Rom e Sinti da tutto il mondo

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La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 12/07/2006 @ 10:35:54, in musica e parole, visitato 1664 volte)
Direttamente dalla Guca Fest, la mitica Boban Markovic Orkestar con gli ottoni in gran spolvero.
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Di Fabrizio (del 13/07/2006 @ 09:49:08, in Kumpanija, visitato 2070 volte)

Se mai interessasse a qualcuno, sarò presso il Centro Documentazione dell'Opera Nomadi di Milano (via De Pretis 13 - zona Barona), tutte le mattine di lunedì, martedì, mercoledì e venerdì, dalle 9.00 alle 12.00.

Per chi volesse passare di lì (per motivi di studio - ricerca o anche solo per conoscersi) , consiglio di avvisare in anticipo, per evitare giri a vuoto.

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Di Fabrizio (del 14/07/2006 @ 10:22:45, in conflitti, visitato 1660 volte)
COLLOQUIO CON BAJRAM HALITI, MEMBRO DEL PARLAMENTO MONDIALE DEI ROM E PRESIDENTE DELL'UFFICIO CENTRALE DEI ROM IN KOSOVO

intervista di Casper Molenaar

Con l'auspicio di parlare apertamente del carico di miserie che i Rom stanno trasportando nel III millennio, intervistiamo Bajram Haliti, di professione avvocato, noto commentatore e giornalista, e delegato dell'associazionismo rom.

Casper Molenaar: Mr. Haliti, può presentarsi con tre parole?

Bajram Haliti: Sono nato il 21 maggio 1955 a Gnjilane, Kosovo. Sono Rom.
Sono giornalista dal 1985, ho fatto tutta la trafila da praticante sino ad editore di un programma romanì. Ho avuto riconoscimenti come giornalista e scrittore.
Ho pubblicato studi, articoli, critiche e documentari. Come giornalista, letterato ed avvocato attraverso i miei lavori ho descritto al mondo come l'odio e l'ineguaglianza siano sormontabili, attingendo dagli esempi del passato, anche senza andare troppo in là col tempo.
Il mio libro "Contemplations on Roma issue" ha ottenuto il primo premio alla XII edizione della manifestazione internazionale "Amico Rom", che si tiene ogni anno a Lanciano.
Sono editore responsabile delle riviste d'informazione (in lingua serba e romanì) "Ahimsa" - "Nenasilje" (nonviolenza), presidente dell'agenzia informativa dei Rom di Sebia e Montenegro, e membro dell'associazione dei letterati della Repubblica Serba.
L'8 aprile del 2002, in concomitanza con la Giornata Internazionale del Popolo Rom, ho ottenuto il premio "Slobodan Berberski" per la letteratura e il giornalismo: la prima volta che questo premio andasse alla Repubblica Federale di Yugoslavia. Ho anche ottenuto il premio "Peace and Tolerance", per il contributo alla pace, alla tolleranza e alla comprensione tra i popoli e le nazioni, premio ottenuto per quanto era stato svolto allo sviluppo culturale ed educativo nella repubblica Serba, il riconoscimento "per l'aiuto e la cooperazione nello sviluppo e nel lavoro associativo", "Per il lavoro in forma scritta per l'affermazione della cultura" dal Consiglio Nazionale della Minoranza Rom. [...]

Casper Molenaar: Può descrivere il suo impegno per il Kosovo?

Bajram Haliti: Ho fatto quanto possibile per una soluzione pacifica, attraverso il dialogo e i mezzi democratici, per cancellare le diseguaglianze, i pericoli e la povertà, conservando i vantaggi multietnici e multiculturali della regione.
Penso che la cosa più difficile sia superare l'odio in Kosovo.Sono state fondate diverse OnG, nelle scuole si deve parlare delle conseguenze che ha la guerra e dei valori della pace. In occidente molti programmi sono dedicati a ciò, ma questo manca completamente nei programmi scolastici e nei libri di testo in Kosovo.
Sono tanti gli analisti politici che sottolineano la necessità di cambiare per il futuro e come questa sia la sfida più grande.
Naturalmente, sono richieste che nascono dalla logica umana. Ma nella pratica, non è così facile. Se mancano orientamenti sul futuro - nessun popolo potrà avere diritto al proprio futuro - questo è chiaro, come pure che non si può vivere nel passato.Il passato è qualcosa che è successo ed è terminato, e il politico che vi fa riferimento rischia di scatenare nuove distruzioni.
Ciò comporta alcune condizioni da rispettare: per virare verso il futuro c'è bisogno della salvaguardia della propria vita e che vi siano condizioni minime per pianificare il proprio futuro - il futuro non lo si può improvvisare, dev'essere progettato, e progettato assieme se si vive in comunità varie e diverse.
Io spero che nel Kosovo, l'UNMIK, la comunità internazionale, i partiti di governo degli Albanesi come pure quelli Serbi, riescano infine a trovare soluzioni comuni secondo quanto descritto dalla Risoluzione 1244. Dovrebbe portare pace e sicurezza a chiunque viva in Kosovo, tenendo conto dei circa 200.000 che si sono rifugiati all'estero e dovranno fare ritorno.
Ciò a cui ho lavorato negli ultimi due anni è stato nell'interesse di tutti i cittadini, soprattutto nel sviluppare le relazioni interetniche in Kosovo e sviluppare relazioni democratiche per un domani (e un oggi!) migliore.

Casper Moleanaar: Secondo lei, quale la miglior soluzione per lo status del Kosovo?

Bajram Haliti: E' politicamente necessaria la formazione di cantoni per assicurare una vita pacifica a tutte le componenti del Kosovo. E' un processo inevitabile dopo tutto quel che è successo. [...] Ritengo debba esserci pure il cantone Rom, che sono un gruppo nazionale numeroso in Kosovo.
La stessa necessità vale per la Bosnia. Altre soluzioni, sfortunatamente non esistono, per lo meno al momento. Può essere che in futuro questo diventi superfluo, c'è bisogno di persone capaci che si concentrino sul futuro dell'ex Yugoslavia, potrebbe esserci una domanda di unità, economicamente all'inizio, culturalmente e politicamente in seguito.
Per formare una comunità autonoma dei Rom in Kosovo, è necessario che il Consiglio di Sicurezza dell'ONU prevedano una Risoluzione speciale.
Il senso e i contenuti di base di questa Risoluzione è la realizzazione dei diritti speciali della comunità rom, cioè la possibilità di continuare ad esistere in Kosovo, e la concretizzazione dl ritorno dei profughi dalla Serbia centrale e dall'Occidente. L'esperienza di circa sei anni di presenza delle Nazione Unite, militare e civile, dimostrano che la sopravvivenza e il rimpatrio sono possibili soltanto applicando un meccanismo simile a quello del governo provvisorio come dall'articolo 10 della Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, previsto per l'intera provincia nel quadro della Federazione Yugoslava, che può riassumersi in "sostanziale autonomia".
La nuova Risoluzione non sostituirebbe la 1244, ma la integrerebbe in funzione dello status del Kosovo e Methoia e conseguente presenza della comunità nazionale Rom, il riconoscimento dei suoi problemi e la difesa dei suoi diritti basici.
Questa nuova Risoluzione del Consiglio di Sicurezza, dovrebbe contenere la formulazione e l'adozione dello Statuto di Autonomia della comunità del Kosovo. Lo statuto determinerebbe l'area interessatae le strutture di un governo temporaneo. L'unica differenza sarebbe nel prevedere la presenza nel governo provvisorio, l'UNMIK, le comunità albanesi, dei Rom (attualmente la loro presenza è solo formale), e i rappresentanti della Serbia e del Montenegro, in funzione del recente referendum. [...] (la formulazione integrale della proposta in questo articolo ndr.)

Casper Molenaar: Ha amici in Kosovo e di quale comunità etnica?

Bajram Haliti: Naturalmente, ho amici tra tutte le comunità del Kosovo: Albanesi, Serbi, Musulmani, Turchi, Gorani, Egizi ed Askhali.
Albanesi, Serbi e Rom per lungo tempo hanno convissuto in pace e collaborazione. Gli ultimi 10- 15 anni hanno visto l'aumento della tensione etnica. Dobbiamo trovare il modo di far diminuire le tensioni. L'unico modo è che Albanesi, Serbi e Rom inizino ad interagire e dialogare apertamente. [...] Non esiste una ragione per cui le varie comunità non riprendano ad agire come avevano fatto sinora. Ma gli Albanesi devono chiaramente sconfessare la violenza e mostrare comprensione verso quanti devono tornare alle loro case.

Casper Molenaar: Come si immagina il Kosovo futuro?

Bajram Haliti: Voglio un Kosovo stabile, multietnico, grazie alla collaborazione e la coesistenza delle varie comunità, che il Kosovo e Methoia diventino una regione indipendente d'Europa, e dove l'Unione Europea mostri la capacità di assicurare la sua presenza economica e politica, perché siano assicurate la pace, la libertà di movimento e la sicurezza di ogni individuo e comunità.
Consiglierei che il Kosovo sia fondato come entità politica di varie entità, con parlamenti regionali e corpi esecutivi.
Con Pristina -città aperta, comunità che accetterà tutti i cittadini IDP (dispersi interni ndr) ed in esilio. Una parte di Europa organizzata su base federativa, dove le città prevedano entità comunali volte allo sviluppo locale e alla convivenza pacifica tra le etnie.
Con un Parlamento bicamerale.
Io chiedo:

  1. ALLA COMUNITA' INTERNAZIONALE:
  • di fermare il terrorismo,
  • di creare un ambiente pacifico e
  • di aiutare il Kosovo a ricostruire la coesistenza che guidi la formazione di una comunità civile e multietnica.
  1. ALLA SERBIA:

Che siamo consci del peso di ogni compromesso, degli accordi che riguardano la Serbia, perché possa integrarsi nella Comunità Europea nella maniera più consona, riconoscendo il suo ruolo nel futuro del Kosovo.

  1. A SERBI, ALBANESI E ROM:

Perché lavorino affinché il Kosovo sia stabile, una comunità aperta e una società libera e democratica. Questo non sarà possibile senza il rientro degli IDP e di quanti sono in esilio. Lo scopo comune è una politica che porti il Kosovo democratico nell'Unità Europea.
A tale riguardo, due elementi importanti:

  1. La situazione della sicurezza in Kosovo deve migliorare, anche se ora è migliore di quella di qualche anno fa. Occorre che il governo sia rafforzato e nel contempo che siano puniti i colpevoli di crimini.
  2. Va migliorata la situazione economica. La percentuale di disoccupazione varia tra il 5 e il 60%. In altre paure, senza migliori condizioni di impiego, manca la possibilità di un ritorno dei Rom alle loro case.

Soprattutto, le forze internazionali rimarranno ancora per molto nella provincia. Va presa ad esempio la situazione in Bosnia Herzegovina, dove le forze di pace sono presenti dal 1995. Se la NATO dovesse ritirare le proprie forze, l'Unione Europea deve sostituirvisi. La NATO è in Kosovo dal 1999 e tuttora conta 20.000 soldati.
Ma , secondo la mia opinione, il punto chiave è il miglioramento della situazione economica, che faccia da volano al lavoro e agli affari, tenendo sempre conto dell'aspetto di collaborazione, che è l'altro punto chiave per far scendere le tensioni. Come ho detto prima, occorre un rafforzamento dell'esecutivo e che siano assicurati alla giustizia i colpevoli dei crimini del passato.

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Di Fabrizio (del 14/07/2006 @ 10:43:22, in casa, visitato 2264 volte)

Brutte notizie anche dalla Turchia, per quanto riguarda la politica della casa e i Rom. Il giornalista freelance Bertil Videt riporta sulla volontà di abbattere l'intero quartiere storico di Sulukule, abitato prevalentemente da Rom. Secondo quanto riportato, le autorità comunali hanno già stretto un accordo in tal senso.

In questa operazione sarebbero nel mirino 529 appartamenti e 42 negozi, per un totale di 703 persone, con diritto di residenza, 287 dei quali vivono nel quartiere e 416 altrove.

La municipalità offrirebbe questo tipo di concordato:

  1. I proprietari di edifici che saranno demoliti, possono acquistare casa nello stesso quartiere, ad un prezzo stabilito e TOKI (l'assessorato alla casa).
  2. I proprietari saranno risarciti.
  3. I proprietari possono anche trasferire i loro beni a TOKI e ottenere una casa popolare in un altro punto della città.
  4. Quanti sono coinvolti, possono comperare casa da TOKY

C'è la necessità di assistenza legale immediata, e di coordinamento tra i quartieri che attraversano la stessa situazione.

Özhan Önder and Bertil Videt, 13 July 2006.

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Di Fabrizio (del 14/07/2006 @ 13:58:11, in Regole, visitato 1724 volte)

Gli "zingari" possono prendere il treno?

Riporto un pezzo da Nove da Firenze:

... L’assessore all’ambiente, agricoltura, caccia e pesca Luigi Nigi ha risposto, a nome della Giunta, all’interpellanza dei consiglieri Targetti, Verdi e Calò (Prc) sulla scritta: “Taf Attenzione! Zingari a bordo: abbiate cura dei vostri effetti” apparsa sui display luminosi del treno regionale 6620 per Pistoia partito dalla stazione di Firenze Santa Maria Novella lo scorso 20 marzo. “L’amministrazione è perfettamente d’accordo con la stigmatizzazione che il gruppo di Rifondazione Comunista ha fatto e naturalmente provvederemo ad accertare presso Trenitalia se era a conoscenza dell’accaduto e se ha adottato le iniziative conseguenti”. Targetti ha confermato che: “L’assessore Giorgetti ha già fatto una nota a Trenitalia su questa vicenda. Non c’era nessun problema a bordo: una famiglia di Rom che abita in un campo a Sesto Fiorentino ha preso il treno a Santa Maria Novella ed è scesa a Sesto. A volte, lo diciamo ai passeggeri: fate attenzione ai vostri effetti ma la cosa brutta è il riferimento all’etnia. Di furti sui treni ce ne sono tantissimi, soprattutto di notte e sul trasporto regionale ma sono compiuti da persone che provengono da ogni parte del mondo, credo sia sbagliato etnicizzare il problema”.

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Di Fabrizio (del 14/07/2006 @ 19:21:23, in Kumpanija, visitato 1440 volte)
Stavo per dimenticarmene: Buon 14 luglio con Tchavolo Schmitt & Mandilo Reinhardt
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Di Fabrizio (del 15/07/2006 @ 11:52:21, in musica e parole, visitato 1688 volte)

Il Vurdon suggerisce questo festival: VINCOLI SONORI, a Pinerolo (TO) dal 20 al 23 luglio.

Agitare bene e servire gypsy e klezmer music: un orecchio al cuore di Europa

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Segnala Tommaso Vitale:

Il Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione del Ministero dell'Interno ha realizzato una pubblicazione su "Le comunità sprovviste di territorio, i Rom, i Sinti e i Caminanti in Italia", che ha il merito di affrontare una materia così complessa con grande chiarezza di impostazione, attraverso capitoli ben definiti ed un linguaggio accessibile a tutti.

Lo studio, come sottolineato dal Capo del Dipartimento delle Libertà Civili Prefetto Anna Maria D'Ascenzo, rappresenta un qualificato momento di riflessione su queste significative realtà del contesto contemporaneo e si pone nel solco della tradizionale vocazione dell´Amministrazione Civile dell´Interno a sviluppare una conoscenza globale ed approfondita dei fenomeni che interessano il tessuto sociale del Paese.

Il lavoro, come evidenziato nella prefazione all'opera, dal Direttore Centrale per i Diritti Civili, la Cittadinanza e le Minoranze, Prefetto Perla Stancari, costituisce una tappa fondamentale di quel processo di analisi dei molteplici aspetti della realtà culturale delle minoranze, e con esso è stato perseguito un obiettivo molto forte, che si raccorda alla necessità improcrastinabile di un dialogo interculturale ed interreligioso, invocato costantemente da Giovanni Paolo II nel corso del suo pontificato (…ogni cultura ha qualcosa da insegnare circa l´una dimensione o l´altra di quella complessa verità. Pertanto la “differenza”, che alcuni trovano così minacciosa, può divenire, mediante un dialogo rispettoso, la fonte di una più profonda comprensione del mistero dell´esistenza umana).

L'autore dell'opera, il viceprefetto Mario Scalia, profondo conoscitore delle minoranze linguistiche in Italia, ha affrontato il tema delle comunità senza territorio a tutto tondo, partendo dalla normativa in materia per poi calarsi nelle problematiche dei popoli nomadi, fornendo dati di grande interesse sulla loro consistenza numerica, sulle loro origini, sugli insediamenti e sulle aree geografiche particolarmente
interessate dal fenomeno. *Evidenziate in particolar modo le problematiche della discriminazione, della scolarizzazione, della lingua, della religione e delle tradizioni culturali di queste genti che, pur presenti e visibili nel nostro quotidiano urbano, sembrano appartenere ad un altro continente, ad un altro tempo. Non mancano nell'opera neppure riferimenti agli aspetti filosofici del loro vivere, i collegamenti con altre culture ed altri Stati, il ruolo della famiglia e l'eterna conflittualità tra nomadismo e sedentarizzazione.*

Di grande interesse la spiegazione, storica ed etimologica, dei tanti termini riconducibili al mondo dei nomadi, primo tra tutti l' etnonimo “Rom” nella loro lingua “romanes”, che significa “uomo”, termine che li differenzia dai non zingari, nel loro idioma detti “gagè”, che in origine individuava i “contadini zotici e ignoranti"

Questo e' il link al documento completo:

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Di Sucar Drom (del 16/07/2006 @ 11:30:12, in blog, visitato 1613 volte)

Rovereto, cospargono di benzina un giovane sinto e gli danno fuoco
La notte del 3 luglio un drammatico episodio a Rovereto, in provincia di Trento, ha visto coinvolto un giovane sinto. Cristian Cari, giovane Sinto Teich Cranaria residente nel "campo nomadi" dei Lavini, dopo una serata alla locale festa popolare si e' sdraiato per smaltire la sbornia in un boschetto nei pressi della zona industriale. Qualcuno, approfittando del sonno profon...

Fata e Zingara
Alla fine non abbiamo resistito e a costo di farci maledire (...) vi segnaliamo un bellissimo blog apparso dal marzo dell'anno scorso su libero. Così si presenta nel mondo dei blogger questa romnì abruzzese:
Un pò fata e un pò zingara. Sono nata in una famiglia di rom, ormai diventati borghesi, ma che non hanno mai dimenticato le proprie origini non lontante. Nonna rom, padre rom, mamma...

Eugene Hütz e i Gogol Bordello
Chi ha avuto modo di vedere Ogni cosa è illuminata, l'ottimo film di Liev Schreiber (tratto dall'omonimo libro di Jonathan Safran Foer) se lo ricorda bene, Eugene Hütz. Interpretava il personaggio di Alex. Il ragazzo spilungone che nella pellicola rivelazione di Venezia 2005 guidava l'occhialuto Elijah Wood-Safran Foer alla ricerca della donna che aveva salvato suo nonno dai nazisti in Ucraina.

Milano, Don Colmegna e i profughi rom rumeni di via Capo Rizzuto
Leon, che fino a 23 anni dormiva nelle baracche dei "campi nomadi", dopo aver trovato un lavoro regolare è anche riuscito a prendere una casa in affitto in autonomia, con moglie e un bambino in arrivo. Georghe invece, che arrivava dalo stesso villaggio vicino a Craiova, in Romania, grazie al lavoro ora è riuscito a mandare la figlia di 21 anni all’università, dove studia medicina, mentre i

«Sotto la stessa luna» alla 59esima edizione del Festival di Locarno
Tra i film in concorso alla 59esima edizione del festival di Locarno, nella sezione Cineasti del presente, spunta anche Sotto la stessa luna del regista napoletano Carlo Luglio (Capo nord). Musa ispiratrice del lungometraggio è la luna, di Secondigliano, periferia a nord di Napoli, teatro della faida di camorra che registrò tra la fine del 2004 e l'iniziò dell'anno scorso più 56 mor...

Roma, il Ministero dell'Interno sui Rom, Sinti e Camminanti
Il Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione del Ministero dell'Interno ha realizzato una pubblicazione dal titiolo: le comunità sprovviste di territorio, i Rom, i Sinti e i Caminanti in Italia. Lo studio, ha dichiarato il Capo del Dipartimento delle Libertà Civili Prefetto Anna Maria D'Ascenzo, rappresenta un qualificato momento di riflessione su queste significative rea...

Treviso, l'Opera Nomadi blocca lo sgombero delle famiglie sinte residenti
L'Opera Nomadi di Treviso, coinvolgendo le forze politiche di centro-sinistra e la società civile trevigiana, ha impedito questa mattina lo sgombero delle sedici famiglie sinte, residenti a Treviso. Ieri dopo una giornata di indiscrezioni e smentite era caduto il segreto sullo sfratto del "campo nomadi" via Francesco da Milano. Le voci sull'operazione si sono susseguite nei giorni scorsi pi ...

Venezia, seminario europeo per il contrasto delle discriminazioni
The European Social Network e la Regione Veneto organizzano un seminario europeo per socializzare pratiche atte a contrastare le discriminazioni. L'evento europeo si terrà a Venezia, il 20 e 21 luglio 2006 all'Isola di San Servolo. Il seminario è principalmente rivolto alle amministrazioni pubbliche venete e prevede una parte pubblica il 20 luglio e una parte riservata il giorno dopo...

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Di Fabrizio (del 17/07/2006 @ 10:07:48, in Kumpanija, visitato 3150 volte)
Un ricordo da Pirori, introduzione ad un altro post di domani:

Immaginate che al campo è morto un anziano. Dentro una baracca, grande ma abusiva, siamo seduti accanto alla stufa con ospiti venuti da lontano.
All'angolo apposto, un grande televisore, che è spento. Ci sono norme molto complicate e rigide dopo i funerali e la televisione dovrà rimanere spenta per un pezzo.
Anche i bambini sono tristi, ma nello stesso tempo i più piccoli sono curiosi di sentire quei vecchi che non hanno mai visto, arrivati per il funerale.
La madre tenta di calmarli, dicendo loro che i "nonni" sono stanchi e si fermeranno per la notte. Ci sarà tempo per fare domande. Ma questi sono bambini cresciuti con la TV accesa tutte le sere, e anche i vecchi han voglia di ricordare quando il tempo libero trascorreva ascoltando i racconti.
Parlano del lavoro di una volta:

Mate
...Quando veniva la primavera, verso la metà di marzo si prendevano le tende e si andava in montagna e sopra le balle di fieno ci facevamo come un letto.
Si caricava la roba sopra i cavalli o gli asini. Per terra si mettevano le pelli di pecora e si portava tanto rame per lavorare un bel po' di tempo. Facevamo caldaie grandi di rame, alluminio o ferro.
Chi teneva due cavalli o due asini era ricco.

Nasif
...Noi prima con i cavalli andavamo nei paesi, arrivavamo, mettevamo le tende, poi venivano i gagé, i turchi "ecco, il maestro è venuto". Noi tutti con i violini suonavamo, joj, che vita era quella. Ma ora vedi, in questo fango, batto su queste pentole, con il martello picchio questi vasi,per mangiare un panino. Che devo fare, fratello, devo vivere. Non posso tornare in Jugoslavia.

Bekrija
...Io quando sono venuto in Italia sono andato a Roma e lì sono rimasto un po' ditempo, ho preso il permesso di soggiorno, i documenti e tutto. Sono rimasto qualche anno, vendevo le pentole nelle campagne. I gagé compravano i paioli per fare la polenta. Sono stato a Torino 7 anni, ero lì al campo,ho lavorato due anni e mezzo al carcere minorile come maestro, ho i documenti che ho lavorato lì. E poi mi pagavano poco allora ho smesso di lavorare.

Ganzavuri
Per il lavoro, si deve tagliare il rame da una lasta. Poi lo si scalda su un fuoco a legna, per modellarlo. Poi, a seconda di cosa si vuole ottenere, lo si appoggia per lavorarlo o sul palanchino, sulla piastra in ferro o sull'incudine. Lo batti col martello, il punteruolo e lo scalpellino. Alla fine, lo si lucida con sale e aceto.
Se è un oggetto che servirà per mangiare, bisogna stagnarlo. Lo si scalda nuovamente e con uno straccio cosparso di stagno si passa la parte interna, due volte, ogni volta lasciando che si raffreddi. Alla fine, si pulisce con detersivo ed erba (per non raschiare la stagnatura) e lo si asciuga con la segatura.
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