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Serbia
Di Fabrizio (del 10/07/2007 @ 09:33:36, in Europa, visitato 1922 volte)

Il campo Rom - Posted by Ingrid Stegemoeller @ 08:09:58 pm

Vedo la mancanza di speranza e rassegnazione. Vedo gli occhi di chi non ha forza, non ha diritti e possibilità di scelta. Le loro case sono baracche. Vivono tra persone che non li vogliono, che non vogliono vedere o conoscere queste paurose condizioni di vita. Sono rifugiati senza nessuna patria. Le loro dimore sembrano arrivare da tanto tempo fa - prima delle fognature, prima dell'acqua potabile corrente. Chi sono queste persone? Sono i Rom, il popolo zingaro.

Lunedì 25 giugno, un partecipante Rom del Nansen Center di Bujanovac, Serbia, ci ha mostrato il campo Rom proprio fuori dalla città. Il viaggio era originariamente in agenda, ma al momento di partire la nostra guida non era tanto sicura che fosse una buona idea. Dato che la nostra intenzione era comprendere la situazione dei Rom in Serbia, la nostra guida era preoccupata che la gente del campo si sentisse come animali nello zoo. Alla fine si è deciso di andare. Pensavo di guidare a lungo. Il viaggio è durato meno di cinque minuti, il campo si poteva raggiungere a piedi dal Nansen Center. Mi sono sorpresa che condizioni di vita così primitive esistessero tanto vicino ad una città.

I Rom sono un popolo disperso in tutta Europa. A Bujanovac sinora non avevano una rappresentazione politica. Nansen Dialogue di Bujanovac ha lavorato con i locali Rom per riunire i loro quattro o cinque partiti in uno solo, per aiutarli ad avere una rappresentanza municipale. Dato che quanti sono nel campo che abbiamo visitato sono rifugiati dal Kosovo, non hanno documenti ufficiali, ciò significa che non possono fare ritorno da dove sono venuti.

Essenzialmente, un gruppo una volte nomadico è rinchiuso in un campo di comunità divise (separati in aree di etnia Serba ed Albanese) con poche opzioni di un cambio positivo.

Il sole risplende caldo quando usciamo dalle macchine. Il nostro gruppo consisteva in cinque di noi della PLU, due del Nansen Center ed un componente della comunità Rom - la nostra guida - che aveva ottenuto una posizione eletta nel governo municipale. Non so cosa mi aspettavo di vedere, ma quel che ho visto non lo dimenticherò facilmente. Abbiamo camminato attraverso una terra asciutta ricoperta di rifiuti, fra una fila di dimore che possono essere descritte al meglio come baracche improvvisate. Erano fatte di metallo corrugato, vecchie plastiche e tela. I tetti di plastica. La gente ci guardava mentre camminavamo e i bambini camminavano dietro di noi.

Siamo entrati nella parte principale del campo e siamo stati accolti da un anziano che aveva partecipato ad un seminario di Nansen Dialogue tenutosi alla Nansen Academy di Lillehammer. Abbiamo camminato attraverso fogne all'aperto e pozze stagnanti di acqua. Abbiamo scrutato attraverso i ripari non tanto alti da levarsi in punta di piedi. Abbiamo visto pile e pile di spazzatura che cingevano i limiti del campo. Gruppi di persone di tutte le età sotto li ripari, parlavano tra loro guardandoci passare.

Quando abbiamo smesso di camminare, ci hanno circondato, con i loro occhi scuri aperti dalla curiosità. La maggior parte dei Rom non lavora perché non trovano impiego; essere assunti è difficile.

La nostra guida ci ha detto che il problema maggiore è disporre dei corpi di chi muore. I soldi sono pochi per pagare un funerale adeguato e i corpi non si possono abbandonare. Così si ammassa il proprio cibo e lo si vende in città per avere denaro extra. A volte, gli anziani risparmiano sul cibo per un anno per mettere da parte i soldi del funerale, secondo quanto ci ha raccontato la nostra guida.

La parte più difficile della nostra esperienza non è stata la sporcizia o i rifugi inadeguati, ma la mancanza di speranza. Questa gente esiliata non ha letteralmente un posto per tornare. Ed in questi tempi moderni è doloroso comprendere che migliaia di persone nella parte sviluppata del pianeta, vivono in questa miseria, senza possibilità di evolvere. Sono abbandonati. Sono in un paese a cui non appartengono e con poche speranze di movimento.

E' difficile immaginare come condividere questa esperienza. Ho lasciato il campo sopraffatta e depressa. Tutto ciò che posso fare attualmente è continuare ad analizzare quel che vedo, e condividere la mia esperienza così che gli altri possano conoscere la farsa di questo gruppo di persone. Se ho imparato qualcosa da questo viaggio, è stato di aiutare le persone a raccontare le loro storie. [...] Voglio aiutare a condividere la consapevolezza sulla sofferenza dei Rom, così che non passi più sotto silenzio. [...]

Come nota finale, per sensibilità verso quanti abbiamo visitato, non abbiamo fatto fotografie.