Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località
Presentazione del dvd multimediale "Minor
Swing - Storie sinte", progetto di ricerca e raccolta di testimonianze
sui Sinti trentini a cura dell'associazione LXL. Giovedì 15 settembre, ore 17.30 – spazio archeologico SASS (P.zza Cesare
Battisti, Trento)
Proiezione di estratti dal dvd multimediale.
Discutono con gli autori le antropologhe Paola Trevisan, autrice di studi
e pubblicazioni sui Sinti emiliani, e Elisabeth Tauber, studiosa dei
Sinti altoatesini.
Il progetto di raccolta di testimonianze orali nei campi nomadi e nelle aree
abusive di Trento e Rovereto, curato dall'associazione LXL, è finalmente giunto
a termine dopo due anni e mezzo di lavoro. Il risultato è "Minor swing - Storie
sinte", un DVD interattivo che raccoglie 14 interviste a membri della
popolazione sinta, più una serie di altri contenuti, tra cui: un documentario
introduttivo; l'intervista a quattro studiosi che hanno affrontato il tema; un
capitolo dedicato alla documentazione storica sulla presenza di questa
popolazione sul territorio; il trailer.
Ma il cuore del DVD sono proprio le interviste: della durata di circa dieci
minuti l'una realizzate con giovani, anziani, donne, ci permettono di entrare
nella quotidiana normalità e diversità di una popolazione costretta a vivere
alle porte delle nostre città. Storie sinte sono le storie di un passato in cui
i Sinti avevano il loro posto, anche se nelle pieghe della società contadina,
grazie alla loro musica, alla vendita di oggetti e alla prestazione di servizi
indispensabili. Ma sono anche le storie dell'oggi, della difficoltà di essere
giovani e Sinti, delle gioie della famiglia, del difficile rapporto con la
società maggioritaria.
"Minor swing" è il tentativo di unire ricerca storico-sociale e utilizzo di
nuovi media, per entrare nel dibattito pubblico dando gli strumenti necessari
per andare al di là degli stereotipi.
Di Fabrizio (del 08/09/2011 @ 09:25:19, in Italia, visitato 1732 volte)
La visita al campo di via Idro il 26 maggio 2011 (foto Dijana Pavlovic)
Ieri è stato reso noto il rapporto della visita in Italia a fine maggio
scorso di Thomas Hammarberg, Alto Commissario del Consiglio d'Europa per i
Diritti Umani.
Questa la
pagina del Consiglio d'Europa, a cui segue il
rapporto dettagliato. Tutto in inglese e pure lunghetto. Purtroppo mi manca
il tempo per tradurlo (ultimamente faccio fatica anche a star dietro alla
posta). Nel caso, aiutatevi con Google Translator.
La data dello sgombero da 18 milioni di sterline di Dale Farm, un'ex
discarica che ora ospita 90 famiglia, è stata rivelata per lunedì 19 settembre(vedi
QUI ndr). La data è trapelata alla stampa tramite una sorgente nel
consiglio [comunale].
I residenti di Dale Farm chiedono ai loro sostenitori di recarsi in loco per
aiutarli a fermare lo sgombero. Chiedono anche agli osservatori legali e dei
diritti umani ad essere presenti come testimoni. Dale Farm è
solo ad una
mezzora di treno dalla stazione di Liverpool Street a Londra.
Il consiglio [comunale] ha minacciato di bloccare le strade attorno a Dale
Farm prima dello sgombero, così raccomandiamo di arrivare quanti più giorni
prima possibile. Inoltre, c'è una gran mole di lavoro da svolgere in anticipo.
Sono disponibili posti letto in casa, ma se possibile vi chiediamo di
portare una tenda con voi, perché gli spazi disponibili sono riservati a chi ne
avesse bisogno. Siete tutti benvenuti in qualsiasi momento. Per dettagli,
QUI.
Si prega far circolare ampliamente questo appello, e promuovere l'evento
su Facebook attraverso i siti di social network.
Vi invitiamo ad iscrivervi all'avviso
via SMS (NON ESTERO - solo per la GB ndr)ed alla
nostro bollettino, perché non siamo sicuri che il consiglio [comunale] non
voglia inviare gli ufficiali giudiziari in anticipo sulla data del 19 settembre.
Il 19 settembre il Consiglio di Basildon e la coalizione di governo che
finanziano ciò, dovranno affrontare una sfida morale per spiegare a migliaia di
persone ed ai mezzi di comunicazione mondiali perché abbiano scelto di lasciare
oltre 100 bambini senza casa ed allontanarli da scuola. L'ONU ha chiesto al
governo di sospendere questo sfratto "immaturo e imprudente", dicendo che
"condizionerebbe in maniera spropositata le vite delle famiglie di zingari e
viaggianti, in particolare donne, bambini ed anziani". Lo sgombero è stata
condannato da un'ampia coalizione che comprende Amnesty International,
sindacalisti e gruppi antirazzisti.
Rivelata la data dello sgombero, gli ufficiali giudiziari e la polizia
inizieranno a chiudere gli accessi al sito la settimana del 12 settembre, ed a
portare via le carovane dal 19 settembre. Abbiamo quidi urgente bisogno di
persone che raggiungano Dale Farm dal 12 settembre, per sostenere la comunità
dal tentativo di sgombero. La data comunicata pubblicamente è il 19, ma nelle
lettere di sfratto è scritta l'intenzione di procedere anche in anticipo.
Di Fabrizio (del 07/09/2011 @ 09:13:15, in blog, visitato 4023 volte)
Qualche anno fa, provai a descrivere
cosa
era una Mahalla e come intendevo trasportarla in un blog. Col tempo e
l'esperienza ho aggiunto a quelle informazioni iniziali, un discreto database di
articoli e di fonti a cui attingere.
Pensavo che questo bastasse a tirare avanti "onestamente", mettendoci la
passione necessaria.
Non basta... tantomeno se uno è come me un "cane sciolto", senza
associazioni, chiese o partiti a coprirgli le spalle. Prima o poi salterà sempre
fuori qualcuno a chiederti: "Ma tu non sei Rom/Sinto/Kalé ecc. (cioè: e
allora perché lo fai?)" A volte la domanda può essere assolutamente ingenua
e legittima, altre può essere piena di sottintesi (si va dal "Di che ti
immischi?" al "Lascia che -se la sbrighino-ce la sbrighiamo- da soli").
Con, sottinteso al sottinteso: "o ti conformi, o finisci isolato" assolutamente bipartizan.
Tornando alla domanda iniziale "Perché lo fai?", ognuno come
persona singola avrà le proprie motivazioni, e se sono personali, non ci sono
motivi per spiegarle qua. Aggiungo che caratterialmente, di fronte alle critiche
anche motivate, ho sempre dato ascolto a tutti, ma poi alla fine decido con la
mia testa. In fondo, sempre di un blog
si tratta, che non ha alcun potere di influire sulle scelte altrui, a meno che
non lo voglia lo stesso lettore.
Vorrei invece rispondere alla domanda in maniera oggettiva (non so se ne sarò
capace): il perché sta nella testa di chi legge. A molti sembrerà che qui si
parli SOLO di Rom e Sinti (e nei fatti è così). Nella mia testa invece cerco di
descrivere una società dove NOI e questi popoli interagiamo, a volte in maniera
conflittuale, altre volte cercando la convivenza e il rispetto reciproco. Se
dovessi estremizzare: non esiste alcun problema "Rom e Sinti" (con buona
pace di specialisti ed esperti), esistono invece dei problemi che riguardano
tanto NOI che LORO, e di conseguenza questi problemi possono risolversi SOLO con
uno sforzo congiunto.
La grande scommessa (mi rendo conto che mi sto allargando e non sto più
ragionando sul ruolo di questo blog) è poter mantenere le rispettive
differenze di pelle, costumi, organizzazioni sociali, superando la falsa
distinzione tra un NOI e un LORO. Siamo entrambe parti in causa di un problema,
che può risolversi usando le altrui differenze.
Questi miei ragionamenti magari stanno in piedi nella sola teoria, ma ci sono
grosse difficoltà nel metterli in pratica. La difficoltà più grande è nel
riconoscere l'altro: in Italia Rom e Sinti sono numericamente insignificanti
(circa 150.000 su oltre 56 milioni di abitanti), quindi nella pratica sono poche
le persone che conoscono "in realtà" qualcuno di loro. Mancando la conoscenza
diretta, si tende a supplire con un'immagine: per cui i Rom e Sinti devono
essere PER FORZA o ladri, o sporchi, o pigri oppure (ma
cambia poco) delle povere vittime che non sanno difendersi da sole,
sempre bisognose di qualcuno di NOI a fare da paladino. Ci saranno anche quelli, ma se davvero fossero tutti così,
LORO non potrebbero MAI essere interlocutori affidabili.
Avendone conosciuto diciamo qualche centinaio, posso invece affermare
(e tento di dimostrarlo quando scrivo) che sono PERSONE con sentimenti,
aspettative, che ragionano, hanno una visione del mondo che GIA' ADESSO si
intreccia con la nostra. Aggiungo, dato che non mi ritengo
BUONISTA: sono davvero uguali a NOI; cioè possono essere razzisti, gretti,
disonesti come qualsiasi gagé (e viceversa). Se sono discriminati è perché
qualsiasi tipo di società ha bisogno di qualcuno da mettere all'indice.
Quindi, come scrivevo ad un'amica qualche settimana fa: Non sono Rom, ma col
tempo ho imparato che la cosa ha pochissima importanza. Sono convinto che quando
loro staranno meglio e avranno riconosciuta la dignità a cui tutti hanno
diritto, starà meglio anche la mia gente.
Mi è piaciuta la risposta di quell'amica: e' esattamente il nostro
concetto che esprimiamo con la frase "quando ci sara' l'acqua nel deserto,
allora nessuno piu' avra' sete". Perche' quando anche l'ultimo dei reietti avra'
di che vivere tutta l'umanita' stara' meglio.
Termino aggiungendo di essere felice di aver scritto tutta questa somma di
(?) ...banalità colossali, perché mi accorgo di averle sempre pensate, sin da giovane. Sono
soddisfazioni, non trovate?
Duisburg, 30/08/2011 - Circa 4.000 Bulgari e Rumeni sono arrivati nei
mesi recenti nella città tedesca di Duisburg. Invece di protestare la città si
prepara per l'integrazione, riporta il giornale Die
Welt.
"Sono Europei come noi e devono essere trattati correttamente," ha detto Karl Janssen,
capo della Gioventù e Cultura di Duisburg. Quelli di cui sta parlando, sono
circa 4.000 Rumeni e Bulgari, che recentemente si sono spostati nella città.
Nessuno ne conosce il numero esatto. La maggior parte dei Bulgari e Rumeni si
sono insediati nelle aree di Marksloh e Hohfeld.
Questi quartieri sono conosciuti da anni per gli alti tassi di
disoccupazione, gli affitti bassi e la presenza di immigrati. Molti di loro
vengono dal gruppo etnico discriminato dei Rom dell'Europa dell'est.
Le autorità di Duisburg hanno pianificato un programma speciale di attuazione
per l'integrazione dei Rom, a cui sono è stato assegnato un budget di 1,5
milioni di euro.
Di Fabrizio (del 06/09/2011 @ 09:03:55, in Kumpanija, visitato 2363 volte)
Considerata la dichiarazione fatta il 2 settembre 2011 riguardo Dale Farm dal
Comitato delle Nazioni Unite sull'Eliminazione della Discriminazione Razziale,
noi sottoscritti richiediamo al Consiglio di Basildon di trovare una
soluzione pacifica ed appropriata per gli Zingari e Viaggianti residenti a Dale
Farm, che comprenda l'identificazione di una sistemazione culturalmente
appropriata, nel pieno rispetto dei diritti umani delle famiglie coinvolte ed
inoltre, che il Consiglio di Basildon non intraprenda nessuna azione contro i
residenti di Dale Farm, fintanto che non avrà adempiuto a questa richiesta.
Di Fabrizio (del 05/09/2011 @ 09:00:32, in conflitti, visitato 1538 volte)
Premessa: negli anni recenti la Repubblica Ceca ha visto una
crescita notevole di violenze, incendi, attentati rivolti contro la minoranza
rom, raccontate in diversi articoli su Mahalla. A fine agosto nella città di
Rumburk (11.000 abitanti), circa 18-20 Rom hanno attaccato altri 6 cittadini
cechi seduti ad un pub; tuttora si sta indagando se il motivo sia stato di
rivalsa razziale o semplicemente gli assalitori fossero ubriachi o teppisti. Con
una celerità che non si era vista nei precedenti assalti a sfondo razziale
contro la minoranza rom,
alcuni partiti, supportati da frange delle teste rasate, hanno convocato
nella cittadina una manifestazione di protesta venerdì 26 agosto. Ecco due cronache della
giornata, raccolte da
Czech_Roma.
Lunghetto, leggete il tutto con calma, anche a puntate.
29.8.2011 17:19 Commento: cittadini ordinari a Rumburk volevano una Notte dei
Cristalli -
Ivan Motýl, translated by Gwendolyn Albert Le opinioni pubblicate nella sezione Commenti non riflettono necessariamente
il punto di vista o le opinioni dei giornalisti del server news Romea.cz o
dell'associazione civica ROMEA
Il vergognoso fallimento della cosiddetta [manifestazione dei] cittadini
pacifici a cui ho assistito venerdì a Rumburk, è stato agghiacciante. E' con
incontri simili che nel 1938 dev'essere iniziata la Notte dei Cristalli.
Probabilmente così ebbe luogo il massacro degli Ebrei nella cittadina polacca di Jedwabne
nel 1941.
Durante la manifestazione di venerdì a Rumburk, ho osservato un uomo che
teneva per mano suo figlio, che probabilmente aveva soltanto 11 anni. Ho visto
una madre con una carrozzina, ragazzi della scuola locale, ragazzine truccate,
pensionati, un meccanico, membri del consigli cittadino ed imprenditori. In
breve, i cosiddetti cittadini "comuni" della città. C'erano in piazza almeno
1.200 persone ad ascoltare il sindaco Jaroslav
Sykáčeked il deputato Jaroslav Foldyn (entrambi eletti tra i
socialdemocratici cechi -vedi
QUI ndr-).
"Non nascondiamo la testa nella sabbia, vogliamo che le leggi cambino,"
diceva Foldyna alla folla. "Vogliamo regolare l'afflusso degli inadattabili e
avere la possibilità di vietare loro la residenza," diceva Sykáček.
"Mandiamo via gli zingari e ci sarà pace," concordavano i cittadini.
Poi le cose sono diventate anche peggiori. I socialdemocratici hanno dato il
microfono a
Josef Mašín, leader di una sedicente cellula locale dell'estremista "Resistenza
Civica" (Občanský odpor). Anche se il sindaco aveva proibito la
manifestazione anti-Rom organizzata inizialmente da Mašín, alla fine l'ha
invitato sul podio. Mašín ha dato una dimostrazione di discorso xenofobo in cui,
tra l'altro, ha chiamato i cittadini ad "agire il prima possibile" per mandar
via gli "inadattabili" da Rumburk. Qualcun altro ha detto che era un peccato che
la folla non fosse venuta armata di forconi.
Dopo il discorso di Mašín, la folla di gente "normale" si è trasformata in
una squadra di vigilantes, pronta a partire con un corteo attraverso la città,
durato quasi tre ore. "Dove siete, porci neri?" urlavano i più coraggiosi, di
fronte alle finestre degli appartamenti dei Rom nel quartiere vicino alla
piazza. Erano quelle parole sufficienti alla polizia per fermare la marcia e
disperderla. Non l'hanno fatto e le forze della "giustizia di strada" hanno
proseguito un'altra casa romanì, stavolta quella dei genitori di uno fra coloro
che avevano partecipato all'assalto commesso da un gruppo di Rom contro altri
Cechi, domenica 21 agosto presso la discoteca "Modrá
hvězda".
"Venite fuori!" urlava la folla. Qualcuno ha gettato una tavola attraverso la
finestra, dal recinto che era stato appena demolito dai "pacifici cittadini".
L'edificio era sorvegliato da un cordone di poliziotti antisommossa, e qui
l'eccitazione ha raggiunto il culmine. "State proteggendoli. Amici dei neri,"
commentava disgustato un piccolo gruppo di quindicenni sulla presenza della
polizia. Avevano deciso di movimentare un noioso giorno di vacanza in piscina,
partecipando alla marcia. "Mamma, non ti preoccupare, va tutto bene," diceva un
altro ragazzo al cellulare, assicurandola che l'azione stava avendo successo.
Se la polizia non avesse protetto la casa, come minimo la massa fanatica ne
avrebbe rotto tutte le finestre. In quel momento, come ex insegnante di storia,
ho pensato alla Notte dei Cristalli, novembre 1938, quando la folla da ordinata
passò a saccheggiare e bruciare le sinagoghe ebree (a proposito, allora
distrussero anche la sala di preghiera di Rumburk). Si trattò di manipolare
adeguatamente la folla e mostrarle chi fosse il nemico, che succhiava soldi e
lavoro degli onesti cittadini. Il deputato Foldyna ha anche convinto le proprie
pecore sulla piazza di Rumburk che come a Šluknov (vedi
QUI testo in inglese - ndr) nessuno potesse vivere con i Rom o con gente
"senza soldi ed istruzione".
Anche se fortunatamente il pogrom non è stato completato a Rumburk, mentre
guardavo quella casa circondata pensavo al libro di Jan Tomasz Gross, "Vicini".
Suggestivamente la pubblicazione descrive come i residenti polacchi della
piccola città di
Jedwabne organizzarono nel 1941 una "battuta di caccia" contro i loro vicini
ebrei, uccidendone 340 e dando loro fuoco. "Persone assolutamente normali
condussero l'attacco - posatori di tubi, sarti, contadini, il sindaco, tutti,"
scrive Gross. I soldati tedeschi osservarono il massacro con sorpresa.
Quattro giorni dopo, cosa penseranno ora tutti quei ragazzi e ragazze, mamme
e papà normali che venerdì circondavano la casa dei "nemici di Rumburk"? Provano
almeno un po' di vergogna? O hanno la sensazione di aver finalmente trovato la
corretta soluzione per affrontare i loro vicini rom? Ho paura che in una città
dove indirettamente il sindaco chiama ad una nuova Notte dei Cristalli, saranno
in pochi a rimpiangere ciò che hanno fatto.
29.8.2011 16:24 Patrik Banga da Rumburk - translated by Gwendolyn Albert (Patrik Banga è un giornalista ceco di etnia rom. Collabora stabilmente con
Romea.cz e con iDNES.cz - ndr)
"Non preoccupatevi, andrà tutto bene," dicevo ai miei colleghi prendendo il tram a
Praga venerdì scorso. Più tardi, ripetei la stessa cosa al corrispondente Radek Horváth
quando lo caricai a Děčín.
Alle 10.30 di venerdì eravamo seduti in un ristorante alla periferia di
Rumburk. Horváth e io dovevamo incontrare altre persone interessate al programma
del raduno per quel pomeriggio. Robert Ferenc dell'associazione Čačipen
si presentò e ci avviammo.
"Andate a riprendere da qualche altra parte, qui non voglio problemi!" ci
disse una Romnì, mandandoci via mentre altri Rom guardavano con curiosità dalle
finestre. Aveva ovviamente paura, lamentandosi per la nostra presenza, gridando
mentre cercava di tenerci il più lontano possibile da dove viveva la sua
famiglia. Compresi la sua paura. In città si rincorrevano le voci che centinaia
di nazisti stessero arrivando lì dalla Germania.
Attorno all'ora di pranzo, tutto era ancora tranquillo. La città non sembrava
stesse preparandosi ad una manifestazione. Tutto ciò che notammo fu un gran
numero di poliziotti per strada, ma potevano essere lì in conseguenza dei
violenti disordini accaduti solo qualche giorno prima, e non un segno degli
eventi a venire. Decidemmo di parlare con i locali sulla situazione.
Provammo a chiedere loro dettagli sull'omicidio avvenuto qualche giorno
prima, ed anche sui responsabili dei disordini di domenica scorsa. Raccogliemmo
solo pezzetti di informazione. Nessuno voleva parlare.
Ci spostammo poi a Nový Bor [in una sala da gioco dove aveva avuto luogo un
assalto a colpi di machete] per studiare gli sviluppi in loco. Per strada non
abbiamo notato pattuglie di polizia, solo qualche loro camionetta diretta a
Rumburk.
A Nový Bor si respirava la stessa atmosfera di tensione di Rumburk. Ero
preparato ad una situazione come ai tempi di Radek ed ho filmato la nostra
trasmissione sui morosi d'affitto in sciopero della fame. Non avevamo molto
tempo, così abbiamo approfittato dell'ora di pranzo per parlare con i residenti
ed andare a trovare Štefan Gorol [della locale associazione romanì]. A Nový Bor
rimaneva la medesima tensione. Tutti avevano qualcosa da dire, ma nessuno aveva
fatto niente contro gli assalitori e tutti erano d'accordo che dovessero essere
puniti.
Alle 15.30 circa stavamo tornando a Rumburk. In breve arrivammo. Nella piazza
cittadina non c'era ancora niente che indicasse che presto da lì sarebbe partito
un comizio. I pompieri stavano annaffiando lo spazio ed attorno c'erano solo
poche persone. I giornalisti erano riuniti lì vicino in una gelateria. Però
siamo riusciti a notare dei ragazzi il cui aspetto [da manifestanti di estrema
destra] ci ricordò di Krupka o Nový Bydžov [all'inizio di quest'anno]. Più
tardi, nella piazza venne montato un piccolo podio e solo verso le 17.00 la
gente cominciò ad arrivare. I giornalisti si spostarono verso il podio. Scattai
qualche foto, guardandomi attorno. C'erano sì un paio di ragazzini con la testa
rasata e la t-shirt "Everlast", ma la gente che si era radunata sembrava più
essere formata da cittadini insoddisfatti, che non da estremisti.
Il comizio iniziò col discorso del deputato Foldyna (Socialdemocratico - ČSSD).
La folla era molto fredda nei suoi confronti, tranne rare eccezioni. Il sindaco Sykáček (ČSSD)
venne fischiato ed i commenti nei suoi confronti non sono riferibili.
A quel punto un nerboruto ragazzo ha afferrato il microfono per presentare Josef Mašín.
Ha affermato due volte di non essere un estremista, raccogliendo con ciò tutto
l'appoggio possibile dagli estremisti presenti tra la folla. Il gruppo
Resistenza Civile (Občanský odpor)
a cui appartiene, aveva originariamente convocato la manifestazione, stesso
orario - stesso luogo, ma l'evento non aveva avuto il permesso da parte della
giunta cittadina, per il timore del comportamento degli estremisti legati al
gruppo. I socialdemocratici locali hanno risolto la questione ospitando loro
stessi l'evento, come si dice: hanno fatto la torta e se la sono pure mangiata.
Il discorso appassionato di Mašín ha ottenuto più applausi di tutti.
Qualche minuto dopo il comizio è terminato e la folla si è dispersa. Anche
noi siamo andati, ad inviare alcune foto e brevi messaggi in redazione. Poco
dopo, le cose sono cambiate nuovamente. Il nostro corrispondente che era rimasto
sulla scena ci ha chiamato, dicendoci che stava per partire un corteo.
Apparentemente la folla gridava che stava muovendosi contro gli "zingari".
Poco più tardi, siamo riusciti a raggiungere i dimostranti. Diverse centinaia
di persone stavano marciando attraverso la città, lanciando slogan razzisti.
Invano ho cercato traccia della polizia. Evidentemente, pensavano che una
squadra di tre in tenuta anti-conflitto fosse sufficiente per quella folla, che
ho stimato di 600-800 persone. Da nessuna parte, vigili o poliziotti
antisommossa.
La folla ha raggiunto l'edificio dove vivevano i presunti partecipanti alla
rissa, distruggendone la staccionata verso la strada. La polizia sulla scena
impediva alla folla di irrompere nell'appartamento, mentre il suo proprietario
assisteva alla scena. Comunque, gli inquilini non erano in casa. Avevano già
abbandonatola città, perché i loro vicini avevano minacciato di linciarli. Molti
di loro non avevano niente a che fare con la recente rissa.
Alla fine abbiamo girato dall'altra parte dell'edificio. La polizia aveva
bloccato gli accessi. Da distante, vedevamo la polizia antisommossa in azione,
così siamo corsi nella loro direzione per registrare cosa stesse accadendo. Era
in corso un intervento assolutamente banale: l'arresto di un manifestante che
non aveva obbedito alle istruzioni della polizia. Ho scattato una foto al
manifestante che si ribellava alla polizia. Tutto quel che so, è che in seguito
a ciò sono stato arrestato con i miei colleghi. Siamo poi stati rilasciati senza
nessuna spiegazione (vedi
QUI testo in inglese - ndr).
A quel punto ci è sembrato che i disordini per strada fossero terminati.
Siamo tornati in sala stampa dove c'era il portavoce della polizia.
Poco più tardi abbiamo appreso che la famiglia rom dell'appartamento
circondato, stava passando la notte a 14 km. da lì, presso dei parenti. Abbiamo
guidato sino lì, filmandoli ed intervistandoli per Romea.cz.
Gli organizzatori a Rumburk si sono lasciati sfuggire completamente di mano
la situazione. Quel che è successo, non può assolutamente definirsi una
"manifestazione pacifica". I dimostranti lanciavano slogan razzisti, all'unico
scopo di terrorizzare i residenti rom ed espellerli dalla città. Alla fine, come
sempre, quanti non hanno fatto niente di male sono coloro che hanno sofferto
maggiormente.
Di Fabrizio (del 04/09/2011 @ 09:33:21, in scuola, visitato 1601 volte)
Vi state preparando per il ritorno a scuola? Una segnalazione di
Stefano Pasta
Lunedì 29.08.2011 13:00
di Guido Maffioli, papà milanese, 40 anni
Scrivo mentre sono in vacanza con i miei figli. Il maggiore, 10 anni, sta
scrivendo una cartolina ad un compagno di scuola. Mi ricordo di averne scritte
tante alla sua età su quello stesso tavolo.
Penso a chi le vorrei scrivere oggi, parenti, amici. Nell'era di internet di
molti non saprei neppure l'indirizzo.
Una, di certo, la manderei a Florin, di lui un indirizzo ce l'ho, ma la
cartolina non arriverebbe. Florin è rom, papà anche lui di tre figli che vanno a
scuola, la maggiore Alexandra è già alle medie. Non ha un indirizzo vero perché
ha subito numerosi sgomberi in questi ultimi due anni; a quello del novembre
2009 nel mio quartiere, Rubattino, ne sono seguiti tanti altri.
Ogni volta è così: lui trova un accordo con qualcuno per collocare il suo
camper, pagando un modico affitto con il lavoro che ha, part time, all'AMSA. Poi
dura poco, chiamano la polizia per mandarli via perché vedono che sono in tanti,
lì dentro, lui coi figli e la moglie, il fratello con la sua altrettanto
numerosa famiglia.
Florin mi ha spiegato perché preferiscono stare insieme così numerosi. Hanno
paura, vivono nell'insicurezza. Di sera non ci sono luci e tornare al camper,
soprattutto per le donne, fa paura. Meglio essere in tanti, meglio che ci siano
più uomini insieme, se lui fa tardi sul lavoro, a “casa” c'è il fratello o il
nipote maggiore. Si è più sicuri, così, in tanti.
Mi sorprende sempre come la parola <<sicurezza>> possa essere percepita
diversamente a seconda di chi la pronuncia, oggi che è così tanto (ab)usata nei
programmi elettorali o televisivi.
In questa situazione una certezza Florin ce l'ha. I suoi figli continuano ad
andare nelle loro scuole, quelle del quartiere Feltre vicino a via Rubattino,
dove andavano già tre anni fa, iscritti dalla Comunità di Sant'Egidio. Conoscono
le maestre, le prof, i compagni, le mamme. E' complicato arrivare puntuali, ad
ogni sgombero ridefinire gli orari, i mezzi pubblici necessari per raggiungere
la scuola, ma – mi dice – ci tengo io e ci tengono loro, anche Marius, il più
piccolo, in terza elementare il prossimo anno, con quello sguardo attento e
curioso che gli ho visto quando l'ho salutato insieme al papà.
Conosco Florin grazie alla voglia di andare a scuola dei suoi figli. Ricevono
una borsa di studio attraverso un progetto per l'integrazione scolastica della
Comunità di Sant'Egidio. Loro si impegnano a frequentare la scuola con costanza
– anche impiegando ogni mattina più di un'ora per arrivarci - e ricevono un
contributo mensile per coprire le varie spese (abbonamenti pubblici, materiale
scolastico, etc). Questi progetti funzionano coinvolgendo le maestre dei bambini
e qualcuno che vede il genitore per sapere come va, se ci sono difficoltà. Con
Florin quel qualcuno sono io, una volta al mese, ci incontriamo brevemente e mi
aggiorna.
Nel secondo quadrimestre dell'anno scolastico appena concluso la borsa è stata
coperta con l'aiuto dell'Associazione Genitori della scuola dei miei figli. E'
stato approvata la proposta, dato che incentivare l'integrazione scolastica è
negli scopi dell'Associazione. Ne sono stato felice, non tanto per il piccolo
aiuto dato ai figli di Florin, ma per ciò che può significare questa azione,
cioè che si possano fare cose concrete, senza esibizione, con il fine di far
progredire tutta la comunità a cominciare dai bambini e dalle bambine, e dal
garantire a tutti loro un diritto importante e basilare come andare a scuola.
Forse nel nuovo anno scolastico amplieremo il progetto e, magari nella prossima
estate - se la politica comunale avrà abbandonato la logica degli sgomberi
dissennati e intrapreso soluzioni più lungimiranti, concertate, mirate
all'integrazione - potrò inviare una cartolina a Florin ad un indirizzo sicuro.
Chi volesse aiutare e sostenere questi progetti o ricevere informazioni può
mettersi in contatto via e-mail all'indirizzo
santegidio.rubattino@gmail.com
Di Fabrizio (del 03/09/2011 @ 09:52:56, in media, visitato 1450 volte)
Qualche anno fa, suggerii ad un amico un
testo (che avevo a mia volta trovato in un altro blog) del keniano Binyavanga Wainaina. Per un po' di tempo avevo usato quel pezzo per descrivere la
difficoltà di interessare i lettori raccontando la realtà al posto degli
stereotipi. La stessa persona a cui l'avevo suggerito, mi segnala che la rivista
Internazionale ha provveduto a fornirne una versione in italiano. Buona
lettura.
Come scrivere d'Africa
Nel titolo, usate sempre le parole "Africa", "nero", "safari". Nel sottotitolo,
inserite termini come "Zanzibar", "masai", "zulu", "zambesi", "Congo", "Nilo",
"grande", "cielo", "ombra", "tamburi", "sole" o "antico passato". Altre parole
utili sono "guerriglia", "senza tempo", "primordiale" e "tribale".
Mai mettere in copertina (ma neanche all'interno) la foto di un africano ben
vestito e in salute, a meno che quell'africano non abbia vinto un Nobel. Usate,
piuttosto, immagini di persone a torso nudo con costole in evidenza. Se proprio
dovete ritrarre un africano, assicuratevi che indossi un abito tipico masai,
zulu o dogon.
Nel testo, descrivete l'Africa come se fosse un paese caldo, polveroso con
praterie ondulate, animali e piccoli, minuscoli esseri umani denutriti. Oppure
caldo e umido, con popolazione di bassa statura che mangia scimmie. Non
perdetevi in descrizioni accurate, l'Africa è grande: cinquantaquattro nazioni e
novecento milioni di persone troppo impegnate a soffrire la fame, morire,
combattere o emigrare per aver tempo di leggere il vostro libro.
Il continente è pieno di deserti, giungle, altipiani, savane e molti altri
paesaggi, ma questo non interessa ai vostri lettori. Fate delle descrizioni
romantiche, evocative, senza esagerare con i dettagli.
Ricordatevi di dire che gli africani hanno la musica e il ritmo nel sangue, e
che mangiano cose che nessun altro uomo è in grado di mangiare. Non citate mai
riso, carne e grano: preferite, tra i piatti tipici del continente nero,
cervello di scimmia, capra, serpente, vermi, larve e ogni sorta di selvaggina. E
ricordatevi anche di aggiungere che voi siete riusciti a mangiare questi cibi e
anzi che avete imparato a farveli piacere.
Soggetti vietati: scene di vita quotidiana, amore tra africani,
riferimenti a scrittori o intellettuali, cenni a bambini scolarizzati che non
soffrano di framboesia, Ebola o abbiano subìto mutilazioni genitali. Nel libro
adottate un tono di voce sommesso e ammiccante con il lettore e un tono triste,
alla "era esattamente quello che mi aspettavo".
Chiarite subito che il vostro progressismo è senza macchia e dite quanto amate
l'Africa e come vi sentite in armonia con quella terra e anzi, non potete
viverne lontani. L'Africa è l'unico continente che si può amare: approfittatene!
Se siete uomini, descrivete le torride foreste vergini. Se siete donne, parlate
dell'Africa come di un uomo in giubbotto multitasche che sparisce nel tramonto.
L'Africa è da compatire, adorare o dominare. Ma qualsiasi punto di vista
scegliate, assicuratevi di dare l'impressione che senza il vostro intervento
l'Africa sarebbe spacciata.
I vostri personaggi possono essere guerrieri nudi, servitori reali, indovini,
sciamani e vecchi saggi che vivono in splendidi eremi. O ancora politici
corrotti, guide turistiche incapaci e poligame o prostitute che avete
frequentato. Il servitore reale deve avere l'atteggiamento di un bambino di
sette anni, bisognoso di una guida, che teme i serpenti e vi trascina di
continuo in oscuri complotti. Il vecchio saggio discenderà sempre da una nobile
tribù, i suoi occhi saranno cisposi e lui sarà vicino al cuore della madre
terra.
L'africano d'oggi è un grassone che lavora (e ruba) all'ufficio visti e nega
permessi di lavoro agli esperti occidentali, che hanno davvero a cuore il bene
del continente. Č un nemico dello sviluppo, che ostacola gli africani buoni e
competenti che vorrebbero creare organizzazioni non governative e riserve
protette. Oppure è un intellettuale che ha studiato a Oxford ed è diventato un
serial killer di politici in doppiopetto: è un cannibale a cui piace lo
champagne di marca e sua madre è una ricca maga e guaritrice.
Non dimenticatevi di inserire nel libro la donna africana denutrita che vaga
seminuda nel campo dei rifugiati aspettando la carità dell'occidente: i suoi
figli hanno le mosche sugli occhi e gli ombelichi tondi e lei ha le mammelle
vuote e cadenti. Deve sembrare bisognosa e non deve avere né un passato né una
storia (qualsiasi digressione smorzerebbe la tensione drammatica).
Si deve lamentare ma non deve spendere una parola per sé, tranne i riferimenti
alla sua sofferenza. Inserite anche una figura femminile materna e sollecita,
dalla risata forte, che si occupa di voi e del vostro bene e chiamatela
semplicemente Mama. I suoi figli saranno tutti delinquenti.
Tutti questi personaggi dovrebbero far da contorno al vostro eroe,
aiutandolo a sembrare migliore. Č lui che li può istruire, lavare, sfamare. Si
occupa di moltissimi bambini e ha visto la morte. Il vostro eroe siete voi (se
si tratta di un reportage), oppure un generoso aristocratico (o vip) straniero
pieno di fascino tragico, che ormai si è dedicato ai diritti degli animali (se
il vostro libro è di narrativa).
Tra i personaggi occidentali cattivi ci devono essere i figli dei ministri
conservatori al governo, gli afrikaners, gli impiegati della Banca mondiale.
Quando parlate dello sfruttamento esercitato dagli stranieri, citate i
commercianti cinesi e indiani e, in generale, accusate l'occidente per la
situazione del continente africano.
Cercate però di non entrare troppo nello specifico. I ritratti rapidi e
approssimativi vanno benissimo. Evitate che gli africani ridano, o educhino i
loro bambini, e non ritraeteli in circostanze frivole. Fategli dire qualcosa
d'interessante sull'impegno europeo o statunitense nel continente. I personaggi
africani dovrebbero essere pittoreschi, esotici, più grandi della vita, ma vuoti
dentro, senza contrasti, conflitti e scelte nelle loro esistenze, nessuna
profondità o desideri che confondano le idee.
Descrivete nel dettaglio i seni nudi, i genitali sottoposti a mutilazione e
quelli di grosse dimensioni. E i cadaveri. O, meglio ancora, i cadaveri nudi. E
soprattutto i cadaveri nudi in putrefazione. Ricordatevi: qualsiasi opera in cui
la gente africana sembri miserevole e ripugnante sarà vista come l'Africa
"vera", ed è proprio questo che volete sulla copertina del vostro libro. Non
fatevi troppi scrupoli in proposito: state cercando di aiutare il continente
chiedendo aiuto agli occidentali.
Il massimo tabù quando si scrive di Africa è descrivere la sofferenza e
la morte di un bianco. Anche gli animali devono essere ritratti in modo
complesso e articolato. Parlano e hanno nomi, ambizioni e desideri. Sono anche
bravi genitori: "Vedete come i leoni istruiscono i figli?", gli elefanti sono
altruisti, le femmine sono vere matriarche e i maschi dei dignitosi capibranco.
E lo stesso per i gorilla: non dite mai niente di negativo sugli elefanti o sui
gorilla. Difendeteli sempre, anche quando invadono terre coltivate, distruggono
raccolti e uccidono gli uomini. Descrivete i grandi felini con enfasi. Le iene
invece sono un bersaglio consentito e devono avere un vago accento
mediorientale.
Qualunque piccolo africano che viva nella giungla o nel deserto va descritto
sempre di buon umore. Dopo gli attivisti vip e i volontari, in Africa le persone
più importanti sono quelle che si battono per la tutela dell'ambiente. Non
offendetele. Avete bisogno che v'invitino nelle loro riserve da diecimila metri
quadrati, perché è l'unico modo a vostra disposizione per incontrare e
intervistare gli attivisti vip.
Mettere in copertina l'immagine di uno (o una) che si batte per l'ambiente, con
l'aria intrepida e lo sguardo ispirato, funziona benissimo in libreria e vi farà
vendere un sacco. Chi può essere considerato così? Be', qualsiasi bianco,
abbronzato, con vestiti tinta kaki, che almeno una volta abbia accudito un
antilope o possegga un ranch è uno (o una) che sta cercando di tutelare il ricco
patrimonio naturale dell'Africa. Quando l'intervistate, non fate domande sul
denaro; non chiedete quanti soldi ne ricava. Soprattutto, evitate qualsiasi
riferimento alla paga che dà ai suoi lavoranti.
Se vi dimenticate di citare la luce africana, i vostri lettori rimarranno
stupiti. E i tramonti. Il tramonto africano è d'obbligo. Č sempre grande e rosso
e il cielo è vastissimo. Gli enormi spazi aperti e gli animali da cacciare sono
i punti focali. L'Africa è la terra degli enormi spazi aperti. Quando descrivete
la flora e la fauna, ricordatevi di dire che l'Africa è sovrappopolata.
Invece, quando il vostro protagonista si trova nel deserto o nella giungla in
mezzo agli indigeni è bene avvisare il lettore che l'Africa è stata spopolata
dall'aids e dalla guerra. Vi servirà anche un nightclub chiamato Tropicana dove
s'incontrano i mercenari, i malvagi parvenu indigeni, le prostitute, i
guerriglieri e gli esuli. In ogni caso, chiudete il vostro libro con Nelson
Mandela che dice qualcosa sugli arcobaleni e sulle speranze di rinascita. Perché
voi ci tenete.
Binyavanga Wainaina uno scrittore e giornalista keniano. Ha vinto il
Caine prize for african writing.
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