Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

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La redazione
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\\ Mahalla : VAI : scuola (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 

Segnalazione di Alberto Maria Melis e Maria Gabriella De Luca



Lamezia Terme – 25 marzo 2011 - Il maestro Isabella replica alle affermazioni del procuratore Vitiello. Si sente chiamato in causa per alcune affermazioni del procuratore Vitiello in merito al ruolo della scuola nell'integrazione dei rom nella società ed è per questo che il maestro Fiore Isabella, che ospita nella sua classe due bimbi di etnia rom, ha voluto replicare su queste dichiarazioni: «Ho letto le disposizioni della Procura della Repubblica inerenti al sequestro preventivo del campo rom di Scordovillo – afferma il maestro – e, da uomo di scuola, mi soffermo, sull'affermazione "la scuola che potrebbe rappresentare la via maestra per l'integrazione non fa il suo ingresso nel mondo dei rom e il campo rom, di converso, diventa ancor più la palestra per l'addestramento al crimine delle nuove generazioni". Rispetto a tale categorica valutazione del ruolo della scuola, mi permetto di nutrire qualche perplessità pur non pretendendo coerenza pedagogica da un dispositivo emesso da un giudice che non è né Maria Montessori né don Lorenzo Milani».«Tuttavia l'affermazione è perentoria – continua Isabella – e, in quanto tale, merita una riflessione critica, partendo dall'auspicio che la scuola pubblica, al netto dei tagli governativi che ne riducono drasticamente le risorse, continui ad essere la via maestra per l'integrazione dei rom rompendo il recinto che li segrega e favorendo la loro accoglienza nelle classi, come cittadini destinatari di diritti e non come disturbatori della quiete. Ogni mattina, grazie a quei mediatori sociali che li prelevano all'interno del campo e li portano a scuola, mi onoro di accogliere nella mia classe due piccoli sorridenti concittadini rom che stanno imparando a leggere e a scrivere».- Aggiunge il maestro – «E se si sono aperti al sorriso non è perché, d'incanto, le "rattizzate" baracche si sono trasformate in comode regge e i motocarri dissestati in carrozze dorate, ma perché hanno potuto fruire della sensibilità di quegli educatori che hanno ritenuto che fosse importante tenere la porta dell'aula semiaperta perché superassero qualche claustrofobia o, con la scusa di andare al bagno, godessero, anche per un attimo, dello spazio liberatorio di un accogliente corridoio. Ed oggi, dopo mesi di paziente e graduale esercizio di adattamento dei propri specifici bisogni alle regole dello stare insieme, si può affermare, senza alcuna possibilità di essere smentiti, che il più efficace antidoto all'addestramento al crimine, all'interno di un campo recintato, risiede nell'abbattimento del pregiudizio e nel superamento dell'indifferenza. In questa direzione, c'è ancora tanto da fare a partire dalla consapevolezza che il sequestro del "campo" non esorcizza le palestre di addestramento al crimine se il futuro di questi nostri concittadini rom non si lega in modo indissolubile alla prospettiva di un'educazione che sia ricorrente e permanente, come dimostrano le positive, anche se ancora episodiche, esperienze nella scuola dell'obbligo, nei centri scolastici territoriali e l'incessante opera di mediazione culturale e sociale delle associazioni di volontariato».

 
Di Fabrizio (del 28/03/2011 @ 09:40:42, in scuola, visitato 1961 volte)

Ricevo da Licia Brunello

Gentili tutti,
alcuni amici e amiche di Rosi hanno voluto organizzare questa iniziativa.
Vi preghiamo di diffondere
L'entusiasmo, la passione, la tenacia nel costruire l'accoglienza
Insieme per ricordare Rosi Spadaro

Ci vediamo lunedì 4 aprile alle ore 17
presso la libreria della Casa Editrice Mursia, via Galvani 24, Milano (MM Gioia)


Ne parlava scuolaoggi Lun, 31/01/2011 - 16:48

Stanotte è mancata Rosi Spadaro, portata via da un male inesorabile che non le ha lasciato scampo. La vogliamo ricordare innanzitutto come amica e collega, compagna di tante esperienze e di tanti progetti per la scuola milanese all’interno dell’Ufficio Studi dell’ex Provveditorato di Milano, presso il quale aveva lavorato fino a un anno e mezzo fa, quando era “tornata a scuola”, per una valutazione improvvida che ha cancellato una collaborazione di tanti anni, fatta di impegno, anche sociale, fatta soprattutto di tanta passione per l’educazione interculturale, per l’integrazione nelle nostre scuole dei bambini stranieri e rom.

Rosi è stata a lungo il simbolo dell’Intercultura a Milano e dei valori di eguaglianza e fraternità che porta con sé il senso forte di accoglienza e di apertura al mondo che la caratterizzava. Ci credeva come pochi e si è battuta perché i bambini nelle scuole fossero davvero tutti uguali e tutti diversi, insieme. Contro la diffidenza, contro l’inerzia, contro il vuoto protagonismo di altri. Ha animato dibattiti, promosso convegni, scritto articoli, diffuso pubblicazioni: sempre appassionata, sempre trafelata a correre da una parte all’altra di Milano, da una sede istituzionale ad una scuola, da una scuola ad un centro sociale. Sempre con il fuoco di un entusiasmo che era contagioso. Meritava, dopo la scelta del pensionamento, un serio riconoscimento per il tanto lavoro fatto. Meritava, soprattutto, un autunno sereno, accanto agli affetti di una vita, accanto al nipotino che adorava: non è stato così ed è un rimpianto straziante.

Amici e colleghi dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Milano

 
Di Fabrizio (del 24/02/2011 @ 10:31:34, in scuola, visitato 2089 volte)

25 febbraio, ore 20.15
Auditorium Quintino di Vona - via Sacchini 34, 20131 Milano


Un'occasione per conoscere da dove nascono e come trovano forza nei secoli pregiudizi e persecuzioni della comunità Rom e Sinti

Dijana Pavlovic - attrice di origine Rom
scene da Rom Cabaret accompagnate al violino da George Moldoveanu

Paolo Finzi - giornalista, storico
Porrajmos: la Shoa zingara

Seminateci bene
documentario di E. Cucca, S. Fasullo, R. Midili e F. Picchi
(menzione speciale al film festival del documentario solidale "L'anello debole")
L'integrazione passa attraverso la scuola: lo mostrano tre scuole del quartiere di Lambrate (via Feltre, via Cima, via Pini)

Anna, Flaviana, Francesca, Garofiza
le mamme e maestre di Rubattino
Storie di bambini Rom a scuola

Stefano Pasta - Comunità di Sant'Egidio
Integrazione o segregazione?
Rapporti tra Rom e comunità cittadina

Una serata aperta a tutti, genitori, ragazzi e insegnanti
per conoscere, per capire e per non voltare lo sguardo

Associazione Genitori della Quintino di Vona
 

 
Di Fabrizio (del 19/02/2011 @ 09:06:39, in scuola, visitato 1698 volte)

Segnalazione di Stefano Nutini

Buongiorno a tutte/i,

il progetto del vino ROM prosegue con il finanziamento della quarta borsa di studio.

Dopo Marian, Ovidiu e Belmondo, abbiamo deciso di sostenere negli studi Geanina, una ragazza rom di tredici anni che attualmente frequenta, con ottimi risultati, la terza media nel Comune di Segrate.
Siamo particolarmente contente di sostenere Geanina: è una ragazza solare, coraggiosa e determinata che potrà essere di grande esempio alle coetanee.

Geanina vive in un capannone; sua sorella frequenta la scuola elementare, il papà fa lavori saltuari e la mamma, che sa leggere e scrivere, si occupa della famiglia.

Geanina a settembre, dopo aver preso la licenza media, si iscriverà ad un corso ENAIP a Pioltello, dove tra le altre cose imparerà il mestiere di parrucchiera ed estetista.

Come per gli altri tre ragazzi, la borsa di studio copre il costo dei trasporti e prevede un contributo mensile di 100€ come sostegno agli studi, a partire dal mese di febbraio.

Di nuovo grazie a tutte/i
Le mamme e le maestre di Rubattino

 
Di Fabrizio (del 09/01/2011 @ 09:36:59, in scuola, visitato 1681 volte)

CorriereFiorentino.it Una storia dove tutti sembrano più buoni, un po' da libro Cuore, ma tocca accontentarsi, e buon ritorno a scuola

Un ragazzino di dieci anni scrive al sindaco: «Non potreste mettere più pulmini, così anche noi rom possiamo andare a scuola come gli italiani?»

«Caro sindaco, ho 10 anni e abito al campo rom del Masini, vicino al viadotto Indiano. Faccio la quinta, e la scuola mi piace. Però c'è una cosa che mi dispiace molto: il pulmino ci porta a scuola solo alle 10 ed il pomeriggio dobbiamo andare via prima, così perdiamo quasi tre ore di lezione al giorno». Inizia così la lettera inviata a Matteo Renzi da un bambino rom. Una missiva che, ieri mattina, il sindaco ha menzionato come uno dei più bei ricordi del 2010. Parole, quelle del piccolo studente di una primaria fiorentina, che hanno sortito quasi subito l'effetto sperato. Il Comune ha infatti provveduto a potenziare il servizio dei cosiddetti pullman gialli, consentendo così al gruppo di alunni di arrivare in orario.

«Vado anche abbastanza bene, sono il più bravo della classe nel calcolo mentale - scrive Marco (nome di fantasia ndr) al sindaco - io cerco di studiare, ma tante volte arrivo a scuola e non capisco di cosa parlano perché hanno già incominciato da un'ora. Non potreste mettere più pulmini, così anche noi rom possiamo andare a scuola come gli italiani?» . Una richiesta a cui il sindaco ha risposto dopo poche ore: «Ho chiesto all'assessore all'educazione, di provare a vedere se riusciamo a migliorare il servizio. Mi raccomando: tu continua a studiare alla grande!» . Soddisfatto anche il preside della scuola, Doriano Bizzarri: «Andiamo fieri di questo progetto organizzato assieme al Quartiere 4 e, nonostante i primi disagi, siamo soddisfatti della risposta del Comune - spiega- un ottimo presupposto per favorire l'integrazione, non solo a parole» .

Il trasporto scolastico che serve i campi rom della città rientra infatti in un progetto più ampio, che prevede la distribuzione omogenea dei bambini e dei ragazzi su tutto il territorio comunale, evitando che certi istituti si trasformino in ghetti. «A moltissimi dei bimbi rom piace molto venire a scuola ed è difficile che vi rinuncino- ragiona il preside Bizzarri - oltretutto, in questo modo, dopo continueranno a frequentare le medie della stessa zona, perché non si vogliono staccare dagli amici delle elementari» . Una buona notizia, che si conclude con le parole tipiche della dolcezza disarmante di un piccolo studente: «Caro sindaco, io sono un bambino rom e tu sei una persona importante eppure mi hai risposto. Ti voglio dire che il servizio è migliorato molto. Anche i miei amici sono contenti. Loro non lo sanno che è perché ti ho scritto, non l'ho detto, ma io lo so. Farai il sindaco per molto tempo vero?» .

Claudio Bozza
05 gennaio 2011

 
Di Fabrizio (del 30/12/2010 @ 09:53:56, in scuola, visitato 2107 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Camille L. on the grass Nuova Speranza: Bambini Rom

Al contrario di quanto si pensa comunemente, non tutti stanno pensando di espellere i Rom da dove vivono. Difatti la Slovenia, che per decenni ha tentato di cancellarli dal paese, ora sta facendo l'opposto. Ha adottato una nuova politica, allo scopo di integrare i bambini nelle scuole di Lubiana, come pure di promuovere la loro istruzione grazie ad assistenti rom degli insegnanti. By Camille Lepage

27/12/2010 - La Slovenia è stata rimproverata molte volte da Amnesty e da altre OnG dei diritti umani, a causa della sua riluttanza e controversa attitudine verso i Rom. I Rom, secondo la definizione ufficiale UE comprendono gruppi di persone che "condividono caratteristiche culturali simili ed una storia di segregazione nelle società europee, come i Rom (che vivono soprattutto nell'Europa Centrale e Orientale e nei Balcani), i Sinti, i Travellers, i Kalé ecc." La capitale Lubiana sta mostrando l'esempio di promuovere l'integrazione dei bambini rom, e così facendo mirando a migliorare lo standard di vita della comunità rom. Questo progetto è anche inteso come una palla di neve in differenti regioni o persino paesi.

Premio RegioStar

Per combattere la discriminazione contro i Rom, nel 2008 è partito un programma di inclusione pre-scolastico dei bambini rom. Guidano questo programma la Commissione Europea ed il suo programma economico regionale. Si inserisce nello schema dell'anno europeo 2010 per Combattere la Povertà e l'Esclusione Sociale. RegioStar è organizzato allo scopo di collaborare e condividere buone pratiche per accelerare il ritmo dell'innovazione in tutta la UE. Identifica e promuove lo sviluppo economico di successo e mira ad ispirare le altre regioni o paesi membri. I progetti sono inviati da tutti i 27 stati membri. Questo premio rivela come differenti regioni, di diverso retroterra, storia o posizione, possano diventare parte di una politica di coesione di successo e di un programma di economia regionale.

Ci sono vincitori in 6 categorie: CityStar - uso innovativo delle aree industriali in un contesto urbano, L'integrazione dei migranti o di gruppi marginalizzati in aree urbane, applicazioni ICT per l'e-inclusione, l'applicazione ICT per le PMI, Copertura della banda larga nelle regioni meno sviluppate o in aree rurali, Informazione e Comunicazione. I vincitori del premio RegioStar 2010 provengono da Belgio, Paesi Bassi, Spagna, Lituania, Regno Unito, Francia, Slovenia ecc.

In Slovenia il progetto riguarda l'integrazione dei bambini rom che a scuola sono vittime di discriminazione e segregazione. Intende rafforzare l'efficienza dell'integrazione attraverso l'istruzione e la formazione di assistenti insegnanti rom e di personale per la scuola professionale, così come educare ed incoraggiare i genitori rom ad assumersi le proprie responsabilità.

Così operando, il progetto vuole preparare i bambini rom in età prescolare alla scuola elementare per soddisfare i requisiti dei programmi nazionali di studio e partire da questi risultati.

Assistenti insegnanti rom

Blaž Kovač, responsabile del progetto di integrazione dei Rom per Amnesty International, dichiara: "il sistema d'istruzione sloveno ha avuto un miglioramento tangibile negli ultimi due anni". Il progetto ha due facce e non si occupa solo di bambini ma anche di "formare ed impiegare assistenti rom" e "sta andando nella direzione giusta". Kovač spiega che ci sono 30 insegnanti rom in 30 scuole. L'associazione rom assume dei Rom senza adeguata istruzione ed insegna loro cosa fare. "Questa è la parte della decisione strategica dello stato verso l'integrazione". In realtà ci sono 3 modi per assumere un assistente insegnante rom: 1) possono essere delegati alla scuola dove devono lavorare ed in quel caso offrono supporto. 2) provenire da una facoltà, ma sinora nessun Rom ha ancora completato il ciclo di studi. 3) C'è anche la possibilità di impiegare staff rom finanziandosi, le scuole slovene ricevono fondi dai comuni e non dallo stato ma, come menziona Kovač, le scuole potrebbero essere situate in un "comune che ha un punto di vista negativo verso i Rom, allora [la scuola] non otterrebbe nulla."

Nonostante la buona volontà del governo, non è abbastanza, infatti secondo Kovač,13 dei 22 bambini rom non sono riuscito a passare il 2° grado ed attualmente 8 rom su 15 nel primo grado non stanno frequentando del tutto la scuola. I loro genitori non li incoraggiano ad andare a scuola, dato che sono analfabeti e disoccupati. La situazione non può evolvere senza "la creazione di un sistema educativo che miri a raggiungere tutte le comunità ed includa il lavoro coi genitori" dichiara Kovač. L'adozione di un simile programma è un processo lento, e se fosse messo in atto oggi, ci vorrebbero circa 20 anni per vederne i risultati.

Discriminazione di stato

Nondimeno, come chiarisce la dr. Vera Klopčič, ricercatrice nel campo dei diritti umani, delle minoranze e dei Rom, "è un esempio unico che l'organizzazione rom sia leader del progetto. Nel 2004 venne adottata la Strategia per l'inclusione Rom, che introduceva anche il tema della lingua e della cultura rom, e due anni di istruzione prescolastica obbligatoria." Nonostante tutte le indicazioni in senso contrario, una delle persone contattate ha dichiarato che in Slovenia è stata votata una legge che permette la separazione tra bambini rom e no, con la spiegazione che "se i bambini rom andassero a scuola con i non-rom, gli ultimi non farebbero grandi progressi perché dovrebbero aspettare i bambini rom, cosa che è stata una buona scusa per i genitori".

Sin dalla più tenera età, i pregiudizi giocano la loro parte. Tina Cigler, coordinatrice di progetto (inclusi i progetti per la comunità rom), riferisce la sua esperienza con i bambini rom, quando chiede loro come passano la giornata, questi spesso rispondono "mi siedo all'angolo con i miei amici rom e nessuno si avvicina a noi perché odoriamo, perché siamo sporchi," e lo spiega col fatto che "100 anni di vecchi stereotipi sono ancora vivi, i bambini in realtà non si mischiano".

Risultati tra 20 anni

Con un simile progetto, basato su tempo lunghi, è difficile rendersi conto di quali saranno i risultati. Eppure, la prof. emerita dr. Albina Necak del dipartimento di linguistica generale ed applicata della facoltà artistica dell'università di Lubiana, puntualizza, "L'integrazione dipende dall'istruzione della popolazione locale e dalla loro conoscenza dei Rom e della loro storia, dei loro costumi. Dall'altra parte risiede nella popolazione rom che non ha abbastanza informazioni né su se stessa né sul contesto con la popolazione locale. Dando loro conoscenza di se stessi è una questione molto importante come pure insegnare ai bambini non-rom sulla società e la diversità."

Offrendo istruzione ai bambini rom agli assistenti insegnanti rom ed ai futuri insegnanti, il progetto contribuisce al benessere della società slovena. Infatti, essendo istruiti, i Rom non dovranno fare più affidamento sui fondi sociali, ma "sostenendoli con benefici sociali [che] non fanno nulla di buono né per il paese né per i Rom" spiega Cigler. Un aspetto positivo di questo progetto è anche di mostrare ad altri paesi e regioni che l'integrazione della minoranza rom è economicamente di successo.

 
Di Fabrizio (del 24/12/2010 @ 09:54:16, in scuola, visitato 1790 volte)

CatanzaroInforma.it

Martedì, 21 Dicembre 2010 11.25
L'attività di promozione della cultura della solidarietà all'interno delle scuole riveste un ruolo fondamentale per la crescita del numero di volontari nel nostro territorio. Un volontariato che ''si nutre' dell'entusiasmo delle generazioni più giovani può difatti sperare di dar continuità alla propria opera sociale: tuttavia, senza la naturale propensione a voler fare del bene, che è alimentata dalla conoscenza delle diverse realtà sulle quali è necessario intervenire, non si può andar lontano.
Da queste premesse trae spunto la convenzione che il Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro ha siglato con l'Istituto Magistrale ''De Nobili' ed il Liceo Scientifico ''Siciliani' di Catanzaro: già nella giornata dedicata alla Colletta Alimentare gli studenti- volontari (assegnati alle tante associazioni convenzionate con il Banco Alimentare) sono stati messi alla prova nelle attività di raccolta degli alimenti donati, ma il loro coinvolgimento sarà richiesto per tutto l'anno scolastico e nelle varie forme possibili. Qualche giorno addietro, ad esempio, diverse studentesse delle classi seconde e quarte dell'Istituto Magistrale ''De Nobili' (accompagnate dalle docenti Luciana Godino e Patrizia Parrotta), hanno preso visione del documentario ''Seppellitemi in piedi' che l'associazione ''Terra di Confine' ha composto per ricordare l'olocausto degli zingari durante la seconda guerra mondiale. Le ragazze, visibilmente colpite, hanno rivolto una serie di interrogativi, in merito alla cultura rom, alla presidente dell'associazione, Maria Gabriella De Luca, affiancata dalla referente dell'Area Promozione del CSV di Catanzaro, Giulia Menniti. Superando l'iniziale ritrosia a parlare, determinata dai pregiudizi che non vengono mai meno quando si tratta di rom, le studentesse hanno dimostrato molta curiosità riguardo alla storia ''quarantacinquennale' dell'accampamento di via Lucrezia della Valle, alle usanze religiose (in genere gli zingari seguono la religione praticata nei luoghi in cui vivono: da noi battezzano i bambini e si sposano in chiesa) ed a come tengono le case. Gabriella De Luca ha, così, smentito la ''leggenda metropolitana' sugli asini e le capre che popolano le case dei rom, e spiegato le ragioni del perché il binomio zingaro-ladro non abbia alcuna fondatezza: ''E' vero, molti zingari rubano, ma non tutti lo fanno. Da noi vale la regola che se uno zingaro ruba, tutti gli altri sono ladri. La regola, però, non si applica a chi zingaro non è'.

 
Di Fabrizio (del 15/12/2010 @ 09:31:19, in scuola, visitato 1440 volte)

La scuola è aperta a tutti.

L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.

I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

Per opportuna informazione giro le foto scattate da un "nonno" volontario che, nell’accompagnare i bimbi a scuola nell’ambito del progetto "Piedibus", ha trovato sul cancello della scuola di via Cima un cartello, scritto da alcune mamme: CRISTINA E I SUOI GENITORI NON CE L’HANNO FATTA A RESISTERE AGLI SGOMBERI... 20 IN UN ANNO...
Cordiali saluti
Antonella Fachin

 
Di Fabrizio (del 12/12/2010 @ 09:46:29, in scuola, visitato 1394 volte)

Da Roma_Daily_News

Montreal Gazette By Shawn Mohammed, AFP

Bambini zingari iracheni frequentano una classe nella prima scuola mobile per zingari, sponsorizzata dal Ministro all'Istruzione nella città curda irachena di Sulaimaniyah il 26 novembre 2010. Photograph by: AFP, Getty

SULAIMANIYAH, Iraq, 5 dicembre 2010 (AFP) - Potrebbe sembrare modesta, ma la tenda che funge da aula scolastica e la macchina che funziona anche da ufficio, sono per i Rom che lì frequentano le lezioni, la prima scuola del genere nel Kurdistan iracheno.

Il frutto di un insegnato toccato dalla difficile vita della comunità rom di Sulaimaniyah, Al-Ruhal (I Nomadi) ha aperto le sue porte, o meglio le sue falde, mercoledì ai margini della seconda città della regione autonoma curda, a studenti di età compresa tra sei e 45 anni.

"Questa primavera, ho suggerito alle autorità all'istruzione di Sulaimaniyah di aprire una scuola professionale per gli zingari che vivevano vicino alla città," racconta ad AFP Hana Fadhel Ahmed, preside e fondatrice della scuola.

"Hanno accolto l'idea, e mi hanno chiesto di identificare chi poteva essere interessato a frequentarla."

Secondo Ahmed, circa 70 famiglie rom vivono in tende all'esterno della città, a 270 km. a nord di Baghdad.

"Nessuno di loro sa leggere o scrivere," nota delle 383 persone.

Mancando le risorse per separare i giovani anni per anno, le classi di Al-Ruhal dividono i propri studenti in due grandi sezioni - la mattina inizia con sei ore di lezioni di gruppo a 70 bambini di età compresa tra sei e 12 anni. Nel pomeriggio, sono tenute due classi in simultanea, una per gli studenti tra i 13 e 24 anni, e un'altra per i più anziani, con un limite di 45 anni.

"E quando richiudono le tende e si spostano, noi ci spostiamo con loro," dice Ahmed.

"Si spostano nei dintorni ogni sei mesi, ma solo nel Kurdistan. La (confinante) Turchia non li vuole."

Le risorse sono scarse. I cinque insegnanti della scuola devono preparare le lezioni in macchina e, mentre le autorità hanno promesso di assumere più insegnanti per Al-Ruhal, la scuola deve provvedere all'oggi.

Lo storico curdo Sardar Mohammed dice che la maggior parte dei Rom che oggi vivono in Iraq, sono originari dell'Iran attuale. Mentre non sono disponibili cifre precise, i leader tribali stimano che il loro numero a livello nazionale sia di circa 60.000.

Tuttavia, la loro situazione si è deteriorata drammaticamente dopo l'invasione condotta dagli USA che ha spodestato Saddam Hussein nel 2003.

Sotto il regime baahtista di Saddam, il pugno di ferro del dittatore non si era abbattuto sui Rom.

Gli uomini erano cantanti o musicisti professionisti e le donne erano invitate a ballare a feste e matrimoni in Iraq.

Oggi, col paese dilaniato dalla guerra gestita principalmente dai capi religiosi, in contrapposizione alla società prevalentemente laica che esisteva sotto Saddam, la comunità rom si sente messa al bando.

"Il governo turco ci ha dato i documenti," dice Hassan Rahin, 65 anni. "Ma viviamo nelle tende; rimaniamo cittadini di seconda classe."

"Questa scuola ha aperto molto tardi; dovrebbe essere arrivata anni fa. Ma se ci porterà dei benefici, saranno per i nostri figli."

Le condizioni vissute dalla comunità rimangono scioccanti per molti degli insegnanti della nascente scuola.

"Alcuni studenti non mangiano abbastanza e altri non possono neanche lavarsi la faccia perché non c'è abbastanza acqua nei loro campi," dice Bayah Rahim, insegnante di 37 anni.

"Così con loro dobbiamo ripartire da zero perché non sanno nulla del sistema scolastico. Non sanno di dover stare seduti ad ascoltare e rispettare il loro insegnante."

Obiettivo della scuola, secondo la sua direttrice, è dare ai bambini rom un'opportunità di vita migliore. Mentre alcuni dei loro genitori sono capaci di guadagnare vendendo vestiti prodotti da loro stessi, molti altri ricorrono all'elemosina.

"Ed altri si rivolgono al furto o alla prostituzione," dice Ahmed.

"Questa scuola intende indirizzarli sulla strada giusta."

Karim, uno degli studenti della scuola, ammette prontamente che doveva andare a mendicare al mercato di Sulaimaniyah prima che aprisse la scuola.

"Sono contento di non dover andare a mendicare. Spero che questa scuola mi aiuti a trovare un buon lavoro," dice il dodicenne.

Gongola Mariam di nove anni, eccitata per l'opportunità di studiare. "I miei genitori mi hanno incoraggiato ad andare a scuola, assieme a mio fratello."

© Copyright (c) AFP

 
Di Fabrizio (del 06/12/2010 @ 09:22:25, in scuola, visitato 2266 volte)

Da Czech_Roma (link in inglese)

Jurist.org

24/11/2010 - Catherine Twigg [Direttrice alla Comunicazione, The European Roma Rights Centre]: "In un insediamento romanì in Slovacchia, ad un ragazzo che frequentava la scuola tradizionale era stata assegnata una piccola borsa di studio per le sue capacità. Sognava crescendo di diventare un meccanico d'auto. In seguito, per una disputa con un insegnante, venne messo in una classe speciale per alunni con disabilità mentale, frequentata solo da bambini rom, come misura punitiva. Nessuna valutazione psicologica precedette la decisione e né lui né i suoi genitori furono informati o tantomeno venne loro richiesto l'assenso per questa misura. Questa decisione influenzò la sua carriera scolastica, le sue prospettive e le opportunità di accesso ad un'occupazione dignitosa. La promozione finale dalla scuola speciale non gli permise di frequentare la scuola tecnica per diventare meccanico. Dalle sue stesse parole: -Loro [la scuola] mi hanno portato via il sogno. Mi hanno reso stupido.-"

Disgraziatamente, questa è una storia comune in Europa. Il più alto tribunale europeo sui diritti umani si è pronunciato tre volte su questo tema; ogni giudizio espressamente condanna le pratiche discriminatorie nell'istruzione contro i bambini rom. La natura e le giustificazioni della segregazione differisce nei casi. Nel 2007 il Tribunale Europeo sui Diritti Umani ha emesso una sentenza storica in D.H. and Others v. The Czech Republic, che equiparava il collocamento dei bambini romanì in scuole speciali per alunni con disabilità mentali, alla discriminazione illegale. L'anno successivo, in Sampanis and Others v. Greece, la Corte ha ritenuto all'unanimità che ci fosse stata una violazione dell'art. 14, in combinato disposto con l'art. 2 del Protocollo n. 1 della Convenzione Europea sui Diritti Umani [.pdf], ovvero il fallimento dello Stato nel garantire la scolarizzazione dei bambini richiedenti e la loro susseguente collocazione in classi separate a causa della loro origine rom. Più recentemente, in Oršuš and Others v. Croatia, la Camera Grande del Tribunale è andata oltre ed ha annullato una decisione della Camera, dichiarando che le difficoltà linguistiche non possono essere utilizzate come un pretesto per segregare i bambini romanì.

Nonostante questi progressi, rimangono la norma per molti bambini rom in Europa problemi di segregazione, disuguaglianza e curriculum inferiori, e l'attuazione di queste sentenze nei rispettivi paesi è stata praticamente inesistente. Nella Repubblica Ceca continua il monitoraggio rapido dei bambini rom in scuole speciali per alunni con lievi disabilità mentali. Per esempio in alcune regioni gli studenti rom, oggi, hanno 27 volte più probabilità di essere piazzati in una scuola speciale rispetto ai non-rom. In tribunale sono stati presentati nuovi casi contro la Grecia. Una ricerca del 2010 di European Roma Rights Centre e Greek Helsinki Monitor rivelava che in 21 delle 50 comunità visitate, i bambini rom non vanno del tutto a scuola. Dove frequentano la scuola, sono spesso collocati in strutture separate. In Croazia sono ancora segregati in base a fattori linguistici.

Ma le questioni della segregazione e dell'istruzione inferiore vanno oltre la Repubblica Ceca, Grecia e Croazia. E' un problema esteso a tutto il continente. Per esempio, secondo un sondaggio del 2009 in Slovacchia, almeno tre studenti su quattro che frequentano scuole speciali per bambini con disabilità mentale sono romanì; in tutto il paese, l'85% dei bambini nelle classi sono rom (Roma Education Fund, "School as Ghetto," Budapest 2009, p. 23). In Ungheria, l'ERRC si è unito alla Fondazione Chance For Children nel depositare casi nei tribunali nazionali riguardo bambini romanì inseriti nelle scuole speciali in base a prove di valutazione viziate. A febbraio 2010 l'Ufficio dell'Ombudsman macedone ha pubblicato un rapporto che conferma in diverse località la sovrarappresentazione dei bambini romanì in scuole speciali per bambini con disabilità mentale. Problemi simili di segregazione o di sovrarappresentazione nelle scuole o nelle classi speciali esistono in Serbia e Romania.

Nell'Unione Europea ed in diversi paesi candidati UE, pratiche persistenti separano i bambini romanì dai non-rom. Che semplicemente non vengano iscritti, siano posti in scuole o classi speciali per studenti con disabilità mentali, o ancora segregati per presunte difficoltà linguistiche, i bambini romanì sono segregati perché sono rom. Simili politiche e/o pratiche continuano a condannare generazioni di Europei ad una vita di povertà, privati del diritto alla pari ed inclusiva istruzione, lasciandoli con poche o nessuna possibilità di trovare un'occupazione di qualità. Soprattutto, il fallimento dei governi nel cambiare le loro pratiche e le loro politiche, nega a generazioni di Rom la possibilità di perseguire i propri sogni.

Le opinioni espresse in JURIST's Hotline sono di esclusiva responsabilità dei loro autori e non riflettono necessariamente le opinioni dei redattori di JURIST, collaboratori, o dell'Università di Pittsburgh.

 
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