Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 06/09/2005 @ 00:23:28, in casa, visitato 1855 volte)
Dalla mailing list Roma_Francais
Le Monde
Mis à jour le 27.08.05 | 13h27
Venerdì 19 agosto. Si leva l'alba sulle cinquanta carovane che da diverse
settimane sono sistemate ai bordi della A5, a Réau, nella città satellite di Sénart
(Seine-et-Marne). Si tratta di una bidonville di famiglie rom in corso di
sedentarizzazione. Molti di loro hanno ottenuto alloggio e lavoro.
Una squadra della CRS, richiamata dalla prefettura su decisione del tribunale
amministrativo, circonda le roulottes e comincia a battere sugli oblò: "In
piedi! Tutti fuori!" Circa un centinaio di persone, per la maggior
parte donne e anziani, malati di tubercolosi e un centinaio di bambini, sono
raggruppati sotto la pioggia battente. Alcuni rifiutano di uscire.
All'ordine di un commissario, nel fango fa l'apparizione un convoglio di camion
coperti. Nel contempo, arriva anche il comitato a sostegno delle famiglie rom,
guidato da Yves Douchin, consigliere municipale a Cesson, un comune vicino.
Inizia la discussione col commissario. Un poliziotto confida: "Fare
questo, non è il mio mestiere."
Si cominciano a caricare le carovane, due per ogni camion. Il convoglio si mette
in moto. La destinazione non viene fornita alle famiglie, che vedono
allontanarsi il loro unico bene. Non si conoscono gli ordini precisi della
prefettura, escluso il "liberare il terreno".
La teoria di camion si ferma sull'Essone, nel villaggio di Tigery, ai margini
di un campo falciato di fresco., dove sono già state depositate una ventina di
carovane dal primo viaggio. Messo già in allarme, il comune di Tigery reclama
il sostegno della Gendarmerie perché si interponga. Una vivace discussione
costringe il commissario a richiamare i camion.
Stavolta si ritorna nella Seine-et-Marne, a Sénart, per la precisione nel
comune di Moissy-Cramayel dove, senza ulteriori discussioni, si ricomincia a
scaricare le carovane. Qui i legittimi proprietarie delle stesse, accorsi con le
macchine del comitato di sostegno, scoprono il loro futuro: "un sito di
grande passaggio" destinato al soggiorno breve.
Qui non vogliono rimanerci a lungo e nuovamente riprende la parola il
comitato di sostegno, tramite un mediatore; obbligando la prefettura ad
improvvisare nuovamente. La decisione è presa: si ritorna al punto di partenza.
E ormai notte inoltrata quando i camion, tutti scortati, lasciano il loro carico
a Réau, su un nuovo appezzamento.
Le famiglie, che bene o male, hanno seguito tutto il percorso, sono spossate e
spaesate per la giornata. Mancano sei carovane all'appello, "disperse"
nel corso dell'operazione. I loro occupanti devono trovare accoglienza presso
quel che resta dell'accampamento.
Yves Douchin, che sta meditando di restituire la sua Legion d'Onore, parla di un
atto di "pirateria amministrativa". "La prefettura non ha mai
capito niente" si agita "E' sempre pronta nel ripetere i
tragici errori del passato. Sempre nel nome della legge e senza la minima
nozione di umanità".
La prefettura ritiene che l'obiettivo dell'operazione sia stato raggiunto: il
terreno occupato dalle famiglie è stato liberato.
Jean-François Caltot
© 2004 - 20
Minutes France |
Grand Lyon
I Rom condannati a vagabondare
Mardi 30 août 2005
Cambiano i luoghi, ma non la scena. Da diverse settimane, un centinaio di Rom
vivono in una nuova bidonville, questa volta a Vénissieux, su un terreno
agricolo di Puisoz, a due passi dal centro commerciale e dalla periferica.
Originari della Moldavia e della Bosnia, questi richiedenti asilo abitano in
carovane o in rifugi costruiti con materiali di recupero. Una trentina sono qui
da primavera, dopo lo sgombero di Chassieu. Il proprietario del terreno sinora
ha acconsentito. Il tribunale ha dato loro il termine del 30 novembre per
partire.
Altri richiedenti asilo, provenienti da altri accampamenti provvisori
sgomberati, si sono stabiliti qui durante l'estate. Di fronte alle condizioni
sanitarie del luogo, il sindaco di Vénissieux, André Gerin (PCF), ha scritto
al prefetto e al presidente della Grand Lyon perché non si crei una "nuova
Surville". Nel 2004, due ragazze erano morte per un incendio accidentale
delle loro roulottes nella bidonville di Surville a Gerland (7e), il campo fu
evacuato qualche mese più tardi per l'insorgere di emergenze sanitarie (rif.
http://www.20minutes.fr/journal/lyon/article.php?ida=19996
ndr). L'accampamento di Vénissieux dispone già di un attacco per
l'acqua."E sarà raccolta l'immondizia", assicura Emmanuel Mejias,
incaricato della prevenzione e sicurezza, che spera "una riflessione a
livello intermetropolitano e statale, per evitare che i Rom vaghino da un comune
all'altro nell'est lionese"."Ci sono aree apposite per i richiedenti
asilo, ma non nella regione del Rodano, che è già satura. Ma non intendono
lasciare Lione", risponde la prefettura.
Di Fabrizio (del 07/09/2005 @ 23:25:27, in casa, visitato 1828 volte)
Scrivevo il 27 luglio scorso:
Per una volta, buone notizie dalla stampa inglese:
Questa primavera il governo britannico si era impegnato a finanziare quei comuni che avessero individuato nuove aree di sosta per Nomadi e Viaggianti o avessero presentato progetti per rimodernare quelle esistenti.
...
continua
Troppo grazia! Ieri su Dzeno
è apparsa la seguente (parziale) rettifica:
I piani per installare sei siti autorizzati alla sosta dei Viaggianti a East Riding
nello Yorkshire sono stati scartati, in seguito alla tempesta di proteste che
hanno sollevato tra i cittadini e al loro rifiuto di avvantaggiarsi del
finanziamento di circa £100,000 stanziato per i primi dei due campi previsti.
Il comune di East Riding ha individuato diversi siti che potevano
servire allo scopo, ma non ha potuto prendere alcuna decisione, che doveva
essere accompagnata da consultazioni pubbliche e da un progetto. I residenti
delle diverse zone sono entrati in agitazione. Il presidente dell'assemblea
comunale, James Johnson, osserva: "Le reazioni variano dall'autentica
preoccupazione all'aperta ostilità. I residenti temono anche che installare
luoghi ufficiali di sosta diventi una calamita per i Viaggianti".
A questo punto, la mancata individuazione di un'area apposita, potrebbe
portare il Governo a considerare prematuro il finanziamento promesso. [...]
Di Fabrizio (del 12/09/2005 @ 19:36:55, in casa, visitato 2545 volte)
In questi giorni non ho scritto niente sul referendum
a Rho sul campo nomadi, perché non conoscevo nessuno in loco che potesse
raccontare qualcosa di più di quello che tutti potevamo sapere dai giornali.
Ho scoperto in ritardo questa persona, seguendo una interessante
discussione su ONEMOREBLOG.
Ne approfitto per riportare anche qui alcune riflessioni:
Al referendum ha partecipato il 40% degli aventi diritto, che per il 90%
hanno votato contro la rilocazione del campo nomadi. Il risultato insomma
ricalca gli esiti dei referendum di giugno scorso e conferma come l'attuale
quorum del 50% è un grande limite all'uso del referendum come strumento di
democrazia diretta. Però, come accade spesso quando non si capisce chi ha
vinto, il risultato non scontenta nessuno:
Alle scorse elezioni comunali il centrosinistra vinse a Rho con un programma
che prevedeva anche la risistemazione del campo (abusivo) dove i Rom risiedono
da decenni. Il referendum proposto dalla Lega, senza l'appoggio delle altre
forze del centrodestra, aveva il valore di rivalsa politica, e scontava una
serie di limiti, tanto pratici che politici.
Prima di tutto nella sua formulazione: non era (come poteva sembrare) un
referendum pro o contro i nomadi, perché avrebbe violato la legge
Mancino. Leggo sulla Padania
Online:
SE VINCE IL Sì
La variante urbanistica per l’area di via Sesia su cui dovrebbe sorgere il centro di integrazione per i Rom resta deliberativa. Parte l’iter del progetto, che durerà almeno un anno. Poi inizieranno i lavori. Lo stesso accade nel caso in cui non venga raggiunto il quorum.
SE VINCE IL NO
La variante urbanistica decade, con effetto immediato. La delibera dovrà passare poi in consiglio comunale, per la presa d’atto.
Quindi l'alternativa reale era tra risistemare i Rom in maniera più
dignitosa (come proposto dalla maggioranza) o tenerli in un'area degradata,
nella speranza che in Consiglio comunale passasse il voto (minoritario) di sgomberare
l'area. Da tenere anche conto che la maggioranza non era vincolata al risultato
referendario. Insomma, dal punto di vista tecnico e politico, un'operazione
veramente macchinosa.
A parte le motivazioni politiche, secondo me la Lega ha perso per una
questione più pratica. Se i Rom di Rho fossero stati cacciati da dove risiedono
da tempo, senza avere un altro posto dove andare, credete che:
- sarebbero tornati in India?
- avrebbero girovagato nei dintorni in cerca di un altra area dove
accamparsi?
Cosa avranno pensato gli elettori leghisti che abitano distanti
dall'insediamento attuale? Che l'ennesimo sgombero rischiava di portare quei
Rom, nomadi per necessità, proprio sotto casa loro.
E come avranno reagito i leghisti dei comuni limitrofi, al rischio di vedere
arrivare le solite carovane di sfollati?
Ho adoperato apposta il termine sfollati invece che di nomadi. Quindici anni
di maggioranze di centrodestra a Milano e in Provincia, con i continui sgomberi
senza trovare soluzioni rispettose della persona, non hanno affatto diminuito la
presenza di Rom sfollati nel Nord Ovest del milanese, hanno solamente aumentato
la loro mobilità forzata. La recente vicenda di via Capo
Rizzuto, dimostra che anche la legge più rigida, come è la Bossi-Fini, non
permette l'espulsione dello straniero con i documenti in regola, al limite
concede lo sfizio alle Forze dell'Ordine di accanirsi sulle sue misere
proprietà. C'è voluto un cambio di maggioranza in Provincia, per iniziare ad
affrontare il problema a livello di area metropolitana.
Affrontare la questione con i referendum comunali, a questo punto, significa
solo mettere i cittadini uno contro l'altro, e tutti contro i Rom e i Sinti. Che
poi questo succeda tanto nei comuni a maggioranza di destra o sinistra, non
cambia niente.
Di Fabrizio (del 25/09/2005 @ 22:52:25, in casa, visitato 5755 volte)
Leggo su British_Roma
alcuni aggiornamenti sulla vicenda dello sgombero di Dale
Farm
Il governo, che sino al mese scorso per contrapporsi ai conservatori, aveva
appoggiatole richieste della comunità contro gli sgomberi decisi dai comuni, ha
rifiutato il ricorso di quattro famiglie, che si erano viste togliere il
permesso di risiedere nell'area di loro proprietà. Di fronte all'esproprio
dell'area, non resta loro che cercare accoglienza in altre aree di sosta o
ritornare a vivere in strada.
Sono 300 le famiglie di Nomadi e Viaggianti che hanno visto rifiutato il
permesso di residenza negli ultimi 18 mesi e circa 10.000 le persone che potrebbero
a breve ritrovarsi nella medesima situazione.
Della situazione se n'è occupata anche la BBC 3
alle 22.00 di domenica 25 settembre, con un programma intitolato "Gypsy Wars",
che documenta la contrapposizione tra i circa 1000 residenti a Dale Farm e
i bulldozer.
Il terreno è ancora in occupazione, nel contempo Margaret McCann, che ha subito
la medesima sorte l'anno scorso, presenterà il prossimo 29 settembre le ragioni
del processo che ha intentato contro la compagnia Constant & Co.
per la distruzione della sua casa, di tutti i suoi averi e per violenza privata.
La stessa compagnia, non potendo accedere a Dale Farm, sta costruendo tutto
attorno un vallo di terra alto 4 metri, allo scopo di isolare gli abitanti e
rendere loro impossibile muoversi all'esterno dell'area occupata.
Sempre il 29 settembre si terranno diverse manifestazioni contro gli sgomberi in
tutta la regione dell'Essex.
*********************************
STOP ETHNIC-CLEANSING
Protest against eviction of Travellers and bulldozer vandalism in rural Essex
Gypsy & Traveller Affairs and National Travellers Action Group
Supported by East Anglia Social Forum
Contact: 01206 523528
email: dale.farm@ntlworld.com
**************************************
Di Fabrizio (del 25/10/2005 @ 02:57:36, in casa, visitato 3620 volte)
OPERA NOMADI SEZIONE DI MILANO ONLUS
Ente Morale DPR n. 347 del 26.3.1970
Via Archimede n. 13
20129 Milano
Tel 0284891841 - 3393684212
C.F. 97056140151
COMUNICATO STAMPA
Questa mattina, alle porte di Milano, in località “Cusago”, è stata portata a compimento un’operazione di sgombero e abbattimento di un manufatto abitativo oggetto di un lungo contenzioso amministrativo tra alcune famiglie rom, il Comune di Milano e la Magistratura Ordinaria (per l’aspetto penale).
Al di là del merito legato alla illegittimità e, forse, inopportunità di una edificazione certamente di carattere abusivo, ma sulla quale non si erano ancora esaurito il normale iter giudiziario e amministrativo, denunciamo i metodi violenti adottati durante l’operazione, alla presenza del Vicesindaco De Corato (AN), che hanno portato 4 rom (due giovani donne di cui una al III mese di gravidanza, un anziano di 80 anni e un giovane di 14) al pronto soccorso dell’Ospedale San Carlo per curare le contusioni provocate dalla collutazione con le Forze dell’Ordine.
I Rom di via Cusago sono cittadini italiani del gruppo dei “Rom Harvati”, residenti a Milano da oltre quarant’anni che, nel 1999 stanchi di vivere in condizioni precarie e conflittuali nel “campo comunale di via Martirano”, acquistarono un terreno su cui costruire delle abitazioni “mobili” ad uso residenziale.
E’ infatti da alcuni anni ormai che molte famiglie rom e sinte di Milano decidono di abbandonare i luoghi destinati a loro dall’Amministrazione Comunale (i campi nomadi), andando ad insediarsi in piccole aree con la propria famiglia allargata e provvedendo in proprio alla realizzazione dei lavori di urbanizzazione e alla costruzione di abitazioni.
E’ una risposta “spontanea” a una condizione di abbandono delle Istituzioni cittadine, al fallimento di una politica abitativa che ha saputo solo proporre la ripetizione di sgomberi inutili e la realizzazione di luoghi “differenziali” e disumani (come i campi di via Triboniano e via Barzaghi, dove centinaia di persone vivono ammassate, private delle più elementari condizioni di sicurezza e salute).
La solerzia con la quale l’Amministrazione Comunale ha provveduto a coordinare le operazioni odierne è “insolita” (non riguarda cioè i più vistosi e importanti abusi edilizi che riguardano la città), mostra un aspetto intimidatorio e violento contro i soggetti deboli e le minoranze, ma soprattutto mette a nudo l’assoluta mancanza di una prospettiva e di un’idea di governo che sappia coniugare i bisogni dei cittadini e le trasformazioni urbane, portando al collasso le forme acquisite di convivenza civile.
Negli ultimi due anni l’accanimento pregiudiziale di una parte politica cittadina e regionale nei confronti delle comunità Rom e Sinte, ha raggiunto un livello intollerabile di linciaggio mediatico, violazione ripetuta delle leggi e di aperto razzismo verso il quale richiamiamo l’attenzione della società civile, dei partiti politici e degli organi istituzionali preposti.
Napoli, 3 novembre 2005
Mercoledi’ notte la polizia ha sgomberato con la forza un campo rom in via Lufrano a Casoria non dando neanche il tempo alla povera gente che vi abitava di fare i bagagli per portar via il più possibile. Si trattava di 430 persone mandate allo sbaraglio fra cui donne incinte e molti bambini: ora vagano nelle periferie della nostra città implorando un aiuto.
La maggiore responsabilità di questo inumano, barbaro e crudele sradicamento poliziesco ricade quasi per intero sull’ex-sindaco di Casoria Giosuè De Rosa che per oltre 2 anni non ha mosso un dito per trovare una sistemazione alternativa, o quanto meno per fornire acqua e far rimuovere i rifiuti solidi. Non ha fatto nulla, sapeva solo mostrarsi ipocritamente inorridito per quella situazione di degrado, ma ciò che a lui interessava era cacciar via gli zingari da Casoria a qualunque costo, e nient’altro.
Una grave responsabilità ricade anche sulla regione (retta da un governo di centro-sinistra) e sulla Provincia (anch’essa governata dal centro-sinistra). Il governatore Bassolino si è rifiutato di ricevere una nostra delegazione che fin dal mese di giugno chiese un incontro proprio per risolvere la questione di via Lufrano.
L’esistenza di questo campo Rom degradato e in condizioni igieniche spaventose non aveva nulla a che vedere con il cosiddetto ordine pubblico, si trattava di un problema di carattere squisitamente sociale. Noi che abbiamo assistito stamattina all’alba alla demolizione di questa orrenda “favela” lasciata marcire per circa tre anni (mentre un elicottero inutilmente volteggiava sopra di noi e squadroni di polizia e carabinieri tenevano lontani i curiosi, e le ruspe sradicavano le capanne) abbiamo toccato con mano il vergognoso fallimento dei politici di centro sinistra, del tutto inetti e del tutto incapaci di trovare una soluzione alternativa all’azione militare. Istituzioni quali Regione, Provincia e Comune (di Casoria) hanno vergognosamente lasciato fare alla polizia tradendo, in questa occasione il mandato loro affidato all’elettorato di sinistra: amministrare civilmente, con giustizia e soprattutto con democrazia.
Amedeo Curatoli, Marco Nieli
OPERA NOMADI NAPOLI
Di Sucar Drom (del 17/11/2005 @ 18:29:29, in casa, visitato 2306 volte)
postato da sucar drom
Come vi avevamo già annunciato, a Guastalla stiamo realizzando una micro area residenziale per Sinti Italiani. La progettualità, sostenuta dal Comune di Guastalla e dalla Regione Emilia Romagna, è iniziata tre anni fa con la stesura del progetto tecnico insieme alle famiglie sinte guastallesi. Il progetto prevede sei terreni privati, uno per ogni nucleo familiare, con sei casette prefabbricate. Il progetto si è reso possibile grazie al lavoro dell'Ufficio Tecnico del Comune di Guastalla, dell'Associazione Sucar Drom e del facilitatore culturale sinto guastallese, Fabio Suffré. Questa progettualità è uno dei primi esempi in Italia di habitat per le Minoranze Etniche Linguistiche dei Sinti Italiani, costruita attraverso le metodologie della mediazione culturale. L'apporto dell'Associazione Sucar Drom si deve al sostegno finanziario dell'Assessorato alle Politiche Sociali della Provincia di Mantova. In questi giorni stiamo pensando di inaugurare il residence domenica 27 novembre. nei prossimi giorni vi aggiorneremo. Di seguito la proposta per la gestione e l'utilizzo del residence che stiamo discutendo con le famiglie sinte e con l'amministrazione comunale.
Di Fabrizio (del 21/11/2005 @ 01:09:12, in casa, visitato 3451 volte)
COMUNE DI TREZZO SULL’ADDA - LA PROVINCIA DI MILANO
CONVEGNO PUBBLICO
UN’IDEA ALTRA DI CITTA’
CONFRONTO E PROPOSTE SUI TEMI
DELL’ABITARE E DELLA CITTADINANZA
DELLE COMUNITA’ ROM NELLA PROVINCIA DI MILANO:
IL LABORATORIO DI CITTADINANZA ATTIVA DEL COMUNE DI TREZZO SULL’ADDA
SABATO 26 NOVEMBRE 2005
ALLE ORE 9.30
PRESSO L’ISTITUTO SUPERIORE “J. NIZZOLA”
Via P. Nenni 10, Trezzo sull’Adda
Saluti del Sindaco Roberto Milanesi
(Comune di Trezzo sull’Adda)
ORE 9.00 prima parte
Sessione Introduttiva
Apertura dei lavori e presentazione del convegno
Maurizio Cabras (Istituto di Ricerca Ecopolis)
I Rom a Trezzo
Laura Di Martino (Arci “Blob”, Arcore)
La storia dei Rom tra (in)tolleranza e rifiuto
Lapov Zoran (Università di Firenze)
I Rom una testimonianza di esclusione sociale
Marco Revelli (Università di Torino)
La scommessa del villaggio solidale
Don Virginio Colmegna (Casa della carità, Milano)
Comunità rom e sinte e politiche sociali del territorio: quali prospettive di cambiamento?
Maurizio Pagani (Opera Nomadi, Milano)
Il ruolo e le proposte della Provincia di Milano
Francesca Corso, Assessora ai diritti dei cittadini
Irma Dioli, Assessora alla cooperazione internazionale
ORE 12.30 Visita tra le immagini e le testimonianze del popolo Rom
Pausa Pranzo
ORE 14.00 seconda parte
Sessioni Tematiche
I diritti di cittadinanza
Discussant
Tommaso Vitale (Università di Milano Bicocca)
Intervengono:
L’esperienza di Pisa. Il progetto "Le città sottili”
Antonio Sconosciuto (Società della salute – Zona pisana)
La cooperazione pubblico/privato come strategia d’intervento
Milena Scioscia e Michele Vonci (progetto Rom Arci Regione Toscana)
I diritti dell’abitare
Discussant
Antonio Tosi (Politecnico di Milano)
Intervengono:
Reti di comuni e coordinamento provinciale delle politiche di intervento per i Rom
Nicola Solimano (Fondazione Michelucci, Firenze)
Politiche di intervento pubbliche: l’esperienza di Bolzano
Paola Dispoto (Consulente dell'Ufficio Pianificazione Sociale, Comune di Bolzano)
ORE 16.00 terza parte
Sessione Plenaria
Strategie pubbliche d’intervento
Restituzione degli esiti delle sessioni pomeridiane sui temi della cittadinanza e dell’abitare.
a cura dell’Istituto di Ricerca Ecopolis
Discussant
Luca Rodda (Assessore al Territorio e alla Partecipazione, Comune di Trezzo sull’Adda)
Conclusioni
Sono invitati ad intervenire:
Paolo Beni (Presidente Arci nazionale)
Filippo Miraglia (Responsabile nazionale immigrazione Arci)
Flavio Mongelli, Emanuele Patti (Arci Milano)
Oliviero Motta (Assessore ai Servizi Sociali, Comune di Rho)
Antonio Lissoni (Sindaco di Concorezzo)
Il coordinamento dei Sindaci dei comuni della Brianza
Suor Claudia Biondi (Caritas Ambrosiana)
Beppe Milanesi (Azienda Offerta Sociale)
Ernesto Rossi (ass. Aven amentza, Milano)
Stefano Radaelli (Agenzia di Cittadinanza)
Marta Moretti (Agenzia di Cittadinanza)
Chiesa Ortodossa Greca Tradizionale - Sacra Diocesi Luni - Esarcato d'Italia
Parrocchia dei SS. Stefano e Pazienza Abbiategrasso
Associazione dei Cristiani Ortodossi in Italia, Ente Morale di religione e culto - delegazione della Lombardia
Di Fabrizio (del 23/11/2005 @ 02:40:52, in casa, visitato 1808 volte)
Comunicato stampa: Comunità di Sant'EgidioCon l'arrivo del freddo a Roma arrivano gli sgomberi di zingari Urgente un tavolo per alternative reali e non per interventi-tampone Con un tempismo che solo alla burocrazia può riuscire, questa mattina, a ridosso di un altro intervento solo alcuni giorni fa, in concomitanza con l'arrivo del freddo, sono state sgomberate da Via Aldisio a San Basilio 15 famiglie di zingari (un centinaio di persone di cui la metà bambini). Le loro baracche (presenti da molti anni, prima abitate da italiani) sono state rase al suolo dalle ruspe. Tra le persone vittime dello sgombero molti sono i bambini iscritti a scuola nei dintorni, un uomo emiplegico e alcuni anziani. Alle famiglie non è stata presentata nessuna formale ordinanza di sgombero o "sfratto". Gli zingari (tutti presenti a Roma da molti anni) sono stati invitati ad andarsene, e successivamente le baracche sono state demolite. La città non ha bisogno di interventi senza ritorno e miopi. Nessuna urgenza o rischio di ordine pubblico appare in questo caso né immediato né reale, anche se l'ordinanza, è stato detto, proviene dal Comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico. Si è trattato di un intervento su un piccolo agglomerato, su una via secondaria, su un terreno di scarso interesse pubblico. La Comunità di Sant'Egidio ritiene immotivato lo sgombero e non compatibili con il livello di civiltà di una città come Roma iniziative che colpiscono famiglie insediate da anni nel tessuto comunale senza un progetto organico, contestuale, di accoglienza. La Comunità di Sant'Egidio chiede immediati interventi di assistenza per le famiglie rimaste senza un riparo, per il sostegno scolastico, e l'apertura di un tavolo urgente con le istituzioni per individuare soluzioni alternative e praticabili, secondo standard accettabili per la dignità della città e delle persone coinvolte.
Roma, 22 novembre 2005
Piazza di S. Egidio, 3/a - 00153 ROMA - Tel +39.585661 - Fax +39.58566331
Il Corriere della sera - 22.11.2005 - 69 Hits
Milano - Le diverse periferie. Richieste e bisogni dei cittadini
Di Alessandro Balducci*
I disordini in Francia hanno spinto al centro dell'attenzione il problema delle periferie. In Italia non abbiamo costruito negli anni '60 e '70 enormi concentrazioni di edilizia sociale come è successo in Francia, ma anche noi dobbiamo interrogarci su quali domande emergono dalle diverse periferie che nella grande metropoli non sono più solo i quartieri popolari ai confini del Comune. Ci sono periferie interne fatte di baracche e di aree industriali dimesse che ospitano insediamenti illegali di immigrati, fatte di campi nomadi improvvisati. Queste periferie esprimono una domanda di politiche abitative di prima accoglienza che debbono essere in grado di dare una risposta civile a popolazioni urbane che non possiamo ignorare.
Ci sono le periferie pubbliche, grigie e dure, di Milano e dei comuni della prima cintura che in assenza di una continuità nella politica della casa sono diventate spesso concentrazione di fenomeni di disagio: in alcuni quartieri le case vengono occupate abusivamente oppure vengono legalmente assegnate a famiglie multiproblematiche che si vanno ad aggiungere a una popolazione prevalentemente anziana, spaventata e sola.
Propongono una domanda di riqualificazione che è anche di appartenenza alla comunità urbana, di interruzione della catena della emarginazione che unisce il quartiere popolare al lavoro precario, all'esposizione alla violenza da parte di gruppi organizzati, al vivere accanto a fenomeni di disagio sociale. È una domanda complessa, perché chiede alle politiche un approccio multi-settoriale, uscendo dalla logica della riqualificazione edilizia che da sola può fare ben poco. Ci sono infine periferie nella metropoli, dove le tensioni del mercato abitativo di Milano hanno spinto gruppi sociali a reddito medio-basso nella miriade di villette a schiera o di piccoli condomini. Queste popolazioni esprimono una domanda di politiche per la mobilità che rendano meno difficoltoso muoversi, ma anche di interventi capaci di conferire urbanità a brani di territorio che rischiano di trasformarsi in non luoghi, con tutte le connesse implicazioni di marginalità progressiva per le popolazioni che vi abitano. Se non vogliamo essere colti di sorpresa dobbiamo ascoltare le domande che emergono dalle diverse periferie.
*Direttore del Dipartimento di Architettura e Pianificazione Politecnico di Milano
Di Fabrizio (del 23/11/2005 @ 07:59:11, in casa, visitato 2157 volte)
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"Possibilità unica" di risolvere la crisi
By Dominic Casciani BBC News Community affairs
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Per i sostenitori della campagna, mai come ora i Comuni hanno avuto "la probabilità migliore" di risolvere la crisi nazionale dei siti di sosta ed i conflitti con i sedentari. |
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BACKGROUND Q&A: Travellers and the law
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I nuovi obblighi per i comuni di aiutare Nomadi e Viaggianti a trovare i luoghi possono risolvere le tensioni locali, annuncia in una conferenza la Gypsy and Traveller Law Reform Coalition.
Ma Nomadi e politici dicono che occorre ancora molto lavoro per generare il dialogo con la gente stanziale. L'appello arriva dopo un anno di grandi tensioni sugli insediamenti non autorizzati. Con le nuove misure, i comuni devono includere i bisogni di Nomadi e Viaggianti nei loro programmi sulla casa. Devono anche lavorare per incontrare le esigenze di luoghi di sosta, come pure favorirne l'acquisto di appezzamenti da parte dei gruppi itineranti ed essere di sprone perché ne vengano costruiti ed attrezzati dal privato sociale. Le misure sono arrivate dopo una lunga campagna per far prendere atto ai comuni della drastica scarsità nazionale di luoghi di sosta. I promotori della campagna sostengono che questa scarsità porta agli insediamenti illegali perché non ci sono posti dove fermarsi. Diverse battaglie della corte stanno continuando attorno ai maggiori insediamenti non autorizzati in tutto il paese. Il più grande tra gli sgomberi preannunciati, vicino a Basildon, si pensa costerà almeno 1 milione di sterline. Speranze ed aspettative Lord Avebury, Liberal Democratico che ha sostenuto la causa dei Nomadi e Viaggianti, dice durante la conferenza che presto i comuni non avranno più scuse per non iniziare a risolvere i problemi che hanno condotto a significative tensioni locali.
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"Questo è un momento di speranza e l'aspettativa," ha detto Lord Avebury. "Infine abbiamo una formula che può risolvere i problemi di sistemazione. E una volta risolto quello, si potranno affrontare gli altri problemi sociali che ne derivano. |
"Ci devono essere occasioni per la gente di agire e parlare assieme - può succedere che i problemi siano troppo grandi o insolubili, ma se state viaggiando insieme, il minimo che può nascere è un dialogo" Rev. Michael Hore, Cottenham |
"Per la prima volta ci sono comuni disposti a collaborare a vicenda su ciò che occorre fare così possiamo ipotizzare assieme, e accordarci, sul numero di siti necessari" Len Smith, della Gypsy and Traveller Law Reform Coalition, dice che è "interesse di tutti" la costruzione di nuove aree di sosta. "Il governo sta approntando nuovi piani regolatori - questo Congresso sta valutando queste nuove funzioni ed assicurandosi che tutti i consegnatari relativi siano consapevoli di che cosa fare perché il sistema funzioni e siano creati quei siti di cui c'è un disperato bisogno." Il Reverendo Michael Hore, rettore di Cottenham, porta ad esempio l'esperienza nel suo villaggio di Cambridgeshire come avvertimento e segno di speranza. Le tensioni sono aumentate in 2003 dopo che ad un sito di sosta si era allargato con l'arrivo di molti altri viaggiatori irlandesi. Mentre le tensioni rimangono alte, il reverendo Hore ha detto che là era iniziato il dialogo fra gli abitanti ed i viaggianti e che ciò ha iniziato a migliorare la situazione. "Sono state dette cose terribili che hanno trasceso nel razzismo," continua "ma ci devono essere occasioni per la gente di agire e parlare assieme".
"Può succedere che i problemi siano troppo grandi o insolubili, ma se state viaggiando insieme, il minimo che può nascere è un dialogo"
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