Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 01/04/2007 @ 10:30:58, in media, visitato 2198 volte)
Di Fabrizio (del 02/04/2007 @ 09:55:45, in casa, visitato 1876 volte)
Da
Roma_Francais
Alcune famiglie Manouches da qualche anno vivono su di un
terreno di loro proprietà a Bessancourt. Infatti, hanno comperato dei lotti sui
quali hanno installato i caravan. E' un modo di vita che hanno scelto, nessuno
li obbliga, è un loro diritto. Non chiedono privilegi. Non sono alla mercè delle
istituzioni caritatevoli, che siano cristiane, musulmane, laiche, atee,
governative...
NO, guadagnano la loro vita col sudore della fronte, come
molti dei loro compatrioti, Cosa chiedono? È tanto normale che si hanno
difficoltà ad immaginare che debbano passare per la giustizia!
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LUCE
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RACCOLTA DELL'IMMONDIZIA
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UN AUTOBUS CHE ARRIVI SINO A LI'
A chi verrebbe l'idea che queste tre cose, basiche e
fondamentali, siano rifiutate a dei cittadini sul territorio della Repubblica
francese? E' quindi un caso a Bessancourt. Col pretesto che il terreno di cui
sono proprietari si situa in una zona "verde", questi servizi basici vengono
rifiutati. Tuttavia, su questa famosa "zona verde", sono le stesse persone che,
una volta acquistati i terreni, li hanno sgomberati da alcune tonnellate di
rifiuti accumulati da moltissimo tempo. Così, oggi quello spazio è cambiato,
poiché i proprietari lo mantengono molto accuratamente. E' altrettanto vero che
dall'altra parte del sentiero che borda i terreni sono sepolti, dagli enti
pubblici locali (ecologi? ) rifiuti che debordano dappertutto. Capite così chi è
l'ecologista in quest'affare.
Quindi, cosa per lo meno stupefacente, questi Sinté hanno
vicini che, loro, non hanno gli stessi problemi, mentre si trovano sullo stesso
"bordo verde". "Tanto meglio per i nostri vicini", dicono i nostri cugini sinti;
il problema non è che loro abbiano l'elettricità, o il diritto di costruire
piccoli chalets (conformemente alla legge, non superano i 20 m²), ciò è normale,
il problema è che noi, non abbiamo questi stessi diritti, mentre siamo nella
stessa situazione.
Parteggiamo perfettamente con questo punto di vista. Di conseguenza, le
associazioni "La voix des Rroms", "Femmes rroms, sinté et kalé", "Samudaripen",
assieme al Centro AVER di ricerca e d'azione contro tutte le forme di razzismo,
hanno sostenuto la loro azione. [...] I rappresentanti delle famiglie coinvolte
hanno depositato un reclamo contro ignoti per discriminazione dinanzi al
tribunale di Pontoise. Sfortunatamente, non è il solo caso di discriminazione
che i Rroms, Sinté e Kalé subiscono in Francia, paese, tra l'altro,
dell'uguaglianza. E' triste che nel paese dell'uguaglianza, si debba investire
il giudice per essere considerato uguale al proprio simile. Speriamo che ciò
risolva i problemi dei nostri amici di Bessancourt, ed anche, serva più
globalmente a diminuire le discriminazioni, che siano dirette o indirette, nei
confronti del nostro popolo. Perché, ricordiamo, non ha mai impedito nessuno fra
noi ad essere così francesi, anche quando ciò ha implicato prendere la macchia
durante la Resistenza.
Source:
http://lesrroms.blogg.org
Di Fabrizio (del 02/04/2007 @ 10:18:11, in Italia, visitato 1516 volte)
Vi invio il comunicato della presentazione del libro "E per
patria una lingua segreta. Rom e Sinti in provincia di Venezia", che si terrà a
Padova presso la Fiera di Civitas, il 5 Maggio.
Cordiali Saluti
Davide Turatti
Presentazione del libro
E PER PATRIA UNA LINGUA SEGRETA
5 MAGGIO 2007 ORE 16.30
Fiera di Padova
Civitas XII edizione 4-6 maggio 2007
Intervengono:
L’Assessora alle Politiche sociali della Provincia di Venezia
I curatori del volume,
COSES
Il Presidente dell’associazione “osservAzione”
Coordina Sergio Frigo, giornalista del Gazzettino
Il libro raccoglie il lavoro di ricerca del COSES, svolto su incarico
dell’Amministrazione Provinciale di Venezia (Assessorato alle Politiche
sociali), dedicato alla presenza dei rom e dei sinti sul territorio. La ricerca
si compone sostanzialmente di quattro parti riguardanti rispettivamente:
• l’analisi per comune, avvalendosi della conoscenza degli assistenti
sociali, della presenza in provincia di rom e sinti e delle problematiche ad
essa collegate. Particolarmente importante è in questa sezione l’approfondimento
del rapporto tra i ‘nomadi’ e gli operatori dei servizi sociali, la popolazione
residente e le Istituzioni;
• lo studio dei problemi sollevati dall’inserimento dei minori nel sistema
scolastico attraverso una serie di interviste a testimoni privilegiati puntate
sugli aspetti comportamentali, ma anche sui problemi di attrito linguistico;
• un focus, con interviste ancora rivolte a testimoni privilegiati, su alcuni
problemi legati all’inserimento dei rom e dei sinti nel mondo del lavoro;
• una quindicina di interviste dirette a rom e sinti di varie zone della
provincia veneziana, cercando di capire (e di far capire) che senso abbia in
questo nuovo Millennio essere o nascondere di appartenere a queste etnie.
Il libro esce ulteriormente arricchito da un contributo dello studioso Nando
Sigona e da una scheda sulla legislazione nazionale ed europea riguardante rom e
sinti a cura di Carla Osella.
Di Fabrizio (del 03/04/2007 @ 09:46:44, in blog, visitato 1884 volte)
Da
Mundo_Gitano
Cari colleghi:
Approfittando dell'accesso alle nuove tecnologie, seguendo la stella di altri
gitani che già sono nella "blogosfera", ho voluto creare un nuovo blog dedicato
allo studio del rromanès per tutte quelle persone, me incluso, che vogliono
parlare la nostra lingua. Non si tratta di creare un dizionario né un manuale di
conversazione, se non un semplice attrezzo che ci permetta confrontarci e
consultarci nell'apprendimento della "romanichib".
Sperando in una vostra diffusione, collaborazione e partecipazione, un
cordiale saluto.
Potete consultarlo su:
http://romanichib.wordpress.com/
Devlesa Rromalén!!
Di Fabrizio (del 03/04/2007 @ 11:33:34, in media, visitato 1684 volte)
Di Fabrizio (del 04/04/2007 @ 00:14:32, in Italia, visitato 1816 volte)
La Cdl taglia i fondi alle Politiche sociali e dà 400mila euro al settore
Sicurezza!
Rogoredo, Chiaravalle e Gratosoglio saranno meta, mercoledì 4 aprile, di una
ronda organizzata dalla Lega Nord, dietro una proposta di Matteo Salvini, contro
i campi nomadi.
Pensiamo che siano due cose inaccettabili e che non bisogna restare in silenzio.
Dunque, mercoledì, 4 aprile, alle 13 e 30 organizziamo un presidio davanti al
campo di via S.Dionigi (non c'è numero civico, il campo si trova in fondo alla via), dove la ronda leghista passerà a partire dalle ore
14.00, per protestare insieme ai Rom, in modo pacifico, ironico e festoso, vista
anche la presenza di alcuni musicisti Rom. Chi può, è invitato a portare
telecamere, macchine fotografiche, cartelli e pennarelli. E anche dei bicchieri
di carta per elemosinare qualche spicciolo per il fondo per le Politiche
sociali.
In allegato il comunicato stampa della lista Uniti con Dario Fo per Milano,
dell’Associazione Naga, dell’Associazione Liberi e del Comitato per le libertà e
i diritti sociali..
Dijana Pavlovic
Rif:
Milano
le ronde padane per i rom
MUSICA E ACCATTONAGGIO CONTRO I GIUSTIZIERI IN CAMICIA VERDE OGGI COME IN
CAMICIA NERA IERI
A Milano dopo la parata populista della maggioranza, il Sindaco ha deciso di
trasferire 400.000 euro dal fondo per le politiche sociali, destinato
all’immigrazione.
Dobbiamo prendere atto che per avere un sostegno sociale occorra mendicare un
intervento per avere risposte ai propri bisogni e sembra che ci sia
un’inquietante connessione tra questi due fattori: ridurre i fondi per le
politiche sociali, da una parte, e aumentare quel disagio funzionale a creare
uno stato di insicurezza che, spesso, si traduce in emarginazione e in fenomeni
di devianza.
Noi che crediamo che se ci fosse maggiore attenzione alle politiche sociali non
ci sarebbe bisogno di parlare di sicurezza, come sempre dobbiamo prendere atto
che le prime vittime di questi provvedimenti siano gli immigrati, non
considerati cittadini e tra questi soprattutto i rom..
Non a caso, oggi siamo in presenza di un nuovo attacco demagogico e intollerante
della Lega, che ha indetto una “passeggiata volontaria” contro la presenza di
insediamenti di nomadi nella zona comprendente i quartieri di Rogoredo,
Gratosoglio e Chiaravalle.
Siamo di fronte alla bieca e volgare connessione tra criminalità e nomadismo,
pericoloso accostamento che mette in discussione la convivenza sociale nella
nostra città.
Di fronte a questa situazione l’amministrazione si assuma le proprie
responsabilità, ora, non aumentando un clima già presente di paure irrazionali,
seminando terrore negli animi dei residenti, individuando all’occorrenza il
capro espiatorio più opportuno per distogliere l’attenzione verso le reali cause
della sofferenza.
Noi consideriamo grave e insopportabile che chi siede nelle istituzioni che
governano questa città possa impunemente proporre atti illegali e veri e
pericolosi rigurgiti di un tragico passato, come la “passeggiata” della Lega,
quando non erano verdi ma nere le camice di chi andava in giro per il Paese a
farsi giustizia da sé.
Per questo, oltre a condividere la condanna già espressa dalle forze politiche e
sociali democratiche, facciamo un appello alle autorità che devono far
rispettare la legge, mentre per parte nostra proponiamo una diversa passeggiata,
pacifica elemosinando qualche moneta per rimpinguare le casse del fondo per le
politiche sociali, allietata dalla musica rom, e filmando quello che è il vero
atto illegale e pericoloso per la sicurezza di tutti e non solo di quelli, come
i rom, che sono considerati gli ultimi della società e perciò i più esposti ai
pregiudizi, agli insulti, all’intolleranza e infine alla violenza.
Uniti con Dario Fo per Milano, Associazione Naga, Associazione
Liberi, Comitato per le libertà e i diritti sociali
Di Fabrizio (del 04/04/2007 @ 09:55:29, in Italia, visitato 2435 volte)
Quando le fiaccole illuminano la strada per le ronde
C’è da stupirsi che qualcuno si stupisca.
Le “ronde padane” proposte per controllare i campi nomadi non sono una novità,
un’improvvisa e incontrollabile deviazione dal percorso sin qui seguito
dall’operazione “Proteggiamo Milano” che ha vissuto il proprio culmine con la
manifestazione del 26 marzo scorso.
Non è il caso di dilungarsi sulle immagini lugubri che tali alzate d’ingegno
richiamano alla memoria, né sulla partita politica che si sta giocando
all’interno della maggioranza che governa la nostra città.
I propositi di chi oggi si appresta a presidiare Rogoredo e Gratosoglio -domani
si vedrà- non devono destare stupore: bastava ascoltare gli slogan dei militanti
leghisti che alla manifestazione del 26 marzo hanno sfilato dietro allo
striscione “Zingari, fora dai ball!”.
I militanti del Carroccio gridavano:“Non ne vogliamo/zingari non ne
vogliamo”, “Clandestino, zingarello/il tuo posto è sul battello” .
Bastava ascoltare e prevedere. Del resto erano le stesse forze politiche che
erano state protagoniste del presidio anti-rom di Opera, con tutto ciò che ne è
seguito.
Una volta innalzato il vessillo della sicurezza non bisognava essere dotati di
capacità profetiche per prevedere che il primo bersaglio sarebbero stati i campi
nomadi e che coloro che avrebbero fatta sentire più alta la propria voce
sarebbero stati gli imprenditori della paura, coloro che reclamano a gran voce
sicurezza ma si oppongono a qualsiasi percorso che porti a integrazione, dignità
e legalità.
Ma si sa gli apprendisti stregoni spesso non valutano appieno gli effetti delle
proprie azioni.
Effetti che si sono fatti già sentire concretamente e sono quantificabili.
Infatti, non solo è stata messa in moto una deriva che sarà difficile arrestare,
ma è stata sconfessata la politica messa in atto dall’Assessore Moioli che
puntava a disegnare dei percorsi di riconoscimento e inserimento per i nomadi.
Anche le cifre parlano chiaro: 400.000 euro dirottati dalle politiche sociali a
quelle per la sicurezza.
Beniamino Piantieri
Da Roma_Daily_News
Percezioni di identità - I Luli a Samarcanda - Posted by Ben | in Human Rights, Religion, Culture | on March 29th, 2007
Nafisa Hasanova (22 anni, Uzbeka) ama sfidare i tabù: lei visita i Luli, Rrom dell'Asia Centrale, la cui comunità è stata marginalizzata nella sua città di Samarcanda. D'altra parte, per tragica ironia, gli stessi Luli hanno una percezione distorta della loro identità e sono sull'orlo della perdita di una tradizione di secoli. Se la comunicazione all'interno della loro comunità e con la più vasta società attorno non migliora, dice Nafisa, il futuro è squallido.
I Luli in Uzbekistan: Una comunità poco conosciuta
Il popolo Rrom è meglio conosciuto in Occidente come Zingari, un termine che i Rrom non userebbero mai per descrivere loro stessi, ma che è stato imposto dall'esterno. Il termine ha molte connotazioni: persecuzione, marginalizzazione e discriminazione. La gente associa Zingaro con uno stile di vita itinerante di furti, piuttosto che con l'etnicità. Per esempio, in inglese esiste un verbo derivato dal sostantivo Gypsy, to gyp, che significa imbrogliare. Così la persona imbrogliata è gypped e chi imbroglia è Gypsy - interessante dimostrazione di come il linguaggio stesso può raccontarci il ruolo sociale e gli stigma dei Rrom nella cultura occidentale.
Nell'Asia Centrale, i Rrom sono conosciuti come Jughi, Multani o Luli. Loro si autodefiniscono Mugat (Mughat), che significa adoratori del fuoco, e Ghurbat, che significa soli o poveri. Tutte queste parole sono derivate dall'arabo. "Parte dei Rrom arrivarono nell'Asia Centrale dalla città di Multan, che oggi è nel Pakistan. E' per questo che a volte sono chiamati Multani: quelli che vennero da Multan," mi spiega il Dr. Khol Nazarov, un professore Luli. Gli antenati dei Rrom dell'Asia Centrale appartenevano ad una casta di cantanti, musicisti e ballerini. Di fronte alle fatiche nella loro patria, furono forzati a partire e dispersi in tutto il mondo. Una piccola comunità di Rrom si stabilì in Uzbekistan, dove vivono tuttora, conosciuti come Luli, nella città di Samarcanda.
A causa del loro stile di nomadico, i Rrom hanno sempre incontrato la diffidenza dei loro vicini meno mobili. Come in Occidente, sono largamente ritenuti mendicanti, ladri e criminali, incapaci di fermarsi. D'altra parte, la situazione in Uzbekistan è lievemente diversa dalle comunità Rrom nei paesi occidentali. Durante l'era Sovietica, la situazione materiale della maggior parte dei Rrom era relativamente buona. Grazie al lavoro garantito, alla casa e ad altri servizi sociali, i Rrom erano meno svantaggiati di quanto lo siano oggi. Allo stesso tempo, d'altra parte, le autorità sovietiche esercitavano una grande pressione perché i Rrom si assimilassero. L'uso in pubblico della lingua rrom era proibito. Poi venne il collasso dell'Unione Sovietica. Il susseguente malfunzionamento dell'economia non poté più fornire lavoro per i Rrom; lievitarono, soprattutto tra i Rrom i tassi di disoccupazione. La marginalizzazione crebbe peggio: deprivati dei mezzi di sussistenza, i Rrom ricominciarono a mendicare per sopravvivere - e a casa delle politiche culturali sovietiche, il loro senso di identità era stato severamente scosso.
Le durezze sperimentate dai Rrom Uzbeki hanno attirato l'attenzione degli attivisti dei diritti umani di Samarcanda, che dicono che le autorità dovrebbero fare di più per la comunità Luli. "Al momento, non hanno neppure un centro culturale nazionale," dice Komil Ashurov, del Centro Diritti Umani di Samarcanda. Mentre le altre minoranze hanno propri centri culturali nazionali, "Сохнут" per gli Ebrei o "Русь" per i Russi, i Luli mancano di un forum ufficiale per preservare il loro patrimonio culturale.
Rompendo il silenzio: una visita alla comunità Luli
L'idea di fare una ricerca sui Luli apparve strana a molti, incluso la mia famiglia e amici, in particolare a mia madre. Erano preoccupati perché la consideravano un'impresa pericolosa. Le cose poterono solo peggiorare quando divenne chiaro che intendevo visitare la loro comunità per parlare con loro e vedere dove e come vivevano.
Non ci si può immaginare quali ostacoli ho dovuto superare per raggiungere la "terra dei Luli."
Erano completamente sfiduciati sui non-Luli, che avevano assorbito stereotipi secolari sulla loro comunità. Non aiutava il fatto che i Luli vivessero in comunità separate chiamate jughihona, cosa che li rende apparire estremamente pericolosi e segregati. E' per questo che nessuno poteva immaginare che io andassi lì da sola. La prima volta mi recai lì accompagnata da Maite Ojeda, il mio supervisore, avevo concordato con uno dei Luli intervistati di incontrarci prima e poi girare per la jughihona. All'ultimo momento l'intervistato rifiutò di accompagnarci, dicendo che aveva paura che potesse succederci qualcosa perché, "Gli uomini Luli sono pericolosi." Ero scioccata: qui era un componente della comunità che assumeva il punto di vista maggioritario sui Luli.
Due altre donne tentarono di convincerci a non andare. Nonostante tutto, salimmo sul minibus e guidammo verso la jughihona. L'ostacolo seguente fu il guidatore, che rifiutò di portarci là perché "non era sicuro." Promise si aspettarci.
Tutte le trepidazioni ci facevano temere il peggio, ma la nostra esperienza fu esattamente all'opposto: la gente della comunità Luli era estremamente amichevole! Così, si ruppe il primo stereotipo. Non mi sembravano più pericolosi o aggressivi. Così potei passare al lavoro che volevo compiere, trovare cosa i Luli sapevano di loro stessi.
L'auto-percezione dei Luli
Intervistai sedici Luli, sette dei quali, tutte donne tra i 13 e 35 anni, confessarono di ignorare la storia del loro popolo. Gli altri, tra i 30 e 55 anni, affermarono che i Luli erano originari dell'India. Quanti furono in grado di darmi più dettagli furono maschi scolarizzati di oltre 40 anni. Come si può vedere, quasi la metà degli intervistati non aveva niente da raccontare ai propri figli sulle loro origini. Ciò che mette più paura è che questa ignoranza è prevalente tra i più giovani. Quando chiesi come le informazioni sulle peculiarità culturali passavano di generazione in generazione, un uomo, un macchinista, disse, "Non passano. I nostri nonni ci raccontavano le storie, che ora sono solo nella nostra memoria. E noi non ne parliamo ai nostri figli. Non ne sanno nulla. Sparite."
Quando ho chiesto sulla loro occupazione, la maggior parte dei Luli ha risposto "quidirish" o "talbidan". La parola quidirish, che ha origine dalla lingua uzbeka, significa "cercare", "viaggiare" o "visitare" (relativamente agli amici), mentre la parola talbidan (o talabidan) significa "invitare", "cercare" o "chiedere" ed è originaria del persiano. Così, i Luli non dicono di mendicare, ma di chiedere - ricordo una risposta, "Noi chiediamo, ma la gente ci chiama mendicanti, e questo è insultante. Perché noi ci limitiamo a chiedere."
I Tagichi e gli Uzbechi chiamano "gadoy" i Luli, mentre i Russi li chiamano "poproshayka." La parola gadoy significa "povero" o "mendicante," che implica un modo di vita parassitario. Anche la parola poproshayka significa povero, ma anche "mendicante", in tono dispregiativo. E' naturale, da fuori il punto di vista è molto negativo sull'occupazione dei Luli, sono visti come semplici mendicanti, sanguisughe della società. Tutto ciò è in linea con l'attitudine mondiale verso i Rrom. D'altra parte, la domanda rimane senza risposta se questo stile di vita dei Luli di Samarcanda deriva dalla tradizione o dalla necessità.
Mendicare: Tradizione o Bisogno?
Perché mendicano? Per rispondere, mi sono rivolta prima alla società maggioritaria chiedendo di scegliere un nome che potesse descrivere chi/cosa sono i Luli. Nove su 35 hanno risposto su cosa sono; il resto li ha paragonati a "creature selvagge", "bestie", "la vera peste della popolazione." La maggioranza ritiene che il mendicare sia un'abitudine, una tradizione per i Luli. Inoltre, la maggioranza della popolazione intende la parola Luli come sinonimo di mendicare, molti non sanno che i Luli formano un gruppo etnico, [...] Gli intervistati non vedono connessione tra i Luli ed i Rrom europei e russi. Di conseguenza, si fanno delle correlazioni con i Luli che sono molto differenti da come le associazioni occidentali fanno con gli "Zingari." Per esempio: "Un Luli è un mendicante, mentre Tzigano è una nazionalità," mi ha detto un giovane di 23 anni. "Tzigano è una nazionalità, danzano, cantano e guadagnano soldi. Sono più civilizzati; li rispetto. Ma i Luli sono mendicanti, che non lavorano, tutto quello che fanno è mendicare". Il termine tzigano è attualmente il nome comune dell'Est Europa per i Rrom (identico all'ungherese czigany, al russo zigan, il tedesco zigeneur sino all'italiano zingari) che si infiltrarono nella regione dell'Asia Centrale nell'era sovietica.
Soltanto due dei 23 intervistati credono che il mendicare dei Luli sia il risultato dello sviluppo socioeconomico: "Sono cresciuti vedendolo ed assorbendolo. Ci sono abituati," dice una giovane Uzbeca di 20 anni. Altre due persone pensano che il mendicare sia una necessità. Così, la maggioranza degli intervistati credono che per i Luli mendicare sia un modo di vita.
Cosa dicono i Luli sulle ragioni del loro mendicare? Sette dei 17 intervistati ritengono sia una tradizione, e gli altri 10 una necessità.
Intervistando i Luli si scontrano due contraddizioni percettive:
Prima, quando si intervistano uomini scolarizzati l'immagine è chiara: mendicare non è affatto una tradizione. Ho forti argomenti su questo. Per esempio: "I nostri antenati erano cantanti e danzatori. Questa è la nostra tradizione," spiega un uomo Luli di 50 anni. Sua moglie, invece, dice che il mendicare è una tradizione abbandonata dagli antenati, e che la gente lo fa senza riguardo all'età o allo stato finanziario. Questa contraddizione in prospettiva di una famiglia Luli è scioccante, ma ho trovato questa divisione estesa a tutta la comunità.
Ora, viene la seconda contraddizione: quando si chiede esattamente cosa vorrebbero per il loro popolo se avessero il potere di cambiare le cose, i Luli che pensano che il mendicare sia un'occupazione tradizionale, rispondono che darebbero lavoro a tutti, per non essere costretti all'accattonaggio per strada. La stessa donna che affermava che il suo popolo ha una tradizione nel mendicare, dice, "Se ci fosse il lavoro, nessuno mendicherebbe, questo è sicuro. Noi mendichiamo perché dobbiamo mangiare. Mi piacerebbe lavorare e non mendicare per le strade." La storia sembra darle ragione: durante il periodo sovietico c'era meno gente, Luli e no, a mendicare per strada, molti di loro lavoravano nelle fabbriche e nelle fattorie.
Quindi, l'accattonaggio non è una tradizione Luli. ...Alla fine non nel senso della tradizione come psicologia culturale, ho trovato che i Luli hanno il proprio metodo tradizionale per risolvere i problemi finanziari. Quando tra i non-Luli ci sono difficoltà finanziarie, prima vendono le loro proprietà, poi chiedono denaro in prestito, e solo di fronte a privazioni senza via d'uscita si decidono a mendicare. Nel caso dei Luli è comune vedere chi soffre delle difficoltà mendicando, mentre nel contempo mantengono il televisore o la macchina che altri avrebbero già venduti.
Stereotipando i Luli
C'è un altro stereotipo che riguarda i riti matrimoniali. Da fuori si crede che la futura sposa giuri di provvedere alla famiglia, nutrire il marito, e che le si dia un bastone ed un sacco, che sono il simbolo del matrimonio. Quando ho chiesto ai Luli su questa tradizione, mi hanno detto che è un assurdo pettegolezzo. Poi ho visto un video delle loro cerimonie matrimoniali, mi sono sorpresa vedendo che i loro matrimoni sono in tutto simili a quelli degli Uzbechi e dei Tagichi, eccetto l'assenza delle cerimonie di registrazione. Ho controllato con il locale Mullah per essere certa - se esistesse davvero una tradizione matrimoniale come comunemente si creda - e lui mi ha risposto, "Sono già 15 anni che lavoro in questo posto, ma non ho mai potuto testimoniare niente del genere."
Da fuori si pensa anche che i Luli abbiano un'altra religione, come il buddismo o non abbiano del tutto una religione. In realtà tutti i Luli sono musulmani. Durante i loro matrimoni, la sposa e lo sposo sono portati due volte alla moschea locale, invece che all'ufficio addetto alle registrazioni. Ci sono regole rigide su come la donna dev'essere vestita, come il foulard, i vestiti lunghi, ecc. e sono tutte regole strettamente islamiche. Uno degli stereotipi prevalenti sui Luli è che abbiano un loro specifico punto di vista che influenza il loro stile di vita. Una nozione comune è che siano misteriosi e amanti della libertà, al punto di resistere a tutte le autorità, siano benigne o meno. A me sono apparsi estremamente realistici ed amanti della libertà come qualsiasi altra persona. Quando ho chiesto loro di cosa avrebbero avuto bisogno per essere felici, nessuno mi ha risposto di volere maggior libertà o di voler viaggiare. Al contrario, i loro bisogni erano molto terreni: avere una casa, un lavoro, una sposa da amare e bambini felici.
C'è bisogno di miglior comprensione da ambo le parti.
Quando partii con la mia ricerca sui Luli di Samarcanda, avevo la mia schiera di pareri sulla loro comunità. Questi pareri sono stati messi in discussione, e questo è bene. L'unica cosa che posso sicuramente aggiungere è che la situazione dei Luli è un tema molto vasto che necessità di ulteriori ricerche e testimonianze. Posso aggiungere che la mancanza di informazione sulla società Luli si risolve in stereotipi senza base e alimenta un'intolleranza distruttrice. Questo rende impossibile l'integrazione tra le due comunità, Luli e no.
La mancanza di un'accurata autopercezione tra gli stessi Luli li rende incapaci di difendersi contro le discriminazioni, [...] Per di più, li mantiene in povertà, esclusi dalla società e contribuisce alla loro sparizione come minoranza nazionale.
Di Fabrizio (del 05/04/2007 @ 10:52:18, in Europa, visitato 1837 volte)
E' uscito l'aggiornamento di marzo 2007 di PICUM.org con le notizie e l'evoluzione politica riguardanti i diritti sociali fondamentali degli immigranti non documentati in Europa. Disponibile nel formato Word nelle seguenti lingue: inglese, tedesco, olandese, spagnolo, francese, italiano e portoghese.
Di Fabrizio (del 06/04/2007 @ 09:38:50, in blog, visitato 1699 volte)
Un articolo di Gianni Biondillo sulla Repubblica di
ieri, è ripubblicato in rete.
Partiamo da un dato incontrovertibile: la Lega, da quattro legislature,
amministra, insieme ai suoi alleati, la città di Milano, in una condizione
politica davvero unica, con la regione saldamente nelle mani di Formigoni da
circa un decennio e con, alle spalle, il governo di centro destra con la più
lunga legislatura repubblicana, quello di Berlusconi. Se c’era un problema di
sicurezza, questa gente che oggi lancia allarmi e organizza ronde, avrebbe avuto
tutte le condizioni ideali per risolverlo. Se c’era. E se, soprattutto c’era la
voglia di risolverlo
la lettura continua su
Nazione Indiana
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