Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 17/04/2010 @ 09:16:55, in Europa, visitato 1733 volte)
di Piero Ignazi - 15 Aprile 2010
Tra le due guerre, fascismo e nazional-socialismo attecchirono vigorosi in
Ungheria. I movimenti che si richiamavano a quelle esperienze ammontavano a un
centinaio e solo la morte del leader del fascismo ungherese Julius Gömbös nel
'36 impedì una piena fascistizzazione del regime autoritario instaurato nel '32
dall'ammiraglio Miklós Horthy. L'alleanza con la Germania portò poi nel '44
all'instaurazione di un regime nazional-socialista vero e proprio incentrato sul
Partito delle Croci frecciate. E da quel momento iniziò la deportazione in massa
dei 500mila ebrei ungheresi. L'Ungheria ha quindi una storia cupa alle spalle.
Non meno travagliati sono stati i primi dieci anni del dopoguerra, culminati con
la rivolta del 1956. In seguito, il "comunismo al gulasch" aveva pacificato il
paese. Anche la riabilitazione delle vittime delle repressioni staliniane degli
anni bui come Laszló Rajk, o della rivolta del 1956, peraltro già avviata prima
dell'89, indirizzava il paese su un binario solido di transizione e
consolidamento democratico. Così è stato, finora, grazie a una serie di
alternanze al governo tra socialisti e moderati. Anche la presenza di partiti di
estrema destra non preoccupava più di tanto.
Diverso, invece, il quadro emerso dalle elezioni parlamentari di domenica
scorsa. Il Movimento per una Ungheria migliore (Jobbik), che alle elezioni del
2006 aveva raccolto appena il 2%, ma che già alle europee del 2009 era schizzato
al 14,8, a quelle parlamentari di domenica è arrivato al 16,7. Risultati che
fanno di questo partito uno dei più significativi di tutta Europa.
Come nella Fpö austriaca degli anni 90, guidata da Jorg Haider, anche Jobbik
alterna richiami più o meno mascherati ed eufemistizzati al passato delle Croci
frecciate con interventi sui temi d'attualità. Da un lato, agisce sulla
nostalgia animando un movimento paramilitare - la Guardia ungherese - con tanto
di divise, bandiere e organizzazione gerarchica che richiama le Croci frecciate;
riprende i toni antisemitici con espliciti attacchi a personalità ebraiche e
allusioni alle "forze occulte della finanza internazionale" che dissanguano la
nazione; difende criminali di guerra come Sandor Kepiro considerati dal Centro
Wiesenthal come il principale ricercato del 2010; e invita alla "soluzione
finale" (sic) del problema degli zingari.
Dall'altro si presenta come un partito nazionalista che vuole restaurare i fasti
dell'antica nazione magiara, i mille anni della "Sacra Corona" di Santo Stefano,
che predica di una politica aggressiva di law and order ma nulla più, e che si
dichiara ferocemente antisocialista e anti-establishment.
Jobbik è un altro partito dell'estrema destra populista che mescola abilmente
richiami alla storia nera ungherese con l'agitazione dei problemi attuali, reali
e meno, dell'Ungheria. La campagna anti-zingari e contro le influenze straniere
si sviluppa lungo due piani: nel primo si criminalizza la minoranza Rom (il 6%
della popolazione); nel secondo si accusano la Banca centrale e il governo
socialista di consentire con la nuova legge sulla proprietà agraria che la terra
ungherese possa "finire in mano straniere", e d'impedire una tassazione più
elevata sulle multinazionali. Dietro a tutto questo, ovviamente, c'è la
responsabilità della Ue che impone norme contrarie ai "veri" interessi della
nazione e del popolo.
Un tale armamentario ideologico si ritrova in molte parti d'Europa. Di fronte a
movimenti di questo genere sono possibili due strategie: quella francese,
dell'isolamento assoluto dell'estrema destra costi quel che costi in termini
elettorali; quella austriaca e olandese dell'inclusione dei partiti estremisti
al governo per ridimensionarli o modificarli. L'unica strada da non percorrere è
quella di far finta di niente, di considerare irrilevanti o folkloristiche le
posizioni xenofobe antisemite e nazionaliste. Perché hanno grande appeal in
momenti di crisi e di trasformazione, soprattutto presso le componenti più
spaventate e più esposte. E, quando si rompe la diga, queste posizioni possono
dilagare.
15 Aprile 2010
Da
Roma_und_Sinti
Fondata nel 1985 in un Plattenbausiedlung (una sorta di unità
abitativa collettiva ndr) di Berlino Est, Sinti Swing è unica nella
storia della Germania Democratica: i suoi membri sono Sinti tedeschi i cui
genitori sono in qualche maniera sopravissuti ai campi di concentramento
nazisti. La banda suonava in jazz club e festival. Poi cadde il Muro e la
banda dovette reinventarsi. Dopo un breve iato, si riformò con alcuni dei
figli dei membri originari, incluso il trentatreenne Launenberg. Prima ci fu
un nuovo CD, poi venne girato un film sulla band; ora il gruppo
revitalizzato suona il suo mix inspirato a Django Reinhardt con grande
successo nelle feste jazz d'Europa. Parlando dal loro appartamento a
Lichtenberg, Launenberg e Huber discutono delle origini del Sinti swing,
della crescita nella Germania Democratica e della loro esperienza
nella Wende (svolta ndr)
Come si sono messi insieme i Sinti Swing?
Janko Launenberg: Qui a Lichtenberg, era il 1985. Fu fondata da uno dei miei
zii e mio padre. Lui portò i suoi due fratelli nella banda. E trovarono chi
suonava il violino. Era Bernd. Così formarono la banda. Per iniziare, suonarono
in molti club. Non per soldi, perché era la DDR. Dovevano avere un permesso
ufficiale e per loro era molto difficile, perché uno solo dei componenti della
banda era andato a scuola di musica. Erano autodidatti. Dovettero lottare a
lungo per un permesso.
E che tipo di esibizioni potevate fare a Berlino Est?
JL: All'inizio, in piccoli club di jazz e ritrovi giovanili. Soprattutto
swing. Django Reinhardt.
Ho sentito che c'era qualche difficoltà ad avere registrazioni di Django
Reinhardt nella DDR.
JL: nella Germania Est c'era solo una registrazione di Django Reinhardt.
Bernd Huber: Due: una degli anni '60 e una dei '70.
Janko, voi sete Sinti. Quant'è grande la comunità sinti a Berlino Est?
JL: Ce ne sono pochi. Qui a Berlino Est, c'erano cinque o sei famiglie. Nel
Magdeburgo, c'erano Sinti. E ad Halle ed Erfurt. Qui non erano in molti.
Com'era essere Sinti nella DDR? Il dogma comunista dell'eguaglianza e del
rispetto per le minoranze era una realtà nel quotidiano?
JL: Lo stato non faceva distinzioni: Non importava se eri uno Zingaro: eri un
cittadino della DDR. Ma c'erano pochissimi stranieri nella Germania dell'Est, e
noi avevamo i capelli e la pelle scura. Non era proprio razzismo, ma la gente si
comportava differentemente con chi appariva differente. Era piuttosto difficile:
ho avuto problemi a scuola.
BH: Da una parte, tutti eravamo considerati uguali. Dall'altra, nessuno si
occupava della storia unica dei Sinti. A scuola era sconosciuta. C'era un famoso
libro d'infanzia, Edo und Uko, molto popolare nel Blocco dell'Est ed
era su una famiglia sinti. Era una lettura richiesta nella DDR degli anni '70.
Ma, nel contempo, la gente non sapeva realmente chi fossero i Sinti e che Janko
lo fosse. Ho che avesse relazione con i personaggi del libro. Era un po'
contradditorio.
Nel III Reich, mezzo milione di Sinti furono messi a morte. Janko, tu hai
parenti morti nei campi di concentramento.
JL: E' vero. I genitori di mio padre furono uccisi. E da parte di mia madre,
solo suo padre e sua nonna ne uscirono vivi. Perse otto tra fratelli e sorelle.
La maggior parte della nostra famiglia andò dispersa. Saremmo in molti, ma molti
di più se non fosse accaduto. Se non fosse stato per Adolf Hitler, qui ci
sarebbero molti musicisti: ci sarebbero molti Sinti Swings.
BH: E' una cosa che la DDR non ha mai affrontato. A scuola si imparava del
fascismo e dell'Olocausto, ma non di che cosa era successo agli Zingari.
La vostra famiglia ha ricevuto una compensazione dallo stato?
JL: Mio nonno ha dovuto combattere a lungo per la cosiddetta pensione VDN
[Verfolgte des Naziregimes (Perseguitati dal Regime nazista, ndr)].
Alla fine l'ottenne, anche mia nonna. Ma ci furono molti Sinti che non
ricevettero niente.
Come Tedeschi dell'Est, com'è stata per voi la caduta del Muro?
BH: Domanda difficile. Da una parte, si sapeva che non si poteva andare
avanti. Le cose stagnavano. Quando cadde il Muro, naturalmente eravamo felici.
Nel contempo, non sapevamo cosa stava per succedere.
Quali furono le vostre prime impressioni dell'Ovest?
BH: Ci andammo un paio di giorni dopo. Fu come fare all'improvviso un salto
nel tempo. Quarant'anni nel corso di due minuti. Era attivo. Ogni cosa sembrava
un po' differente. Le auto avevano un odore differente: questo divertente, dolce
odore. I berlinesi dell'Ovest erano molto aperti.
JL: Appena sapemmo che il confino era stato aperto, l'attraversammo da Warschauer
Straße. Avevamo dei parenti che ci incontrarono dall'altra parte. Fu una festa
incredibile: non andammo a casa per tre giorni. Ogni notte si dormiva in un
posto diverso. C'erano così tanti colori: tutte le pubblicità al neon. Non
esistevano nell'Est. Lì ogni cosa era grigia.
Ma dopo tre giorni sul Ku'damm, si capiscono le differenze importanti.
All'Est, avevi i soldi ma non potevi comperare niente. All'Ovest, non avevi
niente, non avevi denaro per comprare. Dopo tre giorni, avevi la sensazione di
aver visto il mondo, di aver visto tutto. Tutto. Tornammo a casa, pensando a
noi, a come ottenere una montagna di denaro. Non funzionò. E poi ci accorgemmo
che la banda non stava funzionando come nel passato. Prima, tutti ci chiamavano.
Ora dovevamo chiamare noi, fare noi la pubblicità. Il nostro appeal esotico se
ne era andato.
Così fu un periodo difficile per la banda?
JL: Nella DDR, suonavamo nei migliori locali di tutta la Germania Est. Quando
si aprirono i confini, anche Sinti Swing suonò in molti locali superbi. Poi, per
molto tempo fu come se la banda non esistesse. Suonammo in un paio di locali.
Poi incidemmo un disco, e venne girato un documentario sulla nostra banda. Ora
stiamo avendo un nuovo ritorno. Le cose vanno in una nuova direzione. Vediamo
gli studenti dei vecchi appassionati di jazz ed i fan di Django Reinhardt.
La musica di Django Reinhardt è ancora valida oggi?
JL: Assolutamente. Naturalmente, ha molto a che fare con gli anni '30 e '40.
Ma è senza tempo. Suoniamo di fronte ad un pubblico che non ha mai sentito
questa musica prima d'ora. Non puoi spiegarlo - devi solo vedere come
reagiscono. E' interessante il tipo di ritmo: le chitarre prendono il posto
delle percussioni. Più il mondo diviene moderno, più è attuale Django Reinhardt.
Vi manca niente dei tempi della DDR?
JL: Per prima cosa, la natura semplice delle persone. Il contatto sociale era
migliore, davvero. La gente era più amichevole. Oggi, tutto è più freddo ed è un
mondo di cane-mangia-cane. "Cosa mi importa di te? Non mi interessi. Sono
migliore di te." Tutto ciò non esisteva all'Est. Il sistema oggi non è
migliore di quello della DDR. Quando eri ammalato, andavi dal dottore e non
dovevi pagare milioni. Oggi quelle cose puoi solo sognarle. Avresti dovuto
vedere un festival di strada all'Est negli anni '80. Come partecipava la gente.
Era incredibile. La gente era felice. Avevano sicurezza. Erano bei tempi.
Ora ci sono molti Zingari a Berlino. Janko - tu, come Sinto, hai contatti
con questi nuovi Rom immigrati dai Balcani?
JL: Non molto. Suoniamo con un paio di musicisti rom, ma abbiamo davvero
pochi contatti con questo popolo. Vengono da altri posti. Non ci conoscono. I
dialetti sono piuttosto differenti ed hanno uno stile di vita completamente
differente dal nostro. Il contatto non viene da lì, pensando che abbiamo un
linguaggio comune e che proveniamo dal medesimo posto. Le nostre vite sono
troppo differenti.
Qual è la differenza tra Sinti e Rom? Non parlate tutti il romanés?
JL: Sì, ma gli Zingari cresciuti in Ungheria parlano una lingua differente da
quelli cresciuti in Germania. Ha a che fare col tempo. Visto in termini di
tempo, siamo più avanti di altri.
Gli Zingari dell'Europa orientale hanno portato la loro musica in
occidente con grande successo. Vedi una sorta di rinascimento nel campo della
musica rom e sinti?
JL: Attraverso questa musica che viene dall'est, la gente sta conoscendo i
Rom ed i Sinti. Siamo uno degli ultimi popoli non esplorati. La gente è curiosa.
Voi vivete a Lichtenberg, attorno a Weitlingkiez, conosciuto per essere un
posto malfamato e covo della destra...
JL: Era così nel passato, ma ora non più. Arrivano sempre più stranieri e
tutti i neonazisti si devono nascondere. Non possono esprimersi apertamente
perché ci sarebbero problemi. Ora sta arrivando molta gente da Friedrichshain.
Non penso che sia necessariamente un bene. Ma qui c'è pace tra razzismo e multi-kulti.
Siete politicamente attivi?
JL: Non direi. Nelle interviste tentiamo di informare la gente su chi siamo.
Non viviamo nelle roulotte e non pratichiamo più la magia.
Ci sono ancora dei pregiudizi?
JL: Naturalmente, ci sono pregiudizi dappertutto. Avevo una ragazza, mi disse
"Cosa, sei uno Zingaro? Non può essere! Se solo lo sapesse mia
nonna!" Pensava che gli zingari rapissero i bambini e rubassero. Rubare bambini:
è il colmo. Ma non mi devo arrabbiare.
Se ti chiamo Zingaro, va bene?
JL: Dipende da come lo dici. Se dici, "swing e musica jazz dello Zigeneur",
non è un insulto. Ma se qualcuno dice "Tu Zingaro!" ha tutto un altro
tono. E' meglio se si sa distinguere tra Rom e Sinti, e se mi dici "Hey Sinto!"
Di Fabrizio (del 16/04/2010 @ 09:24:19, in Italia, visitato 1680 volte)
MilanoToday La mattina si erano abusivamente insediati in uno dei
parcheggi dell'Idroscalo, a Peschiera Borromeo, ma i militari li hanno
allontanati. Poi la carovana si è diretta in zona Rubattino, a Milano ma la
polizia locale l'ha scortata sulla tangenziale di Redazione - 14/04/2010
Una carovana di 70 rom spagnoli, con una sessantina fra auto e roulottes, si è
insediata ieri nel parcheggio sud dell'idroscalo di Peschiera Borromeo. Il campo
abusivo, però, è stato subito smantellato dai carabinieri che, in un paio d'ore,
hanno identificato i rom e li hanno scortati sulla tangenziale est, seguendoli
fino al limite del territorio con il comune Milano.
Ma sulla tangenziale, i rom, erano destinati a tornarci dopo poche ore. Come
secondo accampamento (anch'esso abusivo) avevano infatti scelto un'area
abbandonata in zona Rubattino, in via Caduti di Marcinelle. La polizia locale di
Milano, però, li ha fatti sloggiare, scortandoli fino alla tangenziale fuori
Milano.
Un problema, quello dei campi rom abusivi che continua a gravare sulla città e
che non ha mancato, nei mesi scorsi, di suscitare attriti a Palazzo Marino. Solo
ieri, oltre al campo di Rubattino, sono stati smantellati altri due
insediamenti: all'Alzaia Naviglio Grande e alla stazione San Cristoforo.
Il vicesindaco De Corato ringrazia gli agenti della polizia locale e anche i
cittadini "che continuano a indicare insediamenti non autorizzati, baraccopoli o
edifici dismessi usurpati. Le loro costanti segnalazioni - ha specificato De
Corato - segnano la mappa che la Polizia Locale, su autorizzazione del Prefetto,
sta seguendo per ripristinare legalità e decoro".
Ma "Senza politiche compensative adeguate gli sgomberi messi in atto da Palazzo
Marino non portano a niente - aveva dichiarato il Consigliere comunale del Prc,
Patrizia Quartieri, riferendosi allo sgombero di Chiaravalle, lo scorso
febbraio. La polemica allora infuriò per i continui rimpalli dei rom sloggiati e
intervenne anche la Caritas, per chiedere al Comune di sospendere gli sgomberi
nei mesi invernali. Il sindaco Moratti rispose che le leggi "non si possono
rispettare a seconda delle stagioni". Adesso è primavera, ancora in attesa di un
piano sgomberi adeguato che possa arginare il problema.
Sul tema, recentemente, è intervenuta anche la
Comunità di Sant'Egidio, che durante gli sgomberi fa da "ponte" fra i rom e
le forze dell'ordine per garantire assistenza: "Le risorse economiche, che ci
sono (a disposizione di Milano ben 13 milioni di euro), possono invece essere
destinate a garantire una stabilità seria, a soluzioni abitative, percorsi di
inserimento, sostegno alle positive esperienze scolastiche, insomma al rispetto
della dignità della persona, di cui i rom, come chiunque, hanno diritto".
Di Fabrizio (del 15/04/2010 @ 09:22:20, in lavoro, visitato 1608 volte)
Ricevo da Maurizio Pagani
Fare di una tradizione famigliare
un lavoro: è la Sartoria Romanì, un progetto tutto al femminile che offre una
via creativa all’integrazione di un gruppo di donne rom.
Il laboratorio, avviato tre anni fa dall’Opera Nomadi, oggi ha anche il
sostegno della Fondazione Ismu.
Coinvolge una quindicina di donne dei campi alla periferia di Milano: si inizia
con un corso per imparare i segreti di ago e forbici, quindi si avvia la
produzione dei pezzi più semplici, come grembiuli e tessili per la casa. Ma oggi
le più brave confezionano anche borse e abiti, che rivendono in fiere e negozi.
Quale miglior tentativo di inserimento sociale in quella che, per eccellenza, è
considerata la Città della Moda?!
guarda il servizio (00:04:15)
Ricevo e porto a conoscenza:
[...] Sono impegnata da molti anni in progetti di solidarietà per le scuole
delle enclavi serbe di Kosovo e Metohija. Ora sto organizzando uno
spettacolo/evento di danza di cui vi accludo il programma e le finalità. Mi
piacerebbe poter contattare un gruppo di danze rom da inserire nel programma
(gli artisti sono professionisti, semiprofessionisti, e allievi di danza
orientale, danze balcaniche, danze ebraiche, flamenco, tango, ecc. e ballano
tutti per beneficenza e a titolo gratuito) per condividere questo momento di
gioia e di arte e per promuovere la conoscenza del ricchissimo mondo delle
danze e della musica rom (a Venezia ultimamente ho seguito con Lucia Zahara
un seminario di danze turco-rom, una bella esperienza) e quindi mi rivolgo a
voi per sapere se è possibile. grazie, a presto Marilina Veca -
amiciziaitaloserba@gmail.com
RINASCEREONLUS
"TEMI, RITMI E DIGRESSIONI: DANZANDO NELLE DIASPORE"
Evento organizzato da RINASCERE ONLUS/Progetto AMICIZIA ITALO-SERBA
nell’ambito del programma ARCA DI PACE patrocinato da Comunità Montana dell’Aniene
e Provincia di Roma
In collaborazione con il Centro Culturale e di Danza “MASIR" Via Cavour 183
A
sabato 15 maggio 2010 ore 20.30
presso il Centro"MASIR" via Cavour 183 A
con ingresso per il pubblico dalle ore 20.00
ingresso per lo spettacolo Euro10,00, devoluto in beneficenza per i progetti
allegati
PROGETTO “ARCA DI PACE" 2009 IN COLLABORAZIONE CON PROVINCIA DI ROMA E
COMUNITA’ MONTANA DELL’ANIENE.
PER LE SCUOLE SERBE DI
ZUPČE “BLAGOJE RADIĆ" (MUNICIPALITA’ DI ZUBIN POTOK – KOSOVO E METOHIJA)
BRNJAK “PETAR KOČIĆ“ (MUNICIPALITA’ DI ZUBIN POTOK – KOSOVO E METOHIJA)
SCUOLA ITALIANA REFERENTE PER IL GEMELLAGGIO CON LA SCUOLA DI ZUPČE:
“CIRCOLO DIDATTICO TIVOLI 2 “IGINIO GIORDANI" (-ROMA)
SCUOLA ITALIANA REFERENTE PER IL GEMELLAGGIO CON LA SCUOLA DI BRNJAK:
“CIRCOLO DIDATTICO SUBIACO" (ROMA)
SCUOLA ITALIANA REFERENTE PER IL GEMELLAGGIO CON LA SCUOLA “BRANKO RADICEVIC’"
DI CERNICA: “CIRCOLO DIDATTICO EDUARDO DE FILIPPO - COLLEVERDE" (ROMA)
E per la scuola per bambini non vedenti “Los Pionieritos"di BEJUCAL
Provincia La Habana Cuba.
“Rinascereonlus", presidente Maria Lina Veca, si occupa da anni delle
enclavi serbe del Kosovo: fra le attività principali, in collaborazione
d’intesa con il Ministero per Kosovo e Metohija della Repubblica di Serbia,
con la Provincia di Roma - Comunità Montana dell'Aniene, con le scuola di
Roma e Provincia, con l'ambasciata di Serbia a Roma, la partecipazione al
progetto "Arca di Pace", che prevede gemellaggi e ospitalità a bambini di
scuole in situazioni di disagio, con il patrocinio del Ministero
dell'Istruzione italiano. “
Rinascere Onlus con "Arca di Pace" ha posto in essere con successo per la
prima volta nel settembre 2007 e per la seconda volta nel settembre 2008 un
progetto di ospitalità e gemellaggio fra la scuola "Branko Radičevic’"di
Cernica – 35 bambini, due insegnanti e il Direttore della scuola - (Gnjilane)
e la scuola Eduardo de Filippo in Colleverde-Roma. L'ospitalità è stata a
carico delle famiglie ospitanti, della provincia di Roma e Comunità Montana
dell'Aniene, di Rinascere Onlus.
La scuola di Zupče è ubicata nelle vicinanze di Zubin Potok, Nord Kosovo,
non lontano da Kosovska Mitrovica, mentre la scuola “Petar Kočić" si trova a
Brnjak, dove dovrebbe insediarsi la missione Eulex a controllo di un nuovo “gate"
di ingresso nel territorio: in questi villaggi vivono piccole comunità serbe
in condizioni di continuo e costante pericolo per la situazione “border line"
del territorio e per la presenza di criminalità e terroristi. La scuola
“Blagoje RADIĆ", che comprende 8 classi per complessivi 108 alunni, e la
scuola “Petar Kočić", che presenta 6 classi per un centinaio di alunni,
segnalate e proposte nel progetto “Arca di Pace" dall’Associazione Rinascere
Onlus - da molti anni attiva sul territorio a favore della minoranza serba-
hanno mostrato grande disponibilità ed accoglienza per costruire una cultura
di pace ed attuare un fattivo gemellaggio con l’Istituto “Iginio Giordani",
anche al fine di realizzare scambi fra i ragazzi e di offrire ai bambini
serbi una opportunità di uscire da quelle “prigioni a cielo aperto" che sono
le enclavi. Il problema dei diritti umani per le minoranze non-albanesi, e
in particolare per la minoranza serba, in Kosovo e Metohija è tuttora
gravissimo. La cosiddetta comunità internazionale continua a chiudere gli
occhi di fronte al fatto che una indipendenza illegittima sul piano del
diritto internazionale e proclamata unilateralmente dalla maggioranza
albanese non può affrontare in modo obiettivo e positivo i problemi di TUTTI
gli abitanti di Kosovo e Metohija. Ci sono circa 250.000 non-albanesi,
residenti in Kosovo e Metohija, che sono stati cacciati dalle loro case e
non vi hanno potuto fare ritorno.
Non si può far passare la sofferenza quotidiana, la mancanza di garanzie, di
diritti, di luce, di acqua, di cibo, la vita in prigioni a cielo aperto, per
"pacificazione": la cultura di pace che il progetto “Arca di Pace" vuol
costruire in Kosovo, come in Bosnia, Cuba, Nepal, Palestina, Israele, Iraq,
ecc., è una cultura di pace concreta e solidale, che non può prescindere dai
diritti, dalla libertà e dalla giustizia.
La guerra delle parole per ora è stata vinta da chi combatte sul versante
opposto della verità.
Non permettiamolo.
Marilina Veca, Presidente Rinascereonlus, progetto ARCA DI PACE
Programma
MILICA OSTOIJC’ giornalista, legge brani di poesie da autori serbi
FRANCESCO ALICINO, attore nel gruppo teatrale in lingua spagnola della
Sezione Culturale dell’Ambasciata di Argentina a Roma, legge i testi in
italiano.
I TEMPO
DIANA STIVALI Danze dei Dervisci
ANNA DERLIPANSKA GAS GAS
NATALIA IVANNIKOVA FARRUCA
SOMBRA QUEMADA, M.Veca, G. Lasagna EL VITO
IRENE DA MARIO GHIR ENTA danza orientale
JOHANNA NUHN AIRE. Flamenco
GRUPPO MASIR
Barbara Sandroni, Martina Lilli,
Silvia Giovinazzi e Diana Battisti TURK MUSIC
GRUPPO ROM TRADIZIONALE
II TEMPO
MARCELO GUARDIOLA
E GIORGIA MARCHIORI TANGO TEATRO
SOMBRA QUEMADA Marilina Veca VOLVER
SIMONETTA LABELLA AZIZA danza orientale
MARILINA VECA/G. LASAGNA Se villana de la libertad su musica di Paco Peña
NATALIA IVANNIKOVA
MILICA OSTOIJC’ giornalista, legge brani di poesie da autori serbi
FRANCESCO ALICINO, legge i testi in italiano.
GRUPPO DANZE EBRAICHE di Eli Sasson
Di Fabrizio (del 14/04/2010 @ 09:38:45, in Europa, visitato 1472 volte)
Da
Hungarian_Roma
Brno, 7.4.2010, 22:10
Un nuovo memoriale commemorerà il sacrificio di 12.000 Ebrei e centinaia di Rom
a Brno che perirono nei campi di concentramento della II guerra mondiale. La
città intende erigere il memoriale delle vittime dell'Olocausto in Náměstí 28. října
(piazza 28 Ottobre). Secondo il vicesindaco Daniel Rychnovský (cristiano
democratico), la città sta formando la commissione che giudicherà i progetti. Rychnovský
ha detto ai giornalisti che la città spera di ricevere i progetti per il
memoriale entro la fine di settembre.
Un gruppo di esperti che include rappresentanti delle comunità ebrea e romanì
sta valutando la composizione della commissione. Il memoriale sarà eretto nel
parco sulla piazza, che recentemente è stata modificata. "Lì c'è una stanza per
una scultura," ha detto Rychnovský. La data dell'installazione, la dimensione
del memoriale ed il suo costo dipenderanno dai risultati del concorso. Il
risultato dovrebbe essere noto per la fine dell'anno.
Attualmente non esiste un monumento alle vittime dell'Olocausto a Brno, anche
se quegli eventi sono scritti nella storia della città e nella vita dei suoi
abitanti. Dopo la guerra, 12.000 Ebrei non sono più ritornati a Brno dai campi
di concentramento, e vi rimasero lì solo poche centinaia. "Ogni volta che ci
inorgogliamo della villa Tugendhat, che è un monumento patrimonio dell'UNESCO,
dobbiamo sempre ricordare che venne costruito da proprietari ebrei," ha detto il
vicesindaco.
Negli anni recenti sono stati eretti diversi memoriali che commemorano storie
e personalità del XX secolo. Questa settimana verrà svelata alla facoltà di
legge una statua del presidente cecoslovacco
Edvard Beneš. L'anno scorso in occasione del 17 novembre, il quartiere Bohunice
ha svelato un memoriale sulle vittime del dispotismo comunista. Il memoriale
commemora le sofferenze dei residenti che persero le loro case quando lo stato
gli rese la terra per costruire appartamenti. Tre anni fa venne eretta una
piramide di bronzo in via Roosevelt in onore tante delle vittime della II guerra
mondiale che del totalitarismo comunista.
Czech Press Agency, translated by Gwendolyn Albert
Da
Roma_Daily_News
07/04/2010 - Leninovka è l'unico villaggio della Georgia orientale dove i Rom
vivano compattamente. Attualmente, nel villaggio ci sono 18 famiglie rom,
nessuna scuola o asilo d'infanzia. Tra i 100 Rom residenti nel villaggio nessuno
sa leggere o scrivere. Nonostante l'estrema povertà, 14 famiglie non possono
essere coinvolte nel programma statale di riduzione della povertà. La ragione è
che mancano di documenti personali. Il governo si ricorda dei Rom solo prima
delle elezioni.
Soltanto 10 dei 30 bambini rom vanno alla scuola pubblica nel distretto di
Dedoplistskaro, a 10 km. dal villaggio. Il resto dei bambini passa tutto il
tempo a casa, aiutano gli anziani nella fusione del ferro ed imparano come
preparare le zappe e gli spiedi.
L'unico negozio nel villaggio non funziona da anni. I Rom camminano sino al
distretto di Dedoplistskaro per comprare prodotti e altre cose. Una sola persona
- Vera Denisneko - hauna pensione; la donna ha 84 anni e si lamenta che il
corriere della Banca del Popolo non gliela consegna intera.
Source: Kakheti News Center
Di Fabrizio (del 13/04/2010 @ 09:55:27, in Italia, visitato 1803 volte)
Segnalazione di Marco Brazzoduro
MARTEDI' 20 APRILE ORE 14.30 - 16.30
Aula Magna del Liceo Sc. M. Malpighi Via Silvestri 301, Roma
Interventi di:
● Luca Bravi, storico, Università di Firenze
"L'internamento in Italia e il Porrajmos"
con presentazione di interviste e materiali video
● Graziano Halilovic, Presidente Romà Onlus, mediatore culturale
"La memoria dimenticata e la memoria imparata"
Di Fabrizio (del 13/04/2010 @ 09:22:49, in Italia, visitato 1327 volte)
Ricevo da Agostino Rota Martir
Cari tutti,
la situazione dei rom a Pisa, dopo la chiusura del programma "Città Sottili",
sta drammaticamente peggiorando.
Nel dossier che allego [...] (formato PDF, 31 pagine), segnaliamo il caso di una
piccola comunità di rom romeni (cinque famiglie) che da mesi viene sgomberata
sistematicamente, e inseguita ovunque vada ad insediarsi: nel gruppo vi sono
alcune donne in stato di gravidanza, alcune persone anziane e molti bambini.
Tra le altre cose, in uno degli ultimi sgomberi si sono verificate violenze e
minacce da parte del Comandante della Polizia Municipale, dott. Massimo
Bortoluzzi: le famiglie rom hanno deciso di presentare una denuncia-querela alla
Procura della Repubblica, e sono decisi ad andare avanti nonostante le pressioni
dell'Amministrazione Comunale affinché ritirino la denuncia.
So bene che situazioni di questo genere sono ormai diffuse un po' ovunque, e che
i nostri strumenti di intervento - anche a livello internazionale - sono armi
sempre più spuntate, ma chiedo a chi può di darci una mano: inserendo questo
caso in eventuali denunce e dossier, segnalandolo alle autorità (nazionali e
non), e facendone un elemento di informazione e di denuncia pubblica.
Grazie a tutti e a presto
Sergio
Di Fabrizio (del 12/04/2010 @ 09:47:11, in media, visitato 2054 volte)
Segnalazione di Barbara Stazi
Inchiesta su razzismo e linguaggio dei media a partire dagli episodi di
Casilino 900, pubblicata e radiodiffusa in occasione del 21 marzo 2010, Giornata
internazionale contro il razzismo, a cura di radio Meridiano 12. Le inchieste di
Radio Meridiano 12, contro il razzismo, l'informazione che non discrimina.
Roma, 9 aprile 2010. Qual è il rapporto tra i mezzi di informazione e la
comunità Rom? L’informazione che raggiunge i cittadini è distorta? I titoli dei
quotidiani, i lanci dei notiziari televisivi, i mass media in genere. Che
reazione provocano? Raccontano fatto o suscitano emozioni?
La prima delle inchieste di Radio Meridiano 12 indagherà questi argomenti,
attraverso la voce dei rom e degli altri cittadini, le testimonianze di
operatori del settore. Fra integrazione mancata, informazione distorta e annunci
dell’amministrazione comunale.
"In media Rom" è la prima di un ciclo di inchieste di analisi del fenomeno
razzista nel nostro Paese, a partire della realtà romana attraverso
un'informazione che non discrimina, ma promuove la conoscenza, l'integrazione e
la pacifica convivenza con le minoranze etniche presenti nella nostra società.
Le inchieste di Radio Meridiano 12 saranno fruibili sul sito
radiomeridiano12.com.
L’appuntamento è mensile, ogni sui 97.5 FM ed è iniziato il 20 Marzo 2010. A
cura di Serena Benedetti, Riccardo Di Vanna, Alessandra Fantini, Fabio Ferri,
Luigi Frattolillo, Andrea Nuzzaco, Emanuela Pendola, Massimo Pittarello.
Al seguente link, l'inchiesta radiofonica andata in onda sabato 20 marzo 2010:
http://www.radiomeridiano12.com/index.php?option=com_content&view=article&id=214&Itemid=105
Nelle foto: centrodestra o centrosinistra non fanno differenza, riguardo ai
Rom. E la stampa non manca mai di fomentare il fuoco della discriminazione
razziale.
Contatti: Radio Meridiano 12 - V.le dei Salesiani, 17 - 00175 Roma - tel.
06.7480006 -
97.5@radiomeridiano12.com
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