Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

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Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località

La redazione
-

\\ Mahalla : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 08/09/2011 @ 09:40:36, in musica e parole, visitato 1522 volte)

Ricevo da Mattia Pelli

Presentazione del dvd multimediale "Minor Swing - Storie sinte", progetto di ricerca e raccolta di testimonianze sui Sinti trentini a cura dell'associazione LXL.
Giovedì 15 settembre, ore 17.30 – spazio archeologico SASS (P.zza Cesare Battisti, Trento)

Proiezione di estratti dal dvd multimediale.

Discutono con gli autori le antropologhe Paola Trevisan, autrice di studi e pubblicazioni sui Sinti emiliani, e Elisabeth Tauber, studiosa dei Sinti altoatesini.

Aperitivo con musica dei "Sintengro Gipen".

A tutti i partecipanti verrà dato in omaggio il DVD "Minor Swing - Storie sinte".

Presentazione del DVD:

Il progetto di raccolta di testimonianze orali nei campi nomadi e nelle aree abusive di Trento e Rovereto, curato dall'associazione LXL, è finalmente giunto a termine dopo due anni e mezzo di lavoro. Il risultato è "Minor swing - Storie sinte", un DVD interattivo che raccoglie 14 interviste a membri della popolazione sinta, più una serie di altri contenuti, tra cui: un documentario introduttivo; l'intervista a quattro studiosi che hanno affrontato il tema; un capitolo dedicato alla documentazione storica sulla presenza di questa popolazione sul territorio; il trailer.

Ma il cuore del DVD sono proprio le interviste: della durata di circa dieci minuti l'una realizzate con giovani, anziani, donne, ci permettono di entrare nella quotidiana normalità e diversità di una popolazione costretta a vivere alle porte delle nostre città. Storie sinte sono le storie di un passato in cui i Sinti avevano il loro posto, anche se nelle pieghe della società contadina, grazie alla loro musica, alla vendita di oggetti e alla prestazione di servizi indispensabili. Ma sono anche le storie dell'oggi, della difficoltà di essere giovani e Sinti, delle gioie della famiglia, del difficile rapporto con la società maggioritaria.

"Minor swing" è il tentativo di unire ricerca storico-sociale e utilizzo di nuovi media, per entrare nel dibattito pubblico dando gli strumenti necessari per andare al di là degli stereotipi.

E' arrivato il momento di ascoltare.


Il nostro sito: www.inventati.org/elleperelle
Le nostre produzioni: http://vimeo.com/channels/elleperelle

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Di Fabrizio (del 08/09/2011 @ 09:25:19, in Italia, visitato 1732 volte)

La visita al campo di via Idro il 26 maggio 2011 (foto Dijana Pavlovic)

Ieri è stato reso noto il rapporto della visita in Italia a fine maggio scorso di Thomas Hammarberg, Alto Commissario del Consiglio d'Europa per i Diritti Umani.

Ne riferiscono, tra gli altri, i siti del Corriere e di Repubblica.

Questa la pagina del Consiglio d'Europa, a cui segue il rapporto dettagliato. Tutto in inglese e pure lunghetto. Purtroppo mi manca il tempo per tradurlo (ultimamente faccio fatica anche a star dietro alla posta). Nel caso, aiutatevi con Google Translator.

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Di Fabrizio (del 07/09/2011 @ 09:21:07, in Europa, visitato 1824 volte)

Da Roma_Daily_News

Dalefarm.wordpress.com

La data dello sgombero da 18 milioni di sterline di Dale Farm, un'ex discarica che ora ospita 90 famiglia, è stata rivelata per lunedì 19 settembre (vedi QUI ndr). La data è trapelata alla stampa tramite una sorgente nel consiglio [comunale].

I residenti di Dale Farm chiedono ai loro sostenitori di recarsi in loco per aiutarli a fermare lo sgombero. Chiedono anche agli osservatori legali e dei diritti umani ad essere presenti come testimoni. Dale Farm è solo ad una mezzora di treno dalla stazione di Liverpool Street a Londra.

Il consiglio [comunale] ha minacciato di bloccare le strade attorno a Dale Farm prima dello sgombero, così raccomandiamo di arrivare quanti più giorni prima possibile. Inoltre, c'è una gran mole di lavoro da svolgere in anticipo. Sono disponibili posti letto  in casa, ma se possibile vi chiediamo di portare una tenda con voi, perché gli spazi disponibili sono riservati a chi ne avesse bisogno. Siete tutti benvenuti in qualsiasi momento. Per dettagli, QUI.

Si prega far circolare ampliamente questo appello, e promuovere l'evento su Facebook attraverso i siti di social network.

Vi invitiamo ad iscrivervi all'avviso via SMS (NON ESTERO - solo per la GB ndr)ed alla nostro bollettino, perché non siamo sicuri che il consiglio [comunale] non voglia inviare gli ufficiali giudiziari in anticipo sulla data del 19 settembre.

Il 19 settembre il Consiglio di Basildon e la coalizione di governo che finanziano ciò, dovranno affrontare una sfida morale per spiegare a migliaia di persone ed ai mezzi di comunicazione mondiali perché abbiano scelto di lasciare oltre 100 bambini senza casa ed allontanarli da scuola. L'ONU ha chiesto al governo di sospendere questo sfratto "immaturo e imprudente", dicendo che "condizionerebbe in maniera spropositata le vite delle famiglie di zingari e viaggianti, in particolare donne, bambini ed anziani". Lo sgombero è stata condannato da un'ampia coalizione che comprende Amnesty International, sindacalisti e gruppi antirazzisti.

Ci vediamo lì! No Pasaran!

(link su Facebook)

Aggiornamento:

Rivelata la data dello sgombero, gli ufficiali giudiziari e la polizia inizieranno a chiudere gli accessi al sito la settimana del 12 settembre, ed a portare via le carovane dal 19 settembre. Abbiamo quidi urgente bisogno di persone che raggiungano Dale Farm dal 12 settembre, per sostenere la comunità dal tentativo di sgombero. La data comunicata pubblicamente è il 19, ma nelle lettere di sfratto è scritta l'intenzione di procedere anche in anticipo.

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Di Fabrizio (del 07/09/2011 @ 09:13:15, in blog, visitato 4023 volte)

Qualche anno fa, provai a descrivere cosa era una Mahalla e come intendevo trasportarla in un blog. Col tempo e l'esperienza ho aggiunto a quelle informazioni iniziali, un discreto database di articoli e di fonti a cui attingere.

Pensavo che questo bastasse a tirare avanti "onestamente", mettendoci la passione necessaria.

Non basta... tantomeno se uno è come me un "cane sciolto", senza associazioni, chiese o partiti a coprirgli le spalle. Prima o poi salterà sempre fuori qualcuno a chiederti: "Ma tu non sei Rom/Sinto/Kalé ecc. (cioè: e allora perché lo fai?)" A volte la domanda può essere assolutamente ingenua e legittima, altre può essere piena di sottintesi (si va dal "Di che ti immischi?" al "Lascia che -se la sbrighino-ce la sbrighiamo- da soli"). Con, sottinteso al sottinteso: "o ti conformi, o finisci isolato" assolutamente bipartizan.

Tornando alla domanda iniziale "Perché lo fai?", ognuno come persona singola avrà le proprie motivazioni, e se sono personali, non ci sono motivi per spiegarle qua. Aggiungo che caratterialmente, di fronte alle critiche anche motivate, ho sempre dato ascolto a tutti, ma poi alla fine decido con la mia testa. In fondo, sempre di un blog si tratta, che non ha alcun potere di influire sulle scelte altrui, a meno che non lo voglia lo stesso lettore.

Vorrei invece rispondere alla domanda in maniera oggettiva (non so se ne sarò capace): il perché sta nella testa di chi legge. A molti sembrerà che qui si parli SOLO di Rom e Sinti (e nei fatti è così). Nella mia testa invece cerco di descrivere una società dove NOI e questi popoli interagiamo, a volte in maniera conflittuale, altre volte cercando la convivenza e il rispetto reciproco. Se dovessi estremizzare: non esiste alcun problema "Rom e Sinti" (con buona pace di specialisti ed esperti), esistono invece dei problemi che riguardano tanto NOI che LORO, e di conseguenza questi problemi possono risolversi SOLO con uno sforzo congiunto.

La grande scommessa (mi rendo conto che mi sto allargando e non sto più ragionando sul ruolo di questo blog) è poter mantenere le rispettive differenze di pelle, costumi, organizzazioni sociali, superando la falsa distinzione tra un NOI e un LORO. Siamo entrambe parti in causa di un problema, che può risolversi usando le altrui differenze.

Questi miei ragionamenti magari stanno in piedi nella sola teoria, ma ci sono grosse difficoltà nel metterli in pratica. La difficoltà più grande è nel riconoscere l'altro: in Italia Rom e Sinti sono numericamente insignificanti (circa 150.000 su oltre 56 milioni di abitanti), quindi nella pratica sono poche le persone che conoscono "in realtà" qualcuno di loro. Mancando la conoscenza diretta, si tende a supplire con un'immagine: per cui i Rom e Sinti devono essere PER FORZA o ladri, o sporchi, o pigri oppure (ma cambia poco) delle povere vittime che non sanno difendersi da sole, sempre bisognose di qualcuno di NOI a fare da paladino. Ci saranno anche quelli, ma se davvero fossero tutti così, LORO non potrebbero MAI essere interlocutori affidabili.

Avendone conosciuto diciamo qualche centinaio, posso invece affermare (e tento di dimostrarlo quando scrivo) che sono PERSONE con sentimenti, aspettative, che ragionano, hanno una visione del mondo che GIA' ADESSO si intreccia con la nostra. Aggiungo, dato che non mi ritengo BUONISTA: sono davvero uguali a NOI; cioè possono essere razzisti, gretti, disonesti come qualsiasi gagé (e viceversa). Se sono discriminati è perché qualsiasi tipo di società ha bisogno di qualcuno da mettere all'indice.

Quindi, come scrivevo ad un'amica qualche settimana fa: Non sono Rom, ma col tempo ho imparato che la cosa ha pochissima importanza. Sono convinto che quando loro staranno meglio e avranno riconosciuta la dignità a cui tutti hanno diritto, starà meglio anche la mia gente.

Mi è piaciuta la risposta di quell'amica: e' esattamente il nostro concetto che esprimiamo con la frase "quando ci sara' l'acqua nel deserto, allora nessuno piu' avra' sete". Perche' quando anche l'ultimo dei reietti avra' di che vivere tutta l'umanita' stara' meglio.

Termino aggiungendo di essere felice di aver scritto tutta questa somma di (?) ...banalità colossali, perché mi accorgo di averle sempre pensate, sin da giovane. Sono soddisfazioni, non trovate? ; - )

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Di Fabrizio (del 06/09/2011 @ 09:11:36, in Europa, visitato 1526 volte)

Da Roma_und_Sinti 

FOCUS Information Agency - Die Welt: Duisburg integrerà i Rom bulgari

Duisburg, 30/08/2011 - Circa 4.000 Bulgari e Rumeni sono arrivati nei mesi recenti nella città tedesca di Duisburg. Invece di protestare la città si prepara per l'integrazione, riporta il giornale Die Welt.

"Sono Europei come noi e devono essere trattati correttamente," ha detto Karl Janssen, capo della Gioventù e Cultura di Duisburg. Quelli di cui sta parlando, sono circa 4.000 Rumeni e Bulgari, che recentemente si sono spostati nella città. Nessuno ne conosce il numero esatto. La maggior parte dei Bulgari e Rumeni si sono insediati nelle aree di Marksloh e Hohfeld.

Questi quartieri sono conosciuti da anni per gli alti tassi di disoccupazione, gli affitti bassi e la presenza di immigrati. Molti di loro vengono dal gruppo etnico discriminato dei Rom dell'Europa dell'est.

Le autorità di Duisburg hanno pianificato un programma speciale di attuazione per l'integrazione dei Rom, a cui sono è stato assegnato un budget di 1,5 milioni di euro.

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Di Fabrizio (del 06/09/2011 @ 09:03:55, in Kumpanija, visitato 2363 volte)

Considerata la dichiarazione fatta il 2 settembre 2011 riguardo Dale Farm dal Comitato delle Nazioni Unite sull'Eliminazione della Discriminazione Razziale, noi sottoscritti richiediamo al Consiglio di Basildon di trovare una soluzione pacifica ed appropriata per gli Zingari e Viaggianti residenti a Dale Farm,  che comprenda l'identificazione di una sistemazione culturalmente appropriata, nel pieno rispetto dei diritti umani delle famiglie coinvolte ed inoltre, che il Consiglio di Basildon non intraprenda nessuna azione contro i residenti di Dale Farm, fintanto che non avrà adempiuto a questa richiesta.

FIRMA

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Di Fabrizio (del 05/09/2011 @ 09:36:36, in media, visitato 1458 volte)

Da Roma_Daily_News

Sarenge! Carissimi!

La seguente per informarvi che il 31 agosto 2011 è stato lanciato il nuovo canale di Roma Virtual Network.

Potete trovarci su http://www.youtube.com/user/RomaVirtualNetwork/

Prendete in considerazione che questo canale Youtube è totalmente nuovo ed in un certo senso sperimentale.

Se avete suggerimenti di video clip che possano essere scaricate, contattatemi via mail o su Skype: valery_novoselsky

Grazie per l'attenzione e i consigli!

Baro nais tumenge vas tumare godya!

Mr. Valery Novoselsky,
Editor, Roma Virtual Network.
http://www.valery-novoselsky.org/romavirtualnetwork.html

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Di Fabrizio (del 05/09/2011 @ 09:00:32, in conflitti, visitato 1538 volte)

Premessa: negli anni recenti la Repubblica Ceca ha visto una crescita notevole di violenze, incendi, attentati rivolti contro la minoranza rom, raccontate in diversi articoli su Mahalla. A fine agosto nella città di Rumburk (11.000 abitanti), circa 18-20 Rom hanno attaccato altri 6 cittadini cechi seduti ad un pub; tuttora si sta indagando se il motivo sia stato di rivalsa razziale o semplicemente gli assalitori fossero ubriachi o teppisti. Con una celerità che non si era vista nei precedenti assalti a sfondo razziale contro la minoranza rom, alcuni partiti, supportati da frange delle teste rasate, hanno convocato nella cittadina una manifestazione di protesta venerdì 26 agosto. Ecco due cronache della giornata, raccolte da Czech_Roma. Lunghetto, leggete il tutto con calma, anche a puntate.

29.8.2011 17:19 Commento: cittadini ordinari a Rumburk volevano una Notte dei Cristalli - Ivan Motýl, translated by Gwendolyn Albert
Le opinioni pubblicate nella sezione Commenti non riflettono necessariamente il punto di vista o le opinioni dei giornalisti del server news Romea.cz o dell'associazione civica ROMEA

Il vergognoso fallimento della cosiddetta [manifestazione dei] cittadini pacifici a cui ho assistito venerdì a Rumburk, è stato agghiacciante. E' con incontri simili che nel 1938 dev'essere iniziata la Notte dei Cristalli. Probabilmente così ebbe luogo il massacro degli Ebrei nella cittadina polacca di Jedwabne nel 1941.

Durante la manifestazione di venerdì a Rumburk, ho osservato un uomo che teneva per mano suo figlio, che probabilmente aveva soltanto 11 anni. Ho visto una madre con una carrozzina, ragazzi della scuola locale, ragazzine truccate, pensionati, un meccanico, membri del consigli cittadino ed imprenditori. In breve, i cosiddetti cittadini "comuni" della città. C'erano in piazza almeno 1.200 persone ad ascoltare il sindaco Jaroslav Sykáčeked il deputato Jaroslav Foldyn (entrambi eletti tra i socialdemocratici cechi -vedi QUI ndr-).

"Non nascondiamo la testa nella sabbia, vogliamo che le leggi cambino," diceva Foldyna alla folla. "Vogliamo regolare l'afflusso degli inadattabili e avere la possibilità di vietare loro la residenza," diceva Sykáček. "Mandiamo via gli zingari e ci sarà pace," concordavano i cittadini.

Poi le cose sono diventate anche peggiori. I socialdemocratici hanno dato il microfono a Josef Mašín, leader di una sedicente cellula locale dell'estremista "Resistenza Civica" (Občanský odpor). Anche se il sindaco aveva proibito la manifestazione anti-Rom organizzata inizialmente da Mašín, alla fine l'ha invitato sul podio. Mašín ha dato una dimostrazione di discorso xenofobo in cui, tra l'altro, ha chiamato i cittadini ad "agire il prima possibile" per mandar via gli "inadattabili" da Rumburk. Qualcun altro ha detto che era un peccato che la folla non fosse venuta armata di forconi.

Dopo il discorso di Mašín, la folla di gente "normale" si è trasformata in una squadra di vigilantes, pronta a partire con un corteo attraverso la città, durato quasi tre ore. "Dove siete, porci neri?" urlavano i più coraggiosi, di fronte alle finestre degli appartamenti dei Rom nel quartiere vicino alla piazza. Erano quelle parole sufficienti alla polizia per fermare la marcia e disperderla. Non l'hanno fatto e le forze della "giustizia di strada" hanno proseguito un'altra casa romanì, stavolta quella dei genitori di uno fra coloro che avevano partecipato all'assalto commesso da un gruppo di Rom contro altri Cechi, domenica 21 agosto presso la discoteca "Modrá hvězda".

"Venite fuori!" urlava la folla. Qualcuno ha gettato una tavola attraverso la finestra, dal recinto che era stato appena demolito dai "pacifici cittadini". L'edificio era sorvegliato da un cordone di poliziotti antisommossa, e qui l'eccitazione ha raggiunto il culmine. "State proteggendoli. Amici dei neri," commentava disgustato un piccolo gruppo di quindicenni sulla presenza della polizia. Avevano deciso di movimentare un noioso giorno di vacanza in piscina, partecipando alla marcia. "Mamma, non ti preoccupare, va tutto bene," diceva un altro ragazzo al cellulare, assicurandola che l'azione stava avendo successo.

Se la polizia non avesse protetto la casa, come minimo la massa fanatica ne avrebbe rotto tutte le finestre. In quel momento, come ex insegnante di storia, ho pensato alla Notte dei Cristalli, novembre 1938, quando la folla da ordinata passò a saccheggiare e bruciare le sinagoghe ebree (a proposito, allora distrussero anche la sala di preghiera di Rumburk). Si trattò di manipolare adeguatamente la folla e mostrarle chi fosse il nemico, che succhiava soldi e lavoro degli onesti cittadini. Il deputato Foldyna ha anche convinto le proprie pecore sulla piazza di Rumburk che come a Šluknov (vedi QUI testo in inglese - ndr) nessuno potesse vivere con i Rom o con gente "senza soldi ed istruzione".

Anche se fortunatamente il pogrom non è stato completato a Rumburk, mentre guardavo quella casa circondata pensavo al libro di Jan Tomasz Gross, "Vicini". Suggestivamente la pubblicazione descrive come i residenti polacchi della piccola città di Jedwabne organizzarono nel 1941 una "battuta di caccia" contro i loro vicini ebrei, uccidendone 340 e dando loro fuoco. "Persone assolutamente normali condussero l'attacco - posatori di tubi, sarti, contadini, il sindaco, tutti," scrive Gross. I soldati tedeschi osservarono il massacro con sorpresa.

Quattro giorni dopo, cosa penseranno ora tutti quei ragazzi e ragazze, mamme e papà normali che venerdì circondavano la casa dei "nemici di Rumburk"? Provano almeno un po' di vergogna? O hanno la sensazione di aver finalmente trovato la corretta soluzione per affrontare i loro vicini rom? Ho paura che in una città dove indirettamente il sindaco chiama ad una nuova Notte dei Cristalli, saranno in pochi a rimpiangere ciò che hanno fatto.


Romea.cz

29.8.2011 16:24 Patrik Banga da Rumburk - translated by Gwendolyn Albert
(Patrik Banga è un giornalista ceco di etnia rom. Collabora stabilmente con Romea.cz e con iDNES.cz - ndr)

"Non preoccupatevi, andrà tutto bene," dicevo ai miei colleghi prendendo il tram a Praga venerdì scorso. Più tardi, ripetei la stessa cosa al corrispondente Radek Horváth quando lo caricai a Děčín.

Alle 10.30 di venerdì eravamo seduti in un ristorante alla periferia di Rumburk. Horváth e io dovevamo incontrare altre persone interessate al programma del raduno per quel pomeriggio. Robert Ferenc dell'associazione Čačipen si presentò e ci avviammo.

"Andate a riprendere da qualche altra parte, qui non voglio problemi!" ci disse una Romnì, mandandoci via mentre altri Rom guardavano con curiosità dalle finestre. Aveva ovviamente paura, lamentandosi per la nostra presenza, gridando mentre cercava di tenerci il più lontano possibile da dove viveva la sua famiglia. Compresi la sua paura. In città si rincorrevano le voci che centinaia di nazisti stessero arrivando lì dalla Germania.

Attorno all'ora di pranzo, tutto era ancora tranquillo. La città non sembrava stesse preparandosi ad una manifestazione. Tutto ciò che notammo fu un gran numero di poliziotti per strada, ma potevano essere lì in conseguenza dei violenti disordini accaduti solo qualche giorno prima, e non un segno degli eventi a venire. Decidemmo di parlare con i locali sulla situazione.

Provammo a chiedere loro dettagli sull'omicidio avvenuto qualche giorno prima, ed anche sui responsabili dei disordini di domenica scorsa. Raccogliemmo solo pezzetti di informazione. Nessuno voleva parlare.

Ci spostammo poi a Nový Bor [in una sala da gioco dove aveva avuto luogo un assalto a colpi di machete] per studiare gli sviluppi in loco. Per strada non abbiamo notato pattuglie di polizia, solo qualche loro camionetta diretta a Rumburk.

A Nový Bor si respirava la stessa atmosfera di tensione di Rumburk. Ero preparato ad una situazione come ai tempi di Radek ed ho filmato la nostra trasmissione sui morosi d'affitto in sciopero della fame. Non avevamo molto tempo, così abbiamo approfittato dell'ora di pranzo per parlare con i residenti ed andare a trovare Štefan Gorol [della locale associazione romanì]. A Nový Bor rimaneva la medesima tensione. Tutti avevano qualcosa da dire, ma nessuno aveva fatto niente contro gli assalitori e tutti erano d'accordo che dovessero essere puniti.

Alle 15.30 circa stavamo tornando a Rumburk. In breve arrivammo. Nella piazza cittadina non c'era ancora niente che indicasse che presto da lì sarebbe partito un comizio. I pompieri stavano annaffiando lo spazio ed attorno c'erano solo poche persone. I giornalisti erano riuniti lì vicino in una gelateria. Però siamo riusciti a notare dei ragazzi il cui aspetto [da manifestanti di estrema destra] ci ricordò di Krupka o Nový Bydžov [all'inizio di quest'anno]. Più tardi, nella piazza venne montato un piccolo podio e solo verso le 17.00 la gente cominciò ad arrivare. I giornalisti si spostarono verso il podio. Scattai qualche foto, guardandomi attorno. C'erano sì un paio di ragazzini con la testa rasata e la t-shirt "Everlast", ma la gente che si era radunata sembrava più essere formata da cittadini insoddisfatti, che non da estremisti.

Il comizio iniziò col discorso del deputato Foldyna (Socialdemocratico - ČSSD). La folla era molto fredda nei suoi confronti, tranne rare eccezioni. Il sindaco Sykáček (ČSSD) venne fischiato ed i commenti nei suoi confronti non sono riferibili.

A quel punto un nerboruto ragazzo ha afferrato il microfono per presentare Josef Mašín. Ha affermato due volte di non essere un estremista, raccogliendo con ciò tutto l'appoggio possibile dagli estremisti presenti tra la folla. Il gruppo Resistenza Civile (Občanský odpor) a cui appartiene, aveva originariamente convocato la manifestazione, stesso orario - stesso luogo, ma l'evento non aveva avuto il permesso da parte della giunta cittadina, per il timore del comportamento degli estremisti legati al gruppo. I socialdemocratici locali hanno risolto la questione ospitando loro stessi l'evento, come si dice: hanno fatto la torta e se la sono pure mangiata. Il discorso appassionato di Mašín ha ottenuto più applausi di tutti.

Qualche minuto dopo il comizio è terminato e la folla si è dispersa. Anche noi siamo andati, ad inviare alcune foto e brevi messaggi in redazione. Poco dopo, le cose sono cambiate nuovamente. Il nostro corrispondente che era rimasto sulla scena ci ha chiamato, dicendoci che stava per partire un corteo. Apparentemente la folla gridava che stava muovendosi contro gli "zingari".

Poco più tardi, siamo riusciti a raggiungere i dimostranti. Diverse centinaia di persone stavano marciando attraverso la città, lanciando slogan razzisti. Invano ho cercato traccia della polizia. Evidentemente, pensavano che una squadra di tre in tenuta anti-conflitto fosse sufficiente per quella folla, che ho stimato di 600-800 persone. Da nessuna parte, vigili o poliziotti antisommossa.

La folla ha raggiunto l'edificio dove vivevano i presunti partecipanti alla rissa, distruggendone la staccionata verso la strada. La polizia sulla scena impediva alla folla di irrompere nell'appartamento, mentre il suo proprietario assisteva alla scena. Comunque, gli inquilini non erano in casa. Avevano già abbandonatola città, perché i loro vicini avevano minacciato di linciarli. Molti di loro non avevano niente a che fare con la recente rissa.

Alla fine abbiamo girato dall'altra parte dell'edificio. La polizia aveva bloccato gli accessi. Da distante, vedevamo la polizia antisommossa in azione, così siamo corsi nella loro direzione per registrare cosa stesse accadendo. Era in corso un intervento assolutamente banale: l'arresto di un manifestante che non aveva obbedito alle istruzioni della polizia. Ho scattato una foto al manifestante che si ribellava alla polizia. Tutto quel che so, è che in seguito a ciò sono stato arrestato con i miei colleghi. Siamo poi stati rilasciati senza nessuna spiegazione (vedi QUI testo in inglese - ndr).

A quel punto ci è sembrato che i disordini per strada fossero terminati. Siamo tornati in sala stampa dove c'era il portavoce della polizia.

Poco più tardi abbiamo appreso che la famiglia rom dell'appartamento circondato, stava passando la notte a 14 km. da lì, presso dei parenti. Abbiamo guidato sino lì, filmandoli ed intervistandoli per Romea.cz.

Gli organizzatori a Rumburk si sono lasciati sfuggire completamente di mano la situazione. Quel che è successo, non può assolutamente definirsi una "manifestazione pacifica". I dimostranti lanciavano slogan razzisti, all'unico scopo di terrorizzare i residenti rom ed espellerli dalla città. Alla fine, come sempre, quanti non hanno fatto niente di male sono coloro che hanno sofferto maggiormente.

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Di Fabrizio (del 04/09/2011 @ 09:33:21, in scuola, visitato 1601 volte)

Vi state preparando per il ritorno a scuola? Una segnalazione di Stefano Pasta

Lunedì 29.08.2011 13:00
di Guido Maffioli, papà milanese, 40 anni


Scrivo mentre sono in vacanza con i miei figli. Il maggiore, 10 anni, sta scrivendo una cartolina ad un compagno di scuola. Mi ricordo di averne scritte tante alla sua età su quello stesso tavolo.
Penso a chi le vorrei scrivere oggi, parenti, amici. Nell'era di internet di molti non saprei neppure l'indirizzo.
Una, di certo, la manderei a Florin, di lui un indirizzo ce l'ho, ma la cartolina non arriverebbe. Florin è rom, papà anche lui di tre figli che vanno a scuola, la maggiore Alexandra è già alle medie. Non ha un indirizzo vero perché ha subito numerosi sgomberi in questi ultimi due anni; a quello del novembre 2009 nel mio quartiere, Rubattino, ne sono seguiti tanti altri.

Ogni volta è così: lui trova un accordo con qualcuno per collocare il suo camper, pagando un modico affitto con il lavoro che ha, part time, all'AMSA. Poi dura poco, chiamano la polizia per mandarli via perché vedono che sono in tanti, lì dentro, lui coi figli e la moglie, il fratello con la sua altrettanto numerosa famiglia.
Florin mi ha spiegato perché preferiscono stare insieme così numerosi. Hanno paura, vivono nell'insicurezza. Di sera non ci sono luci e tornare al camper, soprattutto per le donne, fa paura. Meglio essere in tanti, meglio che ci siano più uomini insieme, se lui fa tardi sul lavoro, a “casa” c'è il fratello o il nipote maggiore. Si è più sicuri, così, in tanti.

Mi sorprende sempre come la parola <<sicurezza>> possa essere percepita diversamente a seconda di chi la pronuncia, oggi che è così tanto (ab)usata nei programmi elettorali o televisivi.
In questa situazione una certezza Florin ce l'ha. I suoi figli continuano ad andare nelle loro scuole, quelle del quartiere Feltre vicino a via Rubattino, dove andavano già tre anni fa, iscritti dalla Comunità di Sant'Egidio. Conoscono le maestre, le prof, i compagni, le mamme. E' complicato arrivare puntuali, ad ogni sgombero ridefinire gli orari, i mezzi pubblici necessari per raggiungere la scuola, ma – mi dice – ci tengo io e ci tengono loro, anche Marius, il più piccolo, in terza elementare il prossimo anno, con quello sguardo attento e curioso che gli ho visto quando l'ho salutato insieme al papà.

Conosco Florin grazie alla voglia di andare a scuola dei suoi figli. Ricevono una borsa di studio attraverso un progetto per l'integrazione scolastica della Comunità di Sant'Egidio. Loro si impegnano a frequentare la scuola con costanza – anche impiegando ogni mattina più di un'ora per arrivarci - e ricevono un contributo mensile per coprire le varie spese (abbonamenti pubblici, materiale scolastico, etc). Questi progetti funzionano coinvolgendo le maestre dei bambini e qualcuno che vede il genitore per sapere come va, se ci sono difficoltà. Con Florin quel qualcuno sono io, una volta al mese, ci incontriamo brevemente e mi aggiorna.

Nel secondo quadrimestre dell'anno scolastico appena concluso la borsa è stata coperta con l'aiuto dell'Associazione Genitori della scuola dei miei figli. E' stato approvata la proposta, dato che incentivare l'integrazione scolastica è negli scopi dell'Associazione. Ne sono stato felice, non tanto per il piccolo aiuto dato ai figli di Florin, ma per ciò che può significare questa azione, cioè che si possano fare cose concrete, senza esibizione, con il fine di far progredire tutta la comunità a cominciare dai bambini e dalle bambine, e dal garantire a tutti loro un diritto importante e basilare come andare a scuola.

Forse nel nuovo anno scolastico amplieremo il progetto e, magari nella prossima estate - se la politica comunale avrà abbandonato la logica degli sgomberi dissennati e intrapreso soluzioni più lungimiranti, concertate, mirate all'integrazione - potrò inviare una cartolina a Florin ad un indirizzo sicuro.

Chi volesse aiutare e sostenere questi progetti o ricevere informazioni può mettersi in contatto via e-mail all'indirizzo santegidio.rubattino@gmail.com

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Di Fabrizio (del 03/09/2011 @ 09:52:56, in media, visitato 1450 volte)

Qualche anno fa, suggerii ad un amico un testo (che avevo a mia volta trovato in un altro blog) del keniano Binyavanga Wainaina. Per un po' di tempo avevo usato quel pezzo per descrivere la difficoltà di interessare i lettori raccontando la realtà al posto degli stereotipi. La stessa persona a cui l'avevo suggerito, mi segnala che la rivista Internazionale ha provveduto a fornirne una versione in italiano. Buona lettura.

Come scrivere d'Africa

Nel titolo, usate sempre le parole "Africa", "nero", "safari". Nel sottotitolo, inserite termini come "Zanzibar", "masai", "zulu", "zambesi", "Congo", "Nilo", "grande", "cielo", "ombra", "tamburi", "sole" o "antico passato". Altre parole utili sono "guerriglia", "senza tempo", "primordiale" e "tribale".

Mai mettere in copertina (ma neanche all'interno) la foto di un africano ben vestito e in salute, a meno che quell'africano non abbia vinto un Nobel. Usate, piuttosto, immagini di persone a torso nudo con costole in evidenza. Se proprio dovete ritrarre un africano, assicuratevi che indossi un abito tipico masai, zulu o dogon.

Nel testo, descrivete l'Africa come se fosse un paese caldo, polveroso con praterie ondulate, animali e piccoli, minuscoli esseri umani denutriti. Oppure caldo e umido, con popolazione di bassa statura che mangia scimmie. Non perdetevi in descrizioni accurate, l'Africa è grande: cinquantaquattro nazioni e novecento milioni di persone troppo impegnate a soffrire la fame, morire, combattere o emigrare per aver tempo di leggere il vostro libro.

Il continente è pieno di deserti, giungle, altipiani, savane e molti altri paesaggi, ma questo non interessa ai vostri lettori. Fate delle descrizioni romantiche, evocative, senza esagerare con i dettagli.

Ricordatevi di dire che gli africani hanno la musica e il ritmo nel sangue, e che mangiano cose che nessun altro uomo è in grado di mangiare. Non citate mai riso, carne e grano: preferite, tra i piatti tipici del continente nero, cervello di scimmia, capra, serpente, vermi, larve e ogni sorta di selvaggina. E ricordatevi anche di aggiungere che voi siete riusciti a mangiare questi cibi e anzi che avete imparato a farveli piacere.

Soggetti vietati: scene di vita quotidiana, amore tra africani, riferimenti a scrittori o intellettuali, cenni a bambini scolarizzati che non soffrano di framboesia, Ebola o abbiano subìto mutilazioni genitali. Nel libro adottate un tono di voce sommesso e ammiccante con il lettore e un tono triste, alla "era esattamente quello che mi aspettavo".

Chiarite subito che il vostro progressismo è senza macchia e dite quanto amate l'Africa e come vi sentite in armonia con quella terra e anzi, non potete viverne lontani. L'Africa è l'unico continente che si può amare: approfittatene! Se siete uomini, descrivete le torride foreste vergini. Se siete donne, parlate dell'Africa come di un uomo in giubbotto multitasche che sparisce nel tramonto. L'Africa è da compatire, adorare o dominare. Ma qualsiasi punto di vista scegliate, assicuratevi di dare l'impressione che senza il vostro intervento l'Africa sarebbe spacciata.

I vostri personaggi possono essere guerrieri nudi, servitori reali, indovini, sciamani e vecchi saggi che vivono in splendidi eremi. O ancora politici corrotti, guide turistiche incapaci e poligame o prostitute che avete frequentato. Il servitore reale deve avere l'atteggiamento di un bambino di sette anni, bisognoso di una guida, che teme i serpenti e vi trascina di continuo in oscuri complotti. Il vecchio saggio discenderà sempre da una nobile tribù, i suoi occhi saranno cisposi e lui sarà vicino al cuore della madre terra.

L'africano d'oggi è un grassone che lavora (e ruba) all'ufficio visti e nega permessi di lavoro agli esperti occidentali, che hanno davvero a cuore il bene del continente. Č un nemico dello sviluppo, che ostacola gli africani buoni e competenti che vorrebbero creare organizzazioni non governative e riserve protette. Oppure è un intellettuale che ha studiato a Oxford ed è diventato un serial killer di politici in doppiopetto: è un cannibale a cui piace lo champagne di marca e sua madre è una ricca maga e guaritrice.

Non dimenticatevi di inserire nel libro la donna africana denutrita che vaga seminuda nel campo dei rifugiati aspettando la carità dell'occidente: i suoi figli hanno le mosche sugli occhi e gli ombelichi tondi e lei ha le mammelle vuote e cadenti. Deve sembrare bisognosa e non deve avere né un passato né una storia (qualsiasi digressione smorzerebbe la tensione drammatica).

Si deve lamentare ma non deve spendere una parola per sé, tranne i riferimenti alla sua sofferenza. Inserite anche una figura femminile materna e sollecita, dalla risata forte, che si occupa di voi e del vostro bene e chiamatela semplicemente Mama. I suoi figli saranno tutti delinquenti.

Tutti questi personaggi dovrebbero far da contorno al vostro eroe, aiutandolo a sembrare migliore. Č lui che li può istruire, lavare, sfamare. Si occupa di moltissimi bambini e ha visto la morte. Il vostro eroe siete voi (se si tratta di un reportage), oppure un generoso aristocratico (o vip) straniero pieno di fascino tragico, che ormai si è dedicato ai diritti degli animali (se il vostro libro è di narrativa).

Tra i personaggi occidentali cattivi ci devono essere i figli dei ministri conservatori al governo, gli afrikaners, gli impiegati della Banca mondiale. Quando parlate dello sfruttamento esercitato dagli stranieri, citate i commercianti cinesi e indiani e, in generale, accusate l'occidente per la situazione del continente africano.

Cercate però di non entrare troppo nello specifico. I ritratti rapidi e approssimativi vanno benissimo. Evitate che gli africani ridano, o educhino i loro bambini, e non ritraeteli in circostanze frivole. Fategli dire qualcosa d'interessante sull'impegno europeo o statunitense nel continente. I personaggi africani dovrebbero essere pittoreschi, esotici, più grandi della vita, ma vuoti dentro, senza contrasti, conflitti e scelte nelle loro esistenze, nessuna profondità o desideri che confondano le idee.

Descrivete nel dettaglio i seni nudi, i genitali sottoposti a mutilazione e quelli di grosse dimensioni. E i cadaveri. O, meglio ancora, i cadaveri nudi. E soprattutto i cadaveri nudi in putrefazione. Ricordatevi: qualsiasi opera in cui la gente africana sembri miserevole e ripugnante sarà vista come l'Africa "vera", ed è proprio questo che volete sulla copertina del vostro libro. Non fatevi troppi scrupoli in proposito: state cercando di aiutare il continente chiedendo aiuto agli occidentali.

Il massimo tabù quando si scrive di Africa è descrivere la sofferenza e la morte di un bianco. Anche gli animali devono essere ritratti in modo complesso e articolato. Parlano e hanno nomi, ambizioni e desideri. Sono anche bravi genitori: "Vedete come i leoni istruiscono i figli?", gli elefanti sono altruisti, le femmine sono vere matriarche e i maschi dei dignitosi capibranco.

E lo stesso per i gorilla: non dite mai niente di negativo sugli elefanti o sui gorilla. Difendeteli sempre, anche quando invadono terre coltivate, distruggono raccolti e uccidono gli uomini. Descrivete i grandi felini con enfasi. Le iene invece sono un bersaglio consentito e devono avere un vago accento mediorientale.

Qualunque piccolo africano che viva nella giungla o nel deserto va descritto sempre di buon umore. Dopo gli attivisti vip e i volontari, in Africa le persone più importanti sono quelle che si battono per la tutela dell'ambiente. Non offendetele. Avete bisogno che v'invitino nelle loro riserve da diecimila metri quadrati, perché è l'unico modo a vostra disposizione per incontrare e intervistare gli attivisti vip.

Mettere in copertina l'immagine di uno (o una) che si batte per l'ambiente, con l'aria intrepida e lo sguardo ispirato, funziona benissimo in libreria e vi farà vendere un sacco. Chi può essere considerato così? Be', qualsiasi bianco, abbronzato, con vestiti tinta kaki, che almeno una volta abbia accudito un antilope o possegga un ranch è uno (o una) che sta cercando di tutelare il ricco patrimonio naturale dell'Africa. Quando l'intervistate, non fate domande sul denaro; non chiedete quanti soldi ne ricava. Soprattutto, evitate qualsiasi riferimento alla paga che dà ai suoi lavoranti.

Se vi dimenticate di citare la luce africana, i vostri lettori rimarranno stupiti. E i tramonti. Il tramonto africano è d'obbligo. Č sempre grande e rosso e il cielo è vastissimo. Gli enormi spazi aperti e gli animali da cacciare sono i punti focali. L'Africa è la terra degli enormi spazi aperti. Quando descrivete la flora e la fauna, ricordatevi di dire che l'Africa è sovrappopolata.

Invece, quando il vostro protagonista si trova nel deserto o nella giungla in mezzo agli indigeni è bene avvisare il lettore che l'Africa è stata spopolata dall'aids e dalla guerra. Vi servirà anche un nightclub chiamato Tropicana dove s'incontrano i mercenari, i malvagi parvenu indigeni, le prostitute, i guerriglieri e gli esuli. In ogni caso, chiudete il vostro libro con Nelson Mandela che dice qualcosa sugli arcobaleni e sulle speranze di rinascita. Perché voi ci tenete.

Binyavanga Wainaina uno scrittore e giornalista keniano. Ha vinto il Caine prize for african writing.


PS: La vendetta (ma stavolta traducetelo voi ; - ))

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