Il "villaggio attrezzato" della Cesarina, a Roma -
ASSOCIAZIONE 21 LUGLIO lunedì, 30 dicembre, 2013
"Veniamo trattati come "pacchi", spostati da una parte all'altra della città
senza essere interpellati, e nel timore di essere dimenticati all'interno di un
centro segregato, dove gli spazi sono angusti e asfittici, le condizioni
igienico-sanitarie difficili e dove ci è proibito ricevere visite".
Si sono rivolte direttamente al Commissario Europeo per i Diritti Umani Nils Muizhnieks alcune delle famiglie rom che nelle scorse settimane sono state
trasferite dal "villaggio attrezzato" della Cesarina al centro per soli rom di
via Visso, a Roma.
Con la lettera a Strasburgo, i rom vogliono portare all'attenzione del
Commissario la "grave condotta da parte dell'Amministrazione di Roma" nei loro
confronti dopo che, il mese scorso, lo stesso Muizhnieks aveva esortato la
Giunta Marino ad individuare "soluzioni abitative ordinarie" per rom e sinti
nella Capitale.
Il 16 dicembre, i 180 rom della Cesarina sono stati trasferiti nel centro di
accoglienza per soli rom di via Visso 12, denominato "Best House Rom" e dove già
vivono altri 180 rom. Nella lettera al Commissario le famiglie rom denunciano
come all'interno del "villaggio attrezzato" le condizioni di vita fossero
effettivamente "inaccettabili", a causa di "condizioni alloggiative totalmente
inadeguate e dei ripetuti episodi vessatori" ai quali erano sottoposte.
La soluzione individuata dall'Amministrazione capitolina, tuttavia, è stata il
trasferimento nell'ennesimo luogo di segregazione per soli rom. Un
trasferimento, secondo le famiglie rom firmatarie, avvenuto peraltro senza
alcuna consultazione adeguata.
"Contestiamo fortemente la totale assenza di consultazioni e il fatto che non si
sia esplorata alcuna ulteriore alternativa rispetto all'unica opzione messa a
disposizione dal Comune, che riteniamo inadeguata dato che replica una
condizione di segregazione, essendo riservata a soli rom", si legge nella
lettera al Commissario Muizhnieks.
"Inoltre - proseguono i rom - non solo veniamo trattati come "pacchi", spostati
da una parte all'altra della città, ma ci ritroviamo anche in una condizione di
estrema incertezza riguardo al futuro nostro e dei nostri figli".
Nelle intenzioni del Comune, il trasferimento sarebbe una misura temporanea in
attesa del rifacimento del "villaggio attrezzato" della Cesarina. Tuttavia,
scrivono i rom al Commissario, nessuna tempistica sulla loro permanenza nel
centro è stata loro comunicata dall'Amministrazione né tantomeno sull'inizio dei
lavori di rifacimento del "campo".
Tutto ciò alimenta "il nostro timore di venire dimenticati all'interno di un
centro segregato e inadeguato per chissà quanto tempo, come già successo ad
altre persone rom che in precedenza sono state trasferite in questo e in altri
centri di accoglienza per soli rom della città di Roma".
Nella risposta alla lettera di novembre inviata da Strasburgo al sindaco Marino,
l'Assessore al Sostegno Sociale e Sussidiarietà Rita Cutini aveva garantito al
Commissario Muizhnieks che "la volontà e i passi intrapresi dalla nostra
amministrazione vanno nella direzione di una piena attuazione delle indicazioni
contenute nella Stratega nazionale di Inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti,
abbandonando definitivamente l'approccio emergenziale in favore di una gestione
di sistema del fenomeno".
Nella loro lettera, però, i rom mettono in evidenza un'altra realtà: "Come le ha
recentemente scritto l'Assessore Cutini, anche noi - scrivono i rom a Muizhnieks
- le inviamo il nostro invito a venire a visitarci nel nuovo centro per
riscontrare di persona la condizione in cui siamo stati costretti dalle autorità
della città di Roma: spazi angusti e asfittici, proibizione di ricevere visite,
condizioni igienico-sanitarie difficili, regolamenti vessatori".
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