Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 04/11/2012 @ 09:11:35, in Europa, visitato 1257 volte)
31 ottobre 2012
Germania: il presidente del Consiglio centrale dei Sinti e dei Rom mette in
guardia contro il razzismo nel dibattito in materia di asilo.
"Ci sentiamo discriminati quando le questioni relative all'abuso del diritto di
asilo, che emergono in pubblico, vengono quasi sempre associate alla nostra
minoranza".
Nel dibattito sul numero sempre maggiore di richiedenti asilo provenienti dai
Paesi balcanici, il Consiglio centrale dei Sinti e dei Rom mette in guardia il
Governo tedesco dal razzismo e populismo.
"Introdurre ora un visto per persone provenienti dalla Serbia o dalla Macedonia,
sarebbe un'azione sbagliata" ha affermato il presidente del Consiglio, Romani
Rose. "Fate attenzione al razzismo ed al populismo; questo non deve accadere
alle persone di colore o di origini diverse che si trovano costrette a viaggiare
in Germania" ha aggiunto. In sostanza, secondo Rose, in Germania si finge di non
vedere l'esistenza di accampamenti di Sinti e Rom provenienti dalla Macedonia o
dalla Serbia per motivi di asilo. "Si dovrebbe analizzare ogni singolo caso con
attenzione anziché liquidarlo in maniera frettolosa" e ancora "in Serbia ed in
Macedonia abbiamo la presenza di un razzismo inimmaginabile" e quindi per tale
motivo, secondo Rose, queste persone hanno deciso di intraprendere un viaggio
verso la Germania.
La recente inaugurazione a Berlino del monumento per ricordare l'Olocausto dei
Sinti e Rom uccisi dai nazisti è visto da Rose come un impegno da parte dello
Stato e della società tedesca. "Il razzismo contro i Sinti ed i Rom deve essere
bandito proprio come l'antisemitismo. Ne consegue che questi argomenti devono
essere trattati negli attuali dibattiti politici per potersi assumere ognuno le
proprie responsabilità. Ci sentiamo discriminati quando le questioni relative
all'abuso del diritto di asilo, che emergono in pubblico, vengono quasi sempre
associate alla nostra minoranza. Si dovrebbe riflettere soprattutto sul fatto di
andare a caccia di voti con slogan populisti e sul fatto di fare dei Sinti e dei
Rom il capro espiatorio della criminalità e del tasso elevato della
disoccupazione" ha aggiunto Rose.
(Angela Forese)
Sullo stesso argomento:
Di Fabrizio (del 14/11/2012 @ 09:04:59, in Europa, visitato 1496 volte)
Cambridge news Assessore si scusa per una mail "scherzosa" sui
Traveller by Chris Havergal
Ha causato delle scuse la mail che prendeva in giro i Traveller, inviata
dall'assessore incaricato della riapertura del sito di Meldreth.
Mark Howell, membro del gabinetto per l'alloggio del South Cambs District Council,
ha ammesso di aver fatto "stupidamente" circolare una foto di un falso segnale
stradale che mostrava una roulotte e le parole "F*** off gypos". Sotto,
chiedeva: "Pensate che la contea ne ordinerà un po'?"
La mail venne spedita sei anni fa ai colleghi del consiglio, quando era in un
gruppo indipendente, ma venne poi ripresa dagli oppositori al controverso piano
di riaprire il sito di Mettle Hill a Meldreth.
Il consigliere Robin Page, uno dei destinatari delle mail, dice che Howell
era d'accordo che i Traveller fossero a Meldreth, ma non lo era il reparto Papworth and Elsworth
da lui rappresentato, che ne chiese le dimissioni.
Dice Howell: "Quella mail di oltre sei anni fa non è stata altro che uno
scherzo privato tra amici di un gruppo indipendente di cui allora facevo parte,
ed ora viene usata per scopi politici. Chiunque mi conosca sa che non condivido
le opinioni lì contenute, e che ho lavorato senza sosta per tutti i residenti da
quando sono stato eletto consigliere. Col senno di poi è stata una cosa stupida
inviarla e posso solo chiedere scusa se qualcuno si è offeso."
Il consiglio si è riunito stasera (8 novembre, ndr.) per discutere
il progetto di acquistare e ristrutturare Mettle Hill, focolaio di criminalità e
vandalismo sino alla chiusura nel 1996.
Il consigliere Mark Howell
Oltre 500 abitanti si riuniranno in un'assemblea martedì (scorso. ndr.), e
tra loro i Traveller che vivono al lato opposto del sito e che sono, secondo
loro, a minaccia di sgombero.
Il consigliere Page, che rappresenta Haslingfield e The Eversdens, ha detto
che il comportamento di Howell è stato "intollerabile".
"Penso sia stato vergognoso," ha detto Page. "Penso che non solo avrebbe
dovuto lasciare la giunta, ma dimettersi da consigliere."
Diversi membri del consiglio negli anni recenti hanno fatto dichiarazioni
incandescenti sui Traveller. Il conservatore Mervyn Loynes disse di voler
"mettere un campo minato" attorno a Smithy Fen in Cottenham.
Il consigliere Loynes ha accettato di partecipare ad una commissione
d'inchiesta.
La consigliera Deborah Roberts ha detto che i Travellers di Smithy Fen
dovrebbero essere lasciati "a mollo" nelle acque di scarico e che si sarebbe
lanciata in un attacco suicida esplosivo sull'insediamento se avesse avuto il
cancro.
Nessuna consultazione su Mettle Hill
Il sito di Mettle Hill
Dice un consigliere che gli abitanti in prossimità di un ex sito di Traveller
vorrebbero dire la loro sulla riapertura.
In una riunione convocata sull'argomento a Meldreth, la consigliera Susan Van de Ven,
che rappresenta Melbourn,
Meldreth e Shepreth, ha lamentato la totale mancanza di consultazioni.
Oltre 500 persone si sono radunate in una saletta dopo che il consiglio
distrettuale di South Cams aveva fatto trapelare di voler acquistare e
ristrutturare i lotti del vicino Mettle Hill - che furono esposti a criminalità
e vandalismi sino alla chiusura nel 1996.
Ha detto Van de Ven: "Sono arrabbiata perché nessuno di noi ne sapeva niente
fino alle 10 di mercoledì 31 ottobre, ma il consiglio della contea ne aveva
parlato con quello di quartiere già dall'estate scorsa."
"Meldreth è una questione molto sentita, sono orgogliosa di vivere in questa
comunità che si è ben integrata con i Traveller, e la nostra campagna deve
riflettere questo spirito. E' un tema che suscita parecchia attenzione ed
è importante che sia data retta ai nostri punti di vista."
Il consiglio ha annunciato l'intenzione di spendere 500.000 sterline,
finanziate dal governo, per riaprire Mettle Hill con nuovi servizi e con un
numero di piazzole tra le 8 e le 10.
Un portavoce ha detto che l'apertura del sito aiuterebbe a mantenere i propri
obblighi di fornire sufficienti sistemazioni per i Traveller e ha promesso che
il sito verrà gestito con cura.
Il progetto verrà discusso dalla maggioranza stasera alle 18 e poi dovrà
essere votato dal consiglio il 22 novembre.
[...]
Di Fabrizio (del 04/12/2012 @ 09:07:27, in Europa, visitato 1480 volte)
27 novembre:
Finalmente, dopo sette mesi il municipio [di Nish, ndr.] ha fornito
la corrente elettrica a questi esseri umani. by Paul
Polansky
Il
caso presentato luglio scorso
Di Fabrizio (del 08/12/2012 @ 09:04:34, in Europa, visitato 1175 volte)
Da
Czech_Roma
Prague, 27.11.2012 0:31
Commento: "Yuck, l'hanno toccato gli zingari!" First published in Deník Referendum. Miroslav Hudec, translated
into English by Gwendolyn
Albert
"Yuck, l'hanno toccato gli zingari!"
Il grido proveniva dalla madre di un bambino di due anni che, spaventato, è
scoppiato a piangere. Si era incuriosito per qualcosa sopra un cestino dei
rifiuti in una città della Boemia del Nord. Il primo ammonimento di non toccare
il cestino sembrava aver terminato il suo effetto - sembrava non aver capito.
Dall'aspetto e dal comportamento, immaginai che probabilmente venivano da una
famiglia povera. La madre indossava un cappotto rosa un po' sporco e fumava
mentre parlava ad alta voce col ce3llulare attaccato all'orecchio, controllando
il bambino di tanto in tanto con rapide occhiate, mentre lui cercava in giro
qualcosa di divertente.
Mi è venuta in mente quella madre "bianca" quando ho letto l'articolo su Právo
intitolato "A nessuno piacciono i Romanì, ma gli estremisti stanno perdendo" del
22 novembre. Non so chi abbia effettivamente toccato il cestino prima del
bambino, e probabilmente non lo sa neanche sua madre. La piazza era silenziosa
come se tutti lì attorno fossero morti da tempo in quel noioso, ventoso tardo
pomeriggio di sabato. Evidentemente, la madre aveva usato quello che considerava
il suo argomento pregnante per non toccare il cestino.
Nel concetto popolare, il termine "zingaro" intende qualcosa di realmente
detestabile. Sostanzialmente, un sinonimo per asociale. Questo stereotipo
concettuale dura da decenni e viene tramandato da generazioni. "Sono come
zingari bianchi", dicevano i nostri genitori 50 anni fa, parlando di gente
disordinata, il cui aspetto personale o i quartieri dove vivevano erano
trascurati, o in qualche manieri problematici. Se gli intervistati di recente
dall'agenzia di sondaggi STEM soltanto hanno avuto un ricordo di quelle nozioni,
quando hanno risposto alle domande sulle persone rom, non c'è da stupirsi se il
risultato è che "nessuno" li ama.
Di Fabrizio (del 17/12/2012 @ 09:08:19, in Europa, visitato 1451 volte)
da
Czech_Roma
Budapest, Hungary, 3.12.2012 17:17, Spiegel: la retorica dell'estrema
destra ha toccato il fondo
Czech Radio, translated by Gwendolyn Albert
La radio ceca ha pubblicato una traduzione dal tedesco in ceco di un articolo
messo online dalla rivista der Spiegel, riguardo l'estrema destra in Ungheria
(QUI
l'originale in tedesco, ndr.).
Secondo la rivista il parlamentare ungherese Márton Gyöngyösi del partito di
estrema destra "Movimento per un'Ungheria Migliore" (Jobbik) ha dichiarato
settimana scorsa in parlamento che, dato che i cittadini di origine ebraica
rappresentano un "rischio alla sicurezza", si dovrebbe compilare un elenco
nazionale dei loro componenti. Riporta der Spiegel: "Le sue dichiarazioni hanno
sollevato un'enorme ondata di indignazione, ma il governo del primo ministro
Viktor Orbán ha preso le distanze molto lentamente dal parlamentare."
Secondo il settimanale, ogni tentativo di discussione con Gyöngyösi si muta
in un'estenuante maratona di relativismo. "Non sono un antisemita," rivendica,
"ma dovete riconoscere, che quegli ebrei..." ecc. "Non sono neanche contro il
popolo romanì, ma conoscete gli zingari... e non sono nemmeno un estremista che
opera per una dittatura, ma dovete ammettere che la liberaldemocrazia ha
fallito..." Sono le argomentazioni di questo economista trentatreenne, ex
consulente fiscale. Der Spiegel riferisce che non è un estremista di destra.
Gyöngyösi è vice-presidente del gruppo Jobbik in parlamento. Il partito ha
ottenuto un abbondante 17% alle elezioni del 2010. Oggi il partito, nel paese è
il terzo per grandezza, conta 47 seggi sui 386 in parlamento.
I genitori di lavoravano per ua società ungherese di commercio con l'estero.
Il nazionalista di oggi ha passato la sua infanzia in Afganistan, Egitto India e Iraq. Jobbik
come conseguenza l'ha reso il proprio portavoce sulla politica estera.
"Gyöngyösi a volte nasconde malamente il suo piacere nella tattica di non
rispondere alle domande. Evidentemente si considera l'asso diplomatico nel suo
partito," riporta der Spiegel.
Però, la sera di lunedì scorso ha finalmente deciso di parlare in parlamento
in modo chiaro ed intelleggibile. Nel corso di un dibattito sull'offensiva
israeliana nella striscia di Gaza, ha suggerito la registrazione di tutti gli
ebrei ungheresi. Ha poi chiarito, che "gli ebrei, specialmente se sono al
governo o nel parlamento, devono essere considerati un potenziale rischio alla
sicurezza dell'Ungheria." Rivolgendosi al vice ministro agli esteri, Zsolt
Németh, ha detto: "Ritengo che una lista simile sarebbe importante soprattutto
per l'Ungheria." Németh, diplomatico di carriera nel partito di governo FIDESZ,
non ha risposto né con critico né con rifiuto a questa sfida, e neanche sembrava
molto infastidito. Ha soltanto detto che "il numero di ebrei nel parlamento
ungherese non ha niente a che fare col grave conflitto in Medio Oriente."
"Alla camera s'è svolto un dibattito puramente nazionalsocialista," ha
dichiarato da Budapest lo storico Krisztián Ungváry. Secondo lui, Jobbik si è
identificato completamente coi dogmi razzisti del nazismo. Altri partiti
estremisti in Europa non scoprono le loro carte così facilmente.
Rappresentanti delle organizzazioni ebraiche, politici ed attivisti civili
hanno reagito alle dichiarazioni di Gyöngyösi con enorme indignazione. Martedì
scorso diverse centinaia di manifestanti si sono riuniti di fronte al
parlamento, indossando stelle gialle per dimostrare contro il "fascismo
strisciante" nel parlamento ungherese. Slomó Köves, presidente del Consiglio
Unito delle Comunità Ebraiche di Ungheria, è convinto che Gyöngyösi debba essere
perseguito per le sue dichiarazioni.
Non sarebbe la prima volta che il controverso politico si scontra con la
legge. La scorsa primavera Attila Mesterházy (capo del Partito Socialista),
aveva sporto denuncia nei suoi confronti per aver negato l'Olocausto. Gyöngyösi
rigetta l'esistenza di qualsiasi legame tra le posizioni del suo partito e
l'ideologia nazista. Der Spiegel riferisce che mente clamorosamente quando fa
affermazioni simili.
Ad esempio, nell'archivio online della televisione N1, c'è un filmato in cui
alcuni membri di Jobbik chiamano Adolf Hitler "uno dei più grandi statisti del
XX secolo". La scorsa primavera, un altro parlamentare di quel partito ha
ricordato in parlamento il centotrentesimo anniversario del presunto omicidio da
parte degli ebrei di una ragazza cristiana di 14 anni nel villaggio di Tiszaeszlár.
Allora lo scandalo scioccò l'Austria-Ungheria e nella regione ci furono pogrom
periodici tra il 1882 e il 1883. L'estate scorsa venne escluso da Jobbik il
deputato Csanád Szegedi, apertamente antisemita ma di cui erano venute alla luce
le sue origini ebraiche.
Ungváry ha detto a Spiegel che le dichiarazioni di Gyöngyösi non lo
sorprendono. "Ho insistito per anni sul fatto che Jobbik fosse un partito
neonazista, nella tradizione delle Frecce Incrociate, il partito nazista che
governò l'Ungheria ai tempi di Horthy alla fine della II guerra mondiale. Il
punto chiave della nostra scena politica, tuttavia, e la mancanza di volontà da
parte del governo di fare qualcosa su Jobbik. L'atteggiamento del governo è
codardo, passivo e scandaloso," ritiene lo storico. Secondo lui esistono diverse
frange di neonazismo nell'Europa centrale, ma la maggior parte delle nazioni
stanno prendendo le distanze da tendenze simili. Tuttavia, in Ungheria i partiti
politici non hanno agito, fino a quando le organizzazioni ebraiche non hanno
iniziato a protestare con forza martedì scorso. Ricorda der Spiegel che le loro
reazioni ricordano troppo una superficiale penitenza.
I blogger che scrivono sul portale di notizie più letto in Ungheria, index.hu,
hanno sottolineato che le parole di condanna usate in questo caso, sono
esattamente le stesse adoperate in molti altri casi recenti. Nessuno del governo
si è preso il tempo per formulare una nuova dichiarazione. Secondo gli esperti
della politica lo stesso Fidesz, il partito più forte, sta spostandosi a destra
- comprensibili i suoi sforzi per attrarre i votanti di Jobbik, ma il prezzo
politico che stanno pagando è troppo alto.
Lo scorso settembre il premier Orbán di fronte agli storici monumenti nel
villaggio di Ópusztaszer ha tenuto un discorso, in cui faceva appello alla
sacrosanta natura del sangue e della terra ungheresi. Der Spiegel specifica che
le opere di autori antisemiti sono state recentemente aggiunte alla lista di
letture obbligatorie nelle scuole.
Nel corso della settimana scorsa, Jobbik ha cercato di correggere la portata
dello scandalo causato dal suo parlamentare, sostituendo la parola "ebrei" col
termine "Israeliani". Gyöngyösi ha inviato una dichiarazione ai media,
affermando che non intendeva che si compilasse una lista dei membri ebrei nel
governo e nel parlamento, ma una lista di quanti avessero contemporaneamente la
cittadinanza ungherese e quella israeliana. Ha quindi porto la mano ai
concittadini ebrei, chiedendo perdono. Antal Rogán, presidente del gruppo degli
eletti Fidesz, ha intanto compiuto i passi preliminari per introdurre sanzioni
contro future dichiarazioni simili.
In realtà, Jobbik non ha intrapreso alcuna inversione ideologica. Subito dopo
lo scoppio dello scandalo, Elöd Novak (parlamentare Jobbik) ha chiesto le
dimissioni della collega Katalina Ertsey, che ha la doppia cittadinanza
ungherese ed israeliana. Secondo le notizie odierne, Novak si è lamentato
tramite una conferenza stampa tenutasi a Budapest che "Israele ha più
parlamentari nel parlamento ungherese che alla Knesset". L'attacco alla
parlamentare, che fa parte del partito ambientalista "Un'Altra Politica è
Possibile" è avvenuto a soli quattro giorni dalla ripugnante iniziativa di Gyöngyösi.
Questa settimana Novak ha inviato una mail a tutti i parlamentari, invitandoli a
schierarsi pubblicamente contro l'opzione della doppia cittadinanza.
Inoltre, i parlamentari di Jobbik intendono pubblicare una lista dei posti in
Ungheria dove sono stati investiti "capitali israeliani". Chiedono
anche che vengano tivelati gli importi di questi investimenti. Il partito
dell'estrema destra intende anche pubblicare i trattati interstatali stipulati
con Germania e Polonia. Il capo di Jobbik, Gábor
Vona, nato Gábor Zázrivecz e di origini slovacche, sostiene che in questi
trattati esistano postille segrete tra Berlino, Budapest e Varsavia, per
chiedere a mezzo milione di ebrei residenti in quei territori di sgomberare in
caso di emergenza.
Riporta der Spiegel: "I rappresentanti delle organizzazioni ebraiche
intendono protestare domani in parlamento contro il crescente antisemitismo.
Chiedono che i parlamentari si uniscano a loro."
Di Fabrizio (del 28/12/2012 @ 09:08:03, in Europa, visitato 1496 volte)
Da
Roma_Benelux
Rom: la discriminazione
positiva è controproducente, stima un senatore par
Michel Tendil -
Intégration
Publié le jeudi 13 décembre 2012
L'evacuazione dei campi illegali, i villaggi d'inserimento, gli aiuti al
rimpatrio... Niente di tutto ciò risolve il problema dei Rom, stima il senatore
Michel Billout in un rapporto reso pubblico il 23 dicembre. Dove chiede di
uscire dalle misure di discriminazione positiva ed invita l'Unione Europea a
semplificare le misure di aiuto.
Proseguono le espulsioni di Rom dai campi illegali, ma senza portare niente
di duraturo, dice il senatore comunista Michel Billout in un rapporto reso
pubblico il 13 dicembre. "Ogni volta che c'è uno sgombero, non si fa altro che
spostare il problema da un quartiere all'altro, incrementandolo," spiega.
Raggruppandoli, "finiamo col ritrovarci insediamenti di 400 Rom e oltre,
sistemati in vere e proprie bidonville... Così diventa più difficile per gli
attori locali trovare delle soluzioni." Secondo il senatore, la circolare 12
agosto 2012, che impone una diagnosi dei bisogni prima di qualsiasi espulsione
ed una sistemazione alternativa, nel pratico non viene rispettata.
Vittime di tratta
Il senatore, il cui rapporto è stato adottato settimana scorsa dalla
commissione affari europei, ha anticipato la decisone del ministro degli interni
di interrompere gli aiuti finanziari ai ritorni volontari. In effetti Manuel Valls
ha dichiarato venerdì 7 dicembre che questi aiuti avevano "effetti perversi",
creando "un circuito tra la Romania e il nostro paese" e che per questo andavano
cancellati. Di questi 300 euro per adulto e 100 euro a bambino, nel 2011 hanno
beneficiato 10.608 persone, di cui una maggioranza di Rumeni, un costo compreso
tra i 5 e i 10 milioni di euro per anno. Ma "hanno creato una vera boccata
d'aria", dice il senatore. "Non c'è da sorprendersi quando si sa che il
biglietto del bus tra Romania e Francia è di circa 60 euro", indica nel suo
rapporto. In cambio, il senatore propone di destinare più fondi per
l'inserimento di quanti intendano creare attività economiche di ritorno nel loro
paese d'origine. Questo aiuto garantisce che "il ritorno sia una scelta
effettiva, inscritta in un progetto di vita". 80 famiglie dovrebbero
beneficiarne in virtù di un accordo firmato il 12 settembre durante la tappa di
Manuel Valls a Bucarest.
Il senatore si difende dall'accusa di "buonismo". Secondo lui, la presenza
dei Rom in Francia (tra i 15.000 e i 40.000 secondo le stime, tenuto conto
dell'assenza di statistiche) non è esente da problemi. "Non nego che oggi ci
siano reti criminali che operano con i Rom, ma penso che la gran parte dei Rom
siano vittime dello sfruttamento della prostituzione, di reti che impieghino
bambini ed adolescenti, in particolare per furti e borseggi...", tiene a
precisare. Senza parlare del furto di metallo in cui queste reti si sono
specializzate. Recentemente l'Osservatorio Nazionale sulla Delinquenza e le
Risposte Penali (ONDRP) ha allertato sulla
portata di questo fenomeno esploso negli ultimi anni, soprattutto riguardo
la rete ferroviaria. Attualmente si è svolto a Montpellier un processo
eccezionale a carico di una rete di 41 Rom accusati di aver rubato circa 400
tonnellate di rame tra il 2010 e il 2011...
"Riserve indiane"
Ma per Michel Billout "non si può combattere il reddito illegale senza
favorire il reddito legale." Ma, secondo lui, esistono molti ostacoli.
Soprattutto nel mercato del lavoro. Il senatore chiede alla Francia di eliminare
tutte le disposizioni transitorie che limitano sino alla fine del 2013 l'accesso
al mercato del lavoro: titolo di soggiorno, autorizzazione al lavoro. Se
degli accorgimenti sono già stati presi, come la soppressione della tassa dovuta
all'Ufficio Francese dell'Immigrazione e dell'Integrazione (OFII) e
l'allargamento dell'elenco dei mestieri, mantenere queste disposizioni
transitorie "appare profondamente discriminatorio e difficilmente
comprensibile", insorge Michel Billout che paragona nella sua relazione, i
10.000 rumeni o bulgari attivi ai "330.000 lavoratori stranieri -a basso costo-
che hanno lavorato in Francia nel 2012 nel quadro delle operazione aggiudicate a
prestatori stranieri." Cifre provenienti dal ministero del Lavoro, ma sminuite
dallo stesso,
che ora parla di 145.000 dipendenti distaccati.
Soltanto che spesso i Rom non hanno i livelli di qualificazione richiesti.
Oltre ad un migliore accesso all'istruzione secondaria ed all'università, come
"problema reale", il senatore incoraggia il ricorso a futuri posti di lavoro.
Michel Billout rifiuta ogni misura di "discriminazione positiva" che secondo
lui si rivelerebbe "controproducente". Si mostra prudente riguardo ai villaggi
d'inserimento, spesso presentati come una panacea: "Se si vuole creare delle
riserve indiane accettabili, ci si sta sbagliando," considera. Più in generale,
c'è bisogno di strategie nazionali per l'inclusione dei Rom, che Bruxelles ha
chiesto a tutti gli stati membri, preferendo loro le politico del "diritto
comune". Chiede in cambio all'Unione Europea di semplificare il proprio sistema
di aiuti attraverso i Fondi sociali Europei. Spiega che in Francia, un consiglio
generale ha dovuto mobilitare "cinque funzionari per sei mesi" per completare un
documento sui finanziamenti ai villaggi d'inserimento. Complessità spesso
proibitive per le associazioni e le comunità, soprattutto nei paesi d'origine:
la Romania non usufruisce che del 10% dei suoi crediti.
Di Fabrizio (del 10/01/2013 @ 09:00:35, in Europa, visitato 1474 volte)
immagine da
metteteviscomodi.it
PREMESSA: Una decina di anni fa, le elites intellettuali
romanì si resero conto di rappresentare un popolo senza stato, ma che era sparso
in tutta Europa, diviso ma forte della consistenza di 10-12 milioni di persone
(praticamente, corrispondente alla popolazione di Belgio, o Ungheria, o Austria
o Danimarca). L'Unione Europea e l'abbattimento delle frontiere sembravano
un'opportunità politica da sfruttare per l'integrazione socio-economica ed il
riconoscimento dei loro diritti. Si ragionava allora in sede comunitaria
dell'allargamento a Est, e una delle richieste ai nuovi stati membri era proprio
quella del riconoscimento dei diritti dei Rom.
Dieci anni dopo, la scommessa di allora sembra persa. L'allargamento a Est
non ha fermato le discriminazioni, ma solo generato aumento dei prezzi, tagli
del lavoro e dei servizi sociali. Cose che stiamo sperimentando da tempo anche
in tutto il ricco occidente. Ma nel contempo, questo ha rinvigorito flussi
migratori che c'erano già da tempo. Ed i migranti hanno scoperto così che
l'occidente in crisi non era la terra promessa che si aspettavano: i diritti
erano sulla carta, le discriminazioni simili e il lavoro una spietata
concorrenza con chi c'era già prima.
I FATTI: I Rom rimangono la più grande minoranza europea, e
visto che come occidentali ci riteniamo ancora superiori ai nuovi arrivati,
i sacri principi europei devono essere fatti salvi. Applicandoli? Questo
sarebbe difficile... ci basta incolpare gli altri di non farlo.
Assisto ad un fenomeno curioso: mentre i media italiani diffondono notizie su
persecuzioni in Romania, Bulgaria, Slovacchia ecc. la stampa di quei paesi ci
ricambia il favore, illustrando spesso le terribili condizioni di vita dei Rom
scappati in occidente.
La cronaca recente ripete questo gioco delle parti: in Ungheria un
giornalista vicino al partito di governo ha definito i Rom come "animali". In neanche un giorno, la notizia si diffonde a macchia d'olio:
gruppi mediatici,
ANSA,
Giornalettismo,
blog.
CONSIDERAZIONI: Cos'avrebbe detto quel giornalista di così
dirompente da scandalizzarci? Qualcosa che in Italia abbiamo letto (se non
pensato, magari vergognandocene) chissà quante volte.
Però, l'Ungheria è un paese che era già povero di suo, è stato illuso da un
boom economico terminato prima che altrove, e si trova in una macroregione
europea dove i Rom costituiscono dal 7 al 10% della popolazione (e sono
naturalmente i più colpiti dall'attuale crisi). In occidente costituiscono l'1-2 per mille
della popolazione, e ci lamentiamo che sono troppi! Aggiungo che la crisi
ungherese ha portato al governo un partito di centrodestra, il FIDESZ, che
politicamente sente la concorrenza di una destra estrema, a tratti violenta,
nazionalista e antisemita come lo JOBBIK (quasi il 17% dei voti). Mi sembra
abbastanza logico che in questa situazione, il partito di governo si aggrappi
anche ad artifizi retorici di questo genere, come lo farebbe qualsiasi politico
nostrano.
Perché ci scandalizziamo, ripeto? Cattiva coscienza, mi rispondo.
Faccio un altro esempio: la Serbia, che ultimamente è
diventata un paese sotto l'occhio di Amnesty International e
dell'onnipresente galassia Soros. Hanno ragione a battersi per i diritti dei Rom, ne
sono convinto. Ma la nostra lettura dovrebbe comprendere anche altri parametri.
Ad esempio, in Serbia e nella ex Jugoslavia i Rom hanno storicamente visto
riconosciuti più diritti che in tante altre nazioni. Ma se quel paese si ritrova
a dover vivere alla giornata, dopo 10 anni di guerra, quasi altrettanto di
sanzioni, un territorio più che dimezzato e profughi (Rom e no) che sono
arrivati da ogni dove, ha un problema pratico - prima che politico: con le buone
dichiarazioni non si mangia.
CATTIVA COSCIENZA: E' colpevole la Serbia se i rifugiati
vivono in baraccopoli schifose, sgomberate senza alternative? Certo! Ma possiamo
noi rimproverarglielo, quando nel pratico (Italia, Francia) siamo noi i maestri
che hanno esportato (ed esportiamo) queste politiche? Se la Serbia, con le sue
pezze al culo, non sa più dove mettere i rifugiati, dal 2008 gli stati più
ricchi d'Europa (Svezia e Germania), rimandano forzatamente in Serbia e Kosovo i
rifugiati dell'allora ex Jugoslavia che provenivano da lì. Senza assistenza,
senza diritti, senza domande sul loro futuro.
IL COLPEVOLE: Lo so chi è, non lo dico e ognuno si risponda
per sé. La realtà (quella ci interessa tutti) è che chi rimandiamo indietro,
tornerà ancora, nonostante muri, leggi, divieti e montagne di parole. Volevamo
braccia, sono arrivate persone? Le persone non sono pacchi postali.
Di Fabrizio (del 11/01/2013 @ 09:04:06, in Europa, visitato 1747 volte)
IL VOSTRO PORTAFOGLIO AI RAGGI X
Ogni settimana (o quasi), Eco Rue89 apre un report grazie ad alcuni volontari in
materia di entrate e spese...
Rue89Eco - Le nouvel Observator par Camille Polloni
Dragomir, Rom, 25 anni, da 0 a 70 euro al giorno in una bidonville
Puntata speciale: un raid della polizia ha interrotto la nostra intervista a Dragomir.
Dragomir davanti al suo rifugio, nella baraccopoli di Ris-Orangis (Camille
Polloni/Rue89)
Nel fango denso di questa baraccopoli a Ris-Orangis (Essonne), gli agenti
in uniforme scivolano a piccoli passi nel viale principale tra le baracche.
Dalla sua finestra della sua capanna in pallets, Dragomir li vede avanzare.
"Vuoi che andiamo a vedere?", gli chiedo. "No, verranno loro."
Serein, giovane rom di 25 anni, ci ha fatto l'abitudine. Già la settimana
scorsa, la polizia nazionale era passata a controllare i documenti. "Hanno
spaccato porte e finestre."
Non se ne parla neanche di lasciare di propria volontà il calore della stufa.
Non si muove, nonostante l'ordine di uscire, intimato ad alta voce.
Nella baracca (Camille Polloni/Rue89)
Dalla finestra si sporgono una mano ed un volto per scrutare all'interno, poi
la porta si apre. Un po' sorpreso di trovare un visitatore, il poliziotto
annuncia che dovranno "procedere ad un censimento" delle baracche e degli
abitanti, e ripete: tutti davanti alle baracche.
Cinque minuti dopo, senza che nessuno abbia capito bene a cosa serva questo
approssimativo censimento, le uniformi ripartono con un derisorio "buon Natale e
felice anno nuovo". Sempre flemmatico, Dragomir riprende il suo posto accanto
alla stufa.
"Bruciare la miseria"
Un po' più tardi, sono i pompieri dell'Essonne a sbarcare, allertati da un
grosso rogo di spazzatura nel campo. Spiegano i Rom: stanno bruciando "la
miseria", cioè i r5ifiuti accumulati in un enorme tumulo di cui il sindaco non
vuole sbarazzarli.
Nel mucchio, c'è della plastica. Fa parecchio fumo, sopra la vicina statale.
La pompa serpeggia nella bidonville per spegnere il fuoco.
"Capisco perfettamente le loro buone intenzioni, ma non posso tollerare
questa puzza," taglia corto il direttore dell'ufficio del sindaco di Ris, venuto
assieme all'assistente alla sicurezza.
Bandiera europea capovolta e posata come tetto su una catapecchia (Camille
Polloni/Rue89)
Sciarpa annodata al collo, giacca impeccabile e jeans, il direttore rimane
arroccato su una roccia all'ingresso del campo, per non coprirsi di fango le
eleganti scarpe nere. Dragomir rimira la scena con un bambino:
"Manderò un lustrascarpe, perché le calzature del direttore dell'ufficio
siano ben lucidate."
Due vigili vanno a controllare se il fuoco s'è spento, sotto l'occhio
divertito delle famiglie. E' sette mesi che sono accampati su questo terreno
comunale, addossato ad uno stadio in costruzione.
E' Sébastien Thiéry,
dell'associazione PEROU,
a guidarci da Parigi a Ris-Orangis. Ci va una, due, tre volte a settimana,
quando ha tempo.
Ci presenta Dragomir.
Tre bambini a scuola
Rom di nazionalità rumena, Dragomir è arrivato in Francia nel 2004. Sa
costruire una casa in tre ore, "se ho il materiale": pallets, tavole, lamiere,
moquette per il pavimento. Ha vissuto in diverse baraccopoli e luoghi di fortuna
a Parigi,, Villemomble (Seine-Saint-Denis) e diverse città dell'Essonne.
Al massimo, un'occupazione è
durata due anni, presso la gendarmerie abbandonata di Viry-Châtillon,
sgomberata a gennaio. I suo figli, 5 e 6 anni, e la figlia della sua compagna,
12 anni, vanno ancora alla scuola di quel comune.
Dragomir parla un buon francese, a differenza dei suoi vicini, tutti
provenienti dallo stesso villaggio in Romania. Per lui è più facile parlare con
i giornalisti, le associazioni ed i poteri pubblici.
Entrate: tra 0 e 70 euro al giorno
I ricavi di Dragomir provengono esclusivamente dall'economia informale:
riciclo, lavoro in nero ed accattonaggio. Sono irregolari ed imprevedibili, per
questo è impossibile fare una media.
Per ora, la circolare che
ha abolito l'imposta applicata all'impiego di Rumeni e Bulgari non ha avuto
alcun impatto sulla sua situazione. In questo momento, non sta guadagnando
niente. E' la moglie che racimola un po' di soldi.
- Ferraglia: massimo 30 euro al giorno
Dragomir ha un furgone del 1986, acquistato con 400 euro su LeBonCoin.fr (in
stazione si può usufruire di Internet da un telefono pubblico).
Con suo fratello minore raccoglie metalli nei cantieri per venderli ad un
rottamaio:
"A volte ce li lasciano nei cantieri, oppure li raccogliamo per strada, nelle
discariche, quello che la gente abbandona."
Tutto mischiato, il rottame è valutato 15 centesimi al chilo. Escluso il
rame, che vale 5 euro a chilo, "ma non se ne trova molto". In sostanza, con la
ferraglia si possono fare "dai 100 ai 200 euro a settimana".
"Da cui vanno tolti cibo, sigarette e il gasolio per il furgone."
Ma da un mese, il vecchio camion ha reso l'anima. Si tratta della cinghia
della trasmissione, e Dragomir ha poche speranze di riuscire a ripararla.
Da allora ha lasciato perdere i rottami.
- Vendita di giornali: 1,5 euro al numero
Prima dei rottami, Dragomir vendeva il giornale "Sans abri" (Senzatetto,
ndr.). Lo si acquista in anticipo a 50 centesimi a numero, prima di
rivenderlo a 2 euro.
"Ne acquistavo circa 50 al mese. Non è facile venderli tutti, ma d'altro
canto ci sono Francesi che danno i soldi senza prendere il giornale."
- Lavoro in nero: da 60 a 70 euro la giornata
"Sui cantieri, i padroni vogliono operai in regola, coi documenti. Per noi
non è possibile. Ma se trovo privatamente in n ero, posso guadagnare dai 60 ai
70 euro al giorno. Così sono riuscito a lavorare 14 giorni in tutto."
- Mendicando: tra 15 e 20 euro al giorno
"Non è un suo compito. Aveva paura di essere arrestato e di non poter andare a prendere i figli a scuola. Ma sua moglie mendica di tanto in tanto. Si possono rimediare dai 15 ai 20 euro al giorno, meno di quelli che suonano."
- Al mercato: da 30 a 40 euro al giorno
"Anche lì, se ne occupa la moglie di Dragomir, una o due volte la settimana. Spiega lui: "Nel frattempo, bado ai bambini."
Vende scarpe e vestiti rimediati nella spazzatura, al
"mercato della miseria" alla
porta di Clignancourt, a nord di Parigi, dove si reca col
RER (espresso metropolitano. ndr.).
- Assegni familiari: una volta nel 2007, 800 euro
"Nel 2007, per tre mesi mi hanno dato gli assegni familiari. In tutto saranno stati 800 euro. Dopo la CAF (l'assistenza reddituale francese, ndr.) m'ha detto che s'era sbagliata, perche non avevo i documenti."
Dragomir e la sua famiglia non hanno diritto alle
prestazioni sociali: né disoccupazione, né RSA (sussidi
all'impiego, ndr.), né indennità familiari.
Beneficiano solo dell'assistenza medica statale (AME)
che "da il diritto alla presa in carico del 100% delle cure mediche e di
ricoveri ospedalieri, in caso di malattia o maternità, nei limiti delle tariffe
della sicurezza sociale, senza ulteriori oneri".
La famiglia vi ha fatto ricorso una sola volta, quando la moglie di
Dragomir ha dovuto essere ricoverata per una gravidanza difficile.
Costi: da 75 a 725 euro al mese
Tutti i materiali e i tappeti adoperati per la costruzione della baracca
sono stati recuperati. Dragomir vive in circa 15 mq. con sua moglie e tre
bambini, su un terreno che può essere sgomberato in qualsiasi momento.
In totale, sono un centinaio a vivere in questa baraccopoli al lato della
strada, in una quarantina di casupole. Se necessario, Dragomir può prestare
denaro a suo fratello, e viceversa.
- Carburante: 20 euro al giorno, finché il furgone ce
l'ha fatta
Sino al mese scorso, Dragomir metteva ogni giorno 20 euro di carburante nel
camion. Si occupava lui stesso delle riparazioni.
- Elettricità: 15 euro al mese
Le associazioni che aiutano i Rom di Ris-Orangis, hanno installato un
gruppo elettrogeno per tutta la bidonville. Funziona a benzina, circa 15 euro al
giorno, pagati a turno tra tutti gli abitanti.
Sébastien Thiéry, dell'associazione PEROU, lo ritiene un notevole
progresso:
"Prima avevano generatori individuali, che potevano costare sino a 250 euro
al mese ad ogni famiglia".
- Vestiti e cibo: forniti dalle associazioni
Per cibo e vestiti Dragomir spesso fa ricorso al
Secours populaire ed a Restos du cur. Quando può, compera al mercato i vestiti
per i suoi bambini.
"A volte i bambini chiedono quaderni, zaini di scuola o scarpe da
ginnastica, ma non posso offrirgliele. Fanno sport come sono vestiti
normalmente.
Non mi parlano quasi mai di soldi. A volte vedono che non ho i soldi per le
sigarette o niente da mangiare per me. Ma loro, sicuro, hanno sempre da
mangiare. E' la priorità."
- Spesa: da 60 a 100 euro al mese
"Compriamo da mangiare una volta al mese, quando è possibile. Diciamo che sono in media da 60 a 100 euro al mese."
Il pranzo dei bambini a scuola è gratis, grazie all'intervento di un
assistente sociale.
- Telefono: 10 euro al mese
Dragomir ha un telefono portatile, con la ricarica. Quando non ci sono più
soldi, non c'è più il telefono.
Dragomir e sua moglie prendono il bus e la RER senza pagare.
- Invio di soldi in Romania: variabile
"A volte mando dei soldi alla mia famiglia rimasta in Romania: mio padre, mia madre, mio fratello. Dipende da quanto mi resta e da quanto hanno bisogno. Per esempio, invio se sono malati."
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