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La redazione
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\\ Mahalla : VAI : scuola (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 14/11/2010 @ 09:32:29, in scuola, visitato 1877 volte)

Segnalazione di Laura Coletta

sabato 20 al teatrino del parco ex trotter
h. 11.30 – 13,00 i bambini della scuola elementare Russo – Pimentel presentano una danza del Congo per il progetto Harembee Baninga (lavoriamo insieme amici).

A seguire: QUANDO IL DIRITTO DI ANDARE A SCUOLA E’ IN PERICOLO - incontro pubblico sulla situazione dei bambini delle comunità rom di Milano

Interventi e testimonianze: mamme e maestre di via Rubattino;
mamme e maestre di via Russo
don Massimo Mapelli della Casa della Carità
di Patrizia Quartieri
F. Casavola del comitato Vivere zona 2
comunità di Sant’Egidio

Verrà proiettato il film “Seminateci bene” alla presenza degli autori.

 
Di Fabrizio (del 18/11/2010 @ 09:01:15, in scuola, visitato 2038 volte)

Da Czech_Roma

By Karel Janicek (CP)

Praga, 10/11/2010 - I gruppi dei diritti umani hanno comunicato mercoledì di aver presentato una denuncia alla UE, accusando il governo ceco del mancato rispetto di una sentenza del tribunale, che interrompeva l'immissione di migliaia di bambini rom in salute nelle scuole per disabili mentali.

Il governo è finito sotto un fuoco accresciuto negli ultimi giorni per il terzo anniversario della sentenza del 13 novembre 2007 della Corte Europea dei Diritti Umani. Il Consiglio d'Europa, osservatorio pan-europeo sui diritti umani, dovrà esaminare il 30 novembre i progressi del paese.

La Repubblica Ceca ha mancato verso i bambini rom, dicono i gruppi dei diritti umani in una dichiarazione.

I bambini rom nella Repubblica Ceca "hanno continuato ad essere deviati in scuole sotto gli standard e classi per disabili mentali," ha detto James A. Goldston, direttore esecutivo della Open Society Justice Initiative, che si è aggiunta alla denuncia di European Roma Rights Center and del Greek Helsinki Monitor.

Ha aggiunto che i funzionari UE dovrebbero chiedere il termine della segregazione dei bambini rom, ed entro sei mesi adottare misure finanziarie e legali per aiutarli.

Il mancato rispetto della sentenza del tribunale potrebbe portare ad un nuovo procedimento giudiziario ed eventuali multe o sanzioni.

Il ministro dell'istruzione Josef Dobes ha difeso il proprio governo, sostenendo che gli emendamenti alla legislazione che proibirebbero di educare bambini sani alle stesse condizioni dei disabili mentali, dovrebbero essere presentati al governo entro la fine del gennaio 2011. Non è chiaro quando diventerebbero effettivi.

La legislazione dovrebbe "assicurare pari accesso all'istruzione nelle nostre scuole, e con ciò concordo pienamente," ha detto. Ma ha aggiunto che il suo ministero era ancora in attesa delle reazioni da parte delle autorità regionali e degli esperti.

Secondo Amnesty International, [...] i Rom costituirebbero l'80% degli studenti nelle scuole ceche per disabili mentali. I Rom sono una delle più grandi, povere e a maggior tasso di crescita minoranze d'Europa. Si stimano che dai 7 ai 9 milioni vivano nella Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria ed altri paesi.

"Siamo particolarmente preoccupati per questo terzo anniversario dove il ministero dell'istruzione sembra aver rinunciato ad ogni pretesa di riformare il sistema," ha detto Robert Kushen, direttore esecutivo dell'European Roma Rights Center di Budapest.

Kushen ha detto che la situazione nella Repubblica Ceca "non è unica".

In due altri casi distinti, la corte ha sentenziato che i bambini romanì affrontano un simile tipo di discriminazione in Grecia e Croazia, ha detto Kushen, aggiungendo che sono mandati in scuole speciali anche in Slovacchia, Serbia, Ungheria, Bulgaria e Romania e che persino la Spagna ha "un grave livello di segregazione".

[...] Amnesty International ha detto in un rapporto che le autorità ungheresi dovrebbero indagare sugli attacchi a sfondo razziale contro i Rom, e che i Rom vittime di violenti attacchi spesso mancano di accesso ai servizi di sostegno per affrontare il loro dolore e altri problemi [vedi QUI ndr].

"I Rom sono sovra-indagati come potenziali criminali e sotto-indagati come possibili vittime," ha concluso Nicola Duckworth, direttore regionale di Amnesty International.

A settembre, i pubblici ministeri hanno nuovamente denunciato quattro uomini sospettati di aver effettuato una serie di attacchi contro i Rom in diversi villaggi ungheresi, durante i quali sono state uccise sei persone, ma i cui casi devono essere ancora portati in tribunale.

Copyright © 2010 The Canadian Press. All rights reserved.

 
Di Fabrizio (del 20/11/2010 @ 09:37:37, in scuola, visitato 2313 volte)

Segnalazione di Stefano Pasta

Buongiorno,
Sono una mamma milanese, abito al quartiere Feltre, ho tre figli, una libera professione che mi impegna molto, un marito, una casa; la mia vita insomma, come tante altre donne milanesi, sempre un po' trafelata e con l'impressione di aver poco tempo per tutto.

Sabato 20 novembre, insieme ad altre mamme e maestre del mio quartiere, festeggerò in maniera speciale questa data, da tutti conosciuta come la giornata dei diritti dei bambini, perché è l'inizio della storia che qui racconto.
 
ANTEFATTO
Tutto nasce due anni fa nel campo rom di via Rubattino, una vera e propria favela cresciuta ed autorganizzatasi in un ex centrale Enel abbandonata, nella nostra zona. Le famiglie di rom romeni sono molte, moltissimi i bambini in età scolare che a scuola non vanno.

Vista la stabilità del campo la Comunità di Sant'Egidio, che da anni segue la comunità rom, prende l'iniziativa ed iscrive una decina di bambini nelle tre scuole della zona: le scuole primarie Toti, Morante e Munari.

Per i bambini è la prima volta nelle scuole dei "gagè", sconosciuti e temuti. Per le famiglie italiane del quartiere è il primo incontro con i bimbi rom e con le loro famiglie, altrettanto sconosciute e temute.

Questa semplice esperienza da subito sovverte i pregiudizi. Ci aspettiamo bambini particolarmente problematici, arrivano invece bambini preoccupati e timorosi ma che in breve tempo vengono a scuola con contentezza. I bambini rom hanno nomi, storie, sorrisi e dopo qualche mese si sentono parte dell'esperienza scolastica legandosi alle classi e alle maestre.

In seconda con mia figlia arrivano due gemelline, Cristina e Florina. Il primo giorno di scuola piangono spaventate. Viene inviato un bambino romeno a dir loro che non devono aver paura, la scuola è un bel posto.

Alla recita di Natale di quel primo anno scolastico le vedo felici ed emozionate sul palco che richiamano l'attenzione dei loro genitori mentre cantano.

L'anno scolastico si conclude, i bambini sono ben inseriti. I genitori rom arrivano a prendere le pagelle a scuola eleganti e rispettosi. Sono contenti di poter mandare a scuola i loro figli.

Molti di loro non sanno né scrivere né leggere e si sentono ciechi, come ci raccontano.

L'anno scolastico successivo inizia con molti altri bambini rom che vengono a scuola: nelle tre scuole ce ne sono una trentina. Sono arrivati fratellini e cugini. La scuola è un bel posto.

LO SGOMBERO DEL 19 NOVEMBRE SCORSO
Ma nel novembre scorso arriva lo sgombero della favela dove ormai vivono quasi trecento persone. E' pieno inverno, manca un mese a Natale e sono le giornate in cui in Comune si celebra con gran enfasi la dichiarazione dei diritti dell'infanzia. Lo sgombero viene effettuato senza nessun ragionamento né percorso previsto a tutela dell'esperienza scolastica dei minori del campo.

Quel mattino sono in studio, so dello sgombero. Apro le pagine on line dei quotidiani milanesi ed iniziano a scorrere sotto i miei occhi le foto. Vedo Cristina e Florina, gli occhi coperti dalla striscetta nera, piangenti accanto alla loro mamma, con gli zainetti di scuola in spalla.

In quel momento mi rendo conto che quei bambini non potranno più venire a scuola.

Per un mese settanta bambini, alcuni piccolissimi, e le loro famiglie vivono dormendo per strada, ovunque, qui in zona, senza neanche più il tetto di una baracchina sulla testa. Molti spariscono per mesi. A scuola non viene più nessuno di loro per settimane.

Un gruppo di genitori italiani e di maestre rimangono sconvolti davanti ad una così plateale violenza. Questi bambini sono naturalmente bambini come i nostri, ma di fatto non possono più venire a scuola perché poveri e figli di senza tetto.

Molte famiglie vengono ospitate nei giorni più freddi dai compagni di classe italiani e dalle maestre. Le associazioni umanitarie fanno appelli ad una moratoria degli sgomberi per soccorrere le famiglie più provate. Le istituzioni cittadine tacciono o addirittura rispondono sprezzanti.

NASCE IL VINO R.O.M.
Nei mesi successivi abbiamo lavorato per ricucire il più possibile di questa esperienza frantumata e per sostenere le famiglie dei bambini che a fatica e con tenacia sono tornati a frequentare le nostre scuole nonostante una vera e propria persecuzione li cacciasse ogni poche settimane da un rifugio ad un altro. Sempre le stesse famiglie, sempre gli stessi angoli abbandonati di città dove si nascondevano. Sgomberi costosissimi senza nessun risultato. Cosa si sperava di ottenere, che sparissero? Per sottrarre queste famiglie alla indicibile povertà in cui vivono bisogna tendere loro una mano per trarli dal fango. Non continuare a spezzare i legami che possono aiutarli ad iniziare un percorso di integrazione.

Con l'appoggio del Gas Feltre, un gruppo di acquisto di zona, e di Intergas, genitori e maestre hanno ideato un' iniziativa di raccolta fondi per sostenere con borse di studio e lavoro le famiglie di questi bambini: la vendita del vino R.O.M. (Rosso di Origine Migrante) messo a disposizione da un viticoltore toscano la cui cooperativa aveva in comune con i rom una storia di sgomberi.

Il vino R.O.M. ha incontrato tantissima solidarietà e le sottoscrizioni hanno consentito di approntare le prime borse lavoro e borse di studio. La Comunità di Sant'Egidio ci ha seguito in ogni passaggio e ci ha supportato con la sua esperienza nell'intraprendere percorsi di integrazione e di autonomia per le persone rom che vivono senza tetto in Italia.
 
BORSE LAVORO, BORSE DI STUDIO, INSERIMENTI ABITATIVI ED AMICIZIE
Durante l'anno che si conclude domani, con le nostre poche forze di semplici cittadini, il nostro poco tempo, ed i pochi soldi raccolti abbiamo coinvolto circa dieci famiglie rom di bimbi che vengono nelle nostre scuole in percorsi di reinserimento lavorativo (tre papà ed una mamma), ripresa di percorsi scolastici (tre fratelli adolescenti frequentano "scuole bottega" dove imparano un lavoro), uscita dal campo di quattro famiglie che sono riuscite ad andare a vivere in casa. E poi le merende fuori da scuola, le feste di compleanno insieme, l'affetto ed il sostegno nei momenti più duri, che lo scorso inverno sono stati tantissimi. Quanto freddo nelle tende sotto la neve o cercando vestiti asciutti nel campo allagato per mandare i bambini a scuola.
 
CONCLUSIONE
Sono una mamma milanese come tante altre, che un anno fa, insieme ad un manipolo di genitori e maestre di buona volontà, nell'affanno delle nostre vite quotidiane,  si è detta intimamente "io no" davanti all'espulsione di bambini poveri da scuola, l'unica possibilità per loro di un futuro diverso.

Mi guardo indietro e quasi incredula vedo quanta strada abbiamo fatto tutti insieme quest'anno.

Credo che un giorno gli amministratori cittadini saranno chiamati a rispondere dell'aver scientemente e deliberatamente tanto distrutto (con centinaia di migliaia di euro dei cittadini spesi inutilmente negli sgomberi) quando, con pochi soldi e la sola volontà di farlo, si è potuto e si può costruire tanto nella direzione della giustizia e di un migliore futuro per tutti.

Bianca Zirulia

 
Di Fabrizio (del 25/11/2010 @ 09:06:41, in scuola, visitato 1995 volte)

Segnalazione di Stefano Pasta

Incrocinews.it Lo stillicidio degli allontanamenti non mina la determinazione di questo ragazzo rom, della sua sorellina e dei suoi cuginetti a continuare a studiare 23.11.2010 di Silvio MENGOTTO

Marius, quindicenne rom analfabeta, da due mesi ha iniziato un corso di alfabetizzazione presso un circolo Acli nel quartiere Rubattino: viene seguito da alcuni insegnanti e volontari della Comunità di Sant’Egidio. Marius si vuole integrare e trovare un lavoro. Da settembre è stato sgomberato cinque volte, vive con la mamma Vasilica, la sorella Alexandra di otto anni, il papà e due nonni.

Il quinto sgombero risale a venerdì 19 novembre in via Caduti di Marcinelle. Alle sei del mattino vengono allontanate diverse famiglie, tutte provenienti da diversi sgomberi di via Rubattino, tra cui quella di Marius. Coinvolti anche cinque bambini che frequentavano regolarmente le scuole di Crescenzago (molto distanti) e di via Pini.

La famiglia di Marius aveva raggiunto la sorella Flora, presente da molti anni a Milano. Marius parla solo il romanì, la lingua rom; l’apprendimento dell’italiano è faticoso, ma non impossibile. A volte al gioco preferisce lo studio.

Dopo l’ultimo sgombero la famiglia di Marius si era trasferita a cinquanta metri dal vecchio capannone abbandonato, nascondendosi sul fondo di una scarpata che confina con un muro di cinta. Nello spazio di mezzo metro vivevano all’aria aperta dodici persone, senza tenda e senza alcun riparo, sotto la pioggia. Per molti giorni Marius e la sorella Alexandra hanno vissuto in quello spazio per il semplice motivo che le rispettive scuole erano vicine.

Ogni domenica mattina i volontari di Sant’Egidio accompagnano i rom per una doccia in un campo sportivo. La doccia è fredda, ma i rom non la trascurano perché è l’unica occasione settimanale per potersi lavare e Marius non la perde mai. "A volte - dice Annelise, insegnante - ha vergogna nel venire a lezione perché ha le scarpe infangate ed è zuppo di umidità per la notte trascorsa sotto la pioggia".

La prima notte dopo lo sgombero Marius l’ha trascorsa al freddo sotto un cavalcavia con tutta la famiglia. Nonostante i tentativi di cercare lavoro, i genitori di Marius sono scoraggiati e tentati di ritornare in Romania, ma anche laggiù la situazione non sarebbe rosea. Con il lavoro cercano anche strade di integrazione come la scolarizzazione per i loro figli che, al contrario dei genitori, vorrebbero rimanere a Milano per continuare a studiare.

Oggi Marius è seguito da volontari che, alternandosi, organizzano lezioni di italiano, letteratura e scrittura, svolte nella sede del circolo Acli in via Conte Rosso. Questa preparazione è indispensabile perché nel gennaio prossimo Marius vuole sostenere l’esame per una borsa-lavoro da apprendista. Insieme a mamma Vasilica partecipa anche al corso di lingua italiana per stranieri ogni sabato pomeriggio nella parrocchia di S. Crisostomo in via Padova, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio.

Mamma Vasilisca si commuove ogni volta che vede il figlio studiare con passione. "Spesso - dice Annelise - Marius arriva per le lezioni bagnato, ma la cartella e i quaderni sono asciutti, i compiti fatti. Lo stillicidio degli sgomberi continui non mina la determinazione di Marius e della sua sorellina e dei suoi cuginetti a continuare a studiare anche se ogni spostamento la scuola diventa più lontana da raggiungere, anche se hanno dormito all’aperto, anche se non sanno dove potranno dormire la notte". Nel caos dell’ultimo sgombero Marius è arrivato in ritardo alla lezione, ma paradossalmente, dice Annelise, "il suo volto era euforico di gioia. La vera notizia era la nascita della piccola cuginetta avvenuta nella stessa mattinata dello sgombero".

 
Di Fabrizio (del 01/12/2010 @ 09:31:02, in scuola, visitato 1591 volte)

Corriere della Sera Sgomberi e crisi: a Milano aumentano i ragazzi in difficoltà. Eppure in alcuni casi basterebbe poco

MILANO - L'elenco dei desideri di Cristina ha solo un punto: "Numero uno, la scuola". Quello che ti piace di più? "La scuola". E poi? Concede: "La maestra". Per tornare subito al principio: quello che hai perso nell'ultimo sgombero? "La scuola". Si può continuare con le domande, la risposta è sempre la stessa. Da quando Cristina, due anni fa, ha scoperto banchi, libri, compagni di classe e soprattutto insegnanti, non vuole altro. Il suo cruccio, ora che vive in strada, da un giardinetto a un parcheggio, in movimento continuo, è aver perso un mese di lezioni, e non avere la certezza di riuscire a seguirne ancora.

LA CARTELLA A SCUOLA - L'elenco degli sgomberi di Cristina ha 19 punti. Ne aveva letti 17 la maestra Flaviana Robbiati al programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano "Vieni via con me". Da allora, tre settimane fa, la bambina e i suoi parenti, rom romeni, sono stati allontanati altre due volte, l'ultima giovedì. E ora si aggirano a bordo di un camioncino aperto, in un quartiere a Nord di Milano. Il totale fa 19 sgomberi in un anno, da quando a novembre 2009 è stato smobilitato per la prima volta l'accampamento abusivo di via Rubattino. Cristina era stata iscritta nel 2008 alle elementari di via Cima, in zona Lambrate, e col nuovo anno scolastico era in "quinta A - rivendica con un certo orgoglio - con Linda e Marco", a quanto pare i più simpatici tra i compagni. Ora che è a Nord, servirebbe il nulla osta per il trasferimento, ma se poi si sposta ancora? La cartella nel dubbio è rimasta in via Cima, perché già due volte è andata persa tra ruspe e vigili, una volta per la verità ha pure preso fuoco nel campo. Per sicurezza ora è custodita dalla maestra Loredana.

QUEI PELOUCHE DIMENTICATI - Ai giocattoli ci ha già rinunciato. Dieci anni compiuti lo scorso 30 ottobre, Cristina ha maturato un certo distacco coi pupazzi e gli orsacchiotti, dopo aver perso le sue cose in uno dei numerosi accampamenti che ha cambiato. E quando riceve in regalo una volpe di peluche, la tiene un po' e poi la passa alla sorellina di due anni. Altra cosa che ha smarrito in uno dei numerosi "traslochi", e che ci vogliono soldi e tempo per rifare, è il passaporto. Il problema ovviamente è a monte, nei soldi. Papà Costel, già nonno a 46 anni, si dispera per questa figlia che vuole andare a scuola e lui non è in grado di mandarcela. Anche perché vagare significa avere poche cose, e acqua scarsa. "Le hanno detto che puzza, io ho vergogna per lei". Che nonostante gli stenti cerca di vestirsi bene, degli stivali di gomma blu lucidi, un jeans che le ha passato la zia con una cintura di paillettes verde acqua, un giubbino arancione senza maniche che non sembra l'ideale per la neve, ma è pulito e le sta bene. In Rubattino andava alle docce della parrocchia e della polisportiva, e aveva i capelli sciolti e puliti. "Qui c'è l'acqua calda", dice Cristina entrando in un bar. Pizza e Coca Cola e poi molte volte a usare il rubinetto della toilette. Sotto la pioggia, senza un tetto, si finisce per appassionarsi a cose che per altri sono scontate. Non è una vita facile, e il papà lo sa.

MAESTRE E MAMME MOBILITATE - "Costel lavora per una cooperativa edile - spiegano Stefano e Tamara della Comunità di Sant'Egidio, che seguono la famiglia -, un pochino guadagna, ma il problema è, per lui come per altri casi simili, un avviamento all'autonomia abitativa che passi da un affitto calmierato". Insomma, trovare una casa. Anche nelle sue condizioni, senza busta paga e senza domicilio fisso, e con i pregiudizi nei confronti dei rom che è inutile negare. Una prima soluzione concreta, propongono da Sant'Egidio (insieme alle maestre e alle mamme dei compagni di classe), potrebbe essere una borsa di studio per Cristina. Un assegno mensile legato alla frequenza scolastica della bambina che nei fatti diventa anche un aiuto alla famiglia e innesca un circolo virtuoso. "Nessuno vuole difendere gli accampamenti rom - dice Stefano - ma è sbagliato pensare che queste persone vogliano essere "nomadi". Desiderano invece integrarsi, e le esperienze che abbiamo fatto con altre famiglie lo dimostrano". Di avviso diverso l'amministrazione milanese, soprattutto il vicesindaco con delega alla Sicurezza Riccardo De Corato, per il quale i rom hanno dimostrato incapacità a inserirsi, propensione alla delinquenza e dovrebbero "tornare a casa". E anche lui ha delle prove a sostegno della sua posizione.

"VOGLIO FARE LA DOTTORESSA" - Tenendo da parte le polemiche, restano le giornate al freddo di Cristina, e la sua incredibile voglia di scuola. "Sono bambini deprivati da molti punti di vista - riflette Silvia Borsani, che è stata la sua maestra durante uno dei molti spostamenti -. La scuola diventa un luogo importante, dove si ha l'occasione di imparare e di costruire un futuro diverso da quello delle proprie madri. Il luogo dell'amicizia, del gioco e della possibilità di tornare a fare i bambini. E anche il luogo delle regole, dove si apprendono gli elementi fondamentali della convivenza civile. Dove Cristina può dire "da grande voglio fare la dottoressa" (parole sue) e avere la speranza che si avveri.

IL SOSTEGNO DEL NON PROFIT - Un caso come quaranta altri bambini del gruppo di rom più o meno identificati con il vecchio insediamento di Rubattino, scolari che fanno fatica a raggiungere la scuola e che vivono in condizioni estreme. Può essere un inizio. Per partecipare alla raccolta fondi per una borsa di studio a Cristina si può scrivere o telefonare: santegidio.milano@gmail.com; 02.86.45.13.09 (risponde una segreteria). Oppure fare un bonifico all'Iban: IT73J0200801739000100909828, causale: borsa di studio bambina rom.

Alessandra Coppola

 
Di Fabrizio (del 06/12/2010 @ 09:22:25, in scuola, visitato 2266 volte)

Da Czech_Roma (link in inglese)

Jurist.org

24/11/2010 - Catherine Twigg [Direttrice alla Comunicazione, The European Roma Rights Centre]: "In un insediamento romanì in Slovacchia, ad un ragazzo che frequentava la scuola tradizionale era stata assegnata una piccola borsa di studio per le sue capacità. Sognava crescendo di diventare un meccanico d'auto. In seguito, per una disputa con un insegnante, venne messo in una classe speciale per alunni con disabilità mentale, frequentata solo da bambini rom, come misura punitiva. Nessuna valutazione psicologica precedette la decisione e né lui né i suoi genitori furono informati o tantomeno venne loro richiesto l'assenso per questa misura. Questa decisione influenzò la sua carriera scolastica, le sue prospettive e le opportunità di accesso ad un'occupazione dignitosa. La promozione finale dalla scuola speciale non gli permise di frequentare la scuola tecnica per diventare meccanico. Dalle sue stesse parole: -Loro [la scuola] mi hanno portato via il sogno. Mi hanno reso stupido.-"

Disgraziatamente, questa è una storia comune in Europa. Il più alto tribunale europeo sui diritti umani si è pronunciato tre volte su questo tema; ogni giudizio espressamente condanna le pratiche discriminatorie nell'istruzione contro i bambini rom. La natura e le giustificazioni della segregazione differisce nei casi. Nel 2007 il Tribunale Europeo sui Diritti Umani ha emesso una sentenza storica in D.H. and Others v. The Czech Republic, che equiparava il collocamento dei bambini romanì in scuole speciali per alunni con disabilità mentali, alla discriminazione illegale. L'anno successivo, in Sampanis and Others v. Greece, la Corte ha ritenuto all'unanimità che ci fosse stata una violazione dell'art. 14, in combinato disposto con l'art. 2 del Protocollo n. 1 della Convenzione Europea sui Diritti Umani [.pdf], ovvero il fallimento dello Stato nel garantire la scolarizzazione dei bambini richiedenti e la loro susseguente collocazione in classi separate a causa della loro origine rom. Più recentemente, in Oršuš and Others v. Croatia, la Camera Grande del Tribunale è andata oltre ed ha annullato una decisione della Camera, dichiarando che le difficoltà linguistiche non possono essere utilizzate come un pretesto per segregare i bambini romanì.

Nonostante questi progressi, rimangono la norma per molti bambini rom in Europa problemi di segregazione, disuguaglianza e curriculum inferiori, e l'attuazione di queste sentenze nei rispettivi paesi è stata praticamente inesistente. Nella Repubblica Ceca continua il monitoraggio rapido dei bambini rom in scuole speciali per alunni con lievi disabilità mentali. Per esempio in alcune regioni gli studenti rom, oggi, hanno 27 volte più probabilità di essere piazzati in una scuola speciale rispetto ai non-rom. In tribunale sono stati presentati nuovi casi contro la Grecia. Una ricerca del 2010 di European Roma Rights Centre e Greek Helsinki Monitor rivelava che in 21 delle 50 comunità visitate, i bambini rom non vanno del tutto a scuola. Dove frequentano la scuola, sono spesso collocati in strutture separate. In Croazia sono ancora segregati in base a fattori linguistici.

Ma le questioni della segregazione e dell'istruzione inferiore vanno oltre la Repubblica Ceca, Grecia e Croazia. E' un problema esteso a tutto il continente. Per esempio, secondo un sondaggio del 2009 in Slovacchia, almeno tre studenti su quattro che frequentano scuole speciali per bambini con disabilità mentale sono romanì; in tutto il paese, l'85% dei bambini nelle classi sono rom (Roma Education Fund, "School as Ghetto," Budapest 2009, p. 23). In Ungheria, l'ERRC si è unito alla Fondazione Chance For Children nel depositare casi nei tribunali nazionali riguardo bambini romanì inseriti nelle scuole speciali in base a prove di valutazione viziate. A febbraio 2010 l'Ufficio dell'Ombudsman macedone ha pubblicato un rapporto che conferma in diverse località la sovrarappresentazione dei bambini romanì in scuole speciali per bambini con disabilità mentale. Problemi simili di segregazione o di sovrarappresentazione nelle scuole o nelle classi speciali esistono in Serbia e Romania.

Nell'Unione Europea ed in diversi paesi candidati UE, pratiche persistenti separano i bambini romanì dai non-rom. Che semplicemente non vengano iscritti, siano posti in scuole o classi speciali per studenti con disabilità mentali, o ancora segregati per presunte difficoltà linguistiche, i bambini romanì sono segregati perché sono rom. Simili politiche e/o pratiche continuano a condannare generazioni di Europei ad una vita di povertà, privati del diritto alla pari ed inclusiva istruzione, lasciandoli con poche o nessuna possibilità di trovare un'occupazione di qualità. Soprattutto, il fallimento dei governi nel cambiare le loro pratiche e le loro politiche, nega a generazioni di Rom la possibilità di perseguire i propri sogni.

Le opinioni espresse in JURIST's Hotline sono di esclusiva responsabilità dei loro autori e non riflettono necessariamente le opinioni dei redattori di JURIST, collaboratori, o dell'Università di Pittsburgh.

 
Di Fabrizio (del 12/12/2010 @ 09:46:29, in scuola, visitato 1394 volte)

Da Roma_Daily_News

Montreal Gazette By Shawn Mohammed, AFP

Bambini zingari iracheni frequentano una classe nella prima scuola mobile per zingari, sponsorizzata dal Ministro all'Istruzione nella città curda irachena di Sulaimaniyah il 26 novembre 2010. Photograph by: AFP, Getty

SULAIMANIYAH, Iraq, 5 dicembre 2010 (AFP) - Potrebbe sembrare modesta, ma la tenda che funge da aula scolastica e la macchina che funziona anche da ufficio, sono per i Rom che lì frequentano le lezioni, la prima scuola del genere nel Kurdistan iracheno.

Il frutto di un insegnato toccato dalla difficile vita della comunità rom di Sulaimaniyah, Al-Ruhal (I Nomadi) ha aperto le sue porte, o meglio le sue falde, mercoledì ai margini della seconda città della regione autonoma curda, a studenti di età compresa tra sei e 45 anni.

"Questa primavera, ho suggerito alle autorità all'istruzione di Sulaimaniyah di aprire una scuola professionale per gli zingari che vivevano vicino alla città," racconta ad AFP Hana Fadhel Ahmed, preside e fondatrice della scuola.

"Hanno accolto l'idea, e mi hanno chiesto di identificare chi poteva essere interessato a frequentarla."

Secondo Ahmed, circa 70 famiglie rom vivono in tende all'esterno della città, a 270 km. a nord di Baghdad.

"Nessuno di loro sa leggere o scrivere," nota delle 383 persone.

Mancando le risorse per separare i giovani anni per anno, le classi di Al-Ruhal dividono i propri studenti in due grandi sezioni - la mattina inizia con sei ore di lezioni di gruppo a 70 bambini di età compresa tra sei e 12 anni. Nel pomeriggio, sono tenute due classi in simultanea, una per gli studenti tra i 13 e 24 anni, e un'altra per i più anziani, con un limite di 45 anni.

"E quando richiudono le tende e si spostano, noi ci spostiamo con loro," dice Ahmed.

"Si spostano nei dintorni ogni sei mesi, ma solo nel Kurdistan. La (confinante) Turchia non li vuole."

Le risorse sono scarse. I cinque insegnanti della scuola devono preparare le lezioni in macchina e, mentre le autorità hanno promesso di assumere più insegnanti per Al-Ruhal, la scuola deve provvedere all'oggi.

Lo storico curdo Sardar Mohammed dice che la maggior parte dei Rom che oggi vivono in Iraq, sono originari dell'Iran attuale. Mentre non sono disponibili cifre precise, i leader tribali stimano che il loro numero a livello nazionale sia di circa 60.000.

Tuttavia, la loro situazione si è deteriorata drammaticamente dopo l'invasione condotta dagli USA che ha spodestato Saddam Hussein nel 2003.

Sotto il regime baahtista di Saddam, il pugno di ferro del dittatore non si era abbattuto sui Rom.

Gli uomini erano cantanti o musicisti professionisti e le donne erano invitate a ballare a feste e matrimoni in Iraq.

Oggi, col paese dilaniato dalla guerra gestita principalmente dai capi religiosi, in contrapposizione alla società prevalentemente laica che esisteva sotto Saddam, la comunità rom si sente messa al bando.

"Il governo turco ci ha dato i documenti," dice Hassan Rahin, 65 anni. "Ma viviamo nelle tende; rimaniamo cittadini di seconda classe."

"Questa scuola ha aperto molto tardi; dovrebbe essere arrivata anni fa. Ma se ci porterà dei benefici, saranno per i nostri figli."

Le condizioni vissute dalla comunità rimangono scioccanti per molti degli insegnanti della nascente scuola.

"Alcuni studenti non mangiano abbastanza e altri non possono neanche lavarsi la faccia perché non c'è abbastanza acqua nei loro campi," dice Bayah Rahim, insegnante di 37 anni.

"Così con loro dobbiamo ripartire da zero perché non sanno nulla del sistema scolastico. Non sanno di dover stare seduti ad ascoltare e rispettare il loro insegnante."

Obiettivo della scuola, secondo la sua direttrice, è dare ai bambini rom un'opportunità di vita migliore. Mentre alcuni dei loro genitori sono capaci di guadagnare vendendo vestiti prodotti da loro stessi, molti altri ricorrono all'elemosina.

"Ed altri si rivolgono al furto o alla prostituzione," dice Ahmed.

"Questa scuola intende indirizzarli sulla strada giusta."

Karim, uno degli studenti della scuola, ammette prontamente che doveva andare a mendicare al mercato di Sulaimaniyah prima che aprisse la scuola.

"Sono contento di non dover andare a mendicare. Spero che questa scuola mi aiuti a trovare un buon lavoro," dice il dodicenne.

Gongola Mariam di nove anni, eccitata per l'opportunità di studiare. "I miei genitori mi hanno incoraggiato ad andare a scuola, assieme a mio fratello."

© Copyright (c) AFP

 
Di Fabrizio (del 15/12/2010 @ 09:31:19, in scuola, visitato 1440 volte)

La scuola è aperta a tutti.

L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.

I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

Per opportuna informazione giro le foto scattate da un "nonno" volontario che, nell’accompagnare i bimbi a scuola nell’ambito del progetto "Piedibus", ha trovato sul cancello della scuola di via Cima un cartello, scritto da alcune mamme: CRISTINA E I SUOI GENITORI NON CE L’HANNO FATTA A RESISTERE AGLI SGOMBERI... 20 IN UN ANNO...
Cordiali saluti
Antonella Fachin

 
Di Fabrizio (del 24/12/2010 @ 09:54:16, in scuola, visitato 1790 volte)

CatanzaroInforma.it

Martedì, 21 Dicembre 2010 11.25
L'attività di promozione della cultura della solidarietà all'interno delle scuole riveste un ruolo fondamentale per la crescita del numero di volontari nel nostro territorio. Un volontariato che ''si nutre' dell'entusiasmo delle generazioni più giovani può difatti sperare di dar continuità alla propria opera sociale: tuttavia, senza la naturale propensione a voler fare del bene, che è alimentata dalla conoscenza delle diverse realtà sulle quali è necessario intervenire, non si può andar lontano.
Da queste premesse trae spunto la convenzione che il Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro ha siglato con l'Istituto Magistrale ''De Nobili' ed il Liceo Scientifico ''Siciliani' di Catanzaro: già nella giornata dedicata alla Colletta Alimentare gli studenti- volontari (assegnati alle tante associazioni convenzionate con il Banco Alimentare) sono stati messi alla prova nelle attività di raccolta degli alimenti donati, ma il loro coinvolgimento sarà richiesto per tutto l'anno scolastico e nelle varie forme possibili. Qualche giorno addietro, ad esempio, diverse studentesse delle classi seconde e quarte dell'Istituto Magistrale ''De Nobili' (accompagnate dalle docenti Luciana Godino e Patrizia Parrotta), hanno preso visione del documentario ''Seppellitemi in piedi' che l'associazione ''Terra di Confine' ha composto per ricordare l'olocausto degli zingari durante la seconda guerra mondiale. Le ragazze, visibilmente colpite, hanno rivolto una serie di interrogativi, in merito alla cultura rom, alla presidente dell'associazione, Maria Gabriella De Luca, affiancata dalla referente dell'Area Promozione del CSV di Catanzaro, Giulia Menniti. Superando l'iniziale ritrosia a parlare, determinata dai pregiudizi che non vengono mai meno quando si tratta di rom, le studentesse hanno dimostrato molta curiosità riguardo alla storia ''quarantacinquennale' dell'accampamento di via Lucrezia della Valle, alle usanze religiose (in genere gli zingari seguono la religione praticata nei luoghi in cui vivono: da noi battezzano i bambini e si sposano in chiesa) ed a come tengono le case. Gabriella De Luca ha, così, smentito la ''leggenda metropolitana' sugli asini e le capre che popolano le case dei rom, e spiegato le ragioni del perché il binomio zingaro-ladro non abbia alcuna fondatezza: ''E' vero, molti zingari rubano, ma non tutti lo fanno. Da noi vale la regola che se uno zingaro ruba, tutti gli altri sono ladri. La regola, però, non si applica a chi zingaro non è'.

 
Di Fabrizio (del 30/12/2010 @ 09:53:56, in scuola, visitato 2107 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Camille L. on the grass Nuova Speranza: Bambini Rom

Al contrario di quanto si pensa comunemente, non tutti stanno pensando di espellere i Rom da dove vivono. Difatti la Slovenia, che per decenni ha tentato di cancellarli dal paese, ora sta facendo l'opposto. Ha adottato una nuova politica, allo scopo di integrare i bambini nelle scuole di Lubiana, come pure di promuovere la loro istruzione grazie ad assistenti rom degli insegnanti. By Camille Lepage

27/12/2010 - La Slovenia è stata rimproverata molte volte da Amnesty e da altre OnG dei diritti umani, a causa della sua riluttanza e controversa attitudine verso i Rom. I Rom, secondo la definizione ufficiale UE comprendono gruppi di persone che "condividono caratteristiche culturali simili ed una storia di segregazione nelle società europee, come i Rom (che vivono soprattutto nell'Europa Centrale e Orientale e nei Balcani), i Sinti, i Travellers, i Kalé ecc." La capitale Lubiana sta mostrando l'esempio di promuovere l'integrazione dei bambini rom, e così facendo mirando a migliorare lo standard di vita della comunità rom. Questo progetto è anche inteso come una palla di neve in differenti regioni o persino paesi.

Premio RegioStar

Per combattere la discriminazione contro i Rom, nel 2008 è partito un programma di inclusione pre-scolastico dei bambini rom. Guidano questo programma la Commissione Europea ed il suo programma economico regionale. Si inserisce nello schema dell'anno europeo 2010 per Combattere la Povertà e l'Esclusione Sociale. RegioStar è organizzato allo scopo di collaborare e condividere buone pratiche per accelerare il ritmo dell'innovazione in tutta la UE. Identifica e promuove lo sviluppo economico di successo e mira ad ispirare le altre regioni o paesi membri. I progetti sono inviati da tutti i 27 stati membri. Questo premio rivela come differenti regioni, di diverso retroterra, storia o posizione, possano diventare parte di una politica di coesione di successo e di un programma di economia regionale.

Ci sono vincitori in 6 categorie: CityStar - uso innovativo delle aree industriali in un contesto urbano, L'integrazione dei migranti o di gruppi marginalizzati in aree urbane, applicazioni ICT per l'e-inclusione, l'applicazione ICT per le PMI, Copertura della banda larga nelle regioni meno sviluppate o in aree rurali, Informazione e Comunicazione. I vincitori del premio RegioStar 2010 provengono da Belgio, Paesi Bassi, Spagna, Lituania, Regno Unito, Francia, Slovenia ecc.

In Slovenia il progetto riguarda l'integrazione dei bambini rom che a scuola sono vittime di discriminazione e segregazione. Intende rafforzare l'efficienza dell'integrazione attraverso l'istruzione e la formazione di assistenti insegnanti rom e di personale per la scuola professionale, così come educare ed incoraggiare i genitori rom ad assumersi le proprie responsabilità.

Così operando, il progetto vuole preparare i bambini rom in età prescolare alla scuola elementare per soddisfare i requisiti dei programmi nazionali di studio e partire da questi risultati.

Assistenti insegnanti rom

Blaž Kovač, responsabile del progetto di integrazione dei Rom per Amnesty International, dichiara: "il sistema d'istruzione sloveno ha avuto un miglioramento tangibile negli ultimi due anni". Il progetto ha due facce e non si occupa solo di bambini ma anche di "formare ed impiegare assistenti rom" e "sta andando nella direzione giusta". Kovač spiega che ci sono 30 insegnanti rom in 30 scuole. L'associazione rom assume dei Rom senza adeguata istruzione ed insegna loro cosa fare. "Questa è la parte della decisione strategica dello stato verso l'integrazione". In realtà ci sono 3 modi per assumere un assistente insegnante rom: 1) possono essere delegati alla scuola dove devono lavorare ed in quel caso offrono supporto. 2) provenire da una facoltà, ma sinora nessun Rom ha ancora completato il ciclo di studi. 3) C'è anche la possibilità di impiegare staff rom finanziandosi, le scuole slovene ricevono fondi dai comuni e non dallo stato ma, come menziona Kovač, le scuole potrebbero essere situate in un "comune che ha un punto di vista negativo verso i Rom, allora [la scuola] non otterrebbe nulla."

Nonostante la buona volontà del governo, non è abbastanza, infatti secondo Kovač,13 dei 22 bambini rom non sono riuscito a passare il 2° grado ed attualmente 8 rom su 15 nel primo grado non stanno frequentando del tutto la scuola. I loro genitori non li incoraggiano ad andare a scuola, dato che sono analfabeti e disoccupati. La situazione non può evolvere senza "la creazione di un sistema educativo che miri a raggiungere tutte le comunità ed includa il lavoro coi genitori" dichiara Kovač. L'adozione di un simile programma è un processo lento, e se fosse messo in atto oggi, ci vorrebbero circa 20 anni per vederne i risultati.

Discriminazione di stato

Nondimeno, come chiarisce la dr. Vera Klopčič, ricercatrice nel campo dei diritti umani, delle minoranze e dei Rom, "è un esempio unico che l'organizzazione rom sia leader del progetto. Nel 2004 venne adottata la Strategia per l'inclusione Rom, che introduceva anche il tema della lingua e della cultura rom, e due anni di istruzione prescolastica obbligatoria." Nonostante tutte le indicazioni in senso contrario, una delle persone contattate ha dichiarato che in Slovenia è stata votata una legge che permette la separazione tra bambini rom e no, con la spiegazione che "se i bambini rom andassero a scuola con i non-rom, gli ultimi non farebbero grandi progressi perché dovrebbero aspettare i bambini rom, cosa che è stata una buona scusa per i genitori".

Sin dalla più tenera età, i pregiudizi giocano la loro parte. Tina Cigler, coordinatrice di progetto (inclusi i progetti per la comunità rom), riferisce la sua esperienza con i bambini rom, quando chiede loro come passano la giornata, questi spesso rispondono "mi siedo all'angolo con i miei amici rom e nessuno si avvicina a noi perché odoriamo, perché siamo sporchi," e lo spiega col fatto che "100 anni di vecchi stereotipi sono ancora vivi, i bambini in realtà non si mischiano".

Risultati tra 20 anni

Con un simile progetto, basato su tempo lunghi, è difficile rendersi conto di quali saranno i risultati. Eppure, la prof. emerita dr. Albina Necak del dipartimento di linguistica generale ed applicata della facoltà artistica dell'università di Lubiana, puntualizza, "L'integrazione dipende dall'istruzione della popolazione locale e dalla loro conoscenza dei Rom e della loro storia, dei loro costumi. Dall'altra parte risiede nella popolazione rom che non ha abbastanza informazioni né su se stessa né sul contesto con la popolazione locale. Dando loro conoscenza di se stessi è una questione molto importante come pure insegnare ai bambini non-rom sulla società e la diversità."

Offrendo istruzione ai bambini rom agli assistenti insegnanti rom ed ai futuri insegnanti, il progetto contribuisce al benessere della società slovena. Infatti, essendo istruiti, i Rom non dovranno fare più affidamento sui fondi sociali, ma "sostenendoli con benefici sociali [che] non fanno nulla di buono né per il paese né per i Rom" spiega Cigler. Un aspetto positivo di questo progetto è anche di mostrare ad altri paesi e regioni che l'integrazione della minoranza rom è economicamente di successo.

 
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