Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.
Milano. Luna lavora in un centro sociale del Comune, tra vecchietti che
bevono bianco e Campari o giocano a carte. La guardano perché è carina, sorride
e ha 16 anni. Potrebbe essere loro nipote. Una nipote che vive in un campo rom e
che non si vergogna di dirlo a nessuno, che prepara caffé e si diverte, perché
le piace darsi da fare, sentirsi indipendente e libera di sognare il suo futuro,
in una casa però, con sua sorella. Servizio di Claudia Bellante
05/12/2010 - Riporta RIA Novosti, che il governo della provincia belga delle
Fiandre ha adottato un piano ed una strategia per l'integrazione sociale e
professionale dei Rom provenienti in Belgio dalla Bulgaria e dalla Romania. Ai
Rom verrà dato accesso a settori del mercato del lavoro soggetti a carenza di
manodopera. Sinora questo accesso era negato ai cittadini della Bulgaria e della
Romania, anche se i due paesi sono membri UE dal 2007.
"Il messaggio che vorremmo inviare è che i Rom dalla Bulgaria e dalla Romania
che arrivano qui devono essere pronti a lavorare," ha commentato Geert Bourgeois,
ministro fiammingo all'integrazione civica.
L'obiettivo dell'inserimento e apprendimento lavorativo nel settore
sartoriale per alcune partecipanti al progetto Formare per Fare si è
concretizzato grazie alla collaborazione con il Laboratorio Manufatti Donne Rom.
Il Laboratorio, inteso come percorso concreto di integrazione ed autonomia, è
gestito da un gruppo di lavoro consolidato, basato sulla condivisione quotidiana
del lavoro e sulla collaborazione fattiva e paritaria tra tutte le donne Rom
bosniache e donne italiane che partecipano insieme alla progettazione, allo
sviluppo, alla valutazione e alla gestione diretta degli spazi e delle risorse.
Donne somale ed eritree sono state affettuosamente accolte dalle giovani donne
Rom e si creata all'interno del Laboratorio un'atmosfera affettuosa ed
accogliente che ha potenziato le abilità nell'artigianato, la fantasia e le
capacità. Sono stati prodotti manufatti in stoffa, accessori per la casa e per
l'abbigliamento, originali, esclusivi e curati nei dettagli.
foto di Antonella Di Girolamo tel. +393395009440
Di Fabrizio (del 26/12/2010 @ 09:23:37, in lavoro, visitato 2151 volte)
Buongiorno a tutte/i,
dopo il finanziamento di tre borse lavoro, abbiamo deciso di finanziare tre
borse di studio. I beneficiari sono tre ragazzi: Ovidiu, Marian e Belmondo, con
i quali siamo venute in contatto perché i loro fratelli più piccoli nei due anni
passati hanno frequentato le scuole di Rubattino.
I corsi che stanno frequentando sono gratuiti: noi copriamo per tutti e tre i
ragazzi il costo dei trasporti (abbonamento ATM e treno) e a due di loro
assegniamo anche un contributo mensile di 100€ ciascuno per sostenere questo
percorso. Ovidiu, 15 anni, e Marian, 16 anni, frequentano dal 2 novembre 2010 la
scuola bottega dell'EINAIP di Pioltello: ci sono laboratori di alfabetizzazione
e socialità e molti laboratori di formazione (cucina, carpenteria, meccanica…),
da frequentare per 4 pomeriggi alla settimana. Quando gli educatori ritengono
che i ragazzi siano pronti, li inseriscono in un tirocinio. Per Marian, che ha
già ottenuto la licenza media al CPT, il percorso di apprendimento dovrebbe
essere abbastanza breve e dovrebbe essere inserito in tempi rapidi in un
tirocinio. Ovidiu avrà tempi più lunghi: da due anni non va più a scuola e un tentativo di inserirlo alle medie è fallito.
Belmondo, 15 anni, sempre dal 2 novembre 2010 sta frequentando un corso di
scuola bottega (in particolare di meccanica della bicicletta) presso le Vele di
Pioltello. E' inserito in un gruppo molto ristretto (si tratta infatti di 6/7
ragazzi) e questo consente di fare un corso molto intensivo. Tra l'altro anche
la frequenza è molto impegnativa: fino a giugno tutti i giorni dalle 9 alle 17,
eccetto il lunedì mattina. Per Belmondo sarà una vera rivoluzione: dalla quarta
elementare non va più a scuola e il suo italiano è piuttosto stentato.
Ovidiu da qualche tempo ha una situazione più stabile: vive in una casa di
assegnazione provvisoria e suo padre lavora come muratore. Marian e Belmondo
invece “abitano” in capannoni, uno regolare (o meglio tollerato) l'altro
abusivo.
Per il finanziamento delle borse di studio abbiamo chiesto alle famiglie di
questi tre ragazzi l'impegno a sostenerli in ogni modo in questo percorso.
Il contributo della Comunità di S Egidio è stato fondamentale, in particolare
per l'individuazione dei corsi più adatti e per il lavoro svolto insieme agli
educatori dell'EINAIP e delle Vele affinchè questi corsi possano avere la
maggior efficacia possibile.
Grazie a tutti
Le mamme e le maestre di Rubattino
I Sinti della famiglia di Radames Gabrielli sono pronti a mettersi in
proprio: gestiranno il bar Righi, grazie a un affitto molto inferiore ai prezzi
di mercato
BOLZANO. Prima il corso per gelatai, approvato nel 2009 dalla giunta
provinciale, costato complessivamente 222 mila euro e finanziato dal Fondo
sociale europeo; poi lo stage, adesso i Sinti della famiglia di Radames
Gabrielli sono pronti a mettersi in proprio: gestiranno il bar Righi, la
struttura che si trova sui prati del Talvera vicino all'omonimo campo da calcio.
Realizzato dalla Provincia e dato in concessione al Comune, il complesso dispone
di bar e ristorante. Di recente la giunta comunale ha deliberato l'affidamento
della gestione del Righi alla cooperativa Aquila. Il tutto all'interno del
progetto di inserimento lavorativo autonomo di cittadini Sinti residenti in
città. Il canone di subconcessione annuale è stato stimato dagli uffici comunali
in 12.300 euro annui, che però sarà dimezzato in base alla scopo sociale della
concessione che andrà avanti fino al 31 ottobre 2012. Il contratto è stato
stipulato con Radames Gabrielli, in qualità di presidente della cooperativa
Aquila. L'iniziativa rientra nell'ambito del progetto finanziato dal Fondo
sociale europeo «Sintengre Avarpen - il lavoro dei Sinti». Alla coop l'obbligo
di versare una cauzione pari alla metà del canone pagato.
Il bar, chiuso da circa un anno, dovrebbe riaprire fra qualche settimana
grazie ad un'iniziativa destinata a far discutere esattamente com'era successo
due anni fa con il corso per gelatai pensato e voluto proprio per la famiglia
Gabrielli.
In precedenza, per circa cinque anni, il bar è stato gestito da Stefano Pizzo
della cooperativa Cs2a: canone d'affitto 1.800 euro al mese contro i 512 chiesti
oggi ai Gabrielli. «Noi - spiega Pizzo - più volte avevamo fatto presente che
1.800 euro al mese erano troppi: il bar è decentrato e proprio per questo il
funzionamento è strettamente legato alle partite di baseball e di calcio. Anche
in estate il giro è limitato, perché per la sua collocazione risente molto del
vento che spira dalla Val Sarentina. Vedo però che ora ai Sinti il Comune
concede un prezzo speciale: è chiaro che dovendo pagare un canone che è meno di
un terzo del nostro la musica cambia».
Prevedendo le critiche, in Comune difendono l'iniziativa: «È sbagliato - dice
l'assessore alle politiche sociali Mauro Randi - fermarsi all'aspetto economico.
Questa è una grossa sfida per i Sinti: dovranno mettersi in gioco e dimostrare
di sapersela cavare da soli. E comunque, se è vero che si rinuncia ad incassare
un canone più elevato, è altrettanto vero che si risparmierà sui sussidi
economici concessi ai meno abbienti. È un investimento che si fa pensando al
futuro: queste persone devono imparare a diventare autosufficienti. Verseranno i
contributi e un domani avranno una pensione». Anche l'assessore Patrizia
Trincanato, che ha sempre seguito i problemi dei nomadi, è fermamente convinta
della bontà dell'iniziativa: «Tutti si lamentano del fatto che i Sinti non
lavorano, questa è l'occasione per dimostrare il contrario».
Durante la guerra della ex Iugoslavia, negli anni ’90, un gruppo di donne
romane si impegna nel sostegno ai bambini bosniaci e alle loro madri, sfollati
nei campi profughi della Slovenia: un impegno che oltre al contributo economico
creò dei legami di affetto e di amicizia molto forti. Con la fine della guerra i
profughi rientrarono nei loro paesi ma l'impegno nel cercare la relazione di
quel gruppo di donne non si è fermato. Nasce così, nel 1998, 'Insieme Zajedno',
un'associazione dedicata all’infanzia e alle donne più deboli per offrire un
aiuto concreto, dignità, giustizia sociale e diritti umani. L’esperienza di
Insieme Zajedno, iniziata in Bosnia Erzegovina, e poi consolidata attraverso
progetti in Macedonia, in Kossovo, in Moldavia, in Iraq, dal 2006 si è
trasferita a Roma dove, nel cuore di San Lorenzo è nato il 'Laboratorio
Manufatti delle Donne Rom', progetto di microcredito per l’auto-impiego di donne
rom attraverso la realizzazione di accessori originali per l’abbigliamento e la
casa. Un luogo che offre ad un gruppo di rom bosniache la possibilità di
lavorare ma non solo. In uno spazio che colpisce per il suo tocco tipicamente
femminile, ogni mattina Cristina, Renata, Francesca e Dzanuma, tirano su la
serranda e si dedicano al cucito, antica arte che ci riporta all'intreccio di
legami, al mettere insieme, alla creazione.
Nei locali, arredati a misura di
donna, si lavora, si mangia, si studia, si crescono i bambini - i due figli di Dzanuma - ci si scambia l'esperienza e si fanno progetti. Il luogo, nato come
posto di formazione, è presto diventato qualcos'altro: spazio di aggregazione
interculturale dove il lavoro insieme ai formatori ha dato la possibilità di
affrontare e condividere le problematiche lavorative, di decidere insieme le
strategie economiche, stimolando la socialità e l’integrazione in modo naturale
e rendendo più facile anche l’apprendimento della lingua italiana. Il
'Laboratorio Manufatti Donne Rom' si prefigge di diventare un luogo dove 'dal
basso' si annulli la discriminazione socio-lavorativa legata al popolo Rom, alle
donne Rom in particolare: Renata ha preso la patente e adesso ha una piccola
automobile che la rende indipendente, le ragazze stanno cercando una casa, hanno
ripreso a studiare, non hanno più come orizzonte unico un marito e i figli e la
vita nel campo, Dzanuma ha un lavoro con un contratto a tempo indeterminato.
"È
stata dura - racconta Cristina Rosselli Del Turco che dell’associazione 'Insieme Zajedno' è colei che vive ogni giorno gomito a gomito con le donne rom - ma i
risultati che abbiamo ottenuto sono una grande soddisfazione. Il nostro è un
lavoro fatto nella quotidianità e nella condivisione di vita e proprio in
questo, credo, risieda il nostro successo. Crediamo nella relazione e negli
affetti. È un progetto piccolo che però ha cambiato radicalmente la vita delle
persone coinvolte e questo era quello che a noi interessava". E il successo
dell'iniziativa si legge anche nei progetti portati avanti dal gruppo: le stesse
donne rom sono diventate formatrici e stanno insegnando il mestiere ad un gruppo
di donne somale rifugiate. La sfida per il futuro è l'indipendenza; la creazione
di una propria impresa e il confronto con il mercato del lavoro.
Il Laboratorio si trova a Roma in via dei Bruzi n. 11/c, è aperto dal lunedì al
sabato dalle ore 9:00 alle 14:00 - tel. 3471580818
Di Fabrizio (del 25/02/2011 @ 09:33:50, in lavoro, visitato 2026 volte)
Vintila
(o
Ventila), vecchia conoscenza per i lettori della Mahalla, ha
fatto capolino tra le pagine del
Giornale. Cosa avrà mai combinato?
di Maria Sorbi
Nomade, 56 anni, moglie e 5 figli: la sua specialità è fare la ronda lungo i
cantieri della metropolitana milanese Risultato: i blitz per rubare rame sono
cessati. E così l’assessore provinciale alle Infrastrutture lo ha assunto
Milano Vintila si macina 30 chilometri a piedi ogni notte lungo le rotaie
della metropolitana di Milano. «Lo faccio per controllare che i rom non rubino
il rame» racconta. Ma anche lui è rom e, a sentire la sua storia, vien da
sorridere. Un rom schierato contro i rom.
Il suo vero nome è Marin Costantin, ma si fa chiamare Vintila. «No, non vuol
dire nulla, è un soprannome, mi piace e basta» ci spiega. Arriva da uno dei
campi nomadi più difficili della città, il Triboniano, ed è stato assunto per
fare il guardiano notturno durante i cantieri per il prolungamento fino ad
Assago della linea verde. In quella zona i furti di rame da parte dei nomadi
sono all’ordine del giorno e i tecnici non fanno a tempo a posare qualche cavo
che, zac, nel giro di poche ore è già sparito tutto.
E chi meglio un nomade per tenere d’occhio le imboscate rom? Chi ne conosce
meglio le tecniche e le abitudini? Ecco allora che per Vintila è arrivato un
contratto di lavoro. Lui, 56 anni, moglie e cinque figli, si era già messo in
luce come portavoce della comunità rom e in passato, soprattutto dopo lo
sgombero come quello del campo nomadi di via Capo Rizzuto, gli era perfino
capitato di sedere ai tavoli delle politici locali per tentare un accordo. Il
suo nome tra le istituzioni gira da un po’ di tempo. Finché un giorno
l’assessore alle Infrastrutture della Provincia di Milano, Giovanni De Nicola,
durante un sopralluogo ai cantieri del metrò, si rende conto che i furti di rame
rallentano l’avanzamento dei lavori. E lancia l’idea: «Perché non ingaggiamo
Vintila?». Detto fatto.
Marin Costantin firma il contratto per quello che chiama «il lavoretto». «Mi
hanno rinnovato il contratto di mese in mese» racconta e ci tiene a dire che lui
è «uno a posto», «uno che ha la partita iva», che «paga i contributi» e che in
vent’anni in Italia non ha ricevuto nemmeno una denuncia.
Nelle sue ronde notturne, avanti e indietro lungo i 4 chilometri di rotaie, si è
perfino imbattuto in qualche vicino di roulotte che se l’è data a gambe non
appena l’ha visto. «Non ho paura - racconta - ma per le emergenze sono armato».
La sua arma è una fionda e in tasca ha anche qualche bullone da usare come
proiettile.
Ma fortunatamente non ne ha mai avuto bisogno: Vintila mette tutti in fuga. «Non
si avvicinano nemmeno, sanno che potrei riconoscerli». Lui, rom controcorrente,
ha preso la sua mission seriamente e non ha saltato una notte di lavoro. Ora che
i cantieri sono finiti e il metrò di Assago è entrato in funzione, Vintila si
cercherà un altro «lavoretto». «Sono bravo io, trovo lavoro subito». Intanto il
suo nome è stato pronunciato al microfono dall’assessore De Nicola durante il
taglio del nastro della nuova tratta metropolitana. E non capita spesso che un
politico ringrazi pubblicamente un rom al microfono.
«Ho voluto citare anche Vintila tra le persone da ringraziare - spiega De Nicola
- perché ha lavorato bene e da quando c’è lui i furti sono davvero calati. È
stato bravo e serio».
E ora che il suo compito è finito, cosa farà Vintila? L’elemosina? «No, per
carità, si fa più fatica a fare quello che a lavorare» scherza lui. «Magari mi
trasferirò a Genova, o a Napoli o forse resterò qui, dipende da dove troverò un
lavoretto». Quel che è certo è che Vintila e la sua famiglia si sentono ormai
italianissimi. «Voglio prendere la pensione in Italia - dice lui con voce ferma
- e non ho accettato i 15mila euro che il Comune di Milano dà ai nomadi che se
ne tornano a casa. Sono regolare e lavoro».
Non solo. Vintila, da capo rom che sa il fatto suo, cerca di convertire la sua
comunità a una vita più onesta e integrata. Ha imposto a sua figlia di smetterla
di stare ai semafori a chiedere l’elemosina e ora lei lavora in un bar. E ha più
volte detto agli zingari del suo campo: «Comportatevi bene, provateci». Lui lo
ha fatto e questo gli ha portato pure un contratto in regola.
Di Fabrizio (del 27/02/2011 @ 09:09:36, in lavoro, visitato 2018 volte)
(mi-lorenteggio.com)
Buccinasco, 23 febbraio 2011 - La Associazione Apertamente di Buccinasco che
gestisce il Punto Parco Terradeo, è una associazione costituita da Sinti e Gage
( non Sinti) la quale in collaborazione con l'Associazione BUCCinBICI ha il
piacere di invitarvi alla serata presso la locale Cascina Robbiolo mercoledì
02.03.11 ore 21.00.( ...)
La serata è anche a sostegno del Progetto Mobilità (conosciuto come progetto
Ciclofficina), finalizzato a creare alcuni posti di lavoro per giovani Sinti,
offrire alcuni servizi alla cittadinanza, e contemporaneamente cercare di dare
qualche risposta ai problemi di mobilità del nostro comune e quelli limitrofi.
Oltre ad Apertamente, contribuiscono all'impresa Buccinbici e la Banca del Tempo
e dei Saperi con il patrocinio dell'Amministrazione Comunale ed è stata
finanziata dal "Fondo Maroni" gestito dal Commissario Straordinario per
l'emergenza Nomadi in Lombardia (Prefetto di Milano Lombardo).
-Durante la serata verrà presentata la guida "A partire da Buccinasco"
contenente informazioni su percorsi ciclopedonale che risponde alle richieste
delle persone che vogliono esplorare il Parco Agricolo Sud.(all.2)
-Sarà comunicato il programma della prossima stagione ciclistica di Buccinbici.
-Inoltre , vi sarà la proiezione delle foto scattate nelle scorse stagioni.
DOMENICO MODAFFERI. Esiste uno stereotipo radicato: quello che con i rom
non ci sia niente da fare, che ce l'abbiano nel sangue di non rispettare le
regole, di vivere da parassiti nei confronti della società. Noi, attraverso la
formazione al lavoro, abbiamo educato al rispetto delle regole della convivenza,
smontando questo luogo comune. In una città come Reggio Calabria, coi
problemi di disagio e disoccupazione che esistono, la nostra cooperativa offre
lavoro regolare ai rom, nel campo ecologico e dello smaltimento dei rifiuti.
Ricordo un episodio all'inizio della nostra attività: in un quartiere della
città avevamo da poco incominciato a fare manutenzione del verde; una signora,
passando, commenta visibilmente soddisfatta: «Finalmente il Comune ci manda
qualcuno!». Avendole spiegato che si trattava di ragazzi rom, la signora si
ferma e dice in dialetto: «Chisti sun zingari fora»; ovvero, questi non possono
essere zingari di Reggio Calabria... Lo stereotipo del rom incapace di lavorare
era messo in crisi. La sua sorpresa era il segno del percorso culturale che
stavamo avviando.
Abbiamo sempre pensato che per creare le condizioni di integrazione non si
dovesse fare un percorso di assistenzialismo, ma di rispetto delle regole del
lavoro e della convivenza.
In questo senso, per educare al rispetto della legalità, è stato importante
anche ottenere come sede della cooperativa un bene confiscato alla 'ndrangheta.
Lo stato, assegnandocelo, ha affermato il principio della legalità togliendo un
bene al malavitoso e affidandolo a chi, vivendo nel disagio, ha sempre
considerato il malavitoso un soggetto vincitore. Lavorare in una struttura
confiscata è stato educativo per tutta la comunità rom, perché ha fatto capire
che non sempre la persona che ha il potere criminale nella città riesce a farla
franca.
Quello che mette in crisi il percorso di educazione alla legalità attraverso
il lavoro è, invece, la lontananza delle istituzioni. Ad esempio, la mancanza di
appalti per la cooperativa. Questo fa vacillare la fiducia nelle regole che
cerchiamo di costruire con la nostra attività. Cosa rispondo se un rom, padre di
famiglia, mi dice: «Io ho scelto di lavorare e di sudare, anche rispetto a tanti
altri rom che hanno voluto scegliere strade più comode... loro però adesso i 50
euro per dare il pane ai figli li hanno, io no».
Domenico Modafferi è il presidente della cooperativa sociale Rom 1995, nata
con l'obiettivo di allontanare i rom da emarginazione e devianza attraverso
percorsi di inserimento lavorativo nella gestione dei rifiuti solidi urbani. La
cooperativa ha sede in un immobile confiscato alla 'ndrangheta.
Di Fabrizio (del 03/03/2011 @ 09:11:27, in lavoro, visitato 1709 volte)
Porto a conoscenza un'importante iniziativa milanese.
Anche se resto perplesso: ancora un incontro PER i Rom e i Sinti, ma dopo
tanti anni ci sarebbe bisogno di qualcosa CON i Rom e i Sinti. E se dopo tutto
questo tempo non si trova qualcuno di loro in grado di rappresentarli e
interloquire col comune e le associazioni, probabilmente c'è bisogno di un serio
esame di coscienza (anche da parte dello stesso Tavolo Rom).
Il tavolo Rom ritiene fondamentale in questa fase proporre alle realtà
del tavolo ed i servizi e le cooperative sociali che operano nel campo
dell’inserimento lavorativo di persone Rom e Sinti nel nostro territorio, una
mezza giornata seminariale.
La giornata di studio l’abbiamo pensata con una apertura da parte del Tavolo
Rom, e:
una relazione di Antonio Verona, responsabile mercato del lavoro della CGIL
milano, che presenterà tutti gli strumenti di mediazione e di formazione
disponibili per la costruzione di un percorso lavorativo, con un accenno anche
ai servizi presenti sul territorio.
Una esposizione da parte tutti i soggetti che si sono misurati e si continuano a
misurare con progetti di inserimento lavorativo di Rom e Sinti, avendo cura di
presentare sia i punti di forza che quelli di fragilità
Una esposizione da parte di servizi e cooperative che abbiano fatto esperienze
concrete di progetti di inserimento lavorativo.
Abbiamo invitato a questo seminario un responsabile del mercato del lavoro della
provincia che possa interloquire con noi sugli aspetti tecnici.
L’obiettivo del seminario è comunque quello di riprendere una trattativa con
l’Assessore Del Nero che in più di una occasione si è dimostrato disponibile ad
incontrare il Tavolo Rom su aspetti concreti riguardanti il lavoro.
Il seminario si tiene il giorno 10 marzo alle ore 9,30 presso la Camera del
Lavoro di Milano corso di Porta Vittoria 43 sala Buozzi.
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