Rom e Sinti da tutto il mondo

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L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.

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Di Fabrizio (del 11/01/2014 @ 09:02:27, in media, visitato 1431 volte)

Sergio Bontempelli - 6 gennaio 2014 su Corriere delle migrazioni Si ringrazia l'amico Arcomanno Paone per la segnalazione

Shutka è il nome di una delle dieci municipalità di Skopje, capitale della Macedonia. Ha poco più di quindicimila anime, e una caratteristica unica al mondo: i suoi abitanti sono in grandissima maggioranza rom (il 76,7% secondo il censimento del 2002). E in effetti a Shutka (nota anche col nome di Shuto Orizari) la lingua maggioritaria - riconosciuta come idioma delle comunicazioni ufficiali - è il romanì. Un caso davvero unico, raccontato un anno fa in un notevole reportage di Andrea Mochi Sismondi.

Molti abitanti di Shutka sono emigrati all'estero. Intere famiglie, soprattutto negli anni ‘90, si sono trasferite in Italia: oggi abitano nei "campi nomadi" che punteggiano le città piccole e grandi del Belpaese, o vivono in alloggi propri. Altri gruppi sono andati a lavorare in Germania e in Francia: come sempre accade nelle storie degli emigranti, qualcuno ha fatto fortuna, qualcuno è riuscito a fare una vita dignitosa, qualcuno è finito nei circuiti dell'emarginazione abitativa e sociale.

E proprio da Shutka viene Andrijano Dzeladin, 33 anni, tredici dei quali trascorsi a Parigi da emigrato. Per mantenersi ha fatto di tutto: è stato venditore di tappeti, cameriere, poi ha lavorato in un albergo, come coordinatore del personale di servizio. Tanto per smentire lo stereotipo del rom eterno abitatore di campi e baraccopoli, Dzeladin ha sempre vissuto in case "vere", in muratura.

Negli anni è riuscito a mettere da parte un po' di risparmi, che poi ha deciso di investire in un'impresa originale: un'emittente televisiva "rom al 100%", che trasmette in Francia usando la lingua romanì. L'iniziativa, nata nel 2010, ha avuto proprio in questi giorni l'onore di finire su un blog di Le Monde.

"Il debutto della "sua" televisione" - si legge nel sito del prestigioso quotidiano transalpino, "risale al 2010, al giorno in cui ha assistito allo smantellamento di un campo rom proprio sotto le sue finestre. Dzeladin abitava già nella regione di Parigi e il caso ha voluto che lui, Rom di Macedonia, si trovasse vicino alla povertà da cui era fuggito dieci anni prima. A farlo reagire non è stato lo sgombero in sé, ma il modo in cui questo venne raccontato dai media: "Ancora una volta, veniva proposto un ritratto molto semplicistico dei rom", lamenta. Dzeladin era già da tempo impegnato nella difesa della sua comunità. Ma quella volta decise di investire tutti i suoi risparmi nel lancio della Tv".

L'emittente si chiama Shutka City Tv, e prende il nome dalla città natale di Dzeladin. Trasmette programmi culturali, culinari e musicali, e ha un proprio sito internet con 120.000 accessi giornalieri: il tutto, rigorosamente in lingua romanì. Il programma di punta è un talk show quotidiano, dove lo stesso Andrijano Dzeladin riceve le chiamate degli spettatori e dialoga con loro degli argomenti più disparati.

La gestione dell'emittente è molto artigianale, e ha una dimensione quasi familiare. Dzeladin fa un po' di tutto: si occupa della regia, cura l'amministrazione, risponde al telefono e fa il presentatore. Gli altri protagonisti di questa esperienza provengono dalla sua cerchia ristretta: Le rêve des enfants (Il sogno dei bambini), una trasmissione dedicata ai giovani, è condotta dal figlio quattordicenne, mentre lo zio cura un programma sulla cultura rom, Traditions chez les Roms.

L'obiettivo dell'intraprendente Dzeladin è quello di proporre un'altra immagine dei rom. Per i francesi - come per gli italiani - gli "zingari" sono un popolo confinato nei campi e nelle baraccopoli, dedito esclusivamente al furto, all'accattonaggio e alla "microcriminalità". E invece, spiega lo stesso Dzeladin al blog di Le Monde, "c'è una maggioranza di rom che rimane invisibile, e che spesso deve nascondere le sue origini per non essere vittima di stigmatizzazione". Molti tra coloro che telefonano alla sua trasmissione, ad esempio, sono medici, avvocati, insegnanti rom.

Shutka City Tv vuole dar voce al mondo rom, proponendo ai francesi un'immagine diversa del proprio popolo, lontana dagli stereotipi e dai pregiudizi. L'obiettivo è quello di ritrovare "l'orgoglio di essere rom", e di risvegliarlo non solo nelle comunità emigrate in Francia, ma - possibilmente - anche nei 15 milioni di persone che compongono questa minoranza in Europa.


da scaricare per i lettori di Mahalla, un articolo del 2003 dalla rivista Millecanali

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Di Fabrizio (del 10/01/2014 @ 09:05:51, in Italia, visitato 1677 volte)

Un incubo è qualcosa di personale o di politico?

Uno dei miei incubi diurni, ricorrente, è la faccia serena del sindaco Pisapia che si trasforma nei freddi volti dei suoi predecessori di centro-destra. Preciso: non è una constatazione politica, è prima di tutto un malessere personale.

Motivato o meno, ho cercato di analizzare il mio malessere, sotto diversi aspetti.

E mi sono ritrovato in ZINGAROPOLI, la convivenza obbligata tanto temuta, che tutti opprime ma che fa sopravvivere tutti, basta che niente cambi.

Personale, perché non chiedo a nessuno di condividere questo malessere. Politico, perché mi è giunta voce che tra un anno e mezzo, forse due, si eleggerà un nuovo sindaco, e sarebbe il caso di fare (già adesso) un bilancio che parta dalle aspettative sollevate nel 2011 sino all'attuale palude.

Non un libro solo su Milano, spesso e volentieri gli scritti spazieranno oltre le mura cittadine.

Al solito, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.

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Pubblicato 9 gennaio 2014
Lingua Italiano
Pagine 97
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Tanta roba nella libreria di Mahalla 

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Di Fabrizio (del 09/01/2014 @ 09:07:48, in Europa, visitato 1535 volte)

Pubblicato il 7 gennaio 2014 su PER ESEMPIO onlus

Dal mese di novembre 2013 l'Associazione Per Esempio, in collaborazione con l'Assessorato alla Partecipazione del Comune di Palermo, sta lavorando alla realizzazione del progetto RomaShare - Best practices' exchange in Palermo, finanziato dall'European Youth Foundation del Consiglio d'Europa.

RomaShare è uno scambio di buone pratiche che intende favorire, attraverso il coinvolgimento diretto della comunità romanì di Palermo, il dialogo tra la popolazione rom, le pubbliche amministrazioni e le organizzazioni giovanili su tematiche quali lo status legale, il social housing, l'educazione e l'inclusione sociale. L'azione progettuale mira a promuovere la conoscenza e la diffusione di quegli interventi virtuosi che, rivolti ai Rom e attivati con successo in alcune realtà italiane, potrebbero essere proposti e messi in campo anche nel contesto palermitano.

In linea con tali finalità, il 23, 24 e 25 gennaio 2014 si svolgerà a Palermo, presso i locali della Real Fonderia, un seminario interamente dedicato al confronto costruttivo tra esperti locali e nazionali che, partendo dalle proprie esperienze professionali, offriranno la loro testimonianza e contribuiranno ad individuare strade percorribili ed azioni concrete in favore dei Rom residenti nella città di Palermo. I relatori che si alterneranno nelle varie sessioni dialogheranno tra loro, discutendo di status legale, di social housing e di inserimento scolastico e sociale dei Rom. L'attenzione si estenderà infine, nel corso dell'ultima giornata di lavori, sulle derive razziste e sul fenomeno della discriminazione etnica in atto nelle società contemporanee, mettendo in luce la relazione tra le forme di razzializzazione e i processi economici capitalistici.

Clicca qui per visualizzare e scaricare il programma dettagliato del seminario.
Clicca
qui per scaricare la scheda di iscrizione.

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Di Fabrizio (del 08/01/2014 @ 09:00:56, in Italia, visitato 1274 volte)

Il viale ripulito dalle foglie dai quattro ragazzi sinti. FOTO DELLAI
L'iniziativa rientra nel progetto "Giovani in SINTOnia" che punta a favorire l'integrazione in paese Il parroco: "Un ottimo lavoro" di Giordano Dellai su IL GIORNALE DI VICENZA 05/01/2014

Giovani sinti sgombrano dalle foglie il parco del patronato. L'operazione di raccolta e di deposito nei cassonetti del verde è stata compiuta nel periodo natalizio da quattro adolescenti residenti nella comunità sinti di Sandrigo. I ragazzi, coordinati da Elena Grolla, attivista del progetto "Giovani in SINTOnia con Sandrigo", hanno raccolto l'abbondante fogliame accumulatosi dopo l'autunno nel parchetto degli impianti parrocchiali, liberando anche il viale di passaggio tra il duomo e la sala Arena. Un'operazione che pone un altro filo di comunicazione tra il gruppo sinti e la comunità di Sandrigo.

"E' una dimostrazione che il progetto Giovani in SINTOnia va avanti, seppur con qualche difficoltà - spiega il parroco mons. Venanzio Rigoni - I ragazzi hanno raccolto e trasportato le foglie, lavorando di buona lena e rendendo così meglio percorribile il vialetto. Sono soddisfatto del loro lavoro e con me anche molti sandricensi che hanno commentato favorevolmente l'iniziativa".

Il progetto "Giovani in SINTOnia con Sandrigo" (...)
Leggi l'articolo integrale sul Giornale in edicola.

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Di Fabrizio (del 07/01/2014 @ 09:00:28, in Regole, visitato 1924 volte)

Intervista a Michele Capano (avvocato, già Presidente del Comitato di Radicali Italiani) sul caso di una rom a cui è stato negato lo status di apolide e sulla sua causa in corso al Tribunale di Roma

Durata: 15' 8"
Genere: Intervista
Redattori: Andrea Billau
Licenza: Creative Commons

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MP700975.mp3
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Di Fabrizio (del 06/01/2014 @ 09:03:53, in Kumpanija, visitato 1322 volte)
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Di Sucar Drom (del 05/01/2014 @ 09:09:19, in blog, visitato 1609 volte)

I deliri dei forconi...

Antisemitismo, i deliri del portavoce dei "forconi"
Gattegna: "Affermazioni intrise dell'antisemitismo più bieco". "Le deliranti affermazioni sull'Italia 'schiava dei banchieri ebrei' e le successive giustificazioni formulate dal portavoce del Movimento dei Forconi, Andrea Zunino, dann...

Roma, la Questura e il tweet razzista
E' di ieri sera il tweet razzista fatto dall'account ufficiale della Questura di Roma. Una battuta vergognosa in cui si paragona la sistemazione del ripostiglio allo sgombero di un campo rom. Il tweet viene subito cancellato ma un'utente risponde e salva l'immagine...

Vicenza, sinto salva donna precipitata con l'auto nel fiume
E' stata salvata dal pronto intervento di un giovane sinto italiano di 23 anni, Sedrik Dori (in foto), una donna italiana di 37 anni che alla guida di un fuoristrada era uscita di strada e, dopo aver sfondato la ringhiera metallica, era finita nel fiume...

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Di Fabrizio (del 04/01/2014 @ 09:07:47, in scuola, visitato 1901 volte)

di PAOLO GRISERI su Repubblica

La madre racconta: "Ha detto a mio marito che è meglio fare il lavavetri ai semafori che rapinare". La famiglia è arrivata dalla Romania nel 2012, Rinaldo ha 10 anni e vive in un campo nomadi a Torino, vicino a Mirafiori

Ci sono i nastri colorati, le palle rosse e i rami d'argento. È quasi tutto in ordine. Quasi. Perché a ben pensarci qualcosa manca all'albero di Natale di Rinaldo e di sua cugina Sara. Di giorno si nota poco, eppure manca. Certo, ecco che cos'è: mancano le luci, sono spente. Diciamo la verità: accenderle sarebbe uno spreco. Come trascorri la tua giornata, Rinaldo? "Aiuto mia madre". Come l'aiuti? "Metto la benzina nel generatore. Serve per le luci, per caricare i telefonini, per far funzionare il frigorifero". Il campo nomadi di Mirafiori, in fondo al corso della Fiat, è il meno noto, e dunque il più abusivo della città: non compare nemmeno sulle mappe degli accampamenti che circondano Torino. Eppure tra le baracche e il fango vivono a centinaia. Rinaldo è uno di loro. La madre cerca lavoro. Il padre invece un'occupazione ce l'ha: "Lavora al semaforo". Anche Rinaldo ha un progetto per il futuro. L'ha scritto alla maestra Elisa parlando delle sue speranze per il 2014: "Da grande vorrei fare il maestro. Per imparare a non rubare".

Il campo nasce dove finisce la città. A due passi dall'ultimo palazzo di vetro, nuovissimo, magico, a forma di onda. Dentro le volute ci sono gli uffici più moderni, quelli dove si disegnano i nuovi modelli di auto per i produttori di tutto il mondo, dai tedeschi ai cinesi. Rinaldo tutto questo non lo sa. È arrivato qui alla fine del 2012, quando aveva nove anni: "Abbiamo viaggiato in furgone, un giorno e una notte. Veniamo dalla Romania". Per entrare nella baracca si salgono tre scalini di legno che garantiscono una buona distanza tra il pavimento e il fango. Servono anche, i gradini, a tenere lontani gli animali, come si faceva migliaia di anni fa con le palafitte. È successo proprio su quei gradini: "Un giorno Rinaldo ha sbarrato la strada a mio marito. Gli ha detto: "Papà, è meglio che tu vada al semaforo"". Giulia, la madre, racconta la storia sorridendo. Ne ha viste tante. Ha imparato cinque lingue frequentando l'università dei campi nomadi di mezza Europa: "Devi imparare a capire in fretta". È questione di sopravvivenza. Per Rinaldo "leggere e scrivere è importante. Serve a prendere la patente". Ma soprattutto, "serve a trovare un lavoro. E se hai un lavoro non hai più bisogno di rubare". Era stato questo il discorso fatto da Rinaldo a suo padre sugli scalini: "Andare al semaforo è un lavoro, andare al grande magazzino no".

Giulia spiega che "chiedere i soldi tutte le volte che diventa rosso può rendere anche 15 euro al giorno. Ma non è sicuro. E comunque non sono tanti. Certo, chi ruba guadagna molto di più". Rinaldo questo lo sa bene: "Qui nel campo molti rubano. Prendono le borsette, i telefonini, vanno al grande magazzino. Sono senza lavoro, si aggiustano così". Perché allora chiedere alla maestra di imparare a non rubare? "Da grande voglio fare il maestro anche io. Così avrò un lavoro, non avrò bisogno di andare ai grandi magazzini. E potrò insegnarlo agli altri. Per questo ho chiesto alla maestra di insegnare a non rubare". E se non riuscirai a fare il maestro? "Allora voglio fare il poliziotto. Ce n'è uno che viene sempre qui al campo, si chiama Ulisse". Che cosa viene a fare? "A controllare che tutto sia tranquillo".

Mentre parla, Rinaldo tormenta una palla rossa dell'albero di Natale. La rigira tra le mani, la fa dondolare. È agitato, nervoso. Si confessa: "Sai che prima non volevo parlarti? Non avevo tanta voglia di raccontare la mia storia. Poi mia cugina Sara mi ha convinto. In fondo è una bella cosa". Giulia, la madre, ed Elisa, la maestra, annuiscono. Imparare a non rubare non è una cosa di cui vergognarsi. Ma raccontare la propria vita a chi abita fuori dal campo può essere rischioso: "Quelli delle Poste - dice Sara - vogliono mandarci via perché di notte facciamo festa e disturbiamo". Poco distante dal campo c'è effettivamente un grande deposito delle Poste. Non sono certo gli impiegati a protestare. Sono gli abitanti del quartiere che sorge a poca distanza. Alti palazzi, aree verdi, un complesso nato per i colletti bianchi nel cuore dell'ex barriera operaia. Per questo il "Centro Europa", a Mirafiori Nord, è sempre stato considerato il quartiere dei ricchi anche se ricchi non se ne vedono molti. Elisa, la maestra, abita lì e lo dice con un po' di ritrosia: "La petizione è passata anche nel mio palazzo. Un vicino di casa. Ha bussato una mattina, si è presentato con la cravatta verde dicendo: "Vorremmo che lei firmasse la petizione per far chiudere la fontana nei giardini pubblici". Io ho chiesto perché mai si dovesse togliere l'acqua a una fontana che rinfresca chi passa in mezzo al giardino: "Perché quell'acqua la usano gli zingari del campo per andarsi a lavare. Certe mattine dalla finestra li vediamo che si lavano nudi". La petizione ha raccolto un bel po' di firme e per qualche mese Rinaldo e la sua famiglia non hanno potuto lavarsi alla fontanella. Poi qualcuno con un po' più di sale in zucca ha riaperto il rubinetto.

Ma perché fare questa vita? Perché partire dalla Romania su un furgone, girare mezza Europa e finire nel fango a Mirafiori sotto il meraviglioso palazzo a forma di onda? Ha ancora senso fare tutti questi sacrifici per inseguire il mito del nomadismo? "Ma noi non siamo nomadi", sorride Giulia mentre offre il caffè. Qui, al campo, di Tchajkovskji e del fascino zigano non si vede traccia: "In Romania - spiega Giulia - vivevamo in case di muratura, vicino a Timisoara. Poi gli affitti sono saliti e il lavoro è sparito. Siamo venuti in Europa perché cercavamo un modo di sopravvivere". Qui non sembrate averlo trovato: "Piuttosto che trascorrere l'inverno in una casa di lamiera in Romania è meglio farlo qui". Finché si può. Il fantasma che si aggira tra le casupole è quello che Sara e Rinaldo riassumono con efficacia: "Stiamo qui fino a quando non vengono a spaccare il campo". Sara racconta: "A me è già capitato. Una mattina vengono, fanno uscire tutti. Poi arriva un braccio di ferro che rompe la baracca". Anche Rinaldo lo sa: "Per l'anno prossimo spero di continuare ad andare a scuola per imparare a leggere e scrivere. Così magari un giorno riuscirò davvero a fare il maestro. E speriamo che nel frattempo non vengano a spaccare la mia casa".

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Di Fabrizio (del 03/01/2014 @ 09:08:19, in Europa, visitato 1389 volte)

Damian Draghici, funzionario rom, dice che la Gran Bretagna dovrebbe essere più preoccupata dai "furti dei banchieri, invece che dai mendicanti del suo paese By MARTIN ROBINSON - Daily Mail

[...] Damian Draghici, consigliere del primo ministro rumeno, ritiene che i migranti del suo paese debbano avere la possibilità di stabilirsi nel Regno Unito.

Rom, 43 anni, dice di aspettarsi che siano in pochi a muoversi verso la GB, quando si aboliranno il 1 gennaio le restrizioni sul movimento di Rumeni e Bulgari in Europa.

Draghici dice che non gradirebbero la Gran Bretagna per il troppo freddo, e prevede che questo inverno solo 2 o 3.000 potrebbero recarsi nel Regno Unito.

"I mendicanti rom per le strade sono evidenti, perché sono visibili, chiedono una sterlina o un euro e per questo ci danno fastidio. Eppure alcune persone nelle banche stanno rubando miliardi di euro, ma nessuno li vede3 perché sono al 60 piano" ha detto al Times.

"Il 70% dei Rom che hanno lasciato la Romania negli ultimi 10 anni sono integrati. Hanno figli che vanno a scuola e si comportano da cittadini e contribuenti attivi."

Ha aggiunto che i gruppi che in diverse occasioni l'anno scorso si erano accampati in Park Lane sono stati "l'eccezione".

[...]

La Romania conta circa due milioni di Rom e ce ne sono 750.000 in Bulgaria, anche se molti sono già partiti per l'Europa Occidentale da quando quei paesi hanno aderito alla UE nel 2007.

Draghici dice che il rigido clima britannico terrà lontano i migranti, e si aspetta che dopo il 1 gennaio saranno circa in 3.000 ad entrare in GB

I migranti da questi paesi in arrivo in GB per Capodanno potrebbero mettere una pressione enorme su case, scuole ed ospedali, avvertiva un importante rapporto la scorsa settimana.

Dice uno studio dell'Institute for Public Policy Research, di centro-sinistra, che la maggior parte dei nuovi arrivati si insedierebbero a Londra e nel Sud-Est - quindi sarebbero i servizi pubblici di quelle aree i più interessati.

Viene detto che la Gran Bretagna settimana prossima potrebbe vedere un aumento di comportamenti antisociali, accattonaggio aggressivo, pernottamenti all'addiaccio e criminalità.

E che i tanto annunciati cambiamenti di David Cameron a regole e benefici sono "altamente simbolici" e produrranno poca o nessuna differenza.

Cameron ha evitato di richiedere alla UE di estendere i controlli, nonostante i sondaggi mostrino un grande appoggio pubblico per tale richiesta.

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Di Fabrizio (del 02/01/2014 @ 09:05:45, in Europa, visitato 1370 volte)

Il "villaggio attrezzato" della Cesarina, a Roma - ASSOCIAZIONE 21 LUGLIO lunedì, 30 dicembre, 2013

"Veniamo trattati come "pacchi", spostati da una parte all'altra della città senza essere interpellati, e nel timore di essere dimenticati all'interno di un centro segregato, dove gli spazi sono angusti e asfittici, le condizioni igienico-sanitarie difficili e dove ci è proibito ricevere visite".

Si sono rivolte direttamente al Commissario Europeo per i Diritti Umani Nils Muizhnieks alcune delle famiglie rom che nelle scorse settimane sono state trasferite dal "villaggio attrezzato" della Cesarina al centro per soli rom di via Visso, a Roma.

Con la lettera a Strasburgo, i rom vogliono portare all'attenzione del Commissario la "grave condotta da parte dell'Amministrazione di Roma" nei loro confronti dopo che, il mese scorso, lo stesso Muizhnieks aveva esortato la Giunta Marino ad individuare "soluzioni abitative ordinarie" per rom e sinti nella Capitale.

Il 16 dicembre, i 180 rom della Cesarina sono stati trasferiti nel centro di accoglienza per soli rom di via Visso 12, denominato "Best House Rom" e dove già vivono altri 180 rom. Nella lettera al Commissario le famiglie rom denunciano come all'interno del "villaggio attrezzato" le condizioni di vita fossero effettivamente "inaccettabili", a causa di "condizioni alloggiative totalmente inadeguate e dei ripetuti episodi vessatori" ai quali erano sottoposte.

La soluzione individuata dall'Amministrazione capitolina, tuttavia, è stata il trasferimento nell'ennesimo luogo di segregazione per soli rom. Un trasferimento, secondo le famiglie rom firmatarie, avvenuto peraltro senza alcuna consultazione adeguata.

"Contestiamo fortemente la totale assenza di consultazioni e il fatto che non si sia esplorata alcuna ulteriore alternativa rispetto all'unica opzione messa a disposizione dal Comune, che riteniamo inadeguata dato che replica una condizione di segregazione, essendo riservata a soli rom", si legge nella lettera al Commissario Muizhnieks.

"Inoltre - proseguono i rom - non solo veniamo trattati come "pacchi", spostati da una parte all'altra della città, ma ci ritroviamo anche in una condizione di estrema incertezza riguardo al futuro nostro e dei nostri figli".

Nelle intenzioni del Comune, il trasferimento sarebbe una misura temporanea in attesa del rifacimento del "villaggio attrezzato" della Cesarina. Tuttavia, scrivono i rom al Commissario, nessuna tempistica sulla loro permanenza nel centro è stata loro comunicata dall'Amministrazione né tantomeno sull'inizio dei lavori di rifacimento del "campo".

Tutto ciò alimenta "il nostro timore di venire dimenticati all'interno di un centro segregato e inadeguato per chissà quanto tempo, come già successo ad altre persone rom che in precedenza sono state trasferite in questo e in altri centri di accoglienza per soli rom della città di Roma".

Nella risposta alla lettera di novembre inviata da Strasburgo al sindaco Marino, l'Assessore al Sostegno Sociale e Sussidiarietà Rita Cutini aveva garantito al Commissario Muizhnieks che "la volontà e i passi intrapresi dalla nostra amministrazione vanno nella direzione di una piena attuazione delle indicazioni contenute nella Stratega nazionale di Inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti, abbandonando definitivamente l'approccio emergenziale in favore di una gestione di sistema del fenomeno".

Nella loro lettera, però, i rom mettono in evidenza un'altra realtà: "Come le ha recentemente scritto l'Assessore Cutini, anche noi - scrivono i rom a Muizhnieks - le inviamo il nostro invito a venire a visitarci nel nuovo centro per riscontrare di persona la condizione in cui siamo stati costretti dalle autorità della città di Roma: spazi angusti e asfittici, proibizione di ricevere visite, condizioni igienico-sanitarie difficili, regolamenti vessatori".

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