Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località
Di Fabrizio (del 28/01/2010 @ 09:25:15, in scuola, visitato 3750 volte)
Ricevo da Paolo Ciani
Lettera Istituto Comprensivo “via dell’Archeologia” Scuola frequentata dai
bambini Rom di Via di Salone portati al "Cara" di Castel Nuovo di Porto
AL SINDACO DI ROMA Gianni Alemanno
AL PREFETTO DI ROMA
AL V DIPARTIMENTO Politiche sociali
AL XV DIPARTIMENTO politiche educative
AL CAPO DEI VIGILI URBANI Di Maggio
p.c. Alla Comunità di S. Egidio
Alla Casa dei Diritti sociali
A Ermes
Agli organi di stampa
“ Portati via! ”
I diritti degli invisibili
I docenti dell’Istituto Comprensivo di via dell’Archeologia, in
considerazione degli esiti dell’attuazione del piano nomadi del comune di
Roma - che implica in particolare lo spostamento di famiglie di alunni
frequentanti l’Istituto dal campo di via di Salone al CARA di Castelnuovo di
Porto - si interrogano, nello specifico scolastico, sull’opportunità di una
azione che vanifica i risultati positivi conseguiti negli anni e gli sforzi
delle parti coinvolte nell’obiettivo di un progressivo miglioramento
dell’integrazione.
Le motivazioni sottese a quanto affermato sono le seguenti:
la distanza fra il CARA di Castelnuovo di Porto e l’istituto è tale da
costituire impedimento alla fruizione del diritto allo studio dei bambini;
il trasferimento in altra scuola interromperebbe la fruizione di un percorso
scolastico continuativo, predisposto ed attuato sin dalla scuola dell’infanzia,
e potrebbe dar luogo a regressioni nell’apprendimento e nella relazione;
la progettualità di continuità richiede un’azione costante e lungimirante che si
costruisce attraverso il confronto costante e la mediazione;
essere una comunità scolastica significa superare i limiti imposti dalle storie
personali, attenti alla crescita degli alunni, promuovere progettualità di
continuità, favorire una integrazione che lungi dall’essere omologazione sia
conoscenza ed arricchimento reciproco
I docenti possono affermare che gli alunni oggi “portati via” dalle loro
scuole hanno frequentato regolarmente, hanno maturato un atteggiamento positivo
e motivato nei confronti della scuola, instaurando sereni e proficui rapporti
con i compagni e con gli insegnanti; molti dei famigliari, inoltre, si sono
sempre interessati al loro andamento scolastico.
Negli anni sono stati attuati percorsi, rivolti a tutti gli alunni, che hanno
consentito, nel tempo l’instaurarsi di un clima di fiducia reciproca e
l’acquisizione di risultati significativi nella crescita globale della
personalità. Tutto ciò senza avvertire il bisogno, da parte dei docenti, di
attirare l’attenzione sugli ottimi risultati raggiunti perché questo è il lavoro
normale di una scuola che funziona.
I docenti notano con dispiacere che la scuola è chiamata in causa per ogni
problematica, ma non è stata neanche presa in considerazione come interlocutore
nell’attuazione del piano nomadi; è convinzione comune che interventi efficaci,
soprattutto nel sociale, si realizzino attraverso azioni coerenti e sinergiche
di più istituzioni. Perché allora la scuola non è stata consultata prima di
procedere con le azioni predisposte? Ovviamente nella parte che riguarda le
proprie competenze e cioè per valutare le possibili conseguenze e le ricadute di
uno spostamento che avviene a metà anno scolastico e a metà di un percorso di
vita per molti degli alunni iscritti.
I docenti chiedono che, nel tutelare i diritti umani di tutti, sia in
particolare garantito il diritto dei minori alla frequenza scolastica in una
situazione di continuità.
Ricordano che si parla di alunni, persone, esseri umani, non pratiche da
sbrigare, nomi da depennare semplicemente da un elenco: sono sentimenti,
emozioni, percorsi di una storia condivisa, che all’improvviso scompaiono. La
scuola con loro ha conosciuto la diversità di un differente stile di vita, le
difficoltà di inverni passati al freddo nei container, la dignità e lo sforzo
fatto ogni giorno per stare insieme, e l’uguaglianza come quella di essere
bambini come altri bambini, niente di più niente di meno.
Lungi dall’esprimere un giudizio politico o fare politica, i docenti vogliono
unicamente essere messi in condizione di fare bene il proprio lavoro.
E’ in fondo un’esigenza normale. Niente di più e, viene da dire, “non uno di
meno”.
Roma, 25 Gennaio 2010
Istituto Comprensivo
“via dell’Archeologia”
Roma
Di Fabrizio (del 28/01/2010 @ 09:39:12, in Italia, visitato 1990 volte)
Ricevo da Claudio Graziano
L'ammistrazione alemanno fa le le prove per le elezioni regionali e ha fretta
di dare soddisfazione alle promesse fatte ai suoi elettori, partendo dalla
questione "Casilino 900", il campo emblema della presenza rom nella capitale.
Si tratta di 600 rom, che vivono lì da oltre 30 anni, provenienti dalle varie
regioni della ex Jugoslavia e dalla Romania, che secondo l'amministrazione
alemanno, verranno sgomberati entro i primi di Febbraio. In tre giorni sono già
state abbattute decine di baracche.
La tanto millantata collaborazione con la comunità rom non esiste (basta vedere
la reazione dei 128 legittimi assegnatari del campo di Salone, deportati al
centro per richienti asilo di Castel nuovo di Porto per far posto agli arrivi da
Casilino, .a cui era stato promesso di tornare al campo dopo l'espletamento
delle pratiche di permesso di asilo). E a quelle altrettanto preoccupate dei rom
di Casilino 900. I rom questo sgombero lo subiscono e basta.
L'80 per cento dei bambini del campo frequenta le scuole del territorio, una
percentuale molto alta indicatore di un livello altrettanto alto di inserimento
sociale della comunità.
Questi bambini saranno i primi a pagare i costi del trasferimento, perché
saranno costretti o a lunghissimi viaggi per tornare nelle loro scuole, o a
cambiare del tutto scuola, amici, insegnanti.
Eppure la memoria dovrebbe tracciarci il sentiero: l'esperienza di Castel Romano
ci insegna infatti le difficoltà di trasferire i bambini ad ore di distanza
dalle scuole che frequentano.
Il Piano punta a chiudere 80 campi abusivi sparsi sul territorio, e ne indica 13
tra tollerati e autorizzati. Non ci viene spiegato, però, in che condizioni
andranno a vivere i 7200 nomadi della capitale, di cui circa la metà bambini. A
via Candoni, Roma Sud, vivono circa 700 persone, molte lavorano.
L’amministrazione, senza coinvolgere il XV Municipio, ha fatto portare 24
container, che ospiteranno oltre 200 persone provenienti da Casilino. Il rischio
è che questo diventi un campo sovraffollato. Si rischia di interrompere il
prezioso lavoro di integrazione svolto, in questi anni, dalle associazioni
insieme ai rom. . Si chiudono i campi abusivi e si costruiscono delle mega
bidonville etniche, prodotto di un moderno progrom urbano (sull'esempio di
Castel Romano).
Secondo il Piano verrà consegnato un documento, il "Dast", che dovrebbe
permettere a chi lo possiede di sostare nei campi. Ad oggi, al di là
dell'accanimento di una serie di identificazioni continue, svolte in modo
ripetuto ed intimidatorio - anche 5 o 6 volte sulle stesse persone - a cui sono
stati sottoposti i rom della città, ben pochi hanno visto questo documento.
All'esigenza del lavoro, della casa, dei diritti, sembra venire contrapposta
l'ossessione della schedatura, della ghettizzazione, della "soluzione finale".
Intanto con la scusa dei cantieri, la giunta è riuscita a far passare un bando
per la sorveglianza: 3 milioni di euro per le vigilanza privata, mentre in poco
più di un anno, le risorse per progetti di mediazione culturali sono stati
tagliate del 20 per cento
Non un accenno nel piano nomadi ad una soluzione alternativa che non sia il
solito ammassamento dei rom in campi che è il primo motivo della loro
emarginazione. Non un accenno a modalità alternative di inserimento socio
abitativo - accesso alle case popolari o agevolazioni negli affitti.etc. -
Al contrario, le risorse stanziate, vengono in buona parte investite in proposte
securitarie inutili nel promuovere l'autonomia delle popolazioni rom ma, al
contrario, utilissime e spendibili per propaganda elettorale.
E' utile ricordare ai cittadini di questa città che le risorse
dell'amministrazione saranno investite un'altra volta per costruire ancora campi
rom, baraccopoli moderne utili solo, e per un breve periodo, in caso di gravi
disastri naurali.
Insomma, rom terremotati a vita, per la giunta Alemanno.
Quindi, carente su una politica abitativa che sia progettuale, ma anche rispetto
alle politiche di accoglienza, questa giunta, dietro il paravento di proposte di
ordine e di polizia, sta accentuando il disagio della popolazione romana:
pensiamo ai recenti sgomberi della fabbrica heineken e di Casilino 700, che
hanno determinato la dispersione di molti rom nei territori circostanti
aumentando i disagi anche per i residenti del territorio e dall'altra parte,
hanno sradicato i rom dalle reti sociali territoriali in cui erano inseriti.
L'ARCI afferma con forza la sua contrarietà al piano nomadi e a come si sta
attuando, agli sgomberi senza soluzioni alternative, alle operazioni
preelettorali, al taglio delle spese di integrazione.
Claudio Graziano responsabile immigrazione ARCI di Roma tel 3356984279-06417347 12 www.arciroma.it
Di Fabrizio (del 29/01/2010 @ 09:18:24, in Italia, visitato 2032 volte)
Segnalazione di Maria Grazia Dicati
La reazione esasperata degli immigrati a Rosarno ad un gravissimo episodio di
razzismo e di mafia porta all’attenzione mediatica una vicenda che, aldilà degli
evidenti fini elettorali, ricorda molto da vicino, con le opportune distinzioni,
i gravi episodi di “razzismo elettorale ed affaristico” accaduti a Napoli, nel
2008, nei quartieri di Ponticelli e di Pianura.
Il dovere di non dimenticare e capire quello che accade, spesso sotto i nostri
occhi, deve aiutarci a comprendere le cose, osservandole da vicino, e forse
ricordare l’episodio più paradigmatico avvenuto negli ultimi due anni, può
aiutarci a trovare le giuste coordinate.
Molti non lo ricorderanno ma il “pacchetto sicurezza” fu presentato nella prima
seduta del consiglio dei ministri del governo Berlusconi a Napoli, il 23 maggio
2008 (nella stessa fu approvata anche la legge speciale per la militarizzazione
dei siti di stoccaggio dei rifiuti), ad appena una settimana dal Pogrom dei
“campi rom” di Ponticelli.
Le immagini dei roghi dei campi rom fecero il giro del mondo, accompagnate dalla
narrazione giornalistica di una “ribellione popolare” causata dalla
esasperazione dei residenti “costretti” a convivere da anni con i “reati “dei
rom accampati nel quartiere, in realtà niente altro che dei miseri baraccamenti
dove dal 2003 vivevano in stato di totale abbandono circa 1500 rom rumeni
Quello che non tutti videro invece fu il vistoso protagonismo dei clan della
camorra che, utilizzando abilmente i media, riuscirono a coinvolgere parte della
popolazione del quartiere per attaccare e sgomberare i rom, non a caso proprio
quelli accampati a via Argine e via Malibran che insistevano su un’area
interessata da un progetto di risanamento urbanistico per decine di milioni di
euro, strumentalizzando una vicenda, il “tentativo di rapimento” di un bambino
da parte di una minorenne rumena che non faceva nemmeno parte dei campi rom.
Del totale di 10 campi rom abusivi di Ponticelli, ne furono incendiati solo due,
quelli che si trovavano nel posto sbagliato.
23 gennaio 2010 - In occasione dell'inaugurazione del nuovo anno del partito
CDU (conservatore), Christian Schwarz-Schilling, che fu ministro delle poste e
telecomunicazioni nella coalizione CDU-FDP dell'ex cancelliere Helmut Kohl, ha
fortemente criticato il rimpatrio forzato dei Rom verso il Kosovo.
Secondo quanto riferito dai media, Schwarz-Schilling, il cui discorso
riguardava il periodo post-bellico, ha richiamato alle proprie responsabilità la
comunità internazionale nell'intervenire nelle catastrofi causate dall'uomo.
In questo contesto, ha giustificato l'intervento nella ex-Jugoslavia e detto che
le condizioni createsi in seguito avevano bisogno di ulteriore assistenza
post-bellica.
Riferendosi al passato storico della Germania, Schwarz-Schilling ha detto che
il rimpatrio forzato dei Rom in Kosovo è stato un grosso errore. Ha ricordato
che i Rom sono stati perseguitati come gli Ebrei sotto il nazionalsocialismo ed
ha detto che è stato inappropriato trattarli in questo modo. Ha anche ricordato
che molti emigranti dalla Germania avévano trovato una nuova casa all'estero.
Schwarz-Schilling ha ripetutamente criticato le autorità tedesche per la loro
scarsa attitudine verso i rifugiati. In un'intervista col programma TV Panorama,
Schwarz-Schilling ha detto che una politica consistente nel ricevere tante
persone e poi nel ricacciarle nuovamente, difficilmente può essere qualificata
come particolarmente umana. Come Alto Rappresentante del Segretario Generale in
Bosnia Erzegovina riconosce il diritto dei rifugiati al ritorno nelle loro case,
puntualizzando nel contempo che rimangono molti ostacoli nell'esercizio di
questo diritto.
"Sono dei bastardi!" ci dice un Rom uscendo da un vecchio caravan. "Hanno
buttato giù la mia baracca e guardate come vivo!"
Ce ne restiamo zitti ad ascoltarlo, mentre continua a domandarci se ciò che
sta accadendo sia giusto. Ci racconta di essere solo.
Su un fianco della roulotte è poggiata una lamiera a mo' di tetto. Lì sotto,
riparato dalla pioggia, c'è un fornello che scalda un brodo. Fa freddo.
Viene da chiedersi se il Piano Nomadi prevede l'abbattimento delle baracche
ancor prima di trasferire la gente che ci vive. Se possa essere considerato
"piano" lasciare che un uomo racconti di se, con le lacrime agli occhi.
"Ci fanno pagare l'affitto nei campi attrezzati. E io dove li trovo 200 euro
al mese? Io faccio l'elemosina!"
Ancora, viene da domandarsi "perché?" quando una ruspa si ferma davanti ad un
furgone, lo fa a pezzi, poi fa inversione per andarsene.
Distruggere un mezzo di trasporto è previsto o è soltanto sinonimo di
"potere"?
Come dire: Devo fare piazza pulita, quello che c'è, c'è!
Il Casilino 900, dopo quaranta anni, sta scomparendo. Nel giro di pochi
giorni, le baracche colorate diventano legni secchi sotterrati dal fango.
Tanta gente è contenta del trasferimento, ma altrettanto arrabbiata per le
modalità che il Comune di Roma sta adoperando per lo sgombero del Campo.
Non si stanno trasferendo dei rottami, delle cose, degli animali. Si stanno
trasferendo delle persone da un luogo ad un altro. Da un territorio nel quale
tanti sono nati e cresciuti.
Pertanto che sia giusto e doveroso eliminare i campi abusivi, per dare ai Rom
una sistemazione più dignitosa, è un concetto che passa in secondo piano, quando
i modi per farlo hanno ben poco di dignitoso.
Guidizzolo non vuole un campo per i sinti. Il trasferimento delle famiglie
deciso dal comune di Brescia senza avvisare il sindaco. Il prossimo campo a
Gazzo di Bigarello.
Il terreno acquistato dal comune di Brescia
Il Comune di Brescia acquista un terreno a Birbesi di Guidizzolo per
trasferirvi alcune famiglie di sinti. Il tutto all'insaputa del sindaco. E della
popolazione. La quale ha reagito subito: questa mattina i residenti nella zona
di Birbesi hanno cominciato a erigere una palizzata al confine tra le loro
proprietà e quella delle famiglie sinte. Quasi a voler sottolienare che su quel
terreno sorgerà un campo nomadi, non particolarmente gradito.
La Lega Nord, che ha protestato con i suoi amministratori locali dicendo che
«non staranno a guardare», presenterà un'interpellanza parlamentare su ciò che
definisce «un tiro mancino» sferrato da un Comune, quello bresciano, di
centrodestra. Ma problemi legali non dovrebbero esistere: il terreno è stato
infatti regolarmente acquistato e nessuno può impedire che alcune famiglie vi si
trasferiscano. Anche se di etnia sinta. Un altro terreno per un'analoga
operazione del comune di Brescia è stato individuato a Gazzo di Bigarello. La
vicenda delle aree vendute ai nomadi sta scatenando nel Mantovano aspre
polemiche.
Il Comune di Brescia, tramite la società controllata Brixia Sviluppo, ha
acquistato un terreno a Birbesi di Guidizzolo su cui trasferire alcune famiglie
di nomadi sinti che attualmente occupano il campo di via Orzinuovi che presto
verrà smantellato. Della notizia nessuno era al corrente, né il Comune di
Guidizzolo, né gli abitanti della zona in cui si insedierà il nuovo campo che -
a detta dell'associazione di volontariato Sucar Drom di Mantova che gestisce il
progetto - sarà formato solo da 4 famiglie, 16 persone in tutto. Non ne sono
convinti però i residenti che, appena appresa la notizia, per tutelarsi hanno
già cominciato ad alzare una palizzata per dividere i confini.
Due esperti, un architetto urbanista e un'antropologa sociale, spiegano che cosa è stato il Casilino 900 in questi anni. L'esperienza del più grande campo rom italiano e i tentativi di integrazione, andati falliti. (Il video rientra nella inchiesta de "Il Carattere" sul Casilino 900)
Di Fabrizio (del 01/02/2010 @ 15:34:56, in Italia, visitato 1910 volte)
Ricevo da Ernesto Rossi
APERTAMENTE di Buccinasco
Care amiche e amici, soci, insegnanti, concreti, appassionati e affettuosi
sostenitori dell’esperienza del Quartiere Terradeo,
(se dico ‘affettuosi’, non si tratta d’una carineria accattivante, ma d’una
concreta e oggettiva valutazione sul fatto che ci si mette tutta la competenza e
la capacità di cui si dispone, certo. Ma anche l’anima)
questa mattina di sabato 30 gennaio 2010 abbiamo celebrato presso il nostro
Quartiere la Giornata della Memoria. Una ricorrenza che ha particolarmente a
che vedere e a che fare con i Sinti.
Spesso facilmente dimenticate –a partire dalla legge istitutiva- vittime di
quelle violenze che si afferma di voler ricordare.
Presenti e partecipanti circa dieci (ma come si fa a contarli, quando sono così
piccoli? erano di più?) bambine e bambini del Terradeo, alcuni speditici dai
genitori, una minuteria infantile (a parte una grandona di ben 14
anni) vivace ma attenta, insieme ai consiglieri dell’Associazione Augusto Luisi,
dal quale era partita l’ardimentosa proposta, ed Ernesto Rossi. Il tutto nella
casetta messa a disposizione da Romina con l’abituale sensibilità (dopo, le
pulizie).
Siamo partiti dal grave recente lutto per la morte di Carlo Iussi, uomo gentile,
amabile e aperto, e dal fatto che avesse colto lui un’occasione per parlare d’un
suo fratello e d’un cugino, partigiani (sapevano tutto, i bambini), chiedendo
che il presidente cercasse tracce della loro attività di combattenti: una
restituzione di onore, che raramente si compie nei confronti dei non pochi rom e
sinti sostenitori e collaboratori, o combattenti della Resistenza.
Da questa considerazione, facilitati dal fatto che alcuni dei giovanissimi
partecipanti avevano ricevuto informazioni sulla Giornata dalla televisione
(perfino) o dalla scuola, siamo passati a considerare il perché i partigiani
avessero combattuto, con quale obiettivo di libertà e di riscossa, contro le
violenze fasciste e naziste (i bambini si sono molto divertiti riconoscendo i
termini ‘zingari’ ciriklè-uccelli, usato per definire i partigiani, e
kastènghere-quelli del manganello, per i fascisti) e cosa ne fosse nato: la
Costituzione della nostra Repubblica italiana.
Ne abbiamo ricordato l’articolo 3, che non solo afferma il diritto
all’uguaglianza di tutti alla nascita, ma il dovere della Repubblica di
rimuovere gli ostacoli economici e sociali, che, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Perché ‘il lavoro’? perché è il fondamento dell’affermazione di sé e delle
proprie capacità, che tutti abbiamo, maschi e femmine, e base per il progetto
del proprio futuro, individuale e familiare.
Le diversità delle culture e delle lingue (la diversità delle foglie sugli
alberi piantati al Terradeo dai loro genitori), come il sinto, prima lingua dei
nostri piccoli, sono una ricchezza che bisogna utilizzare: rom e sinti, proprio
per la loro particolarità storica, culturale e sociale, sono una felicità per il
nostro paese. Lo dimostrano, qui e altrove, i grandi rom e sinti, musicisti,
danzatori, calciatori e sportivi, e donne e uomini ad alti livelli di
rappresentanza, come il Parlamento europeo.
Insomma, c’è bisogno di voi: studiate.
Tutti felici e contenti –anche noi- e… a pranzo.
Sede legale e operativa: Quartiere Terradeo, via dei Lavoratori, 2 – 20094
Buccinasco MI
Domicilio fiscale: Ernesto Rossi, via Manzoni 15 B – 20090 Trezzano sul Naviglio
MI (Italia) tel.+39.(02).48409114
Costituita il 13 novembre 2006, registrata a Milano l’8 marzo 2007, n.1753,
serie 3. Codice fiscale 97459790156
"La storia di Rebecca": a Cassina de' Pecchi (Milano) spettacolo teatrale
studentesco per dire no ai pregiudizi razziali
Gli studenti di terza media di Cassina de’ Pecchi (MI) celebrano la Giornata
della Memoria con una rappresentazione teatrale dedicata alla storia di Rebecca
Covaciu, ragazza Rom, premio UNICEF. La commovente storia di Rebecca Covaciu
viene proposta all’attenzione del pubblico in occasione della ricorrenza della
Giornata della Memoria.
A raccontarla saranno le classi della terza media, che in uno sforzo congiunto
hanno inteso offrire un contributo concreto e quanto mai adeguato alla
circostanza. Rievocare gli orrori della Shoah è per loro e per tutta la scuola
un’occasione per ribadire che quegli eventi di un passato ancora così prossimo
non debbono ripetersi mai più.
Convinti che il pregiudizio, allora come ora, costituisca una fonte di
discriminazioni e di persecuzioni, con questa rappresentazione teatrale gli
alunni hanno inteso valorizzare il tema cruciale del rispetto delle minoranze e
della diversità. La diversità, denigrata e beffeggiata da chi la percepisce solo
come mera estraneità, diviene invece un valore nel momento in cui la si conosce.
Lo spunto per fare questa esperienza viene qui offerto dall’incontro con Rebecca
(che sarà presente alla prima dello spettacolo) la cui vicenda condurrà lo
spettatore dentro una realtà di discriminazione ma al contempo lo avvicinerà al
mondo interiore della protagonista rivelandogli uno straordinario messaggio di
gioia e di speranza, contro tutte le discriminazioni.
L’iniziativa ha ricevuto l’incoraggiamento della Croce Rossa Italiana offertoci
dal dott. Marco Squicciarini, Responsabile Nazionale per le attività accoglienza
e assistenza alle popolazioni Rom.
CASSINA DE’ PECCHI
Piccolo Teatro Martesana
4 febbraio 2010 ore 11.00
5 febbraio 2010 ore 20.30
Per informazioni: "La storia di Rebecca" tel. 02 9529155 Carol Morganti
email: carolmorgant@yahoo.it
Scuola Media Giovanni Falcone
Cassina de' Pecchi (Milano)
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