Rom e Sinti da tutto il mondo

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La redazione
-

\\ Mahalla : VAI : lavoro (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 

Segnalazione di Davide Castronovo

Link da C6.tv per chi legge da Facebook

Milano. Luna lavora in un centro sociale del Comune, tra vecchietti che bevono bianco e Campari o giocano a carte. La guardano perché è carina, sorride e ha 16 anni. Potrebbe essere loro nipote. Una nipote che vive in un campo rom e che non si vergogna di dirlo a nessuno, che prepara caffé e si diverte, perché le piace darsi da fare, sentirsi indipendente e libera di sognare il suo futuro, in una casa però, con sua sorella. Servizio di Claudia Bellante

 
Di Fabrizio (del 10/12/2010 @ 09:37:11, in lavoro, visitato 1684 volte)

Da Roma_Benelux

Standartnews.com

05/12/2010 - Riporta RIA Novosti, che il governo della provincia belga delle Fiandre ha adottato un piano ed una strategia per l'integrazione sociale e professionale dei Rom provenienti in Belgio dalla Bulgaria e dalla Romania. Ai Rom verrà dato accesso a settori del mercato del lavoro soggetti a carenza di manodopera. Sinora questo accesso era negato ai cittadini della Bulgaria e della Romania, anche se i due paesi sono membri UE dal 2007.

"Il messaggio che vorremmo inviare è che i Rom dalla Bulgaria e dalla Romania che arrivano qui devono essere pronti a lavorare," ha commentato Geert Bourgeois, ministro fiammingo all'integrazione civica.

 
Di Fabrizio (del 20/12/2010 @ 09:01:58, in lavoro, visitato 1357 volte)

Segnalazione di M. Cristina Di Canio

 il link per chi legge da Facebook

L'obiettivo dell'inserimento e apprendimento lavorativo nel settore sartoriale per alcune partecipanti al progetto Formare per Fare si è concretizzato grazie alla collaborazione con il Laboratorio Manufatti Donne Rom. Il Laboratorio, inteso come percorso concreto di integrazione ed autonomia, è gestito da un gruppo di lavoro consolidato, basato sulla condivisione quotidiana del lavoro e sulla collaborazione fattiva e paritaria tra tutte le donne Rom bosniache e donne italiane che partecipano insieme alla progettazione, allo sviluppo, alla valutazione e alla gestione diretta degli spazi e delle risorse. Donne somale ed eritree sono state affettuosamente accolte dalle giovani donne Rom e si creata all'interno del Laboratorio un'atmosfera affettuosa ed accogliente che ha potenziato le abilità nell'artigianato, la fantasia e le capacità. Sono stati prodotti manufatti in stoffa, accessori per la casa e per l'abbigliamento, originali, esclusivi e curati nei dettagli.
foto di Antonella Di Girolamo tel. +393395009440

 
Di Fabrizio (del 26/12/2010 @ 09:23:37, in lavoro, visitato 2151 volte)

Buongiorno a tutte/i,
dopo il finanziamento di tre borse lavoro, abbiamo deciso di finanziare tre borse di studio. I beneficiari sono tre ragazzi: Ovidiu, Marian e Belmondo, con i quali siamo venute in contatto perché i loro fratelli più piccoli nei due anni passati hanno frequentato le scuole di Rubattino.

I corsi che stanno frequentando sono gratuiti: noi copriamo per tutti e tre i ragazzi il costo dei trasporti (abbonamento ATM e treno) e a due di loro assegniamo anche un contributo mensile di 100€ ciascuno per sostenere questo percorso. Ovidiu, 15 anni, e Marian, 16 anni, frequentano dal 2 novembre 2010 la scuola bottega dell'EINAIP di Pioltello: ci sono laboratori di alfabetizzazione e socialità e molti laboratori di formazione (cucina, carpenteria, meccanica…), da frequentare per 4 pomeriggi alla settimana. Quando gli educatori ritengono che i ragazzi siano pronti, li inseriscono in un tirocinio. Per Marian, che ha già ottenuto la licenza media al CPT, il percorso di apprendimento dovrebbe essere abbastanza breve e dovrebbe essere inserito in tempi rapidi in un tirocinio. Ovidiu avrà tempi più lunghi: da due anni non va più a scuola e un tentativo di inserirlo alle medie è fallito.

Belmondo, 15 anni, sempre dal 2 novembre 2010 sta frequentando un corso di scuola bottega (in particolare di meccanica della bicicletta) presso le Vele di Pioltello. E' inserito in un gruppo molto ristretto (si tratta infatti di 6/7 ragazzi) e questo consente di fare un corso molto intensivo. Tra l'altro anche la frequenza è molto impegnativa: fino a giugno tutti i giorni dalle 9 alle 17, eccetto il lunedì mattina. Per Belmondo sarà una vera rivoluzione: dalla quarta elementare non va più a scuola e il suo italiano è piuttosto stentato.

Ovidiu da qualche tempo ha una situazione più stabile: vive in una casa di assegnazione provvisoria e suo padre lavora come muratore. Marian e Belmondo invece “abitano” in capannoni, uno regolare (o meglio tollerato) l'altro abusivo.
Per il finanziamento delle borse di studio abbiamo chiesto alle famiglie di questi tre ragazzi l'impegno a sostenerli in ogni modo in questo percorso.
Il contributo della Comunità di S Egidio è stato fondamentale, in particolare per l'individuazione dei corsi più adatti e per il lavoro svolto insieme agli educatori dell'EINAIP e delle Vele affinchè questi corsi possano avere la maggior efficacia possibile.
Grazie a tutti
Le mamme e le maestre di Rubattino

 
Di Fabrizio (del 07/01/2011 @ 13:15:33, in lavoro, visitato 1681 volte)

Alto Adige di Antonella Mattioli

I Sinti della famiglia di Radames Gabrielli sono pronti a mettersi in proprio: gestiranno il bar Righi, grazie a un affitto molto inferiore ai prezzi di mercato

BOLZANO. Prima il corso per gelatai, approvato nel 2009 dalla giunta provinciale, costato complessivamente 222 mila euro e finanziato dal Fondo sociale europeo; poi lo stage, adesso i Sinti della famiglia di Radames Gabrielli sono pronti a mettersi in proprio: gestiranno il bar Righi, la struttura che si trova sui prati del Talvera vicino all'omonimo campo da calcio. Realizzato dalla Provincia e dato in concessione al Comune, il complesso dispone di bar e ristorante. Di recente la giunta comunale ha deliberato l'affidamento della gestione del Righi alla cooperativa Aquila. Il tutto all'interno del progetto di inserimento lavorativo autonomo di cittadini Sinti residenti in città. Il canone di subconcessione annuale è stato stimato dagli uffici comunali in 12.300 euro annui, che però sarà dimezzato in base alla scopo sociale della concessione che andrà avanti fino al 31 ottobre 2012. Il contratto è stato stipulato con Radames Gabrielli, in qualità di presidente della cooperativa Aquila. L'iniziativa rientra nell'ambito del progetto finanziato dal Fondo sociale europeo «Sintengre Avarpen - il lavoro dei Sinti». Alla coop l'obbligo di versare una cauzione pari alla metà del canone pagato.

Il bar, chiuso da circa un anno, dovrebbe riaprire fra qualche settimana grazie ad un'iniziativa destinata a far discutere esattamente com'era successo due anni fa con il corso per gelatai pensato e voluto proprio per la famiglia Gabrielli.

In precedenza, per circa cinque anni, il bar è stato gestito da Stefano Pizzo della cooperativa Cs2a: canone d'affitto 1.800 euro al mese contro i 512 chiesti oggi ai Gabrielli. «Noi - spiega Pizzo - più volte avevamo fatto presente che 1.800 euro al mese erano troppi: il bar è decentrato e proprio per questo il funzionamento è strettamente legato alle partite di baseball e di calcio. Anche in estate il giro è limitato, perché per la sua collocazione risente molto del vento che spira dalla Val Sarentina. Vedo però che ora ai Sinti il Comune concede un prezzo speciale: è chiaro che dovendo pagare un canone che è meno di un terzo del nostro la musica cambia».

Prevedendo le critiche, in Comune difendono l'iniziativa: «È sbagliato - dice l'assessore alle politiche sociali Mauro Randi - fermarsi all'aspetto economico. Questa è una grossa sfida per i Sinti: dovranno mettersi in gioco e dimostrare di sapersela cavare da soli. E comunque, se è vero che si rinuncia ad incassare un canone più elevato, è altrettanto vero che si risparmierà sui sussidi economici concessi ai meno abbienti. È un investimento che si fa pensando al futuro: queste persone devono imparare a diventare autosufficienti. Verseranno i contributi e un domani avranno una pensione». Anche l'assessore Patrizia Trincanato, che ha sempre seguito i problemi dei nomadi, è fermamente convinta della bontà dell'iniziativa: «Tutti si lamentano del fatto che i Sinti non lavorano, questa è l'occasione per dimostrare il contrario».

Sullo stesso tema
Il bar Righi al centro delle polemiche

 
Di Fabrizio (del 19/02/2011 @ 09:23:58, in lavoro, visitato 1811 volte)

NoiDonne.org - Nadia Angelucci

Durante la guerra della ex Iugoslavia, negli anni ’90, un gruppo di donne romane si impegna nel sostegno ai bambini bosniaci e alle loro madri, sfollati nei campi profughi della Slovenia: un impegno che oltre al contributo economico creò dei legami di affetto e di amicizia molto forti. Con la fine della guerra i profughi rientrarono nei loro paesi ma l'impegno nel cercare la relazione di quel gruppo di donne non si è fermato. Nasce così, nel 1998, 'Insieme Zajedno', un'associazione dedicata all’infanzia e alle donne più deboli per offrire un aiuto concreto, dignità, giustizia sociale e diritti umani. L’esperienza di Insieme Zajedno, iniziata in Bosnia Erzegovina, e poi consolidata attraverso progetti in Macedonia, in Kossovo, in Moldavia, in Iraq, dal 2006 si è trasferita a Roma dove, nel cuore di San Lorenzo è nato il 'Laboratorio Manufatti delle Donne Rom', progetto di microcredito per l’auto-impiego di donne rom attraverso la realizzazione di accessori originali per l’abbigliamento e la casa. Un luogo che offre ad un gruppo di rom bosniache la possibilità di lavorare ma non solo. In uno spazio che colpisce per il suo tocco tipicamente femminile, ogni mattina Cristina, Renata, Francesca e Dzanuma, tirano su la serranda e si dedicano al cucito, antica arte che ci riporta all'intreccio di legami, al mettere insieme, alla creazione.

Nei locali, arredati a misura di donna, si lavora, si mangia, si studia, si crescono i bambini - i due figli di Dzanuma - ci si scambia l'esperienza e si fanno progetti. Il luogo, nato come posto di formazione, è presto diventato qualcos'altro: spazio di aggregazione interculturale dove il lavoro insieme ai formatori ha dato la possibilità di affrontare e condividere le problematiche lavorative, di decidere insieme le strategie economiche, stimolando la socialità e l’integrazione in modo naturale e rendendo più facile anche l’apprendimento della lingua italiana. Il 'Laboratorio Manufatti Donne Rom' si prefigge di diventare un luogo dove 'dal basso' si annulli la discriminazione socio-lavorativa legata al popolo Rom, alle donne Rom in particolare: Renata ha preso la patente e adesso ha una piccola automobile che la rende indipendente, le ragazze stanno cercando una casa, hanno ripreso a studiare, non hanno più come orizzonte unico un marito e i figli e la vita nel campo, Dzanuma ha un lavoro con un contratto a tempo indeterminato.

"È stata dura - racconta Cristina Rosselli Del Turco che dell’associazione 'Insieme Zajedno' è colei che vive ogni giorno gomito a gomito con le donne rom - ma i risultati che abbiamo ottenuto sono una grande soddisfazione. Il nostro è un lavoro fatto nella quotidianità e nella condivisione di vita e proprio in questo, credo, risieda il nostro successo. Crediamo nella relazione e negli affetti. È un progetto piccolo che però ha cambiato radicalmente la vita delle persone coinvolte e questo era quello che a noi interessava". E il successo dell'iniziativa si legge anche nei progetti portati avanti dal gruppo: le stesse donne rom sono diventate formatrici e stanno insegnando il mestiere ad un gruppo di donne somale rifugiate. La sfida per il futuro è l'indipendenza; la creazione di una propria impresa e il confronto con il mercato del lavoro.

Il Laboratorio si trova a Roma in via dei Bruzi n. 11/c, è aperto dal lunedì al sabato dalle ore 9:00 alle 14:00 - tel. 3471580818

Per contatti: crirosse@tin.it
info@manufattidonnerom.it - www.manufattidonnerom.org 
info@insiemezajedno.org - www.insiemezajedno.org 

 
Di Fabrizio (del 25/02/2011 @ 09:33:50, in lavoro, visitato 2026 volte)

Vintila (o Ventila), vecchia conoscenza per i lettori della Mahalla, ha fatto capolino tra le pagine del Giornale. Cosa avrà mai combinato?

di Maria Sorbi

Nomade, 56 anni, moglie e 5 figli: la sua specialità è fare la ronda lungo i cantieri della metropolitana milanese Risultato: i blitz per rubare rame sono cessati. E così l’assessore provinciale alle Infrastrutture lo ha assunto

Milano Vintila si macina 30 chilometri a piedi ogni notte lungo le rotaie della metropolitana di Milano. «Lo faccio per controllare che i rom non rubino il rame» racconta. Ma anche lui è rom e, a sentire la sua storia, vien da sorridere. Un rom schierato contro i rom.
Il suo vero nome è Marin Costantin, ma si fa chiamare Vintila. «No, non vuol dire nulla, è un soprannome, mi piace e basta» ci spiega. Arriva da uno dei campi nomadi più difficili della città, il Triboniano, ed è stato assunto per fare il guardiano notturno durante i cantieri per il prolungamento fino ad Assago della linea verde. In quella zona i furti di rame da parte dei nomadi sono all’ordine del giorno e i tecnici non fanno a tempo a posare qualche cavo che, zac, nel giro di poche ore è già sparito tutto.

E chi meglio un nomade per tenere d’occhio le imboscate rom? Chi ne conosce meglio le tecniche e le abitudini? Ecco allora che per Vintila è arrivato un contratto di lavoro. Lui, 56 anni, moglie e cinque figli, si era già messo in luce come portavoce della comunità rom e in passato, soprattutto dopo lo sgombero come quello del campo nomadi di via Capo Rizzuto, gli era perfino capitato di sedere ai tavoli delle politici locali per tentare un accordo. Il suo nome tra le istituzioni gira da un po’ di tempo. Finché un giorno l’assessore alle Infrastrutture della Provincia di Milano, Giovanni De Nicola, durante un sopralluogo ai cantieri del metrò, si rende conto che i furti di rame rallentano l’avanzamento dei lavori. E lancia l’idea: «Perché non ingaggiamo Vintila?». Detto fatto.

Marin Costantin firma il contratto per quello che chiama «il lavoretto». «Mi hanno rinnovato il contratto di mese in mese» racconta e ci tiene a dire che lui è «uno a posto», «uno che ha la partita iva», che «paga i contributi» e che in vent’anni in Italia non ha ricevuto nemmeno una denuncia.
Nelle sue ronde notturne, avanti e indietro lungo i 4 chilometri di rotaie, si è perfino imbattuto in qualche vicino di roulotte che se l’è data a gambe non appena l’ha visto. «Non ho paura - racconta - ma per le emergenze sono armato». La sua arma è una fionda e in tasca ha anche qualche bullone da usare come proiettile.

Ma fortunatamente non ne ha mai avuto bisogno: Vintila mette tutti in fuga. «Non si avvicinano nemmeno, sanno che potrei riconoscerli». Lui, rom controcorrente, ha preso la sua mission seriamente e non ha saltato una notte di lavoro. Ora che i cantieri sono finiti e il metrò di Assago è entrato in funzione, Vintila si cercherà un altro «lavoretto». «Sono bravo io, trovo lavoro subito». Intanto il suo nome è stato pronunciato al microfono dall’assessore De Nicola durante il taglio del nastro della nuova tratta metropolitana. E non capita spesso che un politico ringrazi pubblicamente un rom al microfono.

«Ho voluto citare anche Vintila tra le persone da ringraziare - spiega De Nicola - perché ha lavorato bene e da quando c’è lui i furti sono davvero calati. È stato bravo e serio».
E ora che il suo compito è finito, cosa farà Vintila? L’elemosina? «No, per carità, si fa più fatica a fare quello che a lavorare» scherza lui. «Magari mi trasferirò a Genova, o a Napoli o forse resterò qui, dipende da dove troverò un lavoretto». Quel che è certo è che Vintila e la sua famiglia si sentono ormai italianissimi. «Voglio prendere la pensione in Italia - dice lui con voce ferma - e non ho accettato i 15mila euro che il Comune di Milano dà ai nomadi che se ne tornano a casa. Sono regolare e lavoro».

Non solo. Vintila, da capo rom che sa il fatto suo, cerca di convertire la sua comunità a una vita più onesta e integrata. Ha imposto a sua figlia di smetterla di stare ai semafori a chiedere l’elemosina e ora lei lavora in un bar. E ha più volte detto agli zingari del suo campo: «Comportatevi bene, provateci». Lui lo ha fatto e questo gli ha portato pure un contratto in regola.

 



(mi-lorenteggio.com) Buccinasco, 23 febbraio 2011 - La Associazione Apertamente di Buccinasco che gestisce il Punto Parco Terradeo, è una associazione costituita da Sinti e Gage ( non Sinti) la quale in collaborazione con l'Associazione BUCCinBICI ha il piacere di invitarvi alla serata presso la locale Cascina Robbiolo mercoledì 02.03.11 ore 21.00.( ...)

La serata è anche a sostegno del Progetto Mobilità (conosciuto come progetto Ciclofficina), finalizzato a creare alcuni posti di lavoro per giovani Sinti, offrire alcuni servizi alla cittadinanza, e contemporaneamente cercare di dare qualche risposta ai problemi di mobilità del nostro comune e quelli limitrofi.

Oltre ad Apertamente, contribuiscono all'impresa Buccinbici e la Banca del Tempo e dei Saperi con il patrocinio dell'Amministrazione Comunale ed è stata finanziata dal "Fondo Maroni" gestito dal Commissario Straordinario per l'emergenza Nomadi in Lombardia (Prefetto di Milano Lombardo).

-Durante la serata verrà presentata la guida "A partire da Buccinasco" contenente informazioni su percorsi ciclopedonale che risponde alle richieste delle persone che vogliono esplorare il Parco Agricolo Sud.(all.2)

-Sarà comunicato il programma della prossima stagione ciclistica di Buccinbici.

-Inoltre , vi sarà la proiezione delle foto scattate nelle scorse stagioni.

Redazione

 
Di Fabrizio (del 28/02/2011 @ 09:14:07, in lavoro, visitato 2190 volte)

IlSole24ORE

DOMENICO MODAFFERI. Esiste uno stereotipo radicato: quello che con i rom non ci sia niente da fare, che ce l'abbiano nel sangue di non rispettare le regole, di vivere da parassiti nei confronti della società. Noi, attraverso la formazione al lavoro, abbiamo educato al rispetto delle regole della convivenza, smontando questo luogo comune. In una città come Reggio Calabria, coi problemi di disagio e disoccupazione che esistono, la nostra cooperativa offre lavoro regolare ai rom, nel campo ecologico e dello smaltimento dei rifiuti. Ricordo un episodio all'inizio della nostra attività: in un quartiere della città avevamo da poco incominciato a fare manutenzione del verde; una signora, passando, commenta visibilmente soddisfatta: «Finalmente il Comune ci manda qualcuno!». Avendole spiegato che si trattava di ragazzi rom, la signora si ferma e dice in dialetto: «Chisti sun zingari fora»; ovvero, questi non possono essere zingari di Reggio Calabria... Lo stereotipo del rom incapace di lavorare era messo in crisi. La sua sorpresa era il segno del percorso culturale che stavamo avviando.

Abbiamo sempre pensato che per creare le condizioni di integrazione non si dovesse fare un percorso di assistenzialismo, ma di rispetto delle regole del lavoro e della convivenza.
In questo senso, per educare al rispetto della legalità, è stato importante anche ottenere come sede della cooperativa un bene confiscato alla 'ndrangheta. Lo stato, assegnandocelo, ha affermato il principio della legalità togliendo un bene al malavitoso e affidandolo a chi, vivendo nel disagio, ha sempre considerato il malavitoso un soggetto vincitore. Lavorare in una struttura confiscata è stato educativo per tutta la comunità rom, perché ha fatto capire che non sempre la persona che ha il potere criminale nella città riesce a farla franca.

Quello che mette in crisi il percorso di educazione alla legalità attraverso il lavoro è, invece, la lontananza delle istituzioni. Ad esempio, la mancanza di appalti per la cooperativa. Questo fa vacillare la fiducia nelle regole che cerchiamo di costruire con la nostra attività. Cosa rispondo se un rom, padre di famiglia, mi dice: «Io ho scelto di lavorare e di sudare, anche rispetto a tanti altri rom che hanno voluto scegliere strade più comode... loro però adesso i 50 euro per dare il pane ai figli li hanno, io no».

Domenico Modafferi è il presidente della cooperativa sociale Rom 1995, nata con l'obiettivo di allontanare i rom da emarginazione e devianza attraverso percorsi di inserimento lavorativo nella gestione dei rifiuti solidi urbani. La cooperativa ha sede in un immobile confiscato alla 'ndrangheta.

[...]

 

Porto a conoscenza un'importante iniziativa milanese. Anche se resto perplesso: ancora un incontro PER i Rom e i Sinti, ma dopo tanti anni ci sarebbe bisogno di qualcosa CON i Rom e i Sinti. E se dopo tutto questo tempo non si trova qualcuno di loro in grado di rappresentarli e interloquire col comune e le associazioni, probabilmente c'è bisogno di un serio esame di coscienza (anche da parte dello stesso Tavolo Rom).

Il tavolo Rom ritiene fondamentale in questa fase proporre alle realtà del tavolo ed i servizi e le cooperative sociali che operano nel campo dell’inserimento lavorativo di persone Rom e Sinti nel nostro territorio, una mezza giornata seminariale.

La giornata di studio l’abbiamo pensata con una apertura da parte del Tavolo Rom, e:

una relazione di Antonio Verona, responsabile mercato del lavoro della CGIL milano, che presenterà tutti gli strumenti di mediazione e di formazione disponibili per la costruzione di un percorso lavorativo, con un accenno anche ai servizi presenti sul territorio.

Una esposizione da parte tutti i soggetti che si sono misurati e si continuano a misurare con progetti di inserimento lavorativo di Rom e Sinti, avendo cura di presentare sia i punti di forza che quelli di fragilità

Una esposizione da parte di servizi e cooperative che abbiano fatto esperienze concrete di progetti di inserimento lavorativo.

Abbiamo invitato a questo seminario un responsabile del mercato del lavoro della provincia che possa interloquire con noi sugli aspetti tecnici.

L’obiettivo del seminario è comunque quello di riprendere una trattativa con l’Assessore Del Nero che in più di una occasione si è dimostrato disponibile ad incontrare il Tavolo Rom su aspetti concreti riguardanti il lavoro.

Il seminario si tiene il giorno 10 marzo alle ore 9,30 presso la Camera del Lavoro di Milano corso di Porta Vittoria 43 sala Buozzi.

 
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