Di Fabrizio (del 13/07/2006 @ 09:49:08, in Kumpanija, visitato 2070 volte)
Se mai interessasse a qualcuno, sarò presso il
Centro
Documentazione dell'Opera Nomadi di Milano (via De Pretis 13 - zona
Barona), tutte le mattine di lunedì, martedì, mercoledì e venerdì, dalle
9.00 alle 12.00.
Per chi volesse passare di lì (per motivi di studio - ricerca o anche solo
per conoscersi) , consiglio di avvisare in
anticipo, per evitare giri a vuoto.
Di Fabrizio (del 14/07/2006 @ 10:22:45, in conflitti, visitato 1660 volte)
COLLOQUIO CON
BAJRAM HALITI, MEMBRO DEL PARLAMENTO MONDIALE DEI ROM E PRESIDENTE
DELL'UFFICIO CENTRALE DEI ROM IN KOSOVO
intervista di Casper
Molenaar
Con l'auspicio di parlare apertamente del carico di
miserie che i Rom stanno trasportando nel III millennio, intervistiamo
Bajram Haliti, di professione avvocato, noto commentatore e giornalista,
e delegato dell'associazionismo rom.
Casper Molenaar: Mr.
Haliti, può presentarsi con tre parole?
Bajram Haliti:
Sono nato il 21 maggio 1955 a Gnjilane, Kosovo. Sono Rom.
Sono giornalista dal 1985, ho fatto tutta la trafila da praticante sino
ad editore di un programma romanì. Ho avuto riconoscimenti come
giornalista e scrittore.
Ho pubblicato studi, articoli, critiche e documentari. Come giornalista,
letterato ed avvocato attraverso i miei lavori ho descritto al mondo
come l'odio e l'ineguaglianza siano sormontabili, attingendo dagli
esempi del passato, anche senza andare troppo in là col tempo.
Il mio libro "Contemplations on Roma issue" ha ottenuto il primo premio alla
XII edizione della manifestazione internazionale "Amico Rom", che si
tiene ogni anno a Lanciano.
Sono editore responsabile delle riviste d'informazione (in lingua serba e
romanì) "Ahimsa" - "Nenasilje" (nonviolenza), presidente
dell'agenzia informativa dei Rom di Sebia e Montenegro, e membro
dell'associazione dei letterati della Repubblica Serba.
L'8 aprile del 2002, in concomitanza con la Giornata Internazionale del
Popolo Rom, ho ottenuto il premio "Slobodan Berberski" per la
letteratura e il giornalismo: la prima volta che questo premio andasse
alla Repubblica Federale di Yugoslavia. Ho anche ottenuto il premio "Peace and Tolerance",
per il contributo alla pace, alla tolleranza e alla comprensione tra i
popoli e le nazioni, premio ottenuto per quanto era stato svolto
allo sviluppo culturale ed educativo nella repubblica Serba, il
riconoscimento "per l'aiuto e la cooperazione nello sviluppo e nel
lavoro associativo", "Per il lavoro in forma scritta per l'affermazione
della cultura" dal Consiglio Nazionale della Minoranza Rom. [...]
Casper Molenaar: Può descrivere il suo impegno per
il Kosovo?
Bajram Haliti: Ho fatto quanto possibile per una soluzione
pacifica, attraverso il dialogo e i mezzi democratici, per cancellare le
diseguaglianze, i pericoli e la povertà, conservando i vantaggi
multietnici e multiculturali della regione.
Penso che la cosa più difficile sia superare l'odio in Kosovo.Sono state
fondate diverse OnG, nelle scuole si deve parlare delle conseguenze che
ha la guerra e dei valori della pace. In occidente molti programmi sono
dedicati a ciò, ma questo manca completamente nei programmi scolastici e
nei libri di testo in Kosovo.
Sono tanti gli analisti politici che sottolineano la necessità di
cambiare per il futuro e come questa sia la sfida più grande.
Naturalmente, sono richieste che nascono dalla logica umana. Ma nella
pratica, non è così facile. Se mancano orientamenti sul futuro - nessun
popolo potrà avere diritto al proprio futuro - questo è chiaro, come
pure che non si può vivere nel passato.Il passato è qualcosa che è
successo ed è terminato, e il politico che vi fa riferimento rischia di
scatenare nuove distruzioni.
Ciò comporta alcune condizioni da rispettare: per virare verso il
futuro c'è bisogno della salvaguardia della propria vita e che vi
siano condizioni minime per pianificare il proprio futuro - il futuro
non lo si può improvvisare, dev'essere progettato, e progettato assieme
se si vive in comunità varie e diverse.
Io spero che nel Kosovo, l'UNMIK, la comunità internazionale, i partiti
di governo degli Albanesi come pure quelli Serbi, riescano infine a
trovare soluzioni comuni secondo quanto descritto dalla Risoluzione
1244. Dovrebbe portare pace e sicurezza a chiunque viva in Kosovo,
tenendo conto dei circa 200.000 che si sono rifugiati all'estero e
dovranno fare ritorno.
Ciò a cui ho lavorato negli ultimi due anni è stato nell'interesse di tutti
i cittadini, soprattutto nel sviluppare le relazioni interetniche in
Kosovo e sviluppare relazioni democratiche per un domani (e un oggi!)
migliore.
Casper Moleanaar: Secondo lei, quale la miglior
soluzione per lo status del Kosovo?
Bajram Haliti: E' politicamente necessaria la formazione di
cantoni per assicurare una vita pacifica a tutte le componenti del Kosovo.
E' un processo inevitabile dopo tutto quel che è successo. [...] Ritengo
debba esserci pure il cantone Rom, che sono un gruppo nazionale numeroso in
Kosovo.
La stessa necessità vale per la Bosnia. Altre soluzioni, sfortunatamente non
esistono, per lo meno al momento. Può essere che in futuro questo diventi
superfluo, c'è bisogno di persone capaci che si concentrino sul futuro
dell'ex Yugoslavia, potrebbe esserci una domanda di unità, economicamente
all'inizio, culturalmente e politicamente in seguito.
Per
formare una comunità autonoma dei Rom in Kosovo, è necessario che il
Consiglio di Sicurezza dell'ONU prevedano una Risoluzione speciale.
Il senso e i contenuti di base di questa Risoluzione è la realizzazione
dei diritti speciali della comunità rom, cioè la possibilità di continuare
ad esistere in Kosovo, e la concretizzazione dl ritorno dei profughi dalla
Serbia centrale e dall'Occidente. L'esperienza di circa sei anni di presenza
delle Nazione Unite, militare e civile, dimostrano che la sopravvivenza e il
rimpatrio sono possibili soltanto applicando un meccanismo simile a quello
del governo provvisorio come dall'articolo 10 della Risoluzione 1244 del
Consiglio di Sicurezza dell'ONU, previsto per l'intera provincia nel quadro
della Federazione Yugoslava, che può riassumersi in "sostanziale autonomia".
La nuova Risoluzione non sostituirebbe la 1244, ma la integrerebbe in
funzione dello status del Kosovo e Methoia e conseguente presenza della
comunità nazionale Rom, il riconoscimento dei suoi problemi e la difesa dei
suoi diritti basici.
Questa nuova Risoluzione del Consiglio di Sicurezza, dovrebbe contenere la
formulazione e l'adozione dello Statuto di Autonomia della comunità del
Kosovo. Lo statuto determinerebbe l'area interessatae le strutture di un
governo temporaneo. L'unica differenza sarebbe nel prevedere la presenza nel
governo provvisorio, l'UNMIK, le comunità albanesi, dei Rom (attualmente la
loro presenza è solo formale), e i rappresentanti della Serbia e del
Montenegro, in funzione del recente referendum. [...] (la formulazione
integrale della proposta in
questo articolo ndr.)
Casper Molenaar: Ha amici in Kosovo e di quale
comunità etnica?
Bajram Haliti: Naturalmente, ho amici tra tutte le
comunità del Kosovo: Albanesi, Serbi, Musulmani, Turchi, Gorani, Egizi
ed Askhali.
Albanesi, Serbi e Rom per lungo tempo hanno convissuto in pace e
collaborazione. Gli ultimi 10- 15 anni hanno visto l'aumento della
tensione etnica. Dobbiamo trovare il modo di far diminuire le tensioni.
L'unico modo è che Albanesi, Serbi e Rom inizino ad interagire e
dialogare apertamente. [...] Non esiste una ragione per cui le varie
comunità non riprendano ad agire come avevano fatto sinora. Ma gli
Albanesi devono chiaramente sconfessare la violenza e mostrare
comprensione verso quanti devono tornare alle loro case.
Casper Molenaar: Come si immagina il Kosovo
futuro?
Bajram Haliti: Voglio un Kosovo stabile, multietnico, grazie
alla collaborazione e la coesistenza delle varie comunità, che il Kosovo e Methoia
diventino una regione indipendente d'Europa, e dove l'Unione Europea
mostri la capacità di assicurare la sua presenza economica e politica,
perché siano assicurate la pace, la libertà di movimento e la sicurezza
di ogni individuo e comunità.
Consiglierei che il Kosovo sia fondato come entità politica di varie
entità, con parlamenti regionali e corpi esecutivi.
Con Pristina -città aperta, comunità che accetterà tutti i
cittadini IDP (dispersi interni ndr) ed in esilio. Una parte di
Europa organizzata su base federativa, dove le città prevedano entità
comunali volte allo sviluppo locale e alla convivenza pacifica tra le
etnie.
Con un Parlamento bicamerale.
Io chiedo:
ALLA COMUNITA' INTERNAZIONALE:
di fermare il terrorismo,
di creare un ambiente pacifico e
di aiutare il Kosovo a ricostruire la coesistenza che guidi la
formazione di una comunità civile e multietnica.
ALLA SERBIA:
Che siamo consci del peso di ogni compromesso, degli accordi che
riguardano la Serbia, perché possa integrarsi nella Comunità Europea nella
maniera più consona, riconoscendo il suo ruolo nel futuro del Kosovo.
A SERBI, ALBANESI E ROM:
Perché lavorino affinché il Kosovo sia stabile, una comunità aperta e una
società libera e democratica. Questo non sarà possibile senza il rientro
degli IDP e di quanti sono in esilio. Lo scopo comune è una politica che
porti il Kosovo democratico nell'Unità Europea.
A tale riguardo, due elementi importanti:
La situazione della sicurezza in Kosovo deve migliorare, anche se
ora è migliore di quella di qualche anno fa. Occorre che il governo sia
rafforzato e nel contempo che siano puniti i colpevoli di crimini.
Va migliorata la situazione economica. La percentuale di
disoccupazione varia tra il 5 e il 60%. In altre paure, senza migliori
condizioni di impiego, manca la possibilità di un ritorno dei Rom alle
loro case.
Soprattutto, le forze internazionali rimarranno ancora per molto nella
provincia.
Va presa ad esempio la situazione in Bosnia Herzegovina, dove le forze di pace sono presenti dal
1995. Se la NATO dovesse ritirare le proprie forze, l'Unione Europea deve
sostituirvisi. La NATO è in Kosovo dal 1999 e tuttora conta 20.000 soldati.
Ma , secondo la mia opinione, il punto chiave è il miglioramento della
situazione economica, che faccia da volano al lavoro e agli affari, tenendo
sempre conto dell'aspetto di collaborazione, che è l'altro punto chiave per
far scendere le tensioni. Come ho detto prima, occorre un rafforzamento
dell'esecutivo e che siano assicurati alla giustizia i colpevoli dei crimini
del passato.
Di Fabrizio (del 14/07/2006 @ 10:43:22, in casa, visitato 2264 volte)
Brutte notizie anche dalla Turchia, per quanto riguarda la politica della casa e i Rom. Il giornalista freelance Bertil Videt riporta sulla volontà di abbattere l'intero quartiere storico di Sulukule, abitato prevalentemente da Rom. Secondo quanto riportato, le autorità comunali hanno già stretto un accordo in tal senso.
In questa operazione sarebbero nel mirino 529 appartamenti e 42 negozi, per un totale di 703 persone, con diritto di residenza, 287 dei quali vivono nel quartiere e 416 altrove.
La municipalità offrirebbe questo tipo di concordato:
I proprietari di edifici che saranno demoliti, possono acquistare casa nello stesso quartiere, ad un prezzo stabilito e TOKI (l'assessorato alla casa).
I proprietari saranno risarciti.
I proprietari possono anche trasferire i loro beni a TOKI e ottenere una casa popolare in un altro punto della città.
Quanti sono coinvolti, possono comperare casa da TOKY
C'è la necessità di assistenza legale immediata, e di coordinamento tra i quartieri che attraversano la stessa situazione.
... L’assessore all’ambiente, agricoltura, caccia e pesca Luigi Nigi ha
risposto, a nome della Giunta, all’interpellanza dei consiglieri Targetti, Verdi
e Calò (Prc) sulla scritta: “Taf Attenzione! Zingari a bordo: abbiate cura dei
vostri effetti” apparsa sui display luminosi del treno regionale 6620 per
Pistoia partito dalla stazione di Firenze Santa Maria Novella lo scorso 20
marzo. “L’amministrazione è perfettamente d’accordo con la stigmatizzazione che
il gruppo di Rifondazione Comunista ha fatto e naturalmente provvederemo ad
accertare presso Trenitalia se era a conoscenza dell’accaduto e se ha adottato
le iniziative conseguenti”. Targetti ha confermato che: “L’assessore Giorgetti
ha già fatto una nota a Trenitalia su questa vicenda. Non c’era nessun problema
a bordo: una famiglia di Rom che abita in un campo a Sesto Fiorentino ha preso
il treno a Santa Maria Novella ed è scesa a Sesto. A volte, lo diciamo ai
passeggeri: fate attenzione ai vostri effetti ma la cosa brutta è il riferimento
all’etnia. Di furti sui treni ce ne sono tantissimi, soprattutto di notte e sul
trasporto regionale ma sono compiuti da persone che provengono da ogni parte del
mondo, credo sia sbagliato etnicizzare il problema”.
Il Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione del Ministero
dell'Interno ha realizzato una pubblicazione su "Le comunità sprovviste di
territorio, i Rom, i Sinti e i Caminanti in Italia", che ha il merito
di affrontare una materia così complessa con grande chiarezza di impostazione,
attraverso capitoli ben definiti ed un linguaggio accessibile a tutti.
Lo studio, come sottolineato dal Capo del Dipartimento delle Libertà Civili
Prefetto Anna Maria D'Ascenzo, rappresenta un qualificato momento di riflessione
su queste significative realtà del contesto
contemporaneo e si pone nel solco della tradizionale vocazione
dell´Amministrazione Civile dell´Interno a sviluppare una conoscenza globale ed
approfondita dei fenomeni che interessano il tessuto sociale del Paese.
Il lavoro, come evidenziato nella prefazione all'opera, dal Direttore Centrale
per i Diritti Civili, la Cittadinanza e le Minoranze, Prefetto Perla Stancari,
costituisce una tappa fondamentale di quel processo di
analisi dei molteplici aspetti della realtà culturale delle minoranze, e con
esso è stato perseguito un obiettivo molto forte, che si raccorda alla necessità
improcrastinabile di un dialogo interculturale ed interreligioso, invocato
costantemente da Giovanni Paolo II nel corso del suo pontificato (…ogni cultura
ha qualcosa da insegnare circa l´una dimensione o l´altra di quella complessa
verità. Pertanto la “differenza”, che alcuni trovano così minacciosa, può divenire, mediante un
dialogo rispettoso, la fonte di una più profonda comprensione del mistero
dell´esistenza umana).
L'autore dell'opera, il viceprefetto Mario Scalia, profondo conoscitore delle
minoranze linguistiche in Italia, ha affrontato il tema delle comunità senza
territorio a tutto tondo, partendo dalla normativa in
materia per poi calarsi nelle problematiche dei popoli nomadi, fornendo dati di
grande interesse sulla loro consistenza numerica, sulle loro origini, sugli
insediamenti e sulle aree geografiche particolarmente
interessate dal fenomeno. *Evidenziate in particolar modo le problematiche della
discriminazione, della scolarizzazione, della lingua, della religione e delle
tradizioni culturali di queste genti che, pur presenti e visibili nel nostro
quotidiano urbano, sembrano appartenere ad un altro continente, ad un altro
tempo. Non mancano nell'opera neppure riferimenti agli aspetti filosofici del
loro vivere, i collegamenti con altre culture ed altri Stati, il ruolo della
famiglia e l'eterna conflittualità tra nomadismo e sedentarizzazione.*
Di grande interesse la spiegazione, storica ed etimologica, dei tanti termini
riconducibili al mondo dei nomadi, primo tra tutti l' etnonimo “Rom” nella loro
lingua “romanes”, che significa “uomo”, termine che li
differenzia dai non zingari, nel loro idioma detti “gagè”, che in origine
individuava i “contadini zotici e ignoranti"
Di Sucar Drom (del 16/07/2006 @ 11:30:12, in blog, visitato 1613 volte)
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Di Fabrizio (del 17/07/2006 @ 10:07:48, in Kumpanija, visitato 3150 volte)
Un ricordo da Pirori, introduzione ad un altro post di domani:
Immaginate che al campo è morto un anziano. Dentro una baracca, grande ma abusiva, siamo seduti accanto alla stufa con ospiti venuti da lontano. All'angolo apposto, un grande televisore, che è spento. Ci sono norme molto complicate e rigide dopo i funerali e la televisione dovrà rimanere spenta per un pezzo. Anche i bambini sono tristi, ma nello stesso tempo i più piccoli sono curiosi di sentire quei vecchi che non hanno mai visto, arrivati per il funerale. La madre tenta di calmarli, dicendo loro che i "nonni" sono stanchi e si fermeranno per la notte. Ci sarà tempo per fare domande. Ma questi sono bambini cresciuti con la TV accesa tutte le sere, e anche i vecchi han voglia di ricordare quando il tempo libero trascorreva ascoltando i racconti. Parlano del lavoro di una volta:
Mate ...Quando veniva la primavera, verso la metà di marzo si prendevano le tende e si andava in montagna e sopra le balle di fieno ci facevamo come un letto. Si caricava la roba sopra i cavalli o gli asini. Per terra si mettevano le pelli di pecora e si portava tanto rame per lavorare un bel po' di tempo. Facevamo caldaie grandi di rame, alluminio o ferro. Chi teneva due cavalli o due asini era ricco.
Nasif ...Noi prima con i cavalli andavamo nei paesi, arrivavamo, mettevamo le tende, poi venivano i gagé, i turchi "ecco, il maestro è venuto". Noi tutti con i violini suonavamo, joj, che vita era quella. Ma ora vedi, in questo fango, batto su queste pentole, con il martello picchio questi vasi,per mangiare un panino. Che devo fare, fratello, devo vivere. Non posso tornare in Jugoslavia.
Bekrija ...Io quando sono venuto in Italia sono andato a Roma e lì sono rimasto un po' ditempo, ho preso il permesso di soggiorno, i documenti e tutto. Sono rimasto qualche anno, vendevo le pentole nelle campagne. I gagé compravano i paioli per fare la polenta. Sono stato a Torino 7 anni, ero lì al campo,ho lavorato due anni e mezzo al carcere minorile come maestro, ho i documenti che ho lavorato lì. E poi mi pagavano poco allora ho smesso di lavorare.
Ganzavuri Per il lavoro, si deve tagliare il rame da una lasta. Poi lo si scalda su un fuoco a legna, per modellarlo. Poi, a seconda di cosa si vuole ottenere, lo si appoggia per lavorarlo o sul palanchino, sulla piastra in ferro o sull'incudine. Lo batti col martello, il punteruolo e lo scalpellino. Alla fine, lo si lucida con sale e aceto. Se è un oggetto che servirà per mangiare, bisogna stagnarlo. Lo si scalda nuovamente e con uno straccio cosparso di stagno si passa la parte interna, due volte, ogni volta lasciando che si raffreddi. Alla fine, si pulisce con detersivo ed erba (per non raschiare la stagnatura) e lo si asciuga con la segatura.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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