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Repubblica Ceca
Di Fabrizio (del 24/08/2005 @ 00:00:56, in conflitti, visitato 3047 volte)

Riferimento precedente: 19 aprile 2005

TOL

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The Lessons of Lety 
by Jarmila Balazova
22 August 2005

L'acceso dibattito in corso sull'ex campo di concentramento della II guerra mondiale, vede anche una risoluzione del Parlamento Europeo. Da Romano Vod’i 

Nel 1942 fu pubblicato il decreto che stabiliva le norme persecutorie dei Rom nel protettorato tedesco di Moravia e Boemia. Si ispirava a quello già in vigore in Germania dal 1938 per la soppressione della "piaga zingara". Sessantatre anni fa, la polizia ceca, con la supervisione della polizia criminale tedesca, emise la lista di tutti "gli Zingari, Zingari mezzo-sangue e persone che vivono in maniera zingaresca" con circa 6.500 nomi. Immediatamente, iniziarono le retate e le detenzioni nei cosiddetti "campi Zingari" di Lety vicino a Pisek nella Boemia Meridionale e di Hodonin, in Moravia vicino a Kunstat. Molti altri vennero inviati coi vagoni piombati ad Auschwitz e negli altri campi di concentramento. Meno del 10% fecero ritorno: circa 600 sopravvissuti.

Dal campo di Lety passarono in 1.308, tra l'agosto 1942 e maggio 1943, quando il campo venne chiuso.Intere famiglie furono rinchiuse nel campo costruito per una capienza massima di 300 persone. Il misero vitto e le condizioni igieniche, sommati alla condizione generale di disagio, contribuirono alla morte di 327 persone. Il campo era gestito dalla polizia ceca. Nessuno fu giudicato colpevole per i crimini commessi.

Ogni anno, il 13 maggio i Rom della Repubblica Ceca si ritrovano nella città di Lety, per ricordare quanti vi furono rinchiusi e perirono, come pure quelli che furono inviati negli altri campi.

La prima volta che ci andai era il 1995. La cerimonia era modesta e raccolta. Pioveva e il fango arrivava alle ginocchia, rendendo difficile il cammino. Due fatti rendevano particolare quell'avvenimento: la notte precedente un gruppo di skinheads a Zdar nad Sazavou aveva fatto irruzione nell'appartamento di una famiglia di lontane origini rom; il capofamiglia Tibor Berki era stato picchiato a morte sotto gli occhi della moglie e dei cinque figli. Il secondo episodio era che all'interno dell'ex campo di concentramento si era insediata un'industria per l'allevamento dei maiali. Pensate che da allora ogni 13 maggio nello stabilimento viene azionata l'aria condizionata, così nessuno si può lamentare dell'odore, nota Markus Pape, del Comitato per la Riparazione dell'Olocausto.

INCONTRI A LETY

Ogni anno incontro lì Fedor Gal (sociologo ed editore). Lety gli ricorda la sua personale storia e quella della sua famiglia: è nato nel ghetto di Terezin e suo padre morì in una "marcia della morte". Lo preoccupa la più recente politicizzazione dell'evento di Lety: i rappresentanti dello stato che si mischiano alla "gente comune" nel ricordare la tragedia. Il rabbino capo della Repubblica, Karel Sidon, nota a proposito dell'allevamento di maiali: "Io se fossi in voi, non mi concentrerei nel richiedere la chiusura della fabbrica. Lascerei pure che stia lì, solo mi assicurerei che sulla fronte di ogni maiale sia tatuato il nome di un prigioniero".

Parlano anche il senatore Petr Pithart, due sopravissuti, donne che hanno perso l'intera famiglia a Lety e cresciute nel dopoguerra in un orfanotrofio. Jan Vrba, che in quel campo ci è nato, e a differenza di tanti altri bambini è sopravissuto. I giornalisti gli chiedono un parere sulla fabbrica e lui risponde senza rancore: "E' tutto molto difficile da raccontare. Questo è stato un posto reale dove i Rom, compresa la mia famiglia, sono stati rinchiusi a forza. Chi provava a scappare, veniva legato al palo. Le condizioni erano paurose. Sono morti a centinaia. E' nostro dovere trovare una soluzione, non credete?" Per lui, lo è di sicuro. Non si tratta solo di spostare la fabbrica o di sostituirla con un monumento commemorativo.

Terminano le preghiere e i discorsi, ci dirigiamo verso la vicina Mirovice, dove sono sepolti diversi ex prigionieri.

Saliamo sull'autobus e poco dopo riscendiamo. Qualcuno vuole visitare l'allevamento. Ci guida Petr Uhl, ex commissario distrettuale per i diritti umani, che durante il suo mandato aveva richiesto senza successo che l'allevamento fosse spostato. Oggi come giornalista continua ad occuparsi di diritti umani. Ha denunciato Miroslav Randsford (deputato del Partito Comunista Ceco) che si è opposto quando il Parlamento Europeo ha votato perché la fabbrica fosse rimossa da Lety. Precisa: "Non ho protestato contro Ransford per come ha votato, ma per le sue affermazione alla Agenzia di Stampa Ceca (che Uhl aveva diretto all'inizio degli anni '90), quando a detto che a Lety non c'è mai stato nessun campo di concentramento! Per me, questo contribuisce alla cosiddetta -bugia di Auschwitz-. Adopera la sua posizione e la sua cultura per negare ciò che ha fatto il fascismo e l'Olocausto dei Rom. E' uno sbaglio credere che Lety riguardi solo i Rom. No: è un nostro problema. I nostri genitori hanno permesso che questo campo fosse edificato, lavorarono qui come guardie, è il momento di chiedere perdono! Nemmeno Auschwitz nacque per essere un campo di concentramento, ma sappiamo cosa è successo lì. Questa la ragione della mia protesta: non dobbiamo permettere a nessuno di negare il genocidio di una nazione o di un popolo".

Petee Uhl non è il solo che si è sentito offeso per le affermazioni di Miroslav Ransford, che a sua volta non è l'unico a fare affermazioni simili. Ransford in passato aveva affermato che i soldi impiegati per spostare la fabbrica sarebbero stati spesi meglio per educare i figli dei Rom. Dimenticandosi... che anche la società va educata. Anche la società minoritaria ha le sue pecche: nella relazione con le minoranze, il loro ruolo, il loro destino storico ecc. Anche l'attuale presidente Vaclav Klaus avrebbe bisogno di ripetizioni in storia. Dieci anni fa il suo predecessore Vaclav Havel aveva inaugurato un modesto monumento a Lety. Klaus una volta si lasciò scappare che Lety non era un campo di concentramento per i Rom, ma un posto costruito per chi non aveva voglia di lavorare. E Klaus mal sopporta le "ingerenze" europee in quelli che ritiene siano temi locali.

DA LETY AL GOETHE INSTITUTE

Il giorno seguente si è tenuto un seminario presso il Goethe Institute di Praga: "Le politiche sulle minoranze in Europa relative ai Rom e ai Sinti". Tra gli interventi più interessanti c'è stato quello di Romani Rose, del Consiglio Tedesco dei Rom e Sinti: ha parlato non solo dell'Olocausto che ha segnato indelebilmente i Rom e i Sinti tedeschi (cfr: http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=85 ndr), ma anche delle attuali manifestazioni di discriminazione e razzismo. Ha anche stigmatizzato le ultime prese di posizione del presidente Klaus come un'incredibile volgarizzazione di una tragedia e concludendo che affermazioni simili denotano ignoranza assoluta della storia del campo di Lety.

Erano attese anche le parole di Viktoria Mohacsi, una delle due deputate Rom al Parlamento Europeo e di Milan Horacek, eletto in Germania nel Parlamento Europeo nella lista dei Verdi. Entrambe hanno steso la bozza che impegnava il governo ceco alla chiusura dell'allevamento a Lety e alla costruzione di un monumento alla memoria, mozione che ha visto il voto contrario di 25 deputati (tra cui Ransford). Alla mia domanda sull'impatto che hanno le tematiche Rom nel Parlamento, Viktoria Mohacsi ha risposto: "Questo è stato il primo passo, la prima risoluzione ed è stata approvata. Livia Jaroka (l'altra deputata di origine Rom, anche lei ungherese cfr. http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=193 ndr) ed io stiamo coinvolgendo altri colleghi, facciamo pressione, molti di loro ci hanno detto di essere stupiti che anche nel loro paese non siano stati eletti dei rappresentanti Rom. Stiamo anche lavorando per il rafforzamento delle strutture esistenti (come l'European Roma Forum e il Consiglio Europeo del Gruppo di Esperti). Il futuro mi sembra buono. Credo che prima o poi riusciremo a creare una commissione specifica sugli affari Rom"

Milan Horacek, che ha collaborato alla stesura della mozione, assieme al Comitato per la Riparazione dell'Olocausto, si è mostrato pure lui alterato per le parole di Vaclav Klaus. Ha raccontato che non solo molti deputati non sapevano dove fosse Lety, ma che gli stessi rappresentati cechi al momento del voto non fossero a conoscenza di cosa si stesse parlando.Ha terminato ricordando di essere sempre stato orgoglioso di avere due cittadinanze e due paesi, Germania e Repubblica Ceca. Ma che adesso si vergogna della seconda.

I PROSSIMI PASSI

Da allora, ho visto altre due volte Milan Horacek: a prima alla televisione ceca durante un alterco con Miroslav Randsford e poi dopo un meeting col Primo Ministro Jiri Paroubek. Quella volta finì meglio.Il MInistro Pavel Nemec, con delega alle minoranze nazionali, disse ai giornalisti: "Il consiglio dei ministri sta valutando la possibilità di acquistare l'allevamento a Lety. Dobbiamo discuterne con i proprietari. Non mi sbilancio sui costi e sul tetto di spesa, se ci sarà accordo, l'acquisteremo, ma non intendiamo procedere all'esproprio".  [Le stime sul trasferimento della fabbrica e la costruzione del monumento variano tra i 10 e i 25 milioni di $ - nota di TOL] Nel contempo il Ministro negò che la decisione del governo fosse stata presa a seguito delle pressione europee.

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Jarmila Balazova is editor-in-chief of Romano Vod'i, a monthly published by the Czech non-profit organization Romea. This article originally appeared in Czech in the June 2005 edition of Romano Vod'i. Translated by Ky Krauthamer.


Riferimenti: 2 Agosto