Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Sucar Drom (del 15/06/2008 @ 09:18:27, in blog, visitato 1655 volte)
Lettera aperta al Sindaco Cacciari
Gentile Sindaco, la ringraziamo per l’impegno che sta ponendo per la
realizzazione di un habitat dignitoso a favore delle famiglie Sinte veneziane.
Le polemiche che si sono sviluppate in questi giorni sono un’evidente
strumentalizzazione ad un problema a...
Lettera aperta a Santino Spinelli
Carissimo Santino, leggo la tue affermazioni pubblicate dal quotidiano la Nuova
Venezia (per leggere clicca sull’immagine): “il Rom Spinelli è contrario al
villaggio, anche se fosse d’oro sarebbe un ghetto”. Il tuo intervento mi pare
che eviden...
Venezia, i Sinti: "questo villaggio lo abbiamo accettato e concordato con la
giunta comunale oltre dieci anni fa"
Dal palco della manifestazione a favore del Villaggio Sinto a Mestre ieri hanno
parlato anche i diretti interessati: «Si sono accorti di noi dopo 40 anni»,
hanno detto alcuni cittadini veneziani di etnia...
Napoli, in solidarietà con i Rom
Il “Comitato Campano con i rom”, nato tre anni fa, riunisce associazioni laiche
e religiose, gruppi italiani e rom e rappresentanti della società civile. Il
comitato è nato da un profondo senso di indignazione per l’assenza di politiche
accoglienti e s...
Milano, si vuole negare ai Rom il diritto di manifestare
Il meeting convocato dal comitato antirazzista milanese per il 13-14 giugno sta
provocando reazioni provenienti da tutto l'arcipelago politico istituzionale.
Alleanza nazionale, Lega Nord, PD e Casa dell...
Dossier Caritas: «Rom e romeni più vittime che criminali»
In un anno il numero dei romeni in Italia è raddoppiato: ad inizio 2008 è stato
superato il milione di presenze. Lo stima la Caritas Italiana. All'inizio del
2007, la comunità romena regolare era stimata in 556mila; dopo un anno l'ip...
Roma, cerchiamo il Rom che ci ha salvato
Di lui non si sa niente. Né il nome, né dove vive. L´unica certezza è che
domenica ha salvato un´intera famiglia dal violento nubifragio che aveva fatto
impantanare l´automobile su cui viaggiavano una bambina disabile di otto anni...
Ue, le schedature dei Rom saranno oggetto di un'interrogazione alla Commissione
"Lunedì presenterò un'interrogazione alla Commissione Europea sull'ordinanza
inviata dal Consiglio dei ministri alle Prefetture italiane perché si verifichi
la compatibilità di tale ordinanza e del decreto che nomi...
Euro 2008, la Romania è pronta: "troveranno l'inferno"
“Gli azzurri devono attaccare, ma da noi lì dietro troveranno l'inferno. Gli
renderemo la vita molto difficile”. Così il rumeno Cristian Chivu lancia la
carica per la decisiva sfida di venerdì pomeriggio.
Italia - Ro...
Brescia, una storia di ordinaria discriminazione
“Non ti curo perché voi rom mi fate schifo”. E' la pesantissima frase con cui
una dottoressa dell'Asl di Brescia potrebbe aver negato le cure a una donna rom.
Per cercare di far luce su quanto sarebbe effettivamente accaduto i parlamentari
del Pd Paolo Cor...
Bergamo, la Mez invita tutti al convegno
La Chiesa evangelica sinta, M.E.Z., invita tutti i Cittadini di Bergamo al
Convegno religioso che si terrà dal giorno 10 al giorno 17 giugno 2008, presso
via Aria della Fiera Nuova. Tutti sarann...
Valeggio sul Mincio (VR), terraemoti: culture in festa
Anche quest'anno l'associazione culturale Humus, con il patrocinio del Comune di
Valeggio sul Mincio e la collaborazione del CESTIM e del cartello associativo
"Nella mia città nessuno è straniero", ripropone il festival di musica e cucina
del mondo "Terraemoti - cult...
Morte di uno "zingaro"
Togli pure la mano
dal tuo cuore di cuoio,
nemico sconosciuto:
non ruberò i tuoi miseri sogni...
Milano, incontro di discussione del “pacchetto sicurezza”
Su iniziativa del Coordinamento Rom è indetto un incontro di discussione del
“pacchetto sicurezza” giovedì 18 giugno 2008, ore 21.00, presso la Camera del
Lavoro di Milano in Corso di Porta Vittoria 43 (Sala Bozzi)...
Rom e Sinti, il decreto del governo Berlusconi
Dichiarazione dello stato di emergenza in relazione agli insediamenti di
comunità nomadi nel territorio delle regioni Campania, Lazio e Lombardia (GU n.
122 del 26-5-2008) Il Presidente del Consiglio dei Ministri...
Udine, diversità paura sicurezza
“Diversità paura sicurezza” è il tema del dibattito organizzato dal Centro
interdipartimentale di ricerca sulla pace “Irene” dell’Università di Udine, con
il patrocinio dell’assessorato alla Cultura di Udine, che si terrà giovedì 19
gi...
Roma, mille voci contro il razzismo
Acli, Amnesty International, Antigone, Arci, Asgi, Cantieri Sociali, Cgil,
Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, Conferenza Nazionale
Volontariato Giustizia, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia,
Federazione Rom e Sinti Insieme, Fuoriluogo, Giuristi Democratici, Liber...
Di Fabrizio (del 16/06/2008 @ 09:37:46, in Italia, visitato 2018 volte)
http://www.redattoresociale.it/
18.09 - 12/06/2008 I dati raccolti dalle Forze dell'ordine durante le operazioni
di schedatura nei campi andranno a finire in un archivio speciale. E' quanto
emerso dall'incontro tra Michele Tortora, rappresentante del Prefetto, e alcune
associazioni
MILANO – I dati raccolti dalle Forze dell'ordine durante le operazioni di
schedatura nei campi rom andranno a finire in un archivio speciale, custodito
presso la Prefettura. È quanto emerso oggi dall'incontro tra Michele Tortora,
rappresentante del Prefetto, e alcune associazioni tra cui Opera nomadi,
OsservAzione, Federazione Rom e Sinti insieme, Romanodrom (vedi lancio nel
notiziario di ieri).
“È una decisione che conferma le nostre preoccupazioni -commenta Maurizio
Pagani, presidente dell'Opera nomadi-. La creazione di un archivio a carattere
etnico è un provvedimento di cui non possiamo conoscere il passo successivo”.
Amareggiato anche Giorgio Bezzecchi, rom e vice-presidente dell'Opera Nomadi:
“Sia io che mio padre Goffredo (ex deportato nel campo di Lipari durante il
fascismo, ndr) siamo stati profondamente umiliati -dice-. La mia battaglia
continua, anche con l'appoggio di varie associazioni tra cui l'Anpi, l'Unione
delle comunità ebraiche italiane e gli ex deportati”.
I promotori dell'incontro hanno fatto due richieste al rappresentate del
Prefetto: rivedere le modalità con cui viene fatto il censimento nei campi e
coinvolgere preventivamente le associazioni che operano nei campi e i rom. La
risposta è attesa entro due o tre giorni. Alla discussione hanno partecipato
anche alcuni esponenti politici tra cui l'eurodeputato Vittorio Agnoletto e il
consigliere regionale di Rifondazione Comunista Luciano Muhlbauer. “Lunedì
presenterò un'interrogazione alla Commissione europea -ha detto Vittorio
Agnoletto- per sapere se la creazione di un archivio speciale per i cittadini
rom è compatibile con la Carta dei diritti dell'Unione”.
Al presidio che ha preceduto il confronto in Prefettura ha partecipato anche
Giorgio Vallery, ex presidente di Opera Nomadi che negli anni Sessanta e
Settanta ha lavorato a Palazzo Marino per la gestione della questione rom. “Il
Comune si è fatto sfuggire di mano il problema -commenta-: non lo ha seguito con
lo stesso impegno che aveva messo all'inizio quando aveva iniziato un percorso
d'integrazione vero”. (Ilaria Sesana)
© Copyright Redattore Sociale
Di Fabrizio (del 16/06/2008 @ 09:43:37, in casa, visitato 1796 volte)
Da
Roma_Daily_News
9 giugno 2008 By PELIN TURGUT -
Time.com
All'ombra dei merli bizantini, un gruppo di ragazze ridenti va avanti e
indietro fra le case cadenti, smettendo occasionalmente di vibrare le loro anche
e di roteare i loro polsi. Sono inseguite da diversi ragazzi urlanti, che le
afferrano e le spingono "in prigione" verso un angolo. I bambini del quartiere
impoverito di Sulukule a Istanbul - patria della più antica comunità rom del
mondo - chiamano questo gioco Poliziotti e Ballerine, versione locale di Guardie
e Ladri emendata per riflettere sulla loro esperienza di essere nati in una vita
di danza e caccia dalla polizia.
E' giovedì pomeriggio presto e i bambini giocano per strada invece di essere
a scuola. La ragione della loro assenza ingiustificata, d'altra parte, è la
paura. "I bambini sono spaventati," dice Dilek Turan, uno studente di
psicologia volontario a Sulukule. "Non vogliono andare a scuola perché sono
preoccupati di tornare a casa e non trovarla più." C'è una ragione: il piano
cittadino di demolire le loro case parte di un controverso progetto di
rinnovamento urbano in vista di Istanbul Capitale Culturale Europea nel 2010.
Fu in era bizantina che gli antenati dei bambini rom di Sulukule si
accamparono per la prima volta su questo particolare pezzo di terra, accanto al
Corno d'Oro e appena fuori dalle mura del V secolo della vecchia Costantinopoli.
La prima registrazione della comunità, circa nel 1050, si riferisce ad un gruppo
di persone, che si riteneva provenissero dall'India (dove, per la verità, molti
storici credono siano originari i Rom), accampati in tende nere fuori dalle mura
cittadine. Dopo la conquista ottomana di Costantinopoli, alla comunità fu
garantito il permesso ufficiale del sultano Sultan Mehmet II di avere dimora in
quello che ora è Sulukule.
Per secoli la comunità rom si è guadagnata da vivere come indovini e
ballerini per la corte ottomana, e più tardi per i Turchi - una tradizione
portata sullo schermo nel film di James Bond Dalla Russia con Amore. Le
loro fortune ebbero una svolta negativa negli anni '90, quando le loro "case
d'intrattenimento" - abitazioni private dove le famiglie zingare cucinavano e
ballavano per i loro concittadini benestanti - furono chiuse con l'accusa di
gioco d'azzardo e prostituzione.
I Rom di Istanbul sono molto poveri, guadagnano in media circa $250 al mese, ma
la terra che abitano, una volta periferica e senza importanza, è ora un bene
immobiliare molto apprezzato a pochi minuti dal centro città. Se gli appaltatori
ed il comune locale hanno il loro senso, l'intero quartiere di Sulukule -
che ha 3.500 residenti - verrà raso al suolo entro la fine dell'anno per far
posto a 620 case signorili in stile neo-ottomano.
"Ogni giorno, ci domandiamo quale casa verrà demolita," dice Nese Ozan,
volontario della Piattaforma Sulukule, una coalizione di architetti, attivisti e
lavoratori sociali contro la demolizione. Ogni tre o quattro case derelitte di
un blocco, una è stata ridotta ad un mucchio di residui e di metallo ritorto.
Una X rossa segna le prossime, quelle in prima linea per le squadre di
demolizione.
Mustafa Demir, sindaco della municipalità conservatrice di Fatih che
sponsorizza il programma di demolizione, dice che c'è bisogno di un progetto di
rinnovamento sociale "per rimpiazzare i tuguri". Il Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan
ha chiamato Sulukule "terribile" ed espresso stupore per le proteste
anti-demolizione. Che il quartiere abbia un disperato bisogno di risanamento è
chiaro, ma i critici accusano le autorità di aver mancato di includere una delle
più antiche comunità nei piani per lo sviluppo. Invece, ai Rom sono state
offerte due opzioni: possono vendere le loro proprietà a basso prezzo (o doversi
trovare di fronte all'esproprio), o traslocare nel quartiere popolare di Tasoluk,
a circa 25 miglia dalla città, e pagare un'ipoteca di oltre 15 anni che pochi
possono permettersi.
"La municipalità non capisce che se intende rinnovare quest'area, c'è bisogno
di fare in maniera che permetta alla comunità di continuare a vivere qui," dice
Ozan. "Non possono limitarsi a sgomberare tutti, radere l'area la suolo e
costruire un sobborgo. Questa è una comunità storica."
Il ricercatore rom britannico Adrian Marsh vede un programma più scuro al
lavoro. "Quello che abbiamo è la municipalità più religiosa del paese che si
confronta con quello che ritiene storicamente il gruppo più irreligioso ed
immorale," dice. "Se rigenerassero la comunità in maniera inclusiva, avrebbero
3.000 voti extra, ma non stanno agendo così. Perché? Perché considerano la
comunità di Sulukule irrecuperabile." Soluzioni a lungo termine come permettere
ai Rom di impiantare music halls legali ed ottenere un guadagno, non sono
gradite alle autorità locali dominate dagli islamisti, perché non intendono
promuovere questo tipo di intrattenimento, ragiona Marsh.
Questo è molto più certo: disperdere la comunità rom di Sulukule distruggerà
la loro cultura, che è legata alla vita comunale. Famiglie estese condividono
case e forme musicali, usando le strade come estensione delle loro stanze. "Sulukule
presenta un modo di vita unico," ha concluso un gruppo di ricerca sul design
urbano dell'University College di Londra. "Questo dev'essere tenuto in conto e
preservato quando viene introdotto un nuovo sviluppo per l'area."
La Piattaforma Sulukule ha richiesto un'ingiunzione del tribunale contro la
demolizione ed il parlamento ha ha nominato un comitato di studio. Ma i
bulldozer non aspettano. Il gioco di Poliziotti e Ballerine non sta andando bene
per lo spettacolo.
Di Fabrizio (del 16/06/2008 @ 10:10:17, in Regole, visitato 2020 volte)
Ricevo da Ernesto Rossi
Egregi Signori, Direzione di Hydromania,
leggo casualmente sul
web la notizia, secondo la quale nel vostro parco acquatico sarebbe stato
vietato l’ingresso ad una famiglia, presentatasi allo sportello per pagare
l’entrata, in quanto ‘zingari’.
La notizia è riportata dal quotidiano la Repubblica di sabato 7 giugno scorso
(lettera firmata) e non
risulta smentita.
Naturalmente sono cose che possono sfuggire all’attenzione, e dunque spero di
fare cosa gradita per il vostro buon nome, segnalandovela.
Quello che non può sfuggire è –se vero- il fatto.
Vi prego dunque, compiuti i doverosi accertamenti , se ancora non fossero stati
eseguiti, sul comportamento del vostro personale, di smentire, o informare sui
provvedimenti presi, il quotidiano e coloro che vi scrivono per protestare.
Si tratterebbe infatti di un comportamento vergognoso prima ancora che illegale
e tale da mettere in forse la vostra licenza di esercizio. Infatti in questo
paese non è consentito, a differenza di quanto avveniva nella Germania nazista,
per fare un esempio, impedire l’accesso ad un esercizio pubblico sulla base di
discriminazioni relative all’aspetto delle persone, alla nazionalità o ad altre
caratteristiche individuali.
Appartenere ad un popolo è un fatto di natura, non un reato.
Nell’attesa di vostre informazioni, grazie per l’attenzione.
Ernesto Rossi
Di Fabrizio (del 16/06/2008 @ 10:13:44, in Italia, visitato 1537 volte)
Ricevo da Ivana
Vi informiamo che la seguente
lettera, preparata da Jasmina Radivojevic su iniziativa di una ventina di
persone, è stata mandata alle varie associazioni, organizzazioni, stampa e altri
media, ansa, liste on-line e privati. Vi preghiamo di inoltrarla anche ai vostri
contatti. Grazie!
Cari amici,
è terribile quello che deve capitare alle persone all'inizio del Terzo
millennio! Sul continente europeo, nel paese fondatore della Comunità Europea.
Quando l'europarlamentare Rom ungherese Viktoria Mohacsi ha obbiettato la
mancanza della banca dati riguardante la comunità Rom in Italia, non ha certo
pensato a questi risvolti e alla schedatura. Ma alla possibilità di accedere ai
fondi EU per l'integrazione dei Rom.
Questa necessità di censire viene strumentalizzata dalle Istituzioni italiane
per una aperta discriminazione delle persone, il che è intollerabile.
Appartenere ad un'etnia diversa non è ne mai potrebbe essere la prerogativa ne
al comportamento deviante ne a quello virtuoso.
Ci troviamo davvero davanti al paradosso che questa situazione possa alimentare:
1) il divario tra Rom e Sinti italiani e Rom di altra cittadinanza o apolidi;
2) il divario tra gli italiani di diverse etnie;
3) la legittimazione del razzismo.
Esprimiamo la nostra piena solidarietà alle famiglie che sono sottoposte a
questa barbarie e diamo pieno appoggio ad una richiesta dell' Osservatore
esterno tipo OSCE o di un altra associazione/organizzazione che nutre la fiducia
nella popolazione per poter raccogliere i dati anagrafici assieme alle
Istituzioni italiane.
Noi siamo indissolubilmente legati alla popolazione Rom, abbiamo sofferto spesso
insieme nella storia. Il campo di concentramento di Jasenovac, dove sono morte
alcune centinaia di migliaia di persone, è solo uno degli esempi che ci lega per
sempre. Anche nell'ultima guerra contro la Jugoslavia, condotta dalla Nato, gli
amici Rom e Sinti in Italia erano al nostro fianco a protestare contro la
guerra. Molti di loro erano fuggiti dal nostro paese in Italia proprio scappando
da questa guerra.
Oggi, in questo momento particolarmente triste per tutti noi nel vedere la
storia ripetersi, siamo solidali con i nostri fratelli Rom e Sinti. Oggi noi
dobbiamo e vogliamo essere a loro fianco.
Comunità serba di Milano
Di Fabrizio (del 17/06/2008 @ 09:13:44, in Europa, visitato 1396 volte)
Segnalato da
Maria Grazia Dicati
RAZZISMO SELVAGGIO IN ITALIA - Perdono sempre gli stessi
I gitani italiani, specialmente, e molti altri gruppi gitani del resto del
mondo, si stanno rivolgendo a noi chiedendo aiuto. La maggioranza sono messaggi
angosciati di una comunità allarmata davanti al sopraffacente trionfo della
coalizione politica - alcuni dei partiti che la compongono sono di estrema
destra - guidata da Silvio Berlusconi. Alcuni giorni prima che si producessero
le inqualificabili aggressioni patite dai gitani di Ponticelli (Napoli), per
mano di alcuni scalmanati che han dato fuoco alle loro umili baracche,
un'organizzazione gitana italiana ci diceva: "Noi gitani siamo in pericolo
in Italia. Abbiamo paura delle deportazioni dei gitani in Italia. Per favore -
mi dice - inviate un comunicato al Governo italiano perché rispetti le Direttive
comunitarie".
A nostro parere la paura che esprime il nostro interlocutore non è infondata.
Le ultime dichiarazioni dei nuovi governanti italiani prefigurano ogni tipo di
precarietà. Giudicate voi se non è così: Il nuovo sindaco di Roma, il
post-fascista Gianni Alemanno, annunciò lunedì scorso che la sua prima misura
come sindaco sarebbe stata demolire gli accampamenti gitani. "Procederemo a
smantellare gli accampamenti nomadi che a Roma sono 25": Però i napoletani di
Ponticelli si sono portati avanti. Niente da smantellare. Fuoco purificatore che
è più rapido di montare camere a gas in stile nazi! Umberto Bossi, il leader
della Lega Nord, è euforico. Questo soggetto parla di "caccia" . "Dobbiamo
cacciare i clandestini", ha detto, provocando la sconfitta sinistra italiana.
Come qualsiasi bullo di quartiere ha lanciato il suo proclama di guerra: "Non so
cosa vorrà fare la sinistra, noi siamo pronti. Se vogliono lo scontro, i fucili
sono caldi. Abbiamo 300.000 uomini, 300.000 martiri, pronti a combattere. E non
stiamo giocando. Non siamo quattro gatti".
Però la cosa più triste è che Silvio Berlusconi,
il rieletto presidente del Governo italiano, al vedere i suoi giovani esultanti
salutando in stile fascista, ha confessato: "A vederli, ho pensato: la nuova
falange romana siamo noi".
Alla vista della gravità dei fatti la
UNION ROMANI, riconoscendo il sentire maggioritario dei gitani spagnoli e per la
rappresentazione che si ostenta nella UNION ROMANI INTERNACIONAL, si propone
iniziare le seguenti azioni:
Primo, Denunciare la gravità degli attentati sofferti dai gitani europei
residenti in Italia e chiedere la solidarietà dei cittadini di qualsiasi paese
di fronte alla violenza cieca ed assassina dei razzisti. Per questo
chiediamo che si scrivano lettere dirette al Presidente del Governo italiano,
inviandole direttamente alla sua residenza nel Quirinale (Roma) o alle
ambasciate italiane in ogni paese. (L'indirizzo dell'Ambasciata italiana in
Spagna è il seguente: Calle Lagasca, 98. Código postal 28006 Madrid)
Secondo: Sollecitare il Ministro degli Esteri di Spagna perché si
interessi alla situazione dei gitani residenti in Italia, esprimendo la
preoccupazione della comunità gitana spagnola per la situazione in cui possano
trovarsi i gitani espulsi dalle loro dimore incendiate. Il nostro Governo è
legittimato a fare questa consultazione in base a quanto previsto dalla
Direttiva 2004/38/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo relativa al diritto
dei cittadini dell'Unione e dei membri delle sue famiglie a circolare e
risiedere liberamente nel territorio degli Stati membri. Effettivamente,
trattandosi di una Direttiva e non dimenticando che ogni Stato membro può
determinare la miglior forma di applicare le disposizioni del Diritto
comunitario, è obbligatorio esercitare un lavoro critico e di vigilanza dei
Governi perché le misure adottate nei distinti Stati membri conducano ad una
applicazione del Diritto comunitario con la stessa efficacia e rigore con cui si
applicano le norme interne dei suoi rispettivi Diritti nazionali.
Terzo: Chiedere alla Commissione delle Petizioni del Parlamento Europeo
che, con carattere d'urgenza, inizi un'inchiesta sulla situazione che ha
portato la comunità italiana di Ponticelli (Napoli) allo stato di
contrapposizione che soffrono i gitani che vivono in quel luogo.
Quarto: Sollecitare i Gruppi Parlamentari del Parlamento Europeo che
formulino, con carattere d'urgenza, le precise iniziative parlamentari che
obblighino il Consiglio a chiedere nella Sessione Plenaria di Strasburgo e
Bruxelles sulle misure che il Governo italiano possa aver preso per porre freno
a queste aggressioni e per condannare i colpevoli delle stesse.
Quinto: L'Unión Romaní è convinta che l'immensa maggioranza dei
cittadini italiani - inclusi i votanti di Berlusconi - rifiuta la violenza,
venga da dove venga. Per questa ragione, attraverso la Unión Romaní Internacional,
si propone stabilire, con le organizzazioni gitane italiane, un programma di
mutua collaborazione al fine di mettere in campo le misure adeguate che
garantiscano la difesa di questi cittadini europei che non hanno commesso
alcun delitto se non quello di essere "poveri e gitani".
Sesto: Oggi stesso abbiamo avuto notizia che il Governo italiano si
propone di indurire i mezzi contro l'immigrazione di modo tale che l'essere
"clandestino" sarà un delitto compreso nel Codice Penale. In questo senso, Roberto Calderoli,
nuovo Ministro italiano proveniente dalla Lega Nord, ha dichiarato che per non
essere "clandestino": "Bisogna dimostrare se si è onesti, altrimenti, li si
espelle dall'Italia".
Come Unión Romaní inizieremo i procedimenti per interporre una denuncia
contro il Governo italiano per non adempimento della Direttiva 2004/38/CE
del Parlamento e del Consiglio Europeo relativa al diritto dei cittadini
dell'Unione e dei membri delle sue famiglie a circolare e risiedere liberamente
nel territorio degli Stati membri. Quando venne promulgato a Maastricht,
nell'anno 1992, il Trattato che porta il nome della famosa città olandese, i
Capi di Stato e del Governo approvarono la Dichiarazione 19 al fine di chiarire
le incertezze sull'applicazione del Diritto comunitario. I massimi dirigenti
europei non avevano alcun dubbio che "per la coerenza e l'unità del processo di
costruzione europea, è essenziale che tutti gli Stati membri traspongano
integralmente e fedelmente nel loro Diritto nazionale le direttive comunitarie
di cui siano destinatari nei luoghi disposti alle stesse".
Le Direttive sono lo strumento armonizzatore per eccellenza del Direttivo
Comunitario perché tramite loro si realizza, dice l'art. 94 del Trattato,
l'approccio delle disposizioni legali, regolamentari ed amministrative degli
Stati membri, che incidano direttamente nella stabilità o nel funzionamento
dell'Unione Europea.
Settimo: Per terminare proponiamo di elevare la nostra
preoccupazione per la magnitudine e la gravità di questi accadimenti di fronte
alle istanze internazionali più rappresentative. Così faremo di fronte al
Consiglio d'Europa, davanti all'Organizzazione per la Sicurezza e la
Cooperazione in Europa (OCSE) e davanti alla Commissione per i Diritti Umani
delle Nazioni Unite.
Una volta ancora reclamiamo la solidarietà di tutti i democratici di Spagna e
d'Europa. Nessuno può farsi giustizia da solo, perché quando ciò succede perdono
sempre gli stessi: i più poveri, i più indifesi, quelli per cui non ci sono
diritti, nella maggioranza dei casi, di essere lettere stampate su carta
bagnata. Abbiamo bisogno del calore umano della società,per questo domandiamo
l'appoggio di tutti i democratici europei a difesa dei Diritti Umani di quanti,
essendo innocenti, si vedono aggrediti, vilipesi e stigmatizzati per delitti che
non hanno commesso. Per terminare, come proprio riconosce la Commissione, ogni
espulsione "deve essere motivata dalla situazione individuale" di persone
specifiche, e non "deve significare un'espulsione di gruppo" di collettivi
rispetto alle loro origini geografiche.
Speriamo che il fuoco di Ponticelli purifichi ed elimini l'odio e
l'intolleranza che tante volte sono stati il germe delle più gravi tragedie
nella storia d'Europa.
JUAN DE DIOS RAMÍREZ HEREDIA - Presidente de la Unión Romaní
Di Fabrizio (del 17/06/2008 @ 09:24:06, in scuola, visitato 1489 volte)
Da
Roma_Shqiperia
http://www.fibre2fashion.com/news/daily-textile-industries-news/newsdetails.aspx?news_id=57891
Il 12 giugno è [stato] il Giorno Mondiale Contro il Lavoro Minorile e si è
tenuto sotto il tema "La Scolarizzazione è la Giusta Risposta al Lavoro
Minorile". In Albania, dove oltre 40.000 bambini lavorano invece di frequentare
scuola, un progetto guidato da due unioni di insegnanti ha dimostrato come
mettere in risalto l'importanza dell'istruzione per ottenere risultati concreti.
I membri delle due associazioni riconoscono che il loro lavoro non si limita
al semplice insegnamento e che hanno anche responsabilità verso i bambini
nel tempo extra-scolastico. Grazie a questo progetto, se i bambini non
frequentano scuola o smettono di farlo, i genitori vanno a casa loro e discutono
le ragioni coi genitori. Tentano assieme di trovare soluzioni, e convincerli
sull'importanza vitale della scolarizzazione per il futuro dei bambini e delle
famiglie.
L'autorità morale raggiunta dagli insegnanti nella comunità di solito li
aiuta nel convincere i genitori. Oltre 2.400 bambini, inclusi parecchi della
comunità rom, sono ora tornati a scuola o sono stati salvati
dall'abbandono scolastico grazie a questo progetto sindacale.
L'intero movimento sindacale albanese sta ora osservando il successo del
progetto delle unioni di insegnanti, come un esempio degli sforzi per combattere
il lavoro minorile. Durante una tavola rotonda tenuta dalla Confederazione
Sindacale Internazionale a Tirana il 26 aprile 2008, alcuni sindacati hanno
lanciato un appello per avere appoggio internazionale nella lotta contro il
lavoro minorile nella fabbricazione dell'esportazione.
Il problema riguarda i settori dell'abbigliamento e delle calzature, dove le
ditte subappaltano esternamente parte della produzione, ed alcune si avvalgono
dell'uso di bambini, rendendo difficile la loro continuità scolastica. I prezzi
indecenti che i compratori internazionali impongono alle ditte albanesi vanno un
certo senso verso la spiegazione di questo sfruttamento e dell'esigenza di
azione internazionale del sindacato.
International Trade Union Confederation
Ricevo da Marta Pistocchi
ciao,
questa è una lettera aperta a tutti gli amici dei Muzikanti ed in particolare di
Jovica Jovic.
Fatela girare se lo ritenete opportuno e se credete che possa aiutarci.
Alcuni di voi già sanno che Jovica sta attraversando un difficile periodo della
sua vita nel quale, tra le altre cose, sta cercando di regolarizzare la propria
posizione in Italia.
Il momento politico, ahinoi si sa, non è è favorevole e le difficoltà che il
nostro fisarmonicista sta incontrando sono molte; nonostante ciò crediamo nella
possibilità di riuscire nel nostro intento.
La richiesta inoltrata tempo fa al Ministero della Cultura per avere il
musicista Jovica in Italia è difatti andata a buon fine e il ministero ha
rilasciato il Nulla Osta che permette l'ingresso alla frontiera italiana; questo
ottimo risultato viene vanificato però da un altro provvedimento nei confronti
di Jovica, un mandato di espulsione dovuto all'accertamento della sua posizione
irregolare sul territorio italiano, precedente al Nulla Osta.
Per proseguire sulla strada della regolarizzazione Jovica ha bisogno del
sostegno di uno studio legale, il che implica delle alte spese che la sua
famiglia non può permettersi.
Per questo ci stiamo rivolgendo a voi, nella speranza di riuscire a creare una
rete di persone che vuol bene a Jovica, che ne riconosce il valore di uomo e
musicista ed è disponibile a dare il proprio contributo (economico ma non solo)
per sostenere la causa del miglior fisarmonicista serbo di Milano.
Vi propongo di venirci a trovare venerdì 20 giugno (questo) alle Pecore -via
fiori chiari 21- noi suoneremo dalle 22, ma vi aspettiamo anche da prima. Sarà
un'occasione per incontrarci, informarci, raccogliere suggerimenti e forze, ed
infine ringraziarvi a suon di musica e balli.
Per chi non potesse venire venerdì ma vorrebbe comunque aiutare Jovica, e per tutti quelli che vogliono saperne di più e meglio vi invito a scrivere a questo indirizzo: Ivana
ivanak011@tiscali.it, che come sempre
ci aiuta e ci sostiene e ci ama e che io ringrazio con tutto il cuore.
Spero di avere una calorosa risposta da tutti voi
a venerdì
marta
Ricevo da Maria Grazia Dicati
La rivincita gitana : Col circo capirete la nostra anima
Repubblica - 13 giugno 2008 -
PARIGI
Roulotte sgangherate e tutte con le porte aperte. Una capra legata a un albero.
Bambini che sgambettano ovunque. Due ragazzi lavano una automobile assai più
nuova delle loro case su ruote. Sullo sfondo, un silenzioso tendone di circo.
Nel piccolo campo nomadi alla Porte de Champerret - nord ovest di Parigi, a
pochi minuti di automobile dai Campi Elisi - si entra spostando una transenna di
ferro. Ci viene incontro Delia, la quarantina con un viso di venti, capelli
lunghi e denti d' oro. È la moglie di Alexandre Romanès, poeta, ex acrobata e
domatore, ex liutista barocco con la passione di Monteverdi, creatore e
direttore del circo che porta il suo nome. Un vero circo tzigano, con veri
musicisti tzigani, con acrobati e giocolieri tzigani. Zingari con le stesse
facce di quelli che, da noi, se si avvicinano ci allontaniamo.
Dal 14 al 22 giugno il piccolo campo del Cirque Romanès si installerà a Brescia
perché il nuovo spettacolo "La regina delle pozzanghere" sarà ospite della nona
edizione della Festa Internazionale del Circo Contemporaneo.
Dal 26 al 29 si sposterà a Mantova, nella rassegna "Teatro - Arlecchino d' oro".
Nel paese che vuole cacciare gli zingari, in terra di Lega, i bambini delle
province più ricche si delizieranno sotto il tendone rattoppato e allegro di
tessuti indiani; applaudiranno bambini come loro che però non vanno a scuola e
già hanno un mestiere; e alla fine dello spettacolo - un gioiello di semplicità
e poesia - chiederanno alla mamma un bombolone appena uscito fresco di frittura
da una roulotte, e la mamma penserà che per una volta va bene dare soldi agli
zingari, perché hanno lavorato e se li sono meritati.
«Quello che sta accadendo nel vostro paese ha un colpevole: l' Europa" esordisce
Alexandre Romanès.
Sputa fuori il concetto e si vede che lo rimugina da tempo. «Dal 1989, anno
della caduta del Muro, tutti i governi della Comunità sapevano che prima o poi
la Romania e la Bulgaria sarebbero entrate in Europa. Hanno avuto decenni per
mettersi d' accordo tra loro e dirsi: sappiamo che in questi due paesi ci sono
due minoranze che versano in condizioni terribili.
Un problema così non di risolve nel momento in cui si pone. E adesso la casa
brucia perché i responsabili politici di destra e di sinistra non sono stati
previdenti: potevano comprare estintori e non l' hanno fatto».
Alexandre Romanès appartiene alla grande famiglia circense dei Bouglione, gitani
piemontesi francesizzati (si pronuncia Boug-lione). «Veniamo dall' India, poi
Afghanistan, Turchia, Grecia: siamo della tribù dei Sinti piemontesi e il
cognome Bouglione l' abbiamo preso in Italia.
Quasi tutte le famiglie circensi italiane sono gitane». Romanès lascia il circo
di suo padre («Mi sembrava un hangar, avevamo quaranta camion, e tutti in
famiglia avevano diamanti al dito e Rolls Royce. Non era per me») poco più che
adolescente e si mette a fare l' acrobata sulle "scale libere" per la strada. A
vent' anni incontra una poetessa francese, Lydie Dattas: per lei e grazie a lei
impara a leggere e scrivere, e inizia a leggere la poesia. Un giorno del '77,
mentre sta facendo il numero in equilibrio sulle scale a pioli, lo avvicina Jean
Genet. Insieme progettano un circo poetico. Avrebbe dovuto durare quattro ore.
Genet voleva un cavallo arabo e un cigno nero. «Non l' abbiamo mai montato, quel
circo: era troppo presto per me, dopo il rifiuto del tendone di mio padre. Di
Genet sono stato amico, mai amante. Fino alla fine, quando l' accompagnavo a
Villejuif, nell' ospedale dei tumori. E' morto a 76 anni nell' 86».
Nel frattempo Alexandre Romanès comincia a scrivere poesie. Nel '98 esce "Un
peuple de promeneurs", un popolo di "passeggiatori". Nel grande e disperato
campo nomadi di Nanterre (oggi smantellato) ha incontrato Delia, gitana
rumena-ungherese, che ha già tre figli da un marito che se ne è andato.
Avranno altre due bambine e Alexandre adotterà gli altri tre. Nel '94 montano un
tendone dietro alla Place Clichy (per sei anni e fino alla morte il terreno
glielo darà gratis una ricca aristocratica signora, madame Carmignani) e il
piccolo Cirque Romanès inizia ad essere un punto di incontro di artisti. «Di
molti non voglio fare nomi» dice Alexandre Romanès, «ma posso dire che Yehudi
Menuhin veniva spesso e una volta mi disse: "Fino all' ultimo dei miei giorni
non smetterò di pensare a voi"». Verso il 2003 Romanès invia a Gallimard un
quaderno con le sue poesie scritte a mano. «Hanno riunito una commissione
straordinaria di lettori.
Ben quattro. Erano poesie di uno zingaro!». Nel 2004, la grande casa editrice le
pubblica con il titolo "Paroles perdues" e la prefazione di un altro poeta
amico: Jean Grosjean (morto due anni fa).
Nel prossimo inverno uscirà una nuova raccolta. «Se non si crede nella poesia,
se non si ha un' idea poetica della vita, allora non si potranno mai capire i
gitani» dice Romanès. - LAURA PUTTI
Se volete saperne di più visitate il sito:
www.festadelcirco.it
Di Fabrizio (del 18/06/2008 @ 08:44:37, in Europa, visitato 1463 volte)
11/06/2008 - Testo completo del Gruppo Socialista della dichiarazione
sulla violenza contro i migranti in Italia.
Nell'incontro a Napoli l'11 giugno 2008, il Gruppo PSE ha firmato una
dichiarazione - concordata unitamente dalle delegazioni italiana e rumena - sui
recenti episodi di violenza e razzismo in Italia.
Celebrando il 2008 come Anno Europeo del Dialogo Interculturale, le
delegazioni italiana e rumena nel gruppo socialista al Parlamento Europeo
unitamente hanno espresso al loro condanna per i violenti attacchi ai capi rom
come pure per gli atti di razzismo con bersaglio i Rom, che sono successi in
Italia nelle ultime settimane.
Riaffermiamo fermamente la necessità di combattere ogni sorta di razzismo e
xenofobia, ogni discriminazione basata su nazionalità o origine etnica, come
dichiarato nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea.
Congiuntamente rigettiamo il principio di "responsabilità collettiva" basato
su nazionalità o origine etnica. Le autorità di governo responsabili non
dovrebbero mai avere bersaglio un gruppo nazionale o una minoranza. I media
costituiscono un'entità insostituibile riguardo i principi democratici e
dovrebbero perciò essere più attivamente responsabili riguardo le etiche
imprenditoriali e la responsabilità sociale. La distorsione della realtà come la
manipolazione della percezione possono avere conseguenze pericolose sulla
società complessivamente per mezzo di sentimenti profondi e non fondati di
insicurezza e di xenofobia, infine portando all'intolleranza, alla tendenza
razzista e ad atti di violenza.
L'immigrazione è un fattore di crescita economica, sociale e culturale,
specialmente nella UE dove molti paesi si confrontano col declino demografico e
sistemi costosi di stati sociali e di pensione così come di scarsità
settoriali delle forze di lavoro.
L'immigrazione non è una sorta di crimine; lo sono l'esclusione sociale ed
economica, la discriminazione e la segregazione.
Mentre la sicurezza è un diritto fondamentale di tutti i cittadini, questo
non può affatto nutrire l'intolleranza.
Non può essere stabilita alcuna correlazione diretta tra criminalità ed
origine etnica, delinquenza ed immigrazione. Nel contempo, la migrazione dev'essere
diretta e gli Stati Membri devono senza esitazione identificare una vera
politica europea per regolare l'ingresso legale, combattere la discriminazione e
promuovere l'integrazione nell'Unione Europea.
L'unico modo per garantire la sicurezza si basa sul processo d'integrazione.
Il processo, dato che la lotta contro la criminalità richiede una
cooperazione più forte tra le autorità incaricate di fare rispettare la legge
nazionali a livello comunitario, per arrestare, giudicare e, quando il caso,
espellere quanti commettano un crimine o rappresentino una minaccia alla
sicurezza pubblica.
L'integrazione, perché la sicurezza non può essere assicurata senza
combattere l'esclusione sociale, la marginalizzazione, la povertà. Questo
significa garantire a tutti gli individui il diritto a partecipare pienamente
nella vita economica, sociale, politica dei nostri stati Membri.
In un periodo in cui le leggi sono emanate per indirizzare le paure legate
all'immigrazione, noi crediamo sia di massima importanza affrontare
effettivamente i problemi associati all'immigrazione stessa. Come Socialisti,
abbiamo sempre favorito le soluzioni a lungo termine rispetto alle strategie a
breve termine, preferendo l'integrazione alla sorveglianza, l'inclusione sociale
ed economica alla segregazione.
Entrambe le delegazioni considerano che la sfida dell'integrazione e della
protezione della minoranza Rom debba essere diretta a livello Europeo: non è
accettabile che la minoranza Rom sia ancora vittima di abuso e discriminazione
nel territorio dell'Unione Europea. Sollecitiamo la Commissione Europea a
presentare una strategia UE integrata regolando standard comuni a tutti gli
Stati Membri per l'integrazione dei Rom, per appoggiare l'azione delle comunità
locali, autorità nazionali e società civile.
I Rom dovrebbero avere gli stessi diritti e doveri di cittadinanza come
qualsiasi altro individuo dell'Unione Europea e questi diritti devono essere
sostenuti e rispettati. Le tendenze attuali che ritengono i gruppi vulnerabili e
marginalizzati responsabili del peggioramento delle condizioni economiche,
sociali e securitarie devono essere rigettate. L'intervento dell'Alto
Commissario ONU per i Diritti Umani, in aggiunta a numerosi rapporti e
raccomandazioni del Consiglio d'Europa, aggiungono ulteriore preoccupazione ad
una situazione già allarmante.
Questo è il perché vorremmo riaffermare il nostro forte credo in un'Europa
allargata, nei valori dell'Unione Europea e nell'area di Schengen come uno
spazio di libertà, sicurezza e giustizia.
La libertà di tutti i cittadini UE di muoversi attraverso le frontiere è un
diritto fondamentale ed un pilastro della cittadinanza Europea. L'espulsione di
cittadini UE dovrebbe essere valutata caso per caso e con le necessarie
garanzie, in linea con i trattati UE.
Le delegazioni italiana e rumena intendono riaffermare e salvaguardare il
valore e l'importanza di solide relazioni d'amicizia e di cooperazione
economica, sociale e culturale come pure l'associazione strategica che per tanto
tempo ha unito Italia e Romania. Grazie a questi legami, migliaia di cittadini -
e imprese - vivono e lavorano assieme ogni giorno in pace e armonia.
Gianni Pittella: Presidente della delegazione italiana
Adrian Severin: Presidente della delegazione rumena
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