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Travi, Europa e pagliuzze
Di Fabrizio (del 10/01/2013 @ 09:00:35, in Europa, visitato 1474 volte)

immagine da metteteviscomodi.it

PREMESSA: Una decina di anni fa, le elites intellettuali romanì si resero conto di rappresentare un popolo senza stato, ma che era sparso in tutta Europa, diviso ma forte della consistenza di 10-12 milioni di persone (praticamente, corrispondente alla popolazione di Belgio, o Ungheria, o Austria o Danimarca). L'Unione Europea e l'abbattimento delle frontiere sembravano un'opportunità politica da sfruttare per l'integrazione socio-economica ed il riconoscimento dei loro diritti. Si ragionava allora in sede comunitaria dell'allargamento a Est, e una delle richieste ai nuovi stati membri era proprio quella del riconoscimento dei diritti dei Rom.

Dieci anni dopo, la scommessa di allora sembra persa. L'allargamento a Est non ha fermato le discriminazioni, ma solo generato aumento dei prezzi, tagli del lavoro e dei servizi sociali. Cose che stiamo sperimentando da tempo anche in tutto il ricco occidente. Ma nel contempo, questo ha rinvigorito flussi migratori che c'erano già da tempo. Ed i migranti hanno scoperto così che l'occidente in crisi non era la terra promessa che si aspettavano: i diritti erano sulla carta, le discriminazioni simili e il lavoro una spietata concorrenza con chi c'era già prima.

I FATTI: I Rom rimangono la più grande minoranza europea, e visto che come occidentali ci riteniamo ancora superiori ai nuovi arrivati, i sacri principi europei devono essere fatti salvi. Applicandoli? Questo sarebbe difficile... ci basta incolpare gli altri di non farlo.

Assisto ad un fenomeno curioso: mentre i media italiani diffondono notizie su persecuzioni in Romania, Bulgaria, Slovacchia ecc. la stampa di quei paesi ci ricambia il favore, illustrando spesso le terribili condizioni di vita dei Rom scappati in occidente.

La cronaca recente ripete questo gioco delle parti: in Ungheria un giornalista vicino al partito di governo ha definito i Rom come "animali". In neanche un giorno, la notizia si diffonde a macchia d'olio: gruppi mediatici, ANSA, Giornalettismo, blog.

CONSIDERAZIONI: Cos'avrebbe detto quel giornalista di così dirompente da scandalizzarci? Qualcosa che in Italia abbiamo letto (se non pensato, magari vergognandocene) chissà quante volte.

Però, l'Ungheria è un paese che era già povero di suo, è stato illuso da un boom economico terminato prima che altrove, e si trova in una macroregione europea dove i Rom costituiscono dal 7 al 10% della popolazione (e sono naturalmente i più colpiti dall'attuale crisi). In occidente costituiscono l'1-2 per mille della popolazione, e ci lamentiamo che sono troppi! Aggiungo che la crisi ungherese ha portato al governo un partito di centrodestra, il FIDESZ, che politicamente sente la concorrenza di una destra estrema, a tratti violenta, nazionalista e antisemita come lo JOBBIK (quasi il 17% dei voti). Mi sembra abbastanza logico che in questa situazione, il partito di governo si aggrappi anche ad artifizi retorici di questo genere, come lo farebbe qualsiasi politico nostrano.

Perché ci scandalizziamo, ripeto? Cattiva coscienza, mi rispondo.

Faccio un altro esempio: la Serbia, che ultimamente è diventata un paese sotto l'occhio di Amnesty International e dell'onnipresente galassia Soros. Hanno ragione a battersi per i diritti dei Rom, ne sono convinto. Ma la nostra lettura dovrebbe comprendere anche altri parametri. Ad esempio, in Serbia e nella ex Jugoslavia i Rom hanno storicamente visto riconosciuti più diritti che in tante altre nazioni. Ma se quel paese si ritrova a dover vivere alla giornata, dopo 10 anni di guerra, quasi altrettanto di sanzioni, un territorio più che dimezzato e profughi (Rom e no) che sono arrivati da ogni dove, ha un problema pratico - prima che politico: con le buone dichiarazioni non si mangia.

CATTIVA COSCIENZA: E' colpevole la Serbia se i rifugiati vivono in baraccopoli schifose, sgomberate senza alternative? Certo! Ma possiamo noi rimproverarglielo, quando nel pratico (Italia, Francia) siamo noi i maestri che hanno esportato (ed esportiamo) queste politiche? Se la Serbia, con le sue pezze al culo, non sa più dove mettere i rifugiati, dal 2008 gli stati più ricchi d'Europa (Svezia e Germania), rimandano forzatamente in Serbia e Kosovo i rifugiati dell'allora ex Jugoslavia che provenivano da lì. Senza assistenza, senza diritti, senza domande sul loro futuro.

IL COLPEVOLE: Lo so chi è, non lo dico e ognuno si risponda per sé. La realtà (quella ci interessa tutti) è che chi rimandiamo indietro, tornerà ancora, nonostante muri, leggi, divieti e montagne di parole. Volevamo braccia, sono arrivate persone? Le persone non sono pacchi postali.