L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.
Di Fabrizio (del 11/01/2014 @ 09:02:27, in media, visitato 1431 volte)
Sergio Bontempelli - 6 gennaio 2014
su
Corriere delle migrazioniSi ringrazia l'amico Arcomanno Paone per la segnalazione
Shutka è il nome di una delle dieci municipalità di Skopje, capitale della
Macedonia. Ha poco più di quindicimila anime, e una caratteristica unica al
mondo: i suoi abitanti sono in grandissima maggioranza rom (il 76,7% secondo il
censimento del 2002). E in effetti a Shutka (nota anche col nome di Shuto
Orizari) la lingua maggioritaria - riconosciuta come idioma delle comunicazioni
ufficiali - è il romanì. Un caso davvero unico, raccontato un anno fa in un
notevole reportage di Andrea Mochi Sismondi.
Molti abitanti di Shutka sono emigrati all'estero. Intere famiglie, soprattutto
negli anni ‘90, si sono trasferite in Italia: oggi abitano nei "campi nomadi"
che punteggiano le città piccole e grandi del Belpaese, o vivono in alloggi
propri. Altri gruppi sono andati a lavorare in Germania e in Francia: come
sempre accade nelle storie degli emigranti, qualcuno ha fatto fortuna, qualcuno
è riuscito a fare una vita dignitosa, qualcuno è finito nei circuiti
dell'emarginazione abitativa e sociale.
E proprio da Shutka viene Andrijano Dzeladin, 33 anni, tredici dei quali
trascorsi a Parigi da emigrato. Per mantenersi ha fatto di tutto: è stato
venditore di tappeti, cameriere, poi ha lavorato in un albergo, come
coordinatore del personale di servizio. Tanto per smentire lo stereotipo del rom
eterno abitatore di campi e baraccopoli, Dzeladin ha sempre vissuto in case
"vere", in muratura.
Negli anni è riuscito a mettere da parte un po' di risparmi, che poi ha deciso
di investire in un'impresa originale: un'emittente televisiva "rom al 100%", che
trasmette in Francia usando la lingua romanì. L'iniziativa, nata nel 2010, ha
avuto proprio in questi giorni l'onore di finire su
un blog di
Le Monde.
"Il debutto della "sua" televisione" - si legge nel sito del prestigioso
quotidiano transalpino, "risale al 2010, al giorno in cui ha assistito allo
smantellamento di un campo rom proprio sotto le sue finestre. Dzeladin abitava
già nella regione di Parigi e il caso ha voluto che lui, Rom di Macedonia, si
trovasse vicino alla povertà da cui era fuggito dieci anni prima. A farlo
reagire non è stato lo sgombero in sé, ma il modo in cui questo venne raccontato
dai media: "Ancora una volta, veniva proposto un ritratto molto semplicistico
dei rom", lamenta. Dzeladin era già da tempo impegnato nella difesa della sua
comunità. Ma quella volta decise di investire tutti i suoi risparmi nel lancio
della Tv".
L'emittente si chiama Shutka City Tv, e prende il nome dalla città natale di Dzeladin. Trasmette programmi culturali, culinari e musicali, e ha un proprio
sito internet con 120.000 accessi giornalieri: il tutto, rigorosamente in lingua
romanì. Il programma di punta è un talk show quotidiano, dove lo stesso Andrijano Dzeladin riceve le chiamate degli spettatori e dialoga con loro degli
argomenti più disparati.
La gestione dell'emittente è molto artigianale, e ha una dimensione quasi
familiare. Dzeladin fa un po' di tutto: si occupa della regia, cura
l'amministrazione, risponde al telefono e fa il presentatore. Gli altri
protagonisti di questa esperienza provengono dalla sua cerchia ristretta: Le rêve des enfants (Il sogno dei bambini), una trasmissione dedicata ai giovani, è
condotta dal figlio quattordicenne, mentre lo zio cura un programma sulla
cultura rom, Traditions chez les Roms.
L'obiettivo dell'intraprendente Dzeladin è quello di proporre un'altra immagine
dei rom. Per i francesi - come per gli italiani - gli "zingari" sono un popolo
confinato nei campi e nelle baraccopoli, dedito esclusivamente al furto,
all'accattonaggio e alla "microcriminalità". E invece, spiega lo stesso Dzeladin
al blog di Le Monde, "c'è una maggioranza di rom che rimane invisibile, e che
spesso deve nascondere le sue origini per non essere vittima di
stigmatizzazione". Molti tra coloro che telefonano alla sua trasmissione, ad
esempio, sono medici, avvocati, insegnanti rom.
Shutka City Tv vuole dar voce al mondo rom, proponendo ai francesi un'immagine
diversa del proprio popolo, lontana dagli stereotipi e dai pregiudizi.
L'obiettivo è quello di ritrovare "l'orgoglio di essere rom", e di risvegliarlo
non solo nelle comunità emigrate in Francia, ma - possibilmente - anche nei 15
milioni di persone che compongono questa minoranza in Europa.
da scaricare per i lettori di Mahalla, un articolo del 2003 dalla
rivista Millecanali
Di Fabrizio (del 10/01/2014 @ 09:05:51, in Italia, visitato 1677 volte)
Un incubo è qualcosa di personale o di politico?
Uno dei miei incubi diurni, ricorrente, è la faccia serena del sindaco Pisapia
che si trasforma nei freddi volti dei suoi predecessori di centro-destra.
Preciso: non è una constatazione politica, è prima di tutto un malessere
personale.
Motivato o meno, ho cercato di analizzare il mio malessere, sotto diversi
aspetti.
E mi sono ritrovato in ZINGAROPOLI, la convivenza obbligata tanto temuta, che
tutti opprime ma che fa sopravvivere tutti, basta che niente cambi.
Personale, perché non chiedo a nessuno di condividere questo malessere.
Politico, perché mi è giunta voce che tra un anno e mezzo, forse due, si
eleggerà un nuovo sindaco, e sarebbe il caso di fare (già adesso) un bilancio
che parta dalle aspettative sollevate nel 2011 sino all'attuale palude.
Non un libro solo su Milano, spesso e volentieri gli scritti spazieranno oltre
le mura cittadine.
Dal mese di novembre 2013 l'Associazione Per Esempio, in collaborazione con
l'Assessorato alla Partecipazione del Comune di Palermo, sta lavorando alla
realizzazione del progetto RomaShare - Best practices' exchange in Palermo,
finanziato dall'European Youth Foundation del Consiglio d'Europa.
RomaShare è uno scambio di buone pratiche che intende favorire, attraverso il
coinvolgimento diretto della comunità romanì di Palermo, il dialogo tra la
popolazione rom, le pubbliche amministrazioni e le organizzazioni giovanili su
tematiche quali lo status legale, il social housing, l'educazione e l'inclusione
sociale. L'azione progettuale mira a promuovere la conoscenza e la diffusione di
quegli interventi virtuosi che, rivolti ai Rom e attivati con successo in alcune
realtà italiane, potrebbero essere proposti e messi in campo anche nel contesto
palermitano.
In linea con tali finalità, il 23, 24 e 25 gennaio 2014 si svolgerà a Palermo,
presso i locali della Real Fonderia, un seminario interamente dedicato al
confronto costruttivo tra esperti locali e nazionali che, partendo dalle proprie
esperienze professionali, offriranno la loro testimonianza e contribuiranno ad
individuare strade percorribili ed azioni concrete in favore dei Rom residenti
nella città di Palermo. I relatori che si alterneranno nelle varie sessioni
dialogheranno tra loro, discutendo di status legale, di social housing e di
inserimento scolastico e sociale dei Rom. L'attenzione si estenderà infine, nel
corso dell'ultima giornata di lavori, sulle derive razziste e sul fenomeno della
discriminazione etnica in atto nelle società contemporanee, mettendo in luce la
relazione tra le forme di razzializzazione e i processi economici capitalistici.
Clicca qui per visualizzare e scaricare il programma dettagliato del seminario.
Clicca qui per scaricare la scheda di iscrizione.
Di Fabrizio (del 08/01/2014 @ 09:00:56, in Italia, visitato 1274 volte)
Il viale ripulito dalle foglie dai quattro ragazzi sinti. FOTO DELLAI L'iniziativa rientra nel progetto "Giovani in SINTOnia" che punta a favorire
l'integrazione in paese Il parroco: "Un ottimo lavoro" di Giordano Dellai su
IL GIORNALE DI VICENZA
05/01/2014
Giovani sinti sgombrano dalle foglie il parco del patronato. L'operazione di
raccolta e di deposito nei cassonetti del verde è stata compiuta nel periodo
natalizio da quattro adolescenti residenti nella comunità sinti di Sandrigo. I
ragazzi, coordinati da Elena Grolla, attivista del progetto "Giovani in SINTOnia
con Sandrigo", hanno raccolto l'abbondante fogliame accumulatosi dopo l'autunno
nel parchetto degli impianti parrocchiali, liberando anche il viale di passaggio
tra il duomo e la sala Arena. Un'operazione che pone un altro filo di
comunicazione tra il gruppo sinti e la comunità di Sandrigo.
"E' una dimostrazione che il progetto Giovani in SINTOnia va avanti, seppur con
qualche difficoltà - spiega il parroco mons. Venanzio Rigoni - I ragazzi hanno
raccolto e trasportato le foglie, lavorando di buona lena e rendendo così meglio
percorribile il vialetto. Sono soddisfatto del loro lavoro e con me anche molti
sandricensi che hanno commentato favorevolmente l'iniziativa".
Il progetto "Giovani in SINTOnia con Sandrigo" (...) Leggi l'articolo integrale sul Giornale in edicola.
Di Fabrizio (del 07/01/2014 @ 09:00:28, in Regole, visitato 1924 volte)
Intervista a Michele Capano (avvocato, già Presidente del Comitato di
Radicali Italiani) sul caso di una rom a cui è stato negato lo status di apolide
e sulla sua causa in corso al Tribunale di Roma
Antisemitismo, i deliri del portavoce dei "forconi"
Gattegna: "Affermazioni intrise dell'antisemitismo più bieco". "Le deliranti
affermazioni sull'Italia 'schiava dei banchieri ebrei' e le successive
giustificazioni formulate dal portavoce del Movimento dei Forconi, Andrea Zunino,
dann...
Roma, la Questura e il tweet razzista
E' di ieri sera il tweet razzista fatto dall'account ufficiale della Questura di
Roma. Una battuta vergognosa in cui si paragona la sistemazione del ripostiglio
allo sgombero di un campo rom. Il tweet viene subito cancellato ma un'utente
risponde e salva l'immagine...
Vicenza, sinto salva donna precipitata con l'auto nel fiume
E' stata salvata dal pronto intervento di un giovane sinto italiano di 23 anni,
Sedrik Dori (in foto), una donna italiana di 37 anni che alla guida di un
fuoristrada era uscita di strada e, dopo aver sfondato la ringhiera metallica,
era finita nel fiume...
La madre racconta: "Ha detto a mio marito che è meglio fare il lavavetri ai
semafori che rapinare". La famiglia è arrivata dalla Romania nel 2012, Rinaldo
ha 10 anni e vive in un campo nomadi a Torino, vicino a Mirafiori
Ci sono i nastri colorati, le palle rosse e i rami d'argento. È quasi tutto in
ordine. Quasi. Perché a ben pensarci qualcosa manca all'albero di Natale di
Rinaldo e di sua cugina Sara. Di giorno si nota poco, eppure manca. Certo, ecco
che cos'è: mancano le luci, sono spente. Diciamo la verità: accenderle sarebbe
uno spreco. Come trascorri la tua giornata, Rinaldo? "Aiuto mia madre". Come
l'aiuti? "Metto la benzina nel generatore. Serve per le luci, per caricare i
telefonini, per far funzionare il frigorifero". Il campo nomadi di Mirafiori, in
fondo al corso della Fiat, è il meno noto, e dunque il più abusivo della città:
non compare nemmeno sulle mappe degli accampamenti che circondano Torino. Eppure
tra le baracche e il fango vivono a centinaia. Rinaldo è uno di loro. La madre
cerca lavoro. Il padre invece un'occupazione ce l'ha: "Lavora al semaforo".
Anche Rinaldo ha un progetto per il futuro. L'ha scritto alla maestra Elisa
parlando delle sue speranze per il 2014: "Da grande vorrei fare il maestro. Per
imparare a non rubare".
Il campo nasce dove finisce la città. A due passi dall'ultimo palazzo di vetro,
nuovissimo, magico, a forma di onda. Dentro le volute ci sono gli uffici più
moderni, quelli dove si disegnano i nuovi modelli di auto per i produttori di
tutto il mondo, dai tedeschi ai cinesi. Rinaldo tutto questo non lo sa. È
arrivato qui alla fine del 2012, quando aveva nove anni: "Abbiamo viaggiato in
furgone, un giorno e una notte. Veniamo dalla Romania". Per entrare nella
baracca si salgono tre scalini di legno che garantiscono una buona distanza tra
il pavimento e il fango. Servono anche, i gradini, a tenere lontani gli animali,
come si faceva migliaia di anni fa con le palafitte. È successo proprio su quei
gradini: "Un giorno Rinaldo ha sbarrato la strada a mio marito. Gli ha detto:
"Papà, è meglio che tu vada al semaforo"". Giulia, la madre, racconta la storia
sorridendo. Ne ha viste tante. Ha imparato cinque lingue frequentando
l'università dei campi nomadi di mezza Europa: "Devi imparare a capire in
fretta". È questione di sopravvivenza. Per Rinaldo "leggere e scrivere è
importante. Serve a prendere la patente". Ma soprattutto, "serve a trovare un
lavoro. E se hai un lavoro non hai più bisogno di rubare". Era stato questo il
discorso fatto da Rinaldo a suo padre sugli scalini: "Andare al semaforo è un
lavoro, andare al grande magazzino no".
Giulia spiega che "chiedere i soldi tutte le volte che diventa rosso può rendere
anche 15 euro al giorno. Ma non è sicuro. E comunque non sono tanti. Certo, chi
ruba guadagna molto di più". Rinaldo questo lo sa bene: "Qui nel campo molti
rubano. Prendono le borsette, i telefonini, vanno al grande magazzino. Sono
senza lavoro, si aggiustano così". Perché allora chiedere alla maestra di
imparare a non rubare? "Da grande voglio fare il maestro anche io. Così avrò un
lavoro, non avrò bisogno di andare ai grandi magazzini. E potrò insegnarlo agli
altri. Per questo ho chiesto alla maestra di insegnare a non rubare". E se non
riuscirai a fare il maestro? "Allora voglio fare il poliziotto. Ce n'è uno che
viene sempre qui al campo, si chiama Ulisse". Che cosa viene a fare? "A
controllare che tutto sia tranquillo".
Mentre parla, Rinaldo tormenta una palla rossa dell'albero di Natale. La rigira
tra le mani, la fa dondolare. È agitato, nervoso. Si confessa: "Sai che prima
non volevo parlarti? Non avevo tanta voglia di raccontare la mia storia. Poi mia
cugina Sara mi ha convinto. In fondo è una bella cosa". Giulia, la madre, ed
Elisa, la maestra, annuiscono. Imparare a non rubare non è una cosa di cui
vergognarsi. Ma raccontare la propria vita a chi abita fuori dal campo può
essere rischioso: "Quelli delle Poste - dice Sara - vogliono mandarci via perché
di notte facciamo festa e disturbiamo". Poco distante dal campo c'è
effettivamente un grande deposito delle Poste. Non sono certo gli impiegati a
protestare. Sono gli abitanti del quartiere che sorge a poca distanza. Alti
palazzi, aree verdi, un complesso nato per i colletti bianchi nel cuore dell'ex
barriera operaia. Per questo il "Centro Europa", a Mirafiori Nord, è sempre
stato considerato il quartiere dei ricchi anche se ricchi non se ne vedono
molti. Elisa, la maestra, abita lì e lo dice con un po' di ritrosia: "La
petizione è passata anche nel mio palazzo. Un vicino di casa. Ha bussato una
mattina, si è presentato con la cravatta verde dicendo: "Vorremmo che lei
firmasse la petizione per far chiudere la fontana nei giardini pubblici". Io ho
chiesto perché mai si dovesse togliere l'acqua a una fontana che rinfresca chi
passa in mezzo al giardino: "Perché quell'acqua la usano gli zingari del campo
per andarsi a lavare. Certe mattine dalla finestra li vediamo che si lavano
nudi". La petizione ha raccolto un bel po' di firme e per qualche mese Rinaldo
e la sua famiglia non hanno potuto lavarsi alla fontanella. Poi qualcuno con un
po' più di sale in zucca ha riaperto il rubinetto.
Ma perché fare questa vita? Perché partire dalla Romania su un furgone, girare
mezza Europa e finire nel fango a Mirafiori sotto il meraviglioso palazzo a
forma di onda? Ha ancora senso fare tutti questi sacrifici per inseguire il mito
del nomadismo? "Ma noi non siamo nomadi", sorride Giulia mentre offre il caffè.
Qui, al campo, di Tchajkovskji e del fascino zigano non si vede traccia: "In
Romania - spiega Giulia - vivevamo in case di muratura, vicino a Timisoara. Poi
gli affitti sono saliti e il lavoro è sparito. Siamo venuti in Europa perché
cercavamo un modo di sopravvivere". Qui non sembrate averlo trovato: "Piuttosto
che trascorrere l'inverno in una casa di lamiera in Romania è meglio farlo qui".
Finché si può. Il fantasma che si aggira tra le casupole è quello che Sara e
Rinaldo riassumono con efficacia: "Stiamo qui fino a quando non vengono a
spaccare il campo". Sara racconta: "A me è già capitato. Una mattina vengono,
fanno uscire tutti. Poi arriva un braccio di ferro che rompe la baracca". Anche
Rinaldo lo sa: "Per l'anno prossimo spero di continuare ad andare a scuola per
imparare a leggere e scrivere. Così magari un giorno riuscirò davvero a fare il
maestro. E speriamo che nel frattempo non vengano a spaccare la mia casa".
Di Fabrizio (del 03/01/2014 @ 09:08:19, in Europa, visitato 1389 volte)
Damian Draghici, funzionario rom, dice che la Gran Bretagna dovrebbe
essere più preoccupata dai "furti dei banchieri, invece che dai mendicanti del
suo paeseBy MARTIN ROBINSON -
Daily Mail
[...]
Damian Draghici, consigliere del primo ministro rumeno, ritiene che i migranti
del suo paese debbano avere la possibilità di stabilirsi nel Regno Unito.
Rom, 43 anni, dice di aspettarsi che siano in pochi a muoversi verso la GB,
quando si aboliranno il 1 gennaio le restrizioni sul movimento di Rumeni e
Bulgari in Europa.
Draghici dice che non gradirebbero la Gran Bretagna per il troppo freddo, e
prevede che questo inverno solo 2 o 3.000 potrebbero recarsi nel Regno Unito.
"I mendicanti rom per le strade sono evidenti, perché sono visibili, chiedono
una sterlina o un euro e per questo ci danno fastidio. Eppure alcune persone
nelle banche stanno rubando miliardi di euro, ma nessuno li vede3 perché sono al
60 piano" ha detto al Times.
"Il 70% dei Rom che hanno lasciato la Romania negli ultimi 10 anni sono
integrati. Hanno figli che vanno a scuola e si comportano da cittadini e
contribuenti attivi."
Ha aggiunto che i gruppi che in diverse occasioni l'anno scorso si erano
accampati in Park Lane sono stati "l'eccezione".
[...]
La Romania conta circa due milioni di Rom e ce ne sono 750.000 in Bulgaria,
anche se molti sono già partiti per l'Europa Occidentale da quando quei paesi
hanno aderito alla UE nel 2007.
Draghici dice che il rigido clima britannico terrà lontano i migranti, e si
aspetta che dopo il 1 gennaio saranno circa in 3.000 ad entrare in GB
I migranti da questi paesi in arrivo in GB per Capodanno potrebbero mettere
una pressione enorme su case, scuole ed ospedali, avvertiva un importante
rapporto la scorsa settimana.
Dice uno studio dell'Institute for Public Policy Research, di
centro-sinistra, che la maggior parte dei nuovi arrivati si insedierebbero a
Londra e nel Sud-Est - quindi sarebbero i servizi pubblici di quelle aree i più
interessati.
Viene detto che la Gran Bretagna settimana prossima potrebbe vedere un
aumento di comportamenti antisociali, accattonaggio aggressivo, pernottamenti
all'addiaccio e criminalità.
E che i tanto annunciati cambiamenti di David Cameron a regole e benefici
sono "altamente simbolici" e produrranno poca o nessuna differenza.
Cameron ha evitato di richiedere alla UE di estendere i controlli, nonostante
i sondaggi mostrino un grande appoggio pubblico per tale richiesta.
Di Fabrizio (del 02/01/2014 @ 09:05:45, in Europa, visitato 1370 volte)
Il "villaggio attrezzato" della Cesarina, a Roma -
ASSOCIAZIONE 21 LUGLIO lunedì, 30 dicembre, 2013
"Veniamo trattati come "pacchi", spostati da una parte all'altra della città
senza essere interpellati, e nel timore di essere dimenticati all'interno di un
centro segregato, dove gli spazi sono angusti e asfittici, le condizioni
igienico-sanitarie difficili e dove ci è proibito ricevere visite".
Si sono rivolte direttamente al Commissario Europeo per i Diritti Umani Nils Muizhnieks alcune delle famiglie rom che nelle scorse settimane sono state
trasferite dal "villaggio attrezzato" della Cesarina al centro per soli rom di
via Visso, a Roma.
Con la lettera a Strasburgo, i rom vogliono portare all'attenzione del
Commissario la "grave condotta da parte dell'Amministrazione di Roma" nei loro
confronti dopo che, il mese scorso, lo stesso Muizhnieks aveva esortato la
Giunta Marino ad individuare "soluzioni abitative ordinarie" per rom e sinti
nella Capitale.
Il 16 dicembre, i 180 rom della Cesarina sono stati trasferiti nel centro di
accoglienza per soli rom di via Visso 12, denominato "Best House Rom" e dove già
vivono altri 180 rom. Nella lettera al Commissario le famiglie rom denunciano
come all'interno del "villaggio attrezzato" le condizioni di vita fossero
effettivamente "inaccettabili", a causa di "condizioni alloggiative totalmente
inadeguate e dei ripetuti episodi vessatori" ai quali erano sottoposte.
La soluzione individuata dall'Amministrazione capitolina, tuttavia, è stata il
trasferimento nell'ennesimo luogo di segregazione per soli rom. Un
trasferimento, secondo le famiglie rom firmatarie, avvenuto peraltro senza
alcuna consultazione adeguata.
"Contestiamo fortemente la totale assenza di consultazioni e il fatto che non si
sia esplorata alcuna ulteriore alternativa rispetto all'unica opzione messa a
disposizione dal Comune, che riteniamo inadeguata dato che replica una
condizione di segregazione, essendo riservata a soli rom", si legge nella
lettera al Commissario Muizhnieks.
"Inoltre - proseguono i rom - non solo veniamo trattati come "pacchi", spostati
da una parte all'altra della città, ma ci ritroviamo anche in una condizione di
estrema incertezza riguardo al futuro nostro e dei nostri figli".
Nelle intenzioni del Comune, il trasferimento sarebbe una misura temporanea in
attesa del rifacimento del "villaggio attrezzato" della Cesarina. Tuttavia,
scrivono i rom al Commissario, nessuna tempistica sulla loro permanenza nel
centro è stata loro comunicata dall'Amministrazione né tantomeno sull'inizio dei
lavori di rifacimento del "campo".
Tutto ciò alimenta "il nostro timore di venire dimenticati all'interno di un
centro segregato e inadeguato per chissà quanto tempo, come già successo ad
altre persone rom che in precedenza sono state trasferite in questo e in altri
centri di accoglienza per soli rom della città di Roma".
Nella risposta alla lettera di novembre inviata da Strasburgo al sindaco Marino,
l'Assessore al Sostegno Sociale e Sussidiarietà Rita Cutini aveva garantito al
Commissario Muizhnieks che "la volontà e i passi intrapresi dalla nostra
amministrazione vanno nella direzione di una piena attuazione delle indicazioni
contenute nella Stratega nazionale di Inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti,
abbandonando definitivamente l'approccio emergenziale in favore di una gestione
di sistema del fenomeno".
Nella loro lettera, però, i rom mettono in evidenza un'altra realtà: "Come le ha
recentemente scritto l'Assessore Cutini, anche noi - scrivono i rom a Muizhnieks
- le inviamo il nostro invito a venire a visitarci nel nuovo centro per
riscontrare di persona la condizione in cui siamo stati costretti dalle autorità
della città di Roma: spazi angusti e asfittici, proibizione di ricevere visite,
condizioni igienico-sanitarie difficili, regolamenti vessatori".
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