Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

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La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 03/03/2006 @ 09:45:42, in Europa, visitato 1832 volte)

COMUNICATO STAMPA

Avrebbero potuto farmi una telefonata e si sarebbe evitata la solita figuraccia.

Comunque, mio cugino che sta in un campo alla periferia di Lione, possiede una quota dell'energia elettrica (vedi l'accrocco della foto), e si poteva iniziare l'OPA da lì. Se ci ripensate, non sperate di cavarvela col solito generatore di seconda mano.

fimato: Kalderosh

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Di Fabrizio (del 03/03/2006 @ 10:28:50, in Europa, visitato 1849 volte)

D'accordo, sembra una barzelletta... ma ditemi: cosa ci faceva Paul Wolfowitz, Presidente della Banca Mondiale, con degli "zingari"? E di cosa possono aver parlato, se è lecito?

Comunque, è stato un incontro pubblico (any use should include copyright to the World Bank and credit the photographer). E' aperta la caccia alla battutaccia, vi ricordo che non siete presidenti del consiglio, e che vi tocca farmi ridere (son mica Bruno Vespa, io!).

A parte questo, e a parte le polemiche sull'utilità o meno del Decennio dell'Inclusione dei Rom, azzardo la mia ipotesi: il Presidente (suppongo) conosce il suo mestiere quali che siano le sue idee, e difficilmente l'Europa potrà essere unita o coesa, se 10 milioni dei suoi abitanti (praticamente: più del Belgio, dell'Austria o della Norvegia) vivono in Europa nelle condizioni di un Rom o di un Sinto. Il resto, secondo me, è fumo. Posso sbagliarmi, fatemelo sapere.

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Di Fabrizio (del 04/03/2006 @ 11:37:16, in Europa, visitato 2903 volte)
logo TRANSITIONS ONLINE: Ukraine: Performing Politics
di Adriana Helbig
27 Febbraio 2006
L'articolo è senz'altro troppo agiografico per i lettori che rimpiangono i vecchi tempi dell'Europa dell'Est. Ho tentato di ridurre dove possibile le sviolinate eccessive, ma (mi rivolgo sempre ai nostalgici, prima che cerchino qualche link più adatto a loro) attenzione a chiudere gli occhi su quella che è oggi la realtà in quei paesi. Da parte mia, di innocenti non ne vedo, a destra come a sinistra (ndr).

E' importante conoscere i complessi processi sociopolitici che influenzano la determinazione di quello che si etichetta come "Rom".

Negli ultimi 15 anni, l'intelligentsia romanì in Ucraina ha iniziato ad auto-organizzarsi culturalmente e politicamente, attraverso un network di OnG. Un numero considerevole delle 80 OnG romanì in Ucraina oggi sono finanziate esternamente da enti come l'Open Society Institute e la International Renaissance Foundation di Kiev, che sono parte delle fondazioni finanziate da George Soros. Loro scopo è sponsorizzare progetti ed attività volte ai bisogni e agli obiettivi individuali e comunitari. [...] Giocano anche un ruolo importante nella politica post-socialismo, perché danno forza ai gruppi che mancano di una presenza pubblica e continuano ad essere marginalizzati socialmente, politicamente ed economicamente.

Le organizzazioni del terzo settore all'interno della sfera romanì contribuiscono a mobilitare idee, risorse finanziarie e culturali, collegamenti politici a livelli transnazionale. L'introduzione di capitali e nuove idee attraverso le strutture delle OnG, ha aiutato nel creare una nuova realtà sociale e politica che metta in discussione i rapporti tra maggioranza e minoranza in Ucraina. Gli sviluppi hanno dato accesso ai leaders di queste organizzazioni a vari media [...] e permesso eventi come l'annuale festival culturale Amala a Kiev. [...]

POLITICA CULTURALE

In Ucraina si sente sempre più spesso parlare di "Rinascimento Romani": [...] culturale quanto politico. In effetti molti Rom che si sono impegnati nelle rivendicazioni per i diritti civili hanno un passato artistico: Aladar Adam, direttore di Romani Yag (Fuoco Romani), che è sia la più grande OnG Rom in Ucraina che il titolo di un giornale pubblicato a Uzhorod, era musicista nell'orchestra di famiglia. Ihor Krykunov, organizzatore del festival Amala, era un componente del Teatro Romen di Mosca; è anche un attore conosciuto, avendo interpretato Tsyahn (termino ucraino per Zingaro) nel film sovietico Tsyganka Aza (1987).

Progetti come Romani Yag e il festival Amala rivelano i complessi processi che contribuiscono a costruire la coscienza dei Rom come "un popolo unico". Gli intellettuali rom sono al lavoro per unificare le differenze culturali e linguistiche tra i vari gruppi sparsi in Ucraina sotto il comune ombrello "Rom" [...] Nazione transnazionale ma senza stato, i cui componenti condividono radici storiche e linguistiche che sono piantate nell'India da cui migrarono attorno al X secolo. Una nozione che ricorre nel festival Amala, la parola in romanès indica "armonia" e deriva dal sanscrito amal, "pulito, puro". [...] e il progetto consiste nel cercare i legami e le similitudini comuni ai gruppi. Questo porta alla partecipazione al festival di gruppi dalla Macedonia, dalla Germania, dalla Slovacchia e dalla Russia. [...]

Ma chi sono veramente i "Rom ucraini"? Chi li rappresenta? La risposta appare meno chiara per chi come me ha lavorato come etnografa e compiuto ricerche sulle tradizioni musicali e sui movimenti romanì in Ucraina sin dal 2000. Mi è capitato spesso nei villaggi transcarpatici, quando chiedevo di parlare con i "Rom" che mi sentissi rispondere "noi siamo Tsyhany - per trovarli devi andare a Uzhorod." Il fatto è che ad Uzhorod hanno sede le più influenti OnG che operano in nome dei Rom, mi ha stupito su questo passare dalle ambizioni transnazionali alle identificazioni meno che locali - stupore confermato dal direttore di Romani Yag quando afferma: "Senza George Soros, non ci sarebbero Rom".

E' importante la conoscenza dei complessi processi sociopolitici che influenzano la costruzione cosciente dei cosa significhi l'etichetta "Rom". E' altrettanto cruciale riconoscere che le  indicazioni riferite ai Rom sono polisemiche e devono essere interpretate come forme vaganti tra conscio e inconscio, attraverso riferimenti politici, etnici e classisti. Nel quadro del festival Amala, particolarmente riguardo le tradizioni dei gruppi di Rom Servy dell'Ucraina centrale e orientale, viene presentato un repertorio Servy che differisce da quello tradizionalmente romani dell'area transcarpatica, sia in termini di linguaggio, uso della vocalità, improvvisazione, scelta degli strumenti musicali (i Rom usano tradizionalmente strumenti a corda di derivazione ungherese, che i musicisti Servy non adoperano). Ho chiesto perché i Rom della Transcarparzia, la regione che ha il maggior numero di insediamenti rom, non partecipino al festival Amala; gli organizzatori hanno addotto difficoltà finanziarie. Nel contempo, i musicisti rom di Uzhorod parlano di grandi opportunità apertesi per le altre bande dell'Ucraina orientale, che rende questi ultimi gruppi popolari tra Rom e no. Le discussioni spesso non intervengono su quello che è il livello di vita delle comunità rom nell'est del paese, che è miserrimo rispetto a quello dell'area transcarpatica, come venne testimoniato da un reportage di Krykunov del 2002. Quindi, una mancanza di dialogo e di omogeneità che persiste tra le varie comunità e i suoi stessi esponenti intellettuali [...].

TRA POLITICA ED AUTORAPPRESENTAZIONE

La sfera [riguardante] le minoranze spesso si presentano come parallele a quella riguardanti i settori integrati [...] Mentre i movimenti sociali di minoranza contribuiscono a costituire gli spazi pubblici in cui i conflitti guadagnano la visibilità, ogni vittoria nel campo dei diritti delle minoranze ha un contrappeso nelle istituzioni e nello stato. Malgrado gli sforzi delle OnG, la mancanza di miglioramenti significativi nella vita di tutti i giorni, rivela che gli aiuti internazionali e la politica transnazionale, da sole non sono sufficienti. Le OnG forniscono servizi che di fatto sono di responsabilità del governo, inclusa l'assistenza legale, il sostegno alle attività culturali, l'accesso alla scuola e ai servizi sanitari, tutti quello di cui beneficiano i cittadini ucraini. Il punto, è che il governo ha potuto ignorare queste richieste, proprio per lo sviluppo di OnG finanziate dall'occidente, che si sono accollate della questione.

Il governo uscito dalla rivoluzione arancione ha espresso la volontà di cooperare con i leaders romani che fanno riferimento alle OnG riconosciute. Nell'aprile 2005, il comitato parlamentare sui diritti umani e le minoranze si è riunito per preparare un incontro col governo, le OnG e i rappresentanti delle minoranze. A discolpa dell'inattività governativa, la presidente Hennadiy Udovenko ha dovuto ammettere che "il governo non è in grado di conoscere quanti Rom vivano in Ucraina". Le stime variano tra 47.600 (dati del censimento 2001) e 400.000 (fonte International Renaissance Foundation). Cifre che rivelano tanto la portata della sfida dei Rom in Ucraina che il livello di dilettantismo che lo stato continua a mantenere. Mentre le organizzazioni meglio collegate tra loro, come OSI e IRF si sono fiondate dove lo stato aveva fallito o non era stato in grado di provvedere, c'è il pericolo reale che la presenza di OnG al servizio della comunità romanì continui a giustificare la mancata presa di responsabilità dell'apparato dello stato.

Per una politica governativa efficace è cruciale riconoscere i Rom come una minoranza non omogenea. [...] Ogni segmento della popolazione rom affronta le relative difficoltà ed il governo ucraino deve prendere considerazione nelle differenze linguistiche e culturali regionali fra i vari gruppi [...]

Adriana Helbig opera nel campo etnografico sui collegamenti tra cultura e politica presso le comunità rom nei Transcarpazi. Insegna storia della musica alla Fordham University di New York e traduce in inglese il giornale Romani Yag

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Di Fabrizio (del 05/03/2006 @ 10:23:35, in Europa, visitato 2425 volte)

La Bulgaria e l'Europa (III puntata)

Parte delle difficoltà nell'esaminare il problema dell'integrazione dei Rom in Bulgaria sono le critiche rivolte dall'estero. Variano dalle preoccupazioni generali ad un'attitudine a patrocinare la politica bulgara, come se lo stato dovesse essere messo alla prova sul problema dell'integrazione. Ma la situazione dei Rom è forse differente o migliore nel resto d'Europa, in particolare nella EU?

Si dovrebbe iniziare ricordando che le statistiche riguardo ai Rom sono tanto variabili quanto inaffidabili. Per diverse ragioni:

  1. la loro natura transitoria, particolarmente in Europa occidentale;

  2. in alcuni paesi c'è il timore a definirsi Rom a causa dei connotati negativi (anche in Bulgaria c'è qualcosa di simile, molti Rom sia autodefiniscono Vlach oppure Pomak);

  3. in Grecia, ad esempio, le autorità rifiutano o mancano di valutare e misurare il problema;

  4. gli stessi Rom non sono un'unità coesa: chi parla il romanès, chi il sinto, chi la lingua locale.

Inoltre, nasce ancora confusione dalla commistione con altri popoli itineranti nel nord Europa, come i Travellers in Gran Bretagna e Irlanda, che passano le medesime discriminazioni, anche se sono più da considerarsi un gruppo culturale piuttosto che etnico. [...]

Quindi, quanti sono i Rom in Europa e nell'Unione Europea? Le stime dicono tra gli otto e i 13 milioni, una popolazione indigena che attraversa Svizzera, Irlanda e Scandinavia. Inoltre esistono area dove sono presenti comunità di Rom immigrati. Quando Romania e Bulgaria si uniranno alla EU, i Rom saranno più numerosi della popolazione di Scozia, Galles, Irlanda o Danimarca. [...] La questione dell'integrazione pone pressione a tutto il continente, non riguarda solo il caso di qualche mendicante nel metrò di Parigi.

Quale integrazione? L'aneddotica evidenzia incrociandole, discriminazioni verso i Rom e percezioni di una loro attitudine antisociale. Nella città di Usti nad Labem, nella repubblica Ceca, venne costruito un muro attorno all'area dei Rom, creando effettivamente un ghetto fisico – non è una storia del 1937, ma del 1999. In maniera simile, ci sono città italiane che “pagano” i Rom residenti perché lascino la città con l'inizio della stagione turistica, ritenendo che la loro presenza allontani i visitatori. All'opposto quello che è successo a Kosice, dove le autorità hanno costruito un gran numero di appartamenti per la locale popolazione rom, ma dopo pochi mesi i divisori, le tubature, gli stessi vetri erano stati rimossi e venduti. Nel 2004 il tentativo del governo slovacco di tagliare i benefici sociali per i disoccupati, provocò una vasta rivolta nella comunità rom.

C'è senza ombra di dubbio un problema di integrazione su scala europea. Ciò è chiaramente visibile nella scolarità, che può promuovere l'integrazione e migliorare le condizioni delle minoranze, basti il risultato ottenuto in GB con gli immigrati dell'Asia del sud est. Nella comunità Rom i successi sono trascurabili. Nella repubblica Ceca, oltre metà dei bambini nelle scuole per ritardati mentali sono rom. Una situazione forse ancora peggiore riguarda la Slovacchia e l'Ungheria, i paesi con la più alta percentuale di Rom sulla popolazione globale. Anche qua ci sono problemi legati alla comunità, come l'assenteismo scolare, che non contribuiscono a risolvere i problemi.

La situazione nell'università è tragica, con la comunità rom che è presente con meno dell'1% che continua gli studi, confrontato col 21% europeo. Anche se la posizione sociale e le condizioni di vita sono simili, è difficile fare un confronto con esperienze simili, ad esempio la comunità afro-americana, perché manca il termine di paragone delle aspettative comunitarie. Forse la Bulgaria sta compiendo più di uno sforzo nel tentativo di desegregare il proprio sistema scolastico: la Danimarca recentemente ha introdotto le scuole speciali per i Rom “che non possono essere tenuti nelle classi regolari, e la segregazione norma comune in Spagna e nell'Europa centrale, tramite veri e propri ghetti, che si perpetuano anche nella scuola.

Quali sono le altre aree da tenere sotto controllo? [...] La disoccupazione è molto estesa nelle comunità rom in Europa, con tassi dell'85%, 50% e 65% rispettivamente in Slovacchia, Spagna e repubblica Ceca. In campo sanitario, i tassi di vaccinazioni tra i bambini sono molto distanti da quelli europei mentre, ad esempio, il livello di epatite B è dell'8,4%, contro l'1,4% che è la media europea. Quanto alle aspettative di vita, che tra gli indicatori generali è quello più significativo, tra i Travellers in Irlanda è di 11 anni inferiore alla media nazionale, tra i Rom della Slovacchia è di 15 anni inferiore.

E' evidente la mancanza di storie positive riguardo la comunità rom. Il recente vincitore del Grande Fratello croato è un Rom. Ci sono grandi festival culturali in Spagna e Francia, come quello di Sainte Marie de la Mer. Ma sono casi piuttosto isolati.

Sembra che i Rom abbiano perso molto del loro spazio nella società, attraverso l'erosione dei loro commerci tradizionali [...] e della cultura (a causa dell'integrazione e della sedentarizzazione forzata sotto il comunismo). Forse il primo passo per migliorare la situazione sarebbe ricollocare questa comunità culturale, eventualmente attraverso la sua rappresentazione politica, sull'esempio di quanto è già successo con le comunità scozzesi, gallesi, irlandesi e danesi, che a livello europeo hanno assunto in prima persona le questioni che riguardano il loro gruppo etnico.

Segnalazioni precedenti:
Bulgaria I
Bulgaria II

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Di Fabrizio (del 05/03/2006 @ 15:08:51, in Kumpanija, visitato 1787 volte)

Raccolto da Toon Machiels (BE) su Roma_Literature

His i molo, na 's i mol'.

C'era una volta in un paese non lontano da qui, un vecchio saggio Rom che viveva sulla riva di un grande lago. Questo vecchio saggio non aveva figli e viveva rivendendo l'acqua del lago: alcuni dovevano pagare e altri no. Gli abitanti del villaggio pensavano che l'acqua avesse poteri speciali, altrimenti il Rom non l'avrebbe venduta.

Un giorno arrivò sul lago una giovane Romnì. Era da sola e non voleva comperare l'acqua, ma chiese al vecchio se la voleva prendere come figlia. Il Rom acconsentì immediatamente, ma le disse anche: “Certamente, ma dovrai rispettare tre condizioni: dovrai vivere in casa mia, dovrai vendere l'acqua e non dovrai mai entrare in cucina.”

Erano condizioni accettabili (soprattutto quella della cucina, pensò la giovane). Così iniziò il suo nuovo lavoro. Rispettò coscienziosamente le condizioni. Vendeva le bottiglie e l vecchio saggio ogni giorno le chiedeva se aveva udito qualche novità dai clienti di passaggio. Siccome il vecchio chiedeva sempre notizie, la Romnì prese a dare molta attenzione a ogni nuovo arrivo. Passava le notizie al vecchio, che era molto contempo, e così di ritorno anche lei. In quelle occasioni, lui le dava istruzioni su chi doveva pagare e chi no.

Passarono i giorni, le settimane, i mesi. La giovane diventava sempre più impaziente: cosa doveva imparare ancora? Era passato un anno e così la Romnì chiese al vecchio quando sarebbe stata pronta per conoscere bene quel lavoro. Stupito, il Rom la guardò e disse che lei conosceva già quasi tutto. Ma la donna non era convinta e voleva spiegazioni. L'uomo rise, capendo che era giunto il momento di chiarire il suo mestiere visto che la donna aveva sempre rispettato il patto iniziale.

Ti starai chiedendo perché qualcuno deve pagare e altri invece hanno le bottiglie gratis, non è così?”

Naturalmente” rispose la Romnì, “ma non solo. Voglio sapere cosa fai nella cucina. Perché è lì che aggiungi le polverine magiche.”

Il Rom rise di nuovo. “Quando i giovani devono indovinare, i vecchi scherzano” disse misteriosamente. “Però ora tu conosci tutti i clienti, le loro famiglie, quando sono contenti, quando si lamentano e quando hanno paura. Ora, se viene qualcuno che è malato, io gli darò gratis una bottiglia. Ma loro hanno l'abitudine di andare dal dottore del villaggio, che li curerà. Ma se vengono qui a mostrare i loro dispiaceri, allora io vendo loro una bottiglia e il loro male svanisce, perché credono in me.”

Poi la portò in cucina, dove non c'era proprio niente di speciale o di magico. “Qui faccio bollire l'acqua per un'ora. Non voglio che i miei clienti si ammalino!” La giovane capì come il vecchio Rom aveva guadagnato il rispetto di tutto il villaggio e ascoltò con ancora più attenzione i clienti. Ben presto fu a conoscenza di molti più segreti di quanti ne conoscessero le altre donne del villaggio.

Col tempo ebbe sempre meno bisogno dei consigli dell'anziano e divenne una Romnì rispettata da tutti.

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Di Fabrizio (del 06/03/2006 @ 09:09:23, in Europa, visitato 2085 volte)

logohuma

«Sono considerati stranieri in patria»

Membro della Lega per i Diritti dell'Uomo e del collettivo Romeurope, Malik Salemkour sottolinea la stigmatizzazione e il rifiuto permanente verso le popolazioni itineranti, vittime di pregiudizi e sospetti

Si può parlare di deterioramento delle condizioni di vita della gens du voyage, in quest'ultimi anni?

Nel 2000, la legge Besson richiedeva che, entro quattro anni, fossero realizzate su tutto il territorio nazionale delle superfici di sosta e d’accoglienza della gens du voyage, per permettere una sistemazione regolare durante gli spostamenti. Questa stessa legge e questi stessi termini doveva esaminare, nei piani locali d’urbanizzazione, le condizioni dei sedentari che abitano in caravan. Il legislatore ha aggiunto un termine di due anni. La maggior parte dei comuni è dunque ancora in norma. E quasi tutti i dipartimenti della Francia hanno uno schema dipartimentale, ma le superfici di parcheggio, non sono ancora realizzate. Si ritiene tra 6.000 e 7.000 il numero di posti conformi disponibili per le persone che vivono in abitazione mobile. Ma, le necessità stimate nella legge del 2000 erano di 30.000. Si è ancora lontani. In compenso, le espulsioni e le sanzioni per parcheggio irregolare sono la norma. Non si può dire che i sindaci sono fuorilegge. Spingono gente ad emigrare, a causa della carenza di azione pubblica. Inoltre, sono sopravvenute leggi a stigmatizzare la gente del viaggio. In particolare, la legge di sicurezza interna di Nicolas Sarkozy, che sancisce il parcheggio irregolare con ammende, ritiri di patente, delle richieste di veicoli, qualora non ci siano posti. Si è nel mantenimento della stigmatizzazione ed il non riconoscimento di quest'uomini e queste donne.

E' il loro modo di vita che fa paura?

Sì, come tutte le implicazioni che sono dietro l’itinerante, i pregiudizi sui ladri di galline, i deterioramenti. Perché ha un modo di vita diverso, si ritiene che non possa educare i suoi bambini, che sia incapace di lavorare come gli altri e, più generalmente, di inserirsi. Non è tanto come si procuri da vivere c'è sempre un sospetto di attività illecite in ogni lavoro stagionale: nell’agricoltura, nell'artigianato, nel recupero dei metalli. C'è la sensazione di essere aggrediti, sia da parte degli abitanti sedentari che degli eletti locali, per il solo chiedere di vivere tranquillamente su terreni autorizzati. Il non riconoscimento della casa mobile comporta anche grandi difficoltà per aprire un conto bancario, per i crediti. Facendosi gli interventi polizieschi sempre più violenti, le società rifiutano di assicurarli. Sono considerati stranieri in patria e non figli della repubblica.

La gens du voyage è vincolata ad un taccuino di circolazione. Non è una pratica discriminatoria?

La legge del 1912 eliminò il passaporto interno per tutti i francesi, ma instaurò un taccuino antropometrico per i nomadi. Fu necessario attendere il 1969 per vederlo scomparire. Oggi, ogni persona che vive in casa mobile, indipendentemente dalla sua cultura e origine – anche se fosse troppo povera per pagarsi qualsiasi altra cosa - è sottoposta ad un taccuino o ad un opuscolo di circolazione, secondo il tipo di risorse. Sono così collegati amministrativamente ad un comune, cosa che apre loro diritti civici, ma ogni volta, con dispositivi particolari. Ad esempio, le persone che vivono per strada e che sono domiciliate in un centro sociale o altro, possono votare entro sei mesi mentre la gens du voyage deve attendere tre anni. Il documento deve essere vistato dalla polizia ogni tre mesi o tutti gli anni, poiché si considera che chi si muove di continuo, sia a priori da sorvegliare. E' una pre-classificazione come delinquente. Ma le associazioni rappresentative della gens du voyage non richiedono l’abrogazione di questo taccuino. Ritengono che è grazie a quello che possono esistere.

L’assenza di riconoscimento riguarda anche il passato doloroso di queste popolazioni...

[Nel periodo di Vichy ndr] Il nomadismo fu proibito in Francia su richiesta delle autorità tedesche. Si ritiene 500.000 il numero di zingari sterminati in Europa, durante la seconda guerra mondiale. Non si hanno cifre precise riguardo coloro che provenivano dal territorio francese. Si sa semplicemente che furono internati d’ufficio. Il dovere di memoria sulla deportazione di queste popolazioni è stato un poco onorato a Auschwitz. Ma in Francia, a parte Arles (Bouches-du-Rhône) e Montreuil-Bellay (Maine-et-Loire), non c'è lavoro di riconoscimento e di accettazione di questa Comunità che ha una storia in Francia. Si dice che i primi zingari furono registrati a Colmar verso il 1417. Dopo questa data, non ci sono che atti di proibizione, di cacciata. Aujourd’hui si trova ancora a di alcuni luoghi pubblici o di comuni, dei pannelli "proibisce ai nomadi ".

Qual'è la situazione di queste popolazioni nel resto d'Europa?

La gens du voyage è una specifica francese. Si valuta la popolazione ambulante tra le 250.000 e le 300.000 persone. Negli altri paesi europei, hanno subito una sedentarizzazione forzata o sono state considerate come minoranze. In alcuni paesi dell'Europa dell'Est, si è assistito a pogroms a negli anni 1995-1997. in altri si sospettano, ancora oggi, sterilizzazioni forzate di donne. Si è oltre alla discriminazione, si è nel razzismo. Nel 2001-2002, Rom dell'Ungheria hanno anche ottenuto l’asilo in Francia e oggi il loro paese è nell’Unione europea.

Entretien réalisé par L. T

édition du 25 février 2006

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Di Fabrizio (del 06/03/2006 @ 10:00:06, in lavoro, visitato 2943 volte)

Un'altra galleria fotografica, offerta dalla cooperativa LACI BUTI 2, impegnata nella potatura degli alberi.

(grazie a Filippo Podestà per la collaborazione)

L'avviso in via Brembo


Per il lavoro si è affittato un camion munito di piattaforma





la raccolta e la pulizia






Il quadro comando


la squadra




fatto il carico si raggiunge il nuovo cantiere


pausa


il ritorno


intervento dei vigili in via Noto per spostare le macchine in divieto di sosta

servizio effettuato lunedì 27 febbraio in via Brembo e via Noto a Milano

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Di Fabrizio (del 06/03/2006 @ 13:05:24, in lavoro, visitato 1863 volte)
Ecco un articolo (penso a Storie italiane) che si ride per non piangere...
A parte tutto, è da tanto tempo che non citavo più LA VOCE, è il momento di rimediare:

01-03-2006
La grande gara del permesso di soggiorno
Pier Luigi Parcu

In tempo di presunte guerre di civiltà, con la prevista concessione annuale contingentata di permessi di soggiorno ai lavoratori stranieri, l’Italia sta conducendo una sua piccola ma emblematica battaglia di inciviltà.

I flussi annuali

Nel nostro paese, i flussi annuali di nuovi permessi di soggiorno per motivi di lavoro sono stabiliti sulla base di un qualche incomprensibile calcolo che ben poco ha a che vedere con le esigenze del mercato del lavoro italiano e molto di più con le pulsioni xenofobe di settori della maggioranza politica e di parte della popolazione.
In teoria, comunque, pochi o tanti che siano, i permessi di soggiorno per motivi di lavoro dovrebbero riguardare cittadini extracomunitari residenti all’estero, ai quali futuri datori di lavoro italiani, o legalmente stabiliti in Italia, propongono l’assunzione e quindi il trasferimento nel nostro paese. Naturalmente, tutti sanno che si tratta di una ridicola ipocrisia.
Sabato 18 febbraio, il giorno in cui gli oltre seimila uffici postali preposti hanno iniziato a consegnare i kit per la richiesta del permesso di soggiorno ai presunti "futuri datori di lavoro", centinaia di migliaia di extracomunitari, che già vivono e lavorano, più o meno irregolarmente, nel nostro paese, si sono precipitati a fare la fila per ritirarli. Come hanno scritto i giornali, di futuri datori di lavoro, nelle lunghe code, non c’era neanche l’ombra.
Sempre a quanto riferiscono le cronache, sono valse a ben poco le esortazioni delle forze dell’ordine a non precipitarsi tutti insieme agli uffici postali il primo giorno di consegna, in quanto i kit sarebbero rimasti in distribuzione per almeno un paio di settimane. In tutte le città, gli extracomunitari hanno comunque sopportato lunghe attese, fino a che i documenti disponibili, pare fossero un milione e cinquecentomila, non sono finiti. Il fatto che, nei giorni successivi, molti uffici postali non fossero stati riforniti di nuovi kit porta all’amara considerazione che, in fondo, conoscendo la burocrazia italiana, per "i futuri datori di lavoro" fare la fila il primo giorno di distribuzione non era poi una scelta così irrazionale.
Anzi, si è poi scoperto che la scelta poteva addirittura rivelarsi ultra razionale, e economicamente vantaggiosa, se, riuscendo a procurarsi qualche modulo in più, si fosse poi avviata una proficua attività di bagarinaggio. Si vedano al proposito le cronache sul Corriere della Sera del 26 febbraio: il prezzo di bagarinaggio dei kit nei giorni successivi si è incredibilmente attestato su svariate centinaia di euro.

Un fatidico timbro

Ma è la totale insensatezza tecnica del passo successivo e decisivo della procedura, la modalità di definizione della graduatoria per l’assegnazione dei permessi, a dover ora preoccupare. Infatti, con i documenti debitamente compilati, i "futuri datori di lavoro" devono aspettare che un decreto del Governo fissi la data di partenza della prossima "Grande gara di resistenza alle file per immigrati extracomunitari", con la quale l’Italia si propone di entrare nel Guinness dei primati…delle file. Sembra che i permessi di soggiorno verranno assegnati a coloro i cui "futuri datori di lavoro" consegneranno per primi la domanda in forma di assicurata accettata, alla data stabilita nel decreto, in uno degli uffici postali abilitati. All’americana, che suona più efficiente, il metodo per compilare la graduatoria di preferenza sarebbe quindi first come first serve.
Gli uffici postali italiani sono stati opportunamente dotati, all’uopo pare, di una straordinaria innovazione tecnica, ci informa sempre la stampa: un timbro minutario, con il quale sarà possibile allineare, al minuto, l’arrivo allo sportello dei partecipanti.
Il rischio del metodo prescelto è piuttosto chiaro. È facile prevedere che il giorno in cui sarà resa nota la data di consegna dei documenti alla posta, avrà inizio il bivacco davanti agli uffici postali dei "futuri datori di lavoro" o, più probabilmente, delle centinaia di migliaia di immigrati con la speranza del permesso di soggiorno. Potrebbe non essere un bel vedere.
È davvero necessario questo epilogo comico, e speriamo non tragico, di una vicenda economicamente e umanamente comunque deplorevole? Si può almeno evitare il bivacco e la gara per la consegna? Effettivamente, basterebbe dare disposizioni agli uffici postali di raccogliere tutte le domande e semplicemente numerarle. Poi un computer, innovazione del secolo scorso, crediamo successiva al timbro minutario, potrebbe estrarre a sorte i vincitori del permesso di soggiorno. In fondo, anche gli americani, sorteggiano i permessi. Fanno quella che chiamano una lottery.
Non diventeremmo un paese molto più civile solo grazie a un ultimo, meno irrazionale, passaggio: l’ipocrisia e l’insensatezza economica di tutta la questione resterebbe intatta, ma almeno eviteremmo molte sofferenze ai "futuri datori di lavoro". Non siamo specialisti della materia, e rileggendo quanto scritto ci viene quindi un dubbio: ma è possibile che le cose stiano davvero così? Speriamo che qualcuno ci smentisca...

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Di Fabrizio (del 06/03/2006 @ 20:41:22, in musica e parole, visitato 1787 volte)

Dragan Ristic segnala che l'ultima produzione di Asphalt-Tango, il cd KAL, ad una settimana dall'esordio è secondo nella classifica World Music Charts Europe.

Girando tra i link, vi fate un giro musicale tra i sobborghi di Belgrado (e altrove!)

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Di Fabrizio (del 07/03/2006 @ 10:04:50, in Europa, visitato 2068 volte)

Da: Fred Taikon su Czech_Roma e Nordic_Roma

Bambino rom adottato muore per abusi

Erik Ilesova, un bambino rom di Brno, era stato adottato da una coppia svedese, senza il consenso della madre naturale, Margita Ilesova, che non aveva mai accondisceso all'adozione. Quel bambino di quattro anni è morto per mancanza di cure e abusi.

Il 22 luglio 2005 i genitori adottivi avevano preso Erik, da loro rinominato in Freddie, dall'orfanotrofio Hlinky di Brno per portarlo con loro in Svezia. Nessuno sospettava che la coppia avrebbe abusato di lui così tanto da farlo morire sei mesi più tardi. Visti da fuori sembravano una coppia armoniosa.

I due svedesi hanno chiamato un'ambulanza, dicendo che il bambino era morto,. La sua faccia era blu e aveva smesso di respirare, così hanno detto. Però il medico di servizio ha avuto dei sospetti e ha chiamato la polizia.

La coppia, accusata di ripetute percosse al bambino, è stata arrestata e processata per aver causato la morte del bambino. Il processo è iniziato il tre marzo. Durante la custodia, dopo aver compiuto una visita legale, le accuse contro i due si sono tramutate in riduzione in schiavitù. Le foto investigative mostrano un corpo più volte martoriato e hanno scioccato l'opinione pubblica. I piedi e l'inguine mostrano segni di bruciature e la faccia era ricoperta di graffi.

Nessuno tra quanti conosceva la famiglia si era mai accorto delle sofferenze del bambino. Tre mesi prima della morte, a dicembre dello scorso anno, un assistente sociale aveva fatto una visita e aveva parlato con Freddie, mentre osservava una pila di regali.

In precedenza la coppia aveva contattato uno psicologo per discutere su Freddie. Dicevano che sembrava depresso e senza iniziativa. La maggior parte del tempo stava seduto per conto suo. Lo psicologo aveva spiegato quanto fosse difficile per un bambino piccolo arrivare in un paese estraneo ed imparare una nuova lingua. Lo psicologo ha poi detto che durante i colloqui con la famiglia non aveva notato niente fuori dalla norma, eccettuata forse la timidezza di Freddie.

La madre naturale, non aveva avuto la possibilità di sostenere la famiglia. L'Esercito della Salvezza ha fornito un riparo per un certo tempo. Le autorità vista la situazione, avevano messo il ragazzo in un orfanotrofio, dove la madre poteva visitarlo. Attualmente viveva con la suocera, in un appartamento dove tutti i coinquilini sono Rom. Quando i vicini hanno saputo di cos'era successo al bambino, si sono riuniti per partecipare al lutto. La madre vuole che suo figlio sia cremato nella Repubblica Ceca.

La supervisora di Hlinky, Eva Pilatova, era molto affezionata al bambino ed è rimasta parecchio scossa quando ha saputo la notizia. Spesso lo portava con sé in vacanza. Aveva persino considerato di adottare lei stessa il bambino e stava preparando i documenti necessari ma, come ha raccontato al giornale svedese Aftonbladet, l'altra coppia aveva ottenuto prima il permesso. Anche Eva Pilatova vuole che quel corpo venga cremato a Brno ed è disposta a pagare le spese di trasporto.

[...]

Porremo uno stop temporaneo alle richieste di adozioni dalla Svezia” ha detto Rotislav Zalesky, responsabile ceco per i Diritti Internazionali del Fanciullo.

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