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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 05/04/2011 @ 09:55:16, in Kumpanija, visitato 1852 volte)

Da Czech_Roma

Coppia trova una nuova vita a Lambton. By TYLER KULA

23/03/2011 - Nove anni dopo essere scappati dalla Repubblica Ceca a causa di discriminazioni e violenze, Anna e Karel Kyncl sono cittadini canadesi.

La coppia che vive sposata a Watford, oggi ha prestato giuramento durante una cerimonia di cittadinanza a Londra.

Per Anna, 57 anni, e Karel, 61 anni, il Canada offre la libertà e la pace che la coppia non ha mai avuto nel paese nativo.

"La gente è molto amichevole ed è un cambiamento nella mia vita ed in quella di Anna," dice Karel. "Qui nessuna paura."

La coppia ha passato persecuzioni a causa delle origini rom di Anna.

I Rom sono ampliamente discriminati in Europa, dice Mary Janes, una donna di Watford che assieme al marito Paul, ha aiutato i Kyncl a stabilirsi in Canada e superare la barriera linguistica.

"Si potrebbero fare paragoni con gli stati USA del sud, neri contro bianchi," continua. "Karel era considerato il bianco, Anna, la Rom, era considerata la nera."

"Si è ritenuto disonorevole che Karel sposasse una zingara. Per lei, si pensava che volesse migliorare il suo status sociale sposando un bianco."

Karel è stato insultato e percosso ed Anna minacciata di continuo, tanto che aveva difficoltà a dormire. Nel 2002 la coppia ha visitato, insieme a Jaroslav che è il fratello di Karel, Glencoe nell'Ontario, e poco dopo hanno deciso di stabilirsi lì. Hanno fatto richiesta dello status di rifugiati, che è stato loro negato nel 2004.

"La minaccia era che fossero rispediti nella Repubblica Ceca," dice Janes.

Aggiunge che la coppia viveva con $30 al mese, dopo aver pagato l'affitto, e aveva bisogno di soldi per i permessi di lavoro e le spese legali.

E' stato allora che la comunità è intervenuta. Sono stati raccolti in totale $4.500 dalle chiese locali, e spedite oltre 40 lettere a Rose-Marie Ur, parlamentare di Lambton Kent Middlesex, con una petizione di 305 firme che chiedeva un processo equo.

Nel 2007 i Kyncl hanno ricevuto lo status di immigrati.

Karel ha la patente di guida e lavora nelle costruzioni, mentre Anna ha un'attività in proprio di pulizie domestiche.

"Non comprano niente a credito. Tutto ciò che hanno l'hanno comprato e pagato in contanti," dice Janes.

"Siamo soltanto contentissimi che alla fine siano diventati cittadini canadesi. Qui sono felici, gli piace vivere a Watford. Sono una risorsa per la comunità grazie al nostro interessamento."

Anna e Karel Kyncl hanno ricevuto la cittadinanza canadese il 23 marzo, nove anni dopo la fuga dalla violenza e dal razzismo nella Repubblica Ceca. La coppia di sposi era arrivata in Canada ed aveva chiesto lo stato di rifugiati nel 2002. TYLER KULA/ THE OBSERVER/ QMI AGENCY

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Di Fabrizio (del 06/04/2011 @ 09:05:45, in blog, visitato 1615 volte)

Ditelo ai vostri contatti milanesi.

Sono candidato al Consiglio di Zona 2 con la lista di Sinistra Ecologia e Libertà per Pisapia sindaco

Forse banale, ma ancora attuale, che da oggi si corre - Buon ascolto anche a chi legge da Facebook

(e grazie a chi ha il coraggio di divulgare una simile notizia)

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Di Fabrizio (del 06/04/2011 @ 09:29:28, in Europa, visitato 1818 volte)

Da Nordic_Roma

HELSINGIN SANOMAT Cosa fare con i Rom stranieri?

31/03/2011 - Campi legali, biglietti di viaggio, divieto di accattonaggio, sono tra le soluzioni proposte ai problemi posti dall'afflusso di mendicanti rom dai nuovi paesi dell'Unione Europea: Romania e Bulgaria.

Helsingin Sanomat ha compilato una lista delle soluzioni proposte, con i suoi pro ed i suoi contro.

1. Fare niente

Pro: I Rom dalla Romania e dalla Bulgaria sono qui come turisti, responsabili di provvedere a se stessi. Tutti i cittadini UE devono essere trattati ugualmente.

I problemi non sono esclusivamente di Helsinki. Devono essere ricercate soluzioni a livello nazionale ed UE.

Contro: I Rom sono tra le minoranze più oppresse in Europa. Sono spinti qui dalla povertà. Inoltre la Finlandia deve fare in modo che a tutti sia garantita l'assistenza sanitaria ed un ricovero, per esempio. La Finlandia non può permettersi di essere indifferente, perché questo in inverno è un posto freddo.

2. Allestire campi legali

Pro: Sarebbe facile fornire servizi di base per i campi, come acqua corrente potabile, bagni e servizi igienici, elettricità e sale comuni.

Le area di campeggio non sarebbero solo per alcuni gruppi. Altre persone bisognose en trarrebbero beneficio.

Contro: Il pericolo è la formazione di ghetti che potrebbero isolare ulteriormente i Rom dal resto della società.

I campi attirerebbero inoltre più immigrati. Il clima non è indicato per un campeggio tutto l'anno.

3. Rimandare i Rom nei loro paesi d'origine

Pro: I paesi UE devono loro stessi prendersi cura dei propri cittadini. Helsinki ha difeso la decisione di pagare il viaggio di ritorno dei Rom come una questione di diritti umani: qui fa troppo freddo.

Contro: Le espulsioni di massa sono proibite dalla normativa europea sui diritti umani. Sono anche una violazione del diritto UE alla libertà di movimento, e pure di diversi altri diritti.

La situazione dei Rom peggiorerebbe se fossero rimandati alle loro povere e primitive condizioni.

Le persone che vivono in condizioni precarie ricorrono facilmente di nuovo all'emigrazione.

4. Proibire l'accattonaggio

Pro: Se qui l'accattonaggio non fosse permesso, i mendicanti non verrebbero in Finlandia. Chiedere soldi inginocchiati a terra viola la dignità umana.

Contro: La proibizione dell'accattonaggio criminalizzerebbe la povertà. Ognuno ha il diritto di guadagnarsi da vivere.

Il divieto nasconderebbe il problema reale, cioè la situazione sociale ed economica dei Rom. I mendicanti non sono un vero motivo di disturbo in Finlandia.

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Di Fabrizio (del 07/04/2011 @ 09:33:43, in lavoro, visitato 1840 volte)

Da Amoun Sleem

Devo dirvi che oggi come Laboratorio del Centro Domari siamo stati scelti per fornire il più famoso hotel di Gerusalemme, l'American Colony Hotel, il che mi rende molto orgogliosa delle nostre donne zingare e del nostro design di qualità. Molti dei nostri cuscini avranno posto in questo hotel. Dobbiamo credere sempre nel nostro buon gusto, ed un giorno saremo là! Amo essere zingara.

Galleria fotografica

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Di Fabrizio (del 07/04/2011 @ 09:35:49, in casa, visitato 1551 volte)

ReggioTV TRAPPOLA MORTALE A CICCARELLO

Reggio Calabria. "Da anni viene segnalato al comune di Reggio Calabria che nell'insediamento rom dell'ex Polveriera un vecchio edificio militare sta per crollare sulle baracche, ma, nonostante il pericolo di vita in cui si trovano dieci famiglie, fino ad oggi, non è stato fatto niente. Ieri mattina , da una parete del vecchio edificio che si sporge sulle baracche si sono staccati dei mattoni, e c'è mancato poco che colpissero i bambini che giocavano sotto". E' la denuncia dell'Opera Nomadi di Reggio Calabria dopo l'ennesimo episodio che ha interessato quello che è rimasto dell'ultimo insediamento Rom in città.

I vigili del fuoco, che sono intervenuti sul posto, hanno segnalato il pericolo ai vigili urbani sottolineando, ancora una volta, "la necessità di evacuare l'area e hanno avvisato le famiglie che l'edificio potrebbe crollargli addosso da un momento all'altro".

"Ci chiediamo cosa stia aspettando il Comune di Reggio Calabria prima di intervenire" è l'interrogativo di Giacomo Marino che aggiunge: "è forse necessario che prima qualche bambino resti sepolto sotto le macerie dell'edificio?".Continua Marino: "questa situazione di gravissimo pericolo è ben nota al sindaco ff Raffa, tanto da aver maturato una posizione ben precisa a riguardo".

"Il 24 settembre 2010, dopo molte sollecitazioni, il sindaco Raffa si reca personalmente sul posto e una volta constatato di persona il pericolo esistente dichiara di non poter promettere nulla, ma che comunque tenterà di trovare una sistemazione abitativa per le famiglie in pericolo. Facendo seguito al sopralluogo del primo cittadino, il 25 ottobre 2010, il presidente dell'Opera Nomadi incontra la dirigente del Patrimonio Edilizio, avvocato Titty Siciliano, la quale in quell'occasione afferma che il comune intende sviluppare un piano per la sistemazione abitativa delle famiglie che si trovano in pericolo e per questo chiede all'associazione un censimento completo dell'insediamento".

"Dopo pochi giorni ( novembre 2010) - continua la nota - l'Opera Nomadi consegna alla dirigente e al sindaco un report contenente il censimento aggiornato delle famiglie (insediamento composto da 27 famiglie delle quali 10 in condizioni di gravissimo pericolo) , una planimetria dell'insediamento, il primo verbale dei vigili del fuoco (dicembre 2003) attestante il pericolo del crollo dell'edificio, una certificazione dell'ASP e altri documenti. Nel mese di dicembre 2010 la dirigente al patrimonio edilizio avvocato Siciliano, in un incontro con un gruppo di famiglie rom, sostiene che il suo ufficio si sta impegnando nel reperire alloggi per le 10 famiglie che si trovano in pericolo. Ma queste promesse vengono smentite dallo stesso sindaco Raffa, il quale, in un incontro pubblico tenutosi ad Arghillà nel mese di gennaio 2011, dichiara che il comune non ha alloggi disponibili per le famiglie in pericolo e che non intende intervenire nemmeno per mettere in sicurezza l'insediamento evitando il crollo dell'edificio sulle baracche, visto che l'insediamento si trova su territorio di proprietà del demanio statale e non di proprietà comunale".

"Nei mesi successivi il sindaco e la stessa dirigente Siciliano sostengono che questa posizione del non intervento in quanto territorio del demanio statale è stata ratificata anche dalla Prefettura e quindi il Comune è a posto. Insomma - a detta dell'Opera Nomadi - per il comune di Reggio Calabria le 10 famiglie devono vivere con il pericolo che il vecchio edificio gli crolli addosso. Se poi l'edificio dovesse crollare e seppellirli veramente l'ente ha le carte in regola, saranno le famiglie ad avere la colpa di aver costruito abusivamente delle baracche accanto a questo vecchio edificio".

"Questa posizione assurda e fortemente immorale - conclude il presidente Marino - è quella che un comune può oggi assumere tranquillamente nei confronti di cittadini emarginati, senza che nessuno si indigni. Alla luce di quanto accaduto ieri, invitiamo nuovamente il sindaco Raffa a rivedere la sua posizione e quindi a provvedere ad effettuare almeno l'intervento di messa in sicurezza dell'insediamento evitando la tragedia annunciata. Preghiamo, infine, tutti i candidati a sindaco di voler inserire nei loro programmi la sistemazione abitativa in dislocazione delle famiglie di questo ghetto che si trovano in grave pericolo di vita, dimostrando così che la politica che loro propongono è ricerca del bene comune anche per gli ultimi".

Sabato 02 aprile 2011 - Ore 15:02

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Di Fabrizio (del 07/04/2011 @ 09:40:10, in Regole, visitato 1825 volte)

CARTA.org 4/04/2011 di Patrizio Gonnella

E' illegale la detenzione finalizzata all'espulsione di una donna che ha dato da poco vita a un bambino. E' quanto ha sentenziato la Corte europea dei diritti umani nei giorni scorsi. Qualche settimana prima, le Camere hanno approvato la legge sulle detenute madri. Nel caso Seferovic contro Italia (ricorso n. 12921/04), la Corte, all'unanimità, ha affermato che ci fosse una violazione dell'articolo 5 (diritto alla libertà e alla sicurezza) della Convenzione sui diritti umani del 1950.

Mediha Seferovic, di etnia rom e di nazionalità bosniaca, viveva da tempo preso i campi nomadi romani di Casilino 700 e Casilino 900. Nel settembre del 2000, temendo discriminazioni al suo rientro in Bosnia, la Seferovic chiese il riconoscimento dello status di rifugiata. L'istanza fu rigettata per motivi formali. Nel settembre del 2003 dette vita a un bimbo che morì pochi giorni dopo in ospedale. L'11 novembre del 2003 la polizia le contestò un ordine di espulsione e la condusse al centro per espellendi di Ponte Galeria a Roma, dove trascorse un periodo di detenzione amministrativa. Nei mesi successivi fu rivisto il provvedimento di espulsione e nel 2006 le fu riconosciuto lo status di rifugiata politica. I giudici di Strasburgo, nel condannare l'Italia al risarcimento di 7500 euro a favore della cittadina bosniaca, hanno perentoriamente affermato che è inammissibile detenere una donna – anche qualora penda un provvedimento di espulsione – che ha appena partorito. L'illegalità della detenzione non viene meno anche nella ipotesi in cui la donna abbia perso il bambino.

E di bambini in carcere si è occupato il Senato, che ha approvato il testo unificato di alcune proposte di legge in materia di rapporto tra detenute madri e figli minori. Durante la discussione parlamentare sono state introdotte modifiche restrittive al testo originario che rischiano di vanificarne del tutto i contenuti e lasciare più o meno invariato il numero di bambini sotto i 3 anni incarcerati con le loro mamme, principalmente straniere, essendo la giustizia italiana sommaria sempre più discriminatoria. A oggi sono poco meno di 50. La novità più sostanziosa è la modifica dell'articolo 275 del codice di procedura penale. Viene previsto l'innalzamento da 3 a 6 anni dell'età del bambini al di sotto della quale non può essere disposta o mantenuta la custodia cautelare della madre in carcere (ovvero del padre, qualora la madre sia deceduta o assolutamente impossibilitata a dare assistenza alla prole), salvo che sussistano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza. In presenza di tali esigenze il testo approvato prevede la possibilità di disporre la custodia cautelare della donna incinta e della madre di prole di età non superiore ai sei anni in un istituto a custodia attenuata per minori (Icam), del tipo funzionante a Milano dal 2007. Sono state poco significativamente toccate le norme dell'ordinamento penitenziario relative alla detenzione domiciliare speciale per le madri con figli di età non superiore a 10 anni. La legislazione previgente prevedeva che il primo terzo di pena andasse comunque scontato in carcere. Con le modifiche apportate ora sarà possibile scontare a casa (o in un Icam) anche il primo terzo di pena. Questa facoltà non è comunque concessa a chi è condannato per uno dei crimini di cui all'articolo 4 bis della legge del 1975, ossia una buona parte delle donne recluse.

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Di Fabrizio (del 08/04/2011 @ 09:17:01, in Europa, visitato 1342 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

03/04/2011 - Attendono con impazienza che gli impiegati del censimento arrivino nel loro quartiere. Per la prima volta nella vita, quei cittadini verranno identificati secondo la loro etnia. Saranno registrati nei registri statali come Askali.

Nel censimento scorso di 30 anni fa, vennero dichiarati Albanesi. Gli abitanti dicono che il motivo per cui precedentemente non erano registrati come appartenenti alla loro etnia, è che per quanto riguarda il nome sono una nuova comunità.

Si stima che ci siano circa 35.000 membri della comunità askali che vivono in Kosovo. Sono per lo più concentrati nella regione di Ferizaj.

Source: TV Monitoring Summary (OSCE)

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Di Fabrizio (del 08/04/2011 @ 09:42:50, in Italia, visitato 1187 volte)

L'8 aprile è la giornata internazionale del popolo rom e sinto. Un'occasione di ricordo e di riflessione sulla storia di un popolo che ha subito secoli di discriminazione e persecuzione, fino al Porrajmos nei campi di concentramento nazifascisti e che ancora oggi è vittima di pregiudizi e subisce condizioni di emarginazione sociale, economica e politica.

In Italia la giornata dell'8 aprile non è riconosciuta a livello istituzionale, un motivo questo di ulteriore discriminazione per un popolo che costituisce la più grande minoranza europea e che in Italia è presente sin dal 1400. Riconoscere questa giornata è un passo verso il riconoscimento della dignità e dei diritti dei rom e dei sinti.

Per questo chiediamo di firmare sostenere e diffondere questo appello rivolto all'amministrazione pubblica di Milano perché faccia quello che già altri comuni importanti, come per esempio Firenze,Torino, hanno già fatto riconoscendo la giornata dell'8 aprile e inserendola nelle iniziative istituzionali.

Il gruppo su Facebook

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di Vinicio Leonetti - Catanzaro (05/04/2011)

Eliminare Scordovillo in quattro mosse. La prima è la nomina del prefetto Antonio Reppucci a commissario per l'emergenza. L'incarico dovrebbe arrivare direttamente dal governo centrale, e in quel caso al commissario oltre ai poteri straordinari verrebbero dati fondi dalla Protezione civile per gestire lo sgombero ordinato dalla procura della Repubblica entro Pasqua. Il tempo stringe: dall'ultimatum del procuratore Salvatore Vitello sono passati diversi giorni, e se non si comincia a smantellare per mano politica il magistrato già in questa settimana potrebbe adottare provvedimenti coattivi per far partire la mobilitazione di un villaggio considerato malsano e ricettacolo di criminalità. Un aspetto seguito da vicino dal Comandante provinciale dei carabinieri Salvatore Sgroi, da Stefano Bove che guida la Compagnia dell'Arma lametina, e Pasquale Barreca dirigente del commissariato di polizia. Che ieri erano in aula.

Unità d'intenti

Un commissario subito è l'obiettivo prioritario non solo del consiglio comunale che ieri sera ha votato all'unanimità un documento, ma anche della Regione rappresentata in aula da due consiglieri degli opposti schieramenti Mario Magno e Tonino Scalzo.
"Siamo di fronte alla più grande questione sociale della città, e non c'è un modo indolore per eliminare Scordovillo. Ogni proposta sembra sbagliata", ha spiegato il sindaco introducendo il dibattito in aula. "Bisogna spostare più di 500 persone, questo si fa quando c'è una calamità. Ecco perché ci vogliono i poteri straordinari del prefetto per accelerare i tempi, con l'affiancamento di Comune, Provincia e Regione".

Piano B

Se il governo non interviene? Gianni Speranza ha un'alternativa. L'ha chiamato "piano d'arrangiamento". E consiste in tre mosse: 1) prendere 1 milione di euro dai fondi Pon per comprare 16 case prefabbricate e d'assegnarle ad altrettante famiglie rom; 2) tirare fuori i 5 milioni di euro che la Regione s'è impegnata a dare al Comune per il Piano di sviluppo lametino per acquistare appartamenti sparsi nella città, attraverso un bando pubblico al miglior offerente; 3) chiedere un impegno straordinario all'Aterp e mettere a disposizione 25 alloggi che spettano alle famiglie rom in testa alla graduatoria delle case popolari.
Queste non sono indiscrezioni, ma precisi impegni dell'amministrazione presi in aula davanti ai parlamentari Pino Galati e Ida d'Ippolito, ai consiglieri regionali Magno e Scalzo, all'assessore provinciale Roberto Costanzo, ma soprattutto in presenza dell'esponente del governo Antonio Reppucci, prefetto di Catanzaro. Che ognuno ha indicato come il commissario ideale per gestire l'emergenza. Sia Galati che d'Ippolito, deputati di maggioranza, hanno preso l'impegno di spingere sul governo per la nomina commissariale, com'è avvenuto finora in cinque grandi città.
Nessuna voce dissonante in aula. Tutti con l'obiettivo comune di cancellare una piaga aperta da sessant'anni. Quello che non è mai riuscito a fare la politica l'ha fatto la magistratura. C'è chi ha parlato di "fallimento della politica" come Raffaele Mazzei, capogruppo del Pdl, e Mario Magno consigliere regionale dello stesso partito. Ma oltre al grande merito di aver smosso le acque stagnanti della polemica sui rom, il provvedimento di sequestro di Scordovillo è riuscito anche a creare unità dove tradizionalmente c'è lotta politica spesso improduttiva.

Dove metterli?

Se lo chiedono tutti in questi giorni. A cominciare dai cittadini, fino agli esponenti politici. L'opinione comune è quella che Galati ha definito "dislocazione diffusa". Significa distribuire piccoli gruppi di famiglie in diverse parti della città. Perché un'altra parola d'ordine ieri era: no ad altri Scordovillo.
Anche in questo caso non mancano interrogativi. Il primo l'ha posto il prefetto Reppucci molto realisticamente: "Prima bisogna trovare i proprietari propensi a vendere le case. Poi bisognerà capire se i vicini vorranno i nuovi inquilini, perché il valore delle loro abitazioni diminuirà".
C'è invece chi, come il consigliere Bruno Tropea, ha ipotizzato di dare una casetta ad ogni famiglia rom, lontano un chilometro l'una dall'altra. Ipotesi scartata dal sindaco. I nuclei familiari di zingari sono 136 secondo il più recente censimento fatto quest'anno dal Comune a Scordovillo, per un totale di 528 persone. "Questa è la gente che risiede e dorme nel campo", ha spiegato il sindaco, "perché durante il giorno ce ne sono circa 300 in più che fanno capo al villaggio". In otto anni, sempre secondo i dati municipali, sono aumentate le famiglie ma è rimasto immutato il numero degli stanziali. Che sono molto giovani: il 40% è fatto da minorenni. Di questi il 18% è costituito da bambini sotto i 6 anni.

Umani come noi

Lo hanno sottolineato in tanti. Non sono più nomadi, né slavi né altro, ma italiani. Lametini da generazioni. Cittadini iscritti all'anagrafe con diritto di voto. Si tratta di integrarli. Elvira Falvo, Mariolina Tropea e lo stesso sindaco si sono sforzati di evidenziare il lavoro fatto con i programmi di recupero per i rom, ma non ci sono stati risultati determinanti. Scordovillo resta Scordovillo. Ghetto, bidonville, città proibita, bomba sempre innescata. Bubbone da estirpare.
Il cammino verso l'integrazione dei rom è lungo. Ieri lo sapevano tutti in aula, anche gli stessi zingari presenti. Due dei quali sono intervenuti col consenso del presidente del consiglio Francesco Muraca.
Pamela Bevilacqua, giovane rom: "Non siamo nomadi, chiamateci zingari. Il discorso del prefetto ci è piaciuto: abbiamo diritti e doveri di ogni cittadino. Così come anche voi avete diritti e doveri". L'anziano Francesco Bevilacqua, lunga barba bianca: "Vent'anni fa hanno trasferito alcune famiglie in un palazzo. Ma poi ci volevano cacciare anche da quella casa con l'accusa di portare un ciuccio fino al quarto piano. Ma come si fa a far salire le scale di quattro piani a un ciuccio?".

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Di Fabrizio (del 09/04/2011 @ 09:15:44, in Kumpanija, visitato 1340 volte)

sabato 16 aprile dalle 19.30
Oratorio S. Vincenzo, Via Milano 59, Settimo Torinese


Cari lavoratori, soci e amici di Terra del Fuoco,

si avvicina per tutti noi una ricorrenza molto importante.. Il secondo compleanno del Dado!!

La grande famiglia del Dado ha deciso, anche quest'anno, di festeggiare insieme a tutti voi i tanti obiettivi raggiunti: c'è Sorina che si è iscritta a scuola guida per conseguire la patente, come suo fratello Ion, ci sono le splendide pagelle di Sarah e di Bianca, e Iulian, che farà parte del centro studi "Sa Mergem!" sulla storia del popolo Rom; ci sono Turkan, Alì, Atakan ed Efsane, la famiglia curda costretta a lasciare la Turchia, che è stata accolta a braccia aperte nella nostra comunità e ci sono Alì Mohamed, Jirow, Taku e Bashi, alle prese con i loro primi contratti di lavoro.

Queste e tante altre le storie che racconteremo nella serata di Sabato 16 aprile,
gustando la cena preparata da tutti gli ospiti del Dado, con piatti tipici dalla Romania, dalla Somalia e dalla Turchia!

Non potete mancare!

Programma della serata:

H.20.00:
Cena multietnica (su prenotazione, offerta libera a partire da 5 euro) presso il salone dell'oratorio
Intervengono:
Aldo Corgiat (sindaco di Settimo T.se),
Caterina Greco (ass. politiche sociali)

H.22.00:
Musica dal vivo e dj Set, con
SVOBODA ORCHESTRA,
LUCIANO DE BLASI E I SUI GENERIS
BOTTEGA DI MUSICA e PAROLE

Info e prenotazioni: 335 67.82.066 / teresa.mangone@terradelfuoco.org

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