La Federazione romanì tra tanto altro si è posta l'obiettivo di promuovere una politica per la cultura romanì e di riconoscere e valorizzare le professionalità romanì con la finalità di diffondere la conoscenza della cultura e della lingua romanès o romanì chib.
Dal mese di settembre 2010 prenderà il via il primo corso di lingua romanès standard, oggi la Federazione romanì comunica l'avvio di un progetto editoriale“O romanò gi”(l'anima romanì), saggi di letteratura romanì, anche strumento pedagogico del corso di lingua.
Un’opera che vuole essere anche un’antologia letteraria e un valido strumento educativo e divulgativo.
Tanti hanno letto, commentato ed analizzato le opere di autori Rom, Sinti, Kale, Manouches e Romanichals viventi e non, e da questo lavoro di studio ed analisi sono nati dei saggi critici riguardanti la letteratura romaní.
Si tratta di un analisi sui testi in lingua romanì nei diversi dialetti in cui si ramifica la romanì chib, la lingua romanì o romanès, la lingua di tutte le comunità appartenenti alla popolazione romanì, una popolazione indo-ariana che treae origine dalle regioni a Nord-Ovest dell’India (Punjab, Rajasthan, Valle del Sindh, Pakisthan).
Il progetto editoriale “O romanò gi” porta all'attenzione del lettore i commenti, le analisi, le critiche delle opere di autori rom, sinti, kalè, manouches, romanichels viventi e non.
Un progetto editoriale ambizioso, originale ed innovativo per la diffusione della conoscenza della cultura e la lingua romanì.
Un progetto editoriale dal costo sostenibile per la sua realizzazione, avendo già raccolto e sistemato il materiale, e che vogliamo realizzare con il sostegno volontario di tutti coloro che credono nell'interculturalità.
I sostenitori di questo progetto editoriale saranno mensionati nell'operra, che riceveranno in omaggio. Contributi a sostegno di questa iniziativa possono essere inviati al codice IBAN: IT 20 O 05387 03204 000001892874intestato a Federazione romanì, causale: Progetto editoriale. Per informazioni inviare email a: federazioneromani@libero.it
La letteratura romanì
La letteratura romaní, in modo particolare la poesia, è piena di singolari bellezze primitive, di delicato calore umano, di rara fantasia selvaggia che non si può misurare in nessun altro metro se non nella lingua romaní stessa.
La letteratura romaní è lo specchio fedelissimo del sentimento di un popolo oppresso nell'anima la cui voce si eleva al cielo per chiedere giustizia.
Le diverse varianti della stessa lingua rappresentano la ricchezza culturale di un popolo che ha saputo conservare, nel tempo e nello spazio, i suoi tratti essenziali traendo linfa dall’ambiente circostanze e dagli scambi artistici, culturali e linguistici con i popoli che via via ha incontrato lungo il viaggio dalle regioni indiane fino all’Occidente passando per la Persia, l’Armenia e l’Impero Bizantino e attraverso le disumane deportazioni con i popoli delle Americhe e dell’ Australia.
Questi saggi permettono di penetrare “O Romano Gi”, l’anima dei Rom, Sinti, Kale, Manouches e Romanichals, i cinque grandi gruppi che con le loro infinite comunità costituiscono di fatto la nazione romanì senza Stato e senza territorio dove i confini sono rappresentati proprio dall’estensione sui cinque Continenti della lingua romanì.
Bronislawa Wajs detta “Papùshka” è una figura mitica nel moderno panorama letterario romanó.
Nacque in Polonia nel 1910 in una famiglia girovaga.
Papùshka rappresenta per la letteratura romaní quello che il grande Django (Jean Baptiste Reinhardt) rappresenta per la musica: un’artista autodidatta straordinariamente geniale, capace di lasciare agli uomini un’enorme ricchezza umana e culturale, prima che artistica.
Papùshka fu una grande risorsa di forza e di speranza per i Rom durante la II° guerra Mondiale. Profondamente toccante è la poesia “Lacrime di Sangue” composta per le vittime del folle genocidio romanó ad opera dei nazi-fascisti.
Le sue opere, racchiuse in una trentina di collezioni, furono raccolte e pubblicate per la prima volta nel 1956 col titolo Canto diPapùshka dallo scrittore polacco Jerzy Ficowski in versione bilingue Romaní-Polacco.
La sua produzione artistica è essenzialmente legata alla sua esistenza e al legame con la natura, alla sua romanipé.
Il suo pensiero fu originariamente interpolato e manipolato da Ficowski tanto che fu isolata dalla sua comunità. Delusa e amareggiata, Papùshka brucishk parte dei suoi componimenti letterari.
Visse gli ultimi anni di vita malata e sola, morì nel febbraio del 1987. Dalla sua storia personale lo scrittore Colum McCann ha tratto ispirazione per il romanzo Zoli edito in Italia dalla Rizzoli nel 2007.
John Bunyan (1618-1688) è autore del famoso The Pilgrim's Progress, un classico della letteratura inglese ed era un Romanichal.
L’uso scritto della lingua romaní, tramandato per dieci secoli e fino a pochi decenni fa solo oralmente, è un dato importante: la forte e sicura presa di coscienza porta gli scrittori Rom, Sinti, Manouches, Romanichals e Kalé a cercare il posto che gli compete nelle moderne società rifiutando lo storico e riduttivo ruolo di “liberi emarginati”, quale riflesso delle politiche di annientamento della cultura romaní.
Sono loro i pionieri eroici della possibilità di esistere senza dover essere né assimilati, né emarginati, ma soggetti attivi e liberi di esprimere le proprie specificità culturali in seno alle società ospitanti.
Lo scrittore romanó si affaccia sulla pagina a specchiarsi ed è proprio il netto contrasto fra le immagini negative stereotipate esterne e la propria interiorità che provoca incertezza e sbalordimento, ma al tempo stesso determina una maggiore presa di coscienza della propria identità.
E l’ostinata ricerca d’identità è al tempo stesso ricerca di una mitologia romaní.
Allo specchio della pagina gli stessi letterati chiedono di più di un fedele riflesso.
Su di essa si affacciano desideri inespressi, preghiere, incantesimi, volontà di partecipazione che trovano realizzazione nella parola.
Ogni pagina, ogni poesia è un diario, una trascrizione di vita, un’epitome di esperienze vissute.
Pur nelle loro differenze stilistiche e contenutistiche nella letteratura romanì si possono rimarcare delle caratteristiche costanti come:
l’immediatezza, dovuta alla necessità di stabilire un punto di contatto con gli altri per comunicare;
l’essenzialità del linguaggio, per essere sicuri di non essere fraintesi e per eliminare la frustrazione di non essere capiti;
la spontaneità, per sottolineare le proprie buone intenzioni;
la semplicità, in cui si riflette la desolazione della realtà circostante e il proprio sereno distacco;
l’uso di ritmi e musicalità, dovuti all’esigenza di rilevare un’emozione direttamente.
Le opere romanès paiono dar luogo ad una lunga ed ordinaria conversazione per rompere il mortale silenzio, per scacciare la solitudine causata dalla mancanza di comunicazione.
Sono prodotti artistici vivi, genuini, spontanei con una profonda considerazione dei valori umani, soprattutto l’amore per la vita è grande nonostante le sofferenze e le incomprensioni.
I temi sono quelli che riguardano l’uomo universalmente, come ad indicare che esiste un solo essere, quello umano, seppur con tante diverse culture.
La pioggia è simbolo di pensieri e di emozioni nascosti.
Le stelle rappresentano il subconscio, ma anche un barlume di luce in un mondo ottuso e oscuro.
La ricchezza della cultura romaní consiste proprio nella multipla capacità di espressione e nelle varianti linguistiche maturate in differenti regioni del mondo che esprimono la medesima comune sensibilità in sfumature prismatiche.
La letteratura romaní, in modo particolare la poesia, è piena di singolari bellezze primitive, di delicato calore umano, di rara fantasia selvaggia che non si pushk misurare in nessun altro metro se non nella lingua romaní stessa.
L'anelito supremo ad armonizzarsi e ad identificarsi con la natura libera il poeta da qualsiasi asservilismo materialistico riportando così l'animo umano al candore primitivo.
Ogni membro appartenente alla comunità romaní è figlio del dolore e dell’incomprensione, ogni poeta è cantore della sofferenza, ogni canto è un intenso lamento però mai disgiunto dalla speranza.
Forte è nel popolo romanó il senso del riscatto e della ribellione, dell'amore e della pace, della fratellanza e della libertà.
Neanche la morte è vista con orrore, ma piuttosto come un mezzo per esorcizzare gli eventi della vita.
La letteratura romaní è lo specchio fedelissimo del sentimento di un popolo oppresso nell'anima la cui voce si eleva al cielo per chiedere giustizia.
Federazione romani – il presidente Nazzareno Guarnieri
Federazione romanì sede legale: Via Altavilla Irpina n. 34 – 00177 ROMA codice fiscale 97322590585 - tel. E fax 0664829795 email: federazioneromani@libero.it Web: http://federazioneromani.wordpress.com Presidenza 3277393570 - Coordinamento 3331486005 - Segreteria 3483915709
Desideriamo invitarvi a partecipare alla serata "MA GAVA PALAN LADI,
PALAN BURA OT CROIUTI - IO SEGUIRO' QUESTO MIGRARE, QUESTA CORRENTE DI
ALI", con cena con cibi da ricette popolari balcaniche e con I MUZIKANTI
DI BALVAL - JOVICA JOVIC E MARTA PISTOCCHI in concerto - musiche
tradizionali/popolari balcaniche e non solo, organizzata
dall'Associazione La Conta - ONLUS, che ci sarà venerdì 28 maggio
2010 alle ore 20,00 presso la CGIL - Salone Di Vittorio, in Piazza
Segesta 4 con ingresso da Via Albertinelli 14 a Milano.
Sarà una serata piacevole e conviviale con MUZIKANTI DI BALVAL con
Jovica Jovic - fisarmonica cromatica e Marta Pistocchi - violino in
concerto di musiche tradizionali/popolari balcaniche, rom e sinti,
festose, gioiose e capaci dare emozioni uniche. Si potranno inoltre
apprezzare i cibi da ricette popolari balcaniche, preparati con passione
e cura dai nostri cuochi e, se lo si desidera, associarsi all'
Associazione La Conta - ONLUS, per contribuire alla realizzazione del
progetto associativo di solidarietà sociale e di valorizzazione della
cultura popolare. Per la serata è richiesto a ciascuno un contributo
all'Associazione di 25,00 euro.
MUZIKANTI DI BALVAL - Jovica Jovic, fisarmonica - Marta Pistocchi,
violino
Due musicisti all'apparenza molto diversi tra loro che si incontrano
nelle sonorità della musica balcanica: Jovica Jovic è un maestro della
fisarmonica cromatica, musicista di lunga carriera e custode della
tradizione popolare del suo paese d'origine, la Serbia; Marta Pistocchi
violinista italiana appassionata di musica rom, ha raccolto e condivide
questa preziosa eredità in un passaggio di saperi che supera i confini
geografici e culturali.
I Muzikanti sono la realizzazione di un autentico incontro di culture,
che si esprime in un linguaggio musicale originale, fantasioso, libero,
vitale. Ritmi incalzanti, intervalli orientaleggianti e virtuosismi si
alternano a melodie struggenti dal potere evocativo, in una combinazione
di esotismo ed energia che emoziona ogni tipo di pubblico (www.myspace.com/imuzikanti)
Per ragioni organizzative vi saremo grati se confermate la vostra
presenza alla serata con cena prima possibile ma comunque entro e non
oltre mercoledì 26 maggio 2010 all'indirizzo
laconta@intrefree.it
Vi saremo altresì grati se vorrete dare diffusione elettronica
all'iniziativa di cui sopra e/o diffondere la stessa tra le persone che
ne possono esservi interessate. Vi ringraziamo in anticipo.
Presso il Circolo ARCI Martiri di Turro -
Via Rovetta 14 a Milano,
ingresso gratuito con tessera Arci
Paul Polansky è nato a Mason City, Iowa, nel 1942. Poeta, fotografo,
antropologo, operatore culturale e sociale, è diventato negli anni un
personaggio importantissimo per il suo impegno a favore delle popolazioni
Rom. Le sue poesie descrivono le atrocità commesse da cechi, slovacchi,
albanesi ed altri contro quelle popolazioni. Ha anche svolto studi accurati
sui campi di concentramento nazisti, in particolare quello ceco di
Lety, nei quali venivano trucidate, insieme a quelle ebraiche, intere
comunità Rom. E' stato il primo a presentare al mondo il dramma dei
rifugiati del Kosovo, lasciati morire nei campi di accoglienza avvelenati
dal
piombo. Ha pubblicato diversi libri, realizzato esposizioni fotografiche
e film video.
ALLA FINE
"Alla fine,
tutti
scapperanno dal
Kosovo", mi
disse la zingara
chiromante.
"Anche Dio"
Poesia di Paul Polansky innalzata sui cartelli di una manifestazione di Rom del
Kosovo in Germania
"Una Zingara della città di Skopje", come si definisce, Esma Redzepova ha
dietro di sé oltre 40 anni di canzoni e di azioni umanitarie.
Nata nel 1943, Esma Redzepova ha eseguito oltre 8.000 concerti in 30 paesi
per raccogliere denaro per le sue cause. Ha inciso 108 single, 20 album e sei
film. Ha raccolto sotto il suo tetto cinque bambini, e ne ha adottati altri 47,
che la chiamano la loro mamma e papà. Esma ha parlato col Southeast European Times
sui suoi punti di vista e sugli sforzi umanitari, le sue canzoni e la vita in
generale.
SETimes: Quali sono le principali cause che appoggi e perché?
Esma Redzepova: Aiutare i bambini con esigenze particolari è la mia
causa umanitaria più importante. Li vedo come il gruppo con la più alta
priorità. Credo che tutti dovrebbero aiutarli,
nell'ambito delle loro possibilità e capacità, naturalmente.
SETimes: Il presidente macedone Gjorge Ivanov recentemente ti ha
premiata con l'Ordine di Merito della Macedonia (vedi
QUI ndr). Questo riconoscimento cosa rappresenta per te?
Redzepova: Significa molto. Dopo tutto, ci si sente felici quando ti
apprezzano in patria, quando è rispettato il proprio lavoro e contributo. Ho
ricevuto moltissimipremi e riconoscimenti, ma quest'ultimo e quello che mi diede
il presidente Tito sono i miei favoriti.
SETimes: Il mese scorso hai partecipato con le leader donne d'affari
macedoni alla sessione della Commissione ONU sullo Status delle Donne. Qual è il
clima per lo sviluppo degli attività delle donne in Macedonia?
Redzepova: Il clima degli affari in Macedonia ha iniziato lentamente
a cambiare, ci sonopiù donne in posizione di comando. Anche il numero delle
donne legislatore sta crescendo. Nelle ultime elezioni presidenziali [marzo]
abbiamo avuto uno donna candidata [Miruse Hoxha]. Credo ce sia stato un evento
ancora più importante perché era di etnia albanese. Così non avevo più senso lo
stereotipo che le donne albanesi sono casalinghe il cui unico scopo è di
crescere i figli. Sono molto orgogliosa di Hoxha, e spero che un giorno una
donna prenderà le redini della Macedonia.
SETimes: Sul tuo sito si dice
che speri che qualcosa cambierà nel paese. Quali cambiamenti vorresti vedere?
Come sarebbe secondo te una Macedonia cambiata?
Redzepova: Vorrei che cambiasse il mondo, non solo la Macedonia. Un
giorno, mi piacerebbe vedere il mondo funzionare in base ad eguaglianza e
tolleranza, eliminare le frontiere, così da potersi muovere liberamente e vivere
dove si vuole o dove si consideri buono un posto.
Penso che questi siano i diritti dell'umanità, ed è perciò che ho detto molte
volte che gli animali sono avanti agli umani perché possono andare dove
vogliono, e nessuno chiede loro un passaporto. Non dipendono dalla benevolenza
di qualcuno. Persino il serpente più velenoso va dove gli pare.
SETimes: Sei membro del Consiglio della Città di Skopje. Il tuo lavoro
civico come aiuta i Rom in Macedonia?
Redzepova: Sono membro di VMRO-DPMNE, il principale partito del paese, e
come membro, sono consulente del Consiglio della Città di Skopje. Col mio
impegno politico, volevo soprattutto [mostrare] che una donna rom può essere
socialmente attiva - e che questo non un privilegio delle sole donne macedoni.
Penso che parzialmente ho avuto successo, dato che vedo un numero crescente di
ragazze che frequentano la scuola. Se fossi riuscita, col mio esempio, ad
aiutare l'emancipazione delle donne rom almeno un poco, sarei molto felice.
SETimes:
Pensi che i tuoi figli continueranno le tue attività e la tua eredità
umanitaria, per aiutare più gente a fare una differenza tangibile?
Redzepova: Chiaro, mi piacerebbe che i miei figli raccogliessero la
mia eredità. Penso che con l'educazione che gli ho dato, ho installato in loro
l'amore per la gente. I miei figli sanno come dare, o come organizzare un
concerto umanitario. Spero che continuino da dove mi fermerò.
SETimes: Pensi che la cultura possa servire come forza unificante per
l'Europa del Sud Est?
Redzepova: La cultura è sempre stata, e sempre sarà, il ponte che
collega i popoli di credo e nazionalità differenti, perché non tiene conto dei
confini nazionali. Non importa chi tu sia,, ognuno canta e danza alla sua
maniera. Non penso che le canzoni siano una forza unificante solo per la gente
del'Europa del Sud Est, ma per il mondo.
SETimes: Sei stata influenzata da altre cantanti, come
Billie Holliday o Bessie Smith?
Redzepova: Riguardo alla musica, non ho mai seguito un esempio
specifico, ne sono stata influenzata da cantanti maschi o femmine. Il mio
mentore e marito, Stevo Teodosievski, ha voluto trasformarmi in un capolavoro.
Non ho mai seguito l'esempio di nessuno. Ho lavorato duro per diventare quella
che sono ora, ma ha sempre insistito perché fossi "me stessa" e nessun'altra.
Penso che, insieme, ce l'abbiamo fatta.
SETimes: Qualcuna delle tue canzoni parla del pregiudizio contro i
Rom? Sei mai stata criticata per aver usato la parola "zingaro" in un titolo?
Redzepova: No, le mie canzoni sono sulla tradizione e cultura rom, non
su come gli altri ci vedono. Riguardo alle critiche, rifiuto di riceverle. Non
importa cosa dicono gli altri, l'ho superato da tempo. Quando iniziai ad andare
a scuola, mi accorsi che per gli altri ero differente. Da quando i bambini mi
soprannominarono "zingara", e non volevano sedersi accanto a me. Tornai a casa
piangendo, ed una delle mie zie mi spiegò che siamo differenti perché veniamo da
un paese chiamato India, dove splende sempre il sole, ed è per questo che
abbiamo la pelle bruna.
SETimes: Nel documentario "Romani Soul", reincontri la
storia del popolo rom sino alle antiche origini. Senti una stretta parentela con
l'India e la sua cultura? Ha esercitato un'influenza diretta sulla tua musica e
lavoro creativo?
Redzepova: Certamente mi sento vicina all'India e al suo popolo,
specialmente con una provincia dell'India dove circa 28 milioni di persone
parlano la mia lingua, e posso capirli perfettamente. Ha rafforzato la mia
convinzione che i Rom siano originari dell'India.
SETimes: La musica è diventata troppo commerciale? La musica
tradizionale può essere presentata ad un pubblico di massa senza perdere
qualcosa di essenziale?
Redzepova: Se è creata sulla base della musica tradizionale,
sicuramente si possono ottenere buoni effetti. Però, quello che sempre più si
vende oggi è nudità sul palco, mentre la qualità e la buona voce si vendono di
meno.
SETimes: Tu hai fatto migliaia di concerti in una carriera lunga
decenni. Provi ancora la stessa energia ed entusiasmo quando sali sul palco?
Cosa ti fa continuare?
Redzepova: Sì, ci vado ancora con la stessa passione. Provo ancora una
positiva paura prima di un concerto, quando mi rendo conto che ci sono oltre
10.000 persone tra ilpubblico o, come a Sydney, 200.000 ad Hyde Park. Ciò che mi
motiva è il mio amore per le canzoni e la musica.
Questo contenuto è stato commissionato per SETimes.com
DOMENICA 16 MAGGIO DALLE 18,00:
PRESSO LA SALA CIVICA COMUNALE A GARBATOLA DI NERVIANO (MI)
Proiezione del film-documentario Opera Gagia (del regista Antonio Bocola)
Intervento di Maurizio Pagani (Opera Nomadi Milano, associazione promotrice
della partecipazione diretta di Rom e Sinti nel confronto con le istituzioni per
la tutela dei loro diritti )
A seguire Aperitivo con Buffet e concerto di musiche balcaniche.
Iniziativa organizzata dal Collettivo Oltre il Ponte in collaborazione con
Convergenza delle Culture Milano.
Cosa sappiamo noi "gagè", di questo popolo dopo cinque secoli di convivenza?
L’ 8 Aprile era la Giornata Mondiale del popolo Rom qualcuno se n’è accorto?
Il primo passo verso un "Integrazione senza assimilazione" è la conoscenza
reciproca, per combattere stereotipi e pregiudizi, che scopriremo essere
clamorosamente falsi.
Diffidiamo dai media che contribuiscono a creare, con un’informazione distorta,
la convinzione che la maggior parte dei rom in Italia siano rumeni e vivano nei
campi, troppo spesso l'errore di un singolo porta alla condanna di un popolo
intero.
Vogliamo ricordare a chi urla "…mandiamoli a casa loro" che il 60% di Rom e
Sinti presenti sul nostro territorio hanno la cittadinanza italiana e quindi
sono già a casa loro!
Condanniamo la politica degli sgomberi e dei campi che non fa altro che creare
emarginazione e clandestinità.
Dopo aver organizzato con successo due concerti di solidarietà per l’Aquila
in collaborazione con l’Orchestra Sinfonica Abruzzese Alexian Santino Spinelli
torna a mettere a disposizione dell’Aquila la sua musica.
Giovedì 6 maggio in Piazza Duomo all'Aquila a partire dalle ore 20,00 Alexian
sarà in concerto subito dopo la fiaccolata che partirà dalla villa comunale alle
h. 18,30 per dirigersi presso la casa dello studente e poi in piazza. Con
questo evento si commemorerà la memoria dei ragazzi morti nel sisma del sei
aprile 2009.
Alexian Santino Spinelli suonerà con l’Alexian ta le Chavè group composto da -
Alexian Santino Spinelli (Fisarmonica e voce), Gennaro Spinelli (violino e
percussioni), Evedise Spinelli (arpa), Giulia Spinelli (violoncello e voce
recitante) al quale si uniranno Antonio e Liviana Ranieri alle chitarre.
Concerto tributo per il cinquantenario della scomparsa di Fred Buscaglione
Liberi Gruppi, la trasmissione di Radio Popolare dedicata alla musica emergente,
celebra Fred Buscaglione, il re dello swing in salsa tricolore a cinquant'anni
dalla sua scomparsa con un grande live.
Mercoledì 5 Maggio alle ore 21 saliranno sul palco del Circolo Magnolia di
Milano le cinque migliori band selezionate durante l'ultima edizione di Liberi
Gruppi che insieme ad alcuni ospiti illustri reinterpreteranno i più famosi
successi del dritto di Chicago.
Muzikanti di Balval con Jovica Jovic, Roberto Dell'Era, I Calamari, Vallanzaska
e Tonino Carotone saranno i pezzi da novanta del live che si concluderà con un
dj set dei conduttori della trasmissione Liberi Gruppi, Jam e Ketty.
Apriranno la serata le band emergenti Junior Sprea e Dreama, Revo Fever, Black
House, Airin + Selton, Party Tonite più due ospiti speciali: Riz Samaritano e
Mister Casckè
Inizio concerto ore 21. Ingresso 5 euro con tessera ARCI
Gianpiero Jam Kesten e Ketty Passa conducono Liberi Gruppi, la trasmissione di
musica emergente di Radio Popolare. In onda ogni venerdì alle 15:35 su 107,6 FM.
MADDALONI - L'Associazione di Volontariato storico-culturale Saxa Cuntaria
presenterà il 30 Aprile alle ore 15.00 presso il centro socio culturale
giovanile di Maddaloni (Ex Macello) la pubblicazione: Tra inclusione ed
esclusione. Una storia sociale dell'educazione dei rom e dei sinti in Italia con
la presenza dell'autore il professore Luca Bravi. La storia dei rom e dei sinti,
la denigrante etichetta "zingari". Il fallimento dei progetti dal Settecento
produsse l'immagine del soggetto "non-cittadino": crescevano gli stereotipi
dello "zingaro" nomade, asociale, ladro. Gli organizzatori tra i quali
ricordiamo il presidente dell'Associazione Domenico De Lucia, il vice-
presidente, ideatore dell'iniziativa, Domenico Letizia, Rossella Espugnato di
Chiara e Antonio D'Addiego invitano tutta la cittadinanza a partecipare, per un
sano dibattito culturale che può far scomparire stereotipi e interessare nuovi
metodi gestionali del settore sociale.
Fondata nel 1985 in un Plattenbausiedlung (una sorta di unità
abitativa collettiva ndr) di Berlino Est, Sinti Swing è unica nella
storia della Germania Democratica: i suoi membri sono Sinti tedeschi i cui
genitori sono in qualche maniera sopravissuti ai campi di concentramento
nazisti. La banda suonava in jazz club e festival. Poi cadde il Muro e la
banda dovette reinventarsi. Dopo un breve iato, si riformò con alcuni dei
figli dei membri originari, incluso il trentatreenne Launenberg. Prima ci fu
un nuovo CD, poi venne girato un film sulla band; ora il gruppo
revitalizzato suona il suo mix inspirato a Django Reinhardt con grande
successo nelle feste jazz d'Europa. Parlando dal loro appartamento a
Lichtenberg, Launenberg e Huber discutono delle origini del Sinti swing,
della crescita nella Germania Democratica e della loro esperienza
nella Wende (svolta ndr)
Come si sono messi insieme i Sinti Swing?
Janko Launenberg: Qui a Lichtenberg, era il 1985. Fu fondata da uno dei miei
zii e mio padre. Lui portò i suoi due fratelli nella banda. E trovarono chi
suonava il violino. Era Bernd. Così formarono la banda. Per iniziare, suonarono
in molti club. Non per soldi, perché era la DDR. Dovevano avere un permesso
ufficiale e per loro era molto difficile, perché uno solo dei componenti della
banda era andato a scuola di musica. Erano autodidatti. Dovettero lottare a
lungo per un permesso.
E che tipo di esibizioni potevate fare a Berlino Est?
JL: All'inizio, in piccoli club di jazz e ritrovi giovanili. Soprattutto
swing. Django Reinhardt.
Ho sentito che c'era qualche difficoltà ad avere registrazioni di Django
Reinhardt nella DDR.
JL: nella Germania Est c'era solo una registrazione di Django Reinhardt.
Bernd Huber: Due: una degli anni '60 e una dei '70.
Janko, voi sete Sinti. Quant'è grande la comunità sinti a Berlino Est?
JL: Ce ne sono pochi. Qui a Berlino Est, c'erano cinque o sei famiglie. Nel
Magdeburgo, c'erano Sinti. E ad Halle ed Erfurt. Qui non erano in molti.
Com'era essere Sinti nella DDR? Il dogma comunista dell'eguaglianza e del
rispetto per le minoranze era una realtà nel quotidiano?
JL: Lo stato non faceva distinzioni: Non importava se eri uno Zingaro: eri un
cittadino della DDR. Ma c'erano pochissimi stranieri nella Germania dell'Est, e
noi avevamo i capelli e la pelle scura. Non era proprio razzismo, ma la gente si
comportava differentemente con chi appariva differente. Era piuttosto difficile:
ho avuto problemi a scuola.
BH: Da una parte, tutti eravamo considerati uguali. Dall'altra, nessuno si
occupava della storia unica dei Sinti. A scuola era sconosciuta. C'era un famoso
libro d'infanzia, Edo und Uko, molto popolare nel Blocco dell'Est ed
era su una famiglia sinti. Era una lettura richiesta nella DDR degli anni '70.
Ma, nel contempo, la gente non sapeva realmente chi fossero i Sinti e che Janko
lo fosse. Ho che avesse relazione con i personaggi del libro. Era un po'
contradditorio.
Nel III Reich, mezzo milione di Sinti furono messi a morte. Janko, tu hai
parenti morti nei campi di concentramento.
JL: E' vero. I genitori di mio padre furono uccisi. E da parte di mia madre,
solo suo padre e sua nonna ne uscirono vivi. Perse otto tra fratelli e sorelle.
La maggior parte della nostra famiglia andò dispersa. Saremmo in molti, ma molti
di più se non fosse accaduto. Se non fosse stato per Adolf Hitler, qui ci
sarebbero molti musicisti: ci sarebbero molti Sinti Swings.
BH: E' una cosa che la DDR non ha mai affrontato. A scuola si imparava del
fascismo e dell'Olocausto, ma non di che cosa era successo agli Zingari.
La vostra famiglia ha ricevuto una compensazione dallo stato?
JL: Mio nonno ha dovuto combattere a lungo per la cosiddetta pensione VDN
[Verfolgte des Naziregimes (Perseguitati dal Regime nazista, ndr)].
Alla fine l'ottenne, anche mia nonna. Ma ci furono molti Sinti che non
ricevettero niente.
Come Tedeschi dell'Est, com'è stata per voi la caduta del Muro?
BH: Domanda difficile. Da una parte, si sapeva che non si poteva andare
avanti. Le cose stagnavano. Quando cadde il Muro, naturalmente eravamo felici.
Nel contempo, non sapevamo cosa stava per succedere.
Quali furono le vostre prime impressioni dell'Ovest?
BH: Ci andammo un paio di giorni dopo. Fu come fare all'improvviso un salto
nel tempo. Quarant'anni nel corso di due minuti. Era attivo. Ogni cosa sembrava
un po' differente. Le auto avevano un odore differente: questo divertente, dolce
odore. I berlinesi dell'Ovest erano molto aperti.
JL: Appena sapemmo che il confino era stato aperto, l'attraversammo da Warschauer
Straße. Avevamo dei parenti che ci incontrarono dall'altra parte. Fu una festa
incredibile: non andammo a casa per tre giorni. Ogni notte si dormiva in un
posto diverso. C'erano così tanti colori: tutte le pubblicità al neon. Non
esistevano nell'Est. Lì ogni cosa era grigia.
Ma dopo tre giorni sul Ku'damm, si capiscono le differenze importanti.
All'Est, avevi i soldi ma non potevi comperare niente. All'Ovest, non avevi
niente, non avevi denaro per comprare. Dopo tre giorni, avevi la sensazione di
aver visto il mondo, di aver visto tutto. Tutto. Tornammo a casa, pensando a
noi, a come ottenere una montagna di denaro. Non funzionò. E poi ci accorgemmo
che la banda non stava funzionando come nel passato. Prima, tutti ci chiamavano.
Ora dovevamo chiamare noi, fare noi la pubblicità. Il nostro appeal esotico se
ne era andato.
Così fu un periodo difficile per la banda?
JL: Nella DDR, suonavamo nei migliori locali di tutta la Germania Est. Quando
si aprirono i confini, anche Sinti Swing suonò in molti locali superbi. Poi, per
molto tempo fu come se la banda non esistesse. Suonammo in un paio di locali.
Poi incidemmo un disco, e venne girato un documentario sulla nostra banda. Ora
stiamo avendo un nuovo ritorno. Le cose vanno in una nuova direzione. Vediamo
gli studenti dei vecchi appassionati di jazz ed i fan di Django Reinhardt.
La musica di Django Reinhardt è ancora valida oggi?
JL: Assolutamente. Naturalmente, ha molto a che fare con gli anni '30 e '40.
Ma è senza tempo. Suoniamo di fronte ad un pubblico che non ha mai sentito
questa musica prima d'ora. Non puoi spiegarlo - devi solo vedere come
reagiscono. E' interessante il tipo di ritmo: le chitarre prendono il posto
delle percussioni. Più il mondo diviene moderno, più è attuale Django Reinhardt.
Vi manca niente dei tempi della DDR?
JL: Per prima cosa, la natura semplice delle persone. Il contatto sociale era
migliore, davvero. La gente era più amichevole. Oggi, tutto è più freddo ed è un
mondo di cane-mangia-cane. "Cosa mi importa di te? Non mi interessi. Sono
migliore di te." Tutto ciò non esisteva all'Est. Il sistema oggi non è
migliore di quello della DDR. Quando eri ammalato, andavi dal dottore e non
dovevi pagare milioni. Oggi quelle cose puoi solo sognarle. Avresti dovuto
vedere un festival di strada all'Est negli anni '80. Come partecipava la gente.
Era incredibile. La gente era felice. Avevano sicurezza. Erano bei tempi.
Ora ci sono molti Zingari a Berlino. Janko - tu, come Sinto, hai contatti
con questi nuovi Rom immigrati dai Balcani?
JL: Non molto. Suoniamo con un paio di musicisti rom, ma abbiamo davvero
pochi contatti con questo popolo. Vengono da altri posti. Non ci conoscono. I
dialetti sono piuttosto differenti ed hanno uno stile di vita completamente
differente dal nostro. Il contatto non viene da lì, pensando che abbiamo un
linguaggio comune e che proveniamo dal medesimo posto. Le nostre vite sono
troppo differenti.
Qual è la differenza tra Sinti e Rom? Non parlate tutti il romanés?
JL: Sì, ma gli Zingari cresciuti in Ungheria parlano una lingua differente da
quelli cresciuti in Germania. Ha a che fare col tempo. Visto in termini di
tempo, siamo più avanti di altri.
Gli Zingari dell'Europa orientale hanno portato la loro musica in
occidente con grande successo. Vedi una sorta di rinascimento nel campo della
musica rom e sinti?
JL: Attraverso questa musica che viene dall'est, la gente sta conoscendo i
Rom ed i Sinti. Siamo uno degli ultimi popoli non esplorati. La gente è curiosa.
Voi vivete a Lichtenberg, attorno a Weitlingkiez, conosciuto per essere un
posto malfamato e covo della destra...
JL: Era così nel passato, ma ora non più. Arrivano sempre più stranieri e
tutti i neonazisti si devono nascondere. Non possono esprimersi apertamente
perché ci sarebbero problemi. Ora sta arrivando molta gente da Friedrichshain.
Non penso che sia necessariamente un bene. Ma qui c'è pace tra razzismo e multi-kulti.
Siete politicamente attivi?
JL: Non direi. Nelle interviste tentiamo di informare la gente su chi siamo.
Non viviamo nelle roulotte e non pratichiamo più la magia.
Ci sono ancora dei pregiudizi?
JL: Naturalmente, ci sono pregiudizi dappertutto. Avevo una ragazza, mi disse
"Cosa, sei uno Zingaro? Non può essere! Se solo lo sapesse mia
nonna!" Pensava che gli zingari rapissero i bambini e rubassero. Rubare bambini:
è il colmo. Ma non mi devo arrabbiare.
Se ti chiamo Zingaro, va bene?
JL: Dipende da come lo dici. Se dici, "swing e musica jazz dello Zigeneur",
non è un insulto. Ma se qualcuno dice "Tu Zingaro!" ha tutto un altro
tono. E' meglio se si sa distinguere tra Rom e Sinti, e se mi dici "Hey Sinto!"
[...] Sono impegnata da molti anni in progetti di solidarietà per le scuole
delle enclavi serbe di Kosovo e Metohija. Ora sto organizzando uno
spettacolo/evento di danza di cui vi accludo il programma e le finalità. Mi
piacerebbe poter contattare un gruppo di danze rom da inserire nel programma
(gli artisti sono professionisti, semiprofessionisti, e allievi di danza
orientale, danze balcaniche, danze ebraiche, flamenco, tango, ecc. e ballano
tutti per beneficenza e a titolo gratuito) per condividere questo momento di
gioia e di arte e per promuovere la conoscenza del ricchissimo mondo delle
danze e della musica rom (a Venezia ultimamente ho seguito con Lucia Zahara
un seminario di danze turco-rom, una bella esperienza) e quindi mi rivolgo a
voi per sapere se è possibile. grazie, a presto
RINASCEREONLUS
"TEMI, RITMI E DIGRESSIONI: DANZANDO NELLE DIASPORE"
Evento organizzato da RINASCERE ONLUS/Progetto AMICIZIA ITALO-SERBA
nell’ambito del programma ARCA DI PACE patrocinato da Comunità Montana dell’Aniene
e Provincia di Roma
In collaborazione con il Centro Culturale e di Danza “MASIR" Via Cavour 183
A
sabato 15 maggio 2010 ore 20.30
presso il Centro"MASIR" via Cavour 183 A con ingresso per il pubblico dalle ore 20.00
ingresso per lo spettacolo Euro10,00, devoluto in beneficenza per i progetti
allegati
PROGETTO “ARCA DI PACE" 2009 IN COLLABORAZIONE CON PROVINCIA DI ROMA E
COMUNITA’ MONTANA DELL’ANIENE.
PER LE SCUOLE SERBE DI
ZUPČE “BLAGOJE RADIĆ" (MUNICIPALITA’ DI ZUBIN POTOK – KOSOVO E METOHIJA)
BRNJAK “PETAR KOČIĆ“ (MUNICIPALITA’ DI ZUBIN POTOK – KOSOVO E METOHIJA)
SCUOLA ITALIANA REFERENTE PER IL GEMELLAGGIO CON LA SCUOLA DI ZUPČE:
“CIRCOLO DIDATTICO TIVOLI 2 “IGINIO GIORDANI" (-ROMA)
SCUOLA ITALIANA REFERENTE PER IL GEMELLAGGIO CON LA SCUOLA DI BRNJAK:
“CIRCOLO DIDATTICO SUBIACO" (ROMA)
SCUOLA ITALIANA REFERENTE PER IL GEMELLAGGIO CON LA SCUOLA “BRANKO RADICEVIC’"
DI CERNICA: “CIRCOLO DIDATTICO EDUARDO DE FILIPPO - COLLEVERDE" (ROMA)
E per la scuola per bambini non vedenti “Los Pionieritos"di BEJUCAL
Provincia La Habana Cuba.
“Rinascereonlus", presidente Maria Lina Veca, si occupa da anni delle
enclavi serbe del Kosovo: fra le attività principali, in collaborazione
d’intesa con il Ministero per Kosovo e Metohija della Repubblica di Serbia,
con la Provincia di Roma - Comunità Montana dell'Aniene, con le scuola di
Roma e Provincia, con l'ambasciata di Serbia a Roma, la partecipazione al
progetto "Arca di Pace", che prevede gemellaggi e ospitalità a bambini di
scuole in situazioni di disagio, con il patrocinio del Ministero
dell'Istruzione italiano. “
Rinascere Onlus con "Arca di Pace" ha posto in essere con successo per la
prima volta nel settembre 2007 e per la seconda volta nel settembre 2008 un
progetto di ospitalità e gemellaggio fra la scuola "Branko Radičevic’"di
Cernica – 35 bambini, due insegnanti e il Direttore della scuola - (Gnjilane)
e la scuola Eduardo de Filippo in Colleverde-Roma. L'ospitalità è stata a
carico delle famiglie ospitanti, della provincia di Roma e Comunità Montana
dell'Aniene, di Rinascere Onlus.
La scuola di Zupče è ubicata nelle vicinanze di Zubin Potok, Nord Kosovo,
non lontano da Kosovska Mitrovica, mentre la scuola “Petar Kočić" si trova a
Brnjak, dove dovrebbe insediarsi la missione Eulex a controllo di un nuovo “gate"
di ingresso nel territorio: in questi villaggi vivono piccole comunità serbe
in condizioni di continuo e costante pericolo per la situazione “border line"
del territorio e per la presenza di criminalità e terroristi. La scuola
“Blagoje RADIĆ", che comprende 8 classi per complessivi 108 alunni, e la
scuola “Petar Kočić", che presenta 6 classi per un centinaio di alunni,
segnalate e proposte nel progetto “Arca di Pace" dall’Associazione Rinascere
Onlus - da molti anni attiva sul territorio a favore della minoranza serba-
hanno mostrato grande disponibilità ed accoglienza per costruire una cultura
di pace ed attuare un fattivo gemellaggio con l’Istituto “Iginio Giordani",
anche al fine di realizzare scambi fra i ragazzi e di offrire ai bambini
serbi una opportunità di uscire da quelle “prigioni a cielo aperto" che sono
le enclavi. Il problema dei diritti umani per le minoranze non-albanesi, e
in particolare per la minoranza serba, in Kosovo e Metohija è tuttora
gravissimo. La cosiddetta comunità internazionale continua a chiudere gli
occhi di fronte al fatto che una indipendenza illegittima sul piano del
diritto internazionale e proclamata unilateralmente dalla maggioranza
albanese non può affrontare in modo obiettivo e positivo i problemi di TUTTI
gli abitanti di Kosovo e Metohija. Ci sono circa 250.000 non-albanesi,
residenti in Kosovo e Metohija, che sono stati cacciati dalle loro case e
non vi hanno potuto fare ritorno.
Non si può far passare la sofferenza quotidiana, la mancanza di garanzie, di
diritti, di luce, di acqua, di cibo, la vita in prigioni a cielo aperto, per
"pacificazione": la cultura di pace che il progetto “Arca di Pace" vuol
costruire in Kosovo, come in Bosnia, Cuba, Nepal, Palestina, Israele, Iraq,
ecc., è una cultura di pace concreta e solidale, che non può prescindere dai
diritti, dalla libertà e dalla giustizia.
La guerra delle parole per ora è stata vinta da chi combatte sul versante
opposto della verità.
Non permettiamolo.
Marilina Veca, Presidente Rinascereonlus, progetto ARCA DI PACE
Programma
MILICA OSTOIJC’ giornalista, legge brani di poesie da autori serbi
FRANCESCO ALICINO, attore nel gruppo teatrale in lingua spagnola della
Sezione Culturale dell’Ambasciata di Argentina a Roma, legge i testi in
italiano.
I TEMPO
DIANA STIVALI Danze dei Dervisci
ANNA DERLIPANSKA GAS GAS
NATALIA IVANNIKOVA FARRUCA
SOMBRA QUEMADA, M.Veca, G. Lasagna EL VITO
IRENE DA MARIO GHIR ENTA danza orientale
JOHANNA NUHN AIRE. Flamenco
GRUPPO MASIR
Barbara Sandroni, Martina Lilli,
Silvia Giovinazzi e Diana Battisti TURK MUSIC
GRUPPO ROM TRADIZIONALE
II TEMPO
MARCELO GUARDIOLA
E GIORGIA MARCHIORI TANGO TEATRO
SOMBRA QUEMADA Marilina Veca VOLVER
SIMONETTA LABELLA AZIZA danza orientale
MARILINA VECA/G. LASAGNA Se villana de la libertad su musica di Paco Peña
NATALIA IVANNIKOVA
MILICA OSTOIJC’ giornalista, legge brani di poesie da autori serbi
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