Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Martedì 6 aprile 2010 dalle 18.30 alle 22.00 circa
Tempio Valdese
Piazza Cavour, 32 - Roma
In occasione della GIORNATA MONDIALE DEI ROM (8 Aprile), il Circolo Gianni
Rodari, Arci Solidarietà, Associazione Thèm Romanò, Cooperativa Ermes,
Fabulafilm e la rivista Confronti (DIALOG-ARTI) presentano il 6 Aprile, in
anteprima assoluta, l’opera etnosinfonica di Santino Spinelli dedicata alla
memoria della persecuzione nazifascista dei Rom e Sinti italiani. Il concerto
sarà accompagnato dalla proiezione del film documentario "Tzigari. Una
Storia Rom", (regia di Paolo Santoni, produzione Fabulafilm), il primo
documentario italiano dedicato alle vicende delle persecuzioni dei Rom e Sinti
italiani durante la seconda guerra mondiale.
L’evento, che rientra all’interno del Progetto "La memoria della persecuzione
dei Rom e Sinti italiani" sostenuto dalla Comunità Europea all’interno del
Programma sulla cittadinanza attiva, avverrà sotto l’Alto Patronato della
Presidenza della Repubblica.
L'evento su
Facebook
@ltroMolise.it 2010-03-29 02:09:39 (Altre notizie su
Paul Polansky e su
Lety, ndr)
di LAURA CAROSELLA - Paul Polansky, poeta e romanziere americano di origini
cecoslovacche, ha tenuto un recital di poesia presso il Teatro Italo Argentino
di Agnone il giorno 26 marzo, durante il quale ha illustrato la sua esperienza
di poeta e giornalista a contatto con le popolazioni Rom della Repubblica Ceca e
del Kosovo.
Dallo sterminio durante la seconda guerra mondiale, all’avvelenamento da piombo
nei campi Rom del Kosovo che ancora causa morti, Polansky fa denunce serissime e
attraverso le sue poesie narra le storie di chi non ha voce.
Cos’è che ha suscitato in lei un interesse così profondo verso le popolazioni
Rom ed in particolare verso i campi di concentramento durante la seconda guerra
mondiale? Stava cercando di risalire alle sue origini cecoslovacche eppure ha
provato interesse per qualcosa di completamente diverso. Vuole raccontarci come
è andata?
"Sì, stavo cercando le mie origini negli archivi della Cecoslovacchia nel 1991 e
reperii un numero notevole di documenti che gli archivi raccoglievano sui campi
di concentramento Rom presenti a Lety durante la Seconda Guerra Mondiale. Il
direttore dell’archivio disse che nessuno avrebbe potuto consultarli per 15
anni, quindi cominciai a pressare il Governo e tramite alcune amicizie influenti
sono riuscito ad avere accesso agli archivi.
Non esisteva un inventario e c’erano numerosi scatoloni pieni di documenti, così
per ogni scatola e per ogni documento feci un inventario accurato e trovai
moltissime informazioni attraverso le quali capii che si trattava di un campo di
sterminio gestito dai cechi e non dai tedeschi. Trovai molte foto ed in
particolare quella di una giovane ragazza che un Natale cercò di fuggire dal
campo, dopodiché non c’erano altre informazioni su di lei così presunsi fosse
stata uccisa come molti altri che cercarono di fuggire.
Attraverso delle ricerche su tutti i nomi delle persone che trovai trascritti su
quei documenti (tra i quali c’erano anche 95 guardie), venni a sapere che non
c’erano persone ancora in vita e pensai subito che fosse molto strano,
impossibile oserei dire.
Conobbi poi uno zingaro che era stato un conducente di Taxi a New York per 8
anni e che parlava inglese molto bene , inoltre era parecchio conosciuto nella
comunità Rom, così lo "assunsi" per cercare informazioni su eventuali
sopravvissuti.
Girammo tutta la Cecoslovacchia chiedendo ai Rom se qualcuno conoscesse
sopravvissuti della seconda guerra mondiale che provenissero da Lety: ne trovai
più di un centinaio e ovviamente avevano delle storie terribili da raccontarmi,
ancora peggiori di quelle raccontate dai sopravvissuti di Auschwitz. Non avevano
mai narrato queste storie prima di allora, neppure ai loro figli, perché i Rom
hanno un loro "codice del silenzio" e queste storie per loro costituivano quasi
un marchio di disonore, ma io mi trovai nel momento giusto al posto giusto,
poiché i sopravvissuti erano tutti molto anziani e capirono di non voler portare
quel segreto nella tomba , volevano che la gente sapesse cosa avevano subito.
Così cominciai a raccogliere tutte le loro storie. Non vollero però che io li
filmassi, fotografassi o che registrassi le loro parole, avevano paura che
subito dopo io sarei andato dalla polizia a denunciarli per farli riportare a Lety; erano passati tutti quegli anni eppure avevano ancora paura di essere
rinchiusi nuovamente in un campo di concentramento e questa è un’ulteriore prova
di che esperienza terribile fosse stata.
Trovai anche delle guardie sopravvissute e pressai il Governo ceco affinché
processasse uno di loro, perché avevo le prove che egli avesse ucciso tantissime
persone con le sue mani, soprattutto bambini. Diedi vita ad un caso che
all’epoca ebbe molta risonanza a livello mediatico in Cecoslovacchia, ma questa
guardia era ormai troppo anziana per essere processata, anche se tentò di
uccidermi quando io stesso andai a trovarlo! Quando conobbi la figlia e le
raccontai ciò che sapevo su suo padre mi disse che avevo appena distrutto tutti
i suoi sogni, mi disse "hai distrutto la mia vita e quella dei miei figli." Ecco
qual è la parte peggiore del fare un lavoro come il mio".
Ieri, durante l’incontro presso il Teatro Italo Argentino, lei ha detto di aver
vissuto per oltre 15 anni insieme alle popolazioni Rom come antropologo e
studioso. Questa esperienza che impatto ha avuto sulla sua vita?
"Ho vissuto per 5 anni con gli zingari della Repubblica Ceca e per ben 11 anni
con quelli del Kosovo come antropologo per l’appunto, raccogliendo le loro
storie, imparando le loro abitudini e i loro costumi, assimilando le loro
leggende e miti e tentando di trovare una differenza tra loro e me, per poi
capire sempre di più che non ce ne fosse nessuna. Poi, attraverso le storie che
mi raccontavano ho capito che le loro radici si trovavano in India, così sono
andato in India e ho scattato molte foto, quando sono tornato e ho mostrato loro
le foto scattate lì non credevano che io ci fossi stato davvero, uno di loro mi
disse "Sei sicuro di essere stato in India? Conosco la donna in questa foto ed
abita proprio nel villaggio qui accanto!" Non hanno mai creduto al fatto che
fossi stato in India eppure lì avevo trovato i loro "cugini"!
A parte questo, vivere con loro non significa solo "studiare" i loro usi e
costumi, ma soffrire con loro, subire gli stessi attacchi e gli stessi
pregiudizi che la gente ha nei loro confronti, per esempio la NBC si rifiuta di
parlare con me perché mi considera uno zingaro a tutti gli effetti, sono uno di
loro! Girava addirittura la voce che io facessi parte di un esercito di zingari
e molti, anche miei cari amici, erano curiosi di vederlo, questo mio grande
"esercito", quando invece si trattava solo di due sorelle Rom che erano le mie
interpreti. Eppure la NBC aveva messo in giro questo "rumor": "Paul Polansky
arruolato in un esercito gitano". Io sto semplicemente cercando di salvare tanti
bambini e tante persone che vivono nei campi contaminati dal piombo e la cosa
peggiore di questa esperienza è il constatare che nessuno vuole salvarli, questo
è il problema".
A proposito di questo, alla fine del video documentario "Gipsy Blood" che ieri
lei ha proiettato in sala, c’è una forte denuncia nei confronti dell’ONU per
quanto riguarda il problema dell’inquinamento da piombo nei campi Rom in Kosovo.
Perché tanta indifferenza da parte di una associazione che è nata per difendere
i diritti umani?
"C’è un atteggiamento innato di razzismo nei confronti degli zingari tra i
componenti dell’ONU e non solo in Kosovo, inoltre l’ONU cambia il suo staff ogni
6 mesi in Kosovo, per cui io in 11 anni ho assistito a ben 22 cambiamenti di
staff e tutte le persone che ho visto subentrare odiavano e odiano gli zingari.
Prima la stessa cosa accadeva per le persone di colore, ora invece abbiamo
persone di colore al governo, nelle istituzioni, insomma ricoprono posizioni di
grande rilievo e quasi più nessuno è intollerante nei loro confronti, più che
altro hanno capito che non si può essere razzisti nei loro confronti, mentre gli
zingari non sono conosciuti, non sono integrati con la società, non hanno
incarichi di nessun genere, sono considerati dei nomadi e questo alimenta il
pregiudizio e l’intolleranza e l’intolleranza, a sua volta , è alimentata
dall’ignoranza".
E’ quindi l’ignoranza il motivo per cui, dalla seconda guerra mondiale ad oggi,
continua a sussistere un atteggiamento xenofobo nei confronti delle popolazioni
Rom?
"Sì, diciamo che per conoscere le persone bisogna viverci insieme. Sia in
Spagna, che nella Repubblica Ceca, che nel Kosovo ho avuto modo di conoscere
persone che avevano dei Rom come vicini di casa ed ognuna di queste persone mi
ha detto "lo zingaro che abita accanto a me è un persona per bene, non ho nessun
problema nei suoi confronti e mi fido di lui, ma è lo zingaro che abita
dall’altra parte della città quello di cui non mi posso fidare. " Ecco vede, se
li si conosce, si vive insieme a loro, non ci sono problemi, se non li si
conosci e non si sa nulla di loro è lì che comincia l’intolleranza e la fobia".
Rispetto ad altri poeti di cui ho avuto modo di leggere i componimenti, ho
notato che le sue poesie rifuggono da qualsiasi artificio stilistico ed adottano
un linguaggio diretto e concreto riportando i fatti per come sono avvenuti,
oserei dire con uno stile quasi giornalistico. Si tratta di una scelta ben
precisa o del suo stile innato di scrittura?
"Quando ho cominciato la mia carriera giornalistica alle scuole superiori, la
mia insegnante diceva sempre che utilizzavo troppe parole , che ero molto
prolisso e che purtroppo il mio stile naturale di scrittura era quello. Il fatto
è che vivendo con i Rom e ascoltando le loro storie, devo utilizzare le loro
semplici parole per raccontarle a mia volta, devo essere necessariamente diretto
ed utilizzo il loro stile perché voglio mostrare a tutti chi essi siano davvero.
Questo è il modo in cui loro parlano, non usano molte parole per descrivere le
azioni , le loro storie di vita perché non hanno ovviamente il senso della
letteratura, ma solo quello della storia, quella che si narra di padre in figlio
di generazione in generazione. Ogni zingaro ha un’innata capacità narrativa
usando il proprio diretto, semplice ed essenziale modo di raccontare che ti
colpisce, arriva dritto alle ossa. Questo è il motivo per cui io adotto il loro
stile e ormai l’ho fatto mio, infatti lo utilizzo per qualsiasi cosa io scriva".
Oggi ha trascorso una giornata ricca di appuntamenti qui a Agnone, cito la
visita alle scuole superiori, alla struttura che un tempo fu adibita a campo di
concentramento e poi alla Fonderia delle Campane Marinelli. Che idea si è fatto
di Agnone e della sua storia?
"Mi sono davvero innamorato di Agnone, sono sincero! E’ una cittadina favolosa
ed ho particolarmente apprezzato il suo centro storico: tutti i palazzi, i
portoni, le botteghe; amo molto questo genere di cose. Le persone sono molto
gentili per quello che ho potuto constatare e sono rimasto molto stupito dagli
studenti delle scuole superiori con cui questa mattina ho avuto un incontro
perché ho fatto molti convegni presso le università e questi ragazzi avevano
molte più domande da pormi rispetto agli studenti universitari, erano totalmente
coinvolti ed interessati alle mie parole, alle mie esperienze, a ciò che
raccontavo loro. Nonostante si trattasse di un argomento piuttosto difficile e
drammatico, avevo l’attenzione di ogni singolo studente. Ne sono rimasto
impressionato e mi sono entrati davvero nel cuore. I ragazzi dell’Istituto
Alberghiero, inoltre, mi hanno addirittura preparato, insieme ai loro
insegnanti, un ottimo pranzo che non dimenticherò di certo! Vorrei davvero
tornare in futuro, tornare a vedere la Fonderia (Marinelli n.d.r) che oggi mi ha
fatto uno splendido dono e magari, perché no, scrivere anche un libro di poesie
su questa bellissima città e sulla sua storia."
Giovedì 8 aprile - h. 20.30
Teatro Carcano, corso di Porta Romana MILANO
IL PRIMO MARZO® degli immigrati continua
tutti i giorni
Promotori della serata: Dario Fo e Franca Rame
Ospiti della serata:
Pap Khouma, scrittore senegalese
Ahmed Ba, attore, musicista senegalese
Rufin Doh, attore e musicista ivoriano
Dijana Pavlovic, attrice serba, con i Muzikanti
Mavis, ballerina cubana e Juan Romero, percussionista
Offerta a partire da € 10,00
L'incasso della serata è destinato a sostenere il Movimento immigrati PRIMOMARZO®
Per informazioni: primomarzoitalia@gmail.com Tel. 327-59.41.988
venerdì 9 aprile 2010 dalle ore 20.00
in Casa Loca
Viale
Sarca 183 Milano La sesta edizione della
Grande Festa Balcanica vuole superare tutte le
precedenti edizioni e stupirvi ancora di più!
dalle 20 abbondante cena a buffet alla cifra più che popolare di 5 euro (!!)
cucinata dalle esperte mani di Angelina e del suo entourage della Kafana Sevdah
Marinkovic
la serata si surriscalda dalle 22 con il Trio Mirkovic e i Muzikanti di Balval
sul palco per farvi ballare e cantare tutta la notte!
e per finire la grande jam session alla quale tutti sono invitati a partecipare
se sei già fan della festa sai che non puoi perdertela
se è la prima volta che partecipi...tieniti forte e preparati al meglio!
vi aspettiamo tanti, energetici e colorati
ps. diventa fan della
pagina facebook GrandeFestaBalcanica e rimani aggiornato
Da
Roma_ex_Yugoslavia
Macedonian Information Agency
Skopje,
6 aprile (MIA) - Vorrei che ognuno vedesse la Macedonia attraverso i miei
occhi, perché la mia visione è cosmopolitana. Lasciate vivere per sempre questo
piccolo, ma bellissimo paese, ha detto la cantante
Esma Redzepova-Teodosievska,
decorata martedì dal presidente
Gjorge Ivanov con
l'Ordine di Merito della Macedonia.
"Attraverso la sua autenticità e la perfetta performance vocale, Esma ha
promosso in tutto il mondo la musica rom e macedo[]//ne, diventando un
impressionante nome internazionale nella musica", ha detto il presidente Ivanov.
Secondo lui, l'ordine è stato concesso a Redzepova-Teodosievska per
l'affermazione della Macedonia, la sua grandezza musicale e il lavoro di
beneficienza.
"La cerimonia di oggi si tiene solo due giorni prima dell'8 aprile, Giornata
Mondiale dei Rom. La comunità rom è una parte integrale della società macedone.
Esma ne è una figura di spicco per i suoi sforzi per il miglioramento della
situazione sociale ed economica dei Rom. Esma è un esempio del rovesciamento
delle barriere che arriva dal talento, dalla volontà e dalla perseveranza", ha
sottolineato Ivanov.
Definita da molti come la "Regina Rom", Esma Redzepova-Teodosievska ha detto
che quell'ordine appartiene alla sua gente, perché non avrebbe ottenuto il
successo se non fosse stato per loro.
"Questo è un riconoscimento per tutti i cittadini, di tutte le nazionalità
che vivono nella Repubblica di Macedonia", ha aggiunto.
Esma Redzepova-Teodosievska è nata a Skopje nel 1943. Ha ottenuto i primi
successi ad un concorso canoro di Radio Skopje quando aveva 11 anni. In seguito,
iniziò a cantare con l'orchestra di Stevo Teodosievski, collaborazione durata
per circa 30 anni.
A seguito del loro matrimonio, Ema e Stevo adottarono 47 bambini e tennero
oltre 2.000 concerti umanitari. Esma e l'ensemble Teodosievski incisero 108
singoli, 20 album, 15 CD ecc. Nel 1976, all'edizione inaugurale del "Festival
della Musica e delle Canzoni Rom" a Chandigarh, India, venne ufficialmente
proclamata regina della musica rom. Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti.
ik/fd/13:33
Ultimamente sono fissato con le poesie di Paul Polansky
ESMA
Nessun altra sessantenne
vestita con informi pantaloni rossi
ed una informe camicetta rossa
che sembra una danzatrice del ventre in pensione
di duecento libbre
avrebbe potuto farcela -
lamentando nella sua canzone
di essere stata
una vergine di quattordici anni
venduta
ad un vecchio
che già aveva una moglie.
Ma Esma, scialle nero
a coprirle testa e viso,
non solo gridava la sua canzone,
ma faceva anche piangere
tutti gli uomini del pubblico.
Come un vecchio pugile.
Esma ha perso le gambe,
ma non il pugno.
Ricevo e porto a conoscenza:
[...] Sono impegnata da molti anni in progetti di solidarietà per le scuole
delle enclavi serbe di Kosovo e Metohija. Ora sto organizzando uno
spettacolo/evento di danza di cui vi accludo il programma e le finalità. Mi
piacerebbe poter contattare un gruppo di danze rom da inserire nel programma
(gli artisti sono professionisti, semiprofessionisti, e allievi di danza
orientale, danze balcaniche, danze ebraiche, flamenco, tango, ecc. e ballano
tutti per beneficenza e a titolo gratuito) per condividere questo momento di
gioia e di arte e per promuovere la conoscenza del ricchissimo mondo delle
danze e della musica rom (a Venezia ultimamente ho seguito con Lucia Zahara
un seminario di danze turco-rom, una bella esperienza) e quindi mi rivolgo a
voi per sapere se è possibile. grazie, a presto Marilina Veca -
amiciziaitaloserba@gmail.com
RINASCEREONLUS
"TEMI, RITMI E DIGRESSIONI: DANZANDO NELLE DIASPORE"
Evento organizzato da RINASCERE ONLUS/Progetto AMICIZIA ITALO-SERBA
nell’ambito del programma ARCA DI PACE patrocinato da Comunità Montana dell’Aniene
e Provincia di Roma
In collaborazione con il Centro Culturale e di Danza “MASIR" Via Cavour 183
A
sabato 15 maggio 2010 ore 20.30
presso il Centro"MASIR" via Cavour 183 A
con ingresso per il pubblico dalle ore 20.00
ingresso per lo spettacolo Euro10,00, devoluto in beneficenza per i progetti
allegati
PROGETTO “ARCA DI PACE" 2009 IN COLLABORAZIONE CON PROVINCIA DI ROMA E
COMUNITA’ MONTANA DELL’ANIENE.
PER LE SCUOLE SERBE DI
ZUPČE “BLAGOJE RADIĆ" (MUNICIPALITA’ DI ZUBIN POTOK – KOSOVO E METOHIJA)
BRNJAK “PETAR KOČIĆ“ (MUNICIPALITA’ DI ZUBIN POTOK – KOSOVO E METOHIJA)
SCUOLA ITALIANA REFERENTE PER IL GEMELLAGGIO CON LA SCUOLA DI ZUPČE:
“CIRCOLO DIDATTICO TIVOLI 2 “IGINIO GIORDANI" (-ROMA)
SCUOLA ITALIANA REFERENTE PER IL GEMELLAGGIO CON LA SCUOLA DI BRNJAK:
“CIRCOLO DIDATTICO SUBIACO" (ROMA)
SCUOLA ITALIANA REFERENTE PER IL GEMELLAGGIO CON LA SCUOLA “BRANKO RADICEVIC’"
DI CERNICA: “CIRCOLO DIDATTICO EDUARDO DE FILIPPO - COLLEVERDE" (ROMA)
E per la scuola per bambini non vedenti “Los Pionieritos"di BEJUCAL
Provincia La Habana Cuba.
“Rinascereonlus", presidente Maria Lina Veca, si occupa da anni delle
enclavi serbe del Kosovo: fra le attività principali, in collaborazione
d’intesa con il Ministero per Kosovo e Metohija della Repubblica di Serbia,
con la Provincia di Roma - Comunità Montana dell'Aniene, con le scuola di
Roma e Provincia, con l'ambasciata di Serbia a Roma, la partecipazione al
progetto "Arca di Pace", che prevede gemellaggi e ospitalità a bambini di
scuole in situazioni di disagio, con il patrocinio del Ministero
dell'Istruzione italiano. “
Rinascere Onlus con "Arca di Pace" ha posto in essere con successo per la
prima volta nel settembre 2007 e per la seconda volta nel settembre 2008 un
progetto di ospitalità e gemellaggio fra la scuola "Branko Radičevic’"di
Cernica – 35 bambini, due insegnanti e il Direttore della scuola - (Gnjilane)
e la scuola Eduardo de Filippo in Colleverde-Roma. L'ospitalità è stata a
carico delle famiglie ospitanti, della provincia di Roma e Comunità Montana
dell'Aniene, di Rinascere Onlus.
La scuola di Zupče è ubicata nelle vicinanze di Zubin Potok, Nord Kosovo,
non lontano da Kosovska Mitrovica, mentre la scuola “Petar Kočić" si trova a
Brnjak, dove dovrebbe insediarsi la missione Eulex a controllo di un nuovo “gate"
di ingresso nel territorio: in questi villaggi vivono piccole comunità serbe
in condizioni di continuo e costante pericolo per la situazione “border line"
del territorio e per la presenza di criminalità e terroristi. La scuola
“Blagoje RADIĆ", che comprende 8 classi per complessivi 108 alunni, e la
scuola “Petar Kočić", che presenta 6 classi per un centinaio di alunni,
segnalate e proposte nel progetto “Arca di Pace" dall’Associazione Rinascere
Onlus - da molti anni attiva sul territorio a favore della minoranza serba-
hanno mostrato grande disponibilità ed accoglienza per costruire una cultura
di pace ed attuare un fattivo gemellaggio con l’Istituto “Iginio Giordani",
anche al fine di realizzare scambi fra i ragazzi e di offrire ai bambini
serbi una opportunità di uscire da quelle “prigioni a cielo aperto" che sono
le enclavi. Il problema dei diritti umani per le minoranze non-albanesi, e
in particolare per la minoranza serba, in Kosovo e Metohija è tuttora
gravissimo. La cosiddetta comunità internazionale continua a chiudere gli
occhi di fronte al fatto che una indipendenza illegittima sul piano del
diritto internazionale e proclamata unilateralmente dalla maggioranza
albanese non può affrontare in modo obiettivo e positivo i problemi di TUTTI
gli abitanti di Kosovo e Metohija. Ci sono circa 250.000 non-albanesi,
residenti in Kosovo e Metohija, che sono stati cacciati dalle loro case e
non vi hanno potuto fare ritorno.
Non si può far passare la sofferenza quotidiana, la mancanza di garanzie, di
diritti, di luce, di acqua, di cibo, la vita in prigioni a cielo aperto, per
"pacificazione": la cultura di pace che il progetto “Arca di Pace" vuol
costruire in Kosovo, come in Bosnia, Cuba, Nepal, Palestina, Israele, Iraq,
ecc., è una cultura di pace concreta e solidale, che non può prescindere dai
diritti, dalla libertà e dalla giustizia.
La guerra delle parole per ora è stata vinta da chi combatte sul versante
opposto della verità.
Non permettiamolo.
Marilina Veca, Presidente Rinascereonlus, progetto ARCA DI PACE
Programma
MILICA OSTOIJC’ giornalista, legge brani di poesie da autori serbi
FRANCESCO ALICINO, attore nel gruppo teatrale in lingua spagnola della
Sezione Culturale dell’Ambasciata di Argentina a Roma, legge i testi in
italiano.
I TEMPO
DIANA STIVALI Danze dei Dervisci
ANNA DERLIPANSKA GAS GAS
NATALIA IVANNIKOVA FARRUCA
SOMBRA QUEMADA, M.Veca, G. Lasagna EL VITO
IRENE DA MARIO GHIR ENTA danza orientale
JOHANNA NUHN AIRE. Flamenco
GRUPPO MASIR
Barbara Sandroni, Martina Lilli,
Silvia Giovinazzi e Diana Battisti TURK MUSIC
GRUPPO ROM TRADIZIONALE
II TEMPO
MARCELO GUARDIOLA
E GIORGIA MARCHIORI TANGO TEATRO
SOMBRA QUEMADA Marilina Veca VOLVER
SIMONETTA LABELLA AZIZA danza orientale
MARILINA VECA/G. LASAGNA Se villana de la libertad su musica di Paco Peña
NATALIA IVANNIKOVA
MILICA OSTOIJC’ giornalista, legge brani di poesie da autori serbi
FRANCESCO ALICINO, legge i testi in italiano.
GRUPPO DANZE EBRAICHE di Eli Sasson
Da
Roma_und_Sinti
Fondata nel 1985 in un Plattenbausiedlung (una sorta di unità
abitativa collettiva ndr) di Berlino Est, Sinti Swing è unica nella
storia della Germania Democratica: i suoi membri sono Sinti tedeschi i cui
genitori sono in qualche maniera sopravissuti ai campi di concentramento
nazisti. La banda suonava in jazz club e festival. Poi cadde il Muro e la
banda dovette reinventarsi. Dopo un breve iato, si riformò con alcuni dei
figli dei membri originari, incluso il trentatreenne Launenberg. Prima ci fu
un nuovo CD, poi venne girato un film sulla band; ora il gruppo
revitalizzato suona il suo mix inspirato a Django Reinhardt con grande
successo nelle feste jazz d'Europa. Parlando dal loro appartamento a
Lichtenberg, Launenberg e Huber discutono delle origini del Sinti swing,
della crescita nella Germania Democratica e della loro esperienza
nella Wende (svolta ndr)
Come si sono messi insieme i Sinti Swing?
Janko Launenberg: Qui a Lichtenberg, era il 1985. Fu fondata da uno dei miei
zii e mio padre. Lui portò i suoi due fratelli nella banda. E trovarono chi
suonava il violino. Era Bernd. Così formarono la banda. Per iniziare, suonarono
in molti club. Non per soldi, perché era la DDR. Dovevano avere un permesso
ufficiale e per loro era molto difficile, perché uno solo dei componenti della
banda era andato a scuola di musica. Erano autodidatti. Dovettero lottare a
lungo per un permesso.
E che tipo di esibizioni potevate fare a Berlino Est?
JL: All'inizio, in piccoli club di jazz e ritrovi giovanili. Soprattutto
swing. Django Reinhardt.
Ho sentito che c'era qualche difficoltà ad avere registrazioni di Django
Reinhardt nella DDR.
JL: nella Germania Est c'era solo una registrazione di Django Reinhardt.
Bernd Huber: Due: una degli anni '60 e una dei '70.
Janko, voi sete Sinti. Quant'è grande la comunità sinti a Berlino Est?
JL: Ce ne sono pochi. Qui a Berlino Est, c'erano cinque o sei famiglie. Nel
Magdeburgo, c'erano Sinti. E ad Halle ed Erfurt. Qui non erano in molti.
Com'era essere Sinti nella DDR? Il dogma comunista dell'eguaglianza e del
rispetto per le minoranze era una realtà nel quotidiano?
JL: Lo stato non faceva distinzioni: Non importava se eri uno Zingaro: eri un
cittadino della DDR. Ma c'erano pochissimi stranieri nella Germania dell'Est, e
noi avevamo i capelli e la pelle scura. Non era proprio razzismo, ma la gente si
comportava differentemente con chi appariva differente. Era piuttosto difficile:
ho avuto problemi a scuola.
BH: Da una parte, tutti eravamo considerati uguali. Dall'altra, nessuno si
occupava della storia unica dei Sinti. A scuola era sconosciuta. C'era un famoso
libro d'infanzia, Edo und Uko, molto popolare nel Blocco dell'Est ed
era su una famiglia sinti. Era una lettura richiesta nella DDR degli anni '70.
Ma, nel contempo, la gente non sapeva realmente chi fossero i Sinti e che Janko
lo fosse. Ho che avesse relazione con i personaggi del libro. Era un po'
contradditorio.
Nel III Reich, mezzo milione di Sinti furono messi a morte. Janko, tu hai
parenti morti nei campi di concentramento.
JL: E' vero. I genitori di mio padre furono uccisi. E da parte di mia madre,
solo suo padre e sua nonna ne uscirono vivi. Perse otto tra fratelli e sorelle.
La maggior parte della nostra famiglia andò dispersa. Saremmo in molti, ma molti
di più se non fosse accaduto. Se non fosse stato per Adolf Hitler, qui ci
sarebbero molti musicisti: ci sarebbero molti Sinti Swings.
BH: E' una cosa che la DDR non ha mai affrontato. A scuola si imparava del
fascismo e dell'Olocausto, ma non di che cosa era successo agli Zingari.
La vostra famiglia ha ricevuto una compensazione dallo stato?
JL: Mio nonno ha dovuto combattere a lungo per la cosiddetta pensione VDN
[Verfolgte des Naziregimes (Perseguitati dal Regime nazista, ndr)].
Alla fine l'ottenne, anche mia nonna. Ma ci furono molti Sinti che non
ricevettero niente.
Come Tedeschi dell'Est, com'è stata per voi la caduta del Muro?
BH: Domanda difficile. Da una parte, si sapeva che non si poteva andare
avanti. Le cose stagnavano. Quando cadde il Muro, naturalmente eravamo felici.
Nel contempo, non sapevamo cosa stava per succedere.
Quali furono le vostre prime impressioni dell'Ovest?
BH: Ci andammo un paio di giorni dopo. Fu come fare all'improvviso un salto
nel tempo. Quarant'anni nel corso di due minuti. Era attivo. Ogni cosa sembrava
un po' differente. Le auto avevano un odore differente: questo divertente, dolce
odore. I berlinesi dell'Ovest erano molto aperti.
JL: Appena sapemmo che il confino era stato aperto, l'attraversammo da Warschauer
Straße. Avevamo dei parenti che ci incontrarono dall'altra parte. Fu una festa
incredibile: non andammo a casa per tre giorni. Ogni notte si dormiva in un
posto diverso. C'erano così tanti colori: tutte le pubblicità al neon. Non
esistevano nell'Est. Lì ogni cosa era grigia.
Ma dopo tre giorni sul Ku'damm, si capiscono le differenze importanti.
All'Est, avevi i soldi ma non potevi comperare niente. All'Ovest, non avevi
niente, non avevi denaro per comprare. Dopo tre giorni, avevi la sensazione di
aver visto il mondo, di aver visto tutto. Tutto. Tornammo a casa, pensando a
noi, a come ottenere una montagna di denaro. Non funzionò. E poi ci accorgemmo
che la banda non stava funzionando come nel passato. Prima, tutti ci chiamavano.
Ora dovevamo chiamare noi, fare noi la pubblicità. Il nostro appeal esotico se
ne era andato.
Così fu un periodo difficile per la banda?
JL: Nella DDR, suonavamo nei migliori locali di tutta la Germania Est. Quando
si aprirono i confini, anche Sinti Swing suonò in molti locali superbi. Poi, per
molto tempo fu come se la banda non esistesse. Suonammo in un paio di locali.
Poi incidemmo un disco, e venne girato un documentario sulla nostra banda. Ora
stiamo avendo un nuovo ritorno. Le cose vanno in una nuova direzione. Vediamo
gli studenti dei vecchi appassionati di jazz ed i fan di Django Reinhardt.
La musica di Django Reinhardt è ancora valida oggi?
JL: Assolutamente. Naturalmente, ha molto a che fare con gli anni '30 e '40.
Ma è senza tempo. Suoniamo di fronte ad un pubblico che non ha mai sentito
questa musica prima d'ora. Non puoi spiegarlo - devi solo vedere come
reagiscono. E' interessante il tipo di ritmo: le chitarre prendono il posto
delle percussioni. Più il mondo diviene moderno, più è attuale Django Reinhardt.
Vi manca niente dei tempi della DDR?
JL: Per prima cosa, la natura semplice delle persone. Il contatto sociale era
migliore, davvero. La gente era più amichevole. Oggi, tutto è più freddo ed è un
mondo di cane-mangia-cane. "Cosa mi importa di te? Non mi interessi. Sono
migliore di te." Tutto ciò non esisteva all'Est. Il sistema oggi non è
migliore di quello della DDR. Quando eri ammalato, andavi dal dottore e non
dovevi pagare milioni. Oggi quelle cose puoi solo sognarle. Avresti dovuto
vedere un festival di strada all'Est negli anni '80. Come partecipava la gente.
Era incredibile. La gente era felice. Avevano sicurezza. Erano bei tempi.
Ora ci sono molti Zingari a Berlino. Janko - tu, come Sinto, hai contatti
con questi nuovi Rom immigrati dai Balcani?
JL: Non molto. Suoniamo con un paio di musicisti rom, ma abbiamo davvero
pochi contatti con questo popolo. Vengono da altri posti. Non ci conoscono. I
dialetti sono piuttosto differenti ed hanno uno stile di vita completamente
differente dal nostro. Il contatto non viene da lì, pensando che abbiamo un
linguaggio comune e che proveniamo dal medesimo posto. Le nostre vite sono
troppo differenti.
Qual è la differenza tra Sinti e Rom? Non parlate tutti il romanés?
JL: Sì, ma gli Zingari cresciuti in Ungheria parlano una lingua differente da
quelli cresciuti in Germania. Ha a che fare col tempo. Visto in termini di
tempo, siamo più avanti di altri.
Gli Zingari dell'Europa orientale hanno portato la loro musica in
occidente con grande successo. Vedi una sorta di rinascimento nel campo della
musica rom e sinti?
JL: Attraverso questa musica che viene dall'est, la gente sta conoscendo i
Rom ed i Sinti. Siamo uno degli ultimi popoli non esplorati. La gente è curiosa.
Voi vivete a Lichtenberg, attorno a Weitlingkiez, conosciuto per essere un
posto malfamato e covo della destra...
JL: Era così nel passato, ma ora non più. Arrivano sempre più stranieri e
tutti i neonazisti si devono nascondere. Non possono esprimersi apertamente
perché ci sarebbero problemi. Ora sta arrivando molta gente da Friedrichshain.
Non penso che sia necessariamente un bene. Ma qui c'è pace tra razzismo e multi-kulti.
Siete politicamente attivi?
JL: Non direi. Nelle interviste tentiamo di informare la gente su chi siamo.
Non viviamo nelle roulotte e non pratichiamo più la magia.
Ci sono ancora dei pregiudizi?
JL: Naturalmente, ci sono pregiudizi dappertutto. Avevo una ragazza, mi disse
"Cosa, sei uno Zingaro? Non può essere! Se solo lo sapesse mia
nonna!" Pensava che gli zingari rapissero i bambini e rubassero. Rubare bambini:
è il colmo. Ma non mi devo arrabbiare.
Se ti chiamo Zingaro, va bene?
JL: Dipende da come lo dici. Se dici, "swing e musica jazz dello Zigeneur",
non è un insulto. Ma se qualcuno dice "Tu Zingaro!" ha tutto un altro
tono. E' meglio se si sa distinguere tra Rom e Sinti, e se mi dici "Hey Sinto!"
Segnalazione di
Eugenio Viceconte
Caserta24ore
MADDALONI - L'Associazione di Volontariato storico-culturale Saxa Cuntaria
presenterà il 30 Aprile alle ore 15.00 presso il centro socio culturale
giovanile di Maddaloni (Ex Macello) la pubblicazione: Tra inclusione ed
esclusione. Una storia sociale dell'educazione dei rom e dei sinti in Italia con
la presenza dell'autore il professore Luca Bravi. La storia dei rom e dei sinti,
la denigrante etichetta "zingari". Il fallimento dei progetti dal Settecento
produsse l'immagine del soggetto "non-cittadino": crescevano gli stereotipi
dello "zingaro" nomade, asociale, ladro. Gli organizzatori tra i quali
ricordiamo il presidente dell'Associazione Domenico De Lucia, il vice-
presidente, ideatore dell'iniziativa, Domenico Letizia, Rossella Espugnato di
Chiara e Antonio D'Addiego invitano tutta la cittadinanza a partecipare, per un
sano dibattito culturale che può far scomparire stereotipi e interessare nuovi
metodi gestionali del settore sociale.
Circolo Arci Magnolia
mercoledì 5 maggio 2010 alle ore 21.00
Concerto tributo per il cinquantenario della scomparsa di Fred Buscaglione
Liberi Gruppi, la trasmissione di Radio Popolare dedicata alla musica emergente,
celebra Fred Buscaglione, il re dello swing in salsa tricolore a cinquant'anni
dalla sua scomparsa con un grande live.
Mercoledì 5 Maggio alle ore 21 saliranno sul palco del Circolo Magnolia di
Milano le cinque migliori band selezionate durante l'ultima edizione di Liberi
Gruppi che insieme ad alcuni ospiti illustri reinterpreteranno i più famosi
successi del dritto di Chicago.
Muzikanti di Balval con Jovica Jovic, Roberto Dell'Era, I Calamari, Vallanzaska
e Tonino Carotone saranno i pezzi da novanta del live che si concluderà con un
dj set dei conduttori della trasmissione Liberi Gruppi, Jam e Ketty.
Apriranno la serata le band emergenti Junior Sprea e Dreama, Revo Fever, Black
House, Airin + Selton, Party Tonite più due ospiti speciali: Riz Samaritano e
Mister Casckè
Inizio concerto ore 21. Ingresso 5 euro con tessera ARCI
Gianpiero Jam Kesten e Ketty Passa conducono Liberi Gruppi, la trasmissione di
musica emergente di Radio Popolare. In onda ogni venerdì alle 15:35 su 107,6 FM.
liberi-gruppi@radiopopolare.it
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Dopo aver organizzato con successo due concerti di solidarietà per l’Aquila
in collaborazione con l’Orchestra Sinfonica Abruzzese Alexian Santino Spinelli
torna a mettere a disposizione dell’Aquila la sua musica.
Giovedì 6 maggio in Piazza Duomo all'Aquila a partire dalle ore 20,00 Alexian
sarà in concerto subito dopo la fiaccolata che partirà dalla villa comunale alle
h. 18,30 per dirigersi presso la casa dello studente e poi in piazza. Con
questo evento si commemorerà la memoria dei ragazzi morti nel sisma del sei
aprile 2009.
Alexian Santino Spinelli suonerà con l’Alexian ta le Chavè group composto da -
Alexian Santino Spinelli (Fisarmonica e voce), Gennaro Spinelli (violino e
percussioni), Evedise Spinelli (arpa), Giulia Spinelli (violoncello e voce
recitante) al quale si uniranno Antonio e Liviana Ranieri alle chitarre.
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