Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
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L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.

Wim Wenders
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 03/05/2007 @ 09:53:19, in Italia, visitato 2212 volte)

Lettera inviata al quotidiano IL TIRRENO di Pisa.
Ciao, Ago

Vorrei dire la mia “sull’assedio” dei Rom al quartiere Cep di Pisa, così come ho avuto modo di leggere sulla stampa locale di questi giorni.

Premetto che non conosco da vicino la vicenda; già basta questo a non autorizzarmi a formulare chissà quale soluzione per i Rom interessati, non ne ho la competenza perché il gruppo in questione è diverso dai gruppi Rom che conosco più da vicino.

Ma è un dato di fatto; basta che all’orizzonte spunti la sagoma di un Rom, o una sua parvenza ecco che scattano automaticamente le stesse reazioni, le stesse paure, i medesimi pregiudizi…quelli di sempre e che trovano “stranamente” consensi trasversali alle varie forze politiche, sociali e religiose.

I Rom sembra che hanno il destino (o il dono?) di unire e amalgamare realtà sociali e politiche diverse tra di loro, peccato che questo consenso quasi sempre si manifesti nel rifiuto, nell’aggressività, nella repressione.

Ebbene, trovo vergognoso queste semplificazioni, la superficialità con cui si vuole risolvere il “problema Rom”, e non si vuole invece cercare di capire, di accompagnare con senso di umanità e nel rispetto delle legittime diversità, anche per individuare delle possibili soluzioni.

Sono fermamente convinto che la convivenza, nonostante tutto non solo è possibile, ma sarà la garanzia del futuro.

Non spetta certo a noi decidere con quale diversità convivere.

E’ un dato di fatto che dobbiamo imparare a convivere, lo diciamo a iosa in tante sedi autorevoli, ma appena spunta un gruppo Rom intenzionato a fermarsi, ecco che scatta il solito ritornello: tocca alle Politiche Sociali far fronte alla “nuova minaccia”.

Un dubbio che mi frulla nella testa in questi anni è quello di constatare che spesso l’azione delle politiche sociali (quando è abbandonata a se stessa),rischia proprio di impedire o rimandare a un domani indefinito il compito di imparare a convivere tra mondi diversi, dovere che tocca e coinvolge tutti quanti, Rom compresi!

Distinti saluti,

p.Agostino Rota Martir

campo Rom di Coltano

1 Maggio 2007

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Di Fabrizio (del 04/05/2007 @ 10:37:31, in Kumpanija, visitato 1835 volte)

Da Roma_Daily_News

http://www.geocitie s.com/romani_ life_society/

Una società per l'avanzamento del popolo Rom in Australia: eventi culturali, scambio di informazioni con le organizzazioni rom in Europa, USA e Canada, interazione con i Rom di tutto il mondo, integrazione per i Rom immigrati, presentazioni del popolo Rom in Australia, newsletter ed incontri sociali.

Info: Yvonne Slee

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Di Fabrizio (del 04/05/2007 @ 11:25:49, in scuola, visitato 3725 volte)

Rom, i precari fra i banchi

Amano la scuola, ma le condizioni disagiate e la paura di essere sgomberati da un giorno all'altro rendono difficile lo studio. E alle medie, quando il peso della diversità si fa insopportabile, c'è il più alto tasso di dispersione scolastica. Così l'integrazione, che passa attraverso l'istruzione, diventa un miraggio

di Marianna Russo

Pagano soprattutto le ragazze, costrette a indossare gonne lunghe mentre le loro coetanee sfoggiano jeans a vita bassa e top sbarazzini. Senza dimenticare il pregiudizio dei genitori italiani che non vogliono i rom in classe con i propri figli: li considerano violenti e svogliati, un "freno" al regolare svolgimento dei programmi scolastici

Vivono in baracche di lamiera, tra fango e ratti. In condizioni igieniche al limite della tolleranza, se si ammalano non hanno diritto all’assistenza sanitaria. Ciononostante i bambini rom arrivati dalla Romania negli ultimi anni, amano andare a scuola e studiare. Ma non è facile mantenere un buon rendimento scolastico ed essere presenti in classe tutti i giorni, se a casa devi dividere una capanna con altre dieci persone.

A Bologna sono circa un centinaio i bambini rom che frequentano le scuole, di cui almeno 80 sono rumeni. La frequenza è abbastanza alta nella scuola materna, regolare alle elementari e via via diminuisce nelle medie. «E' lì che si incominciano a notare le differenze» spiega la professoressa Antonia Dattilo, presidente dell'Opera Nomadi a Bologna. E'un'organizzazione nazionale che si occupa di mediare tra le istituzioni e il mondo dei rom per garantire loro i diritti fondamentali. «Alle scuole medie, i ragazzini iniziano la loro vita sociale – continua la professoressa – si incontrano dopo la scuola, escono insieme. A quel punto per i rom non è più facile integrarsi. Non possono invitare i compagni a casa né tanto meno spendere i soldi per i divertimenti adolescenziali. Inoltre i libri delle scuole medie sono tanti e costano. Poi vengono cambiati ogni anno per cui non si possono comprare usati ne passarseli tra fratello più grande e più piccolo. Poi si aggiunge un forte problema culturale. Le ragazzine, con l'inizio della pubertà, sono considerate donne e come tali hanno l’obbligo di vestirsi nella maniera tradizionale rom: gonne lunghe, grossi orecchini pendenti, zeppe e capelli che coprono la schiena. Con questo passaggio si sentono troppo diverse dalle loro coetanee che indossano jeans a vita bassa e toppini striminziti. Sentendosi inadeguate preferiscono lasciare la scuola».

Ora l'Opera Nomadi a Bologna sta cercando di convincere la famiglie rom a far portare alle ragazzine jeans e maglietta, in modo che possano almeno completare la scuola dell'obbligo. Ma non è l'unico problema. Se un minimo si riesce a fare per quelli alloggiati in campi nomadi autorizzati, dove ci sono almeno i servizi essenziali, molto poco è possibile fare per quei bambini che vivono nella baraccopoli sul Lungoreno o nei campi abusivi. Su loro pende la spada di Damocle dello sgombero.

«Prima di Natale - racconta la Dattilo – incontrai le famiglie che erano state appena sgomberate dal Lungoreno. Mi colpì quanto i bambini fossero rammaricati di lasciare la loro scuola. Nella fretta dello sgombero le loro mamme non erano riuscite a salvare dalle ruspe i loro zainetti con quaderni e libri».

Gli “abusivi” sono per lo più rumeni. Sono aumentati negli ultimi anni in proporzione con l’aumento degli immigrati da questo Paese. In Romania erano stanziali da generazioni, ma sempre odiati ed emarginati dalla società. Lì i bambini erano abituati a frequentare la scuola. «Oltretutto la scuola rumena è molto più severa di quella italiana.- dice ancora la professoressa - A loro piace frequentare la scuola qui perché in confronto la trovano più semplice. Se si riesce ad integrarli nelle classi, diventano degli allievi modello. Potrei portarne molti esempi fra i miei studenti».

Questo è un altro pregiudizio che l'Opera Nomadi si impegna ad abbattere. Dei 15 interventi di mediazione effettuati quest'anno nelle scuole bolognesi, quasi la metà riguarda genitori italiani che non accettano la convivenza dei loro figli con bambini rom nella scuola. Pensano che questi piccoli siano svogliati, aggressivi e ladruncoli. E che la loro presenza possa danneggiare i loro figli nell'apprendimento e rallentarli nello svolgimento del programma scolastico.

«E' evidente che ci sono dei problemi di integrazione, ma non dipendono da loro. Gli ultimi arrivati non parlano italiano e vivono in condizioni di abbrutimento totale. Riusciamo a farli studiare il pomeriggio solo se c’è il tempo pieno. Una volta che tornano a casa non è più possibile seguirli e non si può pretendere che studino tra i topi e la spazzatura. E' già tanto se vengono a scuola con una certa frequenza. Per loro anche una giornata di pioggia può diventare un ostacolo insormontabile. Le baracche si riempiono d’acqua e non possono venire a scuola con i vestiti inzuppati. I loro papà vivono di lavoro nero nell’edilizia,senza tutele e ogni giorno possono rimanere senza lavoro e quando succede a loro non resta l’alternativa che fare l’elemosina per poter vivere».

La scuola è per questi bambini l'unica salvezza per poter emanciparsi, ma non possono farlo se non cambiano le loro condizioni di vita. Oggi inoltre i rumeni come cittadini europei non possono essere ricacciati e sono ancora tanti quelli che continuano ad arrivare accampandosi alla meglio nella speranza di una vita migliore. Ma fin quando continuano a vivere nei campi nomadi è difficile.

«Il campo nomade è un concetto superato.- dichiara ancora Antonia Dattilo - Non sono nomadi da millenni. E’ ovvio che non si può dare una casa a tutti. Il percorso in questo senso è ancora lungo. Intanto l’Emilia Romagna si è impegnata a non costruirne più. In alternativa verranno costruite delle microaree per singole famiglie dotate di casette in cemento e servizi essenziali. Non si può garantire loro l’istruzione se non gli si da prima una vita più dignitosa»

ARTICOLI COLLEGATI

Il "prof" rom salvato da una maestra Santino Spinelli, 43 anni, ha ottenuto due lauree a Bologna e oggi insegna lingua e letteratura romanì all'Università di Trieste. Storia di un rom che è riuscito ad emanciparsi grazie alla scuola: «Tanti amici fuggivano dai banchi, io ho avuto un'insegnante che mi ha fatto amare lo studio»

La Saffi multietnica non piace La scuola media del quartiere San Donato ha la più alta percentuale di stranieri: uno ogni due alunni. L'insegnamento, assicura la preside Maria Amigoni, è rimasto di qualità. Ma gli italiani non si fidano e cambiano istituto: «Lo scambio interculturale funziona poco»

La scheda: chi sono i rom

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Di Fabrizio (del 05/05/2007 @ 10:19:27, in scuola, visitato 2166 volte)

Da Roma_Daily_News

"Romani Project" presso l'Università di Manchester è orgogliosa di annunciare l'uscita del DVD-ROM: "The Romani Languages - An Interactive Journey".

 Il DVD segue la storia del linguaggio dalla antica India verso l'Europa, attraverso i vari dialetti e gli sforzi di standardizzazione. I test e le parti narrate sono in 18 lingue europee, incluso il romani. Sono accompagnati da giochi interattivi, mappe, illustrazioni e file video.

Il  DVD-ROM è visibile online, e si può scaricare dal sito Romani Project: http://www.llc.manchester.ac.uk/Research/Projects/romani/ seguendo le istruzioni presenti.

Si possono anche richiedere diverse copie stampate del DVD-ROM, senza spese aggiuntive, tramite Romani Project. Batsa spedire una mail con soggetto 'DVD order' a romani@manchester.ac.uk aggiungendo il vostro indirizzo postale completo nel corpo del messaggio.

Yaron Matras

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Di Sucar Drom (del 06/05/2007 @ 09:52:01, in blog, visitato 2106 volte)

San Donato Milanese, ronde contro i Rom
Torna alta la tensione contro i Rom: ronde e, da domani, presidio attorno ai campi. Questa volta succede a Poasco, piccola frazione di San Donato Milanese, ma a ridosso di una serie di campi in territorio di Milano, tra cui quello di Chiaravalle.
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Di Fabrizio (del 07/05/2007 @ 10:05:11, in musica e parole, visitato 2271 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Marija Serifovic - giovane cantante Rom della Serbia, parteciperà all'Eurovisione 2007 ad Helsinki, Finlandia, il 10 maggio (semi-finale) e il 12 maggio (la finale).

Marija Serifovic interpreterà la canzone "Molitva" ("Preghiera") e rappresenterà la Serbia. I testi (serbo ed inglese) sono disponibili su http://www.diggiloo.net/?2007rs

La clip è su http://ww1.rts.co.yu/euro/wupload/video/molitva.rm

L'invito, a Rom e no, è di votare per Marija Serifovic - la prima cantante rom nella storia del concorso Eurovisione! http://www.eurovision.tv/content/view/427/281/

Rajko Djuric,
Deputato di Serbia.

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Di Sucar Drom (del 08/05/2007 @ 10:10:30, in blog, visitato 1708 volte)

Castelgoffredo (MN), dialoghi sulle pari opportunità per tutti
Il gruppo consiliare "Le-Ali Uniti per Castelgoffredo", in collaborazione con l’Istituto di Cultura Sinta, invita al dibattito pubblico "2007 Anno Europeo per le Pari Opportunità per Tutti" che si terrà giovedì 10 maggio, alle ore 21.00, nella Sala Civica (sopra la Biblioteca), in Piazza M...

La via dell'interazione per contrastare l'integrazione e la separazione
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Ricevo da Mauro Bulgarelli, senatore dei Verdi

Cari amici,

in allegato troverete la bozza di un disegno di legge da me presentato in senato - Norme in materia di soggiorno e cittadinanza dei componenti delle comunità nomadi - che sarei lieto potesse avere circolazione tra i vostri contatti. Abbiamo cercato di mettere a punto un testo volutamente coinciso, nella speranza che possa essere maggiormente incisivo e trovare referenti interessati in ambito parlamentare. Ovviamente, qualunque suggerimento che vogliate darci è ben accetto.

Cordiali saluti
Mauro Bulgarelli, senatore dei Verdi

DISEGNO DI LEGGE

di inziativa del Senatore Bulgarelli

Norme in materia di soggiorno e cittadinanza dei componenti delle comunità nomadi

Onorevoli Senatori. – La posizione giuridica delle popolazioni rom, sinte e caminanti non può essere ricondotta ed accomunata a quella degli immigrati, poiché, a differenza di questi ultimi, che provengono da una nazione che, almeno teoricamente, li esprime e li rappresenta, i primi sono popoli senza territorio, senza Stato. Per tali ragioni, il presente disegno di legge propone che le norme in materia di soggiorno e di cittadinanza tengano conto della specificità delle minoranze rom, sinte e caminanti rispetto agli immigrati e agli altri stranieri, e, in particolare, che siano previste agevolazioni per il riconoscimento della cittadinanza italiana per il minore nomade nato in Italia, rispetto alla disciplina vigente dettata in via generale per gli stranieri, nella cui nozione non rientrano i nomadi. I Rom, Sinti e Caminanti presenti in Italia sono circa 150 mila, segnando una concentrazione nettamente inferiore a quella di altri paesi europei. Di questi, meno della metà hanno già la cittadinanza italiana. I Rom provenienti dall'est europeo sono circa 80.000 e sono giunti in Italia prevalentemente dal 1967 in poi. Tra i Rom provenienti dai paesi dell'Est i rumeni sono particolarmente numerosi e la loro presenza è in crescita. I Rom, Sinti o Caminanti presenti nel nostro paese (spesso da decenni) ma senza cittadinanza italiana sono almeno 60.000, prevalentemente i Rom Khorakhanè e Rom Dasikhanè (o Rom serbi: cristiani e ortodossi) oltre ai già citati rumeni. Molti degli appartenenti a queste comunità ormai non sono più "nomadi" in senso stretto da diverse generazioni ed è quindi contraddittorio considerarli sbrigativamente - come di fatto fa la normativa italiana - semplici cittadini stranieri. Anche i nuovi arrivi, peraltro, hanno alle spalle lunghe tradizioni di inserimenti abitativi tradizionali. La mancanza della cittadinanza italiana crea molti problemi proprio nel percorso di inserimento sociale, soprattutto dei minori. I (pochi) Rom che hanno acquisito la cittadinanza italiana lo hanno fatto o perché da bambini sono stati riconosciuti come figli di un cittadino italiano o perché, raggiunti i 18 anni di età, hanno richiesto e ottenuto la cittadinanza. Oggi questa seconda strada si è fatta molto più difficile: non solo la cittadinanza va chiesta dopo i 18 anni e prima di compiere i 19 anni, ma perché vi sia il riconoscimento è necessario che essi dimostrino di essere nati in Italia, di non aver mai abbandonato il territorio nazionale, e che la loro residenza sia stata sempre legale ovvero, con una interpretazione piuttosto rigida, che i genitori abbiano sempre avuto il permesso di soggiorno. Il risultato di questa situazione, in relazione ai percorsi di scolarizzazione, è che quanti hanno fatto il tradizionale percorso scolastico, compiendo i 18 anni, rischiano, se non hanno cittadinanza o permesso di soggiorno, di non avere il riconoscimento dei titoli di studio e - se non hanno ancora portato a compimento il ciclo di studi - di considerare seriamente la prospettiva di un loro abbandono. Non mancano attualmente, anche a livello regionali, proposte ed iniziative per favorire l'accoglienza e integrazione di queste comunità, a partire dal riconoscimento al diritto sia alla stanzialità che al nomadismo. L'accesso all'istruzione e alla casa, l'inserimento nel mondo del mondo sono tutti aspetti fondamentali di un processo che deve essere condiviso e partecipato dai cittadini, dalle comunità nomadi e dalle istituzioni ma che rischiano di trovare ostacoli concreti e normativi. Per l'accesso ai bandi per l'edilizia popolare, ad esempio, si dà, doverosamente e giustamente, priorità agli sfrattati. Ma se un rom non ha la residenza non può risultare sfrattato. La creazione e il miglioramento di aree di sosta attrezzate può trovare ostacoli nelle comunità locali, trattandosi di permanenza, sul territorio, di cittadini stranieri in alcuni casi sprovvisti di permessi di soggiorno. Allo stesso modo, l'ammissione a corsi di formazione professionale trova un limite nell'assenza dei permessi di soggiorno. Nell'aprile 2006 l'Italia è stata richiamato dall’Unione Europea per violazione della Carta sociale europea revisionata in merito alle condizioni abitative di Rom e Sinti sul territorio italiano ma una politica inclusiva efficace, rispetto a quella contrassegnata da una logica di esclusione, non favorisce solamente chi è “nuovo cittadino”. Essa accresce la qualità generale della vita sociale, compresa la sicurezza di tutti i cittadini; ciò è possibile soprattutto se si sposta l’accento sulla partecipazione e, quindi, sulla cittadinanza, che al riconoscimento dei diritti connette anche il rispetto dei doveri sanciti dalle leggi. In vista della riforma della cittadinanza e delle norme che ne regolano l'acquisizione, il presente disegno di legge parte proprio da questi elementi di fondo su cui costruire le basi effettive su cui consolidare, di conseguenza, le azioni per una politica inclusiva efficace , nel rispetto delle differenze , verso le popolazioni rom, sinti e caminanti, per segnalare la specificità della loro identità culturale e la peculiarità dei problemi ad esse collegati.

DISEGNO DI LEGGE

Norme in materia di soggiorno e cittadinanza dei componenti delle comunità nomadi

Art. 1

1. Fatte salve le disposizioni generali di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni, gli appartenenti alle popolazioni rom , sinti e caminanti possono ottenere il permesso di soggiorno dopo due anni di permanenza documentata e regolare in Italia .

2. Nelle more della revisione delle norme sulla cittadinanza di cui alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, gli appartenenti alle popolazioni rom , sinti e caminanti residenti in Italia da almeno dieci anni ed in possesso della carta di soggiorno rilasciata ai sensi dell’articolo 9 del citato testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, possono richiedere la cittadinanza italiana.

3. I minori rom, sinti e caminanti nati in Italia acquistano automaticamente la cittadinanza italiana ai sensi della lettera b-bis) del comma 1 dell'articolo 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, introdotta dal comma 4 del presente articolo.

4. Dopo la lettera b) del comma 1 dell'articolo 1 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, è aggiunta la seguente: "b-bis) chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori appartenenti alle minoranze rom, sinte e caminanti ed in possesso di carta di soggiorno".

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Di Fabrizio (del 10/05/2007 @ 11:55:15, in Italia, visitato 1806 volte)

Molti blog hanno riportato e commentato una lettera apparsa su La Repubblica. Ho ritrovato un vecchio post, con le riflessioni di chi è razzista e tenta di capire.

Io odio i neri, gli zingari (e un po’ anche i gialli): non mi sento + sicuro di girare in città. Sono Italiano e me ne vanto.

Me ne vanto di meno quando...

continua

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Di Fabrizio (del 11/05/2007 @ 10:33:41, in Europa, visitato 2408 volte)

Cinque magistrati del Tribunale Costituzionale negano la pensione d'anzianità ad una gitana, anche se suo marito ha usufruito della sicurezza sociale per vent'anni.

Unión Romaní denuncerà questa violazione al Tribunale Europeo dei Diritti Umani come pure davanti al Tribunale della Giustizia dell'Unione Europea.

Ugualmente si rivolgerà al Presidente del Governo ed al resto dei leaders parlamentari per affrettare una riforma legislativa che renda possibile il riconoscimento del matrimonio celebrato secondo le tradizioni gitane.

Oggi è un giorno particolarmente triste per la comunità gitana spagnola, perché cinque Magistrati del Tribunale Costituzionale hanno rifiutato il ricorso di Amparo perché potesse essere girata a María Luisa Muñoz Díaz  la pensione d'anzianità che le era negata dalla Sicurezza Sociale. Di fronte a questa triste e deludente sentenza un altro Magistrato, tra i sei che integrano l'Alto Tribunale, ha votato a favore di Maria Luisa, con un tipo di voto particolare che costituisce un testo di gran valore per tutti noi.

Al fine di ricordare quanto è avvenuto nella storia della marginalizzazione gitana, ricordiamo i Magistrati che hanno lasciato questa povera gitana senza pensione: don Pablo Pérez Tremps, che è stato l'autore materiale di questa disgraziata sentenza. Assieme a lui hanno votato contro gli interessi di Maria Luisa e dei suoi figli, doña María Emilia Casas Baamonde, don Javier Delgado Barrio, don Roberto García-Calvo y Montiel, e don Manuel Aragón Reyes.

Chi si è opposto alla Sentenza è stato il Magistrato don Jorge Rodríguez-Zapata Pérez, - che Dio doni alla sua famiglia salute e libertà - che da oggi occuperà un luogo di affetto e rispetto tra tutti i gitani spagnoli e del mondo.

La Commissione Permanente della Unión Romaní, riunita con carattere di urgenza, ha ritenuto di rendere pubblico il proprio dolore e malessere per quello che considera un peso ingiusto e non necessario, realizzato da quanti dovrebbero manifestare un maggior grado di sensibilità per la legittima difesa degli interessi dei più deboli. La Camera Alta del Tribunale Costituzionale non è stata all'altezza dei tempi correnti e la Sentenza si iscriverà tra i testi più riprorevoli contro il nostro popolo.

Osserviamo, come non potremmo fare altrimenti, questa infame Sentenza, sapendo che oggi i nostri figli e domani i nostri nipoti, studieranno questo testo e lo situeranno tra le pratiche che durante i secoli hanno impedito la piena incorporazione del nostro popolo nel resto della società. 500 anni fa le autorità di allora ci condannavano alla galera, cercando il nostro sterminio. Oggi, cinque Magistrati del Tribunale Costituzionale hanno condannato a morire di fame una povera vedova gitana perché essendosi sposata con rito gitano, non ha diritto alla pensione d'anzianità.

[...]

Noi, membri della Giunta Direttiva di Unión Romaní, facciamo nostro il voto del Magistrato don Jorge Rodríguez-Zapata Pérez, di cui vogliamo sottolineare alcuni passaggi:

RIASSUNTO del voto del Magistrato don JORGE RODRÍGUEZ-ZAPATA PÉREZ, sentenza del 16 aprile 2007, ricorso di amparo n. 7084/2002 interposto da doña María Luisa Muñoz Díaz

Questa è la realtà

1.- Doña María Luisa Muñoz Díaz è di nazionalità spagnola, però appartiene all'etnia gitana. Reclama la pensione d'anzianità del suo defunto sposo, don Mariano Dual Jiménez, con cui si sposò in territorio spagnolo con rito ancestrale gitano nel novembre 1971. Don Mariano era muratore e lavorò per conto terzi sino alla sua morte nel dicembre 2000. Usufruì della Sicurezza Sociale per 19 anni, tre mesi e otto anni, che corrisponderebbero per doña María Luisa a 903,29 € mensili di pensione, riconosciuti da Sentenza, poi revocata, dal Giudicato Sociale nº 12 di Madrid. Doña María Luisa e don Mariano erano titolari di un Libretto Familiare dall'11 agosto 1983, che constatava la nascita dei loro sei figli nati nei quasi trent'anni della loro relazione coniugale; ad ottobre venne loro riconosciuto il titolo di famiglia numerosa nº 28/2220/8 della categoria 1ª. Don Mariano era titolare della cartella della Sicurezza Sociale nº 28/2098958/66, da cui figurano senza dubbio come beneficiari tanto doña María Luisa come i loro sei figli.

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