Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Da
Roma_Francais (lungo ma molto interessante, leggetelo ANCHE a puntate)
Tratta dei minori rumeni nella migrazione: realtà e processo
Fonte:
Courrier des Balkans messo in linea: giovedì 2 aprile 2009 - Par Olivier
Peyroux [1]
Dalla caduta del comunismo, la questione dei minori rumeni nella
migrazione alimenta voci ed esagerazioni. Il fatto è che la "transizione" ha
esercitato dei fenomeni massivi di de-scolarizzazione e una perdita dei
riferimenti sociali e famigliari. Il sociologo Olivier Peyroux cerca di fare il
punto sulla questione, evitando le polemiche ed i luoghi comuni che non
contribuiscono ad una buona comprensione del problema.
Questo articolo ha per oggetto l'analisi e la comprensione dei meccanismi che
conducono allo sfruttamento dei minori rumeni migranti.
Per condurre a termine la nostra ricerca siamo ricorsi a:
- osservazioni ed interviste con i giovani, le loro famiglie e le
organizzazioni incaricate della loro protezione nei paesi d'origine e
nei paesi di destinazione,
- lavori scientifici,
- articoli di stampa ed altri documenti informativi.
Il tema scelto potrebbe incitare al giudizio di valore, due scogli sono da
evitare: la stigmatizzazione dell'insieme dei migranti ed una lettura
culturalista dei Rumeni e dei Rrom giustificando o scusando la situazione senza
cercare di analizzarla.
Per il primo punto, è facile da dimostrare come l'assistenza alla popolazione
che ci interessa è ultra minoritario rispetto all'assieme della diaspora rumena
spesso invisibile al grande pubblico perché estremamente ben integrata. Dopo il
censimento della popolazione rumena del 2002, la diaspora verso l'Europa
dell'Ovest è compresa tra i 4 e i 7 milioni di persone. I gruppi che presentano
rischi di sfruttamento dei minori rappresentano una percentuale inferiore al 5%
del totale. Occorre quindi guardarsi da tutte le generalizzazioni stigmatizzanti
l'insieme dei profili dei migranti rumeni, tra l'altro, molto eterogenei (quadri
superiori, studenti, rifugiati politici, imprenditori, operai...). Riguardo ai
Rrom rumeni possiamo anche ricordare che il mito dell'esodo verso l'Europa
dell'Ovest è inesatto, perché secondo le stime, la migrazione rappresenterebbe
al massimo il 10% dei migranti di questa popolazione, stimata attorno ai due
milioni di persone [2].
Trattando la distinzione tra Rumeni non rrom e Rrom, abbiamo deciso di
descrivere le strategie messe in atto dai gruppi di migranti senza fare
differenze. In effetti, l'eterogeneità culturale tra i differenti gruppi dei
Rrom rumeni ed i Rumeni, rende tutti i tentativi vani e stigmatizzanti. D'altra
parte, essendo limitata la scelta delle strategie legate all'emigrazione,
numerosi gruppi, benché culturalmente diversi, optano per comportamenti simili.
Fatte queste premesse, è importante precisare bene i limiti di questo
articolo. Per descrivere meglio i processi abbiamo optato per delle
semplificazioni storiche, economiche e sociologiche. Le strategie descritte sono
tra le più correnti, ma sono lontane dall'essere esaustive. Per ragioni di
chiarezza, sono presentate in maniera distinta e cronologica tuttavia, nella
pratica, esistono diverse combinazioni.
Le due prime parti di questo articolo portano ai processi di adattamento di
alcuni gruppi ai cambiamenti socio-economici della Romania che conducono alla
tratta dei minori. Una volta presentato il macro-quadro, affronteremo più nel
dettaglio le strategie famigliari ed individuali per entrare ed uscire dai
sistemi di sfruttamento.
Redistribuzione delle carte sociali ed apparizione di strategie migratorie
a rischio di sfruttamento dei minori
La caduta del regime comunista ed il passaggio verso l'economia di mercato
hanno avuto per conseguenza una profonda riorganizzazione sociale. Le categorie
della popolazione attiva rumena più colpite da questi cambiamenti sono state gli
operai, i contadini e gli artigiani. In questi tre gruppi troviamo dei Rrom e
dei Rumeni non rom. Per queste persone, la perdita del loro impiego seguita alle
ristrutturazioni delle imprese statali ed allo smantellamento dell'industria
agricola,associata all'assenza di protezione sociale, li ha forzati ad un
ritorno alla terra o a lavori manuali particolarmente estenuanti [3].
Tra queste categorie, spesso la migrazione è diventata l'unica strategia sognata
di promozione sociale ed il mezzo di fuga alle attività subite, poco
rimunerative e spesso penose.
Sino al nuovo millennio, cioè prima della soppressione dei visti per
soggiorni brevi [4], accedere allo spazio Schengen per i Rumeni
usciti dalle campagne e senza qualificazione necessitava di una vera logistica
ed una rete solida di conoscenze. Alcuni villaggi si sono allora organizzati
attorno alla migrazione. Tra i primi Certeze (dip. Satu Mare), nel nord ovest
del paese e senza dubbio il più conosciuto, ma si trovano ugualmente Separaus (dip.
Arad), all'ovest, da dove vengono i Rom di Montreuil, Borsa e Marginea (dip.
Suceava), all'est, di cui una parte è andata a Milano, lo stesso per quelli del
villaggio di Corod (dip. Galati), a sud est, verso Padova, quelli di Sambata de
Sus (Tara Fagarasului) al nord, a Roma e nella regione del Lazio, quelli di
Dobrotesti (dip. Teleorman), a sud, verso Coslada, vicino a Madrid, quelli di
Dragasani (dip. Valcea), a sud, verso Gerusalemme [5].
Questi villaggi hanno sovente per caratteristiche comuni:
- un'abitudine alla mobilità anteriore al periodo comunista, per esportare
la loro forza lavoro,
- un sentimento identitario forte che li porta a considerarsi come
appartenenti ad una minoranza. Questa posizione è spesso confortata
dall'adozione di una religione differente da quella ortodossa,
- un conformismo degli individui alle strategie adottate dal gruppo.
Da questi dati comuni che li possono qualificare come pionieri, l'aspetto
normativo del gruppo crea un processo di auto-esclusione dal sistema di
protezione rumeno, rendendo la migrazione come il solo avvenire possibile. Il
meccanismo è il seguente: gli adulti partono, i bambini restano con la madre o
con i nonni. I primi segni di riuscita materiale appaiono nel villaggio con la
costruzione di case, confortando quindi il gruppo nella sua strategia
migratoria. I bambini sono sempre meno motivati dalla scuola, perché sanno che
per "riuscire" bisogna partire. La scolarità diviene opzionale, i giovani non
ottengono le qualifiche professionali necessarie a trovare impiego in Romania.
Migrando spesso escono dal sistema di protezione sociale, perché non possiedono
il "libretto di lavoro" [6] rendendo ancora più complesso
l'inserimento nel loro paese d'origine. Si crea allora una forma di dipendenza
dalla migrazione, perché non ci sono davvero alternative, propizia spesso a
tutte le derive per soddisfare necessità materiali sempre più importanti ed
irrazionali. Il saccheggio dei parchimetri parigini nel 2002 da parte dei
minatori venuti dal paese di Oas (di cui una gran parte da Certeze) è
un'illustrazione spettacolare. In effetti, dall'inizio degli anni '90, adulti di
questa regione partone verso l'Occidente per tentare la fortuna, alcuni lavorano
nell'edilizia, altri vendono giornali all'uscita dei negozi [7].
I soldi guadagnati permettono di costruire nuove case piano su piano. Le case
dei migranti impressionano gli abitanti rimasti nel villaggio, a tal punto che
alcune famiglie decidono di inviare alcuni dei loro membri, preferibilmente
giovani non sposati in età da lavoro (attorno ai 16 anni). Qualcuno vede in
questa nuova mano d'opera a corvè e facilmente manipolabile un'occasione per
grandi guadagni. Si mettono in atto differenti tipi di sfruttamento: lavoro in
nero di adolescenti, piccola delinquenza sino al furto dei parchimetri e la
prostituzione maschile. Nel villaggio, fioriscono sempre più nuove case
brillanti, creando una forma di competizione tra le famiglie per sapere chi avrà
la più cara. Gli abitanti esitanti ad inviare i loro figli si lasciano
convincere e chiudono gli occhi sull'origine dei soldi, abbagliati dalla
riuscita materiale che esercita lo status sociale.
Questo tipo di migrazione di gruppo ha rappresentato e rappresenta una
strategia che poteva condurre allo sfruttamento dei minori rumeni. Lo scivolare
dalla migrazione di gruppo allo sfruttamento appare quando degli intermediari,
spesso partiti dal medesimo villaggio, utilizzano una categoria vulnerabile
permettendo di oltrepassare la legislazione del paese di destinazione per
arricchirsi. Con un relativo sviluppo economico ed una migliore informazione
delle famiglie, questa fase tende ad arrestarsi, le famiglie non vogliono più
sottomettersi a qualche individuo. Quindi ciascuna riprende la propria parte di
autonomia all'interno del gruppo e mette in atto strategie proprie. Si passa da
una fase che chiameremo "di sfruttamento collettivo" ad una "di
emancipazione famigliare" verso una fase "di emancipazione individuale". Gli
adulti hanno trovato dei "padroni", i figli dentro un'istituzione hanno
terminato la loro formazione; i membri della famiglia decidono di continuare
assieme o ciascuno per la sua strada. Alla fine il gruppo degli abitanti va
normalizzandosi e ciascuna famiglia s'inserisce bene tanto nel paese di origine
che in quello di destinazione. Tuttavia, questa fase di adattamento è spesso
gravida di conseguenze per chi la vive. Numerosi adulti conoscono seri problemi
medici mentre molti giovani che non sono riusciti ad inserirsi nei paesi di
destinazione si installano durevolmente nella precarietà e nelle attività di
sopravvivenza, lasciandovi la loro salute fisica e persino mentale.
Apertura delle frontiere: apparizione di popolazioni più vulnerabile e
sviluppo dei sistemi di sfruttamento
A partire dal 2002 [8], la Romania è rientrata in una fase
di privatizzazione massiccia e di economia di mercato poco regolata. Le
conseguenze sono state un aumento del prezzo dell'energia e dei beni di consumo.
D'altra parte, a partire dal 2007, con l'entrata del paese nella UE, il modello
di agricoltura famigliare nel quale si è rifugiata la parte della popolazione
meno qualificata non è più adatta alle nuove norme da rispettare e trascina di
conseguenza l'impossibilità di vendere alle filiere agricole ed agro-alimentari.
Le campagne devono nuovamente trovare delle strategie di sussistenza con uno
Stato che offre una protezione insufficiente alle popolazioni più deprivate.
Senza reali sovvenzionamenti e copertura sanitaria, con qualificazioni rese
obsolete, guadagnarsi da vivere è sempre più difficile. La migrazione diviene
allora una delle soluzioni, più accessibile di prima, grazie alla libera
circolazione. Questa nuova possibilità va a rappresentare un'occasione per i
migranti malintenzionati e già stabiliti, che vanno imponendosi, a fronte di una
remunerazione, come intermediari in tutte le tappe del progetto migratorio. In
questi gruppi di popolazione che decidono di partire come famiglia o di inviare
i loro figli a guadagnare all'estero, l'assenza di una rete di conoscenze
affidabile sul posto spesso comporterà il processo di sfruttamento dei minori.
Queste famiglie arrivano all'estero in situazioni difficili, un contesto molto
concorrenziale ed un ambiente ostile:
- bambini descolarizzati in Romania spesso delle classi primarie e
genitori con un debole livello d'istruzione,
- saturazione nei paesi di destinazione del mercato del lavoro in nero ed
accesso al mercato dell'impiego legale estremamente complesso [9],
- strutturazione della migrazione da parte di compatrioti che rendono
qualsiasi servizio monetizzabili per le persone non che dispongono di reti
familiari,
- apparizione di sistemi di sfruttamento molto elaborati che rendono
alcune famiglie prigioniere di alcuni gruppi,
- infine diminuzione della protezione sociale nei paesi di destinazione.
Il contributo dei minori diventa allora, poco a poco, necessario ai redditi
familiari. Essendo le loro capacità di riportare soldi spesso più importanti di
quelle degli adulti, particolarmente nei periodi di disoccupazione massiccia,
differenti gruppi cercano di recuperare questi giovani ai fini dello
sfruttamento.
Le differenti forme di sfruttamento famigliare
In funzione delle costrizioni che conosce la famiglia il ricorso al lavoro
dei minori è molto variabile. Se occorre ricordare che la maggioranza delle
famiglie dei migranti tentano di fare di tutto per permettere ai loro figli di
seguire una scolarità normale, alcuni gruppi deprivati si trovano di fronte ad
imperativi economici che non sanno risolvere senza utilizzare l'assieme dei
membri della famiglia, compresi i più giovani.
Nella gran maggioranza dei casi le famiglie contraggono debiti presso i
vicini ed hanno bisogno di altre rimesse per assicurarsi il quotidiano. Le somme
sono variabili e i bambini dopo la scuola e nei fine settimana aiutano i
genitori chiedendo la carità o vendendo fiori. Queste pratiche riguarda una gran
parte delle famiglie rrom, dove la madre ed i figli assicurano quotidianamente i
bisogni finanziari per le spese correnti della famiglia.
Tra i gruppi arrivati recentemente, che non beneficiano di una rete d'aiuto,
alcuni devono pagare ogni mese un prezzo di soggiorno elevato, cosa che crea una
pressione su tutti i membri della famiglia. I minori sono chiamati a contribuire
e spesso, il tempo necessario per riunire questa somma ha per conseguenza
un'assenza dalla scuola o l'indirizzamento verso attività pericolose (lavori
penosi, mendicità fino ad ore tarde, furti, prostituzione). Per scappare da
queste differenti forme di racket, le famiglie che non possiedono risorse che
possano aiutarle, decidono di uscire dal gruppo, spesso andando ad abitare in
alloggi estremamente precari ma gratuiti, quindi si rivolgono verso i servizi
sociali al fine di ottenere un minimo di protezione sociale. A Parigi, diverse
famiglie con bambini piccoli si sono installati sul piazzale delle gare du Nord
all'inizio dell'inverno 2008 per non pagare più gli intermediari. Altri decidono
di tentare la fortuna in altri paesi o ripartono per la Romania in attesa di
nuove opportunità.
I sistemi legati alla Kamata [10] (sistema di debito) fanno
pesare le loro minacce sulle famiglie e conducono a forme di sfruttamento molto
violente per i bambini. Contrariamente ai prestiti classici i kamata più duri
hanno per funzione di rendere totalmente dipendente una famiglia dal suo
prestatore o altrimenti di confiscare la casa. Questo sistema si basa su tassi
d'interesse esponenziali e la scelta di famiglie incapaci di rimborsare. La
pratica della Kamata si ritrova soprattutto nelle regioni del sud e del
sud-ovest della Romania. Si rivolge particolarmente verso popolazioni male
informate che vogliono migrare. In alcuni villaggi a sud di Craiova, i kamatari
(prestatori) propongono ai candidati alla partenza di prendersi in carico tutti
i servizi legati alla migrazione: il trasporto, i documenti d'identità,
l'alloggio nei paesi di destinazione. La famiglia che non pensava di pagare che
qualche centinaia di euro per il suo viaggio si ritrova, dal suo arrivo in
Francia, a dover rimborsare somme che possono raggiungere molte migliaia di
euro. La durata di un prestito è di un mese, oltre, la somma raddoppia. Così, i
kamatari mettono la famiglia sotto pressione creando una situazione di stress
legata alla data del rimborso e alle minacce fisiche. I bambini sono spesso le
prime vittime, obbligati a raccogliere i soldi con ogni mezzo, compreso il furto
e la prostituzione nella più giovane età. Alla fine questo sistema prende la
forma di una rete di sfruttamento senza che i kamatari corrano grossi rischi
perché le famiglie sono partite volontariamente e le minacce rimangono quasi
impossibili da provare [11].
Infine dal 2007, le associazioni e le autorità rumene constatano un sensibile
aumento del reclutamento di minori direttamente in Romania ai fini dello
sfruttamento sessuale o per lavoro. L'obiettivo privilegiato dei reclutatori
sono le famiglie povere, che vivono in campagna, che non hanno le capacità di
partire per l'estero e pochissimo informate sui rischi legati alla migrazione.
Questi reclutatori utilizzano in maggioranza l'inganno [12]
per convincere le famiglie ad accettare di affidare loro i bambini perché
abbiano un futuro migliore nell'Europa dell'Ovest.
Strategie di autonomizzazione dei minori sfruttati
E' interessante osservare le differenti strategie messe in atto dai giovani
per uscire dalle situazioni di sfruttamento [13]. Cominceremo
questa presentazione con le strategie più pericolose per finire su percorsi d'
inserimento molto meno problematici.
L'autonomizzazione tramite il gruppo dei pari. Questa strategia è
comune ai minori che per diversi anni hanno praticato attività di furto o di
prostituzione, sia prima della loro partenza per l'estero che al loro arrivo nel
paese di destinazione. Secondo il loro percorso migratorio questi giovani
tagliano i legami con la loro famiglia, le istituzioni (scuola, protezione
dell'infanzia) e si alleano con dei compatrioti, incontrati per la maggior parte
nel paese di destinazione e che praticano le medesime attività. Questi giovani
ricostruiscono allora un sistema che gli è proprio per l'alloggio,
l'alimentazione e le attività remuneratrici, ma precarie perché poco stabili. In
funzione delle opportunità e degli incontri, sono portati a muoversi da un paese
all'altro. Dopo diversi anni di queste attività, molti incontrano gravi problemi
di sanità fisica e mentale. Alcuni continuano i loro percorsi nell'erranza,
alternando delinquenza e soggiorni in prigione. Altri tentano di uscirne,
sovente avvicinandosi alle istituzioni per regolare i problemi di sanità o
riannodando i legami comunitari attraverso il matrimonio e/o dei figli.
L'autonomizzazione tramite il gruppo dei compatrioti. Qui si tratta di
giovani migranti che sono riusciti a costruirsi una rete locale di conoscenze,
non per forza molto importante, ma sufficiente per potersi piazzare come
intermediario ed approfittare di questa posizione per ottenere una
remunerazione. Questo può andare dalla "locazione" di uno stabile occupato ad
altri compatrioti, alla messa in relazione con dei datori di lavoro, o la
consegna di indirizzi per i servizi sociali. Con gli anni, queste attività
possono svilupparsi più o meno nella legalità in un lavoro stagionale [14]
presso padroni locali, l'acquisto di un minibus per trasportare persone, la
creazione di un'impresa edile. O alternare le attività di sfruttamento dei
compatrioti "affittando" terreni a diverse decine di famiglie, reclutando mano
d'opera facile da sfruttare, prestando denaro a tassi d'usura.
L'autonomizzazione tramite l'inserimento nei paesi di destinazione. Si
tratta di minori a rischio di sfruttamento, che hanno acceduto rapidamente ad
una formazione nel paese di destinazione ed hanno ottenuto un diploma [15].
Questi ultimi si comportano allora come la grande maggioranza dei migranti,
decidendo di lavorare nei paesi di destinazione o di mettersi in proprio
inviando i soldi ai loro prossimi.
Il ritorno in Romania. Per una parte dei giovani, la disillusione
quanto alle prospettive all'estero, la malattia o il decesso di un parente li
decidono a rientrare in Romania. In funzione delle prospettive di reintegrazione
nel sistema rumeno (scolarità, accesso all'impiego) e della situazione
famigliare, il giovane rinvierà o meno il suo progetto migratorio. Molti
scelgono alla fine un ritmo stagionale alternando i periodi all'estero ed in
Romania.
Quanto alle ragazze vittime di sfruttamento sessuale, possono optare per la
strategia di autonomizzazione tramite il gruppo dei compatrioti, ma in
modo limitato prendendo una posizione più dominante nella rete (inquadramento di
altre ragazze). La reale uscita dalla rete passa spesso per una protezione,
tramite un'istituzione, che permetta un inserimento nel paese di destinazione o
di origine.
A guisa di conclusione prenderemo una situazione incontrata che illustra i
processi che conducono allo sfruttamento dei minori.
Il caso del villaggio rumeno "T" o l'illustrazione dei rischi legati al
disimpegno dei pubblici poteri a livello europeo
Il villaggio T è relativamente povero ed isolato dagli assi principali. La
maggioranza dei suoi abitanti avevano per mestiere la confezione di mattoni di
terra. I cambiamenti economici hanno reso obsoleta questa specialità, gli
abitanti, a corto di soldi, non hanno altra scelta che divenire giornalieri
nelle vicine fattorie. Di fronte all'aumento del costo della vita ed al
degradarsi del sistema scolare rumeno [16], i genitori
decidono di non mandare più i figli a scuola, preferendo farli lavorare per
rispondere al bisogno di soldi. I responsabili dell'impianto scolare lasciano
fare, iscrivendo artificialmente i bambini per non avere problemi con i genitori
e la loro gerarchia ministeriale. Queste famiglie sono in seguito "reclutate" da
altri abitanti tornati dall'estero, che propongono loro di fare lavori agricoli
in Italia meglio pagati. Numerose famiglie accettano ma alcune, senza soldi,
contraggono prestiti presso i kamatari. Per rimborsare i debiti familiari, i
bambini ed alcuni genitori si ritrovano a lavorare dalle 10 alle 12 ore al
giorno in aziende agricole del sud Italia. Malgrado la giovane età di alcuni di
questi bambini, nessuno segnala questa situazione alle autorità italiane di
protezione dell'infanzia. Diversi minori sono poi inviati a Berlino e costretti
a rubare o a prostituirsi per aumentare i guadagni o uscire dai debiti che
raddoppiano ogni mese. Le autorità impiegano quasi 6 mesi per reagire con
un'azione congiunta dei servizi sociali e della polizia e le attività per questi
minori sono sempre più difficili. Il gruppo allora si sposta a Parigi,
privilegiando la prostituzione dei minori (tra gli 11 e i 16 anni). Le autorità
restano passive per molti mesi malgrado le segnalazioni delle associazioni...
Alla fine, si osserva che nell'insieme dei paesi europei attraversati da
questo gruppo, malgrado la situazione inaccettabile, le autorità non hanno
reagito per diverse ragioni:
- accettazione della situazione per disimpegno massiccio dello Stato nel
settore della protezione dell'infanzia (nell'esempio, il caso dell'Italia e
della Romania),
- rigidità dei sistemi di protezione che rendono tutto il dispositivo
sperimentale molto lento da mettere in atto (nell'esempio, il caso della
Francia),
- azione della polizia maggiormente motivata per la preservazione
dell'ordine pubblico che per la protezione dei minori (Francia e Germania),
- difficoltà di cooperazione interistituzionale (Francia),
- assenza di cooperazione europea di diverse istituzioni.
Anche se il fenomeno della tratta possiede cause strutturali difficili da
risolvere, è sorprendente constatare che il grado di sfruttamento è amplificato
dai vuoti istituzionali, tanto in Romania che nei paesi di destinazione. Questa
osservazione può essere facilmente generalizzata a forme di sfruttamento
similari che implichino altre nazioni.
Le disfunzioni elencate dal nostro esempio sono sfortunatamente molto
rilevatrici delle intenzioni reali degli Stati europei per portare avanti
effettivamente la lotta contro la tratta e sembrano ricordarci che la protezione
delle vittime non debba limitarsi ai soliti discorsi, ma supponga scelte
politiche o numerose risposte resteranno sempre da costruire.
[1] Sociologo, direttore aggiunto dell'associazione Hors
la Rue (protezione dei minori dell'Europa dell'Est).
[2] Il numero dei Rrom in Romania oscilla tra i 400.000
dell'ultimo censimento ed i 3 milioni secondo le stime più alte. La cifra di
2milioni è quella spesso accreditata da organizzazioni come il PNUD (Programma
di Sviluppo delle Nazioni Unite ndr), la Banca Mondiale.
[3] Numerose imprese manifatturiere straniere si sono
impiantate in Romania nei bacini d' occupazione i più toccati dalla
disoccupazione, in particolare le imprese tessili LONE (assemblaggio di
pezzi pre-tagliati all'estero) potendo far lavorare gli operai 12 ore al
giorno, 6 giorni su 7.
[4] 1 gennaio 2001
[5] Mihail Dumitru, Dana Diminescu, Valentin Lazea,
Dezvoltarea rurală şi reforma agriculturii româneşti, Aprile2004,
http://www.cerope.ro/pub/study54ro.htm .
[6] Documento nominativo dove è annotata la durata del
lavoro e la funzione. E' necessario per ottenere le indennità di
disoccupazione, la pensione e serve a calcolo della retribuzione.
[7] Dana Diminescu:
http://www.namediffusion.net/txtdana/mobilite02.html
.
[8] Durante quasi 10 anni la Romania ha cercato una terza
via tra economia pianificata ed economia di mercato, in particolare le
ristrutturazioni in settori come l'energia, a differenza di paesi come la
Polonia o la Repubblica Ceca, non hanno preso avvio che all'inizio del nuovo
millennio.
[9] In Francia, l'accesso all'impiego per i Rumeni e i
Bulgari è oggetto di restrizioni durante il periodo transitorio nel quale si
trovano questi due paesi. In pratica, malgrado una lista di mestieri detti
"in tensione" la procedura per un'assunzione resta lunga, complicata e
variabile da un dipartimento all'altro.
[10] Dalla fine degli anni ottanta, alcuni Rrom del sud
della Romania, particolarmente quelli provenienti dalla regione di Craiova,
hanno convertito i metalli preziosi che possedevano in valuta straniera e si
sono trasformati in prestatori. Il sistema bancario non era ancora realmente
operativo e l'accesso alla valuta estera era estremamente limitato, così
questi ultimi sono diventati inevitabili in particolare per gli imprenditori
rumeni (in maggior parte non rom). Hanno preso il nome di Kamatari (i "tassi
d'interesse" in serbo) o Dobandari (lo stesso significato ma in rumeno).
Rapidamente hanno ammassato somme di denaro molto importanti e soprattutto
hanno stabilito reti di conoscenza a tutti i livelli di potere
(economici, politici e giudiziari) mettendosi al riparo da qualsiasi
prosecuzione. Il sistema con gli anni s'è perfezionato diventando
praticamente senza rischi per i prestatori e sempre più remunerativo.
[11] BOT Malin, Mafia camatarilor, Humanitas, Bucuresti, 2004
[12] Si distinguono quattro metodi differenti di
"reclutamento". Il più frequente è la promessa di un lavoro ben pagato
all'estero. Talvolta, il reclutatore fa pagare la prestazione proposta
(viaggio, alloggio e lavoro assicurato) all'arrivo, per essere più credibile
o per fare del debito così contratto un mezzo di pressione successivo. Gli
altri tre metodi sono la seduzione, un uomo si mette in concubinaggio con
una ragazza per poterla portare all'estero e prostituirla, il rapimento o
ancora il reclutamento di prostitute "sperimentate" in cerca di protezione
di un ruffiano e di benefici supplementari. Fonte: compilazione di articoli
della stampa locale rumena sintetizzata da J-P Légaut.
[13] Queste osservazioni sono state effettuate fuori dal
mio lavoro da diversi anni presso l'associazione Hors la Rue che ogni anno
incontra circa 250 nuovi giovani provenienti in maggioranza dalla Romania.
[14] Molti dei giovani avendo appreso la lingua e
trovato un lavoro presso "padroni" durante il loro soggiorno optano, dopo
aver messo famiglia, per un ritmo stagionale. Questo sistema offre numerosi
vantaggi perché i bambini possono seguire una scolarità normale al paese ed
i guadagni al'estero restano superiori alle possibilità in Romania.
[15] "Cosa sono diventati?", studio del Credoc
coordinato da R. Bigot, riguardante 100 giovani passati dall'associazione
Hors la Rue e l'ASE di Parigi. I risultati per i giovani che hanno accettato
la sistemazione sono molto incoraggianti perché la grande maggioranza
rinuncia alle attività pericolose o delinquenziali che praticavano prima, ed
ottenendo qualifiche professionali in più del 90% dei casi.
[16] La ragione principale è legata alla debolezza della
remunerazione dei professori il cui stipendio non basta sempre a coprire i
bisogni di base. Così sono spesso obbligati a praticare altre attività
parallele o preferiscono dimettersi per degli impieghi meglio remunerati.
Da
Czech_Roma
19 aprile 2009, 12:49 GMT
Praga - Dice la polizia che una bambina rom ed i suoi genitori sono stati
seriamente feriti, sembra da una bomba molotov lanciata nella loro casa durante
la notte nel nord est della Repubblica Ceca. Le vittime dicono che qualcuno ha
lanciato una molotov nella loro casa nella città di Vitkov, dandole fuoco poco
prima di mezzanotte, ha detto la portavoce della polizia, Sona Stetinska,
all'agenzia stampa tedesca DPA.
Ha aggiunto che la polizia non sarà in grado di confermare la causa
dell'incendio se non potrà esaminare il luogo, cosa che è complicata dal
pericolo di crollo dell'edificio.
Il Primo Ministro uscente, Mirek Topolanek, ha detto di essere "seriamente
preoccupato dal sorgente estremismo", chiedendo alle autorità di determinare se
l'incidente possa essere motivato razzialmente.
La polizia ha detto che il motivo del presunto attacco non è immediatamente
condiviso. "Non possiamo confermare che si trattasse di motivo razziale, ma
neanche possiamo negarlo," ha detto la portavoce.
La bambina di 22 mesi, salvata dalla casa in fiamme dai genitori, trasportata
in aereo in un ospedale nella capitale regionale Ostrava, è in condizioni
critiche, hanno detto dal servizio di soccorso.
Ha diverse gravi bruciature nell'80% del corpo ed ha inalato i fumi, ha detto
in una dichiarazione il portavoce Lukas Humpl.
Nella dichiarazione si dice che la madre, 27 anni, ha bruciature alle gambe
ed un braccio, mentre i padre, 33 anni, ha serie bruciature alla schiena e agli
arti.
L'incidente ha avuto luogo in mezzo ad una crescente attività politica
dell'estrema destra e dei gruppi neonazisti.
La stessa sera, estremisti di destra avevano percorso in una marcia
largamente pubblicizzata la città nord-occidentale di Usti nad Labem, che ospita
un simil-ghetto della comunità rom, 430 km. ad est di Vitkov.
Le città ceche hanno combattuto per proibire le marce estremiste, mentre i
loro organizzatori sfruttano le leggi che salvaguardano la libertà di assemblea.
"E' chiaro che esiste un collegamento tra l'attività politica degli
estremisti e la violenza diretta verso gli abitanti," ha detto il premier. Ha
auspicato che la prossima riunione di governo discuta la questione lunedì.
Nonostante questa retorica, i gruppi di estrema destra hanno continuato senza
problemi le loro attività. Recentemente il governo ha fallito nel suo sforzo di
sciogliere una di queste organizzazioni, il Partito dei Lavoratori.
Attacchi a sfondo razziale con bombe molotov, alcuni dei quali mortali, hanno
recentemente scosso l'Ungheria.