Di Fabrizio (del 04/03/2011 @ 09:53:44, in Kumpanija, visitato 1565 volte)
Domenica 6 marzo dalle 12.00 alle 13.00 - Piazza degli Zingari (zona Monti),
Roma
Per ricordarli a un mese dalla scomparsa, nell’incendio dell’insediamento in cui
abitavano.
La sera di domenica 6 febbraio perdevano la vita nell’incendio che ha bruciato
la loro abitazione Raul, Fernando, Sebastian e Patrizia, quattro bambini rom che
vivevano a Roma con la propria famiglia, alloggiati in un riparo di fortuna in
un accampamento nei pressi della Via Appia.
...Per non dimenticarli, e per ricordare tutte le persone che hanno perso la
vita in questi anni negli accampamenti in cui molte comunità rom e sinte in
Italia sono costrette ad abitare, la Sezione Italiana di Amnesty International,
la Fondazione Migrantes, l’Associazione 21 Luglio e Popica invitano tutti a
portare un fiore bianco a Piazza degli Zingari, luogo che testimonia i secoli di
storia comune che uniscono la città di Roma alle comunità rom e sinte.
Se non potrete essere presenti fisicamente, vi chiediamo di manifestare la
vostra vicinanza facendo recapitare dei fiori bianchi tra le 12.00 e le 13.00
tramite un servizio di consegna fiori a domicilio oppure contattando i fioristi
della zona: http://bit.ly/fioristi_monti
Per spedire i fiori utilizzate i seguenti dati:
NOME E COGNOME: Fabio Ciconte (incaricato di Amnesty International)
INDIRIZZO: Piazza degli Zingari
LOCALITA': Roma
RECAPITO TELEFONICO: 3287284402
CAP: 00184
PAESE: Italia
ORARIO: mattina (tra le 12 e le 13)
Intendo dire, evitando gestacci e scurrilità che magari verrebbero naturali.
Vediamo la performance di Dijana Pavlovic e Jovica Jovic in questa impresa quasi
impossibile.
Tratto da "L'almanacco del Gene Gnocco" del 20 febbraio 2011
Di Fabrizio (del 03/03/2011 @ 20:11:00, in Italia, visitato 2368 volte)
Stamattina presto, oltre un centinaio di poliziotti in tenuta antisommossa,
accompagnati da vigili del fuoco, ruspe, ambulanza e diversi camion, si sono
presentati al nostro campo, per sgomberare 4 nuclei familiari, ivi residenti da
quando è stato formato. Una delle famiglie sfrattate aveva anche presentato
ricorso amministrativo a settembre ed un successivo ricorso al TAR contro il
comune di Milano per un precedente avviso di sgombero [vedi
QUI]. A nessuno è stata consegnata notifica scritta per questo sgombero,
come invece previsto dalla legge.
Le roulottes e le case mobili degli sfollati sono state portate via dai vigili,
e quindi le famiglie non hanno dove andare. Prima hanno potuto portarsi via i
loro beni. Tutti erano accampati ai margini esterni del campo, perché la
piazzola loro assegnata era stata occupata in precedenza da abusivi. L'assurdo è
che queste famiglie abusive sono rimaste al loro posto.
Accompagnati da altri componenti del campo, gli sfrattati si sono presentati in
Casa della Carità (che ha la gestione del campo), ma non sono stati ricevuti per
assenza dell'incaricato. A tuttora nessuno di Casa della Carità è intervenuto
sul posto.
Inoltre una ruspa ha demolito la cabina elettrica che serviva tutto il campo, a
causa di alcuni allacciamenti non regolari; col risultato che ora tutto il campo
è senza elettricità (anche chi aveva un regolare contatore). In molte famiglie
manca anche la legna per scaldarsi. Nel frattempo piove su giusti e ingiusti.
I vigili hanno detto che torneranno lunedì prossimo per smantellare altre tre
case.
La brutalità degli innumerevoli sgomberi contro gli insediamenti abusivi, si sta
quindi trasferendo anche verso i campi sosta comunali, quelli che si vorrebbe
chiudere col famoso "Piano Nomadi", che in due anni non si è concretizzato,
nonostante le somme a disposizione (13 milioni di euro) per incapacità dello
stesso Comune. In mancanza di idee, il Comune maschera la sua incapacità
rendendo la vita impossibile ai Rom e ai Sinti cittadini e perseguendo una lenta
politica di logoramento.
Con l'occasione, smentiamo quanto affermato dal parlamentare europeo Borghezio
in un suo comunicato su
Agenzia Parlamentare: nonostante tutto, il campo di via Idro c'è ancora, a
fare da specchio alle contraddizioni sue, del suo partito e della maggioranza
che governa Milano.
Per informazioni: Fabrizio Casavola, 347-717.96.02
info@sivola.net
Antonio Braidic, 338-771.28.56
Di Sucar Drom (del 03/03/2011 @ 09:40:19, in Italia, visitato 2134 volte)
Assemblea del 2 marzo 2011, Brescia
La Federazione riunisce e coordina ventidue associazioni rom e sinte presenti in
tutta l’Italia. La federazione è riconosciuta dal Governo italiano e dalla
Presidenza della Repubblica. L’incontro di oggi è stato organizzato per
discutere e verificare il lavoro svolto nel 2010 e decidere le prossime
iniziative e i prossimi impegni della federazione.
I presidenti delle associazioni hanno plaudito al lavoro svolto nella
Campagna Dosta!, promossa dal Consiglio d’Europa e dal Dipartimento per le pari
Opportunità della Presidenza del Consiglio. La federazione ha realizzato
incontri, concerti, spettacoli teatrali, manifestazioni, dibattiti, mostre
fotografiche e tanto altro in diverse Città italiane, quali: Milano, Bolzano,
Mantova, Brescia, Prato, Rimini, Piacenza, Vicenza, Bari… A Venezia grazie al
lavoro della federazione nella Campagna Dosta! è stato costituito l’Osservatorio
sulle discriminazione con il supporto del Comune di Venezia e dell’UNAR,
l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale del Ministero delle Pari
Opportunità.
La federazione ha poi partecipato a diverse iniziative istituzionali, quale
la commemorazione del Giorno della Memoria al Quirinale su invito diretto del
Presidente Napolitano.
L’Agenzia europea contro il razzismo (FRA) ha scelto la federazione come suo
partner per l’Italia per realizzare in tutta l’Italia una ricerca sul livello di
razzismo percepito e vissuto da sinti e rom. Saranno effettuate, entro maggio
2011, mille interviste a rom e sinti in tutto il Paese.
Inoltre, il Dipartimento di Stato americano ha invitato la Vice Presidente
della federazione Dijana Pavlovic a Washington per discutere sul razzismo e
sulle discriminazioni vissute da sinti e rom in Italia.
La federazione ha fissato la propria assemblea elettiva del 2011 in cui verrà
eletto il nuovo consigli direttivo. I Consiglieri della Federazione hanno
discusso le motivazioni che hanno portato il Presidente Radames Gabrieli a
dimettersi. Dopo un confronto serrato tra tutti i Consiglieri e il Presidente
dimissionario, il Consiglio direttivo ha respinto all’unanimità le dimissioni.
La federazione è estremamente preoccupata per le notizie drammatiche che
giungono da tutta l’Italia. Ringraziamo il Presidente della Repubblica per le
parole espresse dopo la morte di quattro bambini rom a Roma. Chiediamo al
Governo italiano di dare una svolta alle politiche fin qui messe in atto,
uscendo dalla logica sicuritaria e affermando il riconoscimento dello status di
minoranze linguistiche a tutti i sinti e i rom e mettendo in campo serie
politiche per il lavoro e per la casa. Chiediamo al Ministero del Welfare di
fissare un incontro per studiare un piano nazionale.
La federazione ha discusso a lungo sulla grave situazione dei sinti e dei rom
a Brescia che si trascina da alcuni anni. Dopo la vicenda accaduta il 14
febbraio nel campo sinti di via Orzinuovi 108 di Brescia la federazione a deciso
di intervenire per contrastare il provvedimento del Comune di Brescia che
intende spostare tre famiglie sinte nel villaggio per l’emergenza abitativa.
Contrastiamo questa decisione per questi motivi:
1) Le famiglie che vivono oggi nel villaggio di Borgo Satollo sono in una
situazione di grave sovraffollamento che pregiudica la situazione igienico
sanitaria dello stesso villaggio, sarebbe quindi doveroso che le tre casette
siano assegnate alle famiglie numerose che già vivono nel villaggio;
2) Le famiglie sinte in questi anni hanno investito risorse importanti per
comprarsi autonomamente un’abitazione (case mobili) senza chiedere assistenza al
Comune;
3) Le famiglie sono pronte ad impegnarsi per sottoscrivere dei mutui per
l’acquisto di terreni dove ogni famiglia può vivere in pace, questo progetto si
è fermato dopo che il Comune Brescia non si è impegnato per risolvere il
contrasto politico amministrativo con il Comune di Guidizzolo (MN), lasciando
cadere la possibilità che quattro famiglie potessero trovare una soluzione seria
e soddisfacente.
L’azione del Comune di Brescia il 14 febbraio, togliere l’energia elettrica a
tutte le famiglie sinte, è stato un provvedimento barbaro e medioevale che ha
messo a repentaglio la vita di due bambini. Una gravissima forma di
discriminazione.
La federazione organizzerà una manifestazione a Brescia in cui presenterà
alla Città proposte serie per risolvere il problema abitativo vissuto dalle
famiglie sinte e rom. Chiediamo a tutte le associazioni, a tutte le
organizzazioni e a tutta la società civile di partecipare all’organizzazione
della manifestazione.
Di Fabrizio (del 03/03/2011 @ 09:11:27, in lavoro, visitato 1708 volte)
Porto a conoscenza un'importante iniziativa milanese.
Anche se resto perplesso: ancora un incontro PER i Rom e i Sinti, ma dopo
tanti anni ci sarebbe bisogno di qualcosa CON i Rom e i Sinti. E se dopo tutto
questo tempo non si trova qualcuno di loro in grado di rappresentarli e
interloquire col comune e le associazioni, probabilmente c'è bisogno di un serio
esame di coscienza (anche da parte dello stesso Tavolo Rom).
Il tavolo Rom ritiene fondamentale in questa fase proporre alle realtà
del tavolo ed i servizi e le cooperative sociali che operano nel campo
dell’inserimento lavorativo di persone Rom e Sinti nel nostro territorio, una
mezza giornata seminariale.
La giornata di studio l’abbiamo pensata con una apertura da parte del Tavolo
Rom, e:
una relazione di Antonio Verona, responsabile mercato del lavoro della CGIL
milano, che presenterà tutti gli strumenti di mediazione e di formazione
disponibili per la costruzione di un percorso lavorativo, con un accenno anche
ai servizi presenti sul territorio.
Una esposizione da parte tutti i soggetti che si sono misurati e si continuano a
misurare con progetti di inserimento lavorativo di Rom e Sinti, avendo cura di
presentare sia i punti di forza che quelli di fragilità
Una esposizione da parte di servizi e cooperative che abbiano fatto esperienze
concrete di progetti di inserimento lavorativo.
Abbiamo invitato a questo seminario un responsabile del mercato del lavoro della
provincia che possa interloquire con noi sugli aspetti tecnici.
L’obiettivo del seminario è comunque quello di riprendere una trattativa con
l’Assessore Del Nero che in più di una occasione si è dimostrato disponibile ad
incontrare il Tavolo Rom su aspetti concreti riguardanti il lavoro.
Il seminario si tiene il giorno 10 marzo alle ore 9,30 presso la Camera del
Lavoro di Milano corso di Porta Vittoria 43 sala Buozzi.
Il 30 dicembre scorso una Romnì bulgara è stata rapita a Rotterdam.
La ragazza è scomparsa il 30.12.2010. L'ultima volta è stata vista a
Slinge, Rotterdam. Se avete notizie, prego contattate 0031624986313 o chiamate
immediatamente la polizia nel vostro paese. Si chiama Monika Tanova, ha 25 anni,
è alta 1,65, lunghi capelli neri/castano scuri ed occhi marroni.
Di Fabrizio (del 01/03/2011 @ 09:50:42, in Europa, visitato 2237 volte)
"Una ventata di ottimismo" da Orhan Tahir
1. Crei una OnG perché vuoi cambiare la situazione nel tuo paese.
2. Contatti un'Organizzazione Donatrice e quelle gentili persone ti dicono
"Dacci un progetto".
3. Elabori il progetto, secondo le richieste del Donatore.
4. In realtà dai informazioni al Donatore - qual è la situazione nella tua
città, quanti Rom vivono là e, la cosa più importante - COSA HAI IN MENTE, COSA
VUOI FARE, SEI PERICOLOSO, PUOI FARE UNA RIVOLUZIONE DOMANI?
5. Se vedono che puoi essere pericoloso ti danno i soldi, e ti rendono
dipendente.
6. Dopo 5, 6, 8 o 10 anni COMPRENDI che questo sistema NON FUNZIONA, CON I TUOI
PROGETTI NON PUOI CAMBIARE NIENTE! VEDI CHE TI USANO.
7. Provi a cercarti un altro lavoro, vuoi indipendenza, ma non hai mai fatto
altro, in tutta la tua vita hai fatto PROGETTI e non hai esperienze
professionali in altri campi. Conosci soltanto parole come: "Integrazione",
"Inclusione", "Discriminazione", "Povertà", "Piattaforma", "Decennio", bla, bla, bla...
8. Alla fine pensi di non aver altra possibilità se non di lavorare in Matrix,
anche se tu Matrix la odi. Sai che non puoi cambiare niente. Hai bisogno di fare
ciò che ti dice la "brava gente". Questa brava gente si occupa dei Rom, loro
sanno meglio cos'hanno bisogno i Rom.
9. Tu sei parte dell'Ipocrisia e sviluppi politiche che rendono la tua comunità
più dipendente dai Donatori, dalla UE e dai Fondi Governativi. Quindi sei uno
strumento nelle loro mani. Gli piaci perché sei il loro Animale da Laboratorio.
10. NON PUOI FARE LA RIVOLUZIONE PERCHE' LA GENTE ATTORNO A TE VUOLE I SOLDI
ED HA SUBITO IL LAVAGGIO DEL CERVELLO.
Alla fine scopri che alcuni non-Rom nel tuo paese sono diventati molto
ricchi, perché hanno usato le informazioni dai tuoi progetti per scrivere
rapporti e proporre politiche. Sono consulenti ben pagati ed invitati
dappertutto. Poi scopri che qualcuno di loro lavora per i Servizi Segreti ed i
Donatori lo sanno molto bene.
Già nel 2003 l'Unmik e il Tpi erano in possesso di testimonianze dettagliate su
presunti rapimenti e uccisioni di civili kosovari (soprattutto serbi) operati in
territorio albanese dall'Uck, anche per espiantare organi da "piazzare" sul
mercato. E' quanto emerge da documenti "riservati e sensibili" pubblicati la
settimana scorsa. Un nuovo tassello che rende sempre più urgenti indagini
approfondite
Non si trattava di semplici sospetti. Dal 2003 la missione delle Nazioni Unite
in Kosovo, Unmik, e il Tribunale penale internazionale per i crimini nella ex
Jugoslavia con sede all'Aia (Tpi), erano in possesso di testimonianze
dettagliate, rilasciate da persone direttamente coinvolte, sui presunti
trasferimenti e soppressioni di prigionieri civili, principalmente serbi, messo
in campo in territorio albanese dall'Esercito di liberazione del Kosovo (Uck),
dopo la fine del conflitto contro Belgrado, il 12 giugno 1999. Scopo di buona
parte di questi omicidi sarebbe stato quello di espiantare organi da "piazzare"
sul mercato internazionale dei trapianti.
E' quanto emerge da un documento Unmik "riservato e sensibile" che è stato
pubblicato – oscurato nelle parti riconducibili all'identità dei testimoni – il
16 febbraio scorso dalla tv France 24 e l'agenzia di stampa italiana, Tmnews. La
stampa locale ed internazionale ha ampiamente ripreso la notizia.
Questa la pista investigativa esplicitata nei documenti emersi, datati fine
2003: "i rapiti (in Kosovo), poi trasferiti in Albania centrale, sono stati
spostati ancora, in piccoli gruppi, in una casa privata a sud di Burrel
convertita in una clinica improvvisata. Qui equipaggiamento e personale medico
venivano usati per estrarre organi dai prigionieri, che poi morivano. I resti
venivano sepolti nelle vicinanze. Gli organi trasferiti all'aeroporto Rinas nei
pressi di Tirana e imbarcati per l'estero".
Come emerso a seguito dell'interesse sollevato dalla pubblicazione del 16
febbraio, una copia del documento era stata in realtà già pubblicata dal
quotidiano serbo 'Press', sul proprio sito web, il 28 gennaio 2011.
Dunque quasi venti giorni – un'era geologica per i tempi giornalistici – durante
i quali una notizia di tale peso resta inspiegabilmente 'congelata': fatti salve
due riprese dell'altro quotidiano serbo Politika e dell'agenzia Tanjug, non vi è
traccia dello scoop di Press, tanto nella stampa locale che extra regionale. Il
perché è solo uno degli interrogativi legati alla pubblicazione del documento.
Il contenuto dei documenti Unmik trapelati Il documento Unmik non si può definire propriamente un report: sfogliandolo, si
comprende che si tratta, piuttosto, di un collage di parti di diverse
documentazioni, sottratte al medesimo dossier, e riunite in un corpo unico di 30
pagine, la cui numerazione è infatti ricostruita manualmente a penna, invece che
seguire quella informatica di un unico file.
Il 30 ottobre 2003, l'allora capo missione del Tpi a Skopje e Pristina, Eamonn
Smyth, trasmette all'Aia - al collega Patrick Lopez Terres, capo della sezione
Indagini - una serie di informazioni "confidenziali, non circolabili" che ha
appreso, a sua volta, il giorno precedente da Paul Coffey, direttore del
dipartimento Giustizia Unmik. Date, orari, tragitti, nomi e cognomi di vittime
e presunti carnefici.
E luoghi. Dal documento emerge infatti che nel 2003 gli investigatori non erano
solo in possesso delle coordinate Gps, ormai di pubblico dominio, della
tristemente nota 'casa gialla', presunto luogo materiale degli espianti che più
testimoni riconoscono, anche se ridipinta di bianco, tra dieci fotografie: "era
pulito è c'era un odore molto forte di medicinale. Mi ha ricordato quello di un
ospedale, dolciastro e mi ha dato fastidio", racconta un testimone (pag. 10/30).
Le descrizioni raccolte vanno ben oltre, consentendo agli inquirenti di
localizzare almeno tre siti in territorio albanese di presunte fosse comuni
delle vittime (pagg. 15 e 16/30).
"Parliamo anche dei dispersi, delle indicazioni che vi sarebbero fosse comuni in
tre aree dell'Albania settentrionale", scrive nel 2008 l'ex procuratore capo Tpi,
Carla Del Ponte, nel suo libro denuncia 'La caccia. Io e i criminali di guerra'
(Milano, Feltrinelli, 2008, pag.297). "Così, alla fine – riferisce Del Ponte del
buco nell'acqua a cui portò nel 2004 il sopralluogo in Albania del Tpi – i
procuratori e gli investigatori sui casi dell'Uck decidono che le prove per
procedere sono insufficienti. Senza le fonti e senza un modo per identificarle e
rintracciarle, senza i corpi, e senza prove che colleghino indiziati di alto
livello a questi atti, tutte le strade di indagine sono sbarrate".
Eppure in queste pagine ci sono fonti e sono identificate, anche se gli autori
vi si riferiscono sempre, per ragioni di sicurezza, attraverso numeri e lettere
e precisano che "la loro credibilità non è testata" e che "non hanno mai
assistito alle operazioni chirurgiche" (pag 29/30).
Ci sono i corpi. "Questa volta ho visto i corpi avvolti in coperte grigie
dell'esercito. Ho sentito l'odore del sangue, dunque so che erano freschi. (...)
Le fosse erano già scavate quando siamo arrivati. Due corpi per ogni fossa. Ho
impiegato un'ora e mezza per finire" è il drammatico resoconto di un
trasferimento di cadaveri dal Kosovo in Albania (pag. 7/30).
Ci sono le vittime. "Erano civili, serbi, paesani (...) Ho pensato che sarebbero
stati uccisi, ma vi erano ordini rigorosi di non trattare male i prigionieri, di
non picchiarli e dare loro cibo e acqua" (pag. 11/30). O ancora, "anche delle
ragazze furono portate nella casa (la casa/clinica) e usate come 'pezzi di
ricambio'. Ricordo di essere stato molto triste perché erano ragazze albanesi"
(pag 10/30).
Ci sono i medici, tra i quali viene riconosciuto da più fonti "un arabo". I
campioni di sangue, le cartelle cliniche.
Ci sono gli organi. "Dalla prima coppia di serbi vennero estratti solo due reni
e poi vennero uccisi. L'intenzione era di lanciarsi sul mercato. In seguito si
erano organizzati molto meglio e incassavano 45.000 dollari a persona",
riferisce un testimone. "Normalmente – prosegue – volavano (gli organi) su voli
di linea per Istanbul il lunedì e il mercoledì ". Lo scalo di partenza era
quello tiranese di Rinas, dove "alle persone che vi lavoravano venivano dati dei
soldi per chiudere gli occhi e stessa storia a Istanbul" (pag. 25/30).
Ci sono nomi e cognomi: "Ramush e Daut Haradinaj" - l'ex premier kosovaro e il
fratello - insieme ad almeno altre tre persone, vengono infatti indicati da un
testimone come architetti del macabro crimine. "L'operazione è stata sostenuta
da un uomo legato alla polizia segreta albanese operativa del precedente governo
di Sali Berisha", ricostruisce inoltre, nel suo sommario, l'allora capo missione
del Tpi a Skopje e Pristina, Smyth (pag. 2/30). Così, Del Ponte aveva riferito
nel suo libro del "possibile coinvolgimento di servizi segreti albanesi" (p.
297).
Reazioni e domande in cerca di risposta Il nome che non compare mai è invece quello di Hashim Thaci, neo riconfermato
premier di Pristina, il quale sarebbe invece implicato secondo
il rapporto
pubblicato lo scorso dicembre dal senatore svizzero presso il Consiglio
d'Europa, Dick Marty. "No – ha confermato a France24 - non conoscevo il
documento e non l'avevo mai visto. D'altra parte mi erano noti i fatti
descritti". Perché mai in oltre due anni di indagini, nessuno ha condiviso con
Marty queste informazioni? "Siamo in diritto di interrogarci sull'efficacia
della cooperazione internazionale", risponde lui stesso.
Tra tante domande, infatti, c'è una certezza: "Unmik ovviamente conosceva il
documento perché lo ha generato, è in corso una indagine sulla fuga di notizie",
ha confermato l'ambasciatore Zannier a Tmnews. Ma il capo di Unmik precisa anche
che "la missione Eulex dispone del documento che è stato trasmesso al Capo
dipartimento Giustizia EULEX dell'epoca (Alberto) Perduca ed al procuratore capo
di EULEX dr Jacobs, nel marzo 2009". Pertanto, "gli elementi contenuti nel
rapporto del 2009 non sono stati nascosti", conclude il diplomatico italiano che
guida la missione Onu in Kosovo.
"E' vero che Unmik trasmise nel 2009 la documentazione sui crimini di guerra che
venne a sua volta inoltrata alla Procura speciale del Kosovo (Spkr, mista
Eulex-magistrati locali, competente esclusiva per crimini di guerra e altre
fattispecie, ndr)", conferma a Osservatorio Perduca, oggi Procuratore aggiunto a
Torino. "Sulla base di quelle informazioni, nel luglio 2009 Eulex chiese ed
ottenne dal magistrato autorizzazione ad avviare un'indagine sul traffico
d'organi: l'indagine è partita, resta aperta la questione dei risultati a cui ha
condotto".
Servono prove, servono i corpi e il solo posto dove cercare è l'Albania. Un
Paese membro della Nato, che ambisce al suo posto nell'Unione europea, ma da cui
la Comunità internazionale non è mai riuscita ad ottenere l'autorizzazione a
scavare nei presunti siti delle fosse comuni. O, invece, non ha mai voluto, non
con la forza e le pressioni necessarie perlomeno? Al di là degli adempimenti
formali, è lecito pensare che sia ancora in piedi quel 'muro di gomma'
sostanziale denunciato dalla Del Ponte nel suo libro?
Lo stesso che ha impedito ieri al Tribunale dell'Aia, oggi alla missione Eulex
di cercare un riscontro probatorio di informazioni tanto preziose, quanto vane
ai fini giudiziari finché resteranno nient'altro che pezzi di carta
'confidenziali'? Lo stesso dietro cui si nasconde Tirana, giustificandosi di non
essere stata né parte, né teatro dei conflitti balcanici degli anni novanta?
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