Londra, 27.7.2008, 15:03, (Daily Mail - VIDEO) Billy Joe Saunders è in missione. Da un sito di Viaggianti ad Hatfield ai Giochi Olimpici di Berlino, il teenager andrà in Cina come portabandiera della comunità Romani e del rinascimento della boxe britannica.
Ma Saunders ha anche una crociata più personale dopo l'assenza della sua ragazza Ruby e di suo fratellino Billy Joe Jnr dai Giochi, che lo sprona a portare a casa una medaglia d'oro.
A 18 anni è il membro più giovane degli otto componenti della squadra che competerà ai giochi, Saunders ha speso settimane navigando in internet cercando di trovare una stanza per la sua famiglia, ma senza successo.
[...] Un Viaggiante non ha mai gareggiato nel più grande evento sportivo del mondo, ma Saunders farà la storia diventando il più prominente di una famiglia di pugili la cui storia va indietro sino al bisnonno 96enne che si batteva nelle fiere.
La sua emersione come candidato alla medaglia nei pesi welter è solo una delle storie di successo nella squadra GB che, grazie ai nuovi fondi versati in visione di Londra 2012,vanta otto contendenti appena quattro anni dopo che Amir Khan andò da solo ad Atene e ritornò con una medaglia d'argento.
Sono il primo viaggiante che si è mai qualificato per i giochi Olimpici," ha detto Saunders. "Come gli asiatici, i neri ed altri gruppi di persone, i viaggianti hanno questa immagine, ma voglio comportarmi bene e voglio che la gente sia orgogliosa di me."
"Ho conosciuto dei viaggianti ragazzi che sarebbero stati un milione di volte meglio di me se avessero continuato. Non è una strada facile. L'ho presa, ma faccio pugilato da 13 anni e questo è quello che conta. E' più di un titolo mondiale. Le Olimpiadi sono la cosa più grande del pianeta."
"E' grande essere un portabandiera. La mia famiglia è sulla luna. La boxe è nel mio sangue da quando son nato. Mio padre era un pugile e mio bisnonno combatté sui ring delle fiere. Era un campione."
"A volte se ne dimentica, ma ancora mi passa qualche consiglio. Conosce l'argomento. Era uno sport totalmente differente, ma ancora devi avere il coraggio ed il cuore per salire sul ring.
[...] Dove e quando nasce il Quaresma calciatore? A 7 anni, giocavo con gli amici in giardino, per strada, dovunque. Quartiere
Casal Ventoso, poco raccomandabile: droga, delinquenza, violenza. Mi vede un
osservatore di un piccolo e povero club di Lisbona. Gioco lì meno di un anno,
poi lo Sporting Lisbona e il resto si conosce.
Non si sa bene quando e come nasce la trivela. Subito. A 7-8 anni avevo i piedi storti verso l’interno, molto più di
adesso, e mi veniva da toccare il pallone sempre con l’esterno, destro, perché
per me il sinistro può pure restare a casa. L’allenatore non ne poteva più e un
giorno mi fa: "Se calci ancora così ti mando fuori". L’azione dopo ero nello
spogliatoio, tristissimo. Poi si è rassegnato, è un colpo naturale. Teoricamente
è più difficile, a me viene più facile fare tutto così.
Ispirato a qualcuno? No, anche se ricordo lo facesse lo slavo del Porto, Drulovic. C’è un solo
giocatore che ho cercato di copiare: Luis Figo. Lo trovavo impressionante,
volevo diventare come lui e ora ci gioco insieme.
Magari il modo di giocare è simile, però c’è una differenza fondamentale: lui è
un fenomeno, io no. Lui gioca un calcio sereno, frutto di una esperienza
straordinaria, mentre io giocherei sempre uno contro uno per 90 minuti: il mio è
il calcio di un ragazzo che ha bisogno di dimostrare tante cose e vuole
migliorare ogni giorno.
L’Inter è la squadra migliore per diventare un fenomeno? L’Inter è piena di buoni giocatori e può vincere campionato e Champions. Mi
viene da pensare a dove può arrivare l’Inter e non Quaresma.
In cosa pensa di dover migliorare? Difficile dirne una soltanto. Tatticamente di sicuro e devo segnare di più:
posso farlo, anche se per me un assist è come un gol, davvero.
Un po' discontinuo forse? Ci sono giorni in cui non ti riesce nulla, ma sono testardo: non abbasso la
testa, non mi scoraggio.
Fuori da campo si trova difetti? Dicono abbia un caratterino… Non parlo molto, sono riservato. Ho un carattere forte, difficile abbia
paura, e mi succede anche in campo. Giocare davanti a 100, 1000, 100000 persone
per me è uguale.
Le origini incidono sul carattere? Le cose più importanti per noi gitani sono il senso della famiglia (verranno
tutti a vivere con me a Como) e l’orgoglio. Se sei zingaro, sei orgoglioso di
essere zingaro.
A proposito di orgoglio: Dice cose simili Ibrahimovic. C’è feeling? Praticamente non ci siamo ancora incrociati, ma come giocatore mi incanta.
Può essere un peso il prezzo del suo cartellino? Preferisco pensare alla responsabilità di essere stato scelto dall’Inter.
E il fatto che Mourinho l’abbia voluta così tanto? E’ un orgoglio: in Portogallo e non solo è considerato il miglior allenatore
del mondo. Spero non mi abbia voluto solo per il gol al Chelsea.
Giocare a San Siro: emozione o tensione? Chiunque vorrebbe che fosse il suo stadio, non si può aver paura di giocare
in uno stadio fantastico. Mi ricordo la prima volta, nel 2002, con lo Sporting.
E due settimane prima a Lisbona: contro Zanetti fu dura.
A Locarno ha giocato come fosse all’Inter da più tempo: pensava fosse più
dura? In una squadra così forte mi sono sentito subito bene, molto tranquillo. E
poi, dopo un mese e mezzo di allenamenti, avete idea di quanto volessi giocare?
Ancora una volta il rugby si dimostra un ottimo strumento per agevolare la
comprensione e l'interazione tra le persone di culture diverse. Rambo e Daniel
Costantini, 24 e 22 anni, estremo e mediano di apertura, grandi promesse del
rugby italiano, capaci di frequentare a suon di punti, mete e placcaggi, tutte
le selezioni giovanili azzurre (dall'Under 15 all'Under 21) prima della
frustrazione di dover fare a spallate per trovare un posto in squadra.
Tesserati del Calvisano campione d'Italia, Rambo e Daniel in Super 10 non hanno
ancora messo piede. Lo scorso campionato lo hanno giocato in serie B, seconda
squadra del Calvisano: Rambo ha segnato 28 mete, Daniel 282 punti e insieme sono
stati gli eroi della promozione in serie A. Eppure nessuno si è fatto vivo.
Impossibile omettere un particolare: Rambo e Daniel sono dù senghen, come
affermano loro in dialetto bresciano, due zingari. Giochiamo da quando avevamo 6
anni e mai abbiamo avuto problemi in squadra, mai un compagno o un avversario
che ci abbia fatto pesare la nostra origine. Adesso invece...». La domenica
prima della partita assiste alla funzione che papà Claudio, pastore della Chiesa
Evangelica di Brescia, tiene nel tendone tra le roulotte: «Siamo molto
religiosi, non beviamo, non fumiamo e preghiamo molto. In fondo questo ci aiuta
a essere anche dei bravi sportivi». Vorrebbero giocare, ma sono ingenui, nel
rugby del professionismo mai hanno avuto un procuratore, mai si sono allontanati
da Brescia. Zingari nella vita, non nei fatti: «Siamo gitani, la nostra storia
familiare è particolare: mamma è gitana da sempre, papà è un bresciano doc.
Rambo e Daniel chiedono solo una chance: "Ritornare a giocare" E pregano in
silenzio: «Anche prima delle partite. All'inizio nello spogliatoio qualcuno
rideva. Adesso, quando l'avversario è forte, i compagni ci chiedono di pregare
anche per loro...».
Di Fabrizio (del 09/11/2008 @ 09:32:43, in sport, visitato 1812 volte)
"Effettivamente, se stasera bruciassero le tende degli zingari, domani
potremmo vincere la partita di calcio… Se brucia anche la casa di Andrei, che è
fortissimo, domani non verrà a scuola".
Questo pensavo ieri sera, dopo aver origliato le discussioni da grandi che mio
padre faceva nella tavernetta con i suoi amici. Mi aveva detto: "Andrea, vai in
camera tua che dobbiamo fare discorsi da grandi!" Ero già molto agitato perché
oggi si doveva giocare ancora, a scuola, una partita del torneo di calcetto.
Ieri pomeriggio mio padre aveva occupato il telefono per più di due ore. Appena
metteva giù la cornetta, il telefono squillava di nuovo e papà urlava: "Adünansa…
ci troviamo da me, prima di cena, vedi di trovare anche Giuanin il Viscunt e il
Vunsc, Magher, Ratt, Tigher, Diaul, Busciun, Quader, Esercent, tucc!".
Tra tutti i sopranomi che avevano gli amici di papà Esercent era quello che mi
piaceva di più. Sembrava il nome di un rapper d’oltreoceano. Gli amici
chiamavano mio padre Parabula, forse perché ogni volta che iniziava un discorso
diceva: "Par esempi…". Invece la mamma diceva che lo chiamavano così perché era
un po’ la sua storia di impegno politico. E mia madre chiamava Parabula anche lo
zio, il fratello del papà, che è nel sindacato. Ieri sera erano tutti lì, tranne
lo zio, nella tavernetta di sotto, e Giuanin diceva: "Dobbiamo mandarli via quei
baluba. Quelli che rubano nelle case e rubano i bambini e ammazzano la gente…
zingari comunisti mangiabambini…"
Il mio sogno è quello di fare il calciatore. E sogno di fare gol come Mutu. Lo
avevo visto quando ero andato allo stadio con il nonno, a San Siro. Il nonno
m’aveva detto: "Si va allo stadio, Andrea. Per vedere il bel calcio e fare
festa".
Oggi invece, a scuola, si doveva giocare contro quelli della sezione B,
fortissimi. E sono diventati ancor più forti da quando è arrivato Andrei, “il
rom”. Io invidio Sergio, il mio amico d’infanzia, non mi vergogno e gliel’ho
detto in faccia. Sergio è il mio vicino di casa e siamo stati compagni di classe
fino all’anno scorso. Poi Sergio ha cambiato sezione da quando mio padre aveva
detto, alla riunione coi genitori, che la sezione A doveva rimanere degli
italiani e non si dovevano inserire ragazzi stranieri. "E nemmeno terroni…"
aveva aggiunto papà a denti stretti mentre si sedeva. Ma ormai gli altri
genitori l’avevano sentito ed il padre di Sergio ha deciso di spostare suo
figlio in un’altra classe.
Sergio fa le vacanze estive dai nonni a Palermo. Nella sezione B ha in classe un
cinese, un marocchino, due filippini, un romeno e due zingari “rom”. "I rom non
sono romeni", dice Sergio. Glielo ha spiegato Gabriel, il compagno romeno. Ma
Andrei e Sergiu, i due rom, vengono dalla Romania. Giocano benissimo a pallone.
Arrivano ogni giorno a scuola con un pulmino. Vivono in un campo nomadi in delle
“tende provvisorie”. Li hanno mandati via dalle baracche di un altro campo.
"Sono un po’ vivaci, come noi" dice Sergio. E sono anche fortissimi nella corsa
e nel calcio.
Sotto, nella tavernetta, mio padre stava urlando parolacce, ieri sera.
E domenica gioca il Milan, andremo allo stadio… Anche lì papà dice le parolacce…
Ieri sera papà ha tirato fuori la maglietta con la scritta: Tegn dur contro il
sud magrebino. "Non si sa mai", ha detto alla mamma.
Quella maglietta papà l’ha comprata qualche anno fa, a una festa dove erano
tutti vestiti di verde, come dei marziani o come la squadra dell’Irlanda. C’era
un rito dell’acqua e tutti che gridavano: "Fuori i terroni dall’Italia, fuori
l’Italia dalla Padania, fuori la Padania dall’Italia, e fuori l’Italia
dall’Europa…". Poi col tempo hanno cambiato, gridano lo stesso, ma cose tipo: "Fuori gli zingari dall’Italia” e
"Tutti i baluba a casa loro".
Ricordo che c’era quella volta un uomo col fazzoletto verde che urlava al
microfono: "Noi quella gente non la vogliamo, padroni a casa nostra, stiamo bene
da soli…".
Io pensavo che è triste vivere da soli. Si era agitato per un’ora quel signore
col microfono. E tutti si agitavano con le bandiere quando lui alzava la voce,
diciamo ogni due minuti circa. Aveva sbagliato qualche congiuntivo il signore
col fazzoletto, ma ho capito che non era il momento per farglielo notare a mio
padre.
Papà era impegnato a urlare, con bandiera verde legata al collo e con il volto
rosso carminio: "Se-ces-siò-ne, Se-ces-siò-ne, Se-ces-siò-ne".
C’erano tutti a urlare e agitare bandiere: Giuanin il Viscunt, il Vunsc, Magher,
Ratt, Tigher, Diaul, Busciun, Quader, Esercent. Col ritmo un po’ rap. "Se-ces-siò-ne,
Se-ces-siò-ne, Se-ces-siò-ne". Il via alle urla l’aveva dato ancora l’uomo col
microfono. Quello con la voce rauca, quello che poi mio padre aveva messo sul
desktop del computer, a casa. La foto di quell’uomo vestito da Zio Sam con la
scritta: "Mì te voeuri!"
Ogni volta che accendevo il pc mi ritrovavo la faccia di quell’uomo, con il
cilindretto, il frac e il dito puntato minaccioso: "Mì te voeuri!". Altro che
uomo nero. L’uomo verde ad ogni accensione del computer: "Mì te voeuri… mì te
voeuri!" Era diventato l’incubo dello schermo, il tormento del monitor. "Mì te
voeuri…?" In qualche modo l’uomo verde se l’era preso, mio padre. Infatti papà
ogni tanto tornava la sera in garage vestito di salopette, come un imbianchino,
sporco di vernice bianca e verde. E sentivo che diceva alla mamma che lo
aspettava con il vin brulé: "Che ciulada sul cavalcavia!".
Scriveva sui muri di cemento cose tipo "Padania libera, Padania ai padani" e
altri slogan sentiti al rito dell’acqua. Lo zio sindacalista, prendendolo in
giro, le chiamava "installazioni artistiche".
Non penso che lo chiameranno mai alla Biennale di Venezia per una scritta da
cavalcavia tipo "romaladrona, padaniastato"…
Per il compleanno il papà aveva regalato alla mamma, tempo fa, un "elegante set
cucina sale pepe serigrafato con sole delle alpi", ordinato su Internet. La
mamma aveva detto: "Adesso anche i miei regali sono diventati sovvenzioni per il
partito". E ha messo il suo regalo nella tavernetta, per le riunioni degli amici
di papà. Che a volte giocano al Risik Padan. E bevono grappa "Va’ Pensiero".
Papà dice che il comunismo ha fatto tante vittime e che non bisogna falsificare
la storia. Lo zio gli risponde che forse è vero ma neanche bisogna dimenticare
quando noi andavamo in America. Il papà dice che lo zio andrà all’inferno per
quel "forse" e che noi però non eravamo "con le toppe al culo". Lo zio risponde:
"Allora per chi fate la “toppa Sole delle Alpi”?".
Mio padre sotto la doccia canta: "Va’ pensierooo…". Che poi lo zio gli dice: "A
furia di lavà el penser… ghe n’è pù… l’è andaa…". La mamma a volte fa dei lunghi
sospiri e dice che quei due, fratelli, prima o poi si prenderanno a botte.
Lo zio ha sposato una pugliese. Papà chiama anche lei, quando non c’è la zia,
baluba. "Maschile o femminile, sempre baluba è" mi disse papà quando gli chiesi
se anche mio cugino fosse un “balubo”.
Il papà dice: "Ognuno a casa sua". Che tristezza, ognuno a casa sua! E ieri sera
dicevano, nella tavernetta, gli amici di papà: "Organizziamoci, difendiamo il
nostro… fratelli sul libero suol, meniamo i baluba… contro i baluba… uniamoci!".
E poi sono usciti tutti insieme, ringraziando mia madre per la torta. E mia
madre scuoteva la testa, preoccupata.
Allora, se Andrei non si fosse presentato a scuola per il torneo noi avremmo
sicuramente vinto… Andrei gioca scalzo ed è fortissimo. Sogna di fare gol come
Inzaghi. Un giorno, all’intervallo, quando Sergio me lo ha presentato, gli ho
detto: "Ciao, sono Andrea, quasi come Andrei. Ma tu, se giocasse Italia contro
la Romania, chi tiferesti?". Andrei mi aveva risposto "la Romania", anche se
dicono che lui è rom. Però viene dalla Romania. E aveva aggiunto: "Ma comunque
deve vincere il migliore. E se nessuno migliore va bene anche uguale".
"Uguale?" ho chiesto io perché non capivo. "Sì, uguale, cioè pareggio", m’aveva
risposto Andrei. Ma oggi non si è giocata la partita del torneo, a scuola.
Andrei è arrivato tardi a scuola, lo hanno portato, col solito pulmino, delle
persone grandi, preoccupate. Anche le prof erano preoccupate.
All’intervallo Andrei raccontava a Sergio: "Oggi tenevo stretto per mano mio
papà… hanno bruciato le nostre tende… non si sa chi è stato. Papà dice che è
gente razzista… “razzista” sembra cattivo… se brucia le tende in cui dovevamo
abitare… forse lo è…"
"Era arrabbiato mio padre" - raccontava Andrei a Sergio - "voleva dire tante
cose ai giornalisti ma secondo me sbagliava qualche parola. Io imparo
l’italiano, non è facile ma papà dice di studiare che così avrò più fortuna di
lui nella vita e saprò anche difendermi con le parole e parlare bene coi
giornalisti".
Questo pensava Andrei oggi, nel giorno della partita del torneo a scuola. È
venuto lo stesso a scuola e ci ha detto che gli dispiaceva per la partita ma
anche perché ora sentiva dire che si doveva traslocare di nuovo, proprio sotto
Natale, come un anno fa, perché si diceva che la gente qui non li vuole. Proprio
ora che suo padre aveva trovato un lavoro e sua madre era contenta perché non si
doveva più andare in giro a chiedere la carità, come qualche mese fa.
E ci ha detto Andrei che ieri sera erano pure felici, era il compleanno di sua
sorella Adela, era venuto il Don, Massimone, Maria Grazia e tanti amici a
portare una torta ed una bambola. Per Adela era il primo vero compleanno. Ma
forse, diceva lei, non avrebbe potuto mai collezionare bambole. Traslocavano
troppo spesso.
Mi dispiaceva vedere Andrei così triste. Poi lui mi ha detto: "Se vuoi possiamo
giocare a pallone insieme qualche volta, se troviamo un luogo dove giocare…".
Avvertenze per i lettori: In quella scuola andavano anche Adela, Elena,
Elisabeta, Georgia ed erano compagne di Adele, Elena, Elisabetta, Giorgia.
La faccia di quel signore vestito da Zio Sam che punta il dito: "Mì te voeuri!"
esiste. E pure il Risik Padan. E se volete sapere di più delle ciulade padane
fatevi un giro in rete.
Avete fato un po’ fatica a districarvi tra Andrea e Andrei, tra Sergio e Sergiu?
Affari vostri. Quella piccola differenza nei nomi vi ha disturbato nella
lettura? Affari vostri.
Quella piccola differenza nei nomi racconta molte altre differenze nelle loro
vite. Ma non nei loro sogni da bambini. Che sono affari nostri, di tutti. Anzi,
ci riguardano.
Dedica:
Ai ragazzi che menano il balòn sul campo di calcetto in un parco di Milano.
Ai sognatori che hanno regalato loro il campo per giocare, i palloni e qualche
sogno in più.
A coloro che rendono i sogni dei bambini realtà.
Mihai Mircea Butcovan è nato nel 1969 in Transilvania, Romania. In
Italia dal 1991, vive a Sesto San Giovanni e lavora a Milano come educatore
professionale. Vincitore nel 2003 del premio "Voci e idee migranti", ha
pubblicato il romanzo "Allunaggio di un immigrato innamorato" (Lecce, Besa 2006)
e con la raccolta di poesie "Borgo Farfalla" (Eks&Tra 2006) ha vinto, nel 2006,
la XII edizione del Premio Eks&Tra. Collabora con vari giornali e riviste, tra
cui Internazionale.
Da
Roma_Francais (con questo post, Franco Bonalumi inizia la sua collaborazione
con Mahalla)
Greg Lamazères: Ultimo round a Neuengamme
Johann Trollmann, zigano tedesco, un pugile agile, inafferrabile, scaltro e
affascinante, stella del ring nella Repubblica di Weimar, diventa la bestia nera
del III Reich a causa del suo sangue ritenuto impuro e della sua "razza
corrotta"; i suoi pugni, il suo spirito ed i suoi piedi troppo rapidi e la sua
sola presenza erano un insulto all’ideale nazista.
Assieme a lui, e mentre lo stesso accade agli ebrei, è un intero popolo che la
Germania di Hitler inghiotte sistematicamente, nonché una parte della propria
popolazione.
Dai club di Hannover alle grandi birrerie di Berlino, dai ring illuminati ai
palchi delle fiere, dai tavoli dei migliori cabaret alla prima linea del fronte,
sino all’ultima sfida, divenuta mitica; sino alle nevi del fronte orientale e
all’universo opprimente del campo di Neuengamme: gloria, declino e caduta di
Johann Trollmann, il campione zigano che i nazisti hanno "divorato". Cause che,
per la loro risonanza, hanno lasciato traccia nella nostra memoria.
Un importante romanzo sulla storia inedita del genocidio zigano.
Editions Privat.
ISBN : 978-2-7089-5858- 6
Parution le 15 janvier 2009 dans toutes les librairies
18 € / 224 pages
Contact presse: Isabelle de la Raitrie
isabelle.de.la.raitrie@editions-privat.com 05 61 33 77 05.
Skathéroism: i (finti) nomadi dello skateScritto il 07 maggio 2009 da Simone.
Jean è un diciassettene che fa skate. Stanco di doversi accontentare di
periferie e skate park, decide insieme ai suoi amici di andarsene dalla
metropoli ed iniziare a vivere da nomade ed in un certo senso di seguire le orme
della sua famiglia. Dopotutto Jean è nato in una roulotte, che ora ha deciso di
risistemare, tappezzandola con le foto dei suoi avi, zingari e giostrai, e con
quelle scattate sopra alle tavole da skate.
Sarebbe una bellissima storia, se non fosse che è falsa.
E’ comunque una bellissima storia, visto che è lo spunto per una mostra
itinerante (e non poteva essere che così) del fotografo torinese Raoul Gilioli,
che ha creato Jean per fargli fare da narratore al suo racconto per immagini che
fonde tradizioni gitane, skate culture e soprattutto una riflessione sulle
nostre città e la ghettizzazione del diverso (skater o zingaro).
Insieme alla foto, la mostra si porta dietro anche rampe, roulottes vintage
(pure una dove far benedire la propria tavola dalla madonna gitana) e
strombettante musica zingara.
Sponsorizzata da DC, Skathéroism fa la sua prima tappa a Torino, per poi passare
a Milano, Genova, Roma e Napoli.
Skathéroism
dal 7 al 21 maggio 2009
@ Associazione Culturare Azimut
via S.Agostino 30, Torino
(vedi
mappa)
Prossime tappe:
11 giugno @ P4 Temporary Gallery, Milano
4 settembre @ Urban Star, Roma
18 settembre @ Compagnia Unica, Genova
22 ottobre @ Rising Mutiny, Napoli
Di Fabrizio (del 30/05/2009 @ 09:08:18, in sport, visitato 2125 volte)
VILLAGGIO CHAMPIONS, SCENDE IN CAMPO NAZIONALE "HOMELESS" A 100 giorni dalla finale della Homeless World Cup, che dal 6 al 13
settembre vedrà sfidarsi a Milano 500 giocatori di 48 nazioni, oggi nel
Villaggio della Champions League a Colle Oppio la rappresentativa italiana
Homeless ha battuto la squadra di giornalisti Vodafone per 5 a 4. In campo, per
una partita di calcio 5 contro 5, anche il campione Marcel Desailly, che ha
giocato con la maglia rossa "Vodafone". Gli avversari e campioni della partita
dimostrativa, maglia blu indosso, sono i giocatori della "Nuova
multietnica", una squadra composta da sud americani, africani, rumeni
"homeless", giovani sportivi con un passato da senzatetto reinseriti o nomadi
residenti in campi irregolari, come 3 calciatori romeni che ancora oggi vivono
in un campo rom alle porte di Milano.
Quando i Bohemians scesero sul campo di calcio, domenica prima della quinta
partita della stagione, l'allenatore Tibor Lukacs indicandoli dalla linea di
fondo, disse: "Questi ragazzi sono la vera Unione Europea".
Questa giovane squadra, composta da rifugiati rom della Repubblica Ceca
arrivati in Canada dal 2008, simbolizza il vero spirito della UE, perché sono
persone senza confine, dice.
I Rom sono sparsi in tutta Europa, dove dicono di subire segregazione,
discriminazione e spesso attacchi violenti. Questi casi stanno aumentando con la
crescita dei gruppi neonazisti e dei partiti nazionalisti con rami paramilitari
di giovani provenienti dalle campagne.
Le divise del FC Bohemian sono blu e verdi, la quintessenza dei colori rom.
Lukacs lo spiega indicando il cielo e poi il terreno erboso della prima
divisione Hamilton, campo di calcio della lega professionisti.
"Non è m...a politica, sai. E' perché non abbiamo niente," dice.
"Questo è tutto quello che siamo, tutto ciò che abbiamo è il cielo e la
Terra," dice Lukacs.
Ed ora molti Rom sperano di avere il Canada.
Dalla fine del 2007, quando fu abolito l'obbligo di visto per i cittadini
cechi, un crescente numero di Rom sono entrati nel paese facendo richiesta
d'asilo. Dal gennaio 2008, il Tavolo dell'Immigrazioni e dei Rifugiati del
Canada riferisce di quasi 2.000 casi - 404 nel solo mese di aprile.
I responsabili del tavolo immigrati sono tornati settimana scorsa da una
missione in Repubblica Ceca, per scoprire come mai i Rom stiano scappando. Si
aspetta a breve un rapporto. I lavoratori sociali dell'Ontario Meridionale si
stanno anche incontrando questa settimana col governo provinciale e federale per
vedere quante somme e risorse extra possono essere messe a disposizione, dato
che i ricoveri d'emergenza stanno raggiungendo il limite.
La maggior parte dei rifugiati si è insediata nell'Ontario Meridionale mentre
aspettano una decisione. Il tempo medio di attesa è di 16 mesi e ½, ed il tavolo
dei rifugiati aveva, al 1 maggio, un arretrato di 1.687 casi.
Per il momento, tutto quello che i rifugiati possono fare è aspettare - e
giocare a calcio.
Il FC Bohemians, dal nome della provincia ceca di Boemia, ha avuto un paio di
opportunità ma rapidamente ha subito un 2 - 0 dal Dundas C. Il vento ha spinto
un calcio d'angolo della squadra avversaria all'incrocio dei pali a destra per
il primo goal.
"E' stato il vento, cosa possiamo farci? Bisogna essere preparati anche a
questo." ha detto il mister Lukacs.
Lukacs, 45 anni, è immigrato dalla Repubblica Ceca in Canada nel 1997, parla
sei lingue ed è il punto di riferimento per molti dei nuovi arrivati Rom. Lavora
come interprete per il Centro Sanitario Comunitario Hamilton Urban Core, e di
solito è una delle prime persone che gli immigrati incontrano al loro arrivo.
Ha capelli lisci sale e pepe, che si uniscono giù nella scollatura. Un
orecchino d'oro penzola dal suo lobo sinistro e porta scarpe di cuoio appuntite
beige chiaro, con inciso un falso-coccodrillo. Parla con un accento che suona
come una miscela di europeo orientale e persiano.
Dice di aver fatto parte di una heavy metal rock band negli anni '80 e '90
nella Repubblica Ceca chiamata Merlin, ma la fama e i soldi non sono bastati a
tenerlo là.
"Ogni volta qualcuno ti dice che sei una m...a. Ogni giorno. Se vai da
qualsiasi parte, ti fanno sentire sempre un estraneo. Per quanto tempo uno può
ascoltare tutto ciò?" dice. Scherza che forse se tingesse di biondo i suoi
capelli ed avesse gli occhi blu, potrebbe essere capace di inserirsi.
I giocatori di calcio non hanno vinto nessuna delle partite precedenti. A
volte quando sbagliano, i Bohemians smettono di giocare e gridano tra di loro in
romanes, mentre la palla scappa. Lukacs dice che presto saranno dove devono
essere.
A metà partita, Lukacs ha camminato oltre le gradinate per tradurre la storia
di
Rudolf Zajda, ex consigliere del governo ceco per le questioni rom. Arrivò in
Canada nove mesi fa e sta imparando l'inglese così da usare i suoi titoli di
studio in psicologia e assistenza sociale per trovare un lavoro.
Zajda, 48 anni, dice che riceveva costantemente nella posta lettere di
minacce e di affrontare discriminazioni sul lavoro. Ma quello che finalmente
l'ha fatto decidere a lasciare fu il giorno che un tizio seguì la sua macchina,
gridandogli attraverso il finestrino che l'avrebbero ucciso.
"Stavano minacciando la mia vita e la polizia non faceva niente," dice.
Zajda dice di aver sentito del Canada dai media cechi, che spesso raccontano
quanto sia facile andarci e come si sia i benvenuti.
Nella ripresa, i Bohemians hanno segnato un goal, ma hanno perso 5 -1.
Dopo la partita, alcuni dei giocatori si rilassano con la famiglia nel loro
complesso di appartamenti nel centro di Hamilton.
Jakub Penicka, 20 anni e le gambe ancora un po' arrossate per la partita,
dice di essere qui da 18 mesi e di andare a scuola per imparare l'inglese. Come
lavoro spera di mettersi in proprio.
"[Nella Repubblica Ceca] non va bene, perché eravamo differenti. Ti
osservavano sempre. Cercavi un lavoro ma nessuno te lo dava," dice Penicka.
David Kroscan, 26 anni, parla cinque lingue ed è arrivato qui sei mesi fa.
Prende in braccio la sua bambina e dice che i canadesi "ti parlano con
educazione", in un modo che fa capire come questa per lui sia un'anomalia.
Suo padre, in piedi di fronte a lui, si rigira le tasche.
"Se mio padre va in un negozio [nella Repubblica Ceca] gli chiedono di
mostrare le tasche," dice David. "I Rom arrivano in Canada perché hanno bisogno
di una vita differente, una vita migliore."
Lukacs e molti dei Rom ad Hamilton, il cui numero è stimato tra i 1.500 e i
3.000, stanno cercando di costruire una comunità. Lukacs dice che non hanno
molti soldi, ma ci sono degli eventi programmati, come uno spettacolo di Miss
Roma.
E Lukacs dice che sta finendo un libro, che dice gli ha preso la parte
migliore di un decennio, sulla storia dei Rom.
"La gente dice che veniamo dall'Egitto [da cui deriverebbe il termine
"Zingari"] o dall'India; sono tutte c.....e," dice. Dalle sue ricerche, ha
imparato che i Rom discesero da almeno 20 regioni nel mondo e si stabilirono in
Europa nell'VIII secolo.
"E' come se dopo 500 anni la gente chiedesse ai Canadesi da dove arrivano,"
dice.
Ha imparato che la lingua rom viene dal sanscrito, con molti imprestiti dal
persiano.
"Sto cercando di trovare chi sono davvero i nostri antenati," dice Lukacs.
Un portavoce del Ministro per l'Immigrazione, Jason Kenney, dice che il
governo sta monitorando da vicino il numero crescente di richiedenti asilo, ma
Kenney non crede che la Repubblica Ceca sia "un'isola di persecuzione."
Lukacs dice di comprendere che il Canada non può spalancare le frontiere e
accogliere tutti i Rom d'Europa. Si stima che al popolazione rom della
Repubblica Ceca sia tra le 250.000 e le 300.000 unità.
Dice che l'unica soluzione è che il Canada lavori con i governi europei per
rendere migliore la vita alle sue minoranze rom.
"Cosa stanno aspettando?" si chiede. "Una pulizia etnica?"
Di Fabrizio (del 31/07/2009 @ 08:56:53, in sport, visitato 2038 volte)
Forse i lettori che ci seguono da più tempo, si ricordano
della Homeless World Cup, il torneo mondiale di calcio per senza fissa
dimora, a cui partecipò la squadra italiana, la "Multietnica" nata nel
campo rom di Triboniano.
Qua la recensione del libro, che ne racconta la nascita e la prima vittoria
nel 2004. Nel 2005, seconda vittoria italiana, in un torneo che fu seguito sul
campo e dietro le quinte giorno per giorno da questo blog e che potete trovare
riassunto
qua
(vi invito a rileggerlo).
Dopo tanto silenzio, torno a parlare di loro. La prossima
Coppa Mondiale si svolgerà a Milano dal 6 al 13 settembre e ieri ho
ricevuto una mail che vi riporto qua sotto.
Buona sera,
l'Ufficio stampa della Nuova Multietnica (ONLUS) con la presente e-mail
parla a nome del nostro ct. Bogdan Kwappik allenatore della Nazionale Italiana
Homeless world cup e attuale presidente della A.S.C. Nuova MultiEtnica (ONLUS)
di Milano.
Vogliamo comunicare che, nonostante nella conferenza stampa di lunedì
27/07/09 con presenti il ministro alla difesa La Russa e il sindaco di Milano
Letizia Moratti in veste di Ambasciatrice dei senza tetto alla presentazione del
prossimo mondiale di Homeless World Cup Milano 2009, siamo stati vittime di
eventi degni di nota. Con esplicita fermezza vogliamo esprimere il nostro più
estremo rammarico e preoccupazione per gli eventi che stanno condizionando i
nostri preparativi per il mondiale che si terrà all'arena di Milano dal 6 al 13
settembre, noi come di consuetudine ci alleniamo due volte alla settimana e ci
ritroviamo tutti alla stazione di Lambrate a Milano per poi essere portarti al
nostro campo di allenamento con un furgone situato nei pressi della villetta
dell'idroscalo di Milano, vogliamo sottolineare l'accaduto di oggi 29/07/09
pressappoco per le 19:00 a Lambrate due tizi in moto hanno colpito con un sasso
il nostro furgone attentando all'incolumità del nostro mister che fortunatamente
era appena sceso dal mezzo, danneggiando lievemente il parabrezza, ma creando
scompiglio e paura nel nostro gruppo, questo episodi sottolinea la pressione che
piano piano stiamo subendo sempre di più avvicinandoci al mondiale,noi come
giocatori che parteciperanno alla Homeless worl cup rappresentiamo il mondo
povero e disagiato dell'Italia e il fenomeno dell'immigrazione e della loro
integrazione, quindi noi portavoce di queste realtà ora ci sentiamo minacciati e
spaventati da questi eventi sempre più eloquenti, noi ci chiediamo come sia
possibile tutto questo, come possono succedere cose del genere. inoltre un altro
evento sempre più sconvolgente è accaduto a dei nostri giocatori, più
precisamente a dei nostri compagni rom, sono stati minacciati e maltrattati da
dei carabinieri
di far sgombrare il loro accampamento con la forza dove all'interno ci sono
presenti donne e bambini, tutto questo nelle vicinanze di un evento
importantissimo che parla proprio di senza tetto è una cosa gravissima che
speriamo si possa risolvere nel migliore dei modi. vogliamo che la nostra voce
venga ascoltata e letta da tutti i giornali e ogni forma di telecomunicazione
per far capire che noi ci siamo e che non ci arrendiamo davanti a tutto questo,
noi abbiamo formato un buon gruppo che viene sempre più fortificato grazie
all'aiuto del ct. Bogdan che si sente sempre più motivato a continuare questa
scalata e a non mollare mai. Chiediamo l'aiuto a tutte le associazioni benefiche
affinché ci facciano sentire parte di una grande realtà e non come adesso che ci
sentiamo sempre più soli.
Distinti saluti.
Per le minacce rivolte ai giocatori della nazionale senza tetto contattare
direttamente i giocatori coinvolti
Florian Matei : 3298990762
Patru Florian : 3273410206
per iniziare ringraziamo tutti coloro che ci hanno aiutato fin ora nelle
selezione della nazionale senza tetto!!!
La Nuova MultiEtnica comunica a tutti quanti che mancano 30 giorni al mondiale
di Homeless World Cup 2009 che si svolgerà a Milano (Parco Sempione Arena
Civica).
La MultiEtnica è incaricata da 7 anni preparare la rappresentativa italiana di
homeless. Le selezioni della rappresentativa si svolgeranno attraverso i nostri
allenamenti presso la Villetta (idroscalo) dove selezioneremo non soltanto in
base alla qualità di gioco, ma anche tenendo presente la storia personale di
ogni giocatore.
Il ritiro della Rappresentativa Italiana HWC Milano e previsto dal 29 agosto
fino 5 settembre nella prossimità delle zone terremotate in Abruzzo. Dove
Selezioneremo 4 giocatori Abruzzesi che anno perso le
proprie case e dove porteremo la solidarietà della Nazionale Italiana Senza
Tetto ( A.S.C. Nuova MultiEtnica Onlus )
Per far si che tutto questo accada la Rappresentativa Italiana HWC ha bisogno
di:
Attrezzatura sportiva; 25 giocatori
Due porte per allenamento smontabile
Fondo casa per trasporto e vitto alloggio, lavanderia, staff e
comunicazione.
10.000 € circa.
4 settembre Conferenza stampa. Con la presentazione del primi 8 giocatori
della rappresentativa Italiana Senza Tetto. 10 giocatori di riserve per tutte le
48 Nazioni. Consegna delle maglie e attrezzatura per tutti giocatori da parte di
rappresentante di FIGC
Le selezioni non sono ancora chiuse!!!
Lanciamo un appello a tutti i nostri amici e amiche di diffondere questo
messaggio per dare l’opportunità a tutte le persone che hanno il desiderio di
rappresentare l’Italia ai mondiali di HWC Milano 2009 di venirne a conoscenza.
La MultiEtnica può realizzare questo sogno ad occhi aperti!!!
Inizio allenamenti fino 05/09/2009
Luogo di allenamenti: la Villetta (idroscalo)
Giorno ed orari di allenamenti: mercoledì, dalle 19:30 alle 22:00 sabato, dalle
17:00 alle 19:30
Vi ricordo inoltre che se volete sostenerci ed aiutare a realizzare i sogni di
tanti senza fissa dimora potete farlo attraverso un versamento alle seguenti
coordinate bancarie:
Associazione Sportiva e Culturale Nuova MultiEtnica (ONLUS)
Via Bellezza 16/a – Milano
Codice Fiscale – 97309030159
BANCA INTESA
COORDINTE IBAN – IT16 G030 6909 4446 1524 9931 460
ABI 03069 CAB 09444 C/C 6152499314/60
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
riprodurre liberamente tutto quanto pubblicato, in forma integrale e aggiungendo
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