Il campo Rom - Posted by Ingrid Stegemoeller @ 08:09:58 pm
Vedo la mancanza di speranza e rassegnazione. Vedo gli occhi di chi non ha
forza, non ha diritti e possibilità di scelta. Le loro case sono baracche.
Vivono tra persone che non li vogliono, che non vogliono vedere o conoscere
queste paurose condizioni di vita. Sono rifugiati senza nessuna patria. Le loro
dimore sembrano arrivare da tanto tempo fa - prima delle fognature, prima
dell'acqua potabile corrente. Chi sono queste persone? Sono i Rom, il popolo
zingaro.
Lunedì 25 giugno, un partecipante Rom del Nansen Center di Bujanovac, Serbia,
ci ha mostrato il campo Rom proprio fuori dalla città. Il viaggio era
originariamente in agenda, ma al momento di partire la nostra guida non era
tanto sicura che fosse una buona idea. Dato che la nostra intenzione era
comprendere la situazione dei Rom in Serbia, la nostra guida era preoccupata che
la gente del campo si sentisse come animali nello zoo. Alla fine si è deciso di
andare. Pensavo di guidare a lungo. Il viaggio è durato meno di cinque minuti,
il campo si poteva raggiungere a piedi dal Nansen Center. Mi sono sorpresa che
condizioni di vita così primitive esistessero tanto vicino ad una città.
I Rom sono un popolo disperso in tutta Europa. A Bujanovac sinora non avevano
una rappresentazione politica. Nansen Dialogue di Bujanovac ha lavorato con i
locali Rom per riunire i loro quattro o cinque partiti in uno solo, per aiutarli
ad avere una rappresentanza municipale. Dato che quanti sono nel campo che
abbiamo visitato sono rifugiati dal Kosovo, non hanno documenti ufficiali, ciò
significa che non possono fare ritorno da dove sono venuti.
Essenzialmente, un gruppo una volte nomadico è rinchiuso in un campo di
comunità divise (separati in aree di etnia Serba ed Albanese) con poche opzioni
di un cambio positivo.
Il sole risplende caldo quando usciamo dalle macchine. Il nostro gruppo
consisteva in cinque di noi della PLU, due del Nansen Center ed un componente
della comunità Rom - la nostra guida - che aveva ottenuto una posizione eletta
nel governo municipale. Non so cosa mi aspettavo di vedere, ma quel che ho visto
non lo dimenticherò facilmente. Abbiamo camminato attraverso una terra asciutta
ricoperta di rifiuti, fra una fila di dimore che possono essere descritte al
meglio come baracche improvvisate. Erano fatte di metallo corrugato, vecchie
plastiche e tela. I tetti di plastica. La gente ci guardava mentre camminavamo e
i bambini camminavano dietro di noi.
Siamo entrati nella parte principale del campo e siamo stati accolti da un
anziano che aveva partecipato ad un seminario di Nansen Dialogue tenutosi alla
Nansen Academy di Lillehammer. Abbiamo camminato attraverso fogne all'aperto e
pozze stagnanti di acqua. Abbiamo scrutato attraverso i ripari non tanto alti da
levarsi in punta di piedi. Abbiamo visto pile e pile di spazzatura che cingevano
i limiti del campo. Gruppi di persone di tutte le età sotto li ripari, parlavano
tra loro guardandoci passare.
Quando abbiamo smesso di camminare, ci hanno circondato, con i loro occhi
scuri aperti dalla curiosità. La maggior parte dei Rom non lavora perché non
trovano impiego; essere assunti è difficile.
La nostra guida ci ha detto che il problema maggiore è disporre dei corpi di
chi muore. I soldi sono pochi per pagare un funerale adeguato e i corpi non si
possono abbandonare. Così si ammassa il proprio cibo e lo si vende in città per
avere denaro extra. A volte, gli anziani risparmiano sul cibo per un anno per
mettere da parte i soldi del funerale, secondo quanto ci ha raccontato la nostra
guida.
La parte più difficile della nostra esperienza non è stata la sporcizia o i
rifugi inadeguati, ma la mancanza di speranza. Questa gente esiliata non ha
letteralmente un posto per tornare. Ed in questi tempi moderni è doloroso
comprendere che migliaia di persone nella parte sviluppata del pianeta, vivono
in questa miseria, senza possibilità di evolvere. Sono abbandonati. Sono in un
paese a cui non appartengono e con poche speranze di movimento.
E' difficile immaginare come condividere questa esperienza. Ho lasciato il
campo sopraffatta e depressa. Tutto ciò che posso fare attualmente è continuare
ad analizzare quel che vedo, e condividere la mia esperienza così che gli altri
possano conoscere la farsa di questo gruppo di persone. Se ho imparato qualcosa
da questo viaggio, è stato di aiutare le persone a raccontare le loro storie.
[...] Voglio aiutare a condividere la consapevolezza sulla sofferenza dei Rom,
così che non passi più sotto silenzio. [...]
Come nota finale, per sensibilità verso quanti abbiamo visitato, non abbiamo
fatto fotografie.