Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Il Comune di Fano sgombera le famiglie Rom dalla casa parrocchiale e li "sistema" in tenda. La grottesca notizia è stata pubblicata il 22 luglio 2006 dal quotidiano Il Resto del Carlino.
Il Comune di Fano ha fatto sgomberare un gruppo di 14 Rom alloggiato abusivamente da quasi quattro anni nella casa parrocchiale di Madonna Ponte. L'ordinanza è stata emessa dopo un soprallu...
Venezia, il Governo conferma il suo impegno a favore delle Minoranze Sinte e RomDurante il Seminario europeo per il contrasto delle discriminazioni, organizzato dall'European Social Network e dalla Regione Veneto, abbiamo incontrato Cristina De Luca, Sottosegretario nel Ministero Solidarietà Sociale. Nel breve incontro a margine del seminario europeo, il Sottosegretario ha confermato gli impegni presi a Cecina (Meeting Antirazzista dell'Arci, 8-15 luglio): 1) la cos... Vicenza, il Comune di Sandrigo dichiara guerra ai Sinti e ai RomOggi il quotidiano Il Giornale di Vicenza ha pubblicato un articolo sul dibattito che è stato affrontato nelle ultime due settimane dal Consiglio Comunale di Sandrigo. Tutto è partito da un'interrogazione del Consigliere leghista Silvano Lorenzoni, che chiedeva alla Giunta cosa intendesse fare per risolvere un problema molto sentito dai cittadini, soprattutto imprenditori o proprietari dei terreni...
Di Fabrizio (del 26/07/2006 @ 10:37:48, in Italia, visitato 1657 volte)
24-07-2006 Tre segnali sull'immigrazione
di Tito BoeriCon le decisioni prese dall’ultimo Consiglio dei ministri in tema di immigrazione, il Governo ha voluto dare tre messaggi importanti. Il primo è rivolto agli italiani: è un impegno a farla finita con le ipocrisie, con la pretesa di far finta che non ci siano già in Italia migliaia di lavoratori immigrati, costretti da quote anacronistiche ad avere un lavoro irregolare, non potendo dunque versare i contributi che finanziano le pensioni degli italiani. Il secondo messaggio è indirizzato ai lavoratori dei nuovi Stati membri: invita la manodopera qualificata, che sta decidendo dove cercare un lavoro nell’Unione, a venire da noi. Il terzo è rivolto...
Dopo il tentato sgombero dei Sinti Italiani, residenti a Treviso, la Lega Nord in chiara difficoltà chiede il dibattito parlamentare. Immediata la replica della Margherita che predispone un'interrogazione parlamentare sul comportamento discriminante della Giunta Leghista di Treviso.
La Rubinato (Margherita) si erge a difesa di Prefetto e Questore, «ingiustamente attaccati dall’amministrazio
Di Daniele (del 21/07/2006 @ 14:28:33, in Italia, visitato 1672 volte)
GIUGLIANO in Campania: I ROM NON SONO LADRI DI BAMBINI
"I Rom non sono ladri di bambini! Basta con queste superstizioni che servono solo a generare altri pregiudizi nei confronti di persone vittime di esclusione sociale!", sono le parole amareggiate di Tanio Angioino, dell'Opera Nomadi di Giugliano in Campania, l'organizzazione che si prende cura da anni del più grande campo ROM della Campania, il campo di Ponte Riccio, dove vivono oltre 500 bosniaci, dei quali 250 minori, perlopiù nati in Italia, come molti dei loro genitori. "Non desideriamo entrare nel merito dell'indagine giudiziaria che deve accertare se c'è stata la riduzione in schiavitù, e deve prevedere l'accompagnamento ai servizi sociali dei minori, come prevede la normativa in vigore, ma ciò che non troviamo accettabile è che sul presunto comportamento criminoso di alcuni si colpisca una comunità intera, con metodologie discutibili quali il prelievo di materiale biologico per l'esame del DNA. Grave è stata anche la spettacolarizzazione di questo metodo, che induce a rafforzare i pregiudizi nei confronti dei Rom." "Ciò che non emerge mai in questi veri e propri pogrom giornalistici sono le ragioni dell'esilio delle comunità rom della Campania", aggiunge Emiliano Di Marco, collaboratore dell'Opera Nomadi ed operatore del Programma che il Comune di Napoli ha avviato in partenariato con l'assessorato alle politiche sociali del Comune di Giugliano per la tutela dei Rifugiati, "i Rom di Ponte Riccio sono tutti bosniaci, sono persone fuggite dalla terribile guerra civile in Jugoslavia, vittime di persecuzioni e violenze documentate dai più autorevoli organismi internazionali di tutela dei diritti umani.
Ma il paradosso è che molti di loro sono nati in Italia, ma non sono cittadini italiani per il nostro paese e non sono bosniaci per le autorità della Bosnia Erzegovina, sono quindi apolidi di fatto, persone che andrebbero aiutate ed essere accolte con programmi sociali degni delle migliori esperienze sviluppate in Europa". "E' necessario che nei nostri territori le istituzioni prendano atto che non è con i programmi di rimpatrio che si risolve il dramma sociale e l'abbandono in cui vivono le popolazioni Rom. La Provincia non ha mai sbloccato i fondi per intervenire strutturalmente a ponte Riccio per realizzare un campo accogliente e dotato di servizi, nonostante la disponibilità del Comune di Giugliano. Ci auguriamo che questo appello trovi una riposta, prima che la stampa torni nuovamente ad accorgersi dei Rom, magari la prossima volta parlando dei bambini che muoiono di freddo." Opera Nomadi Progetto IARA (art. 1 sexies 189/02)
Caserta24ore news - 20/07/2006 17.18.23
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Di Fabrizio (del 18/07/2006 @ 10:58:47, in Italia, visitato 1887 volte)
di Nando Sigona, osservAzione
Al meeting antirazzista dell'Arci (Cecina, 8-15 luglio) quest'anno c'era un clima diverso dagli anni passati. Il successo elettorale di Prodi e compagni (colleghi e amici) ha ovviamente aperto nuove possibilità e spazi di intervento per un'organizzazione come l'Arci. Il meeting è stato quindi l'occasione per fare conoscenza con alcuni dei nuovi interlocutori al governo (con una discreta rappresentanza di ministri e sottosegretari), per testarne capacità, disponibilità e volontà politica, ma anche per lanciare proposte concrete sui temi storicamente cari all'organizzazione.
Anche quest'anno si è parlato di rom e sinti con un'intera giornata (12 luglio) dedicata ad affrontare il tema: ad un incontro mattutino aperto e ricco di interventi da varie parti d'Italia con il prezioso contributo di alcuni rom presenti, ha fatto seguito una tavola rotonda a cui hanno partecipato Cristina De Luca (Margherita), sottosegretaria del ministero alla solidarietà sociale, Gianni Salvadori, assessore alle politiche sociali della Regione Toscana, Lucia de Siervo, assessore all'immigrazione del comune di Firenze, Demir Mustafà dell'associazione Amalipè Romanó e il sottoscritto per OsservAzione - Centro di Ricerca Azione contro la Discriminazione di Rom e Sinti.
Al centro di entrambi gli incontri c'era il tema dell'abitare, in particolare "il superamento della logica dei campi nomadi", uno slogan che negli ultimi anni si è affermato nel mondo delle associazioni ma che fatica a trovare concreta attuazione. D'altro canto, va notato che l'espressione finisce con essere tanto vaga da prestarsi talvolta a facili manipolazioni da parte della destra, che fa dell'eliminazione tout court dei "campi nomadi" uno dei suoi cavalli di battaglia nelle campagne elettorali per le elezioni amministrative, quanto di un certo centrosinistra che vede in termini come "logica" e "superamento"' un'autorizzazione implicita ad infiniti rinvii e non una concreta direzione di intervento. E non sempre le associazioni che si occupano di rom e sinti e che collaborano che queste amministrazioni riescono (o volendo essere un po' cinici, vogliono) a spingere verso un superamento reale dei campi.
Superamento verso dove? La domanda è lecita, troppo spesso si immergono in un unico calderone gruppi e comunità molto diverse tra loro. Mentre per la maggior parte dei rom superare i campi dovrebbe significare promuovere attivamente l'inserimento abitativo nell'edilizia pubblica e privata, per molte famiglie sinte, superare i "campi nomadi" dovrebbe significare creazione di microaree attrezzate e flessibili dove sostare con la propria roulotte o casa mobile o la conversione di aree private agricole in terreni per servizi dove sostare senza la continua minaccia degli uffici urbanistici e delle ruspe. Può lo slogan "superare la logica dei campi" includere situazioni tanto diverse? La risposta è: forse. A patto che a questa frase si accompagnino azioni concrete centrate sulla partecipazione reale ed effettiva delle comunità, gruppi, famiglie interessate. Solo così, l'astrattezza di questa espressione può trovare una sua dimensione reale, ancorandola ai bisogni e alle esigenze di rom e sinti.
Ma, ha ricordato Nicola Solimano (Fondazione Michelucci), bisogna tenere conto anche del fatto che oggi l'emergenza abitativa in Italia non sono più solo i campi nomadi. Baraccopoli, spazi occupati, insediamenti improvvisati appaiono e scompaiono da un giorno all'altro, alcuni si radicano, altri si spostano, altri si espandono. Si tratta di una nuova realtà di cui il rapporto di UN-Habitat (2003) - The challenge of slums - ha rivelato la portata: 54 milioni di persone in Europa vivono in insediamenti precari e con standard abitativi insufficienti. È una realtà in crescita, acuita, dice UN-Habitat, dal forte ridimensionamento dello Stato voluto dalla dottrina neoliberale e che la mobilità interna nell'Unione Europea allargata potrà ulteriormente incentivare. È necessario allora ripensare le politiche sociali e abitative tenendo conto di questa realtà, riconoscendo al contempo la specificità dei gruppi e dei contesti e la portata globale dei fenomeni che si vanno ad affrontare. D'altra parte, è stato sottolineato all'ncontro, nei campi nomadi, nei centri di accoglienza, nei campi profughi c'è uno spaccato del mondo e dei suoi conflitti, cui i paesi occidentali non possono certo ritenersi estranei.
Nel suo intervento la sottosegretaria Cristina De Luca ha affermato che il Governo si impegna intraprendere tre iniziative specifiche per affrontare la situazione di rom e sinti:
- la costituzione di un osservatorio permanente sulle condizioni di rom e sinti in Italia (in realtà nell'intervento pubblico la sottosegretaria non ha citato l'osservatorio, che ha fatto la sua comparsa invece nel comunicato stampa post-incontro);
- l'insediamento di un tavolo di coordinamento tra enti locali e organizzazioni della società civile per il superamento dei campi nomadi;
- una mappatura delle buone pratiche di intervento da parte di enti locali e organizzazioni.
Per quanto si tratti di segnali importanti, è evidente che mancano ancora loro, rom e sinti, e che l'attenzione è tutta alle organizzazioni della società civile, possibili bacini elettorali. Manca la volontà di elaborare una strategia nazionale, un piano d'azione che coordini e monitori gli interventi locali, come invece ci viene richiesto dall'Europa.
Nella giornata successiva, dedicata alla lotta alla discriminazione, i rom sono spariti, nonostante siano, lo mostra il nostro rapporto "Cittadinanze imperfette" (Edizioni Spartaco) e la recente condanna del Consiglio d'Europa, tra i gruppi più discriminati in Italia, insieme agli immigrati musulmani.
Questa assenza rivela un'attitudine di fondo ben radicata in Italia che considera le questioni relative a rom e sinti come un caso a parte. E dire che tra i partecipanti al dibattito sulla discriminazione c'era anche l'UNAR che ha, tra i suoi assi di intervento prioritari, la lotta alla discriminazione razziale contro rom e sinti.
Questa assenza ci rinforza nella convinzione che per incidere realmente sulle attuali condizioni di vita di rom e sinti in Italia sia fondamentale mettere al centro la questione dei diritti e della lotta alla discriminazione. Le due cose vanno di pari passo. Non si può contrastare la discriminazione senza un riconoscimento sostanziale di rom e sinti in quanto portatori di diritti.
Dare centralità ai diritti è anche un antidoto contro il mercato della politica, degli interessi di bottega, partito, associazione, alla concertazione, in cui rom e sinti hanno raramente la parola, schiacciati in meccanismi e logiche in cui è difficile inserirsi.
Mettere al centro i diritti significa, infine, ridare senso alla battaglia per una giustizia sociale, che non sia un'etichetta vaga, aperta a mille negoziati - ai quali spesso proprio le vittime non sono invitate, ma di una giustizia strictu sensu, ancorata nei principi e nelle norme dell'ordinamento giuridico e che sia valida per tutti, rom e sinti compresi.
Di Fabrizio (del 16/07/2006 @ 10:58:11, in Italia, visitato 1714 volte)
Segnala
Tommaso Vitale:
Il Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione del Ministero
dell'Interno ha realizzato una pubblicazione su "Le comunità sprovviste di
territorio, i Rom, i Sinti e i Caminanti in Italia", che ha il merito
di affrontare una materia così complessa con grande chiarezza di impostazione,
attraverso capitoli ben definiti ed un linguaggio accessibile a tutti.
Lo studio, come sottolineato dal Capo del Dipartimento delle Libertà Civili
Prefetto Anna Maria D'Ascenzo, rappresenta un qualificato momento di riflessione
su queste significative realtà del contesto
contemporaneo e si pone nel solco della tradizionale vocazione
dell´Amministrazione Civile dell´Interno a sviluppare una conoscenza globale ed
approfondita dei fenomeni che interessano il tessuto sociale del Paese.
Il lavoro, come evidenziato nella prefazione all'opera, dal Direttore Centrale
per i Diritti Civili, la Cittadinanza e le Minoranze, Prefetto Perla Stancari,
costituisce una tappa fondamentale di quel processo di
analisi dei molteplici aspetti della realtà culturale delle minoranze, e con
esso è stato perseguito un obiettivo molto forte, che si raccorda alla necessità
improcrastinabile di un dialogo interculturale ed interreligioso, invocato
costantemente da Giovanni Paolo II nel corso del suo pontificato (…ogni cultura
ha qualcosa da insegnare circa l´una dimensione o l´altra di quella complessa
verità. Pertanto la “differenza”, che alcuni trovano così minacciosa, può divenire, mediante un
dialogo rispettoso, la fonte di una più profonda comprensione del mistero
dell´esistenza umana).
L'autore dell'opera, il viceprefetto Mario Scalia, profondo conoscitore delle
minoranze linguistiche in Italia, ha affrontato il tema delle comunità senza
territorio a tutto tondo, partendo dalla normativa in
materia per poi calarsi nelle problematiche dei popoli nomadi, fornendo dati di
grande interesse sulla loro consistenza numerica, sulle loro origini, sugli
insediamenti e sulle aree geografiche particolarmente
interessate dal fenomeno. *Evidenziate in particolar modo le problematiche della
discriminazione, della scolarizzazione, della lingua, della religione e delle
tradizioni culturali di queste genti che, pur presenti e visibili nel nostro
quotidiano urbano, sembrano appartenere ad un altro continente, ad un altro
tempo. Non mancano nell'opera neppure riferimenti agli aspetti filosofici del
loro vivere, i collegamenti con altre culture ed altri Stati, il ruolo della
famiglia e l'eterna conflittualità tra nomadismo e sedentarizzazione.*
Di grande interesse la spiegazione, storica ed etimologica, dei tanti termini
riconducibili al mondo dei nomadi, primo tra tutti l' etnonimo “Rom” nella loro
lingua “romanes”, che significa “uomo”, termine che li
differenzia dai non zingari, nel loro idioma detti “gagè”, che in origine
individuava i “contadini zotici e ignoranti"
Questo e' il link al documento completo:
Di Fabrizio (del 08/07/2006 @ 09:50:54, in Italia, visitato 1888 volte)
Ricevo e porto a conoscenza:
Milano, 7 luglio 2006
All’attenzione del Prefetto di Milano
Gian Valerio Lombardi
Milano
Oggetto: trasparenza Cpt di via Corelli e richiesta incontro
Le sottoscritte associazioni e organizzazioni, attive da tempo sui temi legati
all’immigrazione nel territorio milanese, intendono con la presente richiedere
un incontro con il Prefetto di Milano relativo al Cpt e al Centro di
Identificazione di via Corelli, possibilmente alla presenza di un rappresentante
del Ministero degli Interni competente per la materia.
Vi erano stati un anno fa, in seguito alle rivolte all’interno del Cpt, una
serie di incontri tra alcune associazioni e la Prefettura che avevano portato
anche alla definizione di una bozza di intesa. Da quanto ci risulta, tale bozza
era stata inviata dalla Prefettura al Ministero degli Interni all’inizio
dell’autunno scorso, ma lì rimase senza che ne sapessimo più nulla.
Oggi come allora, ribadiamo la nostra critica e ferma contrarietà alle politiche
definite dalla legge “Bossi-Fini” e al conseguente utilizzo dei “Centri di
permanenza temporanea”, laddove vengono trattenuti in condizione di privazione
della libertà personale stranieri e straniere che non hanno commesso alcun
reato. Nella consapevolezza che queste nostre considerazioni sono materia di
confronto politico e non di discussione con il Prefetto, riteniamo tuttavia che
non possa essere eluso ulteriormente il tema della trasparenza.
Il Cpt di via Corelli, così come le altre strutture analoghe presenti sul
territorio nazionale, rappresenta un autentico buco nero dal punto di vista
dell’’informazione. Riteniamo che questo stato di cose debba e possa cambiare,
permettendo così alla cittadinanza di accedere a tutte le informazioni del caso.
In particolare, è nostra intenzione richiedere alla Prefettura la
pubblicazione dei seguenti dati relativi al Cpt di via Corelli:
- Costi globali (compresi quelli sostenuti dalle forze dell’ordine per la
sorveglianza ed i trasferimenti).
- Costo per trattenuto
- Testo e costo della Convenzione con la Croce Rossa Italiana, a cui è
affidata la gestione interna del centro.
- Testo degli appalti e relativi costi di altri servizi corrisposti da
soggetti terzi (servizio mensa, manutenzione e pulizia ecc.).
- Numero di personale impiegato nel Cpt (Croce Rossa, forze dell’ordine,
altri)
- Numero di stranieri transitati dal centro e loro destino (foglio di via
- rimessa sul territorio, espulsione coatta ecc.).
Permanenza media dei trattenuti nel centro.
- Numero di persone provenienti dal carcere per fine pena.
- Numero di persone provenienti da altri Centri di permanenza
- Numero di richieste di asilo politico.
- Numero di richieste di interventi medici-ospedalieri non “coperti” dal
servizio interno della Croce Rossa.
- Nazionalità, sesso, età, provenienza dal territorio nazionale dei
trattenuti.
- Tipo di assistenza legale fornita ai trattenuti.
- Numero e tipo di presenza di interpreti e mediatori culturali.
Inoltre, chiediamo siano resi pubblici il regolamento e tutti i dati relativi
ai costi e alle persone per quanto riguarda la parte di via Corelli adibita a
Centro di identificazione per richiedenti asilo politico.
Riteniamo altresì necessario definire una modalità che permetta d’ora in poi di
poter accedere con periodicità definita all’aggiornamento dei dati, sia per
quanto riguarda il Cpt che il Centro di Identificazione.
Sempre nell’ottica della trasparenza riteniamo sia opportuno e necessario
garantire l’accesso alla struttura di via Corelli anche ad altri soggetti oltre
quelli attualmente previsti dal vigente regolamento. Cioè, i consiglieri
comunali e provinciali di Milano, le associazioni impegnate sul terreno
dell’immigrazione e dei diritti umani, gli operatori della stampa.
Proponiamo infine che l’incontro si svolga entro il 21 luglio e che lo stesso si
realizzi all’interno del Cpt di via Corelli, diventando così anche occasione per
visitare la struttura, nonché la possibilità di poter disporre già in quella
occasione di almeno una parte dei dati.
Distinti saluti
CittàPerTutti
Arci Milano - Arciragazzi Milano – Attac - Bastaguerra - Centro delle Culture
- Coordinamento lombardo nord sud del mondo - C.S. Leoncavallo - Fillea
Lombardia - Fiom Milano – Naga - Newletter Ecumenici – SinCobas - Todo Cambia -
UISP Milano - Associazione Sinistra Rossoverde - Rifondazione Comunista Milano - Partito Umanista
Di Daniele (del 07/07/2006 @ 15:35:07, in Italia, visitato 1701 volte)
Di Fabrizio (del 06/07/2006 @ 09:58:39, in Italia, visitato 1956 volte)
Vi sarete accorti, che di solito si parla di Rom e Sinti "reali" (intendo, delle loro esigenze di persone fisiche) quando succede qualche tragedia, o quando la loro presenza diventa numericamente problematica. A parte, avevo fatto una breve ricerca sui costi di questa politica emergenziale. Interessante, come il campo sosta che nel tempo si è mangiato più soldi di tutti, sia anche quello più invivibile e "problematico", e che dal punto di vista "progettuale" il comune ha gravi responsabilità.
Nel campo Barzaghi-Triboniano (Milano), dopo l'incendio dell'8 marzo scorso, sono ripresi i lavori di ristrutturazione. Cos'è cambiato in 4 mesi?
Per telefono, Ernesto Rossi di Aven Amentza, calcola che i lavori nel cantiere proseguono e probabilmente termineranno entro la data prevista. I problemi più grossi riguardano il "campo di calcio" dove sono tuttora sistemati gli assegnatari. Il loro numero si aggira tra i 400 ufficiali e (forse) 600. Il terreno dove sono attualmente (lo spazio è stato ottenuto con materiale di risulta), spazia dalle nuvole di terra che si sollevano, all'acquitrino quando piove. In particolare, dove c'è l'unica fontanella si è formato un pittoresco laghetto di vari colori.
Attualmente ci sono 10 bagni chimici, non sempre sono svuotati per tempo. Non si sa quanti siano funzionanti. Alcune famiglie, hanno di fatto preso possesso di un bagno, usandolo esclusivamente per loro.
Altra emergenza, è la pulizia dei cassonetti, che non viene svolta regolarmente, cosa che soprattutto col caldo crea un'emergenza ambientale nel campo, ma anche nel quartiere intorno. Da parte loro, i Rom si sono accampati anche fuori dai confini loro assegnati e in mancanza di bagni e cassonetti funzionanti, usano il terreno intorno per i loro bisogni. Con la bella stagione, la situazione igienico/sanitaria è a rischio estremo, tanto per il campo che per l'area attorno. Così com'è stato uno, due anni fa. E' incredibile come il tempo vola senza che nulla cambi
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