Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Segnalazione di Susanna Calti
Terra generatrice di vita, terra in cartapesta che contiene vita in varie
forme, e testi su pergamena in lingua romanes, rumena, serbo-croata e italiana,
realizzata dal gruppo di lavoro dei bambini di origine culturale rom residenti
all’interno del Villaggio Attrezzato di via di Salone a Roma, insieme alle
educatrici della Cooperativa Ermes Gessima Besson e Serena Stazi. BELLO!
Domenica 6 marzo dalle 12.00 alle 13.00 - Piazza degli Zingari (zona Monti),
Roma
Per ricordarli a un mese dalla scomparsa, nell’incendio dell’insediamento in cui
abitavano.
La sera di domenica 6 febbraio perdevano la vita nell’incendio che ha bruciato
la loro abitazione Raul, Fernando, Sebastian e Patrizia, quattro bambini rom che
vivevano a Roma con la propria famiglia, alloggiati in un riparo di fortuna in
un accampamento nei pressi della Via Appia.
...Per non dimenticarli, e per ricordare tutte le persone che hanno perso la
vita in questi anni negli accampamenti in cui molte comunità rom e sinte in
Italia sono costrette ad abitare, la Sezione Italiana di Amnesty International,
la Fondazione Migrantes, l’Associazione 21 Luglio e Popica invitano tutti a
portare un fiore bianco a Piazza degli Zingari, luogo che testimonia i secoli di
storia comune che uniscono la città di Roma alle comunità rom e sinte.
Se non potrete essere presenti fisicamente, vi chiediamo di manifestare la
vostra vicinanza facendo recapitare dei fiori bianchi tra le 12.00 e le 13.00
tramite un servizio di consegna fiori a domicilio oppure contattando i fioristi
della zona: http://bit.ly/fioristi_monti
Per spedire i fiori utilizzate i seguenti dati:
NOME E COGNOME: Fabio Ciconte (incaricato di Amnesty International)
INDIRIZZO: Piazza degli Zingari
LOCALITA': Roma
RECAPITO TELEFONICO: 3287284402
CAP: 00184
PAESE: Italia
ORARIO: mattina (tra le 12 e le 13)
Per informazioni: ufficiostampa@21luglio.com
- L'appuntamento su
Facebook
Da
Bulgarian_Roma
Carissimi,
Il 30 dicembre scorso una Romnì bulgara è stata rapita a Rotterdam.
La ragazza è scomparsa il 30.12.2010. L'ultima volta è stata vista a
Slinge, Rotterdam. Se avete notizie, prego contattate 0031624986313 o chiamate
immediatamente la polizia nel vostro paese. Si chiama Monika Tanova, ha 25 anni,
è alta 1,65, lunghi capelli neri/castano scuri ed occhi marroni.
Ulteriori informazioni ai seguenti link:
Breve video in lingua olandese, con sottotitoli in bulgaro:
Grazie in anticipo per l'aiuto e la collaborazione.
Roberto Marinov - rob_marinov@yahoo.com
Da
Mundo_Gitano
Uno dei gruppi meno conosciuti del nostro paese sono i gitani. Sappiamo di
loro, li abbiamo visti, ma non sappiamo quando arrivarono in Perù né come
vivono, né quali sono i loro costumi. Carlos Pardo-Figueroa laureato alla PCUP e
docente alle Università Ricardo Palma e di Ceprepuc, ha realizzato un'inchiesta
interessante che unisce documentari ed etnografia.
Per conoscere meglio la storia dei gitani in Perù, ripropongo l'intervista
che fece "Punto Edu" alcuni giorni addietro.
Plaza
San Martín (Lima, anni 60)
Qual'è la storia dei gitani in Perù? Ce lo racconta questo ricercatore
dell'Istituto Riva-Aguero e membro della
Gypsy Lore Society, istituzione
internazionale di studi gitani.
A partire di 1951, l'Istituto Riva-Aguero della nostra Università, offre tre
borse di studio per la ricerca, a membri ordinari della suo istituto. Nel 2007,
tra i beneficiari c'era Carlos Pardo-Figueroa Thays, per il suo progetto sui
gitani nel nostro paese. Iniziò a lavorare nel gennaio 2008, raccogliendo
informazioni orali tramite interviste e attingendo ad archivi giornalistici.
Poi, dopo l'elaborazione dei dati di carattere etnografico, sintetizzò i suoi
risultati in un "essai"il quale fu completato con del materiale audiovisivo di
matrimoni, feste d'addio al celibato, il quale rifletteva le tradizioni dei
gitani in Perù.
L'inchiesta si è conclusa nel novembre scorso e si spera di farne un libro.
Quali sono gli obiettivi di questa indagine?
Abbiamo due obiettivi principali. Il primo, storico è di approfondire la
conoscenza di questa etnia così poco conosciuta nel nostro paese: come
arrivarono, si stabilirono e divennero peruviani. Poi, ho proposto
un'inquadratura di carattere etnografico e antropologico: descrivere alcuni
elementi fondamentali della cultura dei gitani (matrimonio, religione, cibi,
musica, parentado). Per questo ho proposto che dei due assistenti di ricerca
concessi dall'IRA, uno sia di storia (Gabriella Adianzén) e l'altro di
antropologia (Maria Elena Gushiken) ambedue provenienti dall'Università.
Da dove proviene questo interesse per i gitani?
Mi sono preoccupato di studiare le
minoranze etniche in Perù, che si inseriscano
in una tendenza storiografica che esiste a partire degli anni ottanta. Ci sono
molte pubblicazioni sui cinesi, giapponesi, italiani, tedeschi... ma c'è stato
poco interesse verso i gitani. A questo si somma un fatto circostanziale: nelle
carte che mia madre conservava in casa, ho trovato un ritaglio di giornale il
quale parlava dell'esistenza di un progetto del 1952, il quale mirava
all'espulsione dei gitani del Perù. Questo destò la mia curiosità. Sarà anche un
terzo elemento, il fatto che vivo nel distretto di La Victoria, nel quale si
concentrano i pochi gitani che si trovano attualmente a Lima.
foto: Parco dell'Esposizione, vicino al Teatro La Cabana – Lima anni 50
Se vogliamo prendere caratteristiche dai gruppi che lei ha menzionato, come si
può definire un gitano?
C'è una miscela enorme di culture dietro ai Gitani, però ci sono dei fili
conduttori. Io li definisco come un'unione di gruppi etnici i quali condividono
alcuni elementi, come abitudini migratorie, lingua o il fatto di essere
organizzati in una società patrilineare, cioè che si organizzano in funzione
dell'autorità maschile. Un quarto elemento è un'intensa endogamia, legata a una
sorte di orgoglio razziale. Loro ci tengono a sposarsi tra di loro, appartenenti
allo stesso gruppo e così a mantenere la consapevolezza del proprio lignaggio e
preservarlo.
Si possono definire come una nazione, un gruppo etnico transnazionale e
multinazionale, perché nei loro spostamenti hanno raccolto le caratteristiche
dei luoghi che li hanno accolti. Prevale anche l'immagine del gitano esoterico,
incluso quella dell'imbroglione. Molte di queste descrizioni provengono dalla
letteratura spagnola. Quando domandiamo loro cosa pensano di quello che si dice
di loro, dicono che a volta "i giusti pagano per i peccatori". Sono consapevoli
di vivere in zone marginali e dello stile di vita che conducono, però bisogna
essere cauti nel generalizzare.
Così come scrivevano i giornali del secolo scorso, le donne gitane erano
impegnate principalmente nella divinazione. Sono ancora , nella maggior parte
dei gruppi, dedite all'esoterismo, questa è l'immagine più diffusa che ne
abbiamo.
A quali conclusioni è arrivato?
Che nel paese ci sono una diversità di gruppi gitani, e che la maggior parte di
loro appartiene al gruppo Rom, dell'Europa dell'est. Riguardo alla storia, ci
sono documenti che indicano che potrebbero essere arrivati nel XVI secolo,
perché poi, ci furono delle normative che cercavano di evitare che continuassero
a venire, a causa dell'immagine negativa che davano, e che veniva rafforzata
dalla letteratura, oltre che per le accuse, come furti e imbrogli. In quanto
all'aspetto etnografico, hanno una serie di particolarità, ma tuttavia almeno
dall'inizio del XX secolo, fanno parte della società peruviana e sono totalmente
integrati. Con questo non significa che abbiano perso le loro tradizioni; così
come non possiamo dubitare che sono gitani, tanto meno possiamo dubitare che
sono peruviani.
Buongiorno,
mi chiamo Simona e lavoro per una compagnia teatrale di Como, TEATROGRUPPO
POPOLARE, presente da anni sul territorio della provincia con proposte legate a
temi di interesse sociale e culturale: la compagnia nasce come associazione, con
l'obiettivo di promuovere una cultura di pace e rispetto delle diversità,
valorizzando l'incontro con l'altro attraverso una relazione mediata dal
linguaggio teatrale.
Tanti sono gli interrogativi che stimolano la nostra ricerca, tante le
perplessità che dialogano con la nostra "artistica" razionalità nel quotidiano
lavoro di messa in scena della vita che ci circonda e delle storie che la
animano.
Vi scrivo per sottoporre alla Vs. attenzione uno spettacolo teatrale che ci
accompagna da qualche anno, ma che - drammaticamente - rimane attuale e
significativo giorno dopo giorno.
Il titolo dello spettacolo è "La
farfala sucullo" (premio "Teatro e Shoà" 2007): ambientato in un
campo di concentramento, vede il protagonista zingaro raccontare la propria
vicenda di reclusione personale affiancato da un musicista (cantante del gruppo
Sulutumana -
www.sulutumana.net) e il suono di una fisarmonica. Lo spettacolo non
richiede particolari strutture o spazi dedicati e si presta a essere messo in
scena anche presso istituti scolastici.
E' una rappresentazione molto suggestiva, che nell'alternarsi di parole e
musiche riesce a trovare un canale comunicativo coinvolgente e partecipato: una
proposta culturale che possa offrire conoscenza e quindi muovere le coscienze,
perché il razzismo nasce in maggior luogo là dove si ignora.
In
allegato la scheda tecnica.
Per approfondimenti e curiosità, invito a visionare il sito nel quale trovare
informazioni sugli spettacoli (ci sono anche alcuni stralci video dello
spettacolo in questione), oltre che la storia e i riferimenti dettagliati sulla
compagnia.
Vi ringrazio per l'attenzione e rimango in attesa di un gentile riscontro
Simona Sabia
www.teatrogruppopopolare.it
334.2207596
da
Radicali Italiani
E' morto a Roma per una grave forma di tumore Paolo Pietrosanti, membro del
Consiglio Generale del Partito Radicale Nonviolento, transnazionale e
transpartito. Nato nel giugno del 1960, giornalista e scrittore, è stato storico
militante e dirigente radicale sin dalla fine degli anni '70. Iniziò il suo
impegno politico partecipando attivamente all'organizzazione delle iniziative
antimilitariste e nonviolente dei Radicali e della Loc (Lega degli Obiettori di
Coscienza) negli anni '70 e '80, subendo anche un arresto a Comiso. Autore di
analisi e documenti sulla nonviolenza e sulla lotta al razzismo e
all'antisemitismo, è stato tra i più grandi diffusori in Italia del pensiero di
Gandhi e Martin Luther King, autore tra l'altro di pubblicazioni, libri,
interventi sui metodi della disobbedienza civile e della nonviolenza passiva. E'
stato più volte candidato tra i capilista radicali alle elezioni europee,
politiche e amministrative. Tra i principali temi che da sempre hanno
caratterizzato il suo impegno, la campagna per la salvezza dalla pena di morte
in Usa di Paula Cooper, quella per i diritti del popolo Rom, le azioni contro le
dittature comuniste dell'Europa centro-orientale. Per queste ultime in
particolare fu arrestato a Varsavia nel 1986 e subito dopo espulso. E' stato
rappresentante all'Onu dell'Unione Internazionale dei Rom, oltre che Presidente
onorario della prima organizzazione europea del popolo Rom. Tra i promotori del
Partito Radicale Transnazionale alla caduta del muro di Berlino, si trasferì dal
'90 al '93 a Praga, dove nacque un nucleo molto attivo di radicali impegnati sui
temi transnazionali.
A causa della malattia perse la vista e dal 2000 si è battuto per la
trasmissione della cultura e dei testi in formato audio-digitale a beneficio dei
non vedenti, alla cui conclusione positiva dette un contributo determinante
durante l'ultimo Governo Prodi, quando ebbe l'incarico dal Ministero dei Beni
Culturali di trattare con gli editori la relativa convenzione.
E' possibile portare l'ultimo saluto presso la Clinica Villa Speranza (Via
della Pineta Sacchetti, 235 – Roma) fino alle ore 12 di sabato 8 gennaio. I
funerali si svolgeranno in forma strettamente privata.
Prossimamente verrà svolta a Roma una cerimonia laica in sua memoria.
Di Ernesto Rossi
Immagine da
Archivio Romano Lil
AMILCARE DEBAR, detto Taro, sinto piemontese, staffetta e partigiano
combattente (col nome di Corsaro) nella 48^ Bgt Garibaldi "Dante Di Nanni",
comandata da Napoleone Colajanni "Barbato". È stato ferito nella battaglia delle
Langhe. Nel dopoguerra è rappresentante del suo popolo alle Nazioni Unite a
Ginevra; ha ricevuto il diploma di partigiano combattente dalle mani del
Presidente Pertini.
Era nato a Pinerolo il 16.6.1927; è morto a Cuneo, dove viveva, pochi giorni
orsono.
La sera del 26 aprile 2001 Taro intervenne alla Camera del Lavoro di Milano alla
presentazione del libro "Orgogliosi di essere Rom e Sinti", curato da Mario Abbiezzi ed Ernesto Rossi, pubblicato dalla CGIL Regione Lombardia, con
prefazione del suo Segretario Generale Mario Agostinelli e dedicato a Carlo
Cuomo.
Taro avrebbe dovuto fermarsi quella sera a Milano, dopo il breve concerto del
violinista rom George Moldoveanu, ospite del sindacato fino al giorno dopo per
rilasciare delle interviste sulla sua esperienza partigiana.
Ma, ricordando le sue vicissitudini dell'immediato dopoguerra, e come avendo
deciso di accettare il servizio nella polizia, offerto ai partigiani, e come
trovandosi in una delle prime azioni a perquisire un campo sinto, ritrovasse,
lui cresciuto in un orfanatrofio, la sua famiglia, fu preso da un'incontenibile
emozione, tanto che decise di rientrare immediatamente a Cuneo.
Vogliamo, con questo ricordo e coi materiali allegati, che mettiamo a
disposizione di tutti, contribuire al ricordo di un grande sinto, noto a troppo
pochi, perché lo sia sempre più a molti.
Ernesto Rossi, presidente delle associazioni "Aven Amentza – Unione di Rom e
Sinti" e "Apertamente di Buccinasco"
°*°*°*°*°*°*°*°°*°*°*°*
Allegato 1 - Scheda dell'Istituto della Resistenza di Torino (estratto):
"nato a Pinerolo il 16.6.27
nome di battaglia Corsaro
14^ (sic) Brigata Garibaldi- in banda dal 20.1.44 al 7.6.45
vi è entrato dichiarando di provenire da Racconigi
"figura molto valida. Un uomo naturalmente capo. Notevole la sua capacità di
risolvere i problemi" da quelli quotidiani della sopravvivenza alimentare alle
decisioni operative di guerra.
Dopo il maggio '45 dimorava nell'accampamento storico di Cerialdo di Cuneo."
Allegato 2 - Registrazione della voce di Taro,
che riferisce in sinto piemontese alcune brevi note autobiografiche, con
traduzione in italiano (dal sito "O
Vurdón" di Sergio Franzese).
[...]
E inoltre:
***Nota sull'intervista filmata intitolata
"TARO UNA STORIA RESISTENTE"
1996, Betacam SP, 48' 51"
regia: Luciano Mattaccini
montaggio: Daniele Minutillo
fotografia: Marco Acciari, Luciano Mattaccini
Il racconto di Taro, un semplice partigiano che, dopo un breve periodo come
staffetta partigiana, entra come
combattente nella 48° Brigata Garibaldi Langhe. Un lungo viaggio nella memoria,
dal settembre '43 all'aprile
'45. Il ricordo della persecuzione del popolo zingaro, il piccolo Tarzan Sulic,
il ricordo dell'amico fucilato.
Luciano Mattaccini (Roma, 1952). Specializzato in montaggio al Centro
Sperimentale di Roma. Filmografia:
Indagini su una proiezione al di sopra di ogni sospetto (1988),
Un uomo fioriva (1993),
Los amigos de la calle (1994).
***Su Amilcare Debar esiste un articolo, pubblicato (anni '80?) sulla rivista
"Patria" dell'ANPI nazionale.
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