"Ma che strano modo di venire a scuola
dietro una bicicletta che è anche una carriola
c'è una nuova amichetta, non parla una parola
sembra in difficoltà ma poi è lei che ci consola..." da "Sono cool questi Rom", Assalti Frontali 2011
Cantano e ballano i bambini dell'Iqbal Masih, insieme ai loro compagni
Rom. E' uno spettacolo per genitori insegnanti e amici che conclude un anno
scolastico passato a parlare e a mettere in versi e musica diritti e articoli
della Costituzione. Hanno inventato un rap sulla Costituzione: "Art. 34:
La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto
anni, è obbligatoria e gratuita." E ancora: "I capaci e meritevoli, anche se
privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi"…
E' finito un altro anno intenso e divertente, fatto di discussioni serie e
avvincenti, di studio e di ricerca, di molte domande e poche risposte, e strane
canzoni che resteranno nel ricordo insieme alla sensazione di aver parlato di
cose da grandi e del proprio futuro.
A scuola si studia, ma soprattutto si fa esperienza del mondo, bambini e adulti
tutti insieme e le storie di ciascuno diventano le storie di tutti.
E in questo incontrarsi, davanti ai pantaloni lisi e a una faccia arruffata e un
po' monella, si svuotano i pregiudizi più oscuri e minacciosi. Allora, con
immenso sollievo, ci riscopriamo umani.
Madalina viene a scuola tutti i giorni, non è mai in ritardo, non fa
capricci, è sempre pulita e in ordine. Non era mai andata a scuola ma fa
progressi veloci e nel giro di poco è quasi alla pari con gli altri.
Contemporaneamente anche gli adulti fanno grandi progressi: le famiglie dei
bambini della classe parlano di lei come la "loro" bimba Rom e fanno la colletta
perché ha bisogno di occhiali da vista e la sua famiglia non può comprarglieli.
Madalina vive ancora in una ex fabbrica occupata ma, grazie anche alla comunità
scolastica, oggi è un po' meno "zingara".
La scuola pubblica, piaccia o no, è questo: un ponte, a volte di pietra
altre solo di liane, tra persone e culture diverse, uno spazio e un tempo di
incontro e conoscenza reciproca, di uscita dall'isolamento. Un ponte tutt'altro
che scontato, da costruire con intelligenza e sensibilità, da coltivare con cura
giorno dopo giorno. E per costruirlo la scuola e i suoi operatori devono
ricercare, non senza fatica, modi di entrare in relazione con le famiglie Rom e
non, per esplicitare e risolvere aspettative, fraintendimenti, paure, diffidenze
reciproche.
Bisogna trasmettere l'idea che l'istituzione scolastica non è in antagonismo con
i valori educativi della famiglia rom e mettersi personalmente in gioco per
permettere lo sviluppo di rapporti e relazioni basate sulla fiducia. Bisogna
rassicurare le famiglie degli altri alunni sui timori che l'inserimento di bimbi
Rom si ripercuota negativamente sulla vita della classe. Bisogna trovare forme
nuove di organizzazione interna e allacciare rapporti stabili con le altre
istituzioni e con le associazioni per concertare azioni coerenti.
Così, insieme ai volontari, le maestre cominciano ad andare al campo ogni
mattina per portare i bimbi a scuola e nel giro di qualche anno ci si ritrova ad
accogliere le nuove generazioni che, accompagnate dai genitori, vengono a scuola
perché "ci si sta bene".
Ma anche quando ormai la scuola è diventata un valore e insieme un riferimento
per la comunità Rom, gli interventi al campo restano necessari per conoscere e
capire la realtà in cui i bambini vivono. Siamo, infatti, soliti a chiamare Rom,
Nomadi o Zingari una costellazione di etnie molto diverse per cultura, credo
religioso e provenienza geografica, spesso tra loro incompatibili: Sinti, Rudari,
Khorakhané, Rom Rumeni, accomunati soltanto dalla migrazione forzata dai luoghi
d'origine e oggi, con le politiche di respingimento adottate dal Comune di Roma,
dalla convivenza forzata nei campi autorizzati.
Rendersi conto che le richieste che si fanno a scuola sono altre, a volte anche
distanti o contraddittorie, rispetto a quelle che si vivono a casa, aiuta i
docenti a elaborare strumenti didattici e strategie più efficaci che rendano più
graduale il passaggio: dalla cultura orale a quella scritta, dall'apprendimento
esclusivamente concreto e basato sull'imitazione all'astrazione dei segni. Né
bastano le specifiche competenze professionali: ci vuole tempo e pazienza,
capacità di mettersi in ascolto e lasciarsi guidare da un'osservazione attenta
sul modo in cui i bambini entrano in rapporto con loro e con gli altri,
sostenendo comportamenti che aiutino a stare bene insieme, rispettando spazi,
tempi e modi degli altri.
E'quindi all'interno di un clima affettivo accogliente e valorizzante che i
bimbi Rom, come anche gli altri del resto, prendono coscienza dell'ambiente
scolastico, familiarizzano con regole e tempi diversi da quelli conosciuti,
scoprono motivazioni ad apprendere, incominciano a intravedere per se stessi un
futuro diverso da quello dei loro genitori (e sono le bambine più dei maschietti
ad esplicitare il desiderio di trovare un lavoro, forse per sfuggire ad un
destino di maternità precoce e povertà duratura).
La scuola pubblica: un ponte tra chi ha cittadinanza e chi "dovrebbe" restare
invisibile.
E' proprio questa vocazione a includere, ad affiancare chi si vede negati
diritti e dignità che le viene rimproverata dai politici attuali mentre si
nascondono dietro "giustificazioni" demagogiche di ordine, decoro e sicurezza.
Nell'alba livida di un giorno di novembre del 2009 arriva la Folgore a
sgomberare (la chiamano bonifica!) un insediamento di duecento persone tra
uomini, donne e bambini. E mentre gli uomini scappano o vengono portati in
caserma, mentre le ruspe già distruggono quelle misere casupole, le mamme e i
papà degli altri vanno a prendere i "loro" bambini Rom per portarli al riparo, a
scuola.
Continueranno a venire dal nuovo posto che li ha accolti, distante chilometri,
seduti nella cesta di plastica che il papà ha assicurato al telaio della vecchia
bicicletta.
Valentin e Cristina, deportati troppo lontano, qualche giorno dopo ci salutano
tra le lacrime incredule di adulti e compagni.
Per loro la scuola è finita, per noi la Costituzione è stata, ancora una volta,
calpestata.
di Enrico Albertini - Entro fine anno la consegna delle abitazioni ai
nomadi: concluso il secondo progetto di "auto-costruzione" in città
SAN LAZZARO. Fra poco partiranno i lavori per allacciare le nuove condutture
di acqua e gas, mentre per settembre è prevista la nuova illuminazione: il nuovo
campo nomadi di via Longhin sta prendendo forma. «Puntiamo a finire la
costruzione della parte giorno delle quattordici casette previste entro la fine
dell'anno», spiega l'assessore ai Servizi sociali Fabio Verlato. Poi i 60 rom
potranno tornare nell'area che abitano ormai da anni: attualmente sono ospitati,
nell'attesa che arrivino le nuove case, nel casolare della «fattoria» a fianco
del campo. Il modello è quello di via Tassinari, dove i nomadi hanno contribuito
a costruire le loro case e autogestiscono in sostanza l'area.
In via Longhin è andata meno bene. «Sono 3 i ragazzi che stanno lavorando
assieme alla ditta per la realizzazione delle casette», ricorda Verlato. I tempi
di costruzione si sono allungati: inizialmente si doveva terminare in autunno,
ora si punta a preparare il tutto per la fine dell'anno. Per ora i rom
continuano ad utilizzare la sistemazione temporanea nel casolare che qualche
anno fa sembrava poter diventare la nuova moschea, ma che è rimasto poi
abbandonato: ora è stato sistemato proprio per poter accogliere i rom in attesa
della sistemazione del campo. Il primo stralcio dei lavori prevede la
costruzione della parte giorno delle case, bagno, angolo cottura, ripostiglio e
soggiorno.
Intanto si dormirà là, poi con ulteriori finanziamenti si potrà precedere anche
alla posa in essere della camera da letto. Il Comune ha messo sul piatto 480
mila euro, soldi che arrivano però da fronti diametralmente opposti: una parte
viene da un finanziamento del 2007, dell'allora ministro della Solidarietà
sociale, Paolo Ferrero (220 mila euro). Il resto, 260 mila euro, li ha messi il
Ministero dell'Interno. I nomadi del campo sono rom di etnia harvati, residenti
a Padova e italiani da oltre cent'anni.
Da
Il Tirreno - Ragazzina rom molestata al semaforo. Invitata a salire
in auto e palpeggiata ripetutamente da un anziano automobilista - di
Candida Virgone
PISA 10 settembre 2011: Ieri mattina. Ore 9.30. Al semaforo dopo la grossa
rotatoria di Cisanello, quello in parallelo con l'ospedale, sulla tangenziale
che porta a Ospedaletto e agli svincoli per la superstrada, c'è una
ragazzina rom. Minuta, capelli lunghi, dimostra meno dei 15 anni che dice di
avere. Pantalone blu, maglietta rosa, chiede l'obolo ai passanti, secondo una
tradizione ormai consolidata. È lo stesso semaforo in cui, sedici anni fa, fu
lasciata una sorta di bomba giocattolo fatta in casa che straziò due fratellini
macedoni. La scena è stata seguita da una cronista del Tirreno, in diretta. Alla
ragazzina ferma a chiedere l'elemosina, ieri, si è avvicinato un signore
attempato con una utilitaria bianca. Ha sporto la testa fuori dall'abitacolo, ha
iniziato a chiacchierare con la ragazza, poi le ha chiesto chiesto - lo ha
raccontato lei - di salire in auto con lui.
La ragazza ha rifiutato, ha spiegato che non poteva e, per tutta risposta lui è
sporto ancora di più palpandole i seni ripetutamente, senza tanti complimenti,
quasi aggressivo. La ragazza a quel punto si è sottratta alla stretta con una
smorfia al viso e si è allontanata. È arrivato il verde e la coda è ripartita,
come se niente fosse. La targa dell'automobilista era leggibile. La prima
reazione è quella di non sottovalutare la gravità di questo episodio, di fronte
a una persona che si sente in diritto di mettere le mani su una ragazzina solo
perché è sola e forse anche perché la ritiene un elemento socialmente debole.
«Di episodi del genere mi hanno parlato alcuni operatori - dice Simone Consani,
della Società della salute - ma sarebbero avvenuti molti anni fa. Se riuscissimo
ad avere notizia di quelli che accadono oggi e a registrarli potremmo
intervenire. È importante dunque segnalarli. I molestatori comunque non guardano
in faccia nessuno, avvicinano chiunque, chiaramente si sentono anche più forti
con persone che ritengono socialmente più attaccabili».
«Spesso i genitori nomadi mi raccontano che minorenni, ragazzini dai 10 anni in
su, vengono molestati sessualmente ai semafori». Lo racconta Sergio Bontempelli,
presidente di Africa Insieme. «Capita loro - aggiunge - di ricevere vere e
proprie proposte sessuali. Promettendo di portarli al supermercato a fare la
spesa o in cambio di 10 euro, chiedono loro di salire in auto o di appartarsi
con loro in un parcheggio o in qualche posto isolato. I ragazzi non salgono mai,
però, sulle macchine di sconosciuti. I genitori si infuriano, ma, è chiaro, in
strada può accadere di tutto».
note di Opera Nomadi Toscana:
Nei giorni scorsi nella città di Pisa sono avvenuti 12 sgomberi di campi abusi
rom senza predisporre nessuna alternativa. La stampa locale ha dato ampio
rilievo alla vicenda. Numerosi articoli esaltavano frasi ed espressioni
razziste. Sulla prima pagina della Nazione compariva la foto di una bambina rom
insieme a sua madre. Altri articoli evidenziavano come alcuni rom avrebbero
rubato della frutta dagli alberi.
E' evidente come la stampa tratti spesso l'argomento e la questione rom con toni
di disprezzo e repulsione evidentemente mal celata. Le notizie della politica
rom non vengono pubblicate ed evidenziate. Solo pochissime righe a fondo pagina
sul Summit Europeo pro Rom del 22 settembre a Strasburgo.
L'episodio raccontato dalla cronista Candida Virgone è gravissimo e la invitiamo
a denunciare il numero della targa alla Polizia di Stato.
Opera Nomadi Toscana esprime la piena ed assoluta solidarietà alle famiglie rom,
ai bambini sempre più vittime del razzismo, della violenza, della sopraffazione
di un sistema che non considera i diritti degli esseri umani. Promuoveremo una
denuncia presso la Magistratura Pisana sugli avvenimenti riportati in questo
articolo, sugli abusi subiti dai bambini e dalla giovane ragazza rom.
La scorsa notte un uomo che affermava di lavorare per Altek Security assieme
agli ufficiali giudiziari di
Constant & Co. nell'operazione volta allo sgombero di Dale Farm, ha contattato Richard
Sheridan, presidente del Gypsy Council, apparentemente per informazioni mancanti
sullo sgombero. Ha detto che lo sgombero sarebbe iniziato alle 8.00 di lunedì e
che il consiglio di Basildon aveva mentito sulla data di inizio. Questa
persona è stata riconosciuta dai Traveller sgomberati l'anno scorso a Hovefields,
che hanno confermato come avesse allora lavorato per
Constant & Co. Lui ha spronato i Traveller ad adoperare la violenza ed i
sostenitori a salire sulle barricate ed ad agire lanciandosi da queste
strutture. Ha suggerito di contattare i media nazionali con urgenza. I residenti
di Dale Farm hanno registrato l'incontro.
I residenti, già in allerta e profondamente segnati, sono corsi nel panico a
lanciare l'allarme. I bambini terrorizzati non sono stati in grado di prendere
sonno, e volevano sapere se sarebbero stati allontanati con la forza dalle loro
case e dalla scuola. Molte donne piangevano.
Sostenitori e residenti radunati assieme, hanno bloccato gli ingressi e
cercato di riportare la calma mentre la storia dell'uomo veniva smontata. Alle
8.30 non si era presentato nessun ufficiale giudiziario, nondimeno i residenti
hanno passato una notte di minaccia e paura.
Sembra che l'operazione di rimozione dei residenti da Dale Farm abbia
raggiunto un nuovo livello di doppiezza. Gli anziani, i malati e anche i bambini
stanno soffrendo molto.
Pare stiano arrivando le attrezzature per costruire una sala stampa adiacente
a Dale Farm. Ci sono preoccupazioni che l'accesso al sito venga controllato
dalla polizia. I residenti temono che il mancato accesso dei media incrementi
possibili incidenti, come si è verificato negli sgomberi passati a causa delle
brutalità di polizia ed ufficiali giudiziari, in mancanza di testimoni.
Aggiornamenti dalla rete dei solidali:
Il Gipsy Council raccomanda di mantenere la calma - non è stata ricevuta
alcuna comunicazione scritta sull'arrivo degli ufficiali giudiziari, ma ci
sono prove che qualcuno stia rimestando nel torbido. Verrete tenuti
informati, sconsigliamo da ora in avanti l'ingresso del sito a chiunque non
abbia seguito una formazione da osservatore legale o da attivista dei
diritti umani. Attualmente la fase attiva dello sgombero risulta ancora
programmata per lunedì 19 settembre, ma non si escludono operazioni
preparatorie durante questa settimana da parte della polizia e di
Constant & Co. nei dintorni del sito.
Il prossimo appuntamento importante è programmato per mercoledì 14
settembre, con una conferenza stampa congiunta tra Nazioni Unite e Gipsy
Council, durante la quale verrà presentata la
petizione contro lo sgombero e le firme raccolte.
Su richiesta dei residenti, i giornalisti e gli operatori radio-TV sono pregati di limitare le
loro visite negli orari 11.00-12.00 e 15.00-16.00, a meno di
appuntamento concordato in precedenza. Per appuntamenti, tel. 07583
761462
Ultima cosa, ma mi sembra importante anche questa, da Camp Costant
comunicano che ci sono le ciambelle
Di Sucar Drom (del 13/09/2011 @ 09:12:59, in casa, visitato 1807 volte)
Da due newsletter di Articolo 3:
A Torrazza Coste (Pavia) in pochi accettano che una famiglia rom possa
legittimamente comprare un terreno e stabilirvisi. Le continue lagnanze
dell'opinione pubblica hanno spinto il sindaco a sbilanciarsi: "Stiamo valutando
se ci sono gli estremi per un provvedimento di allontanamento legati a
ragioni di sanità pubblica". Nomadi, domani una decisione. Il sindaco:
"Pressioni per un'ordinanza di allontanamento" (Provincia pavese,
28/8). L'allontanamento della famiglia rom rappresenterebbe una gravissima
discriminazione e creerebbe un precedente pericoloso, incrinando oltretutto la
certezza del diritto. Inoltre, sono le istituzioni che dovrebbero governare i
timori della collettività o i timori della collettività che dovrebbero governare
le istituzioni?
Dopo aver evidentemente scartato la possibilità di allontanare la famiglia rom
attraverso "un provvedimento di allontanamento per ragioni di sanità pubblica",
l'amministrazione comunale di Torrazza Coste, "si sta muovendo con discrezione
per arrivare ad una soluzione pacifica che soddisfi i residenti": Firme
contro l'area nomadi. Residenti in via Moro in rivolta (Provincia pavese,
1/9). La "soluzione pacifica" consisterebbe nel tentativo dell'amministrazione
di convincere i proprietari del terreno a trovare nuovi acquirenti.
Si tratterebbe, se così fosse, di razzismo istituzionale ancora più
pericoloso, perché subdolo, mascherato dietro alle buone intenzioni di 'far
contenti i residenti'. Un tale comportamento da parte di un'istituzione
rappresenterebbe una forma di discriminazione relativamente nuova, e molto
pericolosa. Articolo 3 si impegnerà nelle prossime settimane ad approfondire la
vicenda, cercando di verificarne le dinamiche.
Chiediamo ad amici ed amiche rom un contatto con le famiglie rom bosniache
che hanno acquistato un terreno edificabile a TORRAZZA DI COSTE. Stiamo
valutando la possibilità di intervenire direttamente. QUESTA la nostra mail
Basildon è stata costruita per dare casa a chi non l'aveva - ora sta creando
centinaia di homeless. Grattan Puxon, segretario, Dale Farm Housing
Association
I diritti umani sono popolari quando riguardano altri paesi, ma non quando si
tratta di assicurarli a casa propria. Richard Howitt, parlamentare europeo
Di Fabrizio (del 12/09/2011 @ 09:04:01, in Europa, visitato 2816 volte)
Diverse notizie provenienti dalla Romania. Nella prima torna
la città di
Baia Mare: non contente di isolare l'insediamento dei Rom con un muro di
cinta (ma in Italia
non siamo messi meglio), le autorità stanno provvedendo alla demolizione e
allo sgombero di parte della comunità; la notizia arriva da
Romanian_Roma. Nella seconda, un appello di
Amnesty International dell'agosto scorso.
Nella terza, ancora da
Romanian_Roma, una singolare iniziativa in Transilvania.
Bucarest, 02/09/2011 - I gruppi per i diritti umani stanno protestando
contro i piani del sindaco Constantin Chereches volti allo sgombero di centinaia
di Rom dalle case di Baia Mare, nella Romania nord occidentale, ed alla
demolizione degli edifici.
"Il mio progetto è perfettamente legale, dato che i Rom hanno costruito
queste case senza alcun rispetto della legge", ha detto giovedì il sindaco.
"La misura si applicherà a diverse centinaia di persone che non hanno
documenti d'identità e residenza registrata a Baia Mare," ha aggiunto Chereches.
"Nessuno dovrebbe dirmi che non rispetta la legge."
L'ambasciata USA a Bucarest e diverse OnG, compresa Amnesty International,
hanno espresso il proprio sgomento.
L'ambasciatore USA Mark Gitenstein ha detto che alle famiglie dei Rom non
sono state notificati i previsti lavori di demolizione, che dovrebbero iniziare
il 5 settembre, e che il piano di sgombero ignorerebbe le loro preoccupazioni
sulla salute e sulla sicurezza.
"Facciamo eco ai sentimenti da Amnesty International ed a quanti altri hanno
dichiarato che questi sfratti e demolizioni non devono effettuarsi," ha
continuato l'ambasciatore.
Mercoledì, Amnesty International ha emesso un comunicato stampa, dicendo che:
"Ancora una volta, le autorità rumene stanno apertamente discriminando i membri
della comunità rom. Quando le autorità sgomberano le comunità rom contro la loro
volontà, senza un'adeguata consultazione, opportuno preavviso o adeguate
soluzioni abitative, violano le leggi internazionali e regionali sui diritti
umani che il governo della Romania ha sottoscritto," ha detto Jezerca Tigani,
vicedirettore di Amnesty per l'Europa.
Chereches ha reagito giovedì, dicendo che tanto l'ambasciata USA che i gruppi
dei diritti umani erano stati "male informati" e ha condannato un "tentativo
inaccettabile di porre pressione alle autorità locali."
A giugno, Chereches aveva suscitato polemiche ordinando la costruzione di un
muro cintato di tre metri di altezza e lungo 100 metri, tutto attorno agli
edifici in ci i Rom vivono in città.
Ufficialmente, la misura era per proteggere i bambini da incidenti stradali,
ma qualcuno l'ha visto come parte di una politica di ghettizzazione forzata.
La comunità rom in Romania sta lottando contro discriminazione, bassi tassi
di alfabetizzazione e disoccupazione massiccia. Ufficialmente conta circa
550.000 componenti in un paese di 21 milioni, ma è opinione diffusa che siano
almeno il doppio nel paese.
Molti di origine rom non dichiarano la loro etnia nei censimenti, a causa dei
diffusi pregiudizi che devono affrontare.
Raramente i Rom possiedono terreni e proprietà, e sono ulteriormente
svantaggiati dalla mancanza di alloggi sociali in un paese dove ormai il 97%
degli alloggi è privato.
Appelli - Proteggere il diritto all'alloggio
nella nuova legislazione della Romania
In Romania le persone più povere e svantaggiate non possono accedere a un
alloggio adeguato a causa del sistema giuridico vigente nel paese. Il diritto a
un pieno accesso a un alloggio adeguato non è riconosciuto o adeguatamente
protetto dall'attuale legislazione romena.
In tutto il paese, il modo in cui vengono condotti gli sgomberi forzati dei rom
e le minacce di sgomberi che i rom subiscono continuamente perpetuano la
segregazione razziale. Negli ultimi anni, le comunità rom sono state sgomberate
e trasferite vicino a discariche, impianti di depurazione o in aree industriali
alla periferia delle città. Quando questo accade, i rom non solo perdono le loro
case e i loro averi, ma anche le loro reti sociali, l'accesso al lavoro e ai
servizi statali.
Quando le autorità sgomberano le comunità rom contro la loro volontà, senza
un'adeguata consultazione, opportuno preavviso o adeguate soluzioni abitative,
violano le leggi internazionali e regionali sui diritti umani che il governo
della Romania ha sottoscritto, quali il Patto internazionale sui diritti
economici, sociali e culturali e la Convenzione europea per la salvaguardia dei
diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
Attualmente, il ministero dello Sviluppo regionale e del turismo sta rivedendo
la legislazione nazionale sull'alloggio. La prevista riforma della legge è
un'occasione per il governo della Romania per portare il proprio quadro
normativo nazionale in materia di alloggio, in linea con gli standard
internazionali e regionali sui diritti umani.
I distributori di energia solare
Phaesun GmbH di Memmingen
(Germania) ad agosto 2011 hanno portato a termine un progetto Green Power,
assieme all'iniziativa "Students in
Free Enterprise" (SIFE) dell'Università
di Regensburg.
Il progetto sostiene la popolazione rom in Romania, fornendo a 30 famiglie
nei villaggi di Rosia, Nou e Daia in Transylvania di sistemi PicoPV per
fornitura di corrente elettrica fuori rete. Phaesun ha donato i sistemi PicoPV.
Forniscono un'illuminazione elettrica affidabile e la possibilità di caricare i
telefoni cellulari e gestire altri piccoli apparecchi elettrici. Gli studenti
FISE sono stati addestrati al montaggio e alla riparazione dei sistemi Phaesun
ed hanno immediatamente trasmesso le loro conoscenze ai gestori locali del
progetto in Romania, che potranno impratichirsi sul posto.
"In Romania la popolazione rom è tuttora discriminata. Molti insediamenti non
sono collegati alla rete elettrica ed ai bambini spesso è negato l'accesso
all'istruzione, che si traduce in problemi come alti tassi di disoccupazione ed
alcolismo.", spiega Daniel Kaiser, responsabile del progetto SIFE. "Abbiamo
sviluppato un concetto olistico per sostenere le famiglie rom, incentrato su
istruzione, elettrificazione e generazione di reddito, iniziando nel marzo 2011
a realizzare il progetto. Così, siamo in grado di dare un contributo al
miglioramento a lungo termine delle condizioni di vita delle famiglie rom."
Il mantenimento del sistema è portato avanti da partner di progetto locali.
Questi includono l'amministrazione locale, l'ideatore Eginald Schlattner, come
pure due studenti di Rosia, laureandi in ingegneria elettrica, che ora sono in
grado di finanziarsi tramite una borsa di studio e la gestione di una stazione
di ricarica. Sono responsabili del buon funzionamento dei sistemi nel villaggio
e di una convenzione tra la stazione di ricarica ed i negozi di alimentari, dove
con un piccolo supplemento è possibile per le famiglie senza corrente elettrica
è possibile ricaricare i telefoni cellulari e le lampade con batterie integrate.
Spiega
Tobias Zwirner, amministratore delegato di Phaesun GmbH: "Conosciamo i problemi
che si verificano in Romania, dato che abbiamo lì già realizzato diversi
progetti relativi alla fornitura di corrente elettrica fuori rete, in
collaborazione con partner locali. La popolazione rom è spesso esclusa dai
servizi al pubblico e gli insediamenti spesso non hanno accesso alla rete
elettrica. I sistemi PicoPV per l'efficiente fornitura di piccoli carichi
offrono una buona possibilità per coprire il fabbisogno basico di elettricità de
può essere esteso secondo le richieste degli utenti."
SIFE sta per Studenti in Libera Impresa ed è un'organizzazione
internazionale di studenti che cercano di collegare l'impegno sociale con
l'attività imprenditoriale. Il gruppo SIFE dell'università di Regensburg è
attiva dal 2009 principalmente nell'Europa orientale.
Al Bar Righi dal 17 settembre al 3 ottobre come a Monaco, ci sarà l'Oktoberfest
con Birre, würstel, crauti a volontà (ma anche un menù tradizionale Sinto), non
perdetevi questi eventi MA SOPRATUTTO MUSICA DAL VIVO
18 Settembre dalle ore 19.30 - Musica varia
IL GATTO & LA VOLPE / Franco Zadra & Renzo.
24 Settembre dalle ore 19.30 - Musica e Menù Sinto
NEVES E IL SUO GRUPPO / Neves, Davide, Kam
30 Settembre dalle ore 19.30 - Musica da scoprire
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Dal blog
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pamela.gabrielli@gmail.com
(link
per chi legge da Facebook) ... con alcune considerazioni finali
Reportage web télévisé de la web tv http://www.chartres.tw -
Réalisation journaliste Eric Minsky-Kravetz.
Extrait de notre reportage sur la soirée de soutien aux expulsés du quartier du
Hanul à Saint-Denis (Seine-Saint-Denis). Le rappeur gitan Syntax venu
en soutien à la soirée chante "Monsieur le Juge..." Reportage web télévisé du
mercredi 14 juillet 2010 à Saint-Denis.
Questo video necessita di due brevi presentazioni:
Fra le poche cose riconosciute come positive ai Rom e Sinti è il talento
musicale. Ovviamente anche tra loro esistono le persone stonate, ma questo
succede con ogni stereotipo.
Sono conosciuti soprattutto per la musica balcanica, il flamenco ed
eventualmente il jazz manouche. Ma sono anche un popolo pienamente pan-europeo,
quindi le sue espressioni musicali, soprattutto nelle generazioni più giovani,
possono variare negli stili più diversi (dalla musica classica al rap, per
intenderci).
E talvolta non si tratta di semplici musicisti o compositori, ma di attivisti
culturali europei a pieno titolo, come nel caso di
Patrick Banga.
Parlando invece del contesto del video:
E' in atto da tempo un processo di coordinamento a livello europeo nelle
politiche repressive. Recentemente anche in Gran Bretagna, similmente
all'Italia, la
stampa viene ostacolata nella sua funzione di informazione quando si tratta
di sgomberi (e non solo).
Ostacolare l'informazione indipendente è solo uno dei tanti aspetti.
Ad esempio, ricordate a Milano gli "autobus della vergogna", dove sino alla primavera
scorsa venivano blindati i migranti privi di documenti? A fine mese scorso un
sistema simile è stato adoperato durante lo sgombero di un campo rom vicino
a Parigi.
Il tutto con una differenza di base: l'Italia sembra essere il laboratorio
di politiche repressive che vengono poi adottate altrove; mentre da noi
questi sistemi sollevano poche tiepide critiche, queste cose all'estero
riescono ancora a scandalizzare.
Per chi cercasse informazioni in italiano, la notizia è arrivata anche da
noi, grazie a
Giornalettismo (testata che ogni tanto incappa in qualche svarione, ma
col pregio di riprendere notizie che altrimenti passerebbero inosservate).
"Quasi 12 milioni di rom in Europa: 400 mila in Francia, dove Sarkozy ha
inaugurato una politica di espulsioni molto contestata; 150 mila in Italia,
dove a livello locale e nazionale i rom sono considerati giuridicamente
"invisibili" ed emergenza di tipo sociale."
In questo video il prof. Marco Brazzoduro, docente di "Politiche sociali"
nell’ateneo di Roma, fa il punto sulla condizione dei rom nel nostro paese. "In
Italia", dice il professore, "si fa la lotta ai poveri, non alla povertà".
Emerge come, nonostante le richieste avanzate dai rom per l’attribuzione di
alloggi pubblici, il comune di Roma non abbia mai fornito né alloggio né
assistenza, e come i rom contribuiscano, lavorando nella cosiddetta "economia
sommersa" al nostro welfare "senza ricevere nulla in cambio".
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