Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 03/05/2007 @ 09:53:19, in Italia, visitato 2212 volte)
Lettera inviata al quotidiano IL TIRRENO di Pisa.
Ciao, Ago
Vorrei dire la mia “sull’assedio” dei Rom al quartiere Cep di Pisa, così come
ho avuto modo di leggere sulla stampa locale di questi giorni.
Premetto che non conosco da vicino la vicenda; già basta questo a non
autorizzarmi a formulare chissà quale soluzione per i Rom interessati, non
ne ho la competenza perché il gruppo in questione è diverso dai gruppi Rom che
conosco più da vicino.
Ma è un dato di fatto; basta che all’orizzonte spunti la sagoma di un Rom, o una
sua parvenza ecco che scattano automaticamente le stesse reazioni, le stesse
paure, i medesimi pregiudizi…quelli di sempre e che trovano “stranamente”
consensi trasversali alle varie forze politiche, sociali e religiose.
I Rom sembra che hanno il destino (o il dono?) di unire e amalgamare realtà
sociali e politiche diverse tra di loro, peccato che questo consenso quasi
sempre si manifesti nel rifiuto, nell’aggressività, nella repressione.
Ebbene, trovo vergognoso queste semplificazioni, la superficialità con cui si
vuole risolvere il “problema Rom”, e non si vuole invece cercare di capire, di
accompagnare con senso di umanità e nel rispetto delle legittime diversità,
anche per individuare delle possibili soluzioni.
Sono fermamente convinto che la convivenza, nonostante tutto non solo è
possibile, ma sarà la garanzia del futuro.
Non spetta certo a noi decidere con quale diversità convivere.
E’ un dato di fatto che dobbiamo imparare a convivere, lo diciamo a iosa in
tante sedi autorevoli, ma appena spunta un gruppo Rom intenzionato a fermarsi,
ecco che scatta il solito ritornello: tocca alle Politiche Sociali far fronte
alla “nuova minaccia”.
Un dubbio che mi frulla nella testa in questi anni è quello di constatare che
spesso l’azione delle politiche sociali (quando è abbandonata a se stessa),rischia
proprio di impedire o rimandare a un domani indefinito il compito di imparare a
convivere tra mondi diversi, dovere che tocca e coinvolge tutti quanti, Rom
compresi!
Distinti saluti,
p.Agostino Rota Martir
campo Rom di Coltano
1 Maggio 2007
Da
Roma_Daily_News
http://www.geocitie s.com/romani_ life_society/
Una società per l'avanzamento del popolo Rom in Australia: eventi culturali,
scambio di informazioni con le organizzazioni rom in Europa, USA e Canada,
interazione con i Rom di tutto il mondo, integrazione per i Rom immigrati,
presentazioni del popolo Rom in Australia, newsletter ed incontri sociali.
Info: Yvonne Slee
Di Fabrizio (del 04/05/2007 @ 11:25:49, in scuola, visitato 3725 volte)
Rom, i precari fra i banchi
Amano la scuola, ma le condizioni disagiate e la paura di essere sgomberati da un giorno all'altro rendono difficile lo studio. E alle medie, quando il peso della diversità si fa insopportabile, c'è il più alto tasso di dispersione scolastica. Così l'integrazione, che passa attraverso l'istruzione, diventa un miraggio
di Marianna Russo
Pagano soprattutto le ragazze, costrette a indossare gonne lunghe mentre le loro coetanee sfoggiano jeans a vita bassa e top sbarazzini. Senza dimenticare il pregiudizio dei genitori italiani che non vogliono i rom in classe con i propri figli: li considerano violenti e svogliati, un "freno" al regolare svolgimento dei programmi scolastici Vivono in baracche di lamiera, tra fango e ratti. In condizioni igieniche al limite della tolleranza, se si ammalano non hanno diritto all’assistenza sanitaria. Ciononostante i bambini rom arrivati dalla Romania negli ultimi anni, amano andare a scuola e studiare. Ma non è facile mantenere un buon rendimento scolastico ed essere presenti in classe tutti i giorni, se a casa devi dividere una capanna con altre dieci persone. A Bologna sono circa un centinaio i bambini rom che frequentano le scuole, di cui almeno 80 sono rumeni. La frequenza è abbastanza alta nella scuola materna, regolare alle elementari e via via diminuisce nelle medie. «E' lì che si incominciano a notare le differenze» spiega la professoressa Antonia Dattilo, presidente dell'Opera Nomadi a Bologna. E'un'organizzazione nazionale che si occupa di mediare tra le istituzioni e il mondo dei rom per garantire loro i diritti fondamentali. «Alle scuole medie, i ragazzini iniziano la loro vita sociale – continua la professoressa – si incontrano dopo la scuola, escono insieme. A quel punto per i rom non è più facile integrarsi. Non possono invitare i compagni a casa né tanto meno spendere i soldi per i divertimenti adolescenziali. Inoltre i libri delle scuole medie sono tanti e costano. Poi vengono cambiati ogni anno per cui non si possono comprare usati ne passarseli tra fratello più grande e più piccolo. Poi si aggiunge un forte problema culturale. Le ragazzine, con l'inizio della pubertà, sono considerate donne e come tali hanno l’obbligo di vestirsi nella maniera tradizionale rom: gonne lunghe, grossi orecchini pendenti, zeppe e capelli che coprono la schiena. Con questo passaggio si sentono troppo diverse dalle loro coetanee che indossano jeans a vita bassa e toppini striminziti. Sentendosi inadeguate preferiscono lasciare la scuola». Ora l'Opera Nomadi a Bologna sta cercando di convincere la famiglie rom a far portare alle ragazzine jeans e maglietta, in modo che possano almeno completare la scuola dell'obbligo. Ma non è l'unico problema. Se un minimo si riesce a fare per quelli alloggiati in campi nomadi autorizzati, dove ci sono almeno i servizi essenziali, molto poco è possibile fare per quei bambini che vivono nella baraccopoli sul Lungoreno o nei campi abusivi. Su loro pende la spada di Damocle dello sgombero. «Prima di Natale - racconta la Dattilo – incontrai le famiglie che erano state appena sgomberate dal Lungoreno. Mi colpì quanto i bambini fossero rammaricati di lasciare la loro scuola. Nella fretta dello sgombero le loro mamme non erano riuscite a salvare dalle ruspe i loro zainetti con quaderni e libri». Gli “abusivi” sono per lo più rumeni. Sono aumentati negli ultimi anni in proporzione con l’aumento degli immigrati da questo Paese. In Romania erano stanziali da generazioni, ma sempre odiati ed emarginati dalla società. Lì i bambini erano abituati a frequentare la scuola. «Oltretutto la scuola rumena è molto più severa di quella italiana.- dice ancora la professoressa - A loro piace frequentare la scuola qui perché in confronto la trovano più semplice. Se si riesce ad integrarli nelle classi, diventano degli allievi modello. Potrei portarne molti esempi fra i miei studenti». Questo è un altro pregiudizio che l'Opera Nomadi si impegna ad abbattere. Dei 15 interventi di mediazione effettuati quest'anno nelle scuole bolognesi, quasi la metà riguarda genitori italiani che non accettano la convivenza dei loro figli con bambini rom nella scuola. Pensano che questi piccoli siano svogliati, aggressivi e ladruncoli. E che la loro presenza possa danneggiare i loro figli nell'apprendimento e rallentarli nello svolgimento del programma scolastico. «E' evidente che ci sono dei problemi di integrazione, ma non dipendono da loro. Gli ultimi arrivati non parlano italiano e vivono in condizioni di abbrutimento totale. Riusciamo a farli studiare il pomeriggio solo se c’è il tempo pieno. Una volta che tornano a casa non è più possibile seguirli e non si può pretendere che studino tra i topi e la spazzatura. E' già tanto se vengono a scuola con una certa frequenza. Per loro anche una giornata di pioggia può diventare un ostacolo insormontabile. Le baracche si riempiono d’acqua e non possono venire a scuola con i vestiti inzuppati. I loro papà vivono di lavoro nero nell’edilizia,senza tutele e ogni giorno possono rimanere senza lavoro e quando succede a loro non resta l’alternativa che fare l’elemosina per poter vivere». La scuola è per questi bambini l'unica salvezza per poter emanciparsi, ma non possono farlo se non cambiano le loro condizioni di vita. Oggi inoltre i rumeni come cittadini europei non possono essere ricacciati e sono ancora tanti quelli che continuano ad arrivare accampandosi alla meglio nella speranza di una vita migliore. Ma fin quando continuano a vivere nei campi nomadi è difficile. «Il campo nomade è un concetto superato.- dichiara ancora Antonia Dattilo - Non sono nomadi da millenni. E’ ovvio che non si può dare una casa a tutti. Il percorso in questo senso è ancora lungo. Intanto l’Emilia Romagna si è impegnata a non costruirne più. In alternativa verranno costruite delle microaree per singole famiglie dotate di casette in cemento e servizi essenziali. Non si può garantire loro l’istruzione se non gli si da prima una vita più dignitosa»
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Il "prof" rom salvato da una maestra Santino Spinelli, 43 anni, ha ottenuto due lauree a Bologna e oggi insegna lingua e letteratura romanì all'Università di Trieste. Storia di un rom che è riuscito ad emanciparsi grazie alla scuola: «Tanti amici fuggivano dai banchi, io ho avuto un'insegnante che mi ha fatto amare lo studio»
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La scheda: chi sono i rom
Di Fabrizio (del 05/05/2007 @ 10:19:27, in scuola, visitato 2166 volte)
Da
Roma_Daily_News
"Romani Project" presso l'Università di Manchester è orgogliosa di annunciare
l'uscita del DVD-ROM: "The Romani Languages - An Interactive Journey".
Il DVD segue la storia del linguaggio dalla antica India verso
l'Europa, attraverso i vari dialetti e gli sforzi di standardizzazione. I
test e le parti narrate sono in 18 lingue europee, incluso il romani. Sono
accompagnati da giochi interattivi, mappe, illustrazioni e file video.
Il DVD-ROM è visibile online, e si può scaricare dal sito Romani Project:
http://www.llc.manchester.ac.uk/Research/Projects/romani/ seguendo le
istruzioni presenti.
Si possono anche richiedere diverse copie stampate del DVD-ROM, senza spese
aggiuntive, tramite Romani Project. Batsa spedire una mail con soggetto 'DVD
order' a
romani@manchester.ac.uk aggiungendo il vostro indirizzo postale completo nel
corpo del messaggio.
Yaron Matras
Di Sucar Drom (del 06/05/2007 @ 09:52:01, in blog, visitato 2106 volte)
San Donato Milanese, ronde contro i Rom
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Di Sucar Drom (del 08/05/2007 @ 10:10:30, in blog, visitato 1708 volte)
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gente". Anz...
Di Fabrizio (del 09/05/2007 @ 09:13:14, in Regole, visitato 2152 volte)
Ricevo da Mauro Bulgarelli, senatore dei Verdi
Cari amici,
in allegato troverete la bozza di un disegno di legge da me presentato in senato
- Norme in materia di soggiorno e cittadinanza dei componenti delle comunità
nomadi - che sarei lieto potesse avere circolazione tra i vostri contatti.
Abbiamo cercato di mettere a punto un testo volutamente coinciso, nella speranza
che possa essere maggiormente incisivo e trovare referenti interessati in ambito
parlamentare. Ovviamente, qualunque suggerimento che vogliate darci è ben
accetto.
Cordiali saluti
Mauro Bulgarelli, senatore dei
Verdi
DISEGNO DI LEGGE
di inziativa del Senatore Bulgarelli
Norme in materia di soggiorno e cittadinanza dei componenti delle comunità
nomadi
Onorevoli Senatori. – La posizione giuridica delle
popolazioni rom, sinte e caminanti non può essere ricondotta ed accomunata a
quella degli immigrati, poiché, a differenza di questi ultimi, che provengono da
una nazione che, almeno teoricamente, li esprime e li rappresenta, i primi sono
popoli senza territorio, senza Stato. Per tali ragioni, il presente disegno di
legge propone che le norme in materia di soggiorno e di cittadinanza tengano
conto della specificità delle minoranze rom, sinte e caminanti rispetto agli
immigrati e agli altri stranieri, e, in particolare, che siano previste
agevolazioni per il riconoscimento della cittadinanza italiana per il minore
nomade nato in Italia, rispetto alla disciplina vigente dettata in via generale
per gli stranieri, nella cui nozione non rientrano i nomadi. I Rom, Sinti e
Caminanti presenti in Italia sono circa 150 mila, segnando una concentrazione
nettamente inferiore a quella di altri paesi europei. Di questi, meno della metà
hanno già la cittadinanza italiana. I Rom provenienti dall'est europeo sono
circa 80.000 e sono giunti in Italia prevalentemente dal 1967 in poi. Tra i Rom
provenienti dai paesi dell'Est i rumeni sono particolarmente numerosi e la loro
presenza è in crescita. I Rom, Sinti o Caminanti presenti nel nostro paese
(spesso da decenni) ma senza cittadinanza italiana sono almeno 60.000,
prevalentemente i Rom Khorakhanè e Rom Dasikhanè (o Rom serbi: cristiani e
ortodossi) oltre ai già citati rumeni. Molti degli appartenenti a queste
comunità ormai non sono più "nomadi" in senso stretto da diverse generazioni ed
è quindi contraddittorio considerarli sbrigativamente - come di fatto fa la
normativa italiana - semplici cittadini stranieri. Anche i nuovi arrivi,
peraltro, hanno alle spalle lunghe tradizioni di inserimenti abitativi
tradizionali. La mancanza della cittadinanza italiana crea molti problemi
proprio nel percorso di inserimento sociale, soprattutto dei minori. I (pochi)
Rom che hanno acquisito la cittadinanza italiana lo hanno fatto o perché da
bambini sono stati riconosciuti come figli di un cittadino italiano o perché,
raggiunti i 18 anni di età, hanno richiesto e ottenuto la cittadinanza. Oggi
questa seconda strada si è fatta molto più difficile: non solo la cittadinanza
va chiesta dopo i 18 anni e prima di compiere i 19 anni, ma perché vi sia il
riconoscimento è necessario che essi dimostrino di essere nati in Italia, di non
aver mai abbandonato il territorio nazionale, e che la loro residenza sia stata
sempre legale ovvero, con una interpretazione piuttosto rigida, che i genitori
abbiano sempre avuto il permesso di soggiorno. Il risultato di questa
situazione, in relazione ai percorsi di scolarizzazione, è che quanti hanno
fatto il tradizionale percorso scolastico, compiendo i 18 anni, rischiano, se
non hanno cittadinanza o permesso di soggiorno, di non avere il riconoscimento
dei titoli di studio e - se non hanno ancora portato a compimento il ciclo di
studi - di considerare seriamente la prospettiva di un loro abbandono. Non
mancano attualmente, anche a livello regionali, proposte ed iniziative per
favorire l'accoglienza e integrazione di queste comunità, a partire dal
riconoscimento al diritto sia alla stanzialità che al nomadismo. L'accesso
all'istruzione e alla casa, l'inserimento nel mondo del mondo sono tutti aspetti
fondamentali di un processo che deve essere condiviso e partecipato dai
cittadini, dalle comunità nomadi e dalle istituzioni ma che rischiano di trovare
ostacoli concreti e normativi. Per l'accesso ai bandi per l'edilizia popolare,
ad esempio, si dà, doverosamente e giustamente, priorità agli sfrattati. Ma se
un rom non ha la residenza non può risultare sfrattato. La creazione e il
miglioramento di aree di sosta attrezzate può trovare ostacoli nelle comunità
locali, trattandosi di permanenza, sul territorio, di cittadini stranieri in
alcuni casi sprovvisti di permessi di soggiorno. Allo stesso modo, l'ammissione
a corsi di formazione professionale trova un limite nell'assenza dei permessi di
soggiorno. Nell'aprile 2006 l'Italia è stata richiamato dall’Unione Europea per
violazione della Carta sociale europea revisionata in merito alle condizioni
abitative di Rom e Sinti sul territorio italiano ma una politica inclusiva
efficace, rispetto a quella contrassegnata da una logica di esclusione, non
favorisce solamente chi è “nuovo cittadino”. Essa accresce la qualità generale
della vita sociale, compresa la sicurezza di tutti i cittadini; ciò è possibile
soprattutto se si sposta l’accento sulla partecipazione e, quindi, sulla
cittadinanza, che al riconoscimento dei diritti connette anche il rispetto dei
doveri sanciti dalle leggi. In vista della riforma della cittadinanza e delle
norme che ne regolano l'acquisizione, il presente disegno di legge parte proprio
da questi elementi di fondo su cui costruire le basi effettive su cui
consolidare, di conseguenza, le azioni per una politica inclusiva efficace , nel
rispetto delle differenze , verso le popolazioni rom, sinti e caminanti, per
segnalare la specificità della loro identità culturale e la peculiarità dei
problemi ad esse collegati.
DISEGNO DI LEGGE
Norme in materia di soggiorno e cittadinanza dei componenti delle comunità
nomadi
Art. 1
1. Fatte salve le disposizioni generali di cui al decreto legislativo 25 luglio
1998, n. 286, e successive modificazioni, gli appartenenti alle popolazioni rom
, sinti e caminanti possono ottenere il permesso di soggiorno dopo due anni di
permanenza documentata e regolare in Italia .
2. Nelle more della revisione delle norme sulla cittadinanza di cui alla legge 5
febbraio 1992, n. 91, gli appartenenti alle popolazioni rom , sinti e caminanti
residenti in Italia da almeno dieci anni ed in possesso della carta di soggiorno
rilasciata ai sensi dell’articolo 9 del citato testo unico di cui al decreto
legislativo 25 luglio 1998, n. 286, possono richiedere la cittadinanza italiana.
3. I minori rom, sinti e caminanti nati in Italia acquistano automaticamente la
cittadinanza italiana ai sensi della lettera b-bis) del comma 1 dell'articolo 1,
della legge 5 febbraio 1992, n. 91, introdotta dal comma 4 del presente
articolo.
4. Dopo la lettera b) del comma 1 dell'articolo 1 della legge 5 febbraio 1992,
n. 91, è aggiunta la seguente: "b-bis) chi è nato nel territorio della
Repubblica da genitori appartenenti alle minoranze rom, sinte e caminanti ed in
possesso di carta di soggiorno".
Di Fabrizio (del 10/05/2007 @ 11:55:15, in Italia, visitato 1806 volte)
Molti blog hanno riportato e commentato una lettera apparsa su
La Repubblica. Ho ritrovato un vecchio post, con le riflessioni di chi è
razzista e tenta di capire.
Io odio i neri, gli zingari (e un po’ anche i gialli): non mi sento +
sicuro di girare in città. Sono Italiano e me ne vanto.
Me ne vanto di meno quando...
continua
Di Fabrizio (del 11/05/2007 @ 10:33:41, in Europa, visitato 2408 volte)
Cinque magistrati del Tribunale Costituzionale negano la pensione d'anzianità
ad una gitana, anche se suo marito ha usufruito della sicurezza sociale per
vent'anni.
Unión Romaní denuncerà questa violazione al Tribunale Europeo dei Diritti
Umani come pure davanti al Tribunale della Giustizia dell'Unione Europea.
Ugualmente si rivolgerà al Presidente del Governo ed al resto dei leaders
parlamentari per affrettare una riforma legislativa che renda possibile il
riconoscimento del matrimonio celebrato secondo le tradizioni gitane.
Oggi è un giorno particolarmente triste per la comunità gitana spagnola,
perché cinque Magistrati del Tribunale Costituzionale hanno rifiutato il ricorso
di Amparo perché potesse essere girata a María Luisa Muñoz Díaz la
pensione d'anzianità che le era negata dalla Sicurezza Sociale. Di fronte a
questa triste e deludente sentenza un altro Magistrato, tra i sei che integrano
l'Alto Tribunale, ha votato a favore di Maria Luisa, con un tipo di voto
particolare che costituisce un testo di gran valore per tutti noi.
Al fine di ricordare quanto è avvenuto nella storia della marginalizzazione
gitana, ricordiamo i Magistrati che hanno lasciato questa povera gitana senza
pensione: don Pablo Pérez Tremps, che è stato l'autore materiale di questa
disgraziata sentenza. Assieme a lui hanno votato contro gli interessi di Maria
Luisa e dei suoi figli, doña María Emilia Casas Baamonde, don Javier Delgado
Barrio, don Roberto García-Calvo y Montiel, e don Manuel Aragón Reyes.
Chi si è opposto alla Sentenza è stato il Magistrato don Jorge
Rodríguez-Zapata Pérez, - che Dio doni alla sua famiglia salute e libertà - che
da oggi occuperà un luogo di affetto e rispetto tra tutti i gitani spagnoli e
del mondo.
La Commissione Permanente della Unión Romaní, riunita con carattere di
urgenza, ha ritenuto di rendere pubblico il proprio dolore e malessere per
quello che considera un peso ingiusto e non necessario, realizzato da quanti
dovrebbero manifestare un maggior grado di sensibilità per la legittima difesa
degli interessi dei più deboli. La Camera Alta del Tribunale Costituzionale non
è stata all'altezza dei tempi correnti e la Sentenza si iscriverà tra i testi
più riprorevoli contro il nostro popolo.
Osserviamo, come non potremmo fare altrimenti, questa infame Sentenza,
sapendo che oggi i nostri figli e domani i nostri nipoti, studieranno questo
testo e lo situeranno tra le pratiche che durante i secoli hanno impedito la
piena incorporazione del nostro popolo nel resto della società. 500 anni fa le
autorità di allora ci condannavano alla galera, cercando il nostro sterminio.
Oggi, cinque Magistrati del Tribunale Costituzionale hanno condannato a morire
di fame una povera vedova gitana perché essendosi sposata con rito gitano, non
ha diritto alla pensione d'anzianità.
[...]
Noi, membri della Giunta Direttiva di Unión Romaní, facciamo nostro il voto
del Magistrato don Jorge Rodríguez-Zapata Pérez, di cui vogliamo sottolineare
alcuni passaggi:
RIASSUNTO del voto del Magistrato don JORGE RODRÍGUEZ-ZAPATA PÉREZ,
sentenza del 16 aprile 2007, ricorso di amparo n. 7084/2002 interposto da
doña María Luisa Muñoz Díaz
Questa è la realtà
1.- Doña María Luisa Muñoz Díaz è di nazionalità spagnola, però appartiene
all'etnia gitana. Reclama la pensione d'anzianità del suo defunto sposo, don
Mariano Dual Jiménez, con cui si sposò in territorio spagnolo con rito
ancestrale gitano nel novembre 1971. Don Mariano era muratore e lavorò per conto
terzi sino alla sua morte nel dicembre 2000. Usufruì della Sicurezza Sociale per
19 anni, tre mesi e otto anni, che corrisponderebbero per doña María Luisa a
903,29 € mensili di pensione, riconosciuti da Sentenza, poi revocata, dal
Giudicato Sociale nº 12 di Madrid. Doña María Luisa e don Mariano erano titolari
di un Libretto Familiare dall'11 agosto 1983, che constatava la nascita dei loro
sei figli nati nei quasi trent'anni della loro relazione coniugale; ad ottobre
venne loro riconosciuto il titolo di famiglia numerosa nº 28/2220/8 della
categoria 1ª. Don Mariano era titolare della cartella della Sicurezza Sociale nº
28/2098958/66, da cui figurano senza dubbio come beneficiari tanto doña María
Luisa come i loro sei figli.
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