Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 06/07/2007 @ 09:57:01, in Europa, visitato 2021 volte)
Da
Czech_Roma
Vrbno pod Pradedem, Moravia Settentrionale, 2.7.2007, 15:03, (CTK) -
Sabato ignoti hanno lanciato una bomba molotov dentro la casa di una famiglia
Rom a Vrbno pod Pradedem, dice un portavoce della polizia. Erano presenti cinque
persone nella casa, fortunatamente nessuno è stato ferito. L'attentatore o gli
attentatori erano in macchina ed hanno lanciato la molotov attraverso la porta
d'ingresso della casa.
[...] Il portavoce dice che una poltrona ha preso fuoco e la porta
d'ingresso di legno è stata danneggiata. Fortunatamente la famiglia - due adulti
e tre bambini - durante l'attacco era in un'altra stanza a guardare la TV.
Un caso simile era in passato accaduto a Karvina, nella Moravia del nord,
quando ignoti assalitori avevano gettato due molotov in una casa Rom. Un'ondata
di attentati simili si registrò a Krnov, Moravia settentrionale, tra il 1996 e
il 1998.
Il Tribunale Regionale di Ostrava ha sospeso la sentenza contro cinque
persone, condannate per il lancio di quattro molotov in due case Rom nel
febbraio 1996.
Nel 1998 Radek Bedri, 21 anni, lanciò una molotov contro una casa Rom a Krnov.
Sei persone stavano nel contempo dormendo nella casa. Emilie Zigova, 52 anni,
scappò d'un soffio alla morte, mentre suo marito venne bruciato alle gambe.
Il tribunale inflisse a Bedri, membro di un gruppo neonazista, due anni di
prigione, ma prosciolse altre due persone che erano con lui per mancanza di
evidenza.
Di Fabrizio (del 07/07/2007 @ 09:43:37, in Italia, visitato 1742 volte)
Città Aperte: Genti, Generi, Generazioni
XIII Meeting Internazionale Antirazzista
21-28 luglio 2007
Le città sono
attraversate oggi, più che in passato, da fenomeni sociali complessi
derivanti dalla mobilità interna e internazionale.
Milioni di persone
sono alla ricerca di un futuro migliore o di protezione. Gli effetti
dell’ingiustizia globale, delle guerre e dei conflitti tra gruppi hanno
moltiplicato il numero di uomini e donne che si muovono da un punto
all’altro della Terra.
Le città, nel nord
come nel sud del mondo, rappresentano la meta privilegiata di queste
migrazioni. L’arrivo dei migranti nelle città modifica la fisionomia urbana.
Nascono spesso nuove barriere, più o meno visibili, che derivano da
differenze, vere o presunte, intorno alle quali si costruiscono nuovi
assetti e relazioni sociali.
Riflettere sulle
trasformazioni urbane oggi vuol dire affrontare il nodo centrale della
società del futuro, del mondo che vorremmo.
Città Aperte o città chiuse?
Come ogni anno stiamo lavorando
per l’organizzazione del Meeting Antirazzista che avrà luogo a Cecina dal 21 al
28 luglio 2007.
Quest’anno abbiamo in programma una giornata incentrata
sul popolo Rom (fissata per il 25 luglio) che si articolerà nel modo seguente:
Dalle ore 10
alle ore 13
-
incontro con il Comitato nazionale Rom e Sinti Insieme;
dalle ore 15
alle ore 17
-
presentazione della pubblicazione con DVD del Progetto Rom Toscana
e delle sue buone prassi, frutto dell’esperienza data da anni di lavoro, e di
altre buone prassi in atto sul territorio italiano;
dalle ore 17
alle ore 19
-
incontro che prevede la discussione di questioni importanti
concernenti la situazione dei Rom in Italia;
ore 21.30
-
esibizione di un gruppo di musicisti Rom.
La invitiamo pertanto a
partecipare a questa iniziativa considerandola molto importante, sicuri che
possa costituire un’ulteriore occasione per approfondire il delicato tema, a noi
tutti caro, della situazione dei Rom e Sinti in Italia.
Sperando che vogliate prendere
parte alla nostra iniziativa, vi ringraziamo per il vostro impegno e per la
vostra attenzione.
Cordiali saluti
Roberto Ermanni
ARCI Toscana
AT Toscana
Settore Immigrazione
Per ulteriori informazioni:
Stefano Kovac
Accoglienza Toscana
Tel. +39 055 26297242
www.accoglienzatoscana.it
Demir Mustafa
Operatore sociale
Arci Toscana
Cel: 338/2978075
demirmustafa@virgilio.it
Meeting Internazionale
Antirazzista
e-mail:
meeting.toscana@arci.it
Tel. +39 0586
684929
http://meeting.accoglienzatoscana.it
Di Fabrizio (del 08/07/2007 @ 09:53:23, in scuola, visitato 1839 volte)
Da Czech_Roma
Krnov, North Moravia, July 3 (CTK) - Il municipio di Krnov abolirà le classi speciali dove il 95% dei bambini sono Rom. L'ha comunicato oggi Dita Cirova, portavoce del municipio.
Cirova ha detto che il municipio intende integrare i Rom nelle altre scuole della città per evitare ulteriori problemi in seguito con le classi collettive.
Uno dei principali aspetti della decisione è che i costi per le scuole speciali sono diverse volte superiori delle altre scuole, aggiunge Cirova.
"Non intendiamo separare i Rom, quantunque i Rom stessi hanno scelto la scuola," dice la vicesindaca Alena Krusinova.
"Tuttavia, vogliamo offrire loro le stesse possibilità e condizioni di educazione come per il resto dei bambini di Krnov," dice la Krusinova.
La scuola segue i bambini dal primo al quinto grado ed è molto popolare tra i Rom, in quanto tiene conto dei loro problemi.
Gli insegnanti prestano attenzione alle relazioni e tradizioni dei Rom, la scuola fornisce corsi preparatori e attività libere e ci sono assistenti Rom. Ci sono gruppi di musica e danza.
Però i problemi emergono quando i bambini avanzano al sesto grado dell'istruzione.
"Entrano nelle classi dove già ci sono collettivi stabilizzati. A causa delle diverse caratteristiche e complessità, a volte è difficile per loro integrarsi" continua Krusinova.
Frequentando la scuola collettiva già dal primo grado, hanno maggiori possibilità di raggiungere livelli più alti e integrarsi col resto dei bambini, aggiunge.
L'integrazione partirà da settembre. D'altra parte, il municipio intende fornire le scuole di assistenti Rom.
Oramai da alcune settimane anche Milano si allinea alla linea veltroniana degli sgomberi. Come a Roma anche a Milano sono giornalieri gli sgomberi delle famiglie Rom che si spostano in altre aree. Ultimo in ordine di tempo, ieri mattina in un'area adiacente al Parco delle memorie industriali, tra la via Spadolini e la ferrovia, nei pressi della via Pompeo Leoni. Fa sorridere la dichiarazione trionfante di De Corato: "Oggi e' stata liberata un'altra area occupata abusivamente da una baraccopoli. Come promesso, con i dovuti tempi, ma inesorabilmente, andremo a ripristinare la legalità sul territorio, mettendo fine a tutte le zone franche, secondo la Mappa del rischio elaborata dalla Polizia Locale e condivisa da Prefettura e Questura con la firma del Patto per la Sicurezza". L'operazione, cominciata alle 7.30, e' stata pianificata e condotta dalla Polizia Municipale, sezione Problemi del territorio, di concerto col settore Ambiente del Comune. Sul posto sono intervenuti tre agenti e un commissario. Dopo l'abbattimento delle baracche, sono cominciate le operazioni di bonifica del territorio da parte dell'Amsa, cui seguira' l'intervento del Nuir (Nucleo intervento rapido), che provvederà a ripristinare le parti danneggiate della recinzione metallica in modo da chiudere perfettamente l'area. Leggi l’agenzia stampa… http://www.agi.it/milano/notizie/200707071214-cro-r012104-art.html
In frazione Rifreddo di Mondovì fino a metà mese trenta famiglie sinte pregano nella tenda-chiesa dei fedeli della Missione Evangelica Zigana. "la nostra e' un'opera di recupero sociale": del gruppo fanno parte quattro ministri di culto. È una “tenda-chiesa” quella allestita su un terreno in frazione Rifreddo, periferia di Mondovì. Un luogo di preghiera per i fedeli della Missione Evangelica Zigana. Resteranno a Mondovì fino a metà luglio, per una missione di preghiera e recupero sociale. La prima cosa che vogliono precisare: “Ringraziamo di cuore il Comune di Mondovì, per l’ospitalità che dà alla nostra chiesa” La cosa ha naturalmente suscitato preoccupazione tra i residenti della zona, che certo non si aspettavano l’allestimento di un campo. Non vi è nulla di irregolare: la Missione soggiorna all’interno di un terreno di proprietà privata, col permesso del proprietario e notifica a questore e prefetto. “Abbiamo scelto la zona di Mondovì, in cui non avevamo mai fatto tappa per missioni di preghiera finora – ci dice Valentino, uno dei fedeli –. E vogliamo ringraziare il Comune di Mondovì, il sindaco e le forze dell’ordine, per l’accoglienza. La nostra è un’opera di recupero sociale, nel nome di Dio, che la nostra Chiesa porta avanti da anni”.
Si torna a parlare di Rom e Sinti a palazzo Ferro-Fini. La commissione cultura del Consiglio regionale Veneto, presieduta da Daniele Stival, ha, infatti, iniziato l'esame di due proposte di legge sull'argomento. La prima e' firmata dal gruppo della Lega Nord e consiste in un unico articolo che chiede l'abrogazione dell'attuale normativa regionale (legge 54 del 1989 - http://www.sucardrom.eu/regionale.html#veneto-) che regolamenta la presenza dei campi nomadi nei comuni veneti. La seconda proposta, primo firmatario Raffaele Zanon (An), oltre ad abrogare la legge in vigore propone una serie di norme che intendono affrontare la nuova situazione venutasi a creare, in fatto di presenza di nomadi, con l'allargamento dell'Unione Europea a paesi dell'Europa orientale come Romania e Bulgaria. Il progetto propone una serie di regole che dovranno essere osservate dalle comunità Sinte e Rom che intendono usufruire delle aree comunali: fare richiesta di sosta al comune interessato esibendo validi documenti di identità, versare una cauzione che verrà restituita al termine dell'utilizzo dell'area, contribuire alle spese per l'erogazione di acqua corrente potabile ed energia elettrica, registrare la presenza dei minori soggetti all'obbligo scolastico, rispettare le norme di igiene e pubblica sicurezza. In poche parole un cosiddetto “patto di solidarietà e legalità”. I Comuni dal canto loro provvederanno alla realizzazione delle aree e, in accordo con gli uffici scolastici, ad adottare le iniziative idonee a favorire l'inserimento dei minori nella scuola materna e dell'obbligo vigilando sulla regolare frequenza scolastica. Sempre a tutela dei minori la proposta di legge stabilisce una serie di attività (sperimentazioni didattiche e programmi di sensibilizzazione) da affidare ai Comuni soprattutto per contrastare l'abbandono scolastico dei bambini in modo da evitare il loro sfruttamento in attività illegali o, comunque, non educative.
Di Fabrizio (del 10/07/2007 @ 09:33:36, in Europa, visitato 1922 volte)
Il campo Rom - Posted by Ingrid Stegemoeller @ 08:09:58 pm
Vedo la mancanza di speranza e rassegnazione. Vedo gli occhi di chi non ha
forza, non ha diritti e possibilità di scelta. Le loro case sono baracche.
Vivono tra persone che non li vogliono, che non vogliono vedere o conoscere
queste paurose condizioni di vita. Sono rifugiati senza nessuna patria. Le loro
dimore sembrano arrivare da tanto tempo fa - prima delle fognature, prima
dell'acqua potabile corrente. Chi sono queste persone? Sono i Rom, il popolo
zingaro.
Lunedì 25 giugno, un partecipante Rom del Nansen Center di Bujanovac, Serbia,
ci ha mostrato il campo Rom proprio fuori dalla città. Il viaggio era
originariamente in agenda, ma al momento di partire la nostra guida non era
tanto sicura che fosse una buona idea. Dato che la nostra intenzione era
comprendere la situazione dei Rom in Serbia, la nostra guida era preoccupata che
la gente del campo si sentisse come animali nello zoo. Alla fine si è deciso di
andare. Pensavo di guidare a lungo. Il viaggio è durato meno di cinque minuti,
il campo si poteva raggiungere a piedi dal Nansen Center. Mi sono sorpresa che
condizioni di vita così primitive esistessero tanto vicino ad una città.
I Rom sono un popolo disperso in tutta Europa. A Bujanovac sinora non avevano
una rappresentazione politica. Nansen Dialogue di Bujanovac ha lavorato con i
locali Rom per riunire i loro quattro o cinque partiti in uno solo, per aiutarli
ad avere una rappresentanza municipale. Dato che quanti sono nel campo che
abbiamo visitato sono rifugiati dal Kosovo, non hanno documenti ufficiali, ciò
significa che non possono fare ritorno da dove sono venuti.
Essenzialmente, un gruppo una volte nomadico è rinchiuso in un campo di
comunità divise (separati in aree di etnia Serba ed Albanese) con poche opzioni
di un cambio positivo.
Il sole risplende caldo quando usciamo dalle macchine. Il nostro gruppo
consisteva in cinque di noi della PLU, due del Nansen Center ed un componente
della comunità Rom - la nostra guida - che aveva ottenuto una posizione eletta
nel governo municipale. Non so cosa mi aspettavo di vedere, ma quel che ho visto
non lo dimenticherò facilmente. Abbiamo camminato attraverso una terra asciutta
ricoperta di rifiuti, fra una fila di dimore che possono essere descritte al
meglio come baracche improvvisate. Erano fatte di metallo corrugato, vecchie
plastiche e tela. I tetti di plastica. La gente ci guardava mentre camminavamo e
i bambini camminavano dietro di noi.
Siamo entrati nella parte principale del campo e siamo stati accolti da un
anziano che aveva partecipato ad un seminario di Nansen Dialogue tenutosi alla
Nansen Academy di Lillehammer. Abbiamo camminato attraverso fogne all'aperto e
pozze stagnanti di acqua. Abbiamo scrutato attraverso i ripari non tanto alti da
levarsi in punta di piedi. Abbiamo visto pile e pile di spazzatura che cingevano
i limiti del campo. Gruppi di persone di tutte le età sotto li ripari, parlavano
tra loro guardandoci passare.
Quando abbiamo smesso di camminare, ci hanno circondato, con i loro occhi
scuri aperti dalla curiosità. La maggior parte dei Rom non lavora perché non
trovano impiego; essere assunti è difficile.
La nostra guida ci ha detto che il problema maggiore è disporre dei corpi di
chi muore. I soldi sono pochi per pagare un funerale adeguato e i corpi non si
possono abbandonare. Così si ammassa il proprio cibo e lo si vende in città per
avere denaro extra. A volte, gli anziani risparmiano sul cibo per un anno per
mettere da parte i soldi del funerale, secondo quanto ci ha raccontato la nostra
guida.
La parte più difficile della nostra esperienza non è stata la sporcizia o i
rifugi inadeguati, ma la mancanza di speranza. Questa gente esiliata non ha
letteralmente un posto per tornare. Ed in questi tempi moderni è doloroso
comprendere che migliaia di persone nella parte sviluppata del pianeta, vivono
in questa miseria, senza possibilità di evolvere. Sono abbandonati. Sono in un
paese a cui non appartengono e con poche speranze di movimento.
E' difficile immaginare come condividere questa esperienza. Ho lasciato il
campo sopraffatta e depressa. Tutto ciò che posso fare attualmente è continuare
ad analizzare quel che vedo, e condividere la mia esperienza così che gli altri
possano conoscere la farsa di questo gruppo di persone. Se ho imparato qualcosa
da questo viaggio, è stato di aiutare le persone a raccontare le loro storie.
[...] Voglio aiutare a condividere la consapevolezza sulla sofferenza dei Rom,
così che non passi più sotto silenzio. [...]
Come nota finale, per sensibilità verso quanti abbiamo visitato, non abbiamo
fatto fotografie.
Di Daniele (del 11/07/2007 @ 09:29:13, in Italia, visitato 2044 volte)
di Federica Santoro - Megachip
In questi giorni di polemiche attorno al “Patto per la sicurezza” voluto dal
sindaco di Roma Veltroni, è opportuno forse ripercorrere brevemente la storia
del “Popolo del vento”, in nome di quella integrazione che stenta nei fatti. Il
Patto prevede lo spostamento dei campi rom al di fuori del Grande raccordo
anulare con la costruzione di quattro mega villaggi da mille posti l'uno.
Chi crede che la diaspora delle carovane sia sinonimo di assenza di radici,
resterà sorpreso. Chi sono i Rom? Da dove vengono? Hanno mai provato ad
integrarsi? A differenza di quanto si possa pensare il popolo dei Rom non
nasce come un popolo nomade. Il lungo cammino delle carovane proviene da terre e
tempi lontani. È circa attorno all'anno mille che gli antenati degli attuali
Rom, Sinti, Kalè, Manush e Romnichals, vengono costretti ad abbandonare le loro
regioni natie nell'India settentrionale. I Rom discendono infatti da
un'antichissima popolazione indo-ariana e non da Balcanici o Rumeni come
confusamente si crede, fatto che dipende dalla loro lunga permanenza in quei
luoghi. A testimonianza di questo passato remoto, la loro lingua che deriverebbe
da alcuni idiomi del Pakistan, a cui i Rom hanno affidato la loro memoria nel
corso dei secoli fino alla metà del XIX, quando la tradizione da orale diventa
scritta, e non solo: molte sono le testimonianze nella letteratura classica
indiana di un popolo chiamato Domba legato agli attuali Rom. Ammaestratori di
cavalli, musicisti, giocolieri, saltimbanchi e allevatori, queste le attività
che accomunano i due popoli. Inizialmente, quindi la scelta di spostarsi fu
dettata dall'organizzazione, dalla necessità di trovare mercati in cui vendere
gli animali e pubblico sempre nuovo per gli spettacoli; sarà dall'anno mille che
i Rom inizieranno a muoversi per costrizione, in piccoli gruppi. Tra il 1001 e
il 1027, sotto la dominazione di Mahmud Al Gazni inizia la vera diaspora del
popolo Romanò. Dal nome di questo violento conquistatore deriva il termine
“gagè” col quale i Rom definiscono tutti coloro che non appartengono alla loro
comunità. A Bisanzio giungono nel XVI sec., associati alla setta eretica
Athsingani “intoccabili”, vengono creduti stregoni e perciò perseguitati e
isolati. Da qui nasce il pregiudizio che ha accompagnato per secoli il popolo
Rom, retaggio di antiche proibizioni vigenti nelle caste indiane. La loro
presenza nei Balcani e in Romania sarà segnata da secoli di schiavitù, così come
nel resto d'Europa. In Italia trovano un potente protettore: il Pontefice. Dalle
ricostruzioni storiche sembrerebbe che sia stato Martino V a rilasciare loro una
sorta di lasciapassare che li dichiara “pellegrini penitenti alla ricerca di
protezione”. Purtroppo il continente europeo è stato anche luogo di scellerati
massacri e violenze. Le comunità migranti hanno sperimentato le peggiori
persecuzioni con l'Olocausto della seconda guerra mondiale. È del 1938 la prima
legge del Reich contro i Rom, dal nome “Lotta alla piaga zingara”, editto dal
tragico epilogo: anche per loro si prospetta la soluzione finale. Il mondo
Romanò è oggi vastamente diffuso su tutti i continenti. “Tanti secoli di
repressioni, lutti, paure e dolori hanno portati le vari gruppi di Romanò,
meglio conosciuti come Rom a sviluppare uno spiccato senso di individualismo e
di autoprotezione” scrive il professore di origine Rom Santino Spinelli. Dopo
secoli di permanenza nella nostra penisola i Rom sono passati negli ultimi 50
anni dal nomadismo alla sedentarietà e in alcune regioni dell'Italia
centro-meridionale come l'Abruzzo, ad un grado di integrazione notevole in
seguito al loro riconoscimento dall'opinione pubblica della loro identità di
giostrai e circensi. Altro discorso è per gli ultimi gruppi arrivati assieme ai
profughi dopo le persecuzioni recenti subite nei Balcani. La loro condizione è
ancora disagevole e causa di luoghi comuni che li vogliono relegati nei campi,
in condizioni disumane, lontani dalla società civile di cui temono la
“contaminazione”. A fare spesa dell'emarginazione soprattutto i bambini che
cadono vittime di autentiche rappresaglie razziali, a scuola e per strada.
Secondo Spinelli, i Rom “auspicherebbero la creazione di strutture flessibili
adattabili alla situazione e che evitino l'emarginazione”. Una notevole
componente della comunità romanò, è oggi fornita di cittadinanza tanto da non
essere distinguibile dalla popolazione gagè. Dato importante se si pensa che il
futuro dei Rom è legato a doppio filo al loro riconoscimento in quanto popolo
senza territorio.
Di Fabrizio (del 12/07/2007 @ 09:30:23, in media, visitato 1691 volte)
Immagini di Rom al di là dei soliti stereotipi (cliccare sull'immagine per
accedere al portfolio).
Un'intervista
(in inglese) ad Andrew Miksys, autore delle foto.
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