Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 13/12/2008 @ 08:45:05, in Italia, visitato 2044 volte)
Ricevo da Piero Maria Maestri
Ciao a tutte/i,
ieri pomeriggio (10 dicembre, ndr) ho partecipato ad un incontro con il Prefetto (in qualità di
Commissario straordinario alla "emergenza Rom") con una delegazione della
Commissione consiliare Servizi sociali della Provincia.
Voglio condividere con voi alcune informazioni che ci ha fornito – magari le
avevate già registrate, e in questo caso mi scuso – e alcune riflessioni.
Sui numeri. I dati del censimento parlano di 3531 "nomadi" presenti nel
territorio della Provincia di Milano tra campi autorizzati e abusivi. A questi,
secondo il Prefetto vanno aggiunti circa 500 persone "itineranti", presenti cioè
ora in un comune ora in un altro.
Sempre secondo il Prefetto altre 800/900 persone (soprattutto neocomunitari)
sarebbero andate via per evitare il censimento. Tra parentesi, il censimento si
sarebbe svolto in maniera tranquilla con qualche caso di polemiche (come via
Impastato "a causa dell’orario in cui si è svolto" – sic!).
In sostanza, nella provincia ci sarebbero stati nella scorsa primavera circa
5000 "nomadi": più o meno quello che le ricerche più serie sostengono da anni.
Alla faccia dei Penati e DeCorato di turno che hanno parlato di 10.000, poi
25.000, di "invasione eccetera.
E alla faccia del Ministro Maroni che alla presentazione del censimento (vedi
comunicato che vi allego) parlava di 12.000 allontanatisi all’inizio di giugno
(a meno che fossero tutti a Roma e Napoli….).
Per meglio specificare:
- nei 12 campi autorizzati nel Comune di Milano ci sono 1331 persone (di cui 601
minori) – 587 italiani;
- nei 18 campi non regolari del Comune di Milano ci sono 797 persone (299 minori)
– 109 italiani, 307 comunitari, 380 extracomunitari e 1 apolide;
- nei 9 campi autorizzati nel resto della provincia 363 persone (134 minori), in
maggioranza italiani;
- nei 34 comuni con presenza di insediamenti irregolari ci sono 1071 persone (422
minori) – di cui 526 italiani.
A questi vanno appunti aggiunte circa 500 persone "itineranti".
Anche in questo caso, come sostengono le ricerche più credibili, circa il 35-40%
dei "nomadi" sono cittadini italiani.
Capitolo minori (ai quali, parole del Prefetto "a nessuno sono state prese le
impronte digitali").
Prendendo i dati delle presenze nel comune di Milano, nei campi autorizzati su
359 bambine/i in età scolare, 341 risultano iscritti alle scuole e di questi 299
sarebbero frequentanti!
Nei campi irregolari su 299 minori (mi manca il dato di quelli in età scolare,
che presumo sia intorno a 220/250…) 208 risultano frequentare le scuole
dell’obbligo.
Non sono così convinto che i dati siano così "idilliaci" (scherzo: un centinaio
di bambini che non frequentano la scuola dell’obbligo è una sconfitta per tutti
noi…), ma in ogni caso i soliti dati allarmistici (il solito Penati parlava del
3% di bambini Rom frequentanti le scuole!) sono piuttosto ridimensionati.
Resta il problema di una politica inadeguata a garantire la scolarizzazione dei
Rom, assolutamente possibile visti i numeri di bambine/i di cui si sta parlando.
A questo punto, secondo il Prefetto, si dovrà avviare la "Fase B2, quella della
"razionalizzazione delle presenze".
In primo luogo si sta approntando (con il Comune di Milano) un regolamento della
presenza nei campi (che parte anche dai Patti di legalità…), di cui non siamo
riusciti ad avere la bozza, anche perché sarà in discussione anche nel gruppo di
lavoro specifica presso il Ministero dell’Interno (come dice un comunicato del
Ministero "con i Prefetti di Roma, Milano e Napoli, Commissari straordinari per
l’emergenza relativa agli insediamenti di comunità nomadi, e con i
rappresentanti del ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali, del
ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, e con il presidente
dell’UNICEF").
L’ipotesi è comunque quella di far gestire i campi (quello continua a essere il
nome, alla faccia del "zero campi"!) ad un "gestore sociale", che farebbe anche
"servizio di portierato, vigilanza e collaborazione con il Comune". Si vorrebbe
scegliere per questo il terzo Settore (olè!).
Una volta fatto il regolamento "si vorrebbero evitare nuove presenze".
Dalle risposte ad alcune domande rivolte (tralascio qualche battutina polemica
che è stata rivolta al Prefetto) risulta anche che:
- non esiste alcun progetto per gli attuali insediamenti "abusivi" – ribadendo che
negli ultimi tempi non sono stati fatti veri sgomberi e solo per ordinanze,
sicurezza ecc. Si penserebbe a nuove localizzazioni nei comuni ("ma i sindaci
non sembrano molto disponibili…");
- il Prefetto sarebbe propenso a chiedere poteri su tutto il territorio della
Lombardia (perché in provincie come Cremona, Mantova ecc. ci sarebbero più spazi
vuoti. Tenete conto che il Prefetto già altre volte ha fatto capire di ritenere
"spazio vuoto" il verde agricolo!!!) ;
- per l’emergenza il Commissario ha un finanziamento di 1 milione di Euri (non
ancora arrivati, peraltro);
- il Prefetto ha eluso la domanda sul coinvolgimento del "Tavolo Rom" (reso
superfluo dai poteri commissariali, pare di capire) e tantomeno risulta
interessato ad un coinvolgimento di rappresentanti dei Rom ("anche perché
rifiutano qualsiasi tipo di regolamento"…).
Questo l’incontro. Nulla di nuovo, quindi, ma solamente la conferma che non
esisteva né esiste alcuna "emergenza Rom"; che di fronte alla vera emergenza
(2000 donne, uomini e bambini in condizioni disperate e in questi giorni sotto
la neve) non esiste alcun progetto (anzi, De Corato parla di sgombero di Bacula
a gennaio!); che i Rom sono solamente materia di scontro elettorale e di
propaganda sicuritaria.
Vi abbraccio tutte/i, Piero
Di Fabrizio (del 13/12/2008 @ 09:35:29, in Italia, visitato 1952 volte)
Premessa noiosa: da circa un mese sento discutere su quanto Facebook sia alienante, sul fatto che bisogna starne distante perché è pieno di gruppi fascisti (che si chiudono e riaprono a velocità pazzesca), sul fatto che è pieno di programmi inutili. Io rimango della vecchia idea che non bisogna buttare via bambini assieme all'acqua sporca. Ad esempio, ho conosciuto meglio persone che già frequentavo, trovato nuovi collaboratori e lettori, frequento gruppi di discussione sugli argomenti che mi stanno a cuore, ho trovato partecipanti ad iniziative...
Proprio su Facebook mi è stato segnalato questo lungo e interessante articolo di Eugenio Viceconte sul portale di Sinistra Democratica: spiega bene gli arretramenti delle politiche sociali negli ultimi 10 anni, in particolare l'odissea di quest'ultimo anno, dove media e politica hanno fatto gli straordinari per costruire "il pericolo zingaro". Noto lo sforzo di chi ha scritto nel cercare anche soluzioni "politiche" e non di buonismo alla presenza di forse 150.000 Rom e Sinti in Italia. Insomma: grazie per la solidarietà, ma ora è tempo di sporcarsi le mani e di promuovere soluzioni politiche!
Quando il governo ha dato corso alle promesse elettorali sulla sicurezza ed ha messo in scena le azioni repressive contro "zingari", in particolare la sciagurata campagna della raccolta delle impronte ai bambini, nel popolo della sinistra si è colto qualche segnale di indignazione e s'è fatta strada l'idea che alla gente Rom e Sinti venisse negato qualcuno dei diritti fondamentali dell'uomo previsti dalla Dichiarazione Universale e le immagini dei roghi di Ponticelli hanno creato dolore e sconcerto facendo prendere coscienza che il razzismo del nostro paese è una realtà concreta. Poi è arrivato l'attacco alla scuola, la crisi economica e nei sondaggi la paura della povertà ha sostituito l'ansia per la presenza dei Rom; il risultato è stato che di Ponticelli e di impronte non si parla più. Ovvero, la litania contro il governo "che prende le impronte ai bambini rom" e rimasta nelle frasi fatte negli articoli politici e nei blog, anche se la norma, per l'intervento della comunità europea, è stata ritirata. Un modo per connotare il governo di destra e delle città amministrate dagli sceriffi quando anche l'opposizione dei Diritti dei Rom sembra essersi completamente dimenticata. La "crisi" ha fatto ripiombare sul tema dei diritti umani della più grande minoranza europea la cortina di silenzio che grava da sempre. Non che sia scemato in questi mesi "l'accanimento contro gli zingari". L'opinione pubblica continua ad essere ferocemente xenofoba fomentata da una stampa ed una TV spietatamente attive nel creare odio cieco ed ingiustificato allarme. Da parte sua il governo e le amministrazioni comunali hanno continuato un'azione costante di intimidazione sulla popolazioni rom e sinti. Continuano di buon passo i piani per smantellare quel poco di sostegno sociale che, malamente, era stato dato per far fronte a progetti di integrazione vecchi di venti anni; come continuano i progetti di rimozione sociale dell'etnia rom da allontanare, marginalizzare, isolare, espellere, nascondere. Si vanno anche consolidando preoccupanti progetti di allontanamento dei minori dalle famiglie con la creazione dei presupposti ideologici nella società tali da far accettare l'equazione "povertà = perdita della patria potestà". Ma non è questa la sede per fare l'analisi puntuale delle discriminazione in corso contro la gente rom e sinti da parte di questo governo e delle amministrazioni locali ne per mettere in evidenza il pensiero razzista insito nella società italiana. Ci sono siti che quotidianamente si battono su questi temi (*) ed a questi vi rimando. Invece è importante fare il punto sui ritardi della politica italiana in generale e della sinistra in particolare sulla battaglia per l'applicazione della Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo per la gente Rom e Sinti in Italia. Le direttive europee per l'applicazione della Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo. La comunità europea riconosce che in Europa i Rom e i Sinti sono ancora oggetto, in varia misura, di discriminazione, emarginazione e segregazione. In Italia, a dispetto da quanto previsto dalle raccomandazioni europee, non c'è un riconoscimento giuridico dei Rom e Sinti come minoranze etnica e linguistica. Su questi temi c'è uno storico ritardo della sinistra che praticamente non ha fatto niente per difendere il diritto all'identità culturale al popolo rom e sinti. Ritardo è ancora più triste se si pensa che negli anni settanta, in particolare per l'azione di Lelio Basso, la sinistra italiana ha contribuito in maniera determinante alla stesura della Dichiarazione universale dei diritti dei popoli, espressa nella Carta di Algeri, e fatta proprio nelle direttive dell'ONU e della Comunità europea. Il tema della identità è centrale per superare l'attuale emergenza civile della discriminazione di una minoranza fortemente penalizzata da una oggettiva segregazione economica in gran parte derivante dal pregiudizio etnico. Le raccomandazioni europee per il pieno conseguimento dei Diritti dell'Uomo per la minoranza Rom e Sinti dovrebbero rappresentare un percorso politico per la sinistra italiana. Nelle raccomandazioni europee si richiede:
- Il riconoscimento dello status giuridico dei Rom e dei Sinti
- Programmi per il miglioramento dell'integrazione nella società come individui, comunità, gruppi minoritari,
- Partecipazione ai processi decisionali a livello locale, regionale, nazionale ed europeo
- Garantire, come gruppo minoritario, trattamenti per l'istruzione, l'impiego, l'assistenza medica, i servizi pubblici e situazione abitativa
- Mettere in atto azioni positive a favore delle classi svantaggiate quali i Rom ed i Sinti per l'impiego, l'alloggio e l'istruzione
- Creare istituzioni speciali per proteggere la lingua, la cultura, le tradizioni e l'identità Sinte e Rom
- Combattere il razzismo,la xenofobia e l'intolleranza e garantire in trattamento non discriminatorio dei Rom e Sinti a livello locale, regionale, nazionale ed internazionale. Si veda la Raccomandazione N.R. 1557 (2002) adottata da l'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa, il 25 Aprile 2002 [http://sucardrom.eu/europa.html#1557 ]
Questo percorso politico sociale, che deve garantire ai Rom e sinti, tra l'altro, l'accesso alla piena cittadinanza ed alla libera circolazione, il diritto all'abitazione, al lavoro ed alla scolarizzazione, deve sfociare nel riconoscimento del diritto alla differenza come valore sociale ed occasione di incontro tra diverse società e culture. Occorre aver ben presente che l'etnia Rom e Sinti non è un corpo estraneo in Italia ed in Europa. Più della metà dei Rom e praticamente tutti i Sinti sono cittadini italiani, radicati nella cultura regionale e nazionale da secoli, e non hanno niente a che fare con il nomadismo. Su questa parte di popolazione italiana sopravvivono, nella cultura maggioritaria, preconcetti e mitologie che non permettono il superamento delle barriere all'integrazione nella diversità culturale della gente rom-sinti. La "zingara ladra di bambini" ne è l'esempio più eclatante mille volte smentito e ancora ingiustificatamente vivo. Una stampa spesso appiattita sul luogo comune xenofobo, quando non asservita all'interesse politico, non aiuta a modificare i preconcetti di una opinione pubblica prevenuta ed impaurita. Di contro l'Italia non ha mai fatto i conti con il suo passato razzista. Un chiaro sintomo, simbolico quanto significativo è la mancanza nella Giornata della Memoria del ricordo dello sterminio dei Rom, (porrajmos,divoramento in lingua romanì) I rom balcanici, la cittadinanza e lo jus soli Se ci sono fortissimi ritardi sul riconoscimento pieno dei diritti dei Rom e dei Sinti italiani, che anzi stanno regredendo per situazione abitativa e per accesso al lavoro, la situazione dei Rom di vecchia e recente immigrazione è particolarmente critica. Per ben quarant'anni ben poco è stato fatto per approntare politiche di accoglienza rispetto al flusso migratorio dei Rom provenienti dalla area dell'allora Jugoslavia, flusso cominciato negli anni 70 e culminato all'inizio degli anni 90 in concomitanza con la dissoluzione del paese. A ben vedere l'immigrazione rom dai Balcani è stata costituita da rifugiati per la situazione bellica, etnica e di disgregazione nazionale del paese di provenienza. La popolazione Rom balcanica paga con l'emarginazione la decennale mancanza di politiche di accoglienza e di inserimento graduale. L'effetto più disastroso è la sciagurata situazione dei grandi dei grandi "campi nomadi" che restano l'unica possibilità abitativa per queste popolazioni. Da tener presente che tra i rom di origine balcanica c'è una nettissima prevalenza di persone arrivate giovanissime in Italia o nate in Italia (seconda e terza generazione) che non hanno più alcun legame linguistico e di cittadinanza con le zone d'origine, di fatto apolidi poiché non riconosciuti dalle neo repubbliche balcaniche e che in pochissimi hanno avuto la cittadinanza Italiana. In Italia non è previsto lo jus soli (cittadinanza per diritto di suolo) e quindi un ragazzo nato e cresciuto in Italia, con la scolarizzazione dell'obbligo e, qualche volta, con un diploma, divenuto maggiorenne si trova quasi sempre nella paradossale situazione di non poter accedere ne alla carta d'identità ne al permesso di soggiorno. Quindi viene loro negato l'accesso al lavoro. Esiste quindi la necessità di definire una normativa che garantisca la cittadinanza per diritto nascita sul territorio italiano. Alla estrema destra che raccoglie firme per espulsioni indiscriminate qualcuno dovrebbe spiegare che questa componente non ha altro luogo in cui andare se non l'Italia. Per questa popolazione, in gran parte apolidi di fatto, non esistevano e non esistono problemi di censimento. Sono infatti da sempre inseriti nell'assistenza sanitaria, nei programmi di sostegno e di scolarizzazione e, per alla nascita, registrati all'anagrafe. L'immigrazione dei Rom Rumeni L'ultima parte dell'immigrazione rom, a partire dalla fine degli anni 90 è stata costituita da rom provenienti dalla Romania. Una immigrazione "alla spicciolata" di piccoli nuclei familiari estremamente poveri, spinti all'emigrazione da una situazione di disaggio sociale fortissima nel paese d'origine. Poco propensi a creare una presenza stabile in Italia hanno occupato spazi di sopravvivenza ancora più marginali. In particolare questa popolazione è dispersa sul territorio in piccoli gruppi, in situazioni abitative precarie ed ha poco a che vedere anche con i campi nomadi. La sicurezza, le politiche abitative e l'integrazione con il territorio Intorno all'arrivo dei Rom Romeni, nel frattempo divenuti cittadini europei, è montato un allarme sociale spesso immotivato che ha travolto anche le popolazioni preesistenti. Tra l'altro i numeri sulla presenza rom propagandati dalla stampa e dalla politica all'inizio della campagna di allarmismo seguito al caso Reggiani erano enormemente sopravvalutati, anche rispetto alle stime in possesso delle autorità all'inizio del 2007, stime che poi si sono rilevate rispondenti alla realtà. L'effetto è stato che le politiche e gli inasprimenti introdotti dal decreto sicurezza rischiano di fermare il processo, lentamente iniziato di inserimento nel tessuto sociale di tutte le popolazioni rom e sinti,, ormai di fatto italiana, ledendo i diritti di base di persone già fortemente marginali nel tessuto economico. La politica proposta dal governo e dalle amministrazioni comunali, incentrata sull'isolamento sociale, tende a non superare la logica dei megacampi. Anzi si tende ad "istituzionalizzare" il disaggio e l'emarginazione sociale mediante la segregazione abitativa. Questo non aiuta la risoluzione di un problema essenzialmente di carenza di diritti per l'etnia rom, e non risolve neanche i problemi legati all'illegalità verso cui una popolazione priva di fonti di sostentamento e di possibile inserimento nel mondo del lavoro viene sospinta. La politica abitativa è essenziale per creare fattori di inserimento sociale. Oggi, ad esempio una ragazzina rom del famigerato Casilino 900, una vera favela, va a scuola con classi di ragazzi del quartiere, va dal medico di base, quando sarà trasferito il campo al di fuori del raccordo anulare, secondo il progetto Alemanno, si troverà a far scuola in un container tra soli bambini rom ed ad essere assistita da un medico della croce rossa, in una situazione di militarizzazione e di isolamento. La rappresentanza politica e l'autodeterminazione Ultimo ma non meno importante punto è quello della rappresentanza politica del mondo Rom e Sinti. Prevista dalla normativa europea è forse l'aspetto più disatteso del processo di integrazione del contesto italiano. Fino ad oggi le comunità Rom e Sinti non hanno mai avuto una voce diretta per esprimere le proprie posizioni ne per governare e partecipare all'impostazione dei processi di integrazione. Una politica realmente aperta al rispetto dei diritti dell'Uomo deve necessariamente aprire degli spazi di rappresentanza sia alle organizzazioni che aggregano la complessità etnica, nazionale e culturale delle genti Rom e Sinti, sia aprirsi ad accogliere singoli esponenti provenienti da questa cultura minoritaria. La politica deve diventare anche luogo di incontro perché si possa arrivare all'obiettivo dell'integrazione nel rispetto della diversità culturale. Fonti FEDERAZIONE "ROM SINTI INSIEME" È la maggiore organizzazione di autorappresentanza delle numerose associazioni del mondo Rom e Sinti si esprime tramite il un blog istituzionale [http://comitatoromsinti.blogspot.com/ ]. Sucar Drom È un blog [http://sucardrom.blogspot.com/ ] è la voce dell'Istituto di Cultura Sinta, e dell'associazione Sucar Drom e costituisce la fonte più sull'argomento. Di particolare utilità è il sito istituzionale di Sucar Drom [http://sucardrom.eu/home_it.html ] che raccoglie la documentazione essenziale per capire e cominciare a conoscere le Minoranze Nazionali ed Europee Sinte e Rom e per definire gli obiettivi per il pieno riconoscimento dei diritti di cittadinanza. Utilissimo è il quadro legislativo [http://sucardrom.eu/legislazione.html ], che a partire dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, riporta la vastissima legislazione internazionale, europea, italiana, regionale che dovrebbe garantire a questo popolo dignità ed eguaglianza ed è invece largamente disattesa. RomSinti@Politica È il vivace e combattivo blog di gran parte del direttivo della Federazione Rom e Sinti Insieme [http://coopofficina.splinder.com/ ] Mahalla È una finestra sulla galassia rom, raccoglie e segnala notizie da tutto il mondo con una specifica attenzione ai temi della difesa dei diritti dell'uomo. [http://www.sivola.net/dblog/ ]
Di Fabrizio (del 13/12/2008 @ 12:53:58, in Italia, visitato 3780 volte)
Dal blog
Casilino 900
foto tratta da reterom.blogspot.com
E' accaduto all'1.30, mentre l'intera città era colpita da una pioggia dura e
incessante.
Arriviamo al campo alle 10 di mattina, dove troviamo Hackja (uno dei direttori
dei lavori, il portavoce dell'area bosniaca del campo) assieme ai figli e al
gruppo operativo NAE.
La casa è recintata dai nastri gialli della Polizia Municipale.
Mancano le parole, a tutti.
Due giorni prima accanto alla casa si era tenuta la riunione degli anziani del
campo. Erano 50 anni che non accadeva una cosa simile. Il fuoco acceso in una
vasca da bagno ardeva scaldando i pensieri e le parole dei saggi, argomentando
le posizioni da intraprendere per il futuro delle famiglie e dell'insediamento.
Desiderio di futuro e voglia di parteciparne.
Credo che con Savorengo Ker sia andata definitivamente in fumo la burocrazia che
ha bloccato i lavori di costruzione della casa e nient'altro. Dal 28 luglio la
casa aspettava di essere completata e inaugurata. Cavilli burocratici, posizioni
politiche e l'ambiguità di chi ha patrocinato il progetto hanno bruciato
Savorengo Ker.
Il degrado è figlio dell'abbandono, della mancanza di cura. Per questo
l'architettura in legno di Savorengo Ker è crollata bruciando nel rogo
dell'impotenza, lasciando che cenere e fango si confondessero nel presente di
una città dei forti.
Savorengo Ker avrebbe potuto essere la biblioteca di un nuovo sapere, i suoi
libri avrebbero testimoniato la nascita di una cultura dell'incontro e della
reciprocità, le mappe archiviate negli scaffali avrebbero testimoniato il
passaggio epocale dalla discrimanzione all'accoglienza del popolo rom nel mondo
dei gagè, i suoi video infine avrebbero raccontato come sia possibile costruire
assieme la città attraverso la fiducia reciproca.
Savorengo Ker avrebbe contenuto volumi pericolosi. Tutti i cittadini avrebbero
potuto leggervi la vera storia di una persecuzione, quella del popolo rom,
oscurata dalla televisione e dai giornali.
Ma con Savorengo Ker è bruciato solo il legno che la teneva in piedi.
Dalle ceneri della casa nasce un nuovo desiderio.
per stalker, ilaria
Di Fabrizio (del 14/12/2008 @ 08:52:08, in Italia, visitato 2369 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Favola di Natale a Pesaro: Marco, un 44enne italiano, perde il
lavoro, quindi la casa. I servizi sociali ignorano il suo caso e si ritrova in
mezzo alla strada, povero, al freddo e senza un futuro. Gruppo EveryOne: "Quando
tutto sembrava perduto, un "carabiniere buono" l'ha aiutato e le famiglie Rom di
Pesaro l'hanno accolto, condividendo con lui un tetto sulla testa, un po' di
zuppa e tutto il loro calore umano. La favola di Marco deve essere un monito
perché le Istituzioni e la gente ritrovino la via della solidarietà".
Pesaro, 13 dicembre 2008. Natale si avvicina e in Italia vi sono migliaia di
senzatetto che sopravvivono in condizioni socio-sanitarie tragiche. Gli ospedali
sono pieni di un'umanità dolente, sopraffatta dalla fame, dal freddo, dalle
malattie, dall'indigenza. Il 10 novembre scorso ha destato orrore il caso di
Andrea Severi, senzatetto di Rimini aggredito mentre riposava su una panchina e
dato alle fiamme da quattro giovani italiani di buona famiglia. E' ancora in
gravi condizioni, con ustioni estese e terribili. Ma l'odio che circonda i
poveri è vivo e palpabile in tutta Italia, tanto che spesso le cittadinanze
accusano i volontari della Caritas di essere "un ricettacolo di barboni,
alcolizzati e sbandati". Da mesi i dirigenti dell'associazione cristiana
lanciano l'allarme: "Il razzismo e l'intolleranza dilagano; hanno vinto gli
impresari della paura".
"Natale 2008 sarà ricordato dai 'clochard', dai Rom e dai migranti più
svantaggiati che vivono in Italia come un giorno di emarginazione, povertà e
gelo," affermano preoccupati Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau,
leader del Gruppo EveryOne. "Le Istituzioni non solo hanno abbandonato a se
stessi i disagiati, ma fanno a gara per emanare ordinanze atroci, la cui
crudeltà è sempre più raccapricciante". In questo clima di intolleranza e
sofferenza, però, si è verificata anche una commovente "Favola di Natale",
all'insegna dell'amore e della solidarietà. "E' una vicenda che si svolge tra
Fano e Pesaro," raccontano Malini, Pegoraro e Picciau, "due città in cui
purtroppo l'intolleranza verso i poveri, gli stranieri e i Rom raggiunge punte
fuori controllo di persecuzione, avversione e indifferenza. A Pesaro siamo
costretti a lottare ogni giorno, fra mille difficoltà, per salvare la vita a
cittadini Rom romeni in condizioni spaventose, abbandonati a se stessi e
sgraditi. Fano è nota per le ordinanze contro i senzatetto, che obbediscono alla
linea dura del governo italiano, ma violano di fatto tutte le leggi
internazionali sui diritti dell'uomo. In questo clima che non ha niente di
natalizio né di civile o cristiano," proseguono gli attivisti, "il sentimento di
solidarietà, che è alla base della vera civiltà, non è però morto". A Fano è
iniziato il calvario di un uomo, Marco Ripanti, 44 anni, che dopo aver lavorato
per tanti anni con coscienza, gli ultimi nove alla Berloni - dove i colleghi lo
ricordano ancora per la sua attività svolta sempre con puntualità e sacrificio -
si è separato dalla famiglia, a causa di un matrimonio sfortunato ed è rimasto
disoccupato, dopo i tagli del personale effettuati dal mobilificio pesarese.
"Marco, che è nato a Fano e risiedeva da sempre in città, si è trovato così in
mezzo alla strada, senza casa e senza mezzi di sostentamento," continua EveryOne.
"Ha chiesto aiuto ai servizi sociali, ha presentato una domanda di alloggio
popolare, ha cercato disperatamente un nuovo lavoro, anche umilissimo.
Nonostante la chiara situazione di urgenza, però, le Istituzioni locali hanno
incredibilmente respinto tutte le sue richieste, lasciandolo nella condizione di
senzatetto".
"Quando si è abituati a una vita normale, la vita di chi lavora per mantenere
la propria famiglia, va in chiesa e al cinema con i propri cari, fa il tifo per
una squadra di calcio o di basket, abituarsi all'esistenza del 'clochard' è
difficile," dice Marco, sconsolato. "Vivendo nelle strade, mi sono accorto di
quante ingiustizie esistano, di quanto dolore ci circondi. La gente guarda i
poveri con diffidenza e paura, non sa che quello che è capitato a me può
succedere a chiunque, da un giorno all'altro". Marco trascorre giornate
durissime. E' difficile, per lui che vuole mantenersi una persona onesta,
procurarsi il pane quotidiano e un tetto sulla testa, quando scende la notte, la
temperatura diventa gelida e il mondo esterno è pieno di insidie. A Fano le
Istituzioni, le autorità di ordine pubblico e una parte della cittadinanza
mostrano una vera e propria avversione per i poveri. Un gruppo di cittadini è
giunto a sequestrare le panchine su cui i derelitti si coricavano la notte.
Episodi di intolleranza, in città, sono piuttosto frequenti e i 'clochard' sono
guardati a vista, mentre i servizi sociali, la cui missione dovrebbe essere
proprio quella di aiutarli, girano la faccia altrove. Così si è spostato a
Pesaro, dove incontra, è vero, disprezzo e rifiuto da parte di molti, ma anche
un barlume di accoglienza. "Abbiamo battezzato Pesaro 'la città dal cuore di
metallo' in riferimento alla celebre scultura di Arnaldo Pomodoro," proseguono i
leader EveryOne, "ma soprattutto all'atteggiamento intollerante e alla mancata
assistenza da parte delle Istituzioni verso i poveri, i migranti in difficoltà e
i Rom. Questi ultimi suscitano addirittura una fobia irrazionale, da parte del
sindaco e di molte autorità locali, che non solo li condannano all'esclusione,
ma rifiutano persino di ricevere i nostri rappresentanti quando si verificano
emergenze umanitarie. Marco però ha conosciuto, proprio a Pesaro, anche i
'buoni' di questa Favola di Natale. Il primario dell'Ospedale San Salvatore, che
ha aperto tutte le porte ai bisognosi, senza eccezioni né distinzioni. Poi, un
carabiniere, che svolge il suo dovere con coscienza, ma non ha mai rinunciato ad
amare il prossimo, a 'servire e proteggere' i più deboli. E' lui che ci ha fatto
conoscere il caso di Marco. Ma i veri protagonisti della nostra fiaba natalizia
sono... i Rom di Pesaro. Quando sono venuti a sapere della situazione in cui si
trova Marco, povero come loro, emarginato come loro, esposto ai pericoli del
freddo e dell'intolleranza come loro, le famiglie Rom romene che vivono fra
mille difficoltà in città hanno fatto a gara per accoglierlo. Non posseggono
niente, sopravvivono in due edifici abbandonati - una casa colonica fatiscente e
una fabbrica dismessa - ma sono ancora capaci di solidarietà e amore per il
prossimo".
"Nessuno deve vivere da solo e senza un rifugio," ha detto la signora Mariana
Danila, quando ha saputo delle vicissitudini di Marco. "Qui nella fabbrica c'è
ancora posto e almeno potrà vivere al sicuro. Un piatto di zuppa e un po' di
pane non gli mancheranno e di notte potrà dormire ben coperto e senza timore.
Siamo poveri anche noi, perché nessuno dà un lavoro né a me né ai miei figli e
il Comune ci ha detto che non ha la possibilità di aiutarci, ma siamo buoni
cristiani". Da oggi Marco vive con i Rom di Pesaro, che gli hanno teso la mano
proprio quando la disperazione era divenuta insopportabile e gli hanno offerto
il calore umile di un desco e di una famiglia. "Un altro dramma è stato
scongiurato," concludono gli attivisti, "nella 'città dal cuore di metallo'. Ora
dobbiamo continuare a dialogare con Istituzioni che sembrano insensibili come
pareti di ghiaccio, perché si torni sulla via della civiltà e del rispetto dei
Diritti Umani. La 'favola' di Marco e dei Rom non deve toccare i cuori solo per
un attimo, come se fosse un film di Natale, ma deve indurre tutti, a partire da
chi ci governa e dalle autorità locali, a cambiare atteggiamento verso gli
emarginati e comprendere che la solidarietà non è solo 'assistenzialismo', ma un
aspetto basilare della società umana, fondamento della democrazia e della
civiltà. La solidarietà produce la vera sicurezza e il vero benessere, mentre
l'intolleranza semina odio, dolore e morte".
Gruppo EveryOne
Tel: (+ 39) 331-3585406 - (+ 39) 334-8429527
www.everyonegroup.com
:: info@everyonegroup.com
Di Fabrizio (del 14/12/2008 @ 09:16:24, in Italia, visitato 1728 volte)
Da
Tg Roseto. altre notizie su
Coopofficina
12 Dicembre 2008 - Martedì 16 dicembre alle ore 15.00 si svolgerà
presso il Centro Polivalente per Immigrati "Melting POinT", in via C. Battisti
31 a Martinsicuro, un incontro pubblico di approfondimento sulla cultura Rom.
Fonti storiche segnalano l’arrivo dei Rom in Abruzzo già nel XIV secolo, eppure
i Rom costituiscono ancora "cittadinanze imperfette".
La parola "rom" suscita ancora timore e troppo spesso rappresenta causa di
allarme sociale.
Per cercare di ovviare a questo "stato di emergenza", la Provincia di Teramo
e la Casa Circondariale di Teramo organizzano un incontro pubblico di
approfondimento sulla cultura Rom, rivolto a cittadini, operatori sociali e
famiglie Rom.
All’incontro parteciperanno:
§ MIRELLA DI GIORGIO - Rinnovare le pratiche e le parole: zingaro o Rom?
§ ANNA RITA SILVESTRI - 60 anni e 6 giorni dalla Dichiarazione Universale dei
Diritti dell’Uomo: raccomandazioni, leggi e progetti per promuovere la dignità
di ciascun individuo
§ ERNESTO RUSSO - La presunta non integrabilità: casi di Rom al lavoro
E’ tutto a posto con i Rom?
La parola "rom" fa ancora timore quando viene espressa nella società italiana, e
per vari politici rappresenta causa di grande allarme sociale con possibili
gravi ripercussioni sull’ordine pubblico e la sicurezza, in una parola
costituisce "uno stato di emergenza".
Prima di arrivare a queste affermazioni, i politici dovrebbero farsi la domanda…
Quanto conosciamo di questo popolo? Già, con la legge 482 del 1999 che riconosce
le minoranze linguistiche, all’ultimo momento i rom e i sinti vennero cancellati
e purtroppo, finora niente non è mai stato fatto.
La missione a Roma, il 18 e 19 settembre scorsi, di un gruppo di
europarlamentari ha già prodotto un rapporto in cui si legge, tra le molte
osservazioni: "le azioni perpetrate contro i rom dalle autorità italiane violano
diversi obblighi dell’Italia rispetto alle norme internazionali sui diritti
umani".
Al termine delle 40 pagine della bozza di rapporto, scritto da Gèrard Deprez
eurodeputato belga liberale e presidente della Commissione libertà pubbliche si
legge: "le autorità italiane devono abrogare immediatamente tutte le normative e
ordinanze che hanno come bersaglio i Rom. Oltre ad abrogare, il governo italiano
viene invitato anche a fare, a non dire e a condannare".
E’ un richiamo verso tutte le istituzioni a un impegno per ricercare, con il
tempo, un dialogo costruttivo che prevede un processo di integrazione a lungo
termine, e non un processo di colpevolezza.
La legislazione europea afferma che soluzioni abitative che emarginano, dal
punto di vista geografico, comunità minoritarie come i rom e i sinti sono
soluzioni razziste; e tanto altro è previsto ancora.
Il cambiamento può avvenire dentro di noi. Liberarsi dei pregiudizi, lavorare su
noi stessi, rispettare i diritti degli altri, accogliere le diversità come una
risorsa non come una minaccia, è poi, chiedere di essere rispettati.
Un noto scrittore sottolinea:" i rom e i sinti sono belli e brutti, intelligenti
e stupidi, modesti e falsi, aperti e chiusi come tutti noi, come i nostri
parenti e i nostri vicini di casa".
E si trasformano e si adattano al mondo. L’importante è crescere insieme,
conoscersi e fare tesoro delle nostre diversità.
Finora, però, le risposte ancora mancano; per questo, ci associamo anche noi
alla domanda; E’ tutto a posto con i Rom?
Di Fabrizio (del 15/12/2008 @ 23:04:40, in Italia, visitato 2133 volte)
Scusate il ritardo e la poca chiarezza del post, ve lo giro
come è arrivato
Mercoledì 17 dicembre - h. 21:00
Rho (MI) @ Centrho - P.zza S. Vittore 22
“Rom: ripristinare i diritti umani”
Assemblea pubblica
Presentazione del video ”RhOM” di Nicola Porcu e Mariagrazia Pugliese (SOS
Fornace autoprod.) e del libro ”I rom e l’azione pubblica” a cura di Giorgio
Bezzecchi, Maurizio Pagani e Tommaso Vitale (Teti editore)
Interverranno:
Mariagrazia Pugliese (Autrice del video “RhOM”)
Maurizio Pagani (Autore del libro “I rom e l’azione pubblica”)
Paola Pessina (Ex sindaco di Rho)
Un membro della comunità rom di via Sesia
Promuovono: SOS Fornace - Opera Nomadi Milano
Di Fabrizio (del 16/12/2008 @ 09:19:02, in Italia, visitato 3332 volte)
Ricevo da Maria Grazia Dicati
Con il pretesto di contrastare l’immigrazione clandestina i recenti
provvedimenti del Governo e del Parlamento, colpiscono tutti gli immigrati,
soprattutto coloro che vivono e lavorano regolarmente nel nostro paese
rispettando le leggi.
L’integrazione diventa un percorso ad ostacoli che esclude e inibisce i percorsi
positivi di inserimento dei migranti nella società italiana.
Il fondo Nazionale per l’integrazione è passato da 100 milioni di euro a 5
milioni e tra le proposte contenute in finanziaria vi è l’introduzione del
requisito di dieci anni di residenza per l’accesso al piano casa ed all’assegno
sociale.
Il disegno di legge sulla sicurezza, in discussione al Senato, in nome di un
malinteso concetto di sicurezza, stravolge le norme sull’immigrazione, riducendo
fortemente i diritti dei migranti, uomini e donne da tenere in condizioni di
precarietà, ricatto e sfruttamento, con gravi ripercussioni sulla pacifica
convivenza nella società.
L'insieme dei provvedimenti proposti, se approvati, contraddicono le norme
internazionali sui diritti umani fondamentali e la stessa Costituzione italiana
che afferma la pari dignità sociale delle persone, senza distinzione di sesso,
razza, lingua o religione. In particolare:
- si introduce il reato di clandestinità;
- si ostacola il ricongiungimento familiare, che da sempre costituisce un
elemento forte di stabilità e di integrazione;
- si riducono le tutele dei rifugiati e dei minori;
- si tagliano le risorse per i corsi d’italiano e si istituiscono le classi
differenziate;
- si restringe l’assistenza sanitaria, prevedendo un obbligo, per i medici e il
personale sanitario, di denunciare gli immigrati irregolari che chiedono di
curarsi;
- si rendono più difficili i matrimoni misti;
- si esaspera il criterio della idoneità alloggiativa;
- si istituisce il permesso a punti e una tassa per ogni pratica di rilascio e
di rinnovo di 200 euro (attualmente è di 72 euro), un balzello ingiusto e
oneroso per i migranti che attendono anche più di un anno una risposta sul
permesso di soggiorno che - quando arriva – molte volte già è scaduto;
- si propone il blocco dei flussi d’ingresso dei lavoratori stranieri, misura
propagandistica ed inutile, che chiude la strada all’immigrazione regolare e non
fa nulla per dare risposta all’estesissima presenza di irregolarità, lavoro
nero, e violazione dei diritti fondamentali.
Noi contestiamo questi provvedimenti e chiediamo al Parlamento di riformare le
norme sull’immigrazione garantendo:
1. una seria ed effiace programmazione degli ingressi nel 2009, in misura
funzionale al mercato del lavoro;
2. una risposta coraggiosa al problema dei lavoratori immigrati senza permesso,
dando loro una chance per emergere da una vita di lavoro nero e assenza di
diritti;
3. parità di diritti e superamento delle discriminazioni sul lavoro e
nell’accesso a scuola, sanità e stato sociale;
4. riforma della cittadinanza e diritto di voto.
Per queste ragioni promuoviamo per il giorno giovedì 18 dicembre, giornata
dedicata dalle Nazioni Unite ai diritti dei lavoratori e lavoratrici migranti e
delle loro famiglie, un presidio a Roma dalle ore 10.00 alle ore 14.00 (Largo
Chigi – Colonna).
Nello stesso giorno, nelle stesse ore si effettueranno presidi davanti alle
Prefetture delle più importanti città d’Italia.
Aderiscono all’appello:
Antigone, ARCI, ASGI
Cantieri Sociali
Centro Astalli/JRS
CGIL
CIR
CIPSI
CNCA
Emmaus Italia
Federazione Chiese Evangeliche in Italia
Federazione Rom e Sinti Insieme
Gruppo Abele
Libera
Lunaria
Sbilanciamoci
SOS Razzismo, Terra del Fuoco, UIL
Di Fabrizio (del 16/12/2008 @ 09:35:40, in Italia, visitato 3154 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
Con il pretesto di contrastare l’immigrazione clandestina i recenti provvedimenti del Governo e del Parlamento, colpiscono tutti gli immigrati, soprattutto coloro che vivono e lavorano regolarmente nel nostro paese rispettando le leggi. L’integrazione diventa un percorso ad ostacoli che esclude e inibisce i percorsi positivi di inserimento dei migranti nella società italiana. Il fondo Nazionale per l’integrazione è passato da 100 milioni di euro a 5 milioni e tra le proposte contenute in finanziaria vi è l’introduzione del requisito di dieci anni di residenza per l’accesso al piano casa ed all’assegno sociale. Il disegno di leggge sulla sicurezza, in discussione al Senato, in nome di un malinteso concetto di sicurezza, stravolge le norme sull’immigrazione, riducendo fortemente i diritti dei migranti, uomini e donne da tenere in condizioni di precarietà, ricatto e sfruttamento, con gravi ripercussioni sulla pacifica convivenza nella società. L'insieme dei provvedimenti proposti, se approvati, contraddicono le norme internazionali sui diritti umani fondamentali e la stessa Costituzione italiana che afferma la pari dignità sociale delle persone, senza distinzione di sesso, razza, lingua o religione. In particolare: - si introduce il reato di clandestinità - si ostacola il ricongiungimento familiare, che da sempre costituisce un elemento forte di stabilità e di integrazione - si riducono le tutele dei rifugiati e dei minori - si tagliano le risorse per i corsi d’italiano e si istituiscono le classi differenziate - si restringe l’assistenza sanitaria, prevedendo un obbligo, per i medici e il personale sanitario, di denunciare gli immigrati irregolari che chiedono di curarsi - si rendono più difficili i matrimoni misti - si esaspera il criterio della idoneità alloggiativa - si istituisce il permesso a punti e una tassa per ogni pratica di rilascio e di rinnovo di 200 euro (attualmente è di 72 euro), un balzello ingiusto e oneroso per i migranti che attendono anche più di un anno una risposta sul permesso di soggiorno che - quando arriva – molte volte già è scaduto - si propone il blocco dei flussi d’ingresso dei lavoratori stranieri, misura propagandistica ed inutile, che chiude la strada all’immigrazione regolare e non fa nulla per dare risposta all’estesissima presenza di irregolarità, lavoro nero, e violazione dei diritti fondamentali. Noi contestiamo questi provvedimenti e chiediamo al Parlamento di riformare le norme sull’immigrazione garantendo: 1. una seria ed efficace programmazione degli ingressi nel 2009, in misura funzionale al mercato del lavoro 2. una risposta coraggiosa al problema dei lavoratori immigrati senza permesso, dando loro una chance per emergere da una vita di lavoro nero e assenza di diritti. 3. parità di diritti e superamento delle discriminazioni sul lavoro e nell’accesso a scuola, sanità e stato sociale; 4. riforma della cittadinanza e diritto di voto. Per queste ragioni promuoviamo per il giorno giovedì 18 dicembre, giornata dedicata dalle Nazioni Unite ai diritti dei lavoratori e lavoratrici migranti e delle loro famiglie, un presidio a Roma dalle ore 10.00 alle ore 14.00 (Largo Chigi – Colonna). Nello stesso giorno, nelle stesse ore si effettueranno presidi davanti alle Prefetture delle più importanti città d’Italia. Seguono Sigle 1. Antigone 2. ARCI 3. ASGI 4. Cantieri Sociali 5. Centro Astalli/JRS 6. CGIL 7. CIR 8. CIPSI 9. CNCA 10. DVF – Per il diritto degli stranieri a vivere in famiglia 11. Emmaus Italia 12. Servizio Rifugiati e Migranti - Federazione Chiese Evangeliche in Italia 13. Federazione Rom e Sinti Insieme 14. Fondazione Di Liegro 15. Gruppo Abele 16. La casa dei diritti sociali – FOCUS 17. Libera 18. Lunaria 19. OsservAzione 20. Senza Confine 21. Sbilanciamoci 22. SOS Razzismo 23. Terra del Fuoco 24. UIL 25. Unione Inquilini Roma e Lazio
Di Fabrizio (del 19/12/2008 @ 08:57:21, in Italia, visitato 2295 volte)
QUESTO NATALE UN REGALO ORIGINALE E SOLIDALE
Vieni trovarci il 21 DICEMBRE DALLE ORE 10 alle 17 nel laboratorio di MANUFATTI
DONNE ROM in via dei Bruzi 11/c (zona San Lorenzo)
e i giorni 22-23-24 DICEMBRE
al mercato di via Conca D'oro (incrocio via delle Valli).
potrai acquistare: gonne zingare, borse, sciarpe, vestitini da bambino,
cappellini di lana, tovaglie, set da tavola, asciugamani, canovacci,
portamonete, portagioielli, collane pizzi, bigliettini d’auguri in stoffa … e
tanti altri prodotti originali per l’arredo della casa e per l’abbigliamento
Per contatti ed appuntamenti: cristina 3471580818
http://www.insiemezajedno.org
info@insiemezajedno.org
Di Fabrizio (del 08/02/2009 @ 08:54:16, in Italia, visitato 1631 volte)
Comunicato stampa di Emergency
A oggi, in Italia, una legge vieta al personale sanitario di denunciare gli immigrati conosciuti per ragioni di cura, anche se la loro presenza in Italia non fosse regolare. Un emendamento approvato al Senato intende sopprimere questa norma. Si metterebbero così gli individui nella condizione di scegliere fra l'accesso alle cure e il rischio di una denuncia; si spingerebbe parte della popolazione presente in Italia nella clandestinità sanitaria, con grandi rischi per sè e per la collettività. Si vuole affidare ai singoli medici la scelta se garantire lo stesso diritto alla cura a tutti gli individui, nel miglior interesse del paziente e nel rispetto del segreto professionale, oppure se esercitare la facoltà di denunciare i loro pazienti "irregolari". Secondo tutti i medici che ho conosciuto e apprezzato, l'unico modo giusto e civile per fare medicina è garantire a tutti la miglior assistenza possibile, senza distinzione alcuna riguardo a colore della pelle, sesso, convinzioni politiche, religiose o culturali, nazionalità o status giuridico. Questo è il modo in cui Emergency ha lavorato, per quindici anni in tredici diversi paesi, curando tre milioni di persone senza distinzioni. Questo è il modo con cui continuiamo a lavorare, anche in Italia, nel Poliambulatorio per migranti e persone indigenti di Palermo. Anche di fronte all'inciviltà sollecitata da una norma stolta prima ancora che perversa, sono certo che i medici italiani agiranno nel rispetto del giuramento di Ippocrate, nel rispetto della Costituzione e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Nel rispetto, soprattutto, di chiunque si rivolga a loro avendo bisogno di un medico.
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