Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 03/05/2005 @ 23:54:36, in Italia, visitato 1896 volte)
E' il terzo appello che mi arriva oggi. In realtà avevo già visto le foto il 29 e non mi sembravano tanto chiare. Certo che non capita tutti i giorni che la polizia ti faccia spogliare per strada...
Venerdì pomeriggio 29 aprile è pervenuta alla redazione di Radio Sherwood una telefonata, da parte di una studentessa che ha voluto denunciare un abuso nei confronti di alcune ragazze rom a cui ha assistito di persona.
La ragazza ha raccontato quello a cui ha visto in stazione a Padova, assieme ad altre persone, tra cui una giornalista allontanata dai carabinieri.
I fatti, come raccontati alla radio, riguardano un fermo da parte dei carabinieri di alcuni rom sospettati di avere della cocaina. In particolare le ragazze fermate sarebbero state spogliate, denudate e? visitate? dalle mani dei militari per tutto il corpo...
A testimonianza delle sue parole, la studentessa ha spedito a Radio Sherwood delle foto, fatte con telefono cellulare, che alleghiamo sia alla notizia, sia alla testimonianza audio della studentessa.
[QUI] o [QUI]
Di Fabrizio (del 06/05/2005 @ 16:27:52, in Italia, visitato 1815 volte)
Essere occidentali significa, prima che un'espressione geografica o una scelta ideologica, far parte di una CASTA, che si identifica nel processo storico che ha generato: - rivoluzione borghese; - industrializzazione; - accumulazione capitalista; - socialismo e lotte di classe; - stati nazionali; ed essere convinti che tutti gli altri popoli, ovunque si trovino nella loro storia, economia, ideologia, prima o poi rifaranno la stessa strada. Magari con qualche errore di percorso: se Cina o Iran (faccio due esempi a caso tra i tanti) usano il carcere e la violenza contro i diritti d'opinione, si pensa che lo facciano perché siano ancora incrostati di vecchie ideologie illiberali.
A volte (lo confesso) anch'io leggo qualcosa di intelligente, da quando ho scoperto che la difficoltà di comprensione non c'entra con la stupidità o l'intelligenza del testo. Subito dopo, sono andato a ricontrollare Reporter sans frontiers, che nel suo barometro 2005 indica: - 22 giornalisti uccisi dal 1 gennaio a oggi; - 105 gli imprigionati; - oltre a loro, in prigione 3 assistenti dell'informazione e 76 "cyberdissidenti"; - è il quinto mese che sono stati rapiti Florence Aubenas e Hussein Hanoun al-Saadi... che nell'Iraq odierno, rappresentano meglio di tante parole lo stato dell'informazione indipendente: da zittire o da sbeffeggiare. Non per niente, l'unico punto d'accordo tra i tanti contendenti in quel paese è: i giornalisti possono restare solo se addomesticati.
In casa nostra, Indymedia è minacciata di sequestro a causa di un fotomontaggio sul papa. Dire che il papa è nazista, ha la stesso valore che ironizzare sul capo del governo perché è un tappo. Il mese scorso è stato un fiorire di battute sul "pastore tedesco", il "papa nero", "Giovanni Paolo III Reich". Perché Indymedia no e tutti gli altri sì?
Procreazione assistita, il 12 giugno si avvicina. Come è capitato a suo tempo coi referendum sul divorzio o sull'aborto, non sento la necessità di ricorrervi, ma non capisco perché dovrei impedire a chi ne abbia la necessità, di fane uso. Quindi, so benissimo come voterò, anche per questo non me ne sono occupato più di tanto (lo so, è COLPA MIA). Ditemi, è vero che non se ne parla affatto? Sapreste indicarmi un sito, una trasmissione, dove si possano confrontare le ragioni del sì e quelle del no, senza scadere nelle solite risse? Insomma, un confronto democratico, come diciamo di essere. Seconda domanda: e se la soluzione rimanesse andare all'estero, che valore morale avrebbe essere contrari, visto che il "peccato" rimane, ma accessibile solo a chi può pagarselo?
Non avete l'impressione, che da "occidentali" ci stiamo trasformando in quegli esempi che a parole vogliamo combattere?
Aggiornamento di sabato 7 maggio: pessimismo e ottimismo
Di Fabrizio (del 10/05/2005 @ 04:47:06, in Italia, visitato 4539 volte)
da Ronald Lee
Premessa: Alla fine di aprile, la morte di una bambina Rom in un campo a Napoli a causa di un incendio, e un articolo uscito sulla Padania contro l'apertura di un campo attrezzato sempre a Napoli, hanno riportato l'attenzione di giornalisti e parlamentari europei sulla situazione dei Rom in Italia. Non so perché, si sono rivolti anche a me per la raccolta dei dati. C'è qualche lettore napoletano che può aiutarmi? Anche nella mailing list Roma_Italia si registrano toni allarmati, soprattutto da parte di quelle organizzazioni che già hanno fatto ricorso a Bruxelles contro l'Italia. Questo ne è un esempio: -----
...Sono stato a Roma nel 2001 e ho visitato alcuni campi rifugiati per i Rom. Questo tipo di brutalità [...] è comune nei campi e nelle città. Vi invio l'introduzione che feci per "Suspino: A Cry for Roma" di Stefano Montesi, un film che fu poi prodotto con una compagnia canadese di Vancouver [...]
-ROMA ANDE KALISFERIA- ROM NEL LIMBO
By Ronald Lee Executive Director Roma Community Centre Toronto Canada
I Vlach NordAmericani ritengono che esista un posto tra la terra e il Cielo chiamato "Kalisferia", dove finiscono le anime dei bambini non battezzati, i suicidi e quanti hanno commesso crimini. Una triste regione di oscurità totale abitata da creature impaurite, condannate a vivere lì sino quando non riceveranno la grazia per raggiungere Raiyo, il concetto Rom corrispondente al Paradiso. Quando sono entrato nel campo Casilino 900, una baraccopoli vicino a Roma, ho incontrato Kalisferia in terra!
Non si sa quanti siano i rifugiati Rom in Italia. "Ziganopoli: La Segregazione Razziale dei Rom in Italia" pubblicato da The European Roma Rights Center, Budapest, ottobre 2000, ne calcola 130.000, altri danno una cifra compresa tra 90.000 e 110.000. Il governo italiano considera tutti i Rom e Sinti come nomadi, che devono vivere in campi segregati. Non hanno possibilità di mescolarsi col resto della società. Molti sono rifugiati dal Kossovo, dalla Bosnia, dalla Macedonia e da altre regionidella ex Yugoslavia, altri dalla Romania. Molti vivono in questi campi da 10, 15 anni e anche di più. I loro figli, nati in Italia, non hanno conosciuto altra se non quella dei campi. Non possono appellarsi alla Convenzione per i rifugiati, come quanti sono profughi in Canada. Qualcuno ottiene un permesso di residenza, e la maggior parte non può richiedere il permesso di lavoro. Le donne devono mendicare per strada per portare da mangiare in famiglia. La polizia può sottrarre loro figli e metterli in istituto. Nessuno conosce il numero dei campi in Italia. Alcuni sono legali e altri no. La differenza non è chiara, dipende dalla volontà delle giunte locali. La maggior parte dei Rom nei campi "nomadi" provengono da comunità balcaniche sedentarizzate da tempo. Questo nomadismo istituzionalizzato applicato dal governo italiano è una palese violazione dei diritti umani.
Come attivista Rom, che ha lavorato in Canada con i rifugiati Rom provenienti dai paesi ex-comunisti dell'Europa centrale e orientale, sono rimasto stupefatto per le condizioni di vita e la disumanizzazione del mio popolo, qui in un paese civilizzato nell'Europa occidentale. Con i miei colleghi venni fermato all'ingresso di Casilino 900, dalla polizia che esaminava i nostri passaporti, e fummo ammoniti a non entrare "in quel campo di Zingari. Vi ruberanno le macchine fotografiche e vi rapiranno" ci informarono. Alla fine, ci fecero passare "a nostro proprio rischio".
La prima cosa che mi colpì in Casilino 900, fu la pila di immondizia che emergeva ovunque, le baracche che erano state costruite e le roulottes a cui erano state tolte le ruote. L'immondizia non era rimossa e tutto il campo era infestato dai ratti, che spesso assalivano i bambini. Non c'era elettricità né acqua corrente, eccetto delle fontanelle all'ingresso del campo e dei wc chimici, inutilizzabili per l'accumulo di escrementi. L'immondizia veniva bruciata assieme alla legna. In un campo, incrociai un furgone guidato da un rifugiato etiope, che era incaricato di pulire i wc chimici una volta al mese.
Casilino 900, mi hanno raccontato i Rom, è simile a molti altri campi in Italia per rifugiati. [...] Per fortuna, sono riuscito a parlare con loro in romanes, che mi deriva in parte dall'essere di origine Vlach, e anche dal confronto con altri rifugiati in Canada, che parlano una varietà di dialetti simili. Il problema maggiore è dato dai permessi di lavoro e dalla mancanza di status legale. Non possono appellarsi alla Convenzione sui rifugiati. Se lo fanno, come è successo a una famiglia bosniaca con 8 figli, arrivata 11 anni fa, hanno 30 giorni per lasciare l'Italia o essere deportati- L'Italia non applica la Convenzione di Ginevra del 1951. Invece, lo fa per l'Accordo ONU di New York del 1954 sugli apolidi. Tra i pochi Rpom che hanno potuto usufruirne, c'è Babo Daniele, arrivato in Italia dopo un'odissea tra gli stati dell'ex Yugoslavia, munito di un inutile passaporto rosso yugoslavo, senza più cittadinanza nelle nuove repubbliche, nessuna delle quali voleva accettarlo come di nazionalità Rom.
Sono migliaia, inclusi i lavoratori ex-yugoslavi all'estero, che non possono tornare in patria, anche se volessero, perché il marito è diventato cittadino di una repubblica e la moglie di un'altra. Tra di loro, anche molti Rom che si erano rifugiati in Macedonia e da qui sono arrivati in Italia. Babo Daniele si fabbrica da sé il forno dove cuoce pizza e bistecche in un laboratorio che ha ricavato accanto alla casa che si è costruito nel campo. La casa viene rifornita di elettricità da un generatore a benzina, che ha costruito con pezzi di varia provenienza. Per sopravvivere, vende le pentole e le stoviglie che lui stesso fabbrica. Era un fabbro ambulante sta tentando invano di ottenere un permesso per aprire una piccola officina dove inserire altri residenti del campo. Le sue richieste non hanno ancora incontrato le orecchie giuste.
Un altro che non si arrende è l'ottantenne Sevko R., ramaio Chergari della Bosnia, che ancora prova a continuare il suo lavoro. Mi racconta: "Ho raccolto e lavorato il rame per tutta la vita e morirò col rame tra le mani." Altri sono abili nel confezionare gioielli, nell'aggiustare pentole o in altre attività commerciali, ma il governo non ha mai mostrato interesse nel permettere lo sviluppo di micro-progetti che permettesero loro di vivere. Ci sono fabbri, meccanici, commercianti a vari livelli.
Molti degli uomini a Casilino 900 e in centinaia di altri campi, sono demoralizzati. Senza permesso per lavorare, devono sopravvivere con lavori in nero o con l'elemosina delle donne. La stampa italiana bolla questi campi come "terreno fertile per la criminalità" e non c'è dubbio che questa tentazione esista, dato che tutte le strade per un'impiego onesto sono eliminate o proibite.
La scolarizzazione è un altro disastro. Alcuni bambini vanno a scuola, nei pochi campi serviti dagli scuolabus, ma la maggior parte lo fa sporadicamente. Alcuni giovani si guadagnano da vivere strimpellando O Sole Mio o La Cumparsita per i turisti stranieri che li confondono con suonatori italiani. Le ragazze vengono avviate all'accattonaggio, qualcuna lavora come domestica nelle case dei ricchi.
Nell'adiacente campo Luigi Carboni, abitato da rifugiati Rom dalla Romania, i bambini vanno a scuola quando funziona il servizio di scuolabus. I Rom vivono in container, che sono la miglior soluzione per i rifugiati, ma i container sono pochi. Sono confortevoli come le nostri mobilhome in Canada, hanno acqua corrente, servizi interni, elettricità, frigoriferi e piccole camere da letto. A prima vista questo campo modello, unico nel suo genere, sembra migliore della sistemazione che i nostri rifugiati Rom dall'Ungheria trovano lungo l'autostrda per Hamilton, a St. Catherines o nella Niagara Peninsula, finché non si scopre che questi Rom potrebbero rimanere lì per sempre. In Canada, la situazione di provvisorietà dura due mesi e poi i Rom possono cercarsi un'altra sistemazione, ottenere il permesso per lavoarre e4 cominciare ad integrarsi nella società canadese, mentre l'Immigration & Refugee Board (IRB) vaglia la loro posizione di richiedenti asilo. Se la richiesta ottiene esito positivo, possono percorrere tutto l'iter che da immigrati li può portare a diventare cittadini canadesi. Se la richiesta viene rifiutata, è possibile ricorrere in appello, e solo dopo un ulteriore rifiuto, si viene rimpatriati o si opta per il ritorno volontario. L'aspetto negativo di questa prassi è che attualmente, solo dal 12 al 18% dei richiedenti asilo dall'Ungheria ottengono il benestare dall'IRB, contro l'89% dei Rom dalla repubblica Ceca nel 1998.
Il problema principale nel campo modello Luigi Candoni è la fame. I rifugiati in Italia non ottengono una diaria e se le donne non andassero a mendicare, nessuno mangerebbe. [...] Per gli uomini la prospettiva è il lavoro in nero. E' anche impossibile ottenere assistenza medica. Una giovane di 27 anni, incinta di sette mesi, andò in ospedale a causa di un aborto spontaneo. Le furono date delle pillole e venne congedata. La conobbi tre mesi dopo [...] che soffriva ancora di emorragia. Non ha potuto essere curata in nessuna struttura o ospedale.
La routine al campo Luigi Candoni, come negli altri campi attorno, è dettata dalla fame. Le madri partono la mattina presto con i figli in età prescolare e prendono la metropolitana per andare in città. Possono mendicare, ma non nella Città del Vaticano, dove rischiano di essere arrestate. Mentre Sua Santità li ha benedetti e si è riferito a loro come "miei Amatissimi Figli del Vento", non ha permesso loro di mendicare nei suoi domini. La sera, madri e bambini tormnano al campo e sono investite dalle domande delle più anziane, che attendono tra montagne di vestiti donati dalle associazioni caritatevoli o magari messi da parte per essere nuovamente scambiatinella speranza di un guadagno supplementare. Se non si è raccolto abbastanza, salta la cena o la colazione [...] L'indomani, ricomincia il ciclo. In altri campi, è successo che le donne tornassero e trovassero tutto demolito dai bulldozer... [...]
Ho lasciato l'Italia con una domanda, che devo farmi come attivista Rom canadese. Dove sono i leaders Rom in Europa? Perché nessuno di loro è coinvolto in questa tragedia? Sono troppo impegnati in conferenze senza fine e a combattersi l'un l'altro i benefici delle autorità? Sono troppo occupati nell'ingrandire loro stessi e ad autopromuoversi, per prendersi cura della gente dei campi? In Canada, facciamo tutto quanto possiamo per assistere i Rom rifugiati in un paese dove hanno la fortuna di esssere accettati come rifugiati ed eventualmente ottenere la cittadinanza. Se vivessi in Europa, vorrei essere in Italia e combattere per questi Rom. Perché non lo fanno i nostri leaders ed attivisti europei? I Gajé non risolveranno questo problema, magari possono aiutarci e in effetti lo stanno facendo, ma senza una nostra forte leadership, Kalosferia non avrà mai fine.
Durante la mia ultima visita a Casilino 900, "Cipollina", una ragazza di 12 anni ed apprendista mendicante, mi ha implorato: "Amico, le man tusa ande Kanada - portami con te in Canada!" Se solo avessi potuto, l'avrei fatto. C'è stato un eco alla sua richiesta: "Kako! Azhutisar amen te djas ande Kanada. Meras ande Italiya - Zio! Aiutaci ad andare in Canada. In Italia stiamo morendo."
Il mondo deve conoscere di questi campi, del razzismo istituzionalizzato e delle condizioni inumane in cui i Rom sono forzati a vivere. Questo fotogiornale di Stefano Montesi, attivista italiano e fotogiornalista, che ha dato il suo tempo e il suo talento per aiutare i Rom, correndo egli stesso rischi con le autorità, è di inestimabile valore. Ho incontrato Stefano in Italia e posso raccomandare il suo lavoro e il suo impegno per la causa dei diritti umani.
Link utili - ERRC - Dichiarazione universale dei diritti umani - I maestri del rame - Casilino 700 - Testi di Pietro Orsatti, foto di Stefano Montesi
Di Fabrizio (del 10/05/2005 @ 12:20:25, in Italia, visitato 3300 volte)
da Maurizio Pagani
GIOVEDI’ 12 MAGGIO ORE 17,00 PRESIDIO DAVANTI ALLA PROVINCIA DI MILANO VIA VIVAIO 1 Negli ultimi quattro anni il numero di rom presenti nel Comune di Milano e in Provincia è sensibilmente aumentato per l’arrivo di centinaia di famiglie emigrate dalla Romania. Si tratta di una popolazione urbana di circa 4.000 persone, suddivise complessivamente in 15 diverse comunità di rom e sinti, per la metà italiani, che raddoppiano il proprio numero nell’intera area provinciale. Periodicamente l’attenzione delle istituzioni, dei mezzi di comunicazione e dei cittadini si concentra su fatti gravi, veri o presunti, di forte impatto emotivo, scoprendo una “emergenza” ormai strutturale lungo i nuovi confini della miseria metropolitana, delle pessime condizioni di vita e dei luoghi abitati dalle persone immigrate, degli arresti o espulsioni degli “irregolari”, dei disagi profondi di chi vive, pur non avendolo chiesto, ai margini della società. Dalla dinamica dei conflitti che contrappone e divide, anziché avvicinare, le genti rom alle Istituzioni (nei luoghi del confronto che si chiamano via Triboniano o via Barzaghi, Capo Rizzuto o via Adda, San Dionigi o ancora l’area Falk di Sesto San Giovanni) emerge l’assenza nella sfera pubblica di critiche costruttive circa gli esiti e le modalità delle politiche adottate, spesso risolte nei soli “sgomberi” e nella tragedia dei beni comuni, che non hanno favorito alcun significativo processo di apprendimento istituzionale nè di convivenza civile. Di fronte al fallimento dei processi istituzionali che hanno visto operare in modo approssimativo e sbagliato il Comune di Milano, la Prefettura e la Questura (anche di recente con il controverso e discutibile piano di ristrutturazione dell’area di via Triboniano), occorre che anche la Provincia di Milano, sul cui territorio sono presenti in modo consistente e non transitorio i gruppi rom, faccia la propria parte promovendo, senza più esitare, piccole azioni concrete di tutela dei diritti dei cittadini rom e adottando un programma più generale di interventi di “qualità sociale” che ridiano fiducia nelle Istituzioni e speranza ai cittadini più deboli.
Chiediamo quindi che: 1. venga realizzato con urgenza un monitoraggio della situazione nei 188 Comuni del territorio provinciale; 2. si ricerchino possibili soluzioni abitative alternative al campo di via Triboniano e via capo Rizzuto coinvolgendo le Amministrazioni Comunali della provincia in progetti abitativi rivolti a piccoli nuclei, anche attraverso la fattiva cooperazione di risorse umane e professionali delle medesime famiglie rom; 3. l’Assessorato alla Tutela dei Diritti dei Cittadini si impegni da subito a favorire anche presso la propria sede istituzionale l’elezione di una stabile residenza per le famiglie censite in regola, al fine di dare piena attuazione ai diritti di cittadinanza e alla regolarizzazione dei documenti; 4. vengano garantite, di concerto con il CSA (ex Provveditorato agli studi), risorse appropriate per sostenere l’iscrizione e la frequenza dei minori alle scuole dell’obbligo contribuendo in tal modo a promuovere una effettiva tutela per le centinaia di minori rom a cui tale diritto viene negato con il rischio di incrementare i fenomeni di devianza e microcriminalità. I promotori dell’iniziativa e le comunità rom non mancheranno di dare il proprio fattivo contributo, che non può tuttavia prescindere dall’impegno richiesto di attivare concrete azioni di solidarietà e di sostegno civile e politico.
Opera Nomadi sezione di Milano (Ente Morale DPR n.347 del 26.3.1970) Sezione Legale di Milano Via Archimede 13 20129 Milano Centro di Documentazione via De Pretis 13 tel. 0284891841 operanomadimilano@tiscalinet.it Cod. Fisc. n. 97056140151
Comitato Italiano contro la schiavitù moderna via Bagutta 12 Iscr. reg. prov. vol. 3064 12.2.2001 Tel . 02 76317047 ccsm.segreteria@katamail.com C.F. 95061990131
Di Fabrizio (del 11/05/2005 @ 12:51:48, in Italia, visitato 1975 volte)
Distribuzione di volantini su immigrati davanti alla scuola: nota del Centro tutela contro le discriminazioni
Diversi cittadini hanno segnalato la distribuzione davanti ad una scuola media di Bolzano di volantini che stigmatizzano le persone immigrate e i Rom. Il Centro di tutela contro le discriminazioni, istituito nell’ambito dell’Osservatorio provinciale per l’immigrazione, condanna con forza questo tipo di azioni. "Attenti cittadini hanno segnalato al Centro di tutela contro le discriminazioni - dice la nota - la distribuzione davanti ad una scuola media inferiore di Bolzano di volantini che stigmatizzano le persone immigrate e i Rom." Nella campagna elettorale in corso per l’elezione dei sindaci e dei consiglieri comunali, si fa notare, alcuni partiti hanno fatto ricorso a contenuti che hanno per oggetto le minoranze immigrate e le popolazioni Rom e Sinti. "Non essendo i ragazzi delle scuole medie inferiori in età di voto, il Centro tutela sottolinea che queste azioni, più che fare campagna elettorale, avvelenano il clima sociale e di convivenza pacifica pluriculturale in Alto Adige." Il Centro di tutela contro le discriminazioni - istituito nell’ambito dell’Osservatorio provinciale per l’immigrazione della Ripartizione Formazione professionale italiana -"condanna con forza questo tipo di azioni che nulla hanno a che fare con una legittima espressione di opzioni politiche diverse, ed invita tutti i partiti politici a mostrare coraggio civile e ad impegnarsi a favore di una cultura dell’uguaglianza dei diritti e doveri e contro ogni forma di razzismo." La nota ricorda che proprio di recente la Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza (ECRI) del Consiglio d’Europa ha rinnovato l’invito a tutte le forze politiche nei Paesi membri ad astenersi dall’uso della xenofobia come strumento di costruzione di consenso politico. Per questo le azioni che vanno in tal senso devono essere contrastate con fermezza. La nota precisa infinche che in generale tutti gli atti discriminatori - individuali, istituzionali e culturali - possono essere segnalati al Centro di tutela contro le discriminazioni al numero verde gratuito 800 22 55 88, da lunedì a venerdì dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14 alle 17.30. (Autore: pf) il link
Di Fabrizio (del 13/05/2005 @ 12:25:58, in Italia, visitato 3933 volte)
da Tommaso Vitale
12 maggio 2005 - Un agente in borghese accusa la ragazza di resistenza e oltraggio
Dopo i gravi fatti accaduti venerdì 29 maggio nei pressi della stazione di Padova, denunciati attraverso i microfoni di Radio Sherwood da una giovane studentessa che aveva assistito alla scena, oggi si è svolta la prima udienza del procedimento giudiziario che vede imputata Elena, la donna rom vittima di abuso da parte di alcuni agenti delle forze dell'ordine. Infatti, uno di loro, la accusa di averlo aggredito.
In aula Elena, difesa dall’avvocato Aurora D’Agostino, ha coraggiosamente affermato la sua versione dei fatti, raccontando di essere stata violentemente strattonata e bloccata fisicamente dagli agenti, di essersi ritrovata improvvisamente nuda senza la camicia e di avere perso le forze, accasciandosi per terra. I testimoni presenti (tre su otto) hanno confermato questa versione dei fatti. L’agente, invece, si è più volte contraddetto: ha dichiarato di essere stato colpito dalla ragazza a terra, mentre Elena era in piedi; prima ha detto che era la ragazza a terra ad essersi spogliata, poi ha dichiarato che entrambe si erano tolte i vestiti. Alla fine ha dichiarato che la confusione era tale che non era in grado di ricostruire esattamente la sequenza dei fatti.
Durante la mattinata le associazioni Razzismo Stop e Opera Nomadi di Padova assieme alle realtà che hanno seguito fin dall’inizio questa vicenda, erano presenti fuori dal Tribunale con dei cartelli per denunciare pubblicamente quanto è avvenuto. Soprattutto a fronte del fatto che i media locali hanno ignorato l’accaduto, nonostante siano stati più volte contattati, limitandosi a riportare la versione fornita dagli agenti. Presenti anche numerosi immigrati dell’associazione Razzismo Stop, che hanno voluto portare personalmente la propria solidarietà alla giovane donna Rom.
L’udienza è stata rinviata al 25 maggio, poiché sia il PM che il Giudice hanno ritenuto opportuno sentire la testimonianza degli altri agenti presenti durante l'operazione di polizia e il fermo successivo di Elena.
Collegandosi alla pagina, è possibile scaricare in mp3: * L’intervista con l’avv. Aurora D’Agostino * Il commento di Luca Bertolino * Il commento di Francesca Zanotto
segnalazione precedente
Di Fabrizio (del 17/05/2005 @ 20:24:35, in Italia, visitato 3724 volte)
da Marta Rabbiosi
I medici che volontariamente svolgono servizio di ambulatorio in un container presso i campi nomadi di via Triboniano, costituitisi nell'associazione Fuoriluogo, organizzano una serata di raccolta fondi sabato 21 maggio alle 22 presso Colore-via Moncucco 29 Milano (zona Famagosta)
Associazione Colore
Di Fabrizio (del 20/05/2005 @ 15:55:32, in Italia, visitato 1919 volte)
da: Marta Rabbiosi Negli ultimi tempi si sente parlare ogni tanto di via Capo Rizzuto. E' un'area piuttosto vasta di campi tra la via Gallarate e l'autostrada Milano-Torino. Ciclicamente si riempie di insediamenti di baracche, in diversi punti. Io conosco da due anni e mezzo quello più grosso, denominato per semplicità "Il Bartolini" perché inizia lungo le mura di questa nota ditta di trasporti; nel suo cortile è sempre aperto un idrante a cui si riforniscono non solo gli abitanti di quel villaggio: anche dagli altri gruppi di baracche arrivano pazienti, con il carrello della spesa e un paio di bidoni da riempire. Dallo scorso autunno le mie visite lì si sono molto diradate. Una piccola organizzazione è presente con continuità, e cerca di fare il possibile su più fronti. Io, d'altra parte, trovo molta difficoltà a relazionarmi con le persone che non sono chiare e non riesco ad instaurare con i "residenti" un rapporto costruttivo. Con le persone che ho conosciuto si fanno due chiacchiere cordialmente e morta lì. Nelle mie rare visite di quest'anno ho proposto delle uscite con i bambini, e quattro-cinque me li hanno lasciati: si sono molto divertiti. Continuo peraltro a svolgere sostegno volontario una volta alla settimana presso la scuola elementare di zona ai due bambini che avevo iscritto due anni fa .Con l'eccezione di una sola altra nuova iscrizione, rimangono gli unici che frequentano la scuola, pur con numerose assenze. Nella stessa scuola lo scorso autunno sono stati peraltro inseriti alcuni bambini dal campo di via Triboniano, ed è un successo considerata la resistenza posta dalla direzione a i miei primi contatti di tempo fa. Dal Bartolini invece continuano a non sentirne l'esigenza; quella di "bambino scuola" è una frase fatta perché sanno che è quello che vogliamo sentirci dire, ma al momento di venire al dunque saltano fuori le scuse, ormai standard anche quelle. Questo mio contributo è molto, molto parziale. Piacerebbe anche a me che chiunque potesse fornire una visione più organica e precisa ci chiarisse le idee. Articolo precedente
Di Fabrizio (del 28/05/2005 @ 01:40:02, in Italia, visitato 3273 volte)
da Kater
Sei mesi e cinque giorni per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale
26 maggio 2005 | |
Ha raccontato la sua verità in Tribunale, ha timidamente esibito le foto in cui compare denudata sotto gli occhi dei passanti, in un angolo, curva, per tentare di coprire il seno. In aula aveva ancora i segni nel collo e nelle braccia delle percosse subite. I testimoni sentiti, alcuni studenti che passavano per caso nei pressi della stazione, hanno dichiarato di aver assistito ad un abuso da parte delle forze dell’ordine. Ma Elena è stata, comunque, condannata. Il giudice ha ritenuto valide le dichiarazioni dell’agente che sostiene di aver subito violenza da parte di questa esile donna Rom. Ora Elena dovrà scontare una condanna di sei mesi, ma non ha perso la forza e il coraggio: il suo esposto per le violenze subite arriverà alla magistratura.
La notizia ci lascia esterrefatti. È, purtroppo, l’ennesima conferma di quanto la popolazione Rom sia privata di tutele.
Abbiamo sentito le associazioni che si sono attivate ed hanno seguito fin dall’inizio questo caso.
|
Di Fabrizio (del 29/05/2005 @ 02:50:18, in Italia, visitato 2145 volte)
Stasera ho visto a Pieve Emanuele "Zingari in Carrozza" di Claudio Bernieri. Notevole veramente, per la bravura degli attori e la sensibilità del regista. Ma potreste anche pensare che lo dico per piaggieria. Senza dubbio sono la persona meno indicata per giudicarlo dal punto di vista artistico, ma secondo me è un documento essenziale per capire non i Rom (quelli resteranno un mistero), ma le dinamiche milanesi degli ultimi 10/15 anni. Un misto tra dolcezza e rabbia: quando ad esempio il racconto della rinascita attraverso la musica, si interrompe con la cronaca del novembre di 3/4 anni fa: centinaia di persone tornarono al campo e trovarono solo macerie e bulldozer, resistettero poi settimane sotto la pioggia e le tende, minacciando di darsi fuoco pur di non essere rimpatriate. Come può capirlo chi non era lì, se non rivedendo quelle scene? E come recuperare il tono spensierato del resto del film, per poterlo chiudere con un minimo di speranza? Insomma, un film che parla di musica Rom, senza essere scontato e cadere nei soliti luoghi comuni su questo popolo. Adesso, inizia la parte più difficile di un film: che non finisca nel dimenticatoio! Cercasi con una certa urgenza volontari che mi diano una mano con associazioni, parrocchie, sale di proiezione, scuole, centri sociali, perchè questa storia non vada perduta.
|