Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
International Gypsy Music Festival ''IAGORI'' - Oslo, Norvegia, dal 2 al 4 settembre
Kulturkirken Jakob
Partecipano:
- ROMANS (Ukraina)
- Janka Sendrei e KOKAVAKERE LAVUTARA (Slovacchia)
- RAYA (Norvegia)
- ILO (Russia)
- BASILY e TCHAVOLO Schmitt (Olanda/Francia)
- Orkestar AGUSEVI DJAMBO (Macedonia)
- Trio GYPSY LEGACY (Norvegia)
Info: www.iagori.com
E-mail: natbiel@hotmail.com
[...] Iagori (che significa piccolo fuoco) è un Festival di grande importanza non solo per i Rom, l'anno scorso assistette al concero finale anche il principe Haakon Magnus.
Il Festival è organizzato dalla famosa cantante Raya. Cantante Rom dell'ex Unione Sovietica, divenne celebre alla fine degli anni '50, esibendosi nel primo teatro Rom mondiale, il Teatro Romen. Alla fine degli anni '60, migrò in Norvegia dove iniziò la sua carriera internazionale, che la portò in Europa, Stati Uniti, Arabia e India, con differenti gruppi musicali. Sino all'anno 2000 è stata nel Parlamento della International Romani Union (IRU).
[...] (Dzeno Association)
da: Roma Support Project im Netzwerk Fluchtlingshilfe & Menschenrechte e.V
Kontakt: Tel. 0171 -181 50 26 + 0511 -473 81 44 - Info:
Hannover: 30a Settimana Interculturale
Protezione della minoranza Rom in vista della deportazione in Kossovo
25 settembre -1 ottobre 2005
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- Martedì 28-09-05 h.9.30-16.00 / Kulturzentrum Pavillon: I Rom cittadini d'Europa. Sviluppi recenti e futuri della situazione in Kossovo
- Venerdì 30-09-05 h. 16.00-18.00 / Kropcke, Hannover-Zentrum: Giornata del Rifugiato. Solidarietà e diritto d'asilo
- Venerdì 30-09-05 h. 19.00 / Freizeitheim Linden, Windheimstr. 4, Hannover-Linden: "Kossovo: ci sarà un ritorno in sicurezza?" Documenti e immagini
Programma
- Venerdì 16-09-05 h. 19.30 / Kunstlerhaus, Sophienstr. 2: Letteratura: Guerra e Pace, con Norbert Gstrein e Margarete von Schwarzkopf
30. Interkulturelle Woche 2005 in Hannover
La 30. edizione si svolgerà nell'autunno 2005. La settimana è promossa dalla Conferenza Vescovile tedesca, dalla Chiesa Evangelica tedesca e dal Metropolita greco-ortodossa. Nel contempo l'iniziativa si svolge con la cooperazione di molte organizzazioni nazionali e locali, impegnate nel confronto con le autorità per l'integrazione degli immigrati e un costante processo di apprendimento e sviluppo della società. Lo slogan è: Trovare un modo per vivere assieme.
Ulteriori informazioni: http://www.interkulturellewoche.de
La 30. Settimana Interculturale si vuole schierare a fianco di quanti, espressione della politica, dei media, delle associazioni e cittadini, si sono pronunciati contro il rimpatrio forzato concordato dal governo tedesco, in particolare dei richiedenti asilo dal Kossovo e dall' Afghanistan. Per questo, oltre alle iniziative programmate, la 30. Settimana Interculturale invita tutti a prendere parte alla manifestazione che si terrà il 30 settembre presso l'aeroporti del Niedersachsen, da dove partiranno i voli per il rimpatrio.
Invita anche ad aderire alla petizione europea contro i rimpatri forzati, promossa a giugno dal Kosovo Roma und Ashkali Forum,che può essere sottoscritta on line su www.sivola.net/download/kossovo.htm
Di Fabrizio (del 21/08/2005 @ 13:26:55, in Italia, visitato 2082 volte)
Ricevo e porto a conoscenza:
La città di Torino è lieta di invitarvi a "Young Words
Happening" che si terrà dal 22 al 24 settembre. L'evento coinvolgerà
2000 giovani da tutto il mondo.
L'iniziativa, che è organizzata dall''assessorato alle Politiche giovanili ed alla Cooperazione Internazionale e Pace
nel contesto delle attività programmate per la Torcia Olimpica, è volto a sperimentare una tregua, una sospensione dei conflitti tra persone che hanno opinioni, culture e fedi diverse e permettere che in questa occasione prevalgano l'ascolto, il dialogo, la riflessione. Un’occasione unica per ascoltare le ragioni dell’altro.
Si rivolge a giovani tra i 18 e i 35 anni.
Marco Calgaro Vice-Sindaco di Torino
Segreteria Organizzativa email: young.words@comune.torino.it
Tel/Fax: +39 011 5539335
http://www.comune.torino.it/treguaolimpica
Di Fabrizio (del 22/08/2005 @ 11:43:31, in Europa, visitato 1879 volte)
SCHEDA – Voto agli immigrati in Europa da IL PASSAPORTO (22 agosto 2005 - ore 10.19)
In Svezia il diritto di voto agli stranieri è garantito dal 1975 per le elezioni comunali, regionali e per i referendum.
In Danimarca dal 1981 gli immigrati votano nelle elezioni comunali e provinciali.
In Olanda gli stranieri votano per le elezioni comunali dopo 5 anni di residenza.
In Belgio dal 2004 i residenti stranieri votano alle elezioni comunali dopo cinque anni, è esclusa la possibilità di candidarsi.
In Irlanda i cittadini stranieri partecipano alle elezioni comunali dal 1963, dopo 6 mesi di residenza.
In Portogallo possono votare alle comunali: peruviani, brasiliani, argentini, uruguayani, norvegesi e israeliani, in base ad accordi di reciprocità con i rispettivi Paesi di origine.
In Spagna è previsto il voto comunale per i cittadini provenienti da Stati che a riguardo applichino il principio della reciprocità, è il caso della Norvegia.
In Svizzera, nei due cantoni di Jura e Neuchatel tutti gli stranieri possono votare alle amministrative.
In Gran Bretagna hanno diritto di voto attivo e passivo per tutte le elezioni, oltre ai cittadini dei Paesi del Commonwealth, anche irlandesi e pakistani.
La Norvegia riconosce il voto amministrativo a tutti gli stranieri.
ps: In Italia...
Di Fabrizio (del 22/08/2005 @ 23:17:10, in casa, visitato 3914 volte)
Segnalano Ana Oprisan e Cemil Akmaca [0090-(0)536 2896908] in Roma_Rights che i Rom del quartiere Yaha Kemal di Kagithane (vicino Istanbul) stanno per essere sgomberati, senza una soluzione alternativa. Sono coinvolte 70 - 80 famiglie, circa 600 persone. La zona coinvolta una volta era un distretto industriale, ma le fabbriche ora sono chiuse o trasferite altrove. La decisione dello sgombero è stata caldeggiata dall'acquedotto municipale (ISKI) e da un club sportivo.
Di Fabrizio (del 23/08/2005 @ 11:26:30, in Italia, visitato 1535 volte)
da
di Stefania Sidoli e Marco Zanotelli
E’ forse passato troppo sotto silenzio il dato rilevato dalla Commissione di indagine sull’esclusione sociale (1) relativo ai minori poveri che, nel 2003, hanno rappresentato il 22,1% dei soggetti in condizioni di povertà nel nostro Paese, dato per altro in crescita dello 0,3% rispetto all’anno 2002. Pur consapevoli che questo dato va letto avendo ben presenti le diverse situazioni familiari e connettendolo con altri elementi di specificità quali la realtà dei minori immigrati e quella dei piccoli rom, non possiamo tuttavia non vedere in esso elementi di forte preoccupazione, in modo particolare se pensiamo che questo avviene in Italia, e cioè in uno degli otto paesi maggiormente industrializzati del mondo. E non possiamo non legarlo alle – tante – analisi condotte sul fenomeno del lavoro precoce e minorile, fenomeno tutt’altro che irrilevante, con aspetti di forte diversità a seconda delle realtà territoriali alle quali si fa riferimento, non riconducibile a parametri unicamente numerici e che troppo spesso rischia di essere non valutato nella giusta dimensione a causa della forte incidenza che nel nostro Paese ha il lavoro sommerso.
continua
Il copyright degli articoli è libero. Chiunque può riprodurli. Unica condizione: mettere in evidenza che il testo riprodotto è tratto da www.lavoce.info.
Di Fabrizio (del 23/08/2005 @ 11:48:12, in lavoro, visitato 1776 volte)
I Rom della Turchia, in movimento
La comunità Rom della Turchia mostra segnali di una sempre maggiore consapevolezza della propria cultura e dei propri diritti, attraverso la creazione di organizzazioni e gruppi di interesse. Un movimento che i ricercatori paragonano a quanto avvenuto in altri Paesi europei negli anni ‘70
Di Yigal Schleifer, per EurasiaNet, 22 luglio 2005 (titolo originale: "Roma rights organizations work to ease prejudice in Turkey") Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta
Riferimento precedente: 19 aprile 2005
TRANSITIONS ONLINE: Czech Republic: The Lessons of Lety by Jarmila Balazova 22 August 2005
L'acceso dibattito in corso sull'ex campo di concentramento della II guerra mondiale, vede anche una risoluzione del Parlamento Europeo. Da Romano Vod’i.
Nel 1942 fu pubblicato il decreto che stabiliva le norme persecutorie dei Rom nel protettorato tedesco di Moravia e Boemia. Si ispirava a quello già in vigore in Germania dal 1938 per la soppressione della "piaga zingara". Sessantatre anni fa, la polizia ceca, con la supervisione della polizia criminale tedesca, emise la lista di tutti "gli Zingari, Zingari mezzo-sangue e persone che vivono in maniera zingaresca" con circa 6.500 nomi. Immediatamente, iniziarono le retate e le detenzioni nei cosiddetti "campi Zingari" di Lety vicino a Pisek nella Boemia Meridionale e di Hodonin, in Moravia vicino a Kunstat. Molti altri vennero inviati coi vagoni piombati ad Auschwitz e negli altri campi di concentramento. Meno del 10% fecero ritorno: circa 600 sopravvissuti.
Dal campo di Lety passarono in 1.308, tra l'agosto 1942 e maggio 1943, quando il campo venne chiuso.Intere famiglie furono rinchiuse nel campo costruito per una capienza massima di 300 persone. Il misero vitto e le condizioni igieniche, sommati alla condizione generale di disagio, contribuirono alla morte di 327 persone. Il campo era gestito dalla polizia ceca. Nessuno fu giudicato colpevole per i crimini commessi.
Ogni anno, il 13 maggio i Rom della Repubblica Ceca si ritrovano nella città di Lety, per ricordare quanti vi furono rinchiusi e perirono, come pure quelli che furono inviati negli altri campi.
La prima volta che ci andai era il 1995. La cerimonia era modesta e raccolta. Pioveva e il fango arrivava alle ginocchia, rendendo difficile il cammino. Due fatti rendevano particolare quell'avvenimento: la notte precedente un gruppo di skinheads a Zdar nad Sazavou aveva fatto irruzione nell'appartamento di una famiglia di lontane origini rom; il capofamiglia Tibor Berki era stato picchiato a morte sotto gli occhi della moglie e dei cinque figli. Il secondo episodio era che all'interno dell'ex campo di concentramento si era insediata un'industria per l'allevamento dei maiali. Pensate che da allora ogni 13 maggio nello stabilimento viene azionata l'aria condizionata, così nessuno si può lamentare dell'odore, nota Markus Pape, del Comitato per la Riparazione dell'Olocausto.
INCONTRI A LETY
Ogni anno incontro lì Fedor Gal (sociologo ed editore). Lety gli ricorda la sua personale storia e quella della sua famiglia: è nato nel ghetto di Terezin e suo padre morì in una "marcia della morte". Lo preoccupa la più recente politicizzazione dell'evento di Lety: i rappresentanti dello stato che si mischiano alla "gente comune" nel ricordare la tragedia. Il rabbino capo della Repubblica, Karel Sidon, nota a proposito dell'allevamento di maiali: "Io se fossi in voi, non mi concentrerei nel richiedere la chiusura della fabbrica. Lascerei pure che stia lì, solo mi assicurerei che sulla fronte di ogni maiale sia tatuato il nome di un prigioniero".
Parlano anche il senatore Petr Pithart, due sopravissuti, donne che hanno perso l'intera famiglia a Lety e cresciute nel dopoguerra in un orfanotrofio. Jan Vrba, che in quel campo ci è nato, e a differenza di tanti altri bambini è sopravissuto. I giornalisti gli chiedono un parere sulla fabbrica e lui risponde senza rancore: "E' tutto molto difficile da raccontare. Questo è stato un posto reale dove i Rom, compresa la mia famiglia, sono stati rinchiusi a forza. Chi provava a scappare, veniva legato al palo. Le condizioni erano paurose. Sono morti a centinaia. E' nostro dovere trovare una soluzione, non credete?" Per lui, lo è di sicuro. Non si tratta solo di spostare la fabbrica o di sostituirla con un monumento commemorativo.
Terminano le preghiere e i discorsi, ci dirigiamo verso la vicina Mirovice, dove sono sepolti diversi ex prigionieri.
Saliamo sull'autobus e poco dopo riscendiamo. Qualcuno vuole visitare l'allevamento. Ci guida Petr Uhl, ex commissario distrettuale per i diritti umani, che durante il suo mandato aveva richiesto senza successo che l'allevamento fosse spostato. Oggi come giornalista continua ad occuparsi di diritti umani. Ha denunciato Miroslav Randsford (deputato del Partito Comunista Ceco) che si è opposto quando il Parlamento Europeo ha votato perché la fabbrica fosse rimossa da Lety. Precisa: "Non ho protestato contro Ransford per come ha votato, ma per le sue affermazione alla Agenzia di Stampa Ceca (che Uhl aveva diretto all'inizio degli anni '90), quando a detto che a Lety non c'è mai stato nessun campo di concentramento! Per me, questo contribuisce alla cosiddetta -bugia di Auschwitz-. Adopera la sua posizione e la sua cultura per negare ciò che ha fatto il fascismo e l'Olocausto dei Rom. E' uno sbaglio credere che Lety riguardi solo i Rom. No: è un nostro problema. I nostri genitori hanno permesso che questo campo fosse edificato, lavorarono qui come guardie, è il momento di chiedere perdono! Nemmeno Auschwitz nacque per essere un campo di concentramento, ma sappiamo cosa è successo lì. Questa la ragione della mia protesta: non dobbiamo permettere a nessuno di negare il genocidio di una nazione o di un popolo".
Petee Uhl non è il solo che si è sentito offeso per le affermazioni di Miroslav Ransford, che a sua volta non è l'unico a fare affermazioni simili. Ransford in passato aveva affermato che i soldi impiegati per spostare la fabbrica sarebbero stati spesi meglio per educare i figli dei Rom. Dimenticandosi... che anche la società va educata. Anche la società minoritaria ha le sue pecche: nella relazione con le minoranze, il loro ruolo, il loro destino storico ecc. Anche l'attuale presidente Vaclav Klaus avrebbe bisogno di ripetizioni in storia. Dieci anni fa il suo predecessore Vaclav Havel aveva inaugurato un modesto monumento a Lety. Klaus una volta si lasciò scappare che Lety non era un campo di concentramento per i Rom, ma un posto costruito per chi non aveva voglia di lavorare. E Klaus mal sopporta le "ingerenze" europee in quelli che ritiene siano temi locali.
DA LETY AL GOETHE INSTITUTE
Il giorno seguente si è tenuto un seminario presso il Goethe Institute di Praga: "Le politiche sulle minoranze in Europa relative ai Rom e ai Sinti". Tra gli interventi più interessanti c'è stato quello di Romani Rose, del Consiglio Tedesco dei Rom e Sinti: ha parlato non solo dell'Olocausto che ha segnato indelebilmente i Rom e i Sinti tedeschi (cfr: http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=85 ndr), ma anche delle attuali manifestazioni di discriminazione e razzismo. Ha anche stigmatizzato le ultime prese di posizione del presidente Klaus come un'incredibile volgarizzazione di una tragedia e concludendo che affermazioni simili denotano ignoranza assoluta della storia del campo di Lety.
Erano attese anche le parole di Viktoria Mohacsi, una delle due deputate Rom al Parlamento Europeo e di Milan Horacek, eletto in Germania nel Parlamento Europeo nella lista dei Verdi. Entrambe hanno steso la bozza che impegnava il governo ceco alla chiusura dell'allevamento a Lety e alla costruzione di un monumento alla memoria, mozione che ha visto il voto contrario di 25 deputati (tra cui Ransford). Alla mia domanda sull'impatto che hanno le tematiche Rom nel Parlamento, Viktoria Mohacsi ha risposto: "Questo è stato il primo passo, la prima risoluzione ed è stata approvata. Livia Jaroka (l'altra deputata di origine Rom, anche lei ungherese cfr. http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=193 ndr) ed io stiamo coinvolgendo altri colleghi, facciamo pressione, molti di loro ci hanno detto di essere stupiti che anche nel loro paese non siano stati eletti dei rappresentanti Rom. Stiamo anche lavorando per il rafforzamento delle strutture esistenti (come l'European Roma Forum e il Consiglio Europeo del Gruppo di Esperti). Il futuro mi sembra buono. Credo che prima o poi riusciremo a creare una commissione specifica sugli affari Rom".
Milan Horacek, che ha collaborato alla stesura della mozione, assieme al Comitato per la Riparazione dell'Olocausto, si è mostrato pure lui alterato per le parole di Vaclav Klaus. Ha raccontato che non solo molti deputati non sapevano dove fosse Lety, ma che gli stessi rappresentati cechi al momento del voto non fossero a conoscenza di cosa si stesse parlando.Ha terminato ricordando di essere sempre stato orgoglioso di avere due cittadinanze e due paesi, Germania e Repubblica Ceca. Ma che adesso si vergogna della seconda.
I PROSSIMI PASSI
Da allora, ho visto altre due volte Milan Horacek: a prima alla televisione ceca durante un alterco con Miroslav Randsford e poi dopo un meeting col Primo Ministro Jiri Paroubek. Quella volta finì meglio.Il MInistro Pavel Nemec, con delega alle minoranze nazionali, disse ai giornalisti: "Il consiglio dei ministri sta valutando la possibilità di acquistare l'allevamento a Lety. Dobbiamo discuterne con i proprietari. Non mi sbilancio sui costi e sul tetto di spesa, se ci sarà accordo, l'acquisteremo, ma non intendiamo procedere all'esproprio". [Le stime sul trasferimento della fabbrica e la costruzione del monumento variano tra i 10 e i 25 milioni di $ - nota di TOL] Nel contempo il Ministro negò che la decisione del governo fosse stata presa a seguito delle pressione europee.
[...]
Jarmila Balazova is editor-in-chief of Romano Vod'i, a monthly published by the Czech non-profit organization Romea. This article originally appeared in Czech in the June 2005 edition of Romano Vod'i. Translated by Ky Krauthamer.
Riferimenti: 2 Agosto
Di Fabrizio (del 24/08/2005 @ 01:12:05, in blog, visitato 1930 volte)
E' la seconda volta che ne scrivo. Daniele Mezzana del blog Immagine dell'Africa, da Roma viene a Milano per presentare il suo libro.
Venerdì 26 agosto Ore 21- Libreria della Festa Nazionale dell'Unità
Daniele Mezzana, Giancarlo Quaranta: "Società africane" (Zelig Editore), con Luciano Vecchi e Richard Gbaka Zady, coordina Umberto Melotti.
Ora: il libro l'ho persino letto e mi è sembrato interessante. E sono anche curioso di conoscere l'autore di persona, dopo un anno che ci scambiamo commenti via blog. C'è qualche altro lettore di Milano a ritrovarsi lì venerdì sera? (Nel caso, Kalderosh e Tikla hanno assicurato di volermi accompagnare, ma ho la netta impressione che li perderò alla birreria della festa... datemi una mano anche voi. Grazie!)
Di Fabrizio (del 24/08/2005 @ 13:33:38, in Italia, visitato 1823 volte)
Che non sia farina del mio sacco, questo si capisce subito.
Ho scelto questo post diciamo così, a ragion veduta. Troppi concetti uguali e troppe ripetizioni hanno amplificato quella che secondo la mia ignoranza, era solo il ragionamento di un europeo di 200 anni fa. Però, ripetere tutti, a destra e a sinistra, le nostre immutevoli verità, ci condanna, che abbiamo torto o ragione non importa, al GIOCO DELLO SCONTRO DI CIVILTA'.
Leggete il post che segue, e fatemi sapere se la scelta, tra le tante possibili, è stata azzeccata. Grazie.
mercoledì, agosto 24, 2005 Al potere, per la grandezza di Roma
Dice Pera: "o ci impegniamo a integrare gli altri facendoli diventare cittadini della nostra civiltà - con la nostra educazione, lingua, conoscenza della nostra storia, condivisione dei nostri principi e valori - oppure la partita dell'integrazione è perduta". "Ha ragione", afferma Sandro Bondi, Coordinatore di Forza Italia: "Pera toglie polvere al concetto di "cives" che consentì, per centinaia di anni, all'impero romano di "integrare" culture e società profondamente diverse. Alla base c'era un concetto ferreo: per appartenere alla stessa società è necessario partecipare alle stesse regole. Soggiacere allo stesso diritto. La differenza tra la tolleranza delle società cristiane rispetto alle società islamiche è che Giustiniano innestò sul cattolicesimo la grande eredità del diritto romano''. Il problema però è che lo scenario attuale non si prospetta affatto così come viene descritto. L'"integrare gli altri facendoli diventare cittadini della nostra civiltà" rimane, tuttora, una retorica vuota. Lo si tocca con mano analizzando le regole insuperabili - o quasi - per ottenere la cittadinanza, lo stop imposto dal governo ai comuni che hanno concesso il voto agli immigrati, la Fallaci e compagnia cantante che chiedono, in termini più o meno velati, l'espulsione indiscriminata di tutti i musulmani. Non parliamo poi del pericolo meticci!
continua
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