BELGRADO - Un piano d'azione per evacuare l'accampamento Rom illegale di
Gazela sarà firmato entro la fine della settimana, dice il vice sindaco di
Belgrado Milan Krkobabić.
Lo sviluppo del piano d'azione è previsto non oltre il 31 agosto, ha
aggiunto. Ha detto Krkobabić, parlando a B92, che 114 famiglie della zona
potranno ricevere una nuova sistemazione, mentre il resto ricadranno sotto la
giurisdizione del governo e delle comunità locali da cui provengono.
Il sindaco ha spiegato che il problema verrebbe risolto secondo i modelli
delle città europee, così da non creare un'altro quartiere-ghetto, dato che
invece agli abitanti verranno fornite nuove sistemazioni in diversi punti di
Belgrado.
Ha detto: "Questo è l'inizio. Ma per separare le due cose, questa gente deve
spostarsi, devono socializzare, i bambini devono andare a suola e [gli adulti]
ottenere un lavoro. Ma i cittadini di Belgrado devono anche essere coscienti del
fatto che non possono opporsi ed impedire agli abitanti dell'accampamento sotto
il ponte Gazela che verrà abolito, dall'arrivare nel loro quartiere."
Ha aggiunto che simili discriminazioni "non saranno più tollerate."
"Questa amministrazione non le tollererà. Questo significa che i quartieri di
Belgrado non saranno più autorizzati a dire che non li vogliono qui o là. Tutti
i cittadini di Belgrado sono uguali per questa amministrazione ed hanno pari
diritti, ma anche pari obblighi," ha sottolineato Krkobabić.
Jo Siedlecka - Una parrocchia nell'Essex si sta preparando per
sistemare dozzine di donne e bambini Viaggianti nella sua chiesa, dopo che il
locale consiglio comunale ha deliberato per lo lo sgombero del loro campo. Alle
famiglie sono stati dati solo 45' di preavviso per sgomberare, prima dell'arrivo
degli incaricati.
La decisione della Corte d'Appello del 22 gennaio ha aperto la strada al
Consiglio di Basildon per demolire le case di Dale Farm, con un'operazione di
1,9 milioni di Ł. Con oltre 350 residenti, Dale Farm è il più grande sito di
Viaggianti in Europa.
Le famiglie acquistarono la terra abbandonata della cintura verde circa dieci
anni fa. Pagano le tasse comunali ed hanno costruito lì case semi-permanenti. I
bambini sono iscritti alle scuole locali. Ma il Consiglio di Basildon hanno
negato i permessi di progettazione. Ogni volta che venivano richiesti, la loro
domanda veniva rifiutata.
La comunità ha il forte appoggio delle chiese locali. Maggio scorso, il
vescovo cattolico Thomas MacMahon di Brentwood e quello anglicano di Chelmsford,
John Gladwin, hanno inaugurato San Cristoforo a Dale Farm, un locale usato come
cappella e centro comunitario sponsorizzato dal Consiglio per l'Eguaglianza
Razziale dell'Essex.
Il vescovo MacMahon ha detto che la minaccia di sgombero adesso sta causando
molta afflizione. Ha aggiunto: "Inoltre focalizza il fatto che il consiglio
locale ha la responsabilità di individuare un numero adatto di siti per la
comunità viaggiante."
Kathleen McCarthy, della Dale Farm Housing Association ha sottomesso una
richiesta a nome dei 300 residenti coinvolti. Ma una richiesta simile è già
stata rigettata l'anno scorso sulla base che si erano resi intenzionalmente
senza casa.
L'assistente sociale Catherine Riley ha detto di essere molto preoccupata.
"Non voglio pensare a cosa succederà quando arriverà lo sgombero. Al momento
sono molto demoralizzati. Molti uomini sono all'estero in cerca di lavoro così
le donne hanno paura perché non sanno quando gli incaricati verranno a
distruggere le loro case."
Frate John Glynn, della parrocchia cattolica di Nostra Signora del Buon
Consiglio a Wickford, ha detto: "Tutto quello che ora possiamo fare è
aspettare."
"Le famiglie hanno bisogno di un posto dove mandare i bambini quando si
muoveranno i bulldozer. Abbiamo offerto posto nella nostra chiesa e anche la
Chiesa d'Inghilterra ha offerto spazio."
"Avremo solo 45' di preavviso, così la gente sta aspettando ventiquattrore su
ventiquattro. Ci sono 86 famiglie, circa 350 persone,incluso un parto
trigemino."
"Sono membri attivi della nostra parrocchia. Per loro è difficile con questa
minaccia sopra di loro. Sono gli ultimi indigeni del paese. Se ci sarà lo
sgombero, sarò con uno striscione con sopra scritto PULIZIA ETNICA IN CORSO."
Malcolm Buckley, leader del consiglio comunale, ha ammesso che lo sgombero
potrebbe essere un'operazione molto traumatica ma si è impegnato ad assicurare
che tutto proceda per il verso giusto. D'altra parte, il Consiglio Zingaro ha
prove filmate che gli incaricati della Constant & Co, contrattata da
Basildon per precedenti sgomberi, ha spesso ignorato le regole di sicurezza ed
agito con brutalità verso donne e bambini. Le carovane sono state bruciate e
molte proprietà personali distrutte senza motivo.
Gli avvocati che difendono la comunità ha inviato un appello alla House of Lords
e stanno considerando un'istanza alla Corte Europea dei Diritti Umani. Ma tutto
ciò potrebbe impiegare due anni e le famiglie hanno paura che non sia garantito
loro un posto dove stare.
La parlamentare Julie Morgan ha firmato un appello della comunità all'agenzia
della Protezione Civile UE per evitare quello che chiama "un disastro
umanitario".
ISTANBUL, 24/02/2009 - I residenti di
Sulukule che sono spinti ad allontanarsi dalle loro case dalla Municipalità
di Fatih ad Istanbul, hanno ottenuto un'udienza per dar voce alle loro
preoccupazioni.
Oltre 20 residenti hanno reiterato di essere stati trattati in maniera
ingiusta dalla Municipalità di Fatih, nel suo piano di sviluppo di un'area ad
alto valore immobiliare.
Il progetto di rinnovamento urbano di Sulukule ha lo scopo di bonificare uno
dei quartieri più poveri di Istanbul di cui è una significativa area storica. I
residenti di Sulukule sono soprattutto Rom poveri che vivono in appartamenti in
affitto.
La maggior parte dei residenti hanno ottenuto sussidi governativi per case
popolari a Taşoluk, che costano 750 lire turche di iscrizione ed affitti
mensili di 320 lire turche, esclusi gas, elettricità e fatture dell'acqua.
Bassi redditi
Il 50% dei residenti ha redditi mensili inferiori a 500 lire, secondo Neşe Ozan,
portavoce di un'organizzazione d'appoggio chiamata La Piattaforma di Sulukule.
"Per poter vivere in queste case ha bisogno di un reddito di almeno 1.000 lire,
che questa gente non ha", dice Ozan. Dato che la maggior parte dei residenti non
può permettersi di abitare nelle case di Taşoluk, sono inadempienti ed
hanno occupato case più grandi.
E questi sono i fortunati. Circa 100 famiglie rimangono in un limbo
burocratico non avendo garantito il diritto di traslocare a Taşoluk, mentre
rimane l'incertezza su quando le loro case a Sulukule verranno demolite. Queste
famiglie stanno chiedendo che venga chiarito il loro status.
Mustafa Ustaoğlu, capo del dipartimento di progetto della Municipalità
di Fatih, ha detto di aver ascoltato le preoccupazioni dei residenti di Sulukule,
e passerà il rapporto ai suoi capi. Ustaoğlu ha anche promesso alle 100
famiglie in attesa che verrà notificato loro entro la fine della settimana la
loro qualifica di assistenza governativa.
Con un aumento, per l'anno 2008, del 110% dei suoi interventi in favore di
famiglie che vivono in carovane private di elettricità, lAssociation
nationale des gens du voyage catholiques (ANGVC) suona il campanello
d'allarme. "L'abitare in carovana non è riconosciuto come alloggio e non è
protetto da alcuna tregua invernale, così dobbiamo evocare -motivi umanitari-
per evitare tagli o riattivare gli allacciamenti a -5 o -10 gradi, per persone
che vivono su terreni famigliari da molti anni", sottolinea Marc Beziat,
delegato generale dell'associazione.
LAssociation nationale internationale tsigane (Asnit) e lUnion
française des associations tsiganes (Ufat) confermano questa
constatazione e rimarcano che la tendenza in aumento del numero dei conflitti si
ripete nel 2009.
[...]
Spesso presi di sorpresa da iniziative dell'Electricité réseau
distribution France (ERDF) chiedono di assumersi la responsabilità se
rinnovare o meno degli allacciamenti provvisori finora a rinnovati tacitamente,
le comunità vivono male l'obbligo di prendere decisioni con una mannaia sulla
testa.
"Chiediamo un chiarimento dei rapporti tra i comuni e la ERDF, perché per il
momento le regole e le responsabilità non ci sembrano ben stabilite", ha
dichiarato lo scorso 26 febbraio il sindaco di Brie-Comte-Robert, sollecitato da
alcune famiglie residenti su quel territorio da quattro anni.
Nella Sarthe diversi comuni, tra cui Ruadin Changé, si sono impegnati dalla
fine del 2008 per le revisione dei piani locali d'urbanizzazione (PLU). Di
fronte a proprietari o locatari di terreno non edificabile che vivono in
carovane, i comuni si trovano di fronte a obblighi contraddittori.
Si trovano, da un lato, nell'obbligo di permettere l'accesso di tutti gli
abitanti ai servizi fondamentali dell'elettricità e dell'acqua, e dall'altro,
devono applicare il codice dell'urbanismo che non riconosce l'abitare in
carovane solo su terreni attrezzati. Queste ultime costrizioni necessitano di
lunghe procedure tenendo conto del diritto di proprietà, delle possibilità di
regolarizzazione dei lotti utilizzati, delle possibilità di scambio di terreno o
di rialloggio delle famiglie.
Foto Michael Heitmann: La madre single Helena Koňová
attende la rilocazione forzata verso quelle che chiama unità "sporche ed in
rovina" come parte della proposta di Chomutov.
By Curtis M. Wong and Sarah Borufka, Staff Writers Chomutov, North Bohemia
Situata in una delle aree più indigenti del paese, la città di Chomutov
trasuda un'aria di profondo sfinimento. Appartamenti sbriciolati si allineano
ciascuno sulle vie principali, e persone dall'aria poco rassicurante
bighellonano fuori da trasandati bar con slot-machine e take-away asiatici.
Le industrie locali hanno lasciato i residenti senza lavoro, ed il municipio
di Chomutov spera di riaccendere la propria immagine con una complessa proposta
che ha avuto effetto a febbraio. Chiamato "Záchranný kruh" (Salvavita), il piano
ha lo scopo di rimuovere quelli a cui la sindaca Ivana Řápková si riferisce come
"gente che crea confusione" - incluse prostitute e percettori di previdenza
che non pagano l'affitto - dalle aree centrali e dai quartieri residenziali lì
attorno.
"Il nostro scopo è aiutare i cittadini decenti", ha detto Řápková. "Per la
prima volta nella storia della nostra città, tutti i dipartimenti municipali
stanno lavorando assieme... E' un sistema complesso di misure che si indirizza a
tutta la gente inadattabile di Chomutov".
Le statistiche di Řápková sono sconcertanti. Le registrazioni del municipio
di Chomutov indicano che gli sono dovuti un totale di 240 Kč di affitti
arretrati, come pure dalle susseguenti multe, soprattutto da parte di percettori
di previdenza. La popolazione di Chomutov attualmente si aggira sui 50.000
abitanti, e si stimano in 8.000 quanti attualmente ricevono sussidi statali, di
cui circa l'80% secondo quanto riferito è di origine Rom.
Nonostante la lodi del Ministro degli Interni Ivan Langer e dei residenti
dell'area (in oltre 10.000 hanno firmato una petizione online di appoggio alla
nuova legislazione in un periodo di otto giorni), l'iniziativa è stata
largamente bocciata a livello nazionale, sollevando le critiche dei locali
gruppi umanitari e anche di Michael Kocáb, Ministro per i Diritti Umani e le
Minoranze. Tra le molte preoccupazioni c'è la nuova procedura che permette agli
incaricati comunali di pubblicare i permessi di chi riceve la previdenza, come
pure il piano di rilocazione, che trasferisce chi non ha pagato l'affitto dagli
appartamenti comunali a blocchi di container in un'area periferica di Chomutov
che la città ha comprato quattro anni fa.
Foto Michael Heitmann: I gruppi dei diritti umani
considerano l'alloggio in container un piano inadeguato e populista.
Gli incaricati comunali dicono che il 60% degli avvisi di sgombero saranno
consegnati entro le prossime due settimane a chi non ha pagato l'affitto. Poco
dopo, i primi residenti si sposteranno nei container, poveramente isolati.
Precedentemente usati come magazzini, alcuni di questi attualmente mancano di
adeguato riscaldamento ed impianto elettrico, ed i residenti avranno l'accesso
solo alle docce ed ai ricoveri comunali. Una volta lì, i residenti dovranno
pagare 400 Kč ($18) al mese più i servizi.
"Il piano di Řápková è completamente demagogico", ha detto Jarmila Kuchárová,
assistente sociale presso il ramo di Chomutov di Člověk v tísni (Gente in
Difficoltà), una OnG. "Semplicemente non sono politiche sociali appropriate
quelle di rimuovere i residenti dalla loro casa e mandarli in appartamento -di
rimpiazzo- che sono così inadeguati."
Tra quanti stanno aspettando la rilocazione c'è Helena Koňová, madre single
di tre figli, che attualmente vive provvisoriamente in un appartamento lungo il
blocco dove sono situati i container. "Voglio solo vivere come chiunque altro,
in un appartamento con l'acqua calda ed il riscaldamento centralizzato," ha
detto Koňová, il cui marito è attualmente in prigione. "Non penso che sia troppo
chiederlo per una madre con tre figli. Quelli nuovi sono sporchi ed in rovina."
I gruppi umanitari locali hanno fatto un paragone tra le proposte di Řápková
e l'altrettanto criticata operazione dell'ex Ministro allo Sviluppo Regionale,
Jiří Čunek. Nel 2006, Čunek, che era allora sindaco di Vsetín, Moravia
orientale, spostò diverse famiglie rom dai quartieri centrali in case scadenti
ai margini della città.
"Politicamente favorevole"
A differenza di Čunek, che espressamente rivendicava che lo scopo del suo piano era di
"allontanare il pus dalla ferita", Řápková non fa riferimento esplicito ai
cittadini rom nel descrivere la sua proposta ma, dato che la maggior parte di
chi riceve assistenza sociale è di origine rom, i gruppi umanitari locali dicono
che sono certi la cosa sia implicita.
"E' ovvio che la gente dovrebbe essere obbligata a pagare i propri debiti,
indipendentemente dalla sua razza", dice Jan ipo, altro assistente sociale di
Gente in Difficoltà. "Spostare i residenti in questi blocchi non è differente
dal creare un altro ghetto... E' un modo di raggruppare gente di razza simile e
creare uno stigma che rimarrà con loro per il resto della vita".
Continua suggerendo che il piano municipale sia ampliamente motivato
politicamente. "E' un periodo politicamente favorevole a Řápková per
portare [le tematiche rom] in prima linea e nascondere le altre urgenze della
città".
Řápková ha rifiutato queste proteste, notando che molti dei residenti
che saranno mandati nei container hanno causato molestie domestiche ed hanno, in
qualche caso, danneggiato altre proprietà immobiliari cittadine.
"Questa diventerà, naturalmente, una sistemazione di base, e non augurerei a
nessuno di viverci", ha detto Řápková. "Non ci siamo preoccupati del colore
della pelle, ma se qualsiasi persona pagasse l'affitto e se disturbasse qualcuno
nei paraggi. Le stesse politiche saranno applicate a normali famiglie che
lavorano e che possono aver contratto debiti".
ipo ha detto che la città dovrebbe assumere un approccio più individuale
nell'affrontare i debitori che dovrebbe includere il regolare pagamento delle
bollette, ed ha detto che la sua organizzazione ha suggerito di sviluppare una
politica cittadina che dovrebbe permettere a chi riceve previdenza per
estinguere i debiti tramite programmi di servizio comunitario, che prevedano un
graduale rientro.
"Come fornitore di servizi sociali, posso dirvi che queste persone di solito
non vedono i debiti nella stessa maniera degli altri cittadini", dice. "Non
penso che siano state esplorate tutte le opzioni... Questi debiti avrebbero
dovuto essere risolti prima, invece di permettere il loro accumulo e poi di
portare via tutto a questa gente".
PresseOcean.fr Nantes, martedì 24 marzo2009, Società Il dispositivo dei
terreni convenzionati comincia a dare i suoi frutti
Una casa per i Rom
Dumitru e Maria approfittano al massimo della loro piccola casa e
dell'orto che hanno sistemato
Una trentina di persone sono state rialloggiate. Esempio con una di queste
famiglie installata a Bellevue, Nantes.
Sorride e ringrazia il cielo. "Questa casa, è un sogno che si realizza", ripete
Dumitru, come per convincere se stesso. Da due mesi, questo padre di famiglia
rom è stato rialloggiato dai servizi della metropoli di Nantes. Con sua moglie e
gli otto figli, occupa il piano di un edificio nel quartiere Bellevue a
Nantes.
Sala da pranzo, soggiorno, cucina, bagno e tre camere. Non un gran lusso, "ma è
bella davvero" si rallegrano Dumitru e la sua sposa Maria. "Abbiamo la nostra
camera, i ragazzi ne condividono una, le ragazze un'altra", descrive il padre.
"Ci hanno donato dei mobili, abbiamo tutto il necessario". Un reale sollievo per
una famiglia che ha vissuto oltre cinque anni in roulotte.
Cinque anni nei campi
Dopo un passaggio in Italia, Dumitru era venuto in Francia per curare suo figlio
maggiore. "Gli avevano diagnosticato una grave malattia, in Romania non
aveva alcuna possibilità", racconta. Finalmente, l'adolescente si rimetterà. "Ma
ho deciso di restare. Mi son detto che qui c'erano più opportunità". Dumitru
prende rapidamente un tono più basso. Con la sua famiglia, ha assaggiato la
feccia dei campi selvaggi dell'agglomerato. "Siamo stati a lato di Beghin Say,
sul lungofiume Wilson, in una casa a Cheviré poi sul terreno della Meuse",
espone nei dettagli Dumitru che si rammarica di "questa logica di espulsione"
contro i Rom. Il padre di famiglia concatena piccoli lavori giornalieri, spesso
stagionali. "E' dura vivere così. Ci si preoccupa per i figli", prosegue. Poi,
arriva il 2007 e la messa in atto dei terreni sistemati dalla metropoli di
Nantes e dal Consiglio Generale. Dumitru e Maria sono integrati in questo
dispositivo che prevede un accompagnamento verso il lavoro e l'alloggio. Un
percorso che non è senza chiedere sacrifici.
Comunità
"La vita in comunità è molto importante nella nostra cultura. Alcuni hanno preso
male l'installarsi in casa, molti sono gelosi", spiega Dumitru che, senza
tagliare i contatti con i suoi, ha messo da parte certe tradizioni. "Occorre per
integrarsi. Per esempio, non mi rivolgo più al tribunale della comunità, ma
credo nella giustizia francese".
Evoluzione che gli ha aperto le porte di questo alloggio. Anche se resta
temporanea, si tratta di una casa precedentemente svuotata dalla metropoli di
Nantes, in attesa della sua distruzione. Oggi il padre moltiplica gli sforzi per
trovare un contratto a tempo indeterminato. Ed ha ritrovato il gusto di
accogliere: "Soprattutto, ritornate a prendere un caffè o a mangiare un
barbecue. Quando il nostro orto sarà pronto, sarò pieno di frutta e legumi da
assaggiare":
Sulukule per noi era Parigi, questa è una prigione: i Rom
raccontano
ISTANBUL - Nel progetto per salvare
Sulukule, l'Amministrazione per lo
Sviluppo dell'Alloggio ha offerto case pubbliche per sistemare i Rom dal loro
quartiere. Tuttavia, sino ad oggi soltanto 27 delle famiglie vivono nelle nuove
case costruite a Taşoluk perché gli altri non potrebbero permetterselo.
La maggior parte delle 300 famiglie rom che sono state spostate da Sulukule a
Taşoluk non sono state capaci di adattarsi al loro nuovo ambiente a causa di
difficoltà finanziarie. Dopo sei mesi, restano solo 27 famiglie.
Le famiglie rilocate nelle nuove case, costruite dall'Amministrazione per
lo Sviluppo dell'Alloggio (o TOKI), hanno di fronte un debito di 15 anni. Rate
accumulate ed elettricità, gas ed acqua non pagate li hanno messi sulla strada
degli uffici di riscossione del debito.
Le famiglie stanno trasferendo i loro diritti su case i cui prezzi variano da
3.000 a 35.000 lire turche e stanno andandosene. Ci sono solo 27 famiglie Rom
rimaste a Taşoluk.
Vivendo alla soglia della fame
Normalmente, TOKI include nei suoi contratti standard una clausola che
impedisce il trasferimento degli alloggi per un anno, ma i contratti stipulati
con le famiglie rom non la contengono, aprendo la strada a trasferimenti a basso
costo.
F. A., un Rom che ha vissuto alla soglia della fame prima di essere spostato
a Sulukule, ha detto: "Ci hanno portato qui, dicendo che siamo poveri, ed ora ci
stanno trattando come se fossimo ricchi. Non potremmo pagare i nostri debiti;
vengono dall'ufficio riscossione. Così di giorno stiamo a Fatjh e non verranno a
prendere la nostra roba."
Un'altra donna ha detto, "Sulukule per noi era Parigi. Questa è una prigione.
Diventiamo nevrotici. Moriamo lentamente."
Gürkan Tokay, un altro residente, ha descritto la morte di suo padre.
"Qui non c'è un centro sanitario; è a 2 km. da qui. Mio padre si è ammalato
pochi mesi fa. Penso fosse un attacco di cuore. Siamo corsi al centro sanitario,
che era chiuso perché era notte. Così l'abbiamo portato ad
Arnavutköy. Là c'è un ospedale, privato. Mio padre è morto prima che potessero
intervenire. Hanno voluto 250 lire. Ci hanno chiesto dei soldi per il morto e
non hanno rilasciato il corpo."
TOKI ha costruito le case per gente in difficoltà finanziarie nel 2008. Di
1.402 case, 450 sono state riservate ai Rom rilocati da Sulukule. E' stata
organizzata una lotteria e sono state scelte 300 famiglie sono state scelte per
vivere negli appartamenti da 280 a 425 lire al meseper 15 anni. Il comune di
Fatih ha sistemato due autobus di linea per il trasporto: uno da Taşoluk a Fatih,
che arriva alle 7 di mattina ed uno da Fatih a Taşoluk che arriva alle 8.
Non è lasciata nessuna solidarietà
Sükrü Pendük, presidente della Fondazione per lo Sviluppo della Cultura di
Sulukule, ha detto: "La mia gente è stata bandita dalle proprie case, dove
vivevano assieme al vicinato, per questi edifici di cemento. Avevamo una cultura
di quartiere con solidarietà sociale che teneva in piedi le famiglie."
C'è una sola drogheria a Taşoluk, che non vende a credito. L'unico posto dove
socializzare è la casa del tea condotta da Göksel
Küçükatasayan, che ne aveva una anche a Sulukule. Ma è vuota anche nei fine
settimana.
"Non posso fare affari, sono in debito," ha detto
Küçükatasayan."Ce ne andremo da qui. E' fuori dalle nostre mani."
Non ci sono scuole superiori. I bambini che hanno iniziato la scuola primaria
con due mesi di ritardo, stanno avendo problemi di adattamento. Alcuni di loro
non sono stati accettati a scuola con la giustificazione che erano sotto
programma.
Secondo un nuovo rapporto della Commissione per i Diritti Umani e
l'Eguaglianza, basterebbe un miglio quadrato di terra in tutta l'Inghilterra per
fornire a tutte le famiglie Zingare e Viaggianti di un numero sufficiente di
siti. Investire in misura adeguata genererebbe reddito per i consigli,
migliorerebbe le relazioni tra comunità e fornirebbe una sistemazione decente.
Lo studio mostra che siti autorizzati e ben condotti potrebbero esistere in
armonia nelle comunità, aggiungendo che i comuni stanno spendendo ogni anno 18
milioni di sterline dei contribuenti, per sgomberare Zingare e Viaggianti da
siti non autorizzati.
Oggi (4 aprile ndr), le organizzazioni rom ed i loro alleati a Belgrado,
stanno organizzando una dimostrazione in risposta alla demolizione degli alloggi
della comunità rom nel Blocco 67, situato a Nuova Belgrado. La violenta e
sorprendente mossa di distruggere le case e l'intera comunità è stata
organizzata dalle autorità della Città di Belgrado, col supporto del sindaco
Dragan Djilas. C'è bisogno della vostra solidarietà!
Venerdì mattina (3 aprile), è iniziato lo sgombero violento e forzato delle
famiglie rom che vivono nel Blocco 67. I residenti di questa comunità dicono che
la demolizione è iniziata improvvisamente alle sei di mattina, guidata da un
ampio schieramento della polizia e di forze speciali. La brutalità della
polizia si è mostrata nell'evacuazione di emergenza di due donne della comunità.
Le proprietà ed i beni sono stati lasciati sotto le rovine. Una parte della
comunità sta ora passando la notte di fronte al Consiglio Cittadino. Sono senza
abiti pesanti, coperte, cibo e medicine (molti le hanno dovute abbandonare). I
residenti dicono che durante la giornata giovano non identificati su
motociclette li hanno provocati ed hanno installato la paura nella comunità.
Nel contempo, non è stata assicurata alcuna alternativa alloggiativa dal
governo della città, e nessuno si prende cura delle loro esigenze. Il Sindaco
Djilas ha annunciato che è "necessario che siano rimossi dall'area cosicché
possiamo costruire un nuovo viale necessario per lo sviluppo della città, e
tenere gli eventi pianificati per il futuro." Ha anche minacciato di impiegare
le forze di polizia per rimuovere qualsiasi protestante che intendesse bloccare
le strade. Queste azioni sono state precedute da una campagna sui mezzi di
informazione che giustificavano l'espulsione dei Rom che vivevano a Nuova
Belgrado, sotto considerazioni di "sicurezza" e "immagine cittadina" in vista
delle Universiadi 2009. Attraverso le sue dichiarazioni, il Sindaco Dragan Djias
ha contribuito alla relazione fascista contro i cittadini rom e giustificato la
distruzione delle loro case. Come alternativa il comune suggerisce un muro
attorno alla comunità cosicché "non vengano viste le deformità cittadine durante
l'Universiade."
Questo significa che l'Universiade sarà pagata con vite umane se necessario?
I nostri concittadini che sono stati lasciati senza casa sono determinati a
combattere per i loro diritti, il loro diritto alla vita, alla libertà, alla
casa e al lavoro.
Oggi (sabato) alle 13 è stata organizzata una protesta contro il brutale
comportamento con cui il governo di Belgrado preferisce risolvere i problemi
della città. Appoggiate la gente che è stata buttata per strada in questa
maniera violenta. Dobbiamo alzarci in solidarietà con i Rom di Belgrado, non
dobbiamo permettere che le loro case siano distrutte, che siano costruiti muri
fascisti e che la gente sia rinchiusa nei ghetti!
Chiediamo solidarietà internazionale per coordinare queste azioni (traduco il
testo sotto elencato in italiano, al link
Roma_ex_Yugoslavia trovate quello in inglese, se preferite ndr):
VI PREGHIAMO CONTATTARE I SEGUENTI: (1) Ufficio del Sindaco della Città di
Belgrado; (2) Ufficio del Presidente della Repubblica di Serbia; (3) Ufficio
Centrale della Federazione Sportiva Universitaria (che organizza l'Universiade a
Belgrado); (4) La vostra più vicina ambasciata o consolato serbo.
(1) Mayor's Office:
E-mail: natasa.golubovic@beogradsg.org.yu
Head of Office, tel: 3246-764, 3229-787
tel: 3247-424, tel/fax: 3344-675
Natasa Golubović
esperta
indipendente associata in affari internazionali
Spettabile Sindaco Dragan Djilas:
Le scrivo per esprimere il mio oltraggio sulla recente espulsione razzista di
50 famiglie dalla comunità rom del Blocco 67, vicino a Belvil a Nuova Belgrado.
Chiedo che il vostro governo prenda tutte le misure necessarie per fornire la
restituzione ai residenti della comunità e prevenire ogni ulteriore espulsione
di famiglie rom o la loro ulteriore esclusione sociale.
Belgrado non può aspettarsi di riqualificarsi agli occhi del mondo ospitando
le Universiadi o i contesti dell'Eurovisione, mentre continua a negare i diritti
fondamentali alla casa, impiego, vita e sicurezza dei suoi residenti,
particolarmente i più vulnerabili e socialmente esclusi.
Io chiedo che il vostro governo risponda ed incontri i propri obblighi di
fronte a numerose convenzioni internazionali e lavori per assicurare i diritti
dei residenti rom invece di schierare le forze di polizia per sopprimerli ed
ingaggiarli nella "pulizia sociale."
Distinti saluti,
(2) Presidente della Repubblica di Serbia:
GENERAL SECRETARIAT OF THE
PRESIDENT OF THE REPUBLIC OF SERBIA
Andricev venac 1, 11000 Beograd, Serbia
tel: +381 (0)11 3632-007, 3632-136
e-mail: kontakt.predsednik@predsednik.rs www.predsednik.rs
Spettabile Presidente Boris Tadic:
Le scrivo per esprimere il mio oltraggio sulla recente espulsione razzista di 50
famiglie dalla comunità rom del Blocco 67, vicino a Belvil a Nuova Belgrado.
Imploro il vostro governo perché prenda tutte le misure necessarie per
sanzionare le Autorità della Città di Belgrado ed assicurare che forniscano
restituzione ai residenti di questa comunità rom e lavorino per prevenire ogni
ulteriore espulsione di famiglie rom o la loro ulteriore esclusione sociale in
Serbia.
Belgrado non può aspettarsi di riqualificarsi agli occhi del mondo ospitando
le Universiadi o i contesti dell'Eurovisione, mentre continua a negare i diritti
fondamentali alla casa, impiego, vita e sicurezza dei suoi residenti,
particolarmente i più vulnerabili e socialmente esclusi.
Io chiedo che il vostro governo risponda ed incontri i propri obblighi di
fronte a numerose convenzioni internazionali e lavori per assicurare i diritti
dei residenti rom invece di schierare le forze di polizia per sopprimerli ed
ingaggiarli nella "pulizia sociale."
Niente... 1000 anni di storia zingara spazzati via in 1-2 ore. "Chi se ne
importa... sono solo zingari che non fanno profitto per i business men e
le autorità. Quindi,perché dovremmo rispettare questi Rom?" Questo il senso del
trattamento di gente non così obbediente da parte delle autorità turche.
Qualcosa rimarrà... non tutto è andato perso [vedere anche
http://sulukulegunlugu.blogspot.com/(in turco ndr)]. Ma il modo in cui le autorità trattano la gente di
Sulukule è sintomatico di ciò che aspetta a tutti quanti non siano
profittevoli ed obbedienti... E' tempo di attaccare insieme e far sapere alle
autorità che non obbediremo più... faranno meglio a nascondersi...
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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