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Slovenia
Di Fabrizio (del 20/03/2011 @ 09:38:42, in Europa, visitato 1589 volte)

Segnalazione di Marco Cimarosti

Danilo Hudorovic e la sua famiglia vivono nell'insediamento informale di Gorica vas, insieme ad altre 70 persone. Danilo è padre di un bambino di quattro anni che, essendo particolarmente cagionevole di salute, ha bisogno di antibiotici. Questo padre non può garantire a suo figlio le medicine perché vive in una casa senza elettricità e gli antibiotici devono stare in frigorifero.
Una mamma che vive nell'insediamento Zabjak, a Novo mesto, tutte le mattine, anche d'inverno, prepara un fuoco fuori la sua baracca per riscaldare l'acqua e lavare i bambini prima che vadano a scuola.
Ruza Brajdiè ha 12 anni e non vuole più andare a scuola perché gli altri bambini la prendono in giro per il cattivo odore.


In Slovenia molte persone rom (tra i 7000 e i 12.000, ossia l'0,5% della popolazione slovena) vivono nelle condizioni di Danilo e Ruza. Segregati in insediamenti lontani da scuole, lavoro e negozi, abitano in case fatiscenti, baracche sovraffollate, senza servici igienici né elettricità, senza rete fognaria né acque di scolo. La gran parte dispone di una quantità d'acqua inferiore al minimo necessario stimato per le persone in condizioni di emergenza umanitaria. E se nei centri urbani il consumo pro-capite di acqua è tra 150 e 300 litri al giorno, in una considerevole parte degli insediamenti rom (il 20-30 per cento nel sud-est del paese) non c'è accesso all'acqua. Molte famiglie rom, dopo aver percorso lunghe distanze, riescono a raccogliere una quantità d'acqua giornaliera tra i 10 e 20 litri, da fonti spesso inquinate, e che usano per bere, lavarsi e cucinare.

Le persone rom in Slovenia vivono in queste condizioni perché sono discriminate. Gli insediamenti sono spesso l'unica opzione, visto che non hanno la possibilità di acquistare o affittare un'abitazione, non possono accedere alle case popolari, non possono migliorare le loro condizioni perché essendo ritenuti "irregolari" gli insediamenti, le autorità non forniscono servizi pubblici.
Le autorità slovene non possono più ignorare i diritti delle persone rom; non devono più condannare migliaia di bambini, donne e uomini a una vita parallela fatta di povertà e di negazione dei diritti di base, come quello a un alloggio adeguato e all'acqua, all'interno di un paese sviluppato, che registra livelli di PIl pro capite sopra la media dell'Unione europea.
Pertanto, in occasione del lancio del nostro rapporto "Vite parallele: negati i diritti alla casa e all'acqua per i rom in Slovenia", chiediamo alla Slovenia di assicurare nell'immediato un livello minimo essenziale di acqua potabile in tutti gli insediamenti e migliorare le condizioni di alloggio; riconoscere un titolo legale ai residenti e, consultandoli, individuare possibili alternative di alloggio.

Leggi il rapporto in inglese