia. E' un negozio piccolo e carino, ben tenuto da un proprietario
simpatico, un vecchio gentiluomo che vi ha lavorato tutta la vita. Amava il suo
lavoro sin dai giorni in cui tutto apparteneva allo stato, e nell'ambito delle
sue possibilità ha fatto del suo meglio, come gestore, per avere scorte di
prodotti freschi (anche quando la selezione era più povera), cosicché i suoi
clienti potessero sempre acquistare al meglio ed essere felici di tornare.
Sapeva benissimo che non avevano molta scelta, che non c'era una vasta gamma di
prodotti, ma anche così.
Poi venne la rivoluzione ed all'inizio degli anni '90 aprì la sua propria
attività. Era il SUO negozio di alimentari. Lo amava sinceramente e gli affari
fiorirono. Non divenne mai un miliardario, ma non gli andò mai male. Era felice.
Così questo proprietario (lo chiameremo Novotný) gradualmente ampliò la gamma
dei prodotti ed inoltre dopo il 2000 estese l'orario di apertura del negozio
[...]. Ovviamente, i suoi prezzi non potevano competere con gli ipermercati, ma
anche così aveva abbastanza clienti - grazie soprattutto all'atteggiamento del
suo staff ed alla qualità dei prodotti. Era anche accessibile a chi viveva lì
attorno.
Ad un certo punto a luglio qualcuna del suo staff andò in congedo di
maternità. Stanco di lavoro extra, il signor Novotný decise di assumere una
nuova venditrice. Mise un cartello "Personale cercasi".
Jarmila Demeterová è una zingara - così la chiamano, lei non si preoccupa se
adoperano il termine "Romnì" o "zingara". Tutti e due possono essere usati bene,
o in senso peggiorativo. Sono in cinque in famiglia. Suo padre beveva parecchio
e sua madre amava la famiglia con tutto il cuore e si prese cura di loro.
Jarmila è andata a scuola, era un'alunna nella media. Non stupida, ma neanche un
genio. Soltanto una ragazza normale - con la pelle leggermente più scura degli
altri. Terminati gli studi ha fatto apprendistato come addetta alle vendite.
Jarmila faceva la spesa regolarmente al negozio del signor Novotný. Le
piaceva lì, più che altro perché non aveva la sensazione di non essere
benvenuta. Nessuno la seguiva con sospetto mentre faceva acquisti, cosa che
accadeva di solito negli altri negozi. Da un lato capì perché era così. Sapeva
molto bene che alcuni zingari rubano e non lavorano, e comprendeva il malessere
che incontrava, la mancanza di fiducia. Ciò non significa che non la
preoccupava. In verità talvolta anche lei era stata tentata di rubare qualcosa
negli ipermercati - se tutti ti guardano come un ladro, allora diamogli una
ragione - ma non l'aveva mai fatto.
Il cartello "Personale cercasi" pendeva da diversi giorni alla porta del
negozia e Jarmila continuava a passarci davanti. Pensò che doveva chiedere del
lavoro, ma aveva paura di essere umiliata un'altra volta. Nessuno le aveva mai
detto direttamente che non l'avrebbero assunta perché era una zingara, ma a
volte gli occhi dicono più delle parole.
Alla
fine ebbe il coraggio di chiedere per il lavoro. Mentre entrava nel negozio dove
per tanto tempo aveva fattola spesa, il cuore le batteva forte, come succede a
ogni ragazza di 19 anni in cerca di lavoro.
"Capo, c'è qui una ragazza interessata al lavoro di vendita. Per favore,
aspetta qui un momento, il capo sarà qui subito."
Questo trattamento dignitoso e gradevole la sorprese, e si calmò un poco. Ci
vollero pochi secondi perché il signor Novotný uscisse dal suo ufficio, ma a
Jarmila parve un'ora.
"Salve signorina. Prego, venga nel mio ufficio."
Il signor Novotný conosceva Jarmila di vista. Sapeva che era una cliente
abituale, che era ben educata, tranquilla e vestita decentemente. Le piaceva.
Lui non era mai stato razzista. Era un uomo d'affari, ed i clienti sono clienti,
non importa il loro colore. Dopo una breve intervista, decise di dare una
possibilità a Jarmila. Concordarono un periodo standard di prova di tre mesi, lo
stipendio iniziale e le altre condizioni. Jarmila non diede molta attenzione a
questi dettagli. Era contenta di avere un lavoro, e cominciò a sognare un posto
suo dove vivere - anche se amava la sua famiglia, voleva un po' di privacy. Era
grata al signor Novotný.
Passato il periodo di prova di tre mesi, Jarmila aveva acquisito una notevole
esperienza di lavoro. Non era perfetta, ma non lo è nessuno quando si impara un
nuovo lavoro. Bisogna dire che scuola e apprendistato sono un po' differenti -
ma lei era competente ed imparava in fretta. Le piaceva lavorare per quanto il
lavoro possa essere piacevole - quasi nessuno di noi in realtà si rallegra di
andare a lavorare, ma sapete tutti cosa intendo.
Un ano dopo, Jarmila era una venditrice esperta. Era veloce, amichevole,
molte persone avevano di lei una buona opinione.
Un giorno, era al servizio dei clienti, come al solito. C'erano poche persone
nel negozio, e tra loro un gruppetto di giovani uomini.
"Vedete quella cioccolata?"
"Hm, dovrebbe stare sull'autostrada E55, non ad importunare la gente qui in
negozio. Andiamocene prima di prendere l'epatite."
I giovani non hanno parlato esattamente a voce alta, ma le loro parole sono
state udite. Gli altri clienti non ci hanno fatto attenzione. Nessuno vuole
problemi inutili. Anche Jarmila li ha ignorati, anche se si sentiva
terrorizzata. Da tempo non sentiva discorsi simili e non era abituata. Talvolta
basta qualche parola per ricordarsi molto in fretta del passato.
Non era finita. I giovani tornarono nel piccolo negozio sempre più spesso, ed
i loro attacchi si intensificarono. Una volta, il signor Novotný ne fu testimone
e si intromise.
"Signori, c'è qualche problema?"
"Non per noi, sei tu quello col problema, vecchio."
"Uscite o chiamerò la polizia."
Gente come quella di solito non ha molto coraggio. Mormorarono qualcosa del
tipo ci vediamo dopo e lasciarono il negozio.
Quando il signor Novotný tornò a lavoro il giorno dopo, c'erano graffiti su
tutta la vetrina, con scritto "Morte agli zingari", ecc.
La cosa si ripetè, ma ciò non fu il peggio. Successe che i clienti smisero di
venire. I giovani non entrarono più, ma ogni tanto vennero lasciate all'ingresso
uova e verdure marce, o altre cose simili. I clienti smisero di trovare
piacevole il negozio.
Il treno aveva lasciato la stazione e non si poteva più fermarlo.
Pochi mesi dopo, sulla vetrina apparve un cartello "IN VENDITA".
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