Segnalazione di Marco Cimarosti
Danilo Hudorovic e la sua famiglia vivono nell'insediamento informale di Gorica vas, insieme ad altre 70 persone. Danilo è padre di un bambino di quattro
anni che, essendo particolarmente cagionevole di salute, ha bisogno di
antibiotici. Questo padre non può garantire a suo figlio le medicine perché vive
in una casa senza elettricità e gli antibiotici devono stare in frigorifero.
Una mamma che vive nell'insediamento Zabjak, a Novo mesto, tutte le mattine,
anche d'inverno, prepara un fuoco fuori la sua baracca per riscaldare l'acqua e
lavare i bambini prima che vadano a scuola.
Ruza Brajdiè ha 12 anni e non vuole più andare a scuola perché gli altri bambini
la prendono in giro per il cattivo odore.
In Slovenia molte persone rom (tra i 7000 e i 12.000, ossia l'0,5% della
popolazione slovena) vivono nelle condizioni di Danilo e Ruza. Segregati in
insediamenti lontani da scuole, lavoro e negozi, abitano in case fatiscenti,
baracche sovraffollate, senza servici igienici né elettricità, senza rete
fognaria né acque di scolo. La gran parte dispone di una quantità d'acqua
inferiore al minimo necessario stimato per le persone in condizioni di emergenza
umanitaria. E se nei centri urbani il consumo pro-capite di acqua è tra 150 e
300 litri al giorno, in una considerevole parte degli insediamenti rom (il 20-30
per cento nel sud-est del paese) non c'è accesso all'acqua. Molte famiglie rom,
dopo aver percorso lunghe distanze, riescono a raccogliere una quantità d'acqua
giornaliera tra i 10 e 20 litri, da fonti spesso inquinate, e che usano per
bere, lavarsi e cucinare.
Le persone rom in Slovenia vivono in queste condizioni perché sono discriminate.
Gli insediamenti sono spesso l'unica opzione, visto che non hanno la possibilità
di acquistare o affittare un'abitazione, non possono accedere alle case
popolari, non possono migliorare le loro condizioni perché essendo ritenuti
"irregolari" gli insediamenti, le autorità non forniscono servizi pubblici.
Le autorità slovene non possono più ignorare i diritti delle persone rom; non
devono più condannare migliaia di bambini, donne e uomini a una vita parallela
fatta di povertà e di negazione dei diritti di base, come quello a un alloggio
adeguato e all'acqua, all'interno di un paese sviluppato, che registra livelli
di PIl pro capite sopra la media dell'Unione europea.
Pertanto, in occasione del lancio del nostro rapporto "Vite parallele: negati i
diritti alla casa e all'acqua per i rom in Slovenia", chiediamo alla Slovenia di
assicurare nell'immediato un livello minimo essenziale di acqua potabile in
tutti gli insediamenti e migliorare le condizioni di alloggio; riconoscere un
titolo legale ai residenti e, consultandoli, individuare possibili alternative
di alloggio.
Leggi il rapporto in inglese