Rom e Sinti da tutto il mondo

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L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.

Wim Wenders
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\\ Mahalla : VAI : scuola (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 11/12/2005 @ 00:42:16, in scuola, visitato 2608 volte)
da Gente Veneta

Un progetto durato tre anni, con preside, insegnanti, istituzioni e operatori abbondantemente coinvolti, pensato per far convivere i sinti e il mondo della scuola. Tre anni raccontati in un filmato. Cosa accade? Il filmato parte e parla di giochi, laboratori, giornalini e siti internet, ma dei sinti neanche l'ombra.

Stessa scena in una giornata di festa, durante l'anno, nel cortile della stessa scuola: i bambini giocano, i genitori guardano e alcuni operatori del Comune, giunti per l'occasione, vengono invitati a riconoscere i sinti del campo nomadi tra gli altri bambini. Questi aguzzano la vista, ma niente da fare.

Eppure sono sedici i giovani inquilini delle roulotte che stanziano a meno di un chilometro, nel noto campo nomadi di via Vallenari. Un numero che non è una novità per la scuola elementare Francesco Baracca di Mestre, che per più di una generazione è stata considerata "la scuola degli zingari", e che ora dà a tutti una lezione di innovazione e dignità: «I sinti non si vedono perché sono come tutti gli altri - dicono oggi insegnanti e operatori - si mescolano con gli altri bambini e stanno bene, e sono loro ad insistere coi genitori dicendo: "vogliamo andare a scuola"». E inoltre partecipano alle gite scolastiche, si fermano il pomeriggio, e in barba alla tradizionale incompatibilità tra "zingari" e società, vivono la scuola come la "loro" scuola, senza sentirsi necessariamente minacciati o estranei.

E' infatti questo il risultato principale dimostrato dal progetto "Minori Sinti", presentato mercoledì 30 novembre nel convegno "Scuola di convivenze" presso l'elementare Virgilio di Mestre e realizzato in alcune classi della scuola elementare Baracca, con l'appoggio del preside Lucio Pagnin, di insegnanti come Nerio Bellemo e Antonio Perazzi, e in collaborazione con altri e diversi enti: il Servizio Infanzia e Adolescenza del Comune, il Servizio Adulti Etam-Animazione di comunità e territorio e la Cooperativa Sociale Gea. Una rete che ha "intrappolato" saldamente non solo i ragazzini in classe - sinti e non sinti, coinvolti tutti insieme in attività di gioco e di lavori di gruppo in orario scolastico per migliorare il senso di appartenenza e la collaborazione - ma anche i genitori e lo stesso campo nomadi, terreno di azione degli operatori di Comune e associazioni che hanno sostenuto da un parte i ragazzi, aiutandoli con attività extrascolastiche e nei compiti, e dall'altra i genitori: «A loro abbiamo fornito una rappresentazione della scuola- conferma una operatrice - visto che la maggioranza dei genitori non l'ha mai frequentata».

Abbandoni, bocciature, assenteismo, e grosse difficoltà di convivenza: sono questi i principali problemi che riguardano la presenza dei ragazzini sinti nelle scuole. Ma il nodo principale, così come avviene per molte altre etnie, sta soprattutto nelle differenze culturali, che il progetto ha cercato di sfruttare e di comprendere. Un buon esempio per tutti quello della elementare Baracca, commentano anche i servizi educativi e la municipalità di Mestre, un progetto utile ma anche strettamente urgente e necessario ormai in molti altri istituti, viste le difficoltà che soprattutto nelle scuole medie insegnanti e famiglie quotidianamente incontrano, con ragazzini poco gestibili «che a 14 anni già in famiglia sono considerati adulti», ha sottolineato anche Domenico Canciani, psico-pedagogista intervenuto al convengo, «e che soffrono di grosse lacune sul piano dell'istruzione».

Dunque, un consiglio per insegnanti e genitori? «Rivolgetevi ai servizi già attivi» propone per esempio Radiana Gregoletto dell'Etam, denunciando le scuole che chiudono le porte agli operatori e negano il problema : «Oggi proprio le scuole di periferia - com'era un tempo la Baracca, dice la Gregoletto - hanno da tempo constatato questa problematicità, e sono le più avanzate. Mentre nelle scuole di centro Mestre ora c'è la disperazione».


Maria Paola Scarmuzza                                 

Tratto da Gente Veneta , no.46 del 2005
 
Di Marco Nieli (del 12/12/2005 @ 09:23:33, in scuola, visitato 2517 volte)

RELAZIONE SULLA SCOLARIZZAZIONE DEI MINORI ROM NELLE SCUOLE MATERNE, ELEMENTARI E MEDIE DELLA REGIONE CAMPANIA

 
I Rom a Napoli e nella Campania

In Campania, a fronte delle presenze tradizionali di Rom italianizzati e perfettamente integrati nella società locale, esistono circa 3000 Rom di origine ex-Jugoslavia, in prevalenza dasikhané (dei sottogruppi Mrznarja, Kanharija e Banguleshd) con una minoranza di Musulmani (khorakhané). Le loro condizioni abitative sono quasi dappertutto disastrose (baraccopoli), con alcune significative eccezioni come il nuovo campo attrezzato di Secondigliano a Napoli, che presenta però vistosi problemi di isolamento e gestione. Un ottimo villaggio attrezzato è stato recentemente aperto a Caivano e un altro è atteso a Giugliano, dove esiste il più grande insediamento di baracche dopo quello di Scampia (rispettivamente, circa 600 e 800 persone). Per i circa 1000-1500 Rumeni presenti nella provincia esiste, allo stato attuale, un solo Centro di Accoglienza Comunale a Napoli, la Scuola “G. Deledda” di Soccavo.

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Scuola materna ed elementare a Napoli

A cinque anni dall'inizio del progetto comunale Napoli-Zona Nord gestito dall’Opera Nomadi di Napoli (oggi ribattezzato “Attività specifiche per minori rom ed extra-comunitari”), la percentuale di minori rom che frequenta le scuole materna ed elementare a Napoli con una certa regolarità è del 50% circa. La percentuale scende a circa il 20 % nella scuola media, per i motivi che ben conosciamo: necessità di contribuire all’economia familiare, per le femminucce al menage domestico e in più, precoce avviamento al matrimonio.

Le scuole interessate a Napoli, tra Scampia e Secondigliano, sono la Pascoli II (elementare e media), l'80°, l'87° e il 10°. Qualche altra scuola del Centro accoglie i minori rom abitanti in zona, ma non avendo progetti in queste scuole, l’O.N. non ha un monitoraggio di queste frequenze.

Il numero di bambini iscritti è salito quest'anno (2005-2006) a 264. Il principale ostacolo alla frequenza è rappresentato dalla necessità economica della famiglia, che impiega i bambini per il mangel. Le inadempienze vengono gestite dagli operatori dell'Opera Nomadi, che avvisano e sollecitano costantemente le famiglie sulla necessità di rispettare i "Patti di cittadinanza" istituiti con il Comune di Napoli, in particolare riguardo l'obbligo di iscrizione/frequenza dei minori. Per fare sì che gli O.D.S. inviati dalla scuola sui casi di dispersione più eclatanti abbiano un esito positivo, l’Opera Nomadi lavora a stretto contatto con l’assistente sociale di Scampia, in modo da concordare insieme interventi fattivi e non inutilmente repressivi.

L'Opera Nomadi dà anche sostegno logistico e consulenza per i bambini rom rumeni iscritti a Soccavo (6 alle elementari).

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Scuola media a Napoli

A Napoli, la frequenza nella scuola media di alunni Rom è estremamente limitata (25 iscritti, di cui 7-8 frequentano più o meno con regolarità). Data l’esiguità delle risorse a disposizione dell’O.N., in passato solo poche ore sono arrivate a questa fascia così delicata del processo di scolarizzazione. L’O.N. di Napoli sta attualmente cercando di intervenire su questa fascia di dispersione con un progetto comunale ad hoc sul campo di Secondigliano, relativo all’alfabetizzazione degli adolescenti e finalizzato al conseguimento della terza media. Laddove in passato è stato realizzato, si é riusciti a intervenire con qualche risultati in questa sacca di dispersione.

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Fuori Napoli

Fuori Napoli, la sezione napoletana della nostra associazione, quella di Caserta e quella di Giugliano hanno attivato percorsi di scolarizzazione sulle comunità locali, pur tra mille difficoltà e ostacoli.

A Caivano è iniziata la scolarizzazione di circa 30 minori rom del gruppo Crna Gorja del Montenegro, con accompagnamento scolastico.

A Caserta, circa 30 bambini frequentano in varia maniera la scuola elementare, dove l’Opera Nomadi locale svolge attività di mediazione con le famiglie e sta per mettere in campo dei laboratori interculturali.

A Giugliano, il progetto dell'Opera Nomadi locale, prevedente l'accompagnamento e la mediazione per circa 70 bambini rom va avanti ormai da 2 anni.

25 bambini rumeni erano stati iscritti a Casoria (v. Lufrano), dove recentemente c’è stato uno sgombero di 400 persone, ma per mancanza di accompagnamento comunale, il diritto allo studio di questi bambini non è stato adeguatamente sorretto e incoraggiato.

E’ difficile seguire le situazioni sparse della provincia napoletana, dell’avellinese e del beneventano, dal momento che non sono in atto progetti in queste zone. Nel Salernitano era stato iniziato un discorso di scolarizzazione dei minori rom slavi locali, ma le difficoltà dell’Opera Nomadi locale hanno fatto sì che anche qui il monitoraggio fosse discontinuo.

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Attività svolte dall'Opera Nomadi riguardanti l'alfabetizzazione primaria e l’intercultura

Accompagnamento scolastico (legge 285/'97): quest'attività costituisce a tutt'oggi il grosso del progetto 285 di cui si è detto. Attualmente l'accompagnamento dei circa 240 alunni rom nelle diverse scuole di Secondigliano e Scampia (circa la metà frequentano con una certa regolarità) viene svolto coi pulmini donati dal Banco di Napoli all’Opera Nomadi e guidati da operatori rom. Gli operatori italiani e rom sono coinvolti in una difficile e paziente opera di mediazione con le famiglie rom, si preoccupano anche di sollecitare le famiglie su punti delicati come l'igiene, eventuali pediculosi o altre affezioni/infezioni, la certificazione dopo l’assenza per malattia, il materiale scolastico e le inadempienze.

Laboratori interculturali e di sostegno dell'alfabetizzazione (legge 285/'97): tale attività viene svolta in tre scuole di Secondigliano, l'87° (Don Guanella), l'80° e Pascoli II. In tali scuole sono state organizzate attività di sostegno all'alfabetizzazione in un'ottica interculturale che, spesso, vengono eseguite in condizioni di grande precarietà logistica dovuta anche alla mancanza cronica di spazi. Tali laboratori prevalentemente linguistici hanno l'importante funzione di colmare l'evidente lacuna di una programmazione didattica differenziata, tarata sulle esigenze specifiche dei minori rom, che sono in parte diverse da quelle degli alunni italiani. I bambini rom presentano infatti dei condizionamenti che sono dovuti alle precarissime condizioni igienico-sanitarie e abitative, nonché al carattere orale della loro cultura. E' dunque importante che la loro frequenza scolastica sia seguita e monitorata nel tempo da operatori qualificati che cercano anche di dare un taglio interculturale all'alfabetizzazione (con l’obiettivo di arrivare in prospettiva a un apprendimento bilingue: italiano/romanes). Fondamentale è infatti che gli alunni rom non dimentichino la loro lingua, il Romanés, le loro tradizioni e i loro costumi. L’Opera Nomadi ha anche costantemente introdotto attività ludiche, grafico-pittoriche, espressive e musicali sulla storia, la lingua, la cultura del popolo rom, con interventi mirati sul gruppo classe e in presenza delle maestre. Quest’anno, in una delle scuole, la Pascoli II, è partito un piccolo laboratorio di circo sulle tradizioni del popolo rom.

Doposcuola (legge 285/'97): le attività di doposcuola, svolte nel Campo Nuovo, presso il centro sociale B o presso le varie case del campo, è condotto a stretto contatto con il lavoro svolto a scuola, spesso dagli stessi operatori. Tali attività hanno coinvolto una ventina di bambini, dai 6 agli 11 anni, corrispondenti alla fascia di età della scuola elementare, a vario titolo bisognosi di sostegno per l'alfabetizzazione e l'integrazione scolastica. L'attività è stata condotta, per quanto possibile, anche in romanés, madrelingua dei bambini rom.

Progetto di aggiornamento per docenti sulla scolarizzazione di minori rom: svolto a Giugliano, in collaborazione con l'Opera Nomadi locale, ha interessato nell’anno 2004-2005, una ventina di insegnanti di vari circoli di Giugliano e altrettanti operatori sociali e tutors del Comune di Giugliano e dell'Opera Nomadi locale.

A Napoli, a tutt’oggi, non si è ancora vista un tale iniziativa e se ne sente fortemente la mancanza.
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Criticità e principali difficoltà incontrate

Le difficoltà riscontrate, nell’interfaccia scuola-famiglie rom, sono legate alle condizioni igieniche spesso precarie, alla diffidenza delle famiglie Rom verso l’istituzione dei gagé, da sempre ostile al loro popolo, alla mancanza in alcune scuole della provincia o della regione di progetti calibrati sulle esigenze di questi bambini e all'assenza di corsi di aggiornamento specifici per insegnanti e operatori del settore. Parecchie scuole non approvano più i progetti interculturali per mancanza di fondi o di personale o, più semplicemente, perché non ritengono che dalla cultura rom si possa imparare qualcosa.

A parte una mediatrice rumena, mancano, inoltre, in Campania, mediatori culturali rom, formati ufficialmente con un Corso Regionale, che intervengano nei rapporti con le maestre e nella promozione di un clima favorevole all’apprendimento e vicino al vissuto dei piccoli Rom. I pochi mediatori che in passato si era riusciti a formare con enormi sforzi sono fuggiti in nord-Italia per problemi con la comunità rom ortodossa, ma anche per la discontinuità dei pagamenti e la mancata valorizzazione a livello locale del loro importantissimo ruolo interculturale.

In generale, bisogna dire che nel processo di scolarizzazione, come è stato portato avanti in questi anni in Campania, manca molto la concezione del lavoro in rete, in un’ottica di fattiva collaborazione interdisciplinare ed interistituzionale. A livello cittadino napoletano, è venuto ad esempio meno il tavolo interistituzionale "Scolarizzazione minori rom e immigrati", che costituiva un punto di riferimento per gli operatori del settore, anche per rilevare e discutere gli eventuali punti di criticità dei progetti e del lavoro svolto in comune. Si spera a breve che questo momento di raccordo venga ripreso, perché costituiva un validissimo momento di confronto e riscontro.

Questo discorso di lavoro in rete riguarda tuttavia, crediamo, anche il livello centrale e sovraregionale, e a questo proposito sarebbe forse utile una maggiore attenzione da parte degli organi centrali (Ministero. Sovrintendenze) sul livello di rendimento del processo di scolarizzazione, che non può essere sostenuto solo dall’associazionismo. La costituzione di un Ufficio Centrale e Regionale per il Monitoraggio sarebbe a questo proposito, un validissimo strumento per la rilevazione dei dati (iscrizione, frequenza, successo scolastico), allo scopo di migliorare la qualità dell’offerta formativa rivolta ai piccoli rom. A livello centrale, inoltre, si avverte comunque, nell’immediato, l’esigenza di un monitoraggio da parte del Ministero dei risultati conseguiti, magari attraverso apposite ricerche messe in campo con l’IRRSAE o altri enti di ricerca/formazione.

Un’altra scelta intelligente sarebbe, a nostro avviso, quella di raccomandare, fermo restando l’autonomia delle singole scuole in fatto di curricola, l’adozione di offerte curricolari che contengano, in una certa percentuale, elementi tratti dalla storia, dalla lingua e dalla cultura rom. Spesso, infatti, si può dire che viene completamente trascurata o sottostimata la legittima esigenza di una programmazione interculturale, vale a dire che accolga spunti della cultura rom all’interno del curricolo o delle attività extra-curricolari. In questo senso, una revisione della legge 482 del ’99 sulle minoranze linguistiche, in direzione di un’inclusione del Romanes tra le lingue minoritarie da proteggere o tutelare, apporterebbe enormi benefici al lavoro svolto sul campo dagli operatori.

A distanza di circa 5 anni dall’inizio dei progetti dell’Opera Nomadi con il Comune di Napoli e a 2 dall’inizio dei progetti con Giugliano, in definitiva, si riconoscono indubbi risultati nell’affermazione del diritto allo studio dei minori extra-comunitari di etnia rom. L’iscrizione e l’accoglienza sono ormai prassi consolidate, a Napoli, come in parecchi casi nella provincia.

D’altro canto, la percentuale di frequenza (regolare) di circa il 50% (e del 60-70% saltuaria), come anche i dati riguardanti il successo scolastico (60-70% dei casi di promozione, ma con criteri che a volte andrebbero meglio verificati), impone l’esigenza di una valutazione complessiva del lavoro svolto insieme nelle scuole. I risultati ottenuti in termini di rendimento (livello complessivo di alfabetizzazione, capacità strumentali base, socializzazione) sono, infatti, a nostro avviso, inferiori alle aspettative, in alcune delle scuole dove si collabora, nonostante gli sforzi enormi messi in campo dall’Opera Nomadi con le poche risorse a disposizione. Quello che serve è un maggiore coordinamento a livello locale (orizzontale) e locale-centrale (verticale), con una maggiore capacità di monitoraggio dei risultati e delle criticità, una maggiore valorizzazione della lingua e cultura rom in sede curricolare, metodologico-formale e contenutistica, e un maggiore dispiegamento di risorse, in senso sia finanziario che di investimenti nella formazione del personale.

Napoli, 30 novembre 2005
 
Di Fabrizio (del 13/12/2005 @ 09:10:17, in scuola, visitato 1974 volte)
StranieriInItalia
Pochi fondi per l'integrazione in aula
Preoccupante il divario nei tassi di promozione tra alunni italiani e stranieri. Oggi sul Sole 24 Ore

Aumentano gli alunni stranieri nelle scuole italiane, ma non i fondi stanziati per favorire la loro integrazione. È il chiaroscuro tratteggiato del Sole 24 Ore nella consueta pagina del lunedì sull'immigrazione realizzata in collaborazione con Stranieri in italia.

Lo scorso anno scolastico gli alunni stranieri hanno superato quota 360mila, con un aumento del 56% rispetto a due anni prima.

Il loro inserimento nelle scuola non è però indolore, come dimostra il divario nei tassi di promozione tra italiani e stranieri. Nel 2001/02 è stato promosso il 77% degli stranieri (contro l'84% del totale), mentre nel 2003/04 la percentuale è scesa al 72,6%, contro l'85% che si è registrato sul totale degli alunni.

Ogni anno il ministero dell'Istruzione stanzia 53 milioni di euro per "realizzare interventi mirati alla lotta all'emarginazione scolastica nelle aree a forte processo migratorio". Risorse previste dal contratto degli insegnanti, che però scade nel 2006. I sindacati hanno chiesto al Miur l'impegno a garantire lo stanziamento fino al rinnovo.

Altri stanziamenti sono legati a progetti specifici, che ad esempio prevedono l'impiego di mediatori culturali e facilitatori linguistici. Ma "le riduzioni degli organici che hanno colpito 34mila posti nel 2002 hanno inciso anche qui", denuncia la Flc-Cgil.

Succede così che nell'istituto comprensivo Gianni Rodari di Baranzate (Milano), dove gli alunni stranieri sono il 35% del totale, non c'è nessun mediatore linguistico a facilitare il loro inserimento. "Alle materne il problema è relativo perché i bambini imparano in fretta e già a febbraio tutti riescono a comunicare," spiega la preside Maria Fiorenza Lombardi "la questione si complica alle elementari e alle medie, quando ai ragazzi si chiede di fare cose più complesse".

Una scheda realizzata dall' avv. Mariangela Lioy, il nostro esperto in immigrazione, spiega le tappe principali per l'iscrizione a scuola dei ragazzi stranieri, dal riconoscimento dei titoli di studio alla scelta relativa alla frequenza dell'ora di religione. Come ogni settimana, il Sole 24 Ore pubblica infine uno scadenzario fiscale in inglese, romeno e arabo, dedicato agli imprenditori stranieri in Italia.

(5 dicembre 2005)

EP

 
Di Sucar Drom (del 19/12/2005 @ 18:44:06, in scuola, visitato 1682 volte)
da sucar drom
Pubblichiamo l'articolo apparso giovedì 8 Dicembre 2005 sul quotidiano L'Arena.
Come molti dei nostri lettori sanno la situazione a Verona è molto difficile e nutriamo forti dubbi, dopo l'intervento della magistratura per sospetta concussione, pedofilia e traffico di stupefacenti a Boscomantico, che l'Istituto Don Calabria riesca a gestire la grave situazione. Ne è prova il giornaliero arrivo a Mantova, proprio da Verona, di bambini Rom Rumeni che chiedono l'elemosina nelle vie della nostra città, insieme ai genitori.
Speriamo che il progetto del Don Calabria possa offrire realmente risposte postive e concrete alle famiglie presenti.

testata
In arrivo 115mila euro
Finanziamenti per la scuola dei bimbi Rom
Dalla Fondazione San Zeno


La Fondazione San Zeno finanzierà interamente il progetto per l’integrazione scolastica dei bambini Rom presenti nel campo nomadi di Boscomantico.
È stata l’assessore alla Cultura delle differenze, Stefania Sartori, a comunicare ieri, nel corso di una riunione straordinaria della Giunta, la decisione presa dal Consiglio di amministrazione della Fondazione promossa da Calzedonia. Lo stanziamento è di 115 mila euro e il progetto finanziato riguarda l’anno scolastico in corso.
«Questi fondi», commenta l’assessore Sartori, «serviranno a supportare l’accompagnamento, il tutoraggio e l’intervento dei mediatori culturali. Si tratta di azioni fondamentali per garantire la frequenza costante e proficua dei bambini Rom alle attività didattiche e soprattutto ad evitare che la classe risenta di questi inserimenti». L’assessore fa inoltre sapere che «grazie a questi fondi, potranno essere liberate risorse comunali per il progetto, della durata di 18 mesi, per l’inserimento lavorativo degli adulti, con iniziative di formazione professionale nelle aziende».
Entrambi i progetti sono gestiti dal Don Calabria. Attualmente nel campo di Boscomantico si trovano circa 70 adulti e altrettanti bambini, molti dei quali in età scolare. (e.s.)

Rif:
L'Arena
 
Di Fabrizio (del 20/12/2005 @ 11:17:01, in scuola, visitato 1762 volte)
Come riunire i bambini romaniì alla parola scritta. con il nostro programma Our Stories.

[...] Il programma si impegna a [...] sviluppare nuovi metodi ed approcci creativi per la creazione e la promozione di libri per l'infanzia romanì.

Il progetto Our Stories è promosso da Next Page come continuazione di un laboratorio per promuovere la lettura tra giovani e bambini romanì, laboratorio che VORBA ha organizzato all'inizio di quest'anno (vedi). Serve ad incoraggiare il processo di inclusione attraverso la partecipazione a performances di lettura e altre attività creative di lettura e scrittura - svolte nelle comunità Rom della Bulgaria, Macedonia, Romania e Serbia-Montenegro. L'unicità del progetto è ch attraverso i mezzi artistici e la partecipazione diretta nella creazione del testo, i bambini romanì arrivano alla scoperta del mondo della scrittura. le attività creative saranno raccolte in seguito in volumi rivolti all'infanzia, che per i bambini sono i primi strumenti a loro disposizione, contenenti testimonianze sulla loro cultura e sulla vita contemporanea della gioventù romanì.

Il progetto Our Stories è promosso dalla Fondazione Culturale Europea ed è sviluppato in cooperazione con organizzazioni romanì culturali ed educative ed organizzazioni internazionali attive nel campo della lettura per l'infanzia.

Ulteriori informazioni sul Reading Promotion for Romani Children program, contattando Sofiya Zahova, coordinatrice del progetto.
 
Di Fabrizio (del 24/12/2005 @ 15:24:26, in scuola, visitato 2366 volte)

di Franca Turchiarulo mediatrice scolastica

Lunedì 19 dicembre la nostra scuola elementare ha ottenuto il Premio Isimbardi della provincia di Milano

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Da oltre 50 anni la provincia organizza la "Giornata della Riconoscenza", dedicata a chi ha svolto attività a favore della comunità. Tra i tanti quest'anno sono stati premiati Miloud Oukili della Fondazione Parada (qui un'intervista con i ragazzi di strada di Bucarest ndr), la famiglia di Ambrogio Fogar (vi ricordate quell'esploratore che aveva perso l'uso delle gambe?) e Anthiuo Ndong, che aveva salvato un ragazzo che rischiava di affogare nell'Idroscalo. Per non fare torto a nessuno, ecco l'elenco completo dei premiati. Tra loro anche la scuola dove lavoro da anni, con questa motivazione:

Scuola elementare Eleonora Pimentel di Milano

OPERA DA ANNI NELLA ZONA NORD DI MILANO, IN UN’AREA ABITATA DA FAMIGLIE CHE PROVENGONO DA TUTTO IL MONDO, PERUVIANI, FILIPPINI, ECUADOREGNI CINESI E ROM. 200 DEI SUOI SCOLARI SU 600 SONO EXTRACOMUNITARI, IN MOLTE CLASSI SONO LA METÀ DEI BIMBI.
DAGLI ANNI OTTANTA, GRAZIE ALL’IMPEGNO DI TANTI INSEGNANTI, LA SCUOLA SI ADOPERA PER L’INTEGRAZIONE DEI TANTI ALLIEVI CHE NON SONO DI MADRELINGUA ITALIANA, CHE VIVONO SPESSO IN CONDIZIONI FAMIGLIARI DIFFICILI, BAMBINI PER I QUALI FREQUENTARE UN’ AULA NON È UN FATTO SCONTATO. BIMBI COME I ROM PER I QUALI GIÀ LASCIARE OGNI GIORNO IL CAMPO DOVE VIVONO PER SEDERSI TRA I BANCHI È UNA CONQUISTA. GRAZIE A QUESTO PREZIOSO LAVORO, ESEMPIO DI QUELLO CHE DEVE ESSERE LA SCUOLA DI OGGI, TANTI BAMBINI, DI ETNIA E CULTURA DIVERSA POTRANNO AVERE LA POSSIBILITÀ DI DIVENTARE CITTADINI A PIENO TITOLO.

Alla cerimonia è intervenuto anche il Cardinal Tettamanzi. A ritirare la medaglia d'oro del premio alla scuola, c'erano il direttore, due insegnanti io e Tora, l'altra mediatrice scolastica. La medaglia ci è stata consegnata dal presidente della provincia, Filippo Penati. Ecco il suo discorso.

Anche se non era facile avvicinarsi al presidente, sono riuscita a fare una foto assieme a lui.

Vi faccio i migliori auguri di buone feste, e aspetto le vostre domande sul lavoro di MEDIATRICE SCOLASTICA.

Franca

 
Di Sucar Drom (del 07/01/2006 @ 18:54:20, in scuola, visitato 1690 volte)
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Oggi in Italia i Sinti e i Rom, denominati zingari e nomadi in maniera dispregiativa ed etnocentrica, sono ancora oggetto di discriminazione, emarginazione e di segregazione. La discriminazione è estesa a tutti i campi, nel pubblico e nel privato, pertanto l’emarginazione e la segregazione economica e sociale dei Sinti e dei Rom si trasforma in discriminazione etnica.
In Italia le molteplici C...
 
Di Fabrizio (del 09/01/2006 @ 22:12:26, in scuola, visitato 2291 volte)






Pubblicato su “il Nostro tempo, Domenica 28 Marzo ’04, n.12, p.3 – intervista di Silvio Mengotto. A quasi due anni di distanza, facciamo il punto della situazione:


Dal 1983 Licia Brunello lavora in classe con i ragazzi e incontra le famiglie al campo nomadi di via Idro. Però la riforma farà sparire la facilitatrice culturale

 

Lungo il Naviglio Martesana, all’incrocio con il fiume Lambro, termina via Idro dove dal 1990 c’è uno dei sette campi nomadi autorizzati dal Comune. Siamo al confine di Crescenzago a Milano. Il campo di via Idro ha un contesto campagnolo, confina con un vasto prato dove, specie in estate, pascolano cavalli, caprette, qualche mucca e maialini allevati dai Rom stanziali di etnia Harvati. I Rom sono da 35 anni nel quartiere. Harvati è il nome della regione dell’ex Jugoslavia da dove provengono. Nel campo la popolazione stimata è di circa 150 persone e 24 famiglie. Più della metà sono giovani e bambini ( da 0 a 18 anni ). La peculiarità del campo di via Idro è quella di avere, tra gli altri campi nomadi, il più alto tasso di scolarità.  Un risultato che premia l’impegno di integrazione svolto dalla scuola elementare Eleonora Pimmentel ( via F. Russo ) che ospita i bambini Rom in età scolastica dagli anni ’80, grazie anche ai pontieri di questa integrazione non scontata e che porta il nome di Licia Brunello, insegnante di ruolo dall’86. Da quella data Licia Brunello ha iniziato la doppia avventura: scolastica e con i bambini Rom. Le abbiamo rivolto alcune domande.

 

Come è nata questa avventura scolastica con i bambini Rom?

“ Nasce all’inizio della mia carriera scolastica per puro caso. Essendo l’ultima arrivata fui prescelta dalla scuola con questo incarico di scolarizzazione dei bambini Rom di via Idro. Assunsi il ruolo di facilitatrice culturale. E’ dall’inizio della mia attività scolastica che mi sono occupata aspettando una nuova insegnante che potesse innamorarsi di questa situazione e passare il testimone. Cosa che, in parte, è avvenuta con Angela Sacco ora insegnante all’Università”.

 

Quali le tappe di questa scolarizzazione dei bambini Rom ?

“Quando incominciai mi resi conto che c’erano problemi oggettivi ai quali bisognava dare risposte concrete e immediate: quaderni, libri, penne, abiti. I soli supporti didattici non bastavano. I bambini Rom non parlavano l’italiano e avevano una cultura, schemi e regole completamente diversi dalle nostre. Dovevamo fornire loro anche una serie di servizi: colazione, docce, guardaroba, raccolta abiti, una stanza con lavatrice per governare tutto questo e fornire loro dei ricambi. La situazione nel corso degli anni è migliorata tantissimo anche perché sono migliorate le stesse condizioni e relazioni al campo e con le famiglie. All’inizio grande fatica e auto-selezione. Una prerogativa della comunità Rom è l’esistenza di una identità precisa del clan familiare. Questo significa che esistono famiglie aperte alla collaborazione e altre più diffidenti o chiuse con i “gagi”, come  definiscono tutti coloro che non sono Rom. Da questo dipende il successo della scolarizzazione. Ancora oggi al campo la scolarizzazione è abbastanza capillare. Quest’anno sono 17 gli iscritti e 14 i frequentanti. Sette alle medie e 3 alle superiori. Per noi un successo. La scolarizzazione si è allargata non solo a tutta la comunità, ma anche in termini di cicli scolastici. Oggi frequentano anche la materna. Un fatto impensabile solo qualche anno fa”.

 

I bambini Rom denotano un particolare comportamento in classe?

“Tolti i primi giorni di inserimento nell’intera classe i bambini Rom hanno un atteggiamento come tutti gli altri. Ho notato, ma questa è una sensibilità personale, che i bambini Rom nei confronti dell’insegnante, dell’autorità, assomigliano ai bambini di una volta. Mi sembrano più attenti, aperti, curiosi e rispettosi. Più genuini e diretti. Con loro è fondamentale instaurare un rapporto empatico forte. Al di là del ruolo è essenziale avere una relazione e che si sentano amati. Di fronte a questo lasciano cadere qualsiasi difesa e, in parte, questo si verifica anche per gli adulti. In questi anni abbiamo creato eventi e promosso attività che potessero realizzare un collegamento tra scuola e il campo. Le occasioni sono state le più svariate: il Natale, fine anno scolastico. Con le classi abbiamo fatto uscite didattiche al campo. Ora stiamo lavorando ad un progetto esclusivo per i bambini Rom: un laboratorio teatrale, nel quale dovranno creare una storia di loro invenzione, dove vengono rappresentate le loro tradizioni e la loro cultura. Spettacolo che rappresenteremo a scuola e al campo a fine anno scolastico.   

 

Hai frequentato il campo di via Idro?

“All’inizio i Rom sostavano in via Agordat. Un campo dove le condizioni igieniche erano spaventose. Un centinaio di persone con una sola fontanella. Fosse biologiche inesistenti. Avevano costruito latrine a cielo aperto con caduta libera nel naviglio Martesana. Abiti usati sino all’indecenza per poi bruciarli nell’impossibilità di lavarli. Dopo lo spostamento le cose sono migliorate. Il campo di via Idro è attrezzato di bagni e servizi. Molte famiglie hanno costruito delle piccole case di legno, probabilmente abusive, ma questo ha migliorato le loro condizioni di salute e li ha obbligati ad avere più cura delle loro abitazioni. In questo modo si sono sentiti in una situazione più stabile e protetta. Ho frequentato il campo per molti anni e per alcune famiglie sono diventata amica. Per loro non sono solo la maestra. Questa lunga frequentazione si è trasformata, nel tempo, in una relazione significativa che ha permesso di ottenere risultati che difficilmente una scuola, una pur brava maestra, avrebbe potuto ottenere. Il rapporto individuale con i Rom è molto importante ! Ho conosciuto famiglie Rom che ora abitano nelle case popolari, ho notato che hanno perso molto di quella cultura che, in un certo senso, li proteggeva dall’ideologia malavitosa delle città. Entrando in contatto con la malavita ne sono rimasti contaminati. Per esempio la droga in via Idro non poteva entrare perchè gli anziani proteggevano i giovani e il campo attraverso la trasmissione di insegnamenti della loro cultura”.

 

Qual è il futuro per questi bambini?

“La nuova riforma scolastica non prevede più la mia figura di facilitatrice culturale. Temo che questo anno scolastico sarà l’ultimo con questo ruolo. Ciò che mi preoccupa  non sono solo i tagli al personale, ma soprattutto l’eliminazione di tutti i momenti di collegialità e compresenza, che sono sempre stati il punto cardine della nostra scuola al fine di riuscire a organizzare gli interventi un po’ speciali, come quello con i bambini Rom, ma che permettevano di dare risposte mirate all’integrazione culturale. Quest’anno abbiamo subìto nuovi tagli. Avevamo cinque distacchi per l’integrazione dei bambini stranieri e Rom, ne è rimasta una sola. E’ un anno difficile perché devo tentare di dare delle risposte che siano efficaci e passare la mia esperienza alle insegnati che avranno questi bambini”.


11 marzo 2004 - Silvio Mengotto


Cambiamenti a gennaio 2006:

Ho ritelefonato all'insegnante:

“La situazione praticamente non è cambiata. Abbiamo anche manifestato, incontrato il Provveditore, alla fine quest'anno ci sono 12 ore in più. Abbiamo sfruttato le sinergie del laboratorio linguistico per studenti stranieri. Nel frattempo, c'è stata almeno la soddisfazione del riconoscimento di questoo lavoro da parte della Provincia. Attualmente, il Consiglio di Zona ha erogato un contributo per il recupero scolastico anche al campo. Non molti soldi, abbiamo preparato il progetto, e affrontato man mano le difficoltà che nascevano di volta in volta:

  • la sostituzione dell'insegnante che doveva lavorare sul posto
  • i lavori di manutenzione nel campo, per cui nelle aule dove si sarebbero tenuti i corsi ora non c'è illuminazione.

In qualche modo speriamo di iniziare a metà gennaio. Aggiornamenti a presto.”

 
Di Fabrizio (del 18/01/2006 @ 12:14:18, in scuola, visitato 1857 volte)
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17/01/2006 - 15:09

Un'indagine dell'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Cnr rileva un generale inserimento degli studenti stranieri con gli italiani e con i docenti. Il rischio razzismo serpeggia però nelle superiori. Confermato il problema bullismo.

Immigrazione? Non è un problema, almeno a scuola, dove però è emergenza bullismo. Per gli alunni stranieri, anzi, insegnanti e coetanei sono un punto di riferimento e talvolta sono le famiglie dei ragazzi immigrati a ostacolare la socializzazione. E' quanto emerge da una indagine svolta da Camilla Pagani e Francesco Robustelli, psicologi dell'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Consiglio Nazionale delle Ricerche, su 10 scuole (3 superiori, 5 medie, 2 elementari) dell'Italia centrale (8 a Roma, una nella provincia di Roma, una nella provincia di Firenze), che ha coinvolto 86 insegnanti (73 femmine, 85%, e 13 maschi, 15%). "Un campione che rappresenta piuttosto fedelmente la realtà della scuola italiana", sottolineano gli autori.
L'indagine è stata condotta con la tecnica del focus group: interviste collettive con i docenti (da un minimo di 5 a un massimo di 10) alla presenza di un ricercatore che fungeva da moderatore e di un altro come osservatore.

I focus group hanno seguito questa traccia: situazione della scuola per l'inserimento di alunni stranieri; preparazione degli insegnanti; atteggiamenti degli alunni italiani; rapporti tra gli alunni stranieri e gli alunni italiani; influenza delle diverse culture sugli atteggiamenti degli alunni; i rapporti tra la scuola e le famiglie degli studenti stranieri e degli studentii italiani; strategie adottate dagli insegnanti. Il primo dato emerso è che il dibattito sul concetto di integrazione, se cioè vada intesa come assimilazione o come conservazione della propria identità culturale, nei focus group si è sviluppato solo in 3 scuole medie, mentre nelle altre 7 l'integrazione viene intesa con una valenza decisamente positiva.

Ma soprattutto, in quasi tutte le scuole non ci sono state particolari difficoltà nell'inserimento di alunni stranieri, specie quando questi sono in Italia da qualche anno e hanno frequentato già la scuola materna e la scuola elementare da noi. Solo un insegnante di una scuola superiore lamenta esplicitamente che i rapporti tra ragazzi stranieri e italiani non sono buoni, ma il problema si riconduce a quello più generale del bullismo. "In tutti i dieci incontri, nell'analizzare il problema dell'inserimento degli alunni stranieri, gli insegnanti hanno fatto riferimento a quello che viene definito 'disagio giovanile'", evidenziano Pagani e Robustelli.

Molti insegnanti indicano insomma le ragioni dei rapporti difficili tra gli alunni più sul versante psicologico che su quello culturale: per esempio, quando i ragazzi manifestano aggressività nei riguardi dei soggetti più deboli come i portatori di handicap, indipendentemente dal fatto che siano stranieri o italiani. Di bullismo in senso stretto parlano gli insegnanti di 7 scuole, confermando quanto la letteratura scientifica ha rilevato sulla diffusione e gravità di questo fenomeno anche in Italia. Alcuni insegnanti, soprattutto nelle scuole superiori, riferiscono con rammarico che talvolta ragazzi italiani e stranieri non si frequentano molto fuori della scuola e attribuiscono in alcuni casi la responsabilità di questo fatto alle famiglie degli alunni stranieri (a parte le famiglie rom, il riferimento è in particolare a quelle cinesi, filippine e mussulmane) che non incoraggerebbero la socializzazione dei loro figli. In 2 scuole superiori alcuni docenti si sono però dimostrati preoccupati per la diffusione di atteggiamenti razzisti tra gli alunni, in particolare verso negri, zingari ed ebrei. "Anche il fatto che questa denuncia arrivi solo dalle superiori conferma i risultati della ricerca psicologica", sottolineano i ricercatori.

Le insegnanti delle scuole elementari sottolineano inoltre come l'inserimento degli alunni stranieri sia stato molto facilitato grazie alla collaborazione dei bambini italiani. In 3 scuole, 2 medie e 1 elementare, i docenti fanno riferimento a forme di vero e proprio attaccamento affettivo degli alunni stranieri alla scuola. In una elementare e una media, alunni stranieri, nonostante non abitino più vicino alla scuola, continuano a frequentarla. In un'altra scuola media sono gli insegnanti, oltre che i compagni di classe, a fungere da punti di riferimento: "Ad esempio una ragazza chiede alla sua insegnante di accompagnarla a comperarsi un costume per andare in piscina, attività che viene svolta con tutta la classe, e l'insegnante l'accompagna volentieri" è un esempio citato da Pagani e Robustelli.

Ogni singola disciplina comporta vantaggi e alcuni svantaggi per quanto riguarda l'inserimento dell'alunno straniero, soprattutto nella fase iniziale. Ad esempio, l'educazione fisica e l'educazione musicale non creano particolari problemi, in quanto materie che si basano molto sull'attività pratica. L'inglese risulta spesso molto difficile per gli stranieri, in particolare per quelli che già sono impegnati nell'apprendimento dell'italiano. Per quanto riguarda la matematica, l'inserimento sembra facilitato dall'uso di una simbologia internazionale, mentre difficoltà si riscontrano nelle scienze, che richiedono l'uso di un linguaggio molto specifico. Il problema della lingua viene segnalato dagli insegnanti di tutte le scuole intervistate.

Uno degli aspetti del problema linguistico, sollevato da 5 scuole su 10, è che in numerosi casi vengono inseriti nelle classi alunni stranieri, che non conoscono o conoscono molto poco l'italiano, 2-3-4 anni più grandi rispetto ai loro compagni. Mentre un problema affrontato nei focus group in 1 media e in 1 elementare, ed accennato in 1 superiore, è la preoccupazione di alcuni insegnanti e genitori per il fatto che l'inserimento di alunni stranieri o di portatori di handicap possa nuocere agli alunni più dotati e abbassare il livello generale della classe.
I risultati della ricerca sono contenuti nel volume "Marek a scuola" edito da Franco Angeli, che sarà presentato domani 18 gennaio alle ore 16 preso la Sala Conferenze dell'Istituto "Galileo Galilei" - via Conte Verde, 51 - Roma. Oltre agli autori della ricerca interverranno: Maria Coscia - Assessore alle Politiche Educative e Scolastiche Comune di Roma, Vinicio Ongini - MIUR, Melina Decato - Vicesegretario generale Presidenza della Repubblica, Francesca Gobbo - Università di Torino, Paola Bastianoni - Università di Lecce, Paola Gabbrielli - Consulente Intercultura.

 

HC 2005 - redattore: NZ

 
Di Fabrizio (del 02/02/2006 @ 11:57:32, in scuola, visitato 1834 volte)
leggo su: EuropaFacile
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articolo di Silvia Tomasi

L’Europa alla lavagna” e “I giovani e le scienze”: sono, questi, due interessanti concorsi con cui l’Unione europea premia ogni anno le capacità, l’inventiva e la voglia di conoscenza dei giovani studenti europei.

L’Europa alla lavagna” è un concorso promosso dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea che trova ispirazione nel valore simbolico attribuito alla giornata del 9 maggio, proclamata Festa dell’Europa, un “appuntamento” annuale per celebrare e riflettere sul lungo cammino della costruzione dell’Europa dalla Dichiarazione di Robert Schuman in poi. Obiettivo del concorso è infatti quello di promuovere la conoscenza del processo di integrazione europea nelle scuole, coinvolgendo attivamente gli studenti e stimolando il loro interesse sulla storia, i valori, le politiche e i futuri sviluppi dell’Unione europea.

Il concorso, giunto quest’ anno alla sua seconda edizione, è indirizzato agli studenti delle scuole medie superiori di ogni tipologia e indirizzo presenti in Italia ed è destinato a premiare i giovani che avranno realizzato i migliori siti web dedicati all’Unione europea.

I siti dovranno contenere sezioni relative ai seguenti temi:
Temi obbligatori (tutti i temi indicati devono essere presenti nel sito):
• La storia e i valori dell’Unione europea
• 9 maggio 1950: Dichiarazione di Robert Schuman - 9 maggio 2006: la vostra Dichiarazione
• La Festa dell’Europa nella nostra scuola
• Gli effetti dell’appartenenza all’UE sulla vita quotidiana dei cittadini comunitari: esperienze positive e meno positive

Temi a scelta (almeno due dei temi indicati devono essere presenti nel sito):
• Il Manifesto di Ventotene nel 20°anniversario della morte di Altiero Spinelli
• La strategia di Lisbona: l’impegno dell’Unione europea nelle sfide poste da occupazione, crescita e globalizzazione
• La politica dell’UE per l’ambiente: esempi di realizzazioni concrete ed effetti
• Istruzione, gioventù e mobilità: i percorsi e le scelte offerte dall’UE
• Il ruolo dell’UE nel rispetto della legalità e nella lotta alla criminalità organizzata

I progetti possono essere realizzati da gruppi di studenti, singole classi, singoli istituti o anche da un gruppo di classi di diversi istituti.

Fra i progetti presentati verranno selezionati i quindici migliori. La Rappresentanza in Italia della Commissione darà visibilità ai siti vincitori pubblicandoli e mantenendoli on-line per almeno 12 mesi. Per la premiazione, una delegazione delle classi o istituti vincitori sarà invitata ad un incontro con il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il 9 maggio 2006 presso il Quirinale. In questa occasione il Presidente Ciampi terrà un discorso sull'Europa rivolto a tutte le scuole italiane. Inoltre, alle due migliori classi vincitrici verrà assegnato anche un premio speciale, ovvero saranno invitate a visitare le città di Bruxelles, sede delle istituzioni europee, e di Vienna, capitale del Paese a cui spetta il turno di presidenza dell’Unione per il 1° semestre del 2006.

Il concorso è aperto fino al 31 marzo 2006. Tutte le scuole interessate a partecipare sono tenute ad inviare i propri progetti alla Rappresentanza in Italia della Commissione entro questa data, osservando le modalità indicate nel bando di concorso.

Il concorso “I giovani e le scienze” si rivolge invece a giovani scienziati. Promossa dalla Direzione Generale "Ricerca" della Commissione europea, questa iniziativa mira ad avvicinare i giovani europei al mondo della ricerca e alle carriere scientifiche, a promuovere il loro spirito di innovazione e collaborazione e a individuare i migliori talenti.

Il concorso, indirizzato agli studenti che frequentano le scuole medie superiori o il primo anno di università, si svolge sostanzialmente a due livelli: una prima competizione viene lanciata a livello nazionale; fra i finalisti della competizione nazionale verranno quindi selezionati i vincitori che rappresenteranno l’Italia alla selezione europea, che si terrà a Stoccolma dal 23 al 28 settembre 2006. L’Italia potrà candidare fino a tre progetti per un massimo di 6 studenti, i quali potranno concorrere a 9 premi principali: 3 primi premi da 5000 euro ciascuno, 3 secondi da 3000 euro ciascuno e 3 terzi da 1500 euro ciascuno. Verranno assegnati anche ulteriori gratificanti riconoscimenti quali soggiorni di studio o inviti ad iniziative di qualità come il conferimento dei premi Nobel.

La selezione italiana del concorso è aperta fino al 24 febbraio 2006.


Link Utili
L'Europa alla lavagna: bando di concorso e modulistica di partecipazione
I giovani e le scienze: bando di concorso e modulistica di partecipazione
 
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