Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 23/07/2008 @ 14:16:29, in Italia, visitato 1446 volte)
Da
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Consumatori
22/07/2008 - 16:29 Intervista a Nazzareno Guarnieri, presidente della
Federazione "Rom e Sinti insieme": "I campi nomadi non hanno nulla a che fare
con la cultura Rom. Serve dialogo diretto con i diretti interessati".
Partecipazione attiva e propositiva e dialogo diretto con la comunità
sono i temi che più ricorrono nelle parole di Nazzareno Guarnieri, presidente
della Federazione "Rom e Sinti insieme". Proprio ieri è iniziato ufficialmente a
Roma, a partire da un insediamento abusivo, il censimento dei campi nomadi della
Capitale. Ma i campi nomadi, sottolinea il presidente della Federazione, "non
hanno nulla a che fare con la cultura Rom". HC l'ha intervistato per parlare di
censimento ma anche della recente mobilitazione della comunità Rom e Sinta e
delle ultime proposte del Governo.
Ieri è iniziato ufficialmente a Roma il censimento dei campi nomadi a partire
da un insediamento abusivo alla Magliana Vecchia. Qual è la vostra posizione nei
confronti di queste iniziative e di questo censimento, che in realtà non
riguarda solo Roma ma è in azione anche a Milano e a Napoli?
La posizione della Federazione è molto semplice: siamo sicuramente favorevoli a
un censimento della realtà per rilevare la presenza numerica e i tutti i bisogni
all'interno della comunità Rom ma siamo nettamente contrari a una schedatura o a
un censimento che voglia appunto schedare le persone. Anche perché circa il 90%
dei Rom e Sinti che vivono in Italia sono residenti in un Comune e il restante
10% sono le persone più controllate d'Italia perché vengono dalla ex Jugoslavia
e hanno uno status giuridico particolare, non essendoci più la ex Jugoslavia e
avendo perso l'archivio anagrafico. Oggi bisogna trovare una soluzione politica
affinché queste persone abbiano dei documenti. Posso dire che la volontà
politica di schedare, di prendere le impronte a Rom e Sinti è solo una
vigliaccata della politica per un po' di tornaconto in termini di consenso
elettorale. Secondo me tutto questo can can sulle impronte e sul censimento
vuole nascondere un dovere della politica: quello di realizzare una politica di
integrazione culturale delle minoranze Rom e Sinte. Ancora una volta non si
affronta nella giusta maniera un problema che non solo tocca Rom e Sinti ma
tocca l'intera popolazione italiana. La convivenza è un valore essenziale, la
coesione sociale è un valore irrinunciabile.
Sul vostro blog scrivete che le minoranze Rom e Sinte sono trattate come
"rifiuti umani" e sono i "monumenti moderni della segregazione". Come si supera
la segregazione?
La segregazione è avvenuta con scelte politiche totalmente sbagliate proposte e
realizzate da persone esterne alla nostra comunità. I campi nomadi non hanno
nulla a che fare con la cultura Rom. E quando quarant'anni fa dicevo "attenzione
che i campi nomadi saranno il nostro inferno" molti mi dicevano che non capivo
nulla. Oggi tutti mi dicono che i campi nomadi sono stati un grande errore. Ma
quelli che li hanno realizzati sono ancora lì. È chiaro che il campo nomadi crea
segregazione, il campo nomadi crea un livello di esclusione molto elevato. Noi
proponiamo un dialogo diretto, la Federazione si pone come soggetto
rappresentativo, rappresentando 22 associazioni di dodici Regioni italiane. Se
il Ministro dell'Interno, o il Ministro degli Affari Sociali, o il Governo,
inizia a dialogare con noi, forse si trova la giusta soluzione, condivisa anche
dalle minoranze Rom e Sinte, per avviare un percorso di integrazione culturale.
Ma questo sembra non interessi a questo governo né a quelli precedenti che hanno
sempre rifiutato un dialogo diretto con i diretti interessati.
È questo che intende quando scrivete che la Federazione "Rom e Sinti insieme"
si pone come una rete di autorappresentazione? Significa che finora ci sono
stati degli intermediari fra Rom e Sinti e istituzioni?
Finora tutte le politiche che sono state realizzate per Rom e Sinti sono state
fatte, proposte e realizzate da persone esterne, da Arci, Opera Nomadi,
Capodarco e da tante altre associazioni che sicuramente si sono occupate delle
nostre minoranze - e a loro va il nostro grazie - ma hanno avuto una lettura
interpretativa del mondo Rom. Hanno fatto quanto era loro possibile interpretare
ma non c'è mai stato un coinvolgimento attivo e propositivo delle
professionalità Rom e Sinte, cioè dei diretti interessati. Per questo si parla
molto di partecipazione attiva e propositiva. Spesso questa partecipazione è
stata utilizzata in modo strumentale: non è sufficiente essere Rom o Sinti per
essere preparati, occorre far partecipare quei Rom e Sinti con la necessaria
preparazione. Non posso creare un mediatore culturale di fatto solo perché sono
Rom o Sinto ma bisogna fare un percorso formativo. La partecipazione diventa
fondamentale. Questo emerge da quarant'anni di politiche sbagliate: l'assenza di
partecipazione attiva e propositiva di professionalità Rom e Sinte, in
particolar modo in ambito sociale. Le esigenze di sicurezza sono una cosa, le
politiche sociali sono un'altra. Occorrono politiche sociali. Solo le politiche
sociali possono dare maggior controllo del territorio e maggior sicurezza.
Ha detto che i campi nomadi non sono tipici della comunità e infatti sul
vostro sito internet proponete soluzione abitative diverse, come quella della
"microarea". Cos'è una microarea? E ci sono esempi in Italia di realtà simili?
Alcuni esempi li abbiamo creati proprio noi della Federazione in Lombardia. Sono
terreni prevalentemente agricoli comprati dalle famiglie Sinte dove in accordo
con l'ente locale si va a definire la possibilità di costruire un'abitazione per
la famiglia allargata di quella determinata famiglia Sinta, con l'obbligo ben
preciso che quell'abitazione non può essere posta in vendita. È una soluzione
tutta da sperimentare, stiamo provando a lavorare su questo, gli esempi sono
molto positivi. Esempi positivi riguardano l'Alto Adige e la Lombardia.
Negli ultimi tempi si è assistito a una mobilitazioni da parte della comunità
Rom e Sinta che è scesa in piazza a Roma per rivendicare i suoi diritti e ha
tenuto assemblee pubbliche. Si tratta di una novità, sta cambiando qualcosa o
queste iniziative c'erano anche prima ma nessuno se n'è accorto?
Sicuramente stanno cambiando delle cose, sicuramente si sente forte le necessità
di una partecipazione attiva. Oggi ci si rende conto di quanto sia importante
avere anche la partecipazione attiva e propositiva di Rom e Sinti.
Il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha detto di voler concedere la
cittadinanza ai bambini Rom senza genitori. Secondo lei può rappresentare una
soluzione o riguarda una strettissima minoranza?
È evidente che il Ministro conosce poco la realtà Rom anche perché i bambini Rom
senza genitori sono veramente rarissimi, veramente molto pochi. Invece c'è una
grossa realtà di bambini Rom nati in Italia ma senza documenti perché provengono
dalla ex Jugoslavia. Nel nostro documento, presentato a Cecina, abbiamo chiesto
la necessità di riconoscere lo stato di apolidia a queste persone. E di
riconoscere la cittadinanza a tutti quei bambini, Rom e non, immigrati, che sono
nati in Italia. Questo presuppone un cambiamento della legge sulla cittadinanza:
non diritto di sangue ma diritto di suolo, cioè i bambini che nascono in Italia
sono automaticamente cittadini italiani. È questa la proposta della Federazione.
Sicuramente quelle proposte non vanno nella direzione giusta e per questo
chiediamo al Ministro Maroni di incontrarci e di dialogare insieme, e insieme di
condividere soluzioni utili a tutti i cittadini.
A cura di Sabrina Bergamini
Ricevo da Alexian Santino Spinelli
Memoria di un’infamia
In occasione del:
70° Anniversario del Manifesto degli scienziati razzisti
siete invitati al Concerto di Musica Popolare Europea
musica ebraica e musica rom
Ozen Orchestra
Alexian – Santino Spinelli
e con la partecipazione di
Miriam Meghnagi
Roma, giovedì 24 luglio ore 20,00
Piazza della Repubblica
Ex Magistero – Aula 2 II° piano
Patrocinato dal:
Dipartimento di Scienze dell’Educazione
Master Internazionale Didattica della Shoah
in collaborazione con:
Associazione Thèm Romanò
Associazione Medica Ebraica
Associazione Romana Amici di Israele
Di Daniele (del 24/07/2008 @ 00:22:41, in Italia, visitato 1464 volte)
Da
Roma_Daily_News
Il Teatro Romen è il più vecchio e più famoso dei teatri Romani nel
mondo. Il teatro è un obiettivo chiave della cultura Romani in Russia, e dal
momento della sua fondazione nel 1931, è stato un centro di attrazione per gli
artisti Romani in Russia.
Precursori del Teatro Romen
Nel XVIII e XIX secolo esistevano a Mosca e San Pietroburgo cori di Rom
Russi.
Alla fine del XIX secolo, il direttore di un coro Romani, Nikolai Shishkin,
creò la prima troupe teatrale Romani di sempre. La prima apparizione della
troupe fu nell'operetta Canzoni Zingare in Faccia, con la troupe
principale del Teatro Arcadia, nel 1886. L'operetta venne recitata per diversi
anni. Il 13 aprile 1887 ebbe luogo nel Teatro Maly la prima performance
dell'operetta di Strauss Il Barone Zingaro con la troupe di Shishkin che
recitava il ruolo dei Rom.
Il 20 marzo 1888 fu presentata al Teatro Maly la prima operetta in lingua
Romani, Bambini delle Foreste. Fu recitata interamente dalla troupe
Romani. La produzione durò 18 anni e fu un grande successo.
Nel 1892 Shishkin produsse una nuova operetta, Vita Zingara.
Negli anni '20, molti gruppi Romani di cantanti, ballerini e musicisti
lavorarono in URSS.
Storia del teatro
Il 24 gennaio 1931 aprì a Mosca lo studio teatrale Romani "Indo-Romen". In un
mese, lo studio presentò il suo primo lavoro.
Il primo direttore e il primo compositore di "Indo-Romen" furono attivisti
Ebrei, Moishe Goldblat e Semen Bugachevsky.
Il 16 dicembre lo studio presentò la sua prima completa performance
drammatico-musicale, Vita sulle Ruote. Consisteva in tre atti ed era
basata su un pezzo dell'autore Romani Alexandr Germano. Dopo questa performance,
lo studio fu rinominato Teatro Romen. Il primo direttore fu Georgy Lebedev.
Dal 1940, tutti i pezzi sono recitati in russo.
L'attuale direttore teatrale è Nikolai Slichenko, un attore Romani famoso in
Russia.
Articolo scritto per
Wikipedia.
Di Fabrizio (del 24/07/2008 @ 09:05:48, in Europa, visitato 1446 volte)
Da Slovak_Roma
17/07/2008 SACA-KOSICE, Slovakia (AFP) - La Slovacchia, che adotterà l'euro tra sei mesi, sta mettendo fondi allo scopo di guidare la minoranza zingara a lungo trascurata al cambio dell'attuale valuta UE.
La Banca Centrale Slovacca ha concordato con una troupe teatrale Rom di inventare uno spettacolo ottimistico che è stato presentato questa settimana a Saca-Kosice, un sobborgo della remota seconda città della Slovacchia orientale.
Sono 400.000, i Rom slovacchi rappresentano il 7% della popolazione, molti vivono in ghetti isolati, spesso senza strade, acqua corrente, fognature o elettricità e dove la povertà è rampante.
"La maggioranza di quelli in età lavorativa sono disoccupati ed hanno un'istruzione molto limitata," ha detto Jana Kovacova, portavoce della Banca Centrale. Richiedono attenzione speciale perché sono nel contempo una minoranza ed un gruppo socialmente escluso."
I violini colpivano mentre i ballerini del teatro Romathan - una compagnia finanziata dallo stato fondata negli anni '90 per salvaguardare la cultura Rom - calcavano il palco in una fiammata di colore con la loro proposta, un convertitore di valuta corona-euro.
"Questo spettacolo è organizzato dalla Banca Centrale Slovacca, il tasso di conversione è stato fissato a 30,126 corona/euro," dice un'attrice alla folla riunita nell'ingresso di un'enorme officina siderurgica.
Saca-Kosice è tipica dei siti dove i Rom provano a sopravvivere al pregiudizio razziale e agli stereotipi negativi - qualcuno persino da un membro della coalizione di sinistra, lo xenofobo Partito Nazionale Slovacco il cui leader è ben conosciuto per i suoi attacchi alla comunità Rom.
Ma sotto le critiche dei gruppi dei diritti umani ed altre organizzazioni, la Slovacchia, che si è unita all'Unione Europea nel 2004, ha promesso di ridurre le ineguaglianze e spingere sull'istruzione tra i Rom.
"Molti parlano il romanì meglio dello slovacco: devi spiegare l'euro nella loro lingua, altrimenti sarà incomprensibile per loro," ha detto Kristina Magdolenova, direttrice della Roma Press Agency che è andata a Saca per filmare lo show.
Una parodia è quella della "madre" che scoppia in lacrime quando il postino consegna l'assegno sociale mensile della famiglia. "Cosa, 300, è così poco, non arriveremo mai alla fine", piange lei.
"Non essere così stupida," risponde suo "marito", "non è cambiato niente se una pagnotta costa un euro," come aggiunge un amico orgogliosamente fornito di convertitore di valuta. "Sì, 300 euro sommano a 3.000 corone."
Milan Godla, il fondatore del teatro Romathan che ha scritto lo spettacolo, ha detto che sono state programmate 40 presentazioni per l'estate.
Le scuole ed i centri comunitari seguiranno con consigli pratici dopo la pausa estiva. La banca centrale ha anche reclutato preti cattolici che, dopo brevi corsi, aiuteranno a spiegare l'euro nelle parrocchie isolate.
La Roma Press Agency, che lavora in lingua rom, si è unita allo sforzo, usando le proprie riviste comunitarie, trasmissioni televisive e sito Internet per spiegare la nuova valuta, introdotta nella UE nel 1999.
E' stato organizzato un concorso musicale sul tema dell'euro, i migliori video clip saranno trasmessi sulla televisione nazionale durante il programma settimanale rivolto alla popolazione Rom.
Una spettatrice, Mata Gojza, ha ammesso in seguito di aver gradito lo spettacolo ma di essere ancora confusa. "L'euro? No, non so come funziona."
"Le canzoni ed i balli sono buoni, ma occorre anche prendersi il tempo di arrivare al nocciolo e spiegare alla gente, quelli che hanno in mano una vanga," ha detto un'altra spettatrice, Natalie Doncova che "ha capito" l'euro da quando lavorava in Belgio.
Quando il cambio avrà luogo il 1 gennaio, il paese dell'ex blocco sovietico diverrà il 16° membro dell'eurozona, ma il primo dell'Europa Centrale dato che i vicini della Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia hanno dilazionato l'adozione dell'euro a data da destinarsi.
Per molti dei nuovi partner nell'Europa dei 27, gli ultimi 15 anni dal collasso del comunismo hanno significato cambi e riforme continui. Sembrano contenti di agire senza l'euro e mantenere in tasca la loro valuta nazionale ancora per un po'.
Di Fabrizio (del 24/07/2008 @ 10:01:36, in Regole, visitato 1572 volte)
Da
Roma_Italia
ASGI Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione
Sede legale:
Via Gerdil, 7
10100 Torino
Tel. Fax: 011 4369158
www.asgi.it
Uffici di segreteria:
Viale XX Settembre 16
34125 Trieste
Tel. Fax. 040 368463
Via S. Francesco d'Assisi, 39
33100 Udine
Tel. fax. 0432 507115
OGGETTO: Comunicato Stampa. Avviata un'azione giudiziaria anti-discriminazione
dinanzi al Tribunale di Mantova contro i provvedimenti relativi alla
proclamazione dello stato di emergenza in relazione agli insediamenti di Rom e Sinti.
Il 21 luglio 2008 numerosi cittadini Sinti, le associazioni Sucardrom ed Asgi,
si sono rivolte al Tribunale di Mantova contro la discriminazione attuata dal
d.p.c.m. 21 maggio 2008 e dall'ordinanza n. 3677/2008 con i quali è stato
dichiarato lo stato d'emergenza in tre regioni italiane con nomina dei
Commissari Straordinari, nonostante i moniti di numerosi organismi
internazionali e comunitari, tra i quali il Parlamento Europeo ed il Comitato
Onu contro la discriminazione razziale – CERD.
Nel ricorso è stato sostenuto che la dichiarazione d'emergenza non ha fondamento
giuridico, basandosi su una legge applicabile unicamente agli eventi naturali,
ed autorizza comportamenti (fotografie, fotosegnalazioni, rilievo di impronte
digitali) nei confronti di persone in ragione della loro condizione soggettiva
in deroga alla legislazione ordinaria senza alcuna motivazione individuale.
I ricorrenti inoltre assumono come dall'applicazione dei provvedimenti citati
possano derivare ulteriori lesioni ai diritti fondamentali delle persone per
come categorizzate e le ultime notizie di stampa confermano i timori di un
escalation nel senso prefigurato; timori che le contemporanee dichiarazioni
provenienti da esponenti del governo su presunti lodevoli intenti amministrativi
non valgono a bilanciare.
Così la pretesa di prelevare campioni di sangue ai minori non è atto che diviene
meno illegittimo ed odioso se raffrontato al consolatorio miraggio di
concessione della cittadinanza italiana per chi sia senza genitori (quasi che la
cittadinanza supplisca alla mancanza di famiglia!!). Del resto anche simili
provvedimenti sarebbero gratuitamente illegittimi perché privi di un quadro
legislativo generale di riferimento e sarebbe molto più semplice riattivare
l'iter legislativo del disegno di legge sulla cittadinanza della passata
legislatura.
A tal proposito i ricorrenti guardano con crescente apprensione alle campagne di
stampa che su simili dichiarazioni chiedono una sorta di parere ai lettori
mirando evidentemente a fornire all'azione governativa quel sostegno popolare
che privo di corretta informazione è negazione di democrazia.
Il Direttivo ASGI
Torino/Trieste/Udine, 22 luglio 2008
Avv. Elisa Favè
Studio d'Avvocato
Frinzi-Magalini-Pellicini-Sala
L.ge Capuleti 1/a Verona
045 8008883 tel
045 8008802 fax
Di Fabrizio (del 24/07/2008 @ 13:26:10, in Italia, visitato 1474 volte)
CS102-2008: 24/07/2008 In una lettera inviata ai ministri europei degli Interni e della Giustizia, che si riuniscono oggi a Brussels nel Consiglio giustizia e affari interni, Amnesty International ha chiesto che siano condannati gli atti di discriminazione nei confronti delle comunità rom in Italia, culminati nella raccolta di informazioni sull'origine etnica e la religione, nonché in quella delle impronte digitali, anche di minori. "Dopo le critiche della Commissione e del Parlamento europeo, ora spetta agli Stati membri dell'Unione europea prendere posizione contro quella che è diventata una campagna a tutto tondo contro i rom" - ha dichiarato Nicolas Beger, direttore dell'Ufficio di Amnesty International presso l'Unione europea. Secondo l'Ufficio europeo dell'organizzazione per i diritti umani, la raccolta delle impronte digitali dei rom per motivi di pubblica sicurezza è solo l'ultima di una serie di politiche discriminatorie adottate dalle autorità italiane. Dal 2007, per esempio, vi è stato un aumento degli sgomberi forzati tra cui quello di Tor di Quinto, a Roma, dove un gran numero di persone (bambini e anziani inclusi) sono stati abbandonati nella notte dopo che il loro accampamento era stato distrutto. L'azione delle autorità si è sviluppata in un clima di virulenta retorica anti-rom da parte di esponenti politici nazionali e locali. Raramente gli autori sono stati chiamati a rispondere delle proprie dichiarazioni xenofobe, le quali hanno contribuito ad alimentare e legittimare atti di violenza da parte dei cittadini. "Dobbiamo essere chiari: stiamo assistendo a una caccia alle streghe presentata come una serie di 'misure di sicurezza" ha aggiunto Beger. "Quello che è certo è che ora in Italia c'è un effettivo problema di sicurezza: quella dei rom". Quest'anno a maggio, per esempio, il campo rom di Ponticelli, a Napoli, che ospitava 800 persone, è stato attaccato e distrutto da un centinaio di aggressori che hanno anche lanciato una molotov contro una roulotte all'interno della quale si trovavano dei bambini, fortunatamente scampati al successivo incendio. L'ultima "misura di sicurezza" applicata - un censimento riguardante solo i rom, che include la raccolta di informazioni sull'origine etnica e la religione, nonché quella delle impronte digitali - è per Amnesty International un provvedimento discriminatorio, sproporzionato e ingiustificato, in diretto contrasto con la Convenzione europea sui diritti umani. "L'estensione della rilevazione delle impronte digitali all'intera popolazione italiana entro il 2010 non cambierà nulla se nel frattempo, come dichiarato dalle autorità, il censimento dei rom andrà comunque avanti" - ha sottolineato Beger. Considerando gli obblighi del diritto internazionale e del diritto comunitario cui sono vincolati gli Stati membri dell'Unione europea, Amnesty International chiede al Consiglio giustizia e affari interni di:
- assicurare l'adozione di misure immediate per fermare pratiche discriminatorie quali la raccolta delle impronte digitali su base etnica e gli sgomberi illegali;
- garantire che siano adottati adeguati provvedimenti disciplinari o penali nei confronti dei funzionari e degli esponenti politici autori di dichiarazioni dispregiative o razziste;
- riesaminare lo stato d'emergenza e gli atti e le misure derivanti dalla sua adozione, per garantirne la compatibilità col diritto internazionale ed europeo.
FINE DEL COMUNICATO Brussels / Roma, 24 luglio 2008 Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it
Di Fabrizio (del 24/07/2008 @ 14:03:31, in media, visitato 1582 volte)
Esce oggi il primo numero del giornale telematico dei ragazzi del Campo sosta
di via Idro a Milano.
Questo numero parla della vita nel campo, delle attività e delle gite
organizzate in collaborazione con la cooperativa
Laci Buti e la Casa della Carità di Milano.
Seguiranno altri numeri con scadenza bimestrale.
"Grazie per l'attenzione e vi ricordiamo che siamo a vostra disposizione
per qualsiasi domanda vorrete porci." Il comitato di redazione
Per riceverlo scrivere a
inidro @ gmail. com
Da
Czech_Roma
Dina Gottliebova Babbitt (o Dinah), è l'artista che dipinse e disegnò gli
orribili disegni del dottore di Auschwitz conosciuto come Angelo della Morte,
Josef Mengele. Mengele le comandò anche di dipingere i ritratti ad acquarello di
diversi zingari, che erano anche loro detenuti ad Auschwitz, per catturare
quello che lui chiamava il colore delle pelle zingara meglio di quanto potesse
fare con la sua macchina fotografica o coi film del tempo. Una volta che i
ritratti furono completi, con orrore di Dina, Mengele mandò gli zingari a morte.
Secondo il sito web del Museo di Auschwitz-Birkenau, sette di quei ritratti
furono scoperti dopo la II guerra mondiale fuori dal campo di sterminio di
Auschwitz, da cui furono rimossi senza permesso legale, nei primi anni '70
e venduti al Museo di Auschwitz-Birkenau da gente che apparentemente non sapeva
che l'artista, Dina Babbit, era ancora viva e viveva in California (Se questa
informazione fosse stata rimossa dal sito web del Museo, ho ancora la pagina web
salvata. Contattatemi per vederla su carta intestata del Museo). Il Museo chiese
a Dina di andare ad Auschwitz per identificare il suo lavoro. Però, dopo che lo
fece, il Museo nel le permise di portare i disegni con sé. Il rifiuto del Museo
di lasciare a Dina i dipinti iniziò la sua re-incarcerazione come ostaggio del
campo di sterminio di Auschwitz.
E' stata sparsa molta disinformazione sullo scopo di Dina nel chiedere
indietro i suoi lavori originali. La verità è che non ha desiderio alcuno di
nascondere i ritratti degli zingari dalla storia. In effetti, niente potrebbe
essere oltre la verità. Una volta che fosse in possesso dei suoi ritratti, lei
intende mostrarli nei musei sull'Olocausto negli Stati Uniti, dove vive libera,
e nel mondo. Il Museo di Auschwitz-Birkenau mostra soltanto delle copie per
ragioni di sicurezza.
E' stato chiesto: "Perché Dina non portò con sé i disegni quando se ne andò?"
La ragione è che si trattava di una marcia di sterminio.
E' stata anche spedita a Dina una lettera dicendo che se qualcuno aveva
diritti sui dipinti, quello era Josef Mengele. Un suggerimento nauseante. Sto
cercando la lettera originale e la posterò sul sito quando la trovo.
Dina è legalmente accreditata dal Museo come la legittima proprietaria dei
suoi lavori e deve firmare ogni volta una liberatoria quando vuole riprodurre i
suoi lavori. Ha sempre accomodato col Museo e non ha mai preso nessuna
compensazione monetaria, per ciò che le è intitolato, per la riproduzione dei
suoi lavori. Ha sempre chiesto al Museo di Auschwitz-Birkenau di dare il denaro
guadagnato dalla riproduzione dei suoi ritratti ad acquarello a cause che
appoggino i Rom. Tuttavia ora il Museo ribatte che, avendo comprato i dipinti da
altra gente, il Museo non deve tornare a Dina i suoi ritratti originali. Ora il
diritto internazionale ha stabilito che il possesso di materiale illustrativo
rubato non autorizza il possessore a tenerlo. Il Museo mostra solo copie dei
dipinti di Dina per ragioni di sicurezza e potrebbe facilmente rappresentare la
tragedia degli zingari come fa adesso, con copie dei ritratti di Dina.
Non uno ma due Atti del Congresso degli Stati Uniti sono stati scritti in
appoggio di Dina. Uno è della congressista Shelley Berkley. L'altro insieme
dalla senatrice Barbara Boxer e da Jesse Helms. Tutti e due divennero parte
della Registrazione Congressuale nel 2003. Passarono all'unanimità.
Dina ritiene che ne lei ne i suoi soggetti zingari, avranno mai la loro
libertà spirituale dal campo di sterminio di Auschwitz, fintanto che i ritratti
non saranno tornati a lei così da essere esposti nei musei dell'Olocausto negli
Stati Uniti ed altri paesi liberi nel mondo.
Nostra madre e noi, la sua famiglia, abbiamo provato ad avere indietro i
dipinti sino dal 1973. A Dina, che ora ha 85 anni, è stata appena diagnosticata
una forma maligna di cancro addominale e mercoledì 23 luglio andrà in chirurgia.
La chirurgia prende sei ore ed è molto a rischio sotto tutte le circostanze.
Preghiamo il Museo di ritornare i lavori di Dina adesso. Inoltre imploriamo
il Museo di non prolungare per anni questa lotta, che si risolva dopo che Dina
sia passata da questa terra. Inoltre, chiediamo la comprensione e l'appoggio del
popolo Rom, amici di Dina, nell'assicurare il rilascio spirituale delle vittime
Rom di Auschwitz.
Imploriamo quanti ci leggano di appoggiare gli sforzi per avere indietro ora
i dipinti firmando le sue pagine su Facebook o mandando una mail di appoggio a
Dina al Museo di Auschwitz-Birkenau (muzeum@auschwitz.org.pl). Inoltre vi aggiungiamo il link alla pagina web di
Dina Babbit
http://www.dinababbitt.com/.
Grazie per la vostri bontà, empatia e supporto.
Michele Kane e Karin Babbitt
Figlie di Dina
michele@dinababbitt.com
Di Fabrizio (del 25/07/2008 @ 09:37:23, in scuola, visitato 1700 volte)
Data di pubblicazione dell'appello: 23.07.2008 Status dell'appello: attivo
bambini rom e non di una classe elementare di Pavlovce nad Uhom ©AI "Nella settima classe della scuola speciale ho imparato le stesse cose che ho imparato nella terza classe della scuola normale" Ragazzo rom quattordicenne, erroneamente collocato nella scuola speciale di Pavlovce nad Uhom In Slovacchia, un alto numero di bambini rom sono collocati inappropriatamente in "scuole speciali" per bambini con disabilità mentali, dove ricevono un'istruzione di livello inferiore, e hanno opportunità molto limitate di impiego e istruzione superiore. Studi indipendenti indicano che fino all'80 per cento dei bambini collocati nelle scuole speciali slovacche sono rom. Una volta che i bambini vengono assegnati alle scuole speciali, le porte che riportano verso l'istruzione tradizionale per bambini con capacità medie o al di sopra della media restano chiuse. Pavlovce nad Uhom è una cittadina nella Slovacchia orientale, a 10 chilometri dal confine con l'Ucraina. Più del 50 per cento dai suoi 4.500 abitanti sono rom. Ci sono due scuole elementari in città: una scuola normale e una scuola speciale per bambini con disabilità mentali. Circa i due terzi dei bambini rom che frequentano la scuola elementare a Pavlovce nad Uhom sono segregati di fatto nella scuola speciale. Il 99,5 per cento dei circa 200 alunni della scuola speciale sono rom. Ufficialmente, i bambini possono essere collocati nelle scuole speciali dopo una diagnosi formale di disabilità mentale e solo col pieno consenso dei genitori. Tuttavia, molti bambini a Pavlovce nad Uhom non hanno ricevuto una valutazione e se c'è stata è stata gravemente difettosa. Nel contempo, nella maggior parte dei casi il consenso dei genitori non è stato nè libero nè informato. Nel 2007, a seguito di indagini richieste dal sindaco di Pavlovce nad Uhom, è stato ufficialmente riconosciuto che 17 di alunni non andavano inseriti nelle scuole speciali e vi erano stati collocati erroneamente. Amnesty International ritiene che il numero reale sia di gran lunga più alto e che altri bambini rom - il cui posto legittimo è nella scuola normale - continuino a veder negato il loro diritto all'istruzione a Pavlovce nad Uhom. Le serie violazioni dei diritti umani a Pavlovce nad Uhom non sono solo il risultato di errori umani individuali, ma di un più ampio fallimento nell'eliminare la discriminazione sia nel modello, sia nella realizzazione del sistema educativo slovacco. Amnesty International chiede alle autorità slovacche di riconoscere questi fallimenti e di introdurre adeguate riforme strutturali. In particolare Amnesty International chiede al direttore dell'Autorità scolastica della regione di Košice - fondatore e responsabile diretto della scuola speciale di Pavlovce nad Uhom - di:
- Assicurare che tutte le decisioni di collocazione siano riviste a che tutti i bambini che al momento frequentano la scuola speciale di Pavlovce nad Uhom siano riesaminati per identificare gli alunni che vi sono stati collocati erroneamente, e assicurare la loro veloce integrazione nella scuola normale come giusto; in quei casi l'Autorità scolastica regionale dovrebbe anche fornire un rimedio efficace, compresi risarcimenti ai bambini coinvolti.
- Prendere misure appropriate contro gli impiegati statali responsabili di aver agito contro la legge slovacca e alle spese dell'istruzione del bambini rom di Pavlovce nad Uhom.
- Assicurare che l'iscrizione degli allievi in nessun caso sia approvata dalle scuole speciali a meno che non siano stati diagnosticati in modo chiaro, oggettivo e privo di ambiguità i portatori di disabilità mentale; tali diagnosi devono precedere il collocamento del bambino e le richieste o il consenso dei genitori non dovrebbero essere fattore decisivo per una simile collocazione.
La segregazione dei bambini rom nelle scuole speciali che impartiscono un'istruzione inferiore è una forma di discriminazione legale. Chiedi al Direttore dell'Autorità Scolastica Regionale di Košice di mettere fine alla situazione a Pavlovce nad Uhom, e ovunque nella regione di Košice! Firma subito l'appello
Jozef Vook Director Košice Regional School Authority Zádielska 1 040 78 Košice Slovakia Fax: +421 55 7245 437 E-mail: vook.jozef@ksuke.sk Egregio Direttore, Le scriviamo per esprimerLe profonda preoccupazione relativamente all'inappropriato collocamento e alla segregazione di fatto dei bambini rom nella scuola speciale di Pavlovce nad Uhom. Durante l'anno scolastico 2007/2008 è stato dimostrato che molti bambini rom sono stati collocati inappropriatamente. Ci sono ragioni di credere che un nuomero molto alto di bambini rom - il cui posto legittimo è nella scuola normale - sia costretto a frequentare la scuola speciale di Pavlovce nad Uhom. La esortiamo ad assicurare che tutti i bambini che stanno frequentando la scuola speciale di Pavlovce nad Uhom siano riesaminati, per identificare gli alunni che possono esservi stati collocati erroneamente. La esortiamo, inoltre, ad assicurare che siano prese misure per una loro rapida reintegrazione nella scuola normale come appropriato; e che una giusta riparazione, compreso un risarcimento, sia fornita ai bambini coinvolti. La sollecitiamo inoltre a prendere misure appropriate contro tutti gli impiegati che possono aver agito contrariamente alla legge slovacca e a spese dell'istruzione dei bambini rom nella provincia di Pavlovce nad Uhom. La segregazione dei bambini rom nelle scuole speciali che forniscono un'istruzione di livello inferiore è una forma di discriminazione proibita. Deve assicurarsi che i collocamenti sbagliati dei bambini rom nelle scuole speciali non accadano di nuovo a Pavlovce nad Uhom, o in qualunque altra parte della regione di Košice. Distinti saluti. Scarica l'appello (in pdf) in favore dei bambini rom della Slovacchia (14.12 KB)
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