La Bulgaria e l'Europa (III puntata)
Parte delle difficoltà nell'esaminare il problema
dell'integrazione dei Rom in Bulgaria sono le critiche rivolte
dall'estero. Variano dalle preoccupazioni generali ad un'attitudine a
patrocinare la politica bulgara, come se lo stato dovesse essere
messo alla prova sul problema dell'integrazione. Ma la situazione dei
Rom è forse differente o migliore nel resto d'Europa, in
particolare nella EU?
Si dovrebbe iniziare ricordando che le statistiche riguardo ai Rom
sono tanto variabili quanto inaffidabili. Per diverse ragioni:
la loro natura transitoria,
particolarmente in Europa occidentale;
in alcuni paesi c'è il
timore a definirsi Rom a causa dei connotati negativi (anche in
Bulgaria c'è qualcosa di simile, molti Rom sia
autodefiniscono Vlach oppure Pomak);
in Grecia, ad esempio, le autorità
rifiutano o mancano di valutare e misurare il problema;
gli stessi Rom non sono un'unità coesa: chi parla il
romanès, chi il sinto, chi la lingua locale.
Inoltre, nasce ancora confusione dalla commistione con altri
popoli itineranti nel nord Europa, come i Travellers in Gran Bretagna
e Irlanda, che passano le medesime discriminazioni, anche se sono più
da considerarsi un gruppo culturale piuttosto che etnico. [...]
Quindi, quanti sono i Rom in Europa e nell'Unione Europea? Le
stime dicono tra gli otto e i 13 milioni, una popolazione indigena
che attraversa Svizzera, Irlanda e Scandinavia. Inoltre esistono area
dove sono presenti comunità di Rom immigrati. Quando Romania e
Bulgaria si uniranno alla EU, i Rom saranno più numerosi della
popolazione di Scozia, Galles, Irlanda o Danimarca. [...] La
questione dell'integrazione pone pressione a tutto il continente, non
riguarda solo il caso di qualche mendicante nel metrò di
Parigi.
Quale integrazione? L'aneddotica evidenzia incrociandole,
discriminazioni verso i Rom e percezioni di una loro attitudine
antisociale. Nella città di Usti nad Labem, nella repubblica
Ceca, venne costruito un muro attorno all'area dei Rom, creando
effettivamente un ghetto fisico – non è una storia del
1937, ma del 1999. In maniera simile, ci sono città italiane
che “pagano” i Rom residenti perché lascino la
città con l'inizio della stagione turistica, ritenendo che la
loro presenza allontani i visitatori. All'opposto quello che è
successo a Kosice, dove le autorità hanno costruito un gran
numero di appartamenti per la locale popolazione rom, ma dopo pochi
mesi i divisori, le tubature, gli stessi vetri erano stati rimossi e
venduti. Nel 2004 il tentativo del governo slovacco di tagliare i
benefici sociali per i disoccupati, provocò una vasta rivolta
nella comunità rom.
C'è senza ombra di dubbio un problema di integrazione su
scala europea. Ciò è chiaramente visibile nella
scolarità, che può promuovere l'integrazione e
migliorare le condizioni delle minoranze, basti il risultato ottenuto
in GB con gli immigrati dell'Asia del sud est. Nella comunità
Rom i successi sono trascurabili. Nella repubblica Ceca, oltre metà
dei bambini nelle scuole per ritardati mentali sono rom. Una
situazione forse ancora peggiore riguarda la Slovacchia e l'Ungheria,
i paesi con la più alta percentuale di Rom sulla popolazione
globale. Anche qua ci sono problemi legati alla comunità, come
l'assenteismo scolare, che non contribuiscono a risolvere i problemi.
La situazione nell'università è tragica, con la
comunità rom che è presente con meno dell'1% che
continua gli studi, confrontato col 21% europeo. Anche se la
posizione sociale e le condizioni di vita sono simili, è
difficile fare un confronto con esperienze simili, ad esempio la
comunità afro-americana, perché manca il termine di
paragone delle aspettative comunitarie. Forse la Bulgaria sta
compiendo più di uno sforzo nel tentativo di desegregare il
proprio sistema scolastico: la Danimarca recentemente ha introdotto
le scuole speciali per i Rom “che non possono essere tenuti
nelle classi regolari, e la segregazione norma comune in Spagna e
nell'Europa centrale, tramite veri e propri ghetti, che si perpetuano
anche nella scuola.
Quali sono le altre aree da tenere sotto controllo? [...] La
disoccupazione è molto estesa nelle comunità rom in
Europa, con tassi dell'85%, 50% e 65% rispettivamente in Slovacchia,
Spagna e repubblica Ceca. In campo sanitario, i tassi di vaccinazioni
tra i bambini sono molto distanti da quelli europei mentre, ad
esempio, il livello di epatite B è dell'8,4%, contro l'1,4%
che è la media europea. Quanto alle aspettative di vita, che
tra gli indicatori generali è quello più significativo,
tra i Travellers in Irlanda è di 11 anni inferiore alla media
nazionale, tra i Rom della Slovacchia è di 15 anni inferiore.
E' evidente la mancanza di storie positive riguardo la comunità
rom. Il recente vincitore del Grande Fratello croato è un Rom.
Ci sono grandi festival culturali in Spagna e Francia, come quello di
Sainte Marie de la Mer. Ma sono casi piuttosto isolati.
Sembra che i Rom abbiano perso molto del loro spazio nella
società, attraverso l'erosione dei loro commerci tradizionali
[...] e della cultura (a causa dell'integrazione e della
sedentarizzazione forzata sotto il comunismo). Forse il primo passo
per migliorare la situazione sarebbe ricollocare questa comunità
culturale, eventualmente attraverso la sua rappresentazione politica,
sull'esempio di quanto è già successo con le comunità
scozzesi, gallesi, irlandesi e danesi, che a livello europeo hanno
assunto in prima persona le questioni che riguardano il loro gruppo
etnico.
Segnalazioni precedenti:
Bulgaria
I
Bulgaria
II