Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 20/07/2005 @ 03:40:26, in Europa, visitato 1799 volte)
18. 7. 2005 - In crescita il numero dei bambini rom mendicanti. E' la denuncia dell'OnG Alicante Acoge, al giornale El Pais. I bambini sono sia immigrati dalla Romania che nativi Gitani.
Nell'articolo, Alicante Acoge si appella all'intervento dei servizi sociali. A loro volta, le autorità locali replicano di essere già impegnate tuttora al meglio delle loro possibilità. E' dal 2001 che diverse istituzioni collaborano per tenere lontani i bambini dalla vita di strada. Il governo centrale aggiunge che non è possibile multare i genitori, perché di solito sono famiglie senza ulteriori risorse.
Il problema è rilevante perché la Spagna viene considerata un modello di integrazione sociale dei Rom. Attualmente, ce ne sono circa 700.000, metà dei quali sotto i 16 anni. Mentre il 95% dei Gitani è in varie maniere sedentarizzato, la maggior parte dei Rom di altre origini vive in baracche ai margini delle maggiori città.
Le prime menzioni ufficiali sulla presenza Rom in Spagna sono del 1417. Da allora sono stati costantemente perseguitati e vittime del razzismo istituzionale, in particolare durante il regime franchista. Soltanto nel 1978. in seguito al processo di democratizzazione, la Spagna iniziò a riformare la propria politica. Nel 1086, il governo introdusse i primi fondi destinati alle comunità Gitane e alla lotta all'esclusione razziale.
(Dzeno Association)
Di Fabrizio (del 20/07/2005 @ 15:16:18, in Europa, visitato 1837 volte)
18. 7. 2005 - Si è trattato di un esperimento, coordinato da Mf DNES (MfD) e da Romano Vodi: due coppie, identiche per percorso scolastico, abilità linguistiche e abbigliamento, una Rom e l'altra no. Hanno trascorso entrambe una giornata a Praga cercando un lavoro, a Rokycany per trovare un ristorante con posti liberi e a Plzen nel tentativo di entrare in discoteca. Il tutto, seguite passo passo da una telecamera. Il risultato: non è facile essere Rom.
Articolo originale di Dzeno
Di Fabrizio (del 21/07/2005 @ 14:02:49, in Europa, visitato 1936 volte)
In merito a quanto scritto da Roma Press Agency (http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?id=142), la presidente della Croce Rossa Slovacca, Helena Kobzova, ha detto che la manifestazione non intendeva essere offensiva "Ci spiace se qualcuno ha inteso la cosa in quella maniera. Mi scuso con tutti i cittadini di origine Rom che l'hanno giudicata offensiva e di cattivo gusto".
La Croce Rossa, d'altra parte, insiste sul carattere non-razzista della manifestazione. L'ideatore della scena "Matrimonio Rom", Vasil Grundza, è lui stesso di origini Rom. In un'intervista al giornale SME, si è giustificando dicendo che quella era la semplice ricostruzione della realtà dei Rom. "Se qualcuno vuole dipingere la Croce Rossa come un'organizzazione razzista, sappia che quella scena riprendeva un tradizionale matrimonio Rom come accadevano 70 anni fa. Come Rom, non mi sento offeso da quella scena."
Le dichiarazioni di scusa sono state accolte con favore da Roma Press Agency e dalle organizzazioni che avevano guidato la protesta. Kristina Magdolenova, direttrice di RPA, ha affermato "Siamo contenti che la Croce Rossa Slovacca abbia ammmesso il suo errore."
(Dzeno Association)
Di Fabrizio (del 24/07/2005 @ 17:59:59, in Europa, visitato 3037 volte)
da: http://groups.yahoo.com/group/Hungarian_Roma
Da: Judit Solymosi solymosij@mail.datanet.hu
Ufficio per le Minoranze Etniche e Nazionali - Budapest, Ungheria
Selezione notizie, aprile - giugno 2005
Inaugurato centro comunitario Rom a Parad
Un vero e proprio network, che riunisce una trentina di centri culturali rom, è stato inaugurato ad aprile alla presenza di Orban Kolompar,, presidente dell'autogoverno nazionale dei Rom. Il network ha iniziato a svilupparsi nel 1997, grazie al Ministro del Welfare. Il nuovo centro funzionerà come base per attività culturali e vita sociale. [...]
Aperta la prima galleria espositiva Rom permanente
E' stata inaugurata ad aprile, presso la sede dell'autogoverno nazionale dei Rom a Budapest. Lo spazio è destinato alle diverse forme dell'arte. La prima mostra ha interessato una quarantina di tele di Janos Csik, poi sono seguitre le sculture lignee di artisti Rom della contea di Tolna. Inoltre sono previste proiezioni di film e presentazione di altre collezioni artistiche [...]
Corso di formazioneper studenti rom
A seguito di accordi tra Ministero della Gioventù, Famiglia, Affari Sociali e Pari Opportunità con le ambasciate ungheresi negli usa, Francia e Germania, tre studenti universitari con buone conoscenze linguistiche hanno potuto seguire per un mese l'attività che si svolge nelle diversi sedi diplomatiche.
Giovane musicista rom vince il concorso "Megasztar"
Si tratta di Caramel, che ha preso parte al programma per giovani talenti organizzato da TV2. Aladar Horvat, presidente di Roma Civic Foundation ha sottolineato l'importanza dell'evento e che per riuscire non basti il talento, ma occorra la persistenza per raggiungere gli obiettivi. [...]
Il governo intende promuovere l'attività dei musicisti Rom
Trattasi di un piano per l'integrazione sociale e lo sviluppo nel mercato del lavoro. Il programma prevede la reintroduzione di orchestre e singoli che suonino dal vivo nei ristoranti e nei locali. Inoltre lo scopo è di promuovere le tradizioni culturali delle città di Szeged, Debrecen, Szolnok, Nagykanizsa e Gyor.
Corso di formazione
A giugno è stato lanciato da Independent Media Centre. Il corso è rivolto a giovani studenti Rom di età tra i 14 e i 18 anni, in regola col piano di studi, per prendere parte ai programmi radiofonici di Radio C. Il corso è finanziato dall'ambasciata britannica e da quella olandese.
Lettere
Uscita a giugno una collezione di lettere rom della fine del XIX secolo. Durante il servizio militare tra il 1853 e il 1856, l'arciduca Giuseppe d'Asburgo imparò il romanès dai suoi soldati. Un'unica pubblicazione contiene 51 lettere in lingua parte della corrispondenza tra l'arciduca e gli abitanti Rom dell'impero. Si ritiene che le lettere siano i primi documenti scritti e firmati dai Rom. L'arciduca, conosciuto per le sue ricerche linguistiche, fu promotore dell'uguaglianza tra i diversi linguaggi dell'impero, insegnò il romanès a sua sorella Maria, con cui corrispose in lingua.
La pubblicazione costituisce un inestimabile documento di storia che può contribuire alla diffusione degli studi sulle tradizioni e la lingua romanès. Il volume è in romanès, inglese ed ungherese, ed include un CD. Può essere richiesto a:
Fovarosi Onkormanyzat Cigany Haz
Romano Kher, 1151 Budapest, Enekes utca 10/b
E-mail: ciganyhaz@axelero.hu
Di Fabrizio (del 25/07/2005 @ 21:19:03, in Europa, visitato 3746 volte)
da EUMC’s quarterly magazine Equal Voices
EUMC (European Monitoring Centre on Racism and Xenophobia) intervista le due Romnià elette nel Parlamento Europeo
Con l'allargamento della Comunità Europea, nel Parlamento sono entrate facce fresche con nuove idee. Tra loro, due parlamentari ungheresi della minoranza Rom. In questa intervista con EUMC, Lívia Járóka (Partito Popolare Europeo / Democratici Europei) e Viktória Mohácsi (Alleanza dei Liberali e Democratici per l'Europa) spiegano come intendono agire perché l'agenda politica europea si occupi delle tematiche rom. Il 28 aprile 2005 hanno ottenuto il loro primo successo: il Parlamento Europeo ha adottato la sua prima risoluzione sui Rom nell'Europa allargata (vedi alla fine dell'intervista). Entrambe ne sono promotrici.
Interview of Lívia Járóka (LJ) and Viktória Mohácsi (VM) by Andreas Accardo (AA)
AA: Come uniche due rappresentanti dei Rom, siete una eccezione tra i 732 eletti al Parlamento Europeo. Com'è sono stati questi primi mesi a Bruxelles e Strasburgo?
LJ: All'inizio, ingenuamente, pensavo che in un'istituzione pan-europea di tale livello, tutti sarebbero stati sensibili e interessati alle tematiche Rom. Invece, ho trovato che il dibattito si era trascinato per 10 anni senza alcuna novità, senza collaborazione da parte Romo delle associazioni dei diritti civili. I politici mancano di un approccio sistematico, e si muovono reagendo agli impulsi che arrivano dai mezzi di informazione. Rimane un gran lavoro da svolgere: definire una strategia globale e un'agenda per i prossimi 10 anni. Così, prima dei tutto, ho dovuto rendermi conto che i progressi sarebbero stati lenti e i cambiamenti non sarebbero stati facili. Così, anch'io ho dovuto mutare strategie, approcciare persone differenti per nuove alleanze.
VM: Sono arrivata al Parlamento, perché non ero soddisfatta di come venivano affrontati in Europa questi temi. Intendevo fare pressione sulla Commissione, sulle differenti istituzioni e ai diversi livelli politici del Parlamento. L'Europa deve agire contro la segregazione scolastica, la discriminazione sul lavoro, la "ghettizzazione" delle comunità, e assicurare che il suo sistema legale protegga tutti, Rom inclusi. Dopo qualche mese che sono nel Parlamento, sento che ci stiamo muovendo nella direzione giusta. All'inizio, i miei colleghi di partito pensavano che gli argomenti che portavo fossero in "competizione" con altre importanti fonti di preoccupazione: diritti umani, libertà economica e giustizia sociale. Ora capiscono che le tematiche Rom sono una parte del tutto. Li ho sentiti affermare di vergognarsi per non aver considerato il tema dei Rom nei loro precedenti rapporti, dichiarazioni, risoluzioni ecc.
AA: Quali sono le priorità per l'Unione Europea e gli Stati Membri nell'affrontare la discriminazione contro i Rom?
LJ: Per quanto mi riguarda, è la segregazione scolastica, di cui si sta occupando Viktória. In secondo luogo, la discriminazione nelle istituzioni sanitarie e la mancanza di accesso ai servizi socio-sanitari, che si aggiunge alla cattiva situazione socio-economica dei Rom. Il terzo aspetto è il lavoro; qui non si tratta di segregazione, ma proprio di mancanza totale di sbocchi. Per terminare, quello che mina ogni contatto tra Rom e società maggioritaria è la mancanza di adeguate condizioni di vita e abitative. Circa il 40-50% dei Rom vive in totale segregazione, anche nell'Europa Occidentale. Gli accampamenti non hanno acqua corrente, elettricità, gas, presidi medici o di polizia.
VM: Come diceva Lívia, sto affrontando primariamente la questione della segregazione scolastica. Posso aggiungere il tema delle sterilizzazioni forzate, tuttora irrisolto. La difficoltà è nel dimostrare che alla base ci sono motivazioni razziste, se non addirittura criminali. Il personale medico nega il atto che le sterilizzazioni avvengano senza consenso delle interessate. Portare questi casi in tribunale è molto difficile.
AA: La discriminazione contro i Rom e la necessità di migliorare le loro condizioni di vita sono spesso indicate come specifiche per i "nuovi" Stati Membri, piuttosto che per la "vecchia" Europa dei 15. E' giustificata questa divisione tra Est ed Ovest Europa?
LJ: Certamente no. Tra i tanti fraintendimenti difficili da demistificare, c'è anche questo. Grecia, Spagna, Portogallo presentano le stesse situazioni. In generale, da parte di tutti gli Stati Membri c'è riluttanza ad ammettere che la situazione è simile.
VM: La differenza è che nei nuovi Stati Membri, ci sono più ONG coinvolte. Questo perché lì sono più evidenti le brutalità poliziesche, le favelas, la mancanza di accesso ai servizi sanitari e scolastici. Però, questi casi ci sono in tutta Europa.
AA: Quali sono gli effettivi strumenti della politica per migliorare la situazione dei Rom?
VM: I politici nei governi degli Stati Membri hanno iniziato a sviluppare politiche e progettispecifici. Per esempio, in certe aree dove la disoccupazione Rom raggiunge il 90%, sono implementati cosrsi di formazione e di avviamento al lavoro, con particolare attenzione alle generazioni più giovani. Di solito questi progetti - che sono anche costosi - hanno un minimo impatto. Al termine del progetto, sono in pochi quelli che hanno trovato lavoro e la situazione rimane la stessa. Secondo me, per ottenere risultati più concreti, occorrerebbe che fossero affiancati a un'effettiva politica antidiscriminatoria. L'approccio migliore sarebbe assicurare un trattamento paritario ai Rom in cerca di lavoro. Per questo, si deve superare il concetto di "programmi o progetti speciali" e concentrarsi sui modi per combattere le discriminazioni. Sono fermamente convinta che le radici del problema siano nei manifesti sentimenti anti Rom. Solo combattendo le discriminazioni possiamo sperare di migliorare la situazione.
LJ: Le politiche "generaliste" e le misure per migliorare la scolarizzazione, l'impiego, la sanità e le condizioni di vita sono estremamente importanti. Un tempo, i problemi Rom venivano catalogati come questioni socio-economiche, è tempo che diventino parte dell'approccio politico generale. Le questioni culturali e di identità possono essere affrontate con un approccio particolare. [...]
VM: La mia esperienza è che i governi spesso sviluppano programmi di cui alla fine le comunità Rom non beneficiano. Per esempio, in Ungheria nel periodo prima dell'ingresso in Europa, i progetti PHARE erano rivolti a diminuire il numero dei bambini Rom nelle scuole speciali. Viceversa, ora le politiche dei "progetti pilota" tendono ad investire forti somme, ma per mantenere quei bambini nelle scuole differenziali. Dobbiamo cambiare questo approccioe assicurare invece che i Rom abbiano uguali opportunità di accesso al normale sistema educativo. Piuttosto, c'è necessita di programmi appositi per favorire l'accesso ai servizi di base. Secondo il mio punto di vista, interventi mirati sono: censimento e controllo di quanti bambini Rom siano confinati nelle scuole speciali, supporto finanziario alla scolarizzazione di base e riforme legali. In altre parole: azione mirata della politica contro la discriminazione. Se queste pratiche discriminatorie non verranno più permesse, allora i Rom accederanno naturalmente a un'istruzione di qualità.
AA: State dicendo che non c'è una sufficiente conoscenza sulla situazione dei Rom, e che quindi le misure prese non sono efficaci a combattere la discriminazione e l'esclusione sociale?
VM: Non ritengo che la mancanza di conoscenza sia per forza una questione chiave. La società deve imparare a non discriminare e a non lasciare spazio ad azioni razziste. Nella scuola, sul posto di lavoro o nelle altre sfere della vita pubblica.
LJ: La maggior parte dei politici europei non presta attenzione alla situazione reale dei Rom. Ne hanno un'immagina stereotipata che non corrisponde alla realtà. Sono stupita e contrariata di quanta poca volontà politica ci sia nel capire le difficoltà affrontate dai Rom. I politici preferiscono accettare l'immagine esotica degli "Zingari"; sono contenti di aver a che fare con le tematiche legate alla loro cultura, ma mostrano una totale inadeguatezza a capire cosa significhi "veramente" essere Rom nell'Europa del 2005. Le conoscenze e i dati a disposizione non sono sufficienti a rettificare tutti quei vecchi stereotipi che continuano a circolare nella politica e nella vita di tutti i giorni. Questo gap ci impedisce di approntare politiche efficaci. [...] Esiste una forbice enorme tra le ambizioni e la realtà: così come le leggi antidiscriminazione non garantiscono automaticamente il cessare delle discriminazioni. Un'altra colpa della Commissione è stata di non chiarire adeguatamente che lo sviluppo delle legislazioni antidiscriminazioni esistenti, è più importante di scriverne di nuove.
VM: La stessa Direttiva per l'Eguaglianza Razziale non è dettagliata. All'inizio, alcuni Stati Membri eranodell'opinione che la loro costituzione fosse sufficiente a garantire l'uguaglianza. Sono leggi che esistono da anni, ma la discriminazione permane. Ecco perché dev'essere data attenzione al loro sviluppo. Per esempio, nei casi di discriminazione, adottare quanto già la legge stabilisce, per proteggere i diritti di tutti i cittadini, Rom oppure no.
AA: Ci sono speranze?
LJ: Sì, quando si verificherà una spinta più forte nelle politiche antidiscriminazione nelle aree della scuola, del lavoro, della casa e della sanità. Manca in questo senso la volontà, se si escludono alcune OnG e forse noi due. Quello che vorremmo vedere nel lungo termine è: più impiego per i Rom nelcontesto della strategia di Lisbona; non discriminazione sul posto di lavoro, assistenza da parte dei governi; monitoraggio degli Stati Membri da parte della Commissione. Tutto questo rimane sinora un'illusione, perché alle azioni positive intraprese manca la continuità.
VM: L'unica speranza per i Rom europei è che la loro fiducia nell'Unione Europea sia ben riposta. Un recente sonfdaggo in Ungheria chiedeva agliintervistati se si sentissero cittadini ungheresi piuttosto che europei. I risultati mostrano che i Rom intervistati hanno rispoto europei in maggioranza. Hanno perso la fiducia nel governo nazionale, perché spesso la loro fiducia è stata malriposta. Oggi continuano ad essere discriminati nella vita di tutti i giorni e in ogni sfera della società. Sono qui per esserci quando saranno cittadini europei pari agli altri e fieri di esserlo.
La risoluzione del Parlamento Europeo sui Rom: I 28 aprile 2005, è stata adottata una risoluzione unitaria sui Rom in Europa. Vi si nota come "soffrano discirmizione razziale e in molti casi siano soggetti a severe discriminazioni strutturali, povertà ed esclusione sociale". La risoluzione evidenzia anche le difficoltà quotidiane come gli attacchi razzisti, i discorsi discriminatori e razzisti, gli attacchi fisici dei gruppi estremisti, gli sgomberi illegali e i comportamenti polizieschi dettati a antiziganismo e romanofobia. Il Parlamento richiede una rapida integrazione economica, sociale e politica dei Rom; e sprona il Consiglio, la Commissione e gli Stati Membri al riconoscimento dei Rom come minoranza nazionale e al miglioramento della loro situazione.
Di Fabrizio (del 27/07/2005 @ 04:11:16, in Europa, visitato 2516 volte)
Kopenhagen - Secondo quanto riportato dall'agenzia stampa Ritzau, un gruppo di 21 Rom originari della Romania per una settimana ha vagato nell'Atlantico settentrionale in cerca di approdo.
Imbarcatisi in Norvegia sulla nave "Norröna", hanno provato a sbarcare nei porti di Seydisfjördur (Islanda), Torshavn (isole Färöer) e di Lerwick nelle isole Shetland (UK), chiedendo asilo ma venendo reimbarcati ogni volta. Nel porto di Lerwick hanno avuto uno scontro con la polizia, nel tentativo di passare illegalmente la dogana. Il gruppo si era presentato settimana scorsa nel porto di Hanstholm (Danimarca settentrionale). La polizia danese di frontiera, ha confermato il resoconto dell'agenzia stampa e di essere a conoscenza dell'arrivo dei 21 Rom. "Abbiamo controllato il loro passaporto e che disponessero di denaro sufficiente per tornare in Romania".
derStandard.at | Panorama | Chronik 26. Juli 2005 11:36 MESZ
Di Fabrizio (del 29/07/2005 @ 00:29:32, in Europa, visitato 2801 volte)
Una recente inchiesta sulla condizione femminile delle romnià in Macedonia, dimostrerebbe che anche in quel paese, dove i Rom sono un'alta percentuale della popolazione e sono generalmente ben integrati, esistono diversi punti di crisi. La ricerca è stata commissionata da:
- Roma Centre of Skopje (RCS)
- European Roma Rights Centre (ERRC)
- Network Women's Program Roma Women Initiative (NWP/RWI)
e questo, per quel poco che conosco di dinamiche nella regione balcanica, è anche la mia perplessità sullo scopo di questa ricerca. Sono associazioni serie e preparate, da cui attingo buona parte delle notizie che pubblico, ma contemporaneamente da anni svolgono una politica di delegittimazione dei vari governi nazionali, per ottenere appalti e visibilità [vedi http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?id=138] Fatta questa precisazione personale, ecco i punti critici individuati dal rapporto: Cittadinanza: Una legge adottata dal governo a seguito del dissolvimento della Yugoslavia, ha lasciato molti Rom e profughi senza cittadinanza alcuna. Questo preclude l'accesso ai servizi scolastici, al lavoro, alla sanità, poter disporre di case o proprietà. Scolarizzazione: I bambini Rom ricevono mediamente un'educazione scolastica inferiore agli altri. L'analfabetismo tra i Rom è maggiore tra le donne, le ragazze di solito abbandonano la scuola dopo le elementari. La barriera principale alla scolarizzazione, oltre i casi di discriminazione del sistema, sembra risiedere nelle famiglie, ma anche nella scarsa attenzione che le autorità dedicano alle richieste dlle stesse. Lavoro: Le donne Rom principalmente lavorano nell'economia sommersa, come la vendita di cesti intrecciati ocome donne di servizio. Nel campo del lavoro regolare, le condizioni sono in genere peggiori del resto della cittadinanza. Le controversie più numerose riguardano l'orario di lavoro e le paghe, sfavorevoli rispetto a quelle percepite a parità di mansione dal resto della popolazione. Sanità: Il maggiore problema è la mancanza di documenti per accedere ai servizi medici. Inoltre le condizioni dei campi profughi favoriscono l'insorgere di disagi come alta pressione, bronchiti, asma, tubercolosi... Alloggio: Gravi problemi (vedi sopra) principalmente per quante vivono in accampamenti più o meno tollerati. Spesso sovrapopolati e senza infrastrutture, elettricità e acqua. Inoltre la ricerca evidenzia un alto numero di violenze fisiche e psicologiche condotte contro le donne, da parte della famiglia o della comunità allargata. Violenze raramente denunciate e ancora più rari gli interventi delle autorità. Rimane infine il problema dei Rom rifugiati dal Kossovo, che vivono in condizioni particolarmente precarie. Le ultime stime parlano di circa 2000 persone, di cui il 51% donne, a rischio perenne di espulsione dalla Macedonia. Il rapporto completo (in inglese) è disponibile su: http://www.errc.org/cikk.php?cikk=2136Due articoli precedenti - 16 maggio 2005- 6 ottobre 2004
Di Fabrizio (del 04/08/2005 @ 02:38:39, in Europa, visitato 1880 volte)
Sweden's News in English
Published: 1st August 2005 12:35 CET
Rom svedesi allontanati dai campeggi
Un'inchiesta condotta dal programma radio" Ekot", rivela che i Rom di cittadinanza svedese sono discriminati nei campeggi della nazione. Su 20 camping intervistati da Ekor, 10 non accettanno Rom. "Non li accettiamo," dice un direttrice di camping. "L'esperienza mi suggerisce che gli diremmo di no," ha aggiunto. Il programam aveva prima chiamato un paio di campeggi, per sapere se ci fossero posti liberi. Avuta risposta affermativa, dieci minuti dopo i produttori avevano mandato una famiglia Rom all'ingresso. In entrambe i casi è stata rifiutata loro l'ammissione.
Un altro proprietario ha ammesso che si erano riuniti a discutere su quest'argomento, e tra loro erano circolate email in cui ci si ammoniva distare in guardia.
Secondo la legge antidiscriminazione, introdotta in Svezia nel 2003, "nessuno dovrà essere trattato differentemente o inegualmente [sulla base dell'origine etnica] quando deve acquistare beni, case o servizi".
L'Ombudsman Svedese contro la Discriminazione Etnica (DO) ha identificato le persone di origine Rom come obiettivo comune di discriminazione nella società e sta investigando su 5 dei casi riportati riguardo ai campeggi.
"Ciò mi rende triste e preoccupato" dice Keith Palmroth, lui stesso di origine Rom, dell'ufficio anti-discriminazione di Goteborg. Palmroth continua chiedendo che quanto scoperto da Ekot sia riportato al DO e abbia un seguito. Ma, come comemnta un intervistato, la discriminazione non risiede nell'ignoranza della legge. "La legge la conosco" dice "e non possiamo eliminarli [i Rom]. Ma non ci fa piacere che vengano qui, e tentiamo di non permetterglielo" Fonte: SR
Segnalazione dall'Italia: Apartheid a Mantova
Di Fabrizio (del 05/08/2005 @ 19:19:31, in Europa, visitato 1674 volte)
Caso segnalato da Kruno Jost su Oneworld.net Vrsaljka Matijevic, Commissario Speciale per l'Infanzia Croata, ha chiesto ai servizi sociali di indagare sui casi di sfruttamento minorile, che coinvolgerebbero bambini tra i sette e i dieci anni di età. Secondo quanto riferito dai mezzi di informazione, i bambini dell'insediamento Rom vicino alla città di Orehovica, sarebbero adoperati nella raccolta delle patate nei campi limitrofi, con paghe minime e condizioni di lavoro inumane. Il primo caso emerse quando uno di questi bambini era annegato nel lago di Orehovica, dove i ragazzi erano scappati per rinfrescarsi dalla calura. Il Codice Penale prescrive da uno a tre anni di prigione per "genitori, genitori adottivi o chi ne abbia procura, quando usino minori, connsenzienti o meno, per attività inadatte alla loro età, per procurarsi guadagno o coinvolgerli in attività illecite".
Di Fabrizio (del 07/08/2005 @ 07:51:49, in Europa, visitato 1929 volte)
Fosse per me, e anche a beneficio dei pochi lettori che sudano in città, dedicherei agosto alla visione di Novella2000 e del Sudoku. Insomma, ogni tanto è necessario per tutti tirare il fiato. Agosto, dalle mie parti, è anche il mese il mese degli sgomberi, quelli che si fanno di nascosto. Finisce che con le buone o le cattive, anche noi si andrebbe in campagna...
A volte, dalla calura e dalla pigrizia che mi stanno avvolgendo, emergono notizie che non saprei classificare
potrei immaginarmi uno sgombero agostano in grande stile, o la solita cattiva coscienza che emerge in questo periodo o... insomma, io non abito a Londra e non mi sono trovato con la metropolitana in fiamme... Diciamo: mi manca qualche dato fondamentale per giudicare sui fatti e non in base all'ideologia. Non sono un suddito di Her Majesty, quindi qualche dubbio rimane:
- sono misure efficaci o gli attentatori (speriamo di no) si faranno beffe di questi cambiamenti?
- la recente campagna elettorale inglese si è giocata tra conservatori (che volevano limitare lo Human Right Act) e laburisti che lo volevano mantenere. Insomma, alla faccia del "Non cambieranno il nostro stile di vita", mi sa che i due erano d'accordo a cambiarlo alla prima occasione buona.
Ci sarebbe qualche altra domanda che mi frulla in capo, ma sono certo che non avrà risposta e non cambierà niente. Allora, miei scarsi e accaldati lettori, concentriamoci su preoccupazioni più pratiche: E' vero o no, secondo la vostra esperienza, che in casi simili, c'è sempre qualche innocente che ne fa le spese?
si parla di un rimpatrio forzato (che sarà operativo a giorni), di una famiglia che col terrorismo non c'entra niente (anzi, arrivata in Gran Bretagna per sfuggire al terrorismo), famiglia integrata nella società, con madre e una figlia con gravi problemi di salute e un altro bambino che in Inghilterra è nato ed è sempre vissuto (a proposito, rileggete Odissee italiane). Se prima riuscire ad evitare il rimpatrio era un'impresa difficile, ora è quasi disperata. La UK Association of Gypsy Women, chiede una firma per PROVARE. Anche se le firme possono fare poco. Anche se è agosto. Perché no?
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